Accordo sempre più lontano per una ipotesi di governo tra Centrodestra e Movimento cinque stelle. Dopo l’appello al dialogo lanciato stamane dal presidente della Camera, Roberto Fico, a spegnere ogni tentativo di formare un esecutivo, lasciando così spazio a un ritorno alle urne, ci hanno pensato i leader di Lega e Pentastellati, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Il senatore leghista torna a parlare dopo la riunione del centrodestra ad Arcore e si era detto “convinto che ci sia il 51% delle possibilità di fare un governo tra centrodestra e Cinquestelle“. Replica a bruciapelo di Di Maio: “C’è lo 0% di possibilità che il MoVimento 5 Stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra”, ha scritto su twitter.
“Di Maio, in questo momento, mi interessa meno di zero”, è la controreplica di Salvini. Poi il capo del centrodestra ha argomentato: “La risposta a Di Maio è la vita reale: significa che c’è una squadra che ha vinto, voglio dialogare, non voglio fare il premier a tutti i costi, sono disposto a parlare di programmi, ma se dall’altra parte arrivano solo no, si va a votare e gli italiani daranno il loro voto a chi si fidano di più e penso che saremo noi”. “Da domani pronto a incontrare tutti, anche Di Maio. Anche non pretendendo di fare il premier. Ma se dall’altra parte ci sono arroganza, veti e supponenza non si va lontano”.
Al Quirinale, dunque i partiti saliranno con le stesse intenzioni della scorsa settimana. Nessuno, tranne Salvini, rinuncia a fare un passo indietro, e tutti ripropongono gli stessi veti: Berlusconi contro i “populisti” del M5s, e questi contro Forza Italia. L’unica alternativa per un governo, seppure da più parti definita “surreale”, era un’alleanza tra grillini e Pd, ma questi, a meno di improbabili colpi di scena (ci vogliono comunque numeri che al momento appaiono risicatissimi), hanno ribadito più volte di no, anche se c’è la sponda di Emiliano-Orlando. Ma la maggioranza dei seggi li ha in mano Renzi, che è lontanissimo dall’idea di dare una sola chance al M5s.
A questo punto ci sarebbe il tempo per una nuova legge elettorale da approvare entro giugno e tornare al voto in autunno. E’ sufficiente introdurre un premio di maggioranza. Per approvarla non è necessario il governo, che in ogni caso c’è per gli affari ordinari: quello ancora in carica di Paolo Gentiloni. Il fatto che il presidente della Camera, il grillino Fico, abbia avviato in fretta l’istruttoria per tagliare indennità e vitalizi è un segno evidente che anche in ambienti del M5s ci sia la ferma volontà a tornare a votare.