13 Ottobre 2024

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Attentato a scrittore russo Prilepin, arrestato un sospettato ucraino

Un uomo di trent’anni è stato arrestato con l’accusa di essere coinvolto nell’esplosione dell’auto a bordo della quale viaggiava lo scrittore russo Zakhar Prilepin nel villaggio di Pionersky nella regione di Nizhny Novgorod. Il presunto autore, Alexander Permyakov, è stato identificato come originario dell’Ucraina, precedentemente condannato per rapina. Lo hanno riferito alla Tass le autorità di polizia.

“Il detenuto è originario dell’Ucraina, nato nel 1993. Nel suo paese d’origine è stato processato ai sensi della parte 2 dell’articolo 187 del codice penale (rapina commessa per precedente collusione da parte di un gruppo organizzato), ha detto la fonte.

Sabato mattina un ordigno esplosivo è esploso su un’Audi Q7 con a bordo Zakhar Prilepin. L’attentato è avvenuto nel villaggio di Pionersky, nella regione di Nizhny Novgorod.

Lo scrittore è rimasto ferito e il suo autista ucciso. Non ci sono state altre vittime, ha detto la polizia.

È stato avviato un procedimento penale ai sensi dell’articolo 205 del codice penale (atto di terrorismo). Tre agenti della polizia hanno arrestato un uomo che potrebbe essere stato coinvolto nell’attentato. Secondo quanto riferisce la Tass, i suoi complici sono ricercati. Funzionari delle forze dell’ordine hanno detto che dietro l’attacco potrebbe esserci stato un gruppo di sabotaggio.

Monarchia Uk, Carlo III è stato incoronato re d’Inghilterra

Carlo III è stato incoronato re d’Inghilterra. “God save the king” (Dio salvi il re), ha pronunciato l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che dopo una lunga ed estenuante cerimonia nell’abbazia di Westminster, a Londra, ha posto sul suo capo del sovrano la corona di Sant’Edoardo. Dopo re Carlo III anche la regina consorte Camilla ha ricevuto l’unzione ed è stata incoronata.

Prima della corona, re Carlo III ha ricevuto le diverse insegne reali, fra cui il guanto, le armille (bracciali), il globo e i due scettri. Il sovrano è stato quindi intronizzato, ultima fase della sua incoronazione. Seduto sul trono, col capo coperto dalla corona, ha ricevuto il giuramento di fedeltà del figlio ed erede William. Poi è stato pronunciato il giuramento di fedeltà del pubblico, “l’omaggio del popolo” a cui si sono uniti quanto lo volevano, nell’abbazia e davanti agli schermi, pronunciando le parole: “Giuro vera lealtà a Sua Maestà, i suoi eredi e successori, in base alla legge. Dio aiutami”.

Dopo Carlo III anche la regina Camilla ha ricevuto l’unzione ed è stata incoronata. Camilla non ha dovuto pronunciare il giuramento ed ha ricevuto sul capo la corona della regina Mary. Dopo aver ricevuto la comunione, re e la regina consorte si sono quindi diretti nella cappella di Sant’Edoardo, dietro l’altare maggiore.

I sovrani sono poi usciti dall’abbazia accompagnati dall’inno nazionale, entrambi con la corona sul capo. Il re, con il lungo manto di velluto rosso bordato d’ermellino e nelle mani lo scettro e il globo, ha camminato davanti a tutti, mentre la regina seguiva più indietro. Il suono delle campane dell’abbazia ha salutato l’uscita del re.

Per la città centinaia di migliaia di persone hanno salutato i nuovi sovrani. Carlo III e Camilla sono poi tornati a Buckingham Palace sulla Gold State coach, fastosa ma purtroppo scomoda carrozza d’oro utilizzata in tutte le ultime incoronazioni a partire da quella di Guglielmo IV nel 1831. Solo i sovrani e i loro coniugi possono salirvi.

Re Carlo e la regina Camilla, entrambi con le corone sul capo e lui col mantello reale, si sono affacciati al balcone di Buckingham Palace per salutare la folla. Con loro c’erano tutti i paggetti, due dame di compagnia di Camilla, l’erede al trono William con la moglie Kate e i tre figli e altri membri della famiglia reale. Il principe Harry, come previsto, non c’era.

Fra le urla di entusiasmo della folla, i reali hanno assistito al sorvolo di Buckingham Palace da parte di cinque formazioni di elicotteri, seguiti dalla pattuglia acrobatica Red Arrow della Royal Force. L’esibizione aerea ha segnato la fine della cerimonia dell’incoronazione.

IL GIURAMENTO E LA CONSACRAZIONE – Nell’abbazia di Westminster, davanti all’arcivescovo, il nuovo re ha giurato di rispettare la legge (Coronation Oath) e di essere “un protestante fedele” alla Chiesa d’Inghilterra (Accession declaration oath). “Sua maestà, come figlio del Regno di Dio, vi accogliamo in nome del Re dei Re”, ha detto l’arcivescovo di Canterbury. “Nel Suo nome e nel Suo esempio, sono qui non per essere servito, ma per servire”, ha risposto il sovrano.

L’arcivescovo di Canterbury ha quindi consacrato re Carlo III con l’unzione, la parte più sacra della cerimonia di incoronazione, che per questo si è svolta lontana dagli occhi del pubblico, nascosta da paraventi. Il sovrano, che è anche capo della Chiesa d’Inghilterra, ha ricevuto l’unzione sul capo, sul petto e sulle mani, seduto sulla Coronation Chair. L’olio per la cerimonia proviene dalle olive del Monte degli ulivi a Gerusalemme ed è stato consacrato con una cerimonia nella Chiesa del Santo Sepolcro. Re Carlo III ha quindi ricevuto la stola reale dal figlio ed erede al trono William. La stola è una delle insegne reali che il sovrano riceve durante la cerimonia.

WILLIAM E KATE – Alla processione di rientro a Buckingham Palace hanno partecipato anche gli eredi. Il principe e la principessa di Galles, William e Kate, destinati a diventare un giorno re e regina, erano seduti in una carrozza nero e oro, con le alte ruote rosse, trainata da quattro cavalli. Con loro i figli George, Charlotte e Louis, terzo, quarta e quinto in linea di successione.

