18 Ottobre 2024

Unione Europea, il voto non cambia nulla. Rieletta von der Leyen coi Verdi

La politica tedesca ha ottenuto 401 voti. La maggioranza era di 360 votanti. 284 voti contrari e 15 astenuti. Fidanza: "Fratelli d'Italia si è astenuta". No dei Patrioti di Orban al bis della von Der Leyen

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Il voto di giugno per le europee – influenzato da una forte ondata di astensionismo e con un consenso oltre ogni aspettativa verso le Destre in alcuni paesi europei – non cambiano gli assetti nella governance in seno all’Unione europea. La maggioranza degli eurodeputati ha rieletto Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea. La presidente tedesca ha ottenuto 401 voti a favore. Tutto resta quindi come era prima, tenendo contro che alla presidenza dell’Assemblea di Strasburgo martedì era stata rieletta Roberta Metsola.

Per Ursula von der Leyen questo sarà il secondo mandato come presidente della Commissione europea. La presidente era stata eletta per la prima volta dagli eurodeputati nel luglio 2019, dopo i due mandati consecutivi di Jean Claude Junker.

La votazione si è svolta a scrutinio segreto. Su 707 deputati che hanno partecipato al voto, 401 hanno votato a favore, 284 contrari e 15 si sono astenuti. 7 le schede nulle. La maggioranza necessaria era di 360 voti.

Prima del voto, Ursula von der Leyen ha presentato le sue priorità politiche per i prossimi cinque anni in un dibattito all’eurocamera. Tra i punti salienti della presidenza un nuovo slancio al “Green deal”, su cui ha trovato la quadra per ottenere i voti dei Verdi (decisivi) fino al sostegno dell’Ucraina e alle politiche belliciste contro la Russia perseguite da prima della guerra, con le sanzioni e lo spiegamento di basi Nato attorno ai confini russi.

Da quanto trapela, oltre al suo gruppo, il Ppe, hanno votato a favore di Ursula i gruppi S&D (social-democratici), Liberali e, appunto, i Verdi. Tra i gruppi citati i voti dovevano essere sulla carta 454. Ci sarebbero stati una cinquantina di franchi tiratori. M5s e Sinistra (The left) avrebbero votato contro o qualcuno si è astenuto. I “Patrioti” di Orban, Le Pen e Lega avrebbero votato pure contro, come pare molti di Ecr (i conservatori dove sta FdI della Meloni). I meloniani anche se avessero dato i voti a Ursula sarebbero stata ininfluente.

Fidanza: “Fratelli d’Italia ha votato contro Ursula von der Leyer”

“Le scelte fatte in questi giorni, la piattaforma politica, la ricerca di un consenso a sinistra fino ai Verdi hanno reso impossibile il nostro sostegno a riconferma della presidente Ursula von der Leyen”, Lo ha detto il capodelegazione di Fratelli d’Italia all’Eurocamera Carlo Fidanza sottolineando che con la rielezione “non viene dato seguito al forte messaggio di cambiamento uscito dalle urne del 9 giugno. Questo non pregiudica – ha aggiunto – il nostro rapporto di lavoro istituzionale che siamo certi possa portare a alla definizione di un ruolo adeguato in seno alla prossima commissione che l’Italia merita”. Meloni si sarebbe dunque sfilata quando Ursula ha trovato altre sponde coi Verdi.

I gruppi del Parlamento europeo 2024-2029

La rielezione di Ursula von der Leyen avviene quando la Corte europea ha condannato da poche ore la presidente per la “poca trasparenza” nell’acquisto dei vaccini ai tempi della pandemia. Miliardi di euro dei contribuenti contrattati “via sms” con l’Ad di Pfizer Bourla fino ai contratti opachi, con la maggior parte del testo oscurato da “omissis”. Ma tant’è.

Von der Leyen, grata ai Verdi, lavorerò con chi mi ha votato

“Sono molto grata ai Verdi per il loro sostegno. Lavorerò il più possibile con coloro che mi hanno sostenuto, che sono pro-Ue, pro-Ucraina, pro-Stato di diritto. Sono molto grata alla piattaforma Ppe-S&d-Renew, ma sono anche molto grata al gruppo dei Verdi. Abbiamo avuto scambi approfonditi su tutti i temi ed è un buon segno che alla fine abbiano votato sì”, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel corso della conferenza stampa dopo il voto.

Prossime tappe

La presidente eletta della Commissione invierà ora delle lettere ufficiali ai capi di Stato o di governo degli Stati membri invitandoli a presentare i loro candidati per i posti di commissario europeo. Il governo italiano della Meloni rischia di restare a mani vuote e vedere riconfermate membri del Pd come l’uscente Parlo Gentiloni. FdI spera di una chiamata di Fitto ma con l’aria che tira…Il Parlamento organizzerà dopo l’estate una serie di audizioni pubbliche dei candidati nelle commissioni competenti. L’intero collegio dei commissari dovrà poi essere approvato dal Parlamento.

Chi credeva che con il voto alle destre europee (in alcuni paesi) cambiavano gli assetti di governo è rimasto deluso. In Italia, ad esempio, anche se avesse votato la totalità degli aventi diritto, la coalizione di centrodestra avrebbe potuto ottenere, tra FdI, Lega e FI (che da filoeuropeista sta nel Ppe), all’incirca una cinquantina di seggi sui 76 eleggibili. Ne ha preso 40: ventiquattro i meloniani e 8 ciascuno tra Carroccio e Forza Italia. Tutti comunque europeisti convinti, filo Nato e, con qualche lieve distinguo, pro-Ucraina. Non sarebbe comunque cambiato nulla.

Segno che non è “colpa” dell’astensionismo (come sostengono alcuni osservatori); una maggioranza silente, che dissente perché evidentemente consapevole che qualsiasi partito si voti le cose a Bruxelles restano immutate, mentre l’Italia continua a non contare nulla. Una “maggioranza”, quella degli astensionisti, destinata ad aumentare.


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