Sparatorie nel Vibonese, Olivieri: “Vendetta per uccisione mio fratello”

Carlomagno
Francesco Olivieri
Francesco Olivieri

“L’ho fatto per vendicare l’uccisione di mio fratello”. Francesco Olivieri, il killer di Nicotera che venerdì scorso ha ucciso due persone e ne ha ferite altre tre, ha parlato davanti al gip di Vibo Valentia nel corso dell’udienza di convalida del fermo di indiziato di delitto.

Il 32enne, che avrebbe legami familiari con esponenti di spicco della cosca Mancuso di Limbadi, dopo una latitanza di tre giorni si è costituito la scorsa notte nel carcere di Vibo Valentia. Era solo nel momento in cui si è presentato davanti al piantone della casa circondariale. Immediatamente sono scattate le procedure, con l’arrivo sul posto dei carabinieri, che lo hanno preso in consegna e portato nella sede del comando provinciale dell’Arma, alla presenza del pm Concettina Iannazzo, titolare dell’indagine.

A suo carico gli omicidi di Giuseppina Mollese, di 80 anni, e di Michele Valerioti, di 67, a Nicotera Marina nel pomeriggio di venerdì scorso, nonché il ferimento, nel bar di Limbadi, di altre tre persone, Pantaleone D’Agostino, Pantaleone Timpano e Francesco Di Mundo, sorpresi mentre stavano giocando a carte all’interno del locale. In precedenza Olivieri si era recato nella frazione Caroni di Limbadi dove aveva esploso alcuni colpi di fucile all’indirizzo dell’auto del fratello di Timpano.

Nel corso dell’interrogatorio Olivieri, assistito dall’avvocato Giosuè Monardo su delega del collega Francesco Capria, ha riferito che aveva premeditato i due omicidi e che aveva da sempre in animo di farla pagare alle persone che riteneva essere coinvolte nell’omicidio del fratello. Non ha esitato ad aggiungere che c’erano altri soggetti sulla sua lista di morte. Ha detto anche di aver bruciato l’auto con dentro il fucile; di essersi nascosto, durante la latitanza, nelle campagne sopra Limbadi e di essere stato sempre da solo nel corso della fuga.

“L’indagato – si afferma nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura a carico di Olivieri – ha effettuato un vero e proprio raid punitivo, recandosi nelle abitazioni delle vittime, già designate nel suo programma criminoso, e colpendole da distanza ravvicinata ad organi vitali. Il pericolo di fuga dell’indagato deriva sia dalle specifiche modalità delle sue condotte, sia dalla sua personalità.

Olivieri non ha esitato, pur di realizzare il proposito criminoso che si era prefissato, a muoversi armato e a volto scoperto, nell’ambito di due comuni diversi, Nicotera e Limbadi, realizzando le azioni di fuoco in pieno giorno, anche in luoghi aperti al pubblico come il bar di Limbadi”.

La fuga del duplice omicida aveva suscitato allarme tra gli abitanti di Nicotera e Limbadi, nel timore che Olivieri, che aveva ancora con sé il fucile che aveva usato contro le sue vittime, potesse compiere altre azioni criminose. L’imponente dispositivo messo in atto dalle forze dell’ordine glielo ha però impedito. E oggi, nella cittadina costiera del vibonese, dopo la notizia della costituzione di Olivieri, si respira un’aria più distesa.