8 Settembre 2024

Dopo Renzi anche Mattarella firma l'Italicum. Ora è legge dello Stato

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Matteo Renzi firma l'Italicum
Matteo Renzi

 

A poche ore dalla firma di Matteo Renzi arriva il sigillo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulla nuova legge elettorale. Lo ha fatto nel pomeriggio.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi aveva firmato stamattina la riforma della legge elettorale approvata lunedi sera dalla Camera dei Deputati. Lo aveva fatto sapere lo stesso premier in un twitt in cui viene ritratto il momento in cui appone la sua firma.

Dopo questo iter e dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica,  l’Italicum è tutti gli effetti legge dello Stato e diventa esecutiva da luglio 2016.

“Una firma importante. Dedicata a tutti quelli che ci hanno creduto, quando eravamo in pochi a farlo. Italicum”, scrive Renzi nel twitt, tra le righe frecciatine alla minoranza del suo partito.

Le opposizioni avevano esplicitamente chiesto al capo dello Stato, negli interventi conclusivi prima del voto finale sulla riforma lunedì scorso, di non apporre la firma alla legge.

Una sollecitazione in questo senso era giunta anche dall’ex direttore del Corriere della sera Ferruccio de Bortoli nell’editoriale di commiato la scorsa settimana con l’auspicio che “Mattarella non firmi l’Italicum”.

Sui giornali i “contestatori” della riforma hanno pubblicato brani di discorsi di Mattarella degli anni scorsi, critici nei confronti di alcuni aspetti introdotti dalla riforma elettorale, per certi versi simili – ad avviso di molti giuristi e politici – al cosiddetto Porcellum bocciato proprio da Mattarella allora tra i membri della Corte costituzionale. La suprema corte aveva introdotto il cosiddetto Consultellum.

Dal Quirinale avevano fatto sapere che un conto sono i pareri politici, un altro le competenze e i compiti istituzionali di un capo dello Stato. Il presidente della Repubblica, secondo quanto prevede l’articolo 74 della Costituzione se lo avesse ritenuto opportuno, avrebbe in teoria potuto rinviare alle camere il testo motivando eventuali eccezioni, rilievi e modifiche da apportare alla norma. Il Parlamento, in seguito alle richieste del Quirinale può apportare modifiche al testo di legge e in seconda battuta il presidente appone il suo sigillo per la promulgazione. Nel caso dell’Italicum è stato fatto tutto in una giornata, sia da parte del presidente del Consiglio che dal capo dello Stato.


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