I LEADER PRESENTI – Novanta capi di Stato e di governo stranieri hanno partecipato all’incoronazione di re Carlo III nell’abbazia di Westminster. Lo ha reso noto il Foreign office, secondo cui tra gli invitati c’era anche il vice presidente cinese Han Zheng, una presenza che ha sollevato polemiche. Nessun invito a partecipare, invece, è stato recapitato a rappresentanti di Russia e Bielorussia, a causa della guerra in Ucraina, a Iran, Siria, Venezuela, Afghanistan e Myanmar. Invitati invece gli ambasciatori di Nicaragua e Nordcorea, come già avvenuto in occasione dei funerali della regina Elisabetta nel settembre scorso.

LA CORONA – Potente simbolo della monarchia britannica, la corona è alta più di 30 centimetri, realizzata in oro a 22 carati e molto pesante, ben 2,28 kg. Custodita nella torre di Londra, fu realizzata ne 1661 per l’incoronazione di Carlo II, prendendo a modello quella di Edoardo il confessore (sovrano fra il 1042 e il 1066), ritratta nel famoso arazzo di Bayeux, in Francia. Considerata una reliquia, la corona del re canonizzato come santo era stata usata per secoli, fino a quando fu fatta fondere durante la rivoluzione guidata da Oliver Cromwell, quando re Carlo II fu decapitato.

La nuova corona di Sant’Edoardo fu poi usata per sole altre due incoronazioni (Giacomo II nel 1685 e Guglielmo III nel 1689). Poi passò di moda e rimase inutilizzata per oltre 200 anni. Re Edoardo VII la scelse per la sua incoronazione nel 1902, ma poi si ammalò e dovette ripiegare su una corona più leggera per la cerimonia. Fu Giorgio V il primo ad usarla nuovamente e per l’occasione la corona assunse l’attuale aspetto, con l’inserimento permanente delle gemme. Anticamente le pietre preziose erano rimovibili e alcune venivano affittate per la cerimonia.

Oggi nella corona vi sono 444 gemme – zaffiri, rubini, ametiste, topazi e acquamarine – incastonate su montature d’oro e smalto. Appoggiata su una fascia di pelliccia d’ermellino, la corona reca all’interno una berretta di velluto rosso. La sua silhouette con i quattro archi d’oro, riuniti al centro con un globo sormontato da una croce, era il logo della monarchia britannica sotto il regno di Elisabetta e come tale figura ancora sugli stemmi della posta, la polizia, i passaporti e i documenti ufficiali. Carlo invece ha scelto un’alta corona, ma intanto quella di Sant’Edoardo è l’icona dell’incoronazione su Twitter.

IL PARAVENTO – L’eccellenza italiana all’incoronazione di re Carlo III. Il tessuto dell’iscrizione alla base dell’albero, presente sul paravento dell’unzione – Anointing Screen – utilizzato nel momento più sacro dell’incoronazione, l’unzione del re, è stato realizzato con i preziosi filati in lino della filatura italiana Linificio e Canapificio Nazionale di Villa d’Almè in provincia di Bergamo.

I filati di lino smeraldo e brillante, tra i prodotti classici di Linificio e Canapificio Nazionale, sono stati scelti dalla John Spencer (Textile) Ltd. per realizzare il tessuto dell’iscrizione presente sul paravento. Al contempo la sostenibilità dei filati soddisfa le richieste ecologiche del nuovo re. Il paravento è l’elemento che cela agli occhi del mondo il momento più sacro della cerimonia, l’unzione, quando il decano di Westminster versa l’olio sacro dall’ampolla al cucchiaio con il quale l’arcivescovo di Canterbury unge mani, petto e testa del sovrano, istante considerato storicamente il momento in cui Dio e il re si congiungono.

L’Anointing Screen, donato a Carlo III dalle corporazioni commerciali antiche e moderne di Londra, ha tre lati: su quello centrale presenta un albero con 56 foglie, una per ogni membro del Commonwealth, con la cifra del re posizionata alla base, mentre il design dei due minori si ispira al pavimento dell’Abbazia di Westminster.

Dopo la morte della Regina Elisabetta, avvenuta a settembre 2022 a 96 anni dopo 70 anni di regno, Carlo III è dunque ufficialmente il sovrano del Regno Unito di Gran Bretagna, Galles, Irlanda del Nord e degli altri quattordici regni del Commonwealth. Figlio maggiore della regina Elisabetta II e del marito Filippo di Edimburgo, Carlo ha oggi 74 anni e appartiene al casato Windsor, che ha mantenuto tale denominazione per decreto reale anche dopo il matrimonio della madre. Quando la madre Elisabetta venne incoronata regina aveva 4 anni.

Choc in Calabria, ex concorrente del Grande Fratello muore dopo un malore al bar

Dramma a Soveria Mannelli, centro del Catanzarese. Una giovane insegnante di inglese, Monica Sirianni, di 37 anni, è morta venerdì sera 5 maggio nel locale ospedale dove era stata trasportata d’urgenza in seguito ad un malore accusato mentre era in un bar con degli amici.

La donna è purtroppo deceduta poco dopo l’arrivo al nosocomio montano. A nulla sono valsi i tentativi dei sanitari di strapparla alla morte. Sono in corso accertamenti per appurare i motivi del malore. La comunità di Soveria Mannelli è sotto choc, così come i parenti, gli amici e conoscenti.

Monica Sirianni era molto nota alla cronaca rosa. Nell’autunno 2011 aveva partecipato al Grande Fratello edizione numero 12. Australiana ma di origini calabresi, nel 2007 Monica Sirianni era tornata in Italia per un viaggio di piacere ma, la sua terra d’origine le è piaciuta al punto da decidere di rimanere, anche contro il volere dei genitori, italiani emigrati a Sidney. Dopo appena tre anni dal suo ritorno la ragazza, allora 25enne, era entrata nella Casa del Grande Fratello.

Attentato allo scrittore russo Prilepin, l’auto fatta saltare in aria. E’ ferito

Persone al momento sconosciute hanno fatto saltare in aria l’auto dello scrittore Zakhar Prilepin. L’attentato terroristico è avvenuto a Nizhny Novgorod, territorio a circa 400 km a est di Mosca. Ucciso l’autista, mentre lo scrittore è sopravvissuto, ma è rimasto ferito, ha detto sabato alla Tass una fonte dei servizi di emergenza.

