La Guardia di Finanza e i Carabinieri dei comandi provinciali di Reggio Calabria hanno sottoposto a sequestro un patrimonio del valore stimato di un milione di euro a Quinto Antonio Rosaci, 64 anni di Melito di Porto Salvo, ritenuto affiliato alla โndrangheta . Il provvedimento, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale reggino su richiesta della Dda di Reggio Calabria ha riguardato anche i figli di Rosaci, Antonino 35 anni e Santoro (33).
Il provvedimento si fonda sulle risultanze delle attivitร investigative condotte dal Comando Provinciale dei Carabinieri, nellโambito dellโoperazione โADAโ e concluse nel 2013 con lโesecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di presunti affiliati alla cosca di โndrangheta โIamonteโ di Melito di Porto Salvo tra cui Quinto Antonio Rosaci, inteso โMastro Quintoโ, condannato dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, con sentenza riformata solo in punto di pena, per il delitto – tra gli altri – di cui allโ 416 bis commi 1, 2, 3, 4, 5 per aver fatto parte โdell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta operante sul territorio della provincia di Reggio Calabriaโฆ in particolare della societร di Melito di Porto Salvoโ.
Rosaci, spiega la Procura diretta da Gaetano Paci, era giร stato dichiarato socialmente pericoloso – con decreto definitivo in data 11.11.1996 – in relazione all’appartenenza ad una delle consorterie mafiose piรน sanguinarie ed agguerrite della Provincia di Reggio Calabria, facente capo a Natale Iamonte ed operante nel comprensorio di Melito Porto Salvo (RC).
A distanza di un ventennio, le risultanze della fusione dei procedimenti โADAโ, โSiparioโ e โReplicaโ hanno confermato la risalente appartenenza alla โndrangheta di ROSACI Quinto Antonio. Le risultanze di tali procedimenti, corroborate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia AMBROGIO Giuseppe – la cui attendibilitร รจ stata giร positivamente riscontrata nel giudizio di merito – hanno fornito la prova che nel territorio di Melito Porto Salvo la cosca IAMONTE ha esercitato un controllo assoluto della cosa pubblica economica e privata anche avvalendosi dell’ausilio di uomini politici collusi e funzionari amministrativi infedeli In ordine al ruolo assunto dal ROSACI, per come emerso dalla valutazione delle prove raccolte, si richiama uno stralcio del provvedimento in esecuzione che descrive la condotta del suddetto all’interno della consorteria criminale, per conto della quale ha assunto una posizione di โcomando e responsabilitร โ nella frazione di Lacco di Melito Porto Salvo. โAncora, sempre dalle captazioni riportate, emerge che Rosaci Quinto gestisca – a livello di attivitร economica – il noleggio dei video/poker (e macchine similari) โฆ anche in questo caso emerge chiaramente come il predetto imputato sia “un (necessario) punto di riferimento associativo per coloro che intendono “investire” in attivitร economiche 2 riguardanti l’utilizzo a fini di lucro dei cd. “video/poker”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, รจ sempre Ambrogio che osserva in via captativa che lo stesso โmastro Quintoโ (unitamente ad altri sodali di spessore) – secondo l’esegesi qui accolta e condivisa – ha un tale “potere associativo” che non ha “bisogno alcuno di scoprirsi” (non รจ partecipe … non รจ partecipe” essendo questo (e solo questo a parere di chi scrive) il senso dell’affermazione a carico (e non a discarico) sempre riferita da Ambrogio (molto tempo dopo la sua formale affiliazione) nei termini piรน precisi di cui alle riportate risultanze. A corredo – per limitarsi ai dati piรน evidenti – vi sono altresรฌ anche le frequentazioni (casa di Rosaci) con altri sodali di Prunella che avrebbe compiuto presso l’abitazione dello stesso alcuni lavori edilizi secondo quanto sopra riferito. Insomma, limitandosi ai rilievi maggiormente espressivi, non vi รจ dubbio che non solo Ambrogio ma anche gli altri assodati sodali di cui al capo A) riconoscono e guardano a “mastro Quinto” come un sodale di spessore, punto di riferimento per la sua capacitร di “tenere unito il gruppo” nella rispettiva “zona di competenza”โฆ Da qui Ambrogio colloca Rosaci tra i sodali di assoluto spessore della cosca in oggetto, ricorda della riunione (in cui egli era specificamente presente) nella quale – per volere dei vertici assoluti – Antonio Meduri รจ stato individuato come “il referente di Prunella”, osservando come il “lรฌ presente” Rosaci Quinto รจ stato riconosciuto responsabile della frazione di Lacco secondo quanto espressamente dichiarato in tale riunione.โโฆD’altro canto sempre il collaboratore riferisce che, alla sua presenza, il “barista” Tripodi Antonino ha riferito a Mazzeri Totolino che, “a livello si scala gerarchica”, sopra di lui vi era (anche) Mastro Quinto che aveva peraltro assunta la carica di mastro generale.
Il tutto vieppiรน confermato “dal passato” di Rosaci laddove Ambrogio, secondo quanto riferitogli dal defunto Meduri Natale (e confermato da Malaspina Consolato, cfr., posizione), riferisce che il primo “giร contava” in origine in Lacco prima che il capo cosca Natale Iamonte inducesse tutti i precedenti responsabili delle varie frazioni ad unirsi in un’unica locale di ‘ndrangheta sotto la supremazia degli Iamonte. In questo contesto, il Collaboratore poi a ragione, individua “due fazioni” (quelle facenti capo ai Verduci e quella riconducibile appunto a Rosaci) osservando nondimeno – ed anche tale dato รจ del tutto riscontrato aliunde a livello probatorio che come sempre avviene in materia di ‘ndrangheta, il “nocciolo della questione” รจ di natura economica contendendosi i due gruppi (anche all’interno dei numerosi sodali della cosca) la “leadership” in ordine al noleggio dei video poker e macchine di analoga fatturaโ. In relazione allโattivitร di cui sopra, su delega della locale DDA, veniva accertata in capo al proposto – โche rappresenta il classico esempio di soggetto dotato di una pericolositร sociale qualificata di tipo esistenziale che ha cioรจ caratterizzato l’intero arco della sua vitaโ – la pericolositร sociale qualificata dallโappartenenza alla โndrangheta, ritenuta sussistente dal Tribunale anche nei confronti di ROSACI Santoro e Antonino.
Infatti – si legge nel provvedimento – questi ultimi sono stati imputati, unitamente al padre, per il medesimo delitto associativo ma sono stati mandati assolti con formula dubitativa. Tale esito non costituisce un dato vincolante per il giudice della prevenzione chiamato ad effettuare un giudizio del tutto autonomo rispetto a quello penale: โEsso richiede il solo positivo accertamento di indizi di appartenenza (comprensivo di forme di contiguitร funzionali agli interessi associativi e denotative della pericolositร sociale) e non la prova della partecipazione all’associazione mafiosaโโฆโIl collaboratore ha collocato, pertanto, i due Rosaci a pieno titolo nell’organigramma della cosca rendendo precise dichiarazioni anche in ordine alle loro “doti”. Si tratta di dichiarazioni che non sono state ritenute sufficienti in sede di merito a fondare la prova della penale responsabilitร dei predetti in ordine alla loro partecipazione alla cosca per assenza dei necessari riscontri ma che ben possono essere valorizzate in questa sede a sostegno della prova di una loro contiguitร funzionale alla cosca stessaโฆ
A ciรฒ si aggiunga che nell’ambito del procedimento cd. 3 A.D.A. ROSACI Santoro in primo grado รจ stato dichiarato colpevole del reato di porto e detenzione di un’arma anche se il reato รจ stato poi dichiarato prescritto in Corte di Appello. Sulla base delle considerazioni sin qui esposte, sussistono pertanto i presupposti per poter collocare tutti i proposti nell’ambito dei soggetti socialmente pericolosi ai sensi dell’art. 1comma 4 lett. a) del Dlgs 159/ 2011โ. Altresรฌ, venivano delegati al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria/G.I.C.O. della Guardia di Finanza, dalla citata Direzione Distrettuale Antimafia, appositi approfondimenti a carattere economico/patrimoniale, volti allโindividuazione dei beni mobili ed immobili riconducibili ai citati soggetti. In tal senso, lโattivitร investigativa – valorizzando le funzioni proprie della Guardia di Finanza nella prevenzione e contrasto ad ogni forma di infiltrazione della criminalitร nel tessuto economico del Paese e di aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati – si รจ concentrata sulla ricostruzione della capacitร reddituale e del complesso dei beni di cui i proposti e i relativi nuclei familiari sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente nellโultimo ventennio, accertando la notevole sproporzione degli investimenti rispetto alle risorse lecite, nella formazione del patrimonio a loro riconducibile.
Alla luce di tali congiunte risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con lโodierno provvedimento, il sequestro di prevenzione del patrimonio riconducibile a ROSACI Quinto Antonio cl. โ53 e ai figli Antonino cl. โ83 e Santoro cl. โ85, stimato in circa 1 milione di euro costituito da: a. quote sociali, patrimonio aziendale, rapporti finanziari della “CAPO SUD GAMES S.n.c. di ROSACI Antonino & C.” con sede legale in Melito di Porto Salvo (RC), via Caredia n. 128 – Partita IVA: 02459500803 โ operante nel settore dellโinstallazione e noleggio di apparati da intrattenimento e divertimento; b. conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi, contratti di acquisto di titoli di Stato, azioni, obbligazioni, certificati di deposito, assicurazioni, intestati presso istituti di credito pubblici o privati, casse rurali, direzioni provinciali P.T., societร assicurative, finanziarie o fiduciarie, societร di intermediazione mobiliare, comunque riconducibili ai suddetti e ai componenti il proprio nucleo familiare, aventi saldo attivo superiore a โฌ 1.000,00.