4 Luglio 2024

Relazione della Dia: “Le mafie puntano su corruzione e Pnrr”

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Meno violenza e più corruzione, strumento privilegiato per trasformare i “potenziali nemici in alleati preziosi” e realizzare affari.

Ma quando non basta, le organizzazioni criminali tornano ad abbandonare giacca e cravatta e riprendono quei “comportamenti tipici della mafiosità”, come le intimidazioni, che risultano in aumento nei confronti degli amministratori locali. E’ la fotografia scattata dalla Relazione semestrale sull’attività della Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2023, presentata stamattina a Roma.

“Oggi le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando degli ingenti capitali accumulati con le attività illecite” viene sottolineato nella Relazione in cui si parla anche del rischio che i clan “possano manifestare interesse” per i fondi del Pnrr.

Da tempo impegnate ad adattarsi ai cambiamenti socio-economici e a infiltrarsi nell’economia legale, le mafie hanno “implementato le capacità relazionali, sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale ma mai ripudiato, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive”. Si ‘liberano’, dunque, dal modello di una mafia di vecchia generazione, aderendo a una “nuova ed accattivante immagine imprenditoriale” dove è determinante anche l’uso della tecnologia per l’attività illecita attraverso sistemi di comunicazione crittografata, app di messaggistica e social.

Dove però non arriva la corruzione si passa alle maniere forti. “Aumentano i casi di intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, sia consiglieri comunali sia sindaci” rileva il direttore della Dia, Michele Carbone. “Ci sono episodi di collusione negli apparati politico-amministrativi come dimostra la lunga serie di consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose (379 dal 1991 al 2023, di cui 25 annullati a seguito di ricorso) – continua Carbone – Quando i tanti pubblici amministratori si oppongono a queste infiltrazioni sono oggetto di danni e minacce affinché si pieghino”.

Ma il dato più preoccupante, secondo il numero uno della Direzione investigativa antimafia, è l’aumento dei sequestri di armi, anche da guerra. “Bisogna mantenere la guardia alta – avverte – per evitare che le organizzazioni alzino il tiro di conflittualità con le istituzioni”. Perché “in alcune aree del paese la presenza delle armi serve sempre a ricordare che le mafie non cambiano pelle e all’occorrenza sono in grado di usarle”. Dalla Relazione emerge anche un “rischio reale che il conflitto bellico ‘russo-ucraino’ possa favorire il traffico di armi da guerra da quel territorio verso quello nazionale”.

Dalle indagini concluse nel primo semestre del 2023 dagli uomini della Dia arriva invece l’ennesima conferma: la principale fonte di redditività dei cartelli criminali, a livello transnazionale, resta il traffico di sostanze stupefacenti. Con una novità: l’Africa Occidentale – in particolare Costa d’Avorio, Guinea Bissau e Ghana – stanno diventando “cruciali basi logistiche” per i narcos della ‘Ndrangheta, che resta la più pericolosa organizzazione presente in Italia. Ma a farsi strada nel panorama delle organizzazioni criminali ci sono anche gli albanesi che “manifestano – dice la relazione – un’alta pericolosità e una forte incidenza nelle attività illegali, con particolare riferimento al traffico di droga”. Gruppi che nella Capitale hanno “stretto rapporti” con la malavita autoctona, “in primis i Casamonica, non solo per il traffico di droga ma anche per le attività di riciclaggio”.

Complessivamente, guardando all’azione di contrasto ai gruppi mafiosi, nei primi sei mesi del 2023 sono stati sequestrati oltre 29 milioni di beni e ne sono stati confiscati quasi 130 milioni. Tredici le attività investigative concluse dalla Dia nello stesso periodo e 63 i provvedimenti restrittivi.


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