“Più andiamo avanti e più è evidente che i leader del fronte del No usano l’appuntamento del 4 dicembre per tentare la spallata al Governo”. A ribadirlo è il premier-segretario del Pd Matteo Renzi che nella sua Enews torna ad attaccare la minoranza Dem
“Vogliono tornare loro – spiega – a guidare il Paese e si rendono conto che questa è l’ultima chance. Ecco perché da Berlusconi a D’Alema, da Monti a De Mita, da Dini a Cirino Pomicino fino a Brunetta, Grillo e Gasparri stanno tutti insieme in un fronte unico. Provate a chiedere loro su cosa andrebbero d’accordo: su nulla, probabilmente. Solo sul dire no”. Il premier, che già a conclusione della terza giornata alla Leopolda a Firenze, aveva lanciato strali contro l’opposizione interna, il giorno dopo affonda e rivela quello che dovrebbe essere, a suo avviso, il reale obiettivo di D’Alema e Bersani: prendere il suo posto.
“L’Italia – ha detto ancora Renzi – non si cambia con i no. L’Italia non va avanti seguendo chi sa solo criticare gli altri senza proporre un’alternativa. Ecco perché ogni giorno di più il referendum diventa un derby tra futuro e passato, tra speranza e nostalgia, tra chi vuole cambiare e chi preferisce non cambiare nulla. Stavolta possiamo davvero liberarci della maledizione del Gattopardo. Ma perché ciò accada è fondamentale che tante persone si mettano in gioco”.
Durante la kermesse Pd alla Leopolda di Firenze, in cui si è parlato di riforma dell’Italicum, dalla platea si sono levati slogan contro la minoranza democratica: “Fuori, fuori…”.
Immediata la reazione dell’ex segretario: “Fuori fuori? I leopoldini – controreplica Pierluigi Bersani – possono risparmiarsi il fiato, vanno già fuori parte dei nostri. Io sto cercando di tenerli dentro, ma se segretario dice fuori fuori bisognerà rassegnarsi. Ho provato una grande amarezza.
“Mentre i leopoldini urlavano fuori fuori, a Monfalcone, da sempre carne nostra, abbiamo preso batosta storica dalla Lega perché molti dei nostri non hanno votato. Io non c’ho dormito, non so altri. Vedo un partito che sta camminando su due gambe”.
“Nel Pd – spiega Bersani – ci vuole libertà, autonomia, schiena dritta, pensiero, democrazia: non chi vuole arroganza e sudditanza. Mi impressiona che tutti gli altri stiano zitti. Sul tema della Costituzione – prosegue – non esiste una disciplina di partito. Questa storia che il Pd fa tutto da solo si sta dimostrando debole, abbiamo perso tutti i ballottaggi. Bisogna costruire un area ulivista di centrosinistra, il Pd deve essere una infrastruttura non può essere il pigliatutto con la logica de comando”.
A stretto giro arrivano le parole di Debora Serracchiani che accusa Bersani di stravolgere la realtà: “Renzi non ha mai detto “fuori” a nessuno. Da chi è stato segretario del nostro partito ci aspettiamo compostezza e proporzione anche nella dialettica più aspra. Chi ha ricoperto alte cariche ha il compito di rappresentare sempre al meglio il partito. Nel Pd si lavora e si dovrebbe sempre lavorare per l’unità, mai per dividere. L’auspicio è che questo intento sia saldamente condiviso, anche in queste ore, da Bersani”.