Processo Jonny, si profila un processo d’appello bis

Carlomagno
Leonardo Sacco

Si profila un processo d’appello bis per un folto gruppo di imputati coinvolti nell’inchiesta denominata «Jonny» grazie alla quale nel maggio 2017 la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha fatto luce sulla pesante cappa della cosca Arena su gran parte delle attività economiche di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese, ed in particolare sul Centro di accoglienza per migranti diventato negli anni una sorta di bancomat dei clan. Lo ha disposto la Cassazione accogliendo gran parte dei ricorsi che erano stati presentati dai 56 imputati condannati in primo e secondo grado. Lo riporta Gazzetta del sud.

Gli ermellini hanno pronunciato l’assoluzione per quattro imputati, dichiarato inammissibili i ricorsi per altri quattro e rigettato quelli di altre nove persone. Ma hanno parzialmente accolto i ricorsi di 39 imputati annullando le relative sentenze di condanna di secondo grado, per alcuni capi senza rinvio e per altri con rinvio ad una diversa sezione della corte d’appello di Catanzaro che dovrà dunque celebrare un altro processo all’esito del quale saranno rideterminate le pene precedentemente inflitte. Di conseguenza otterrà certamente uno sconto di pena Leonardo Sacco, ex governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto che all’epoca gestiva il Centro per migranti, e che avrebbe fatto affari con i clan dividendo con loro i proventi destinati all’accoglienza.

A Sacco, condannato in primo grado a 17 anni e 4 mesi di reclusione ma poi aumentati a 20 anni nel processo d’appello, i giudici della Cassazione hanno annullato senza rinvio una serie di capi d’imputazione per malversazione, ovvero l’utilizzo fraudolento dei fondi stanziati per l’accoglienza dei migranti, mentre hanno annullato con rinvio a diversa sezione della corte d’appello l’accusa di essere stato l’organizzatore e il promotore dell’associazione mafiosa sgominata con l’inchiesta Jonny.

Stessi capi d’imputazione annullati anche per altri imputati del processo come Angelo Muraca e Fernando Poerio ritenuti complici di Sacco nella gestione della mensa del Cara i cui proventi sarebbero finiti nelle casse della cosca Arena.

In un altro filone del processo Jonny è stato condannato anche l’ex parroco di Isola Capo Rizzuto nonché correttore spirituale della Misericordia don Edoardo Scordio, al quale sono stati inflitti 8 anni di reclusione per associazione mafiosa in quanto ritenuto promotore della truffa ai danni dello Stato attraverso la quale si distraevano i soldi per la gestione del centro di accoglienza a favore della cosca Arena. Don Scordio, 75 anni, attualmente si trova agli arresti domiciliari presso il Centro internazionale di studi rosminiani di Stresa in provincia di Verbania. Nello scorso mese di giugno la Guardia di finanza ha eseguito nei suoi confronti un decreto di sequestro, finalizzato alla confisca, per beni stimati in circa 1,5 milioni di euro, riconducibili all’ex parroco di Isola di Capo Rizzuto ed a due suoi familiari.