Benedizione “Urbi et Orbi” di Papa Francesco in una piazza San Pietro gremita e blindata in occasione della Santa Pasqua che si è celebrata domenica 16 aprile in tutto il mondo cristiano. Imponenti sono state le misure di sicurezza nella capitale e in prossimità del Vaticano.
Le vie di avvicinamento alla piazza sono state chiuse al traffico con doppi o tripli sbarramenti presidiati dalle forze di polizia. I fedeli hanno raggiunto a piedi la piazza per partecipare alla messa e sono stati incolonnati in percorsi obbligati e sottoposti prima a controlli delle borse e degli zainetti e poi fatti passare nei metal detector posti sotto al Colonnato.
Tutta l’area è stata strettamente controllata da mezzi di carabinieri, polizia, vigili urbani e anche da uomini dell’esercito. Impiegati cani anti esplosivo e, sulle sommità dell’area, vi erano cecchini.
DA PIAZZA SAN PIETRO
Il Pontefice ha presieduto la solenne celebrazione della Santa Messa sul sagrato della basilica. Alla celebrazione, iniziata con il rito del “Resurrexit”, prendono parte fedeli romani e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.
In una lettera al vescovo di Assisi per la Santa Pasqua il Santo Padre ha tra l’altro scritto che di ricordare bene “l’emozione della mia prima visita ad Assisi. Avendo scelto, quale ispirazione ideale del mio pontificato, il nome di Francesco, la Sala della Spogliazione mi faceva rivivere con particolare intensità quel momento della vita del Santo.
Rinunciando a tutti i beni terreni, egli si svincolava dall’incantesimo del dio-denaro che aveva irretito la sua famiglia, in particolare il padre Pietro di Bernardone. Certamente il giovane convertito non intendeva mancare del dovuto rispetto a suo padre, ma si ricordò che un battezzato deve mettere l’amore per Cristo al di sopra degli affetti più cari.
In un dipinto che decora la Sala della Spogliazione è ben visibile lo sguardo contrariato del genitore, che si allontana con il denaro e le vesti del figlio, mentre questi, nudo ma ormai libero, si getta tra le braccia del vescovo Guido. Lo stesso episodio, nella Basilica Superiore di San Francesco, è ricordato da un affresco di Giotto, che sottolinea lo slancio mistico del giovane ormai proiettato verso il Padre celeste, mentre il vescovo lo copre col suo mantello, ad esprimere l’abbraccio materno della Chiesa.
Venendo a visitare la Sala della Spogliazione, ti chiesi di farmi incontrare soprattutto una rappresentanza di poveri. In quella Sala così eloquente essi erano testimonianza della scandalosa realtà di un mondo ancora tanto segnato dal divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell’umanità.
Purtroppo, a duemila anni dall’annuncio del vangelo e dopo otto secoli dalla testimonianza di Francesco, siamo di fronte a un fenomeno di “inequità globale” e di “economia che uccide”. Proprio il giorno precedente il mio arrivo ad Assisi, nelle acque di Lampedusa, si era consumata una grande strage di migranti..
Parlando, nel luogo della “spogliazione”, anche con la commozione determinata da quell’evento luttuoso, sentivo tutta la verità di ciò che aveva testimoniato il giovane Francesco: solo quando si avvicinò ai più poveri, al suo tempo rappresentati soprattutto dai malati di lebbra, esercitando verso di loro la misericordia, sperimentò «dolcezza di animo e di corpo».