Prosegue l’offensiva militare della Turchia nel nord-est del confine con la Siria. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan afferma che l’operazione mira a rimuovere le forze a guida curda dall’area di confine e creare una “zona sicura” in cui milioni di rifugiati siriani possano essere rimpatriati.
Secondo informazioni non indipendenti, durante le azioni militari, oggi al quinto giorno, sarebbero stati uccisi una ventina di civili curdi. Secondo i curdi sarebbero scappati dalle prigioni un migliaio di terroristi dell’Isil (variante irachena-siriana di Daesh). Altri media riferiscono che sarebbe stato colpito un convoglio di reporter. Nel raid sarebbero stati uccisi due giornalisti.
Intanto, la cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe chiesto “la conclusione immediata dell’operazione militare” turca in Siria nel corso di una conversazione telefonica avuta con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. A darne notizia è stata una portavoce del governo tedesco: malgrado i legittimi interessi di sicurezza della Turchia, l’operazione minaccia di spostare gran parte della popolazione, destabilizzare la regione e rafforzare l’Isis, ha osservato.
Dal canto suo il presidente americano Donald Trump prende le distanze su Twitter dalla guerra in corso, giustificando al tempo stesso la decisione di ritirare i militari americani dispiegati in zona, appena confermata dal segretario alla Difesa. “Molto intelligente – afferma l’inquilino della Casa Bianca – non lasciarsi coinvolgere negli intensi combattimenti lungo il confine turco, per cambiare. Quelli che ci hanno portato erroneamente nelle guerre del Medio Oriente stanno ancora spingendo per combattere. Non hanno idea di quale cattiva decisione abbiano preso. Perché non stanno chiedendo una Dichiarazione di guerra?”.
L’offensiva turca avrebbe già causato l’esodo di 130 mila persone, in fuga dai primi luoghi individuati da Ankara come propri obiettivi, le città di Ras al Ain e Tel Abyad, e le zone rurali circostanti, mentre è critica la situazione in altre aree minacciate, una tra tutte Hasaka, per la mancanza di acqua potabile. Questa l’ultima valutazione della situazione sul terreno in Siria fatta dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha).
Germania, Francia e Gran Bretagna, cui si è accodata l’Italia, hanno espresso la volontà di non vendere più armi alla Turchia. Un annuncio che si somma alle molteplici promesse del passato senza risultati: Ankara è stata da sempre armata dai paesi occidentali ed europei.