POTENZA – Sette persone, fra le quali medici, infermieri e operatori socio sanitari, sono agli arresti domiciliari con le accuse – a vario titolo – di sequestro di persona e maltrattamenti aggravati e continuati ai danni di numerosi pazienti di un centro di riabilitazione di Potenza.
I Carabinieri del Nas hanno eseguito anche otto ordinanze di divieto di dimora, compresi chirurghi e il direttore del centro. Tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, nel centro di riabilitazione hanno subito maltrattamenti 28 pazienti, tutti ricoverati per diverse patologie. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Potenza che ha portato alla luce, attraverso indagini complesse e difficili “un inquietante quadro di maltrattamenti” con “percosse e offese di inaudita ferocia”.
Coinvolti quindi medici, infermieri, operatori socio sanitari ed animatori del reparto “M6” del Centro Socio Sanitario Riabilitativo (ex ortofrenico) del Centro di riabilitazione “Opera Don Uva” di Potenza.
Arresti domiciliari per Giuseppe Cirigliano, operatore sociosanitarlo, classe ’59; Antonio De Bonis , operatore sociosanitario, classe ’54; Romeo De Mitri, operatore sociosanitario, classe ’67; Franco Faticato, operatore sociosanitario, classe ’64; Antonio Iannielli, operatore sociosanitario, classe ‘70; Nicola Valanzano, animatore, classe ’68 e Angela Nunzia Fiore, operatrice sociosanitaria, classe ’66.
Mentre la misura cautelare del divieto di dimora a Potenza è stata eseguita nei confronti degli indagati Fortunato Genzano; operatore sociosanitario classe ‘57; Francesco Minicozzi, operatore socio sanitario classe ‘67; Cosimo Nicoletti, operatore socio sanitario, classe ‘61; Agatino Lino Mancusi, Direttore del Centro, classe ‘53; Giuseppe Andrea Gaetano Morelli, medico chirurgo, classe ‘55; Maria Rosa Casella, infermiera, classe ‘57; Filomena Monaco, coordinatrice degli infermieri, classe ‘57; Fabrizio Volpe, medico chirurgo, classe ‘62.
VIDEO DELLE VIOLENZE ALL’OPERA DON UVA DI POTENZA
Il provvedimento cautelare è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Potenza, all’esito di specifica attività d’indagine avviata ad ottobre 2015 e condotta, tra l’altro, – spiega la procura – anche con l’ausilio di attività tecnica, mediante videoriprese con telecamere nascoste. Le immagini così captate, di particolare crudezza, hanno consentito di verificare come all’interno del reparto “M6″ del Centro Socio Sanitario Riabilitativo “Opera Don Uva”, non solo le condizioni igieniche e di cura degli ospiti fossero assolutamente deficitarie (ossia al di sotto dei più minimali standard di tutela della salute, della dignità e del decoro della persona) ma che quasi tutto il personale dipendente (ivi assegnato) avesse posto quotidianamente in essere in danno di pazienti – alcuni affetti anche da un ritardo mentale medio/grave – continui maltrattamenti costituiti da atti di violenza sia fisica che psicologica.
Le indagini sotto questo profilo specifico igienico-sanitario hanno accertato: che si è sistematicamente proceduto al cambio di pannoloni dei pazienti senza alcuna opera di pulizia delle loro parti intime, che alcuni letti erano costituiti non da normali reti metalliche bensì da una specie di gabbia in metallo, che i servizi igienici e le docce erano insufficienti per il numero dei pazienti ricoverati, non erano presenti né wc asserviti a persone diversamente abili nè un bagno assistito con idonee attrezzature per la pulizia del degente, che su tutti i letti vi era presenza di ruggine e che sulla quasi totalità dei materassi, federe e lenzuola, erano ben visibili segni di pregressa contaminazione fecale, urinaria e di macchie ematiche.
In molti altri casi, invece, l ‘attività tecnica di videoripresa ha consentito di catturare non solo
scene in cui alcuni pazienti venivano percossi ed offesi con inaudita ferocia, ma addirittura scene in cui taluno di essi veniva legato mani e piedi con delle lenzuola alla spalliera del letto.
L’indagine ha permesso di iscrivere complessivamente nel registro delle notizie di reato 18 indagati, tutti per vario titolo e responsabilità, in servizio presso il reparto M6 della struttura sanitaria del Don Uva e di portare alla luce un inquietante quadro di maltrattamenti e di diffusa illegalità gestionale involontariamente favorita proprio dal comprensibile·”silenzio” serbato delle vittime.