“L’auto dello scrittore Zakhar Prilepin è stata fatta saltare in aria a Nizhny Novgorod. È sopravvissuto, ma è stato ferito ed è cosciente”, ha detto la fonte. Secondo le prime infomazioni, un ordigno esplosivo è stato piazzato sotto il fondo dell’auto.

E’ il terzo attentato nel giro di pochi mesi in Russia, dove in precedenza erano stati presi di mira Darya Dugina, figlia del filosofo russo Aleksandr Dugin, morta la scorsa estate in una esplosione, e il recente attentato in un bar di San Pietroburgo dove ha trovato la morte l’artista e corrispondente di guerra Vladlen Tatarsky.

Prigozhin (Wagner): “Kiev porta ogni giorno a Bakhmut fino a 600 militari. E vengono uccisi”

“Le forze armate ucraine portano ogni giorno da 400 a 600 persone ad Artemovsk (il nome ucraino è Bakhmut) e ne perdono lo stesso numero ogni giorno”. Lo ha affermato il fondatore del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin. Il video corrispondente è stato pubblicato sabato nel canale Telegram del suo servizio stampa, riporta la Tass.

“Dietro di noi c’è Bakhmut, rimangono circa 2,5 km da percorrere – e la città sarà presa”, ha detto. “Il nemico porta sul campo ogni giorno da 400 a 600 persone, ne perdono approssimativamente lo stesso numero ogni giorno”. Dice Prigozhin.

“Le unità dei militari Wagner lavorano di pari passo. Il nemico non risparmia le munizioni di artiglieria. È apparso un numero sufficiente di vari veicoli corazzati di fabbricazione straniera, un gran numero di droni. Il nemico è ben equipaggiato, ben addestrato, agisce all’unisono e resiste con dignità, quindi andiamo avanti”, ha detto il fondatore del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin

E sul canale Telegram di Prigozhin appaiono delle immagini coi soldati russi del gruppo Wagner che – è scritto – “avanzano alla periferia di Bakhmut”. “Siamo carichi per vincere, questo è il nostro lavoro e lo faremo bene”, si legge nel post.

Ruba un auto a Cosenza, preso dalla Polizia dopo inseguimento

Questura di Cosenza

Un uomo di 43 anni è stato arrestato dagli agenti della Volante della Questura di Cosenza con l’accusa di furto e resistenza a pubblico ufficiale.

L’uomo, con precedenti per reati contro il patrimonio, dopo aver rubato un auto nel centro cittadino è stato intercettato dagli Agenti della Squadra Volante mentre si allontanava.

I poliziotti hanno immediatamente intimato l’Alt ma, imperterrito l’uomo ha continuato la sua folle corsa al fine di far perdere le proprie tracce. Un tentativo valso a nulla. Infatti il soggetto, dopo un breve inseguimento è stato fermato e tratto in arresto.

Al quarantatreenne, su richiesta della locale Procura coordinata dal Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, è stata notificata un’ordinanza con cui sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Sbanda con l’auto e finisce contro un albero, muore un uomo

Un uomo di 39 anni è morto all’alba di stamane dopo che la sua auto, una Kia Sportage, è finita fuori strada andando a sbattere contro un grosso albero sito nella campagna accanto alla sede stradale.

L’incidente si e verificato in via Scapillo a Gizzeria, nel Lametino. A nulla sono valsi i soccorsi dei Vigili del fuoco di Lamezia Terme intervenuti sul posto. L’uomo purtroppo è morto sul colpo.

Sul luogo dell’incidente si sono recati i carabinieri per i rilievi di rito e accertare le cause del sinistro mortale.

L’Oms mette il sigillo sulla farsa pandemica. Ora serve la Verità sul golpe sanitario

La farsa pandemica è terminata. A mettere il sigillo su quella che definiamo senza remore anche la più grande truffa della storia, è stato lo stesso direttore generale dell’Oms, l’etiope Tedros Ghebreyesus, che in una conferenza stampa a Ginevra, ha annunciato la fine dello stato di emergenza sanitaria mondiale per il cosiddetto Covid-19. La “pandemia” era stata dichiarata a marzo 2020 dall’Organizzazione mondiale della sanità, il cui maggiore finanziatore è Bill Gates, ritratto in foto con il Tedros.

Tre anni di chiaroscuri su una pandemia pensata e studiata a tavolino negli anni precedenti il 2020 che in tutto il mondo avrebbe causato oltre 20 milioni di morti attribuiti al virus.

Dopo tre anni, dopo che le verità sul covid e sui sieri sperimentali stanno venendo a galla, sappiamo che il bilancio delle vittime è di gran lunga inferiore, artatamente gonfiato per terrorizzare. Moltissimi, soprattutto anziani, sono morti per altre patologie ma avevano un tampone farlocco positivo, quindi finiti nel calderone dei deceduti per covid. Decessi molto spesso, anche, causati dall’improvvisazione e dall’incapacità, con il ministero della “verità” che ha di fatto vietato le autopsie, e virostar e media tutti appiattiti su un’unica narrazione: ossia che circolava nel mondo un virus letale che uccideva all’istante chiunque lo incontrasse. Almeno era questa la percezione di chi ascoltava i tg del terrore. Come dimenticare quella vergognosa parata di bare a Bergamo preparata ad arte dal generale Figliuolo, poi promosso a Commissario? 

Una narrazione terroristica che ha portato i governi di mezzo mondo, tutti sincronizzati a recitare lo stesso copione, ad adottare restrizioni assurde e, per stare al nostro Paese, le più liberticide delle norme con cui sono stati imposti lockdown, coprifuoco, obblighi di mascherine anche all’aperto, il distanziamento sociale, l’attacco all’infanzia, con bambini costretti per ore a stare con il bavaglio in classe con le finestre aperte d’inverno, la Dad, e fra l’altro, le limitazioni alle libertà personali e di circolazione, il discriminatorio green pass, il divieto di cure domiciliari, la tachipirina e vigile attesa… Senza dimenticare le forze dell’ordine viste bastonare o inseguire coi droni chi non indossava il bavaglio, anche da soli in spiagge desolate. 

