Una giornalista pugliese di 41 anni, Patrizia Nettis, è stata trovata morta il 29 giugno scorso in circostanze poco chiare nella sua casa di a Fasano (Brindisi). Dalle prime informazioni si parla di suicidio. La donna sarebbe stata trovata impiccata. Ma perché doveva suicidarsi se apparentemente, a detta di molti, la quarantunenne era serena e non avrebbe fatto del male a nessuno? Mistero. I funerali si sono svolti ieri 1 luglio, senza che sia stata effettuata l’autopsia.
La cronista scriveva per “La Gazzetta del Mezzogiorno” (e non solo) occupandosi della sua Gioia del Colle ma anche di Alberobello e Fasano, le sue “altre” dimore in cui si era fatta apprezzare. Aveva svolto il ruolo di addetta stampa del Comune di Alberobello e dallo scorso maggio era entrata a far parte, sempre con lo stesso ruolo e in modo permanente, della pianta organica dell’ente comunale fasanese. Ma la sua grande passione era lo sport, riporta il Mattino.
Non solo come giornalista ma era anche un’indicibile e instancabile atleta. Nuotava e correva sempre col sorriso stampato sul volto. Perché era questo che contraddistingueva Patrizia. Il suo sorriso. I suoi articoli di volley e soprattutto di nuoto erano delle vere e proprie perle in cui era facile leggere con quanta passione e professionalità svolgeva il suo lavoro. Così come anche quello, come detto, di addetto stampa. Che fosse un ente locale o un’associazione era sempre a disposizione del collega di turno per chiarimenti, foto, interviste.
Lo scorso gennaio era stata premiata dalla federazione regionale di pallavolo come miglior giornalista. E lei, donna social, fu capace di scrivere a distanza di qualche ora un post bellissimo in cui ripercorreva le tantissime tappe e le tante ore di fatica e sacrifici trascorsi per poter essere sempre sul pezzo.
«Per tutte le volte che stavo per arrendermi – scriveva -. Che ho pianto. Che non mi sono sentita adeguata. Che stavo per lasciare. Io, che però non ho mai pensato chi me lo fa fare, questo no, mai. Perché amo troppo quello che faccio. Per tutte le volte che me lo hanno detto gli altri, chi te lo fare. Anche quelli che avrebbero dovuto credere in me e non lo hanno mai fatto. E che sono stati la mia determinazione più grande. Non so se sono all’altezza di questo premio. Non lo so. Non me lo aspettavo, non avrei mai potuto immaginarlo, nemmeno nel più assurdo dei sogni. Sono onorata, sono commossa. Sono innamorata del mio mestiere. E sono fortunata a fare un lavoro che è la mia passione. Ma so anche che me la sono cercata questa vita, nel bene e nel male».
Ma Patrizia era anche una grande mamma e quel premio lo volle dedicare proprio al suo figlioletto: “Lo dedico a Vittorio. Spero che possa essere orgoglioso un giorno della sua mamma tutta pazza e che vive di corsa, come dice sempre lui. Riuscendo a comprendere che nessuna fatica è mai sprecata. Anche perché, in fondo, dopo ogni salita c’è solo un panorama mozzafiato. Aveva anche aggiunto che “uno vive accontentandosi e tu non lo fai. Sei sempre sul trampolino di partenza pronta per volare. Verso dove non si sa. In acqua, forse. Ma voli”.