“Non escludiamo che ci possa essere qualche integralista islamico tra chi arriva sulle nostre coste”. Lo ha detto ieri il procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla illustrando i dettagli dell’inchiesta che ha portato al fermo, già convalidato, di tre scafisti africani sbarcati insieme a 918 migranti sub sahariani il 15 luglio al porto di Corigliano Calabro.
Questi, ha spiegato il procuratore, “quando salgono sulle navi cercano di mimetizzarsi, fanno finta di non conoscersi neanche tra di loro e abbiamo trovato elementi importanti che stiamo verificando”. Di possibili terroristi che sbarcano sulle coste del sud Italia ne avevano parlato anche i magistrati della Dda di Palermo che hanno coordinato l’inchiesta “Scorpion Fish” lo scorso giugno culminata con arresti.
Parlando dell’arresto dei tre africani che si ritiene siano i trafficanti di esseri umani Facciolla ha affermato che “è cambiato il modo di organizzare questi viaggi, di raggruppare le persone da trasferire in Italia. Era già emerso un mese fa, ma oggi abbiamo delle testimonianze che ci consentono di ricostruire le fasi della partenza di queste imbarcazioni e sappiamo che, utilizzando un gps, gli scafisti raggiungono un punto di ritrovo con altre imbarcazioni e, dopo qualche ora, interviene anche un’imbarcazione di appoggio che dà loro istruzioni sul da farsi. Poi arriva l’imbarcazione più grande che recupera i migranti”.
“Uno degli scafisti aveva anche un cellulare che conteneva immagini molto interessanti, in cui si vede lui che si autoriprende, insieme alla sua donna – ha aggiunto il procuratore – con mazzette di centinaia di migliaia di euro. La collaborazione data dai migranti è stata decisiva considerando che hanno poca fiducia nella polizia, per quanto accade dalle loro parti”.
“Continua anche l’emorragia di minori non accompagnati che si allontanano dai centri di accoglienza, ma mi meraviglio della strana disattenzione di chi dovrebbe intervenire”, ha sottolineato Facciolla.
“Stiamo sollecitando una minima sorveglianza, magari attraverso delle telecamere – ha detto Facciolla – perché o c’è un’organizzazione che li prende e li fa sparire o loro stessi sanno chi contattare appena arrivano sul territorio italiano.