Insomma, abusi inenarrabili, in nome della “tutela della salute”, difficili da dimenticare. “Col pretesto del terrore sanitario è stato attuato un vero colpo di Stato”, disse nel novembre 2021 il maggiore dei filosofi italiani Giorgio Agamben”. E a nulla sono serviti gli accorati appelli a non cadere nel tranello da parte di monsignor Carlo Maria Viganò, già Nunzio Apostolico degli Stati Uniti, che la cricca èlitaria la conosce fin troppo bene.

Fino ai vaccini, approvati in via condizionale dalle agenzie regolatorie, come Fda, Ema e Aifa; farmaci che si sono rivelati non solo inefficaci, ma anche insicuri, alla luce dei dati sulle migliaia di decessi improvvisi e sulle migliaia di eventi avversi. E la verità sui sieri pian piano sta emergendo, come mostrano le coraggiose inchieste di “Fuori dal Coro”, il programma di Rete4 condotto da Mario Giordano. Così come emergerà la verità su chi ha speculato sull’enorme business covid. Ricordate, fra l’altro, i banchi a rotelle di Arcuri e l’affaire mascherine? Beh, ecco!

Sieri in nome dei quali sono state adottate norme anticostituzionali come le sospensioni senza stipendio di milioni di lavoratori di molti comparti, obbligati a inocularsi un farmaco che non volevano iniettarsi ma che dovevano comunque firmare il consenso (dis)informato per assumersi la responsabilità. Un assurdo ricatto di stato, una estorsione che è poco definire mafiosa; con la Consulta che vergognosamente ha bollato queste misure liberticide, ossia gli obblighi vaccinali, come “non irragionevoli”. Pazzesco. E siamo ancora in attesa delle chat segrete nonché dei contratti opachi tra l’Ad di Pfizer Albert Bourla e il commissario Ue Ursula von der Leyen. La corruzione del Qatargate è nulla rispetto a quella che circola nelle stanze europee a Bruxelles…

Intanto, le èlite che hanno ordito questa farsa, complici massoneria, autorità, virostar e media, al libro paga di Big Pharma, hanno contribuito a distruggere l’economia reale, con centinaia di migliaia di piccole e medie imprese costrette a chiudere e centinaia di migliaia di lavoratori rimasti per strada. Questa cricca ha reso un deserto il paese più bello del mondo, un tempo, prima dell’Euro, quinta potenza industriale al mondo.

Dopo il sigillo posto dal Tedros, ora si attende che la Verità sugli anni più bui della storia dell’Umanità monti come uno tsunami e travolga registi, attori e comparse di questa colossale truffa compiuta con un unico copione recitato sotto un’unica regia. 

Dino Granata

Volevano volare per Londra ma col passaporto falso, arrestati

Dopo l’arresto di due stranieri del 29 aprile scorso, la Polizia di Frontiera Aerea di Lamezia Terme ha messo a segno un altro colpo nel contrasto ai reati di possesso e fabbricazione di passaporti falsi.

Gli Agenti della Polizia di Frontiera impegnati nei controlli di competenza, anche alla luce dei recenti episodi, hanno intensificato le verifiche dei passaporti dei passeggeri in partenza per i paesi extra Schengen.

Nella mattina di martedì 2 maggio sono stati tratti in arresto in flagranza di reato altri due uomini che dallo scalo aeroportuale lametino volevano imbarcarsi su un volo Ryanair diretto a Londra, dove dopo la Brexit si entra solo col passaporto, anche per fare un semplice scalo.

Gli operatori addetti ai controlli di Frontiera hanno subito nutrito dubbi sulla genuinità dei passaporti esibiti da due cittadini extracomunitari. Dalle successive verifiche è stato accertato che i due passaporti apparentemente rilasciati dalle autorità bulgare erano falsi.

Il giudice ha convalidato l’arresto delle due persone che si trovano attualmente reclusi nella casa circondariale di Catanzaro e dovranno rispondere dei reati di ricettazione e possesso di documento di identità falso valido per l’espatrio.

Trovate nel vibonese diverse armi e munizioni, due arresti

carabinieri vibo valentia

I carabinieri di Fabrizia, centro del Vibonese, con l’ausilio del reparto cacciatori Calabria, hanno rinvenuto nelle campagne del comune montano diverse armi e munizioni. Nascoste e sotterrate sono state trovate diverse pistole, tre fucili e relativo munizionamento.

In una adiacente legnaia, poi, è stata trovata una carabina del tipo “libera vendita” e una bomba carta di quelle utilizzate nel periodo natalizio. Sul posto sono intervenuti anche i militari del reparto artificieri per le verifiche del caso.

La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha disposto il fermo di due soggetti indiziati di essere coloro che avevano la disponibilità delle armi rinvenute. Entrambi i soggetti sono difesi dagli avvocati Latassa e Scarmato e nelle prossime ore compariranno davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia e l’eventuale convalida del fermo.

Corruzione nella sanità reggina: arrestati medici, sospesi sanitari e avvocati. 90 indagati

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Locri, diretta dal Dott. Giuseppe Casciaro, stanno dando esecuzione ad un provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Locri che dispone l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 11 persone.

In particolare, con il provvedimento il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di un dirigente medico in servizio presso l’ospedale di Locri, la detenzione domiciliare nei confronti di un primario, l’obbligo di firma nei confronti di tre indagati – tra cui due avvocati – e l’interdizione dall’esercizio della professione nei confronti di 5 medici e un avvocato, per 12 mesi. Sono, inoltre, in corso numerose perquisizioni personali e locali, anche presso l’ospedale di Locri.

Nell’ambito del procedimento, risultano indagati, a vario titolo, complessivamente 90 soggetti – tra i quali medici, avvocati, tecnici di laboratorio e altri pubblici ufficiali – per i reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, commessi in Locri e in altri comuni della provincia di Reggio Calabria nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2022.

Il provvedimento cautelare – spiega la Guardia di finanza – scaturisce da complesse indagini che hanno consentito di disvelare l’esistenza di un articolato sistema illecito volto al rilascio di falsi certificati medici finalizzati, tra l’altro, a giustificare la mancata partecipazione ad udienze da parte di imputati di gravi reati, ad accedere a benefici assistenziali non dovuti o ad ottenere rimborsi assicurativi non spettanti, inabilità temporanee al servizio ovvero indebiti trasferimenti per motivi di studio e lavoro.

