11 Ottobre 2024

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Media: “Il giornalista del WSJ Gershkovich tornerà negli Usa”. Scambio di prigionieri

La televisione Fox News ha dichiarato che il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich, ritenuto colpevole di spionaggio in Russia e condannato a 16 anni di prigione, tornerà negli Stati Uniti giovedì come parte di uno scambio di prigionieri. La notizia è ripresa dalla Tass.

Un conduttore di Fox News ha detto che le informazioni provengono dal Wall Street Journal. Non ha fornito ulteriori dettagli, ma ha detto che il canale televisivo sta lavorando per scoprire di più sul potenziale scambio.

Un reporter della Tass ha verificato che l’US Federal Bureau of Prisons ha rimosso i dati sui cittadini russi Alexander Vinnik, Vladislav Klyushin, Vadim Konoschenko e Maxim Marchenko dal suo database elettronico, che normalmente contiene i loro spostamenti. Una ricerca di questi nomi nel database ora non restituisce alcun risultato.

L’ambasciata russa a Washington si è astenuta da qualsiasi commento sulla possibilità di uno scambio di prigionieri.

La Russia condanna l’assassinio di Haniyeh: “Tentativo di trascinare Iran nel conflitto”

La Russia vede l’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran come un tentativo di trascinare l’Iran nello scontro che ha attanagliato la regione, ha affermato mercoledì il diplomatico russo all’ONU Dmitry Polyansky.

“La Russia condanna fermamente l’assassinio di Ismail Haniyeh, capo politico del movimento palestinese Hamas, in un attacco missilistico alla sua residenza a Teheran durante la notte del 31 luglio. Questo attacco provocatorio è stato effettuato mentre il leader di Hamas si trovava in Iran su invito ufficiale per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente eletto della Repubblica islamica dell’Iran, Masoud Pezeshkian. Coloro che stanno dietro a questo assassinio politico hanno dovuto rendersi conto di quanto pericolose sarebbero potute essere le conseguenze per l’intera regione”, ha affermato il diplomatico in una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. “Tali tentativi di trascinare l’Iran nello scontro regionale destabilizzano l’atmosfera già altamente carica nella regione”.

“La pratica sbagliata delle eliminazioni mirate di importanti personaggi politici e militari sta portando il Medio Oriente sull’orlo di una guerra che interesserà tutta la regione”, ha continuato Polyansky.

Politico ucraino: “Falchi di Kiev pianificano eliminazione di Putin”. Peskov: “E’ protetto”

Le iniziative di pace del presidente russo Vladimir Putin “hanno inferto un duro colpo ai falchi ucraini”, perciò “Kiev sta elaborando piani per eliminare il leader russo”. Lo ha detto alla Tass il politico ucraino Viktor Medvedchuk.

L’esponente politico era il leader del partito di opposizione “Piattaforma per la Vita”, vietato in Ucraina, e ora guida il movimento “Altra Ucraina”.

“Di questi tempi, i falchi della guerra cercano di intimidire, calunniare ed eliminare fisicamente qualsiasi politico di pace. Le iniziative di pace di Vladimir Putin hanno inferto un duro colpo al partito della guerra, quindi stanno coltivando piani per eliminarlo”, ha detto Medvedchuk.

Ha affermato che il capo dell’intelligence militare ucraina Kirill Budanov (inserito nella lista russa dei terroristi ed estremisti – TASS) ha menzionato questo, ribadendo che l’Ucraina di Vladimir Zelensky è un “paese terrorista e pertanto soggetto a liquidazione”.

Ha affermato che il “regime criminale” di Zelensky, anche se al suo comando c’è un’altra persona, rappresenta un pericolo per la politica di pace.

“Di recente ho inviato una lettera al candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump, in cui ho espresso la mia opinione che, in caso di sua morte, Zelensky sarebbe il principale beneficiario”, ha affermato Medvedchuk. Il politico ucraino ha anche affermato che la politica del terrore prevale ormai nella politica mondiale.

“È possibile liberarsi dei metodi terroristici solo costruendo un nuovo sistema di sicurezza nelle relazioni internazionali. Il mondo ha bisogno di distensione, ma può essere raggiunta solo da quei politici che escludono il terrorismo come ideologia di stato”, ha affermato.

In precedenza, Budanov aveva detto che c’erano stati tentativi di assassinare il leader russo. In risposta, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto al notiziario “Shot” che Putin ha una sicurezza adeguata.

Omicidio leader Hamas Haniyeh, Iran: “Gli USA complici di Israele. Sarà vendetta”

Il Ministero degli Esteri iraniano ha condannato fermamente l’assassinio del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, etichettando gli Stati Uniti come “complici del regime israeliano” nel commettere questo “atto atroce di terrorismo”.

In una dichiarazione ufficiale di mercoledì, citata dall’agenzia Irna, il ministero ha sottolineato il “ruolo” del governo degli Stati Uniti, in quanto “sostenitore di Israele nell’occupazione e nel genocidio dei palestinesi, nell’assassinio del leader di Hamas”.

Haniyeh è stato ucciso mercoledì mattina, circa alle 2, a Teheran, il giorno dopo aver partecipato all’insediamento del neoeletto presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

L’assassinio di Haniyeh “è una testimonianza della natura terroristica del regime israeliano e mette in luce il comportamento aggressivo e illegale della mafia criminale che governa i territori palestinesi occupati”, si legge nella dichiarazione.

Il ministero ha inoltre osservato che l’attacco mirato contro il leader di Hamas sul suolo iraniano costituisce “una palese violazione del diritto internazionale e una grave minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e globale”.

Pur condannando fermamente l’assassinio, il ministero ha affermato che “la Repubblica islamica afferma il suo diritto intrinseco a rispondere in modo appropriato a tali violazioni della sua sovranità e integrità territoriale”.

La Repubblica islamica invita i paesi e le organizzazioni internazionali “a ritenere Israele responsabile delle sue azioni e a sostenere il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e la sua legittima resistenza contro l’occupazione”, conclude la dichiarazione.

Ali Khamenei considera un “dovere vendicare” l’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh. “Attaccare Israele”

Anche la guida suprema della rivoluzione islamica, l’ayatollah Seyyed Ali Khamenei, ha affermato che la Repubblica islamica dell’Iran “considera un dovere vendicare l’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh sul suo territorio”.

L’ayatollah Khamenei ha diffuso mercoledì un messaggio per esprimere le sue condoglianze per il “martirio di Haniyeh”, avvenuto in un attacco alla sua residenza nella capitale iraniana Teheran nelle prime ore di mercoledì 31 Luglio 2024.

“Il regime sionista criminale e terrorista ha martirizzato il nostro amato ospite all’interno della nostra casa e ci ha lasciato addolorati, ma ha anche spianato la strada all’imposizione di una dura punizione nei suoi confronti”, ha affermato la Guida Suprema nel suo messaggio.

Il capo di Hamas Ismail Haniyeh con Sayyed Ali Khamenei, leader della Rivoluzione islamica e della Repubblica dell’Iran (foto dell’incontro tra i due il 30 luglio 2024, alcune ore prima che Haniyeh venisse ucciso)

L’ayatollah Khamenei ha affermato che Haniyeh “non ha mai avuto paura del martirio, poiché ha sacrificato membri della sua famiglia e persone care per la Resistenza palestinese”.

Khamenei ha espresso le sue condoglianze alla fiera Nazione della Palestina e alla famiglia di Haniyeh per la morte del leader della resistenza e del suo compagno nell’attacco di Teheran. Ha infine parlato di “attacco di ritorsione diretta” contro lo stato ebraico.

L’ala militare di Hamas promette una risposta dura all’assassinio di Haniyeh

Le Brigate Al-Qassam di Hamas hanno espresso il loro cordoglio per l’assassinio di Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico del movimento di resistenza palestinese, e hanno “promesso” una “forte risposta all’atto criminale israeliano”. Lo riferisce l’agenzia di stampa Irna.

“Haniyeh ha servito molto la causa palestinese e ha svolto un ruolo importante nel rafforzare la resistenza e nell’unire i palestinesi”, si legge nella dichiarazione, aggiungendo che “ha compiuto sforzi per riportare l’attenzione sulla questione di al-Quds”.

Secondo la dichiarazione, “un’operazione criminale del genere, condotta contro il leader di Hamas nel cuore della capitale iraniana, è stata un incidente pericoloso che causerà gravi conseguenze all’intera regione”.

I leader delle brigate hanno aggiunto che “il nemico ha commesso un errore nell’estendere la guerra e gli assassinii, ignorando i territori dei paesi della regione”. “La sete di potere ha accecato il criminale Netanyahu, accelerando al contempo il processo di crollo del regime sionista di Israele. Ora è giunto il momento di porre fine alle prepotenze sioniste”.

Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico del movimento di resistenza palestinese Hamas, e una delle sue guardie del corpo sono stati assassinati nella loro residenza nella capitale iraniana nelle prime ore di mercoledì. Il leader di Hamas viveva da qualche tempo a Doha, in Qatar.

Proteste in tutto il Medio Oriente e non solo. La condanna di  Guterres

Demonstrators carry pictures of Hamas leader Ismail Haniyeh, who was killed in Iran, during a protest to condemn his killing, in Tunis, Tunisia July 31, 2024. REUTERS/Jihed Abidellaoui

Intanto migliaia di persone in Medio Oriente e non solo scendono per le strade per protestare contro la barbara uccisione di Haniyeh, leader riconosciuto di Hamas. Sono scoppiate proteste nella Cisgiordania occupata, in Tunisia e in Turchia per condannare l’uccisione del capo palestinese. Gli Houthi dello Yemen hanno affermato che Israele dovrebbe aspettarsi un’“ondata di rappresaglie” dopo l’assassinio di Haniyeh.

Proteste di massa hanno avuto luogo davanti all’ambasciata israeliana nella capitale giordana Amman dopo l’assassinio del capo politico di Hamas. Un corrispondente di RT ad Amman riferisce che i manifestanti cantano: “L’America è la madre del terrorismo”.

Diversi paesi, tra cui Germania e Stati Uniti, riporta Al Jazeera, hanno invitato i propri cittadini a lasciare il Libano o a non visitarlo affatto in questo momento.

Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha denunciato gli attacchi a Beirut e Teheran come una “pericolosa escalation”.

Ucciso a Teheran il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh. Raid israeliano

Il leader di Hamas Ismail Haniyeh

Il leader di Hamas e membro dell’ufficio politico palestinese Ismail Haniyeh è stato ucciso nella capitale iraniana Teheran. L’omicidio è stato confermato da una dichiarazione ufficiale di Hamas citata dall’agenzia di stampa palestinese Wafa.

L’assassinio di Haniyeh, riferiscono i media arabi, è avvenuto nella notte in un raid israeliano che ha preso di mira il suo luogo di soggiorno a Teheran, un missile teleguidato o un drone. Il leader di Hamas è stato colpito nel sonno, dopo che il giorno prima aveva partecipato all’insediamento del presidente eletto iraniano, Masoud Pezeshkian, secondo una dichiarazione pubblicata sul canale Telegram ufficiale di Hamas.

La televisione Al Hadath ha riferito che Haniyeh si trovava nella sua camera da letto quando l’appartamento è stato colpito dal missile. Il razzo che ha ucciso il capo politico di Hamas è stato lanciato da un paese straniero, ha affermato il media “Al Mayadeen” citando una fonte iraniana, a sua volta ripresa da agenzie arabe. Con lui è morta una delle sue guardie del corpo.

Haniyeh alloggiava in una residenza per veterani di guerra, secondo l’agenzia di stampa iraniana Fars. L’attacco ha colpito l’edificio intorno alle 2 di mattina, ora locale, di mercoledì 31 Luglio 2024. L’attacco è attribuito a Israele; l’intelligence israeliana, il Mossad, avrebbe sfruttato falle nella sicurezza e ricevuto informazioni riservatissime da persone al momento ignote.

Lutto nazionale in Palestina
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas, nel condannare l’attacco, ha dichiarato una giornata di lutto nazionale per protestare contro l’assