Un comizio di Matteo Salvini a Massa Carrara, in vista delle elezioni regionali di fine maggio, si trasforma in una mini guerriglia con scontri tra manifestanti anti Salvini e Forze dell’Ordine. Il bilancio è finora di due feriti e due fermati. I manifestanti sono riusciti a sfondare la cintura di protezione delle forze dell’ordine che hanno reagito con manganellate. Due manifestanti sono rimasti feriti, trasportati in ospedale e sottosti a fermo.
Il comizio di Salvini è cominciato lo stesso ed è durato oltre mezz’ora. Durante gli scontri, dall’altra parte della piazza, Salvini ha smesso di parlare. Poi è salito in macchina, probabilmente prima del previsto, per evitare ulteriori incidenti. Nonostante il leader della Lega abbia già lasciato Massa, i manifestanti hanno continuato a presidiare il luogo degli scontri. Sono state circa 300 le persone che hanno partecipato alla manifestazione contro Salvini a Massa dalla quale poi si è staccato un gruppo coinvolto negli scontri.
Nella fase iniziale alla protesta avevano preso parte varie realtà: militanti di sinistra, centri sociali di Massa e Carrara, Carc, anarchici di Carrara e associazioni politico culturali antifasciste. Tra i presenti tanti studenti e anche qualche consigliere comunale di sinistra. Lanci di uova, arance e bottiglie hanno scandito la prima fase contro le forze dell’Ordine, poi le cariche per disperdere i manifestanti violenti. Ieri a Marsciano, in Umbria, Salvini ha ricevuto sputi e insulti dai centri sociali allo scopo di fermarlo e dissuaderlo dal tenere il suo comizio. Ne è nata una polemica con il ministro Alfano sui cortei autorizzati e sulla protezione del leader della Lega.
Dovunque si rechi il leader del Carroccio a parlare viene sempre organizzato e autorizzato un contro corteo di antagonisti che non vorrebbero farlo parlare. “Strategia d’intimidazione”, la chiamano in via Bellerio. “Ma noi, – affermano da fonti leghiste – non ci cascheremo né arretreremo di un millimetro di fronte alla intimidazione e alla violenza inaudita di anarchici e centri sociali. Questo ci dà ancora più forza nell’esprimere le nostre opinioni e premierà il nostro lavoro nella democrazia delle urne. Se ci attaccano vuol dire che ci temono”. Un copione, quello di questi due giorni, già visto in altre occasioni, anche quando il segretario leghista ha visitato campi nomadi è stato duramente contestato da antagonisti violenti che gli hanno spaccato l’auto.
Alfano, mi impegnerò per farlo parlare – “Nonostante il mio noto dissenso dalle sue parole, mi impegnerò sempre al massimo per il suo diritto a dire ciò che ritiene di dire”: così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, oggi a Spoleto, dopo le polemiche per le proteste durante i comizi del leader della Lega, Matteo Salvini.
Alfano ha risposto ai giornalisti a margine della sua visita alla scuola allievi sottufficiali di polizia, a Spoleto. Riferendosi sempre a Matteo Salvini, il ministro dell’Interno ha sottolineato di non credere “che abbia inibita la libertà di parola”. “Ma è assolutamente indegno – ha aggiunto – che qualcuno voglia impedirgli di parlare”.
Alfano ha quindi elogiato la gestione dell’ordine pubblico in occasione della visita del segretario della Lega ieri a Perugia e in altre località dell’Umbria. “L’ordine pubblico – ha sottolineato – ha funzionato anche qui. Ringrazio le forze dell’ordine, che hanno garantito a Salvini il suo sacrosanto diritto ad esprimere il proprio pensiero e le sue opinioni politiche. Ringrazio particolarmente il questore Carmelo Gugliotta, che era fisicamente e personalmente in piazza anche lui. Questo è stato un gesto di particolare delicatezza, sensibilità e generosità”.
Venerdi il Viminale aveva replicato snocciolando i numeri degli agenti impiegati per la tutela dell’esponente leghista, oltre 8 mila. “Dal 28 febbraio del 2015 a oggi, in relazione alle iniziative politiche dell’on. Matteo Salvini, che si sono svolte in 62 province, sono state impiegate 8.465 unità delle Forze dell’Ordine”. Così fonti del Viminale replicano al leader leghista che si era lamentato con il ministro dell’Interno Alfano per le aggressioni subite ai comizi.