In particolare, da quanto emerso dalle indagini svolte dai Finanzieri del Gruppo di Locri, il rilascio da parte di alcuni indagati di certificazioni sanitarie attestanti diagnosi non corrispondenti alla realtà sarebbe avvenuto dietro la pattuizione di somme di denaro o di altre utilità.

Truffa ai fondi per l’agricoltura, 7 indagati e sequestro per oltre 700mila euro

I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro su richiesta dell’European public prosecutor’s office (Eppo) di Palermo per l’ammontare complessivo di 713.377,61 euro.

Il provvedimento cautelare giunge al termine di accurate indagini condotte dai militari del gruppo di Catanzaro nell’ambito dell’operazione denominata “Easy Land”, iniziata nel 2022 nei confronti di sette cittadini italiani e delle aziende agricole a loro riferibili – operanti sul territorio del capoluogo calabrese e tutte beneficiarie di aiuti comunitari nell’ambito della Pac (Politica agricola comune) e più in particolare nell’ambito del piano di sviluppo rurale Calabria (Psr) relativo alle annualità dal 2014 al 2020.

Nel dettaglio, i contributi erogati a favore degli indagati da Arcea (Agenzia della regione Calabria per le erogazioni in agricoltura – ente che canalizza i fondi provenienti dall’unione europea) risultano riconducibili ad un programma di aiuti comunitari finalizzato a sovvenzionare le ditte individuali che operano nel campo della coltivazione e che mirano a sviluppare sul territorio regionale la conversione dell’agricoltura tradizionale in quella biologica, in un periodo di sette anni.

I numerosi accertamenti condotti dai militari del gruppo di Catanzaro, in coordinamento con il procuratore europeo di Palermo, uniti all’analisi della documentazione acquisita presso Arcea, hanno fatto emergere le condotte truffaldine degli indagati, i quali per ottenere illecitamente l’affidamento dei terreni e dei relativi contributi comunitari, hanno prodotto false certificazioni che attestavano il possesso dei requisiti richiesti dalla normativa, inducendo in errore l’ente pagatore che ha poi elargito le somme oggetto di sequestro.

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, su richiesta del procuratore delegato europeo dell’ufficio di Palermo, avvalorando le condotte illecite accertate dai finanzieri, ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo del profitto del reato di truffa aggravata in danno dell’unione europea pari in totale a 713.377,61 euro, disponendo il sequestro delle disponibilità finanziarie e dei beni riconducibili agli indagati.

Nel corso dell’esecuzione del provvedimento i finanzieri del gruppo di Catanzaro hanno bloccato e conseguentemente sequestrato i conti correnti ed i beni immobili intestati agli indagati cautelando i profitti illecitamente ottenuti.

Sequestrato a Lamezia un centro autodemolizione abusivo

Un centro per la demolizione e rottamazione di auto e tutta l’area dell’impianto, pari a 11 mila metri quadri, è stato sequestrato nel lametino perché privo delle autorizzazioni ambientali necessarie.

Secondo gli accertamenti, era stata realizzata, di fatto, una discarica a cielo aperto con gravi rischi per l’ambiente.

L’impianto è stato individuato nel corso di accertamenti compiuti dalla Guardia costiera di Vibo Valentia, dal Gruppo di Lamezia Terme della Guardia di finanza e dai militari della sezione di pg “aliquota ambiente e territorio” della Procura di Lamezia Terme, coadiuvati da tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria con il coordinamento della Procura di Lamezia Terme.

All’interno dell’area dell’impianto, i militari hanno trovato tonnellate di rifiuti pericolosi di cario genere tra i quali pneumatici fuori uso, sedili, tappezzeria, plastiche varie, trasformatori, parti di automobili, olii esausti e centinaia di veicoli in disuso abbandonati senza avere tolto il carburante.

La discarica, secondo l’accusa, sarebbe stata estesa anche al di fuori dell’area interna all’impianto estendendosi su vari terreni privati. Il tutto a ridosso di un torrente le cui acque sfociano nel Golfo di Sant’Eufemia con elevati rischi di inquinamento, anche della falda sottostante. Per questo motivo sono in corso accertamenti tecnici da parte dell’Arpacal per verificare se il deterioramento dei terreni e delle acque superficiali sia tale da rappresentare un danno ambientale.

A conclusione degli accertamenti, quindi, l’intera area è stata sequestrata insieme a due fabbricati e tutta l’attrezzatura utilizzata per la demolizione e il recupero di parti di auto e quattro persone sono state denunciate per violazioni in materia ambientale ed urbanistico-edilizia.

Il Napoli è Campione d’Italia con 5 giornate di anticipo. Grande festa in città

Pareggiando 1-1 in casa dell’Udinese il Napoli è campione d’Italia a cinque giornate dal termine. Al gol di Lovric nel primo tempo ha risposto ad inizio ripresa Victor Osimhen. Il gol del pareggio che ha significato la matematica certezza della vittoria dello scudetto e la festa dei tifosi napoletani.

Scontri si sono verificati in campo quando alcune decine di tifosi dell’Udinese sono scesi in campo dove era in corso una pacifica invasione di campo da parte dei tifosi del Napoli. Dopo qualche scaramuccia con i supporter azzurri che si sono ritirati e l’azione delle forze dell’ordine, la situazione è tornata lentamente alla normalità.

Il momento è arrivato, il Napoli è campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. Il Friuli, pur se quasi tutto addobbato d’azzurro, non è il Maradona, ma va bene lo stesso, perchè finalmente la vera festa per lo scudetto può finalmente cominciare. Il Napoli è dovuto arrivare fino a Udine per mettere il sigillo ad una stagione mirabolante, straordinaria, conquistando contro l’Udinese, e non senza fatica, il punto decisivo, a cinque giornate dal termine. La rete a inizio ripresa di Osimhen – e chi se no? – ha annullato quella nel primo tempo di Lovric e ha messo fine alla spasmodica attesa per l’inizio delle celebrazioni e dal Nord Est alla Campania, ma anche in tutta l’Italia dove c’è un cuore azzurro. Il fischio finale ha aperto il sipario su una notte indimenticabile, che sarà comunque il prologo di un programma di festeggiamenti che culminerà il 4 giugno, con l’ultima giornata di campionato. Dopo aver mancato il match point domenica scorsa contro la Salernitana, che avrebbe regalato alla squadra di Luciano Spalletti il primato assoluto di laurearsi campione con sei giornate d’anticipo, il Napoli ha rischiato anche alla Dacia Arena di dover rimandare ancora l’appuntamento con lo storico traguardo che si è costruito con una stagione eccezionale per qualità del gioco, continuità e furore agonistico, che non poteva non lasciare qualche strascico.

Per saltare l’ultimo ostacolo, Spalletti ha messo in campo la squadra migliore possibile, considerate anche le assenze di Mario Rui e Politano, con Ndombele titolare a centrocampo al posto di Zielinski ed Elmas schierato in attacco con i fuoriclasse Osimhen e Kvaratskhelia. In un copione prevedibile, con gli azzurri in costante controllo del gioco e l’Udinese molto coperta, Osimehn è stato subito tra i più attivi, ma alla prima occasione a sbloccare il risultato sono stati i bianconeri, al 13′, con Lovric lasciato libero in area di mirare e centrare la porta alla sinistra Meret. Dopo un momento di sbandamento, il Napoli si è rigettato in avanti e sè è quasi procurato un rigore con Kvara per un contrasto giudicato però regolare da Abisso e dal check al Var. Sotto la spinta della stragrande maggioranza dei 25mila tifosi, senza contare i 50mila al Maradona, gelati dalla rete di Lovric, gli azzurri hanno ancora aumentato il possesso palla, ma senza creare vere occasioni ed è stato piuttosto Lovric a mettere ancora in difficoltà Meret con un tiro da fuori area. Nella ripresa, Spalletti ha aspettato prima di modificare qualcosa, dando fiducia ai suoi e ha avuto ragione. Al 7′, in un’azione finalmente degna del miglior Napoli, i due trascinatori della squadra hanno messo insieme la rete del pareggio: un tiro di Kvaratskhelia respinto da Silvestri ha offerto l’occasione a Osimhen per la sua 22/a rete in campionato.

Il gol del nigeriano ha dissipato le nubi del dubbio, della paura, facendo esplodere la Dacia Arena, e di riflesso il Maradona, in un boato continuo durato minuti, con decine di fumogeni stati accesi e centinaia di bandiere sventolanti. La partita è continuata, ma la cronaca si è fermata lì, lasciando spazio alla storia, alla gloria per il condottiero Spalletti e la sua squadra, che si affianca a leggende come il grande Torino del 1948, proprio nel giorno del ricordo della tragedia di Superga nel 1949 e la Fiorentina 1956, e poi all’Inter 2007 e alla Juventus 2019, le sole finora a vincere lo scudetto a cinque giornate dal termine. Immediata è stata l’invasione di campo, con i calciatori e il tecnico travolti da una folla festante. Da 33 anni si aspettava questo momento, anche nel nome e nel ricordo di Diego Armando Maradona.

Fuochi d’artificio, botti, fumogeni, clacson e trombette: Napoli è in delirio – il rumore è assordante – al fischio finale della partita di Udine che ha assegnato alla squadra di Spalletti il terzo scudetto della sua storia. Lo stadio Maradona, dove cinquantamila tifosi si sono riuniti per guardare il match sui maxi-schermi è letteralmente esploso. Ma alle stesse scene di giubilo si assiste ovunque in città, il cui centro è off limits alle auto e presidiato dalle forze di polizia, a cominciare dal largo Maradona, ai Quartieri Spagnoli, tempio laico del tifo azzurro. “Una giornata storica, grazie Napoli”, dice una tifosa piangendo.

“Finalmente! Gli azzurri hanno vinto uno scudetto stra-meritato per gioco, passione e mentalità. Una squadra di giovani talenti, una società sana e un pubblico di tifosi straordinari: un mix vincente che rappresenta soltanto l’inizio di un ciclo di successi. Tutta Napoli, con gioia e responsabilità, ha sostenuto i giocatori: una squadra e una città vincenti oggi e in futuro. La visione e la programmazione a lungo termine pagano, a noi il compito di continuare a tenere sempre alto il nome di Napoli”. Così il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi subito dopo aver assistito allo stadio Maradona alla vittoria matematica dello scudetto.

Festa “fragorosa” a Napoli, feriti da botti e un morto che sembra non c’entri coi festeggiamenti

Nella notte una persona è morta a Napoli e altre 6 persone sono rimaste ferite durante i festeggiamenti. Secondo quanto apprende l’Ansa, un 26enne è morto in seguito a un colpo di arma da fuoco, ma non sarebbe legato alla festa del Napoli. Altre tre persone sono rimaste ferite da colpi d’arma da fuoco e tre dall’esplosione di petardi. Questi ultimi, tutti feriti alle mani, sono stati ricoverati al Vecchio Pellegrini.

La festa sul sito della società partenopea

“Campioni d’Italia, Campioni d’Italia, Campioni d’Italia! Il Napoli vince il terzo scudetto della sua storia. L’ultima volta accadde 33 anni fa, nel 1990. Quello era il Napoli dello splendore maradoniano, delle stimmate messianiche del D10S che adesso veglia e sorride dall’alto sulla Cattedrale a cielo aperto dedicata al suo nome. Questo è il Napoli dell’imprimatur illuminato e visionario di Aurelio De Laurentiis, di una Società virtuosa, di una dirigenza ispirata, della sopraffina strategia tattica e della dialettica sagace di Luciano Spalletti.

Il Napoli di un gruppo meraviglioso che ha portato in giro l’Enorme Bellezza di una squadra che inciderà a caratteri dorati e cubitali il proprio nome nel marmo della leggenda. Ad Udine finisce 1-1 col gol di Osimhen, l’Uomo Mascherato che diventa immagine iconica destinata alla più raffinata filatelia. E’ la tappa finale di una corsa leggendaria. Termina la partita e comincia la festa infinita che parte dal Friuli e arriva al Maradona attraversando tutto il Continente e lo Stadio virtuale di una comunità planetaria senza confine.

4 maggio 2023: la storia ha voluto ancora una data. L’urlo sale dal profondo dell’anima e tocca le corde del cuore, come una soave melodia angelica. Napoli è la Capitale della felicità. Da qui all’Eternità. Dipingiamo l’Universo di azzurro e balliamo sul Mondo. Popolo d’amore, Terra immortale di romantici sognatori e invincibili Eroi. Abbracciamoci forte. I CAMPIONI SIAMO NOI!”.
E’ questo il post che si legge sul sito del Napoli calcio.

Maltempo in Calabria, il governo decreta lo stato di emergenza

Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, ha deliberato stasera lo stato di emergenza nazionale, per la durata di dodici mesi, in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatesi in Calabria dal 26 novembre al 4 dicembre del 2022.

Esattamente nel territorio della provincia di Crotone, della fascia ionica delle province di Catanzaro e Cosenza e del Comune di San Lucido (Cosenza).

“Si tratta di un provvedimento, adottato su richiesta del presidente della Regione Calabria – ha dichiarato Musumeci – per fare fronte agli effetti di diffusi allagamenti, esondazioni e frane, danneggiamenti alle infrastrutture e alle difese arginali, agli impianti fognari, alle abitazioni private e alle attività commerciali”.

“Il governo – ha aggiunto il ministro – ha stanziato un primo finanziamento di 3.250.000 euro con cui si farà fronte a interventi di assistenza alla popolazione, ripristino dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, nonché di riduzione del rischio residuo. All’esecuzione degli interventi provvederà il Dipartimento della Protezione civile a mezzo di ordinanze “.

Attentato al Cremlino, Peskov: “Kiev è autore dell’attacco ma mandante è Washington”

“Ci sono gli Stati Uniti sono dietro l’attacco ucraino alla residenza del presidente russo Vladimir Putin al Cremlino”. Lo ha detto il portavoce del capo dello Stato della Federazione russa, Dmitry Peskov, citato da Ria Novosti.

“I tentativi di negarlo sia a Kiev che a Washington sono, ovviamente, assolutamente ridicoli. Sappiamo benissimo che le decisioni su tali azioni e tali attacchi terroristici non vengono prese a Kiev, ma a Washington. E Kiev sta già facendo quello che (gli americani) dicono di fare”, ha sottolineato.

Peskov ha aggiunto che “Mosca sa che spesso gli obiettivi stessi non sono determinati da Kiev, ma da Washington. Successivamente, gli Stati Uniti indicano all’esercito ucraino un oggetto per l’attacco, chiedendo che le forze armate ucraine completino il compito. Allo stesso tempo, ha detto il portavoce, il voto decisivo spetta agli Stati Uniti nella scelta dei mezzi per gli attacchi”.

Secondo Peskov, i servizi segreti russi hanno ricevuto informazioni sulla partecipazione degli Stati Uniti all’attacco al Cremlino, ma non sono state ancora divulgate. Washington dovrebbe capire chiaramente che Mosca ne è consapevole, ha sottolineato. “E hanno capito quanto sia pericolosa una tale partecipazione diretta al conflitto”, ha aggiunto il portavoce presidenziale.

Parlando delle possibili risposte, Peskov non è entrato nei dettagli, osservando che potrebbero essere “molto diverse”. “Possiamo solo parlare di passi ponderati ed equilibrati che siano in linea con gli interessi della Russia”, ha aggiunto.

Il portavoce del Cremlino ha parlato anche della reazione di Putin all’attacco. “Il Presidente sempre in situazioni così difficili, estreme, mantiene la calma, la compostezza, la lucidità nelle valutazioni, nei comandi che impartisce, quindi non è successo niente di nuovo al riguardo”, ha precisato.

“Ora il Cremlino ha un normale ambiente di lavoro”, ha proseguito il portavoce. Commentando la versione secondo cui i droni non sono stati lanciati in Ucraina, ma in uno dei distretti della capitale, Peskov ha espresso la speranza che “un’indagine approfondita e tempestiva condotta dai servizi speciali stabilisca la verità”.

Parlando del possibile impatto dello sciopero al Cremlino sulla celebrazione del ‘Giorno della Vittoria’ il 9 maggio, il rappresentante presidenziale ha osservato che non ci sarebbero stati cambiamenti. Peskov ha spiegato che è in preparazione una “parata regolare” e parlerà il Presidente. Ma dopo l’attacco, le misure di sicurezza del Cremlino saranno rafforzate, ha aggiunto il portavoce.

“Certo, tutto sarà rafforzato. E quindi tutto è già rafforzato nel contesto dei preparativi per la parata, e in generale la residenza presidenziale è sorvegliata. per un’analisi approfondita dei nostri specialisti, faranno il loro lavoro”, ha detto Peskov.

Putin non rilascerà un discorso speciale sull’attacco né terrà una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza, ha aggiunto il funzionario dell’amministrazione russa.

Il portavoce di Putin ha anche spiegato perché le informazioni sull’attacco al Cremlino sono state rilasciate separatamente il giorno prima e non durante un briefing quotidiano con i giornalisti.

“Ieri, in questo momento, mentre stavamo parlando, si è svolta una valutazione operativa da parte dei servizi speciali e così via, quindi abbiamo deciso di inviare un messaggio separato”, ha detto Peskov.

Mercoledì l’amministrazione presidenziale ha riferito che l’Ucraina ha tentato di colpire con due droni la residenza del Cremlino di Vladimir Putin . I servizi militari e speciali sono riusciti a disabilitarli con l’aiuto di sistemi di guerra radar. Durante il tentativo di attacco, il capo dello stato non è rimasto ferito, il suo programma di lavoro non è cambiato.
Il Cremlino ha considerato l’attacco alla residenza presidenziale come un attacco terroristico e un attentato alla sua vita. Hanno sottolineato che Mosca si riserva il diritto di adottare misure di ritorsione, dove e quando lo ritiene opportuno.

Sanità, Palazzo Chigi proroga di 6 mesi il Decreto Calabria

Palazzo Chigi

“Si estende di ulteriori 6 mesi, fino all’11 novembre del 2023, il periodo massimo per l’applicabilità delle misure a sostegno del Servizio sanitario della regione Calabria.

I Commissari straordinari degli enti del Servizio sanitario regionale decadono, se non confermati, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge”.

Lo prevede il Decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri, come spiega il comunicato di Palazzo Chigi.

Tribunale Federale sanziona ancora la Reggina con -4 punti

Il Tribunale Federale Nazionale, presieduto da Roberto Proietti, ha sanzionato la Reggina 1914 (Serie B) con 4 punti di penalizzazione in classifica da scontare nella corrente stagione sportiva, disponendo anche l’inibizione di 3 mesi per l’amministratore delegato e legale rappresentante pro tempore del club Paolo Castaldi.

La società, già sanzionata dal TFN con 3 punti di penalizzazione il 17 aprile scorso, era stata deferita per responsabilità propria e responsabilità diretta per una serie di violazioni in materia gestionale ed economica.

Crollo viadotto, governatore Occhiuto: “Queste cose non devono più succedere”

Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto durante il sopralluogo nei pressi del viadotto crollato

“Queste cose non devono più succedere, ma bisogna impegnarsi nel vigilare maggiormente affinché non si ripetano. Sull’ambiente ho investito molto tempo e molte risorse in questo anno e mezzo di governo. Certo, ho coscienza di governare una Regione difficile, complicata, ma non risparmio energie, nonostante non passi giorno in cui si non si verifichi un’emergenza”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, parlando con i giornalisti nel corso del sopralluogo effettuato nell’area nella quale ieri è crollato il viadotto “Ortiano 2”.

“Ho chiesto agli uffici regionali, i quali però non hanno avuto un ruolo nella realizzazione di questa strada – ha aggiunto Occhiuto – di fare degli accertamenti. Ho sentito ieri l’amministratore delegato di Anas, Aldo Isi, e anche loro faranno degli accertamenti. Ma mentre si fa tutto questo dobbiamo pretendere dal governo nazionale che risarcisca anche questa parte della Calabria che è stata condannata all’isolamento per tanti anni e che ha dovuto registrare soltanto promesse. Questo è l’emblema di come sia complicato e difficile realizzare le opere pubbliche in Italia, e di come sia ancora più complicato farle in Calabria”.

“Sono anni ormai – ha sostenuto il governatore calabrese – che i cittadini di Longobucco aspettano un strada che possa congiungere il loro paese al mare, ma hanno ascoltato soltanto promesse e registrato soltanto disastri. La soluzione non è quella di non fare la strada, ma quella di pretendere che i lavori vengano fatti bene. È una buona cosa che la strada, realizzata dalla Comunità montana, sia ora nella gestione di Anas. Per questo credo che sia doveroso chiedere alla società di verificare la qualità dei lavori sui lotti già realizzati e di accertare, come farà anche la Procura, se ci siano state responsabilità. La risposta ad un disastro non può essere quella di accettare l’isolamento. La risposta deve essere quella di fare le opere pubbliche evitando che avvengano i disastri. Per fortuna ieri il tratto di strada era chiuso, altrimenti oggi commenteremmo una tragedia”.

Da Occhiuto riunione d’urgenza: “Incredibile che crolli un ponte costruito solo 9 anni fa. Poteva essere una tragedia”

“Ho appena concluso una riunione che ho convocato d’urgenza subito dopo avere visto queste immagini incredibili”. Lo afferma il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, in un video pubblicato ieri a tarda sera su Facebook dopo aver visionato un filmato del crollo del viadotto “Ortiano 2”, sulla SS 177 Sila-Mare, nel tratto che collega Longobucco alla costa jonica.

“Si tratta di un ponte – aggiunge Occhiuto – costruito soltanto nove anni fa dai Comuni del posto, i Comuni della Comunità montana Destra Crati – Sila Greca, che crolla in questo modo. Sono immagini che ricordano il ponte di Genova, il ponte Morandi, che ha mietuto tantissime vittime. E apete perché non ci sono state vittime? Perché Anas, in modo previdente, ha chiuso questo tratto di strada, e quindi ha impedito che passassero mezzi di cantiere ed automobili. Altrimenti oggi commenteremmo una tragedia. Ho chiamato l’amministratore delegato di Anas perché mi sono compiaciuto per questa scelta”.

“Domani – dice ancora il Governatore della Calabria – andrò sul posto. E soprattutto pretenderò che tutte le responsabilità, se responsabilità ci sono, vengano accertate. Perché nel 2023 un ponte costruito soltanto nove anni prima non può cadere in questo modo”.

Carabinieri Tpc restituiscono a Museo reperti archeologici di epoca greca

C’erano anche due antichi ‘biberon’ del IV-III secolo a.C. tra i reperti archeologici restituiti dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale alla direzione museale della Calabria.

Si tratta di oggetti provenienti da traffici illegali che i militari del Nucleo Tpc di Cosenza hanno recuperato nell’ambito dell’indagine denominata Achei coordinata dalla Procura di Crotone e che nel novembre 2019 ha portato all’arresto di 23 persone e al sequestro di centinaia di reperti. Successivamente i carabinieri hanno poi trovato altri importanti e preziosi manufatti che sono stati restituiti nel corso di una cerimonia svoltasi al Museo di Pitagora.

Il patrimonio artistico e culturale era stato sottratto dai tombaroli coinvolti nell’indagine e venduto illegalmente anche all’estero. Alcuni dei reperti, tra cui uno specchio di fattura magno greca, un vaso ed una olla di origine etrusca sono stati individuati in una casa d’asta di Londra.

I reperti più antichi, databili tra il VI ed il III secolo a.C. sono quelli che provengono dal tempio di Apollo Aleo a Cirò Marina, dai siti archeologici di Castiglione di Paludi e di località Cerasello nel comune di Pietrapaola nel cosentino. Tra i reperti uno specchio in bronzo del V sec. a.C., un grande leikitos attica a figure nere del 500 a.C., 52 esemplari di monete in oro, rame, bronzo, argento dell’età tra V e III sec. a.C., una serie di brocche di età romana, un orinochoe modellato con corpo femminile di epoca magno greca.

“Quello che vediamo qui – ha detto il procuratore della Repubblica di Crotone – è il frutto del lavoro certosino di chi è specializzato in queste indagini. Quello che abbiamo fermato non è un semplice furto: è un furto della nostra storia perché questi reperti ci dicono cosa siamo stati e cosa dovremmo essere producendo cultura e bellezza. Prendiamo coscienza che i crotonesi producevano queste opere, che noi siamo questa bellezza”. Il vice comandante del comando carabinieri Tutela patrimonio culturale di Roma, colonnello Mario Mettifogo ha sottolineato che “La restituzione di questi reperti dona alle comunità da dove provengono la giusta importanza per la bellezza che la storia di questo territorio ha offerto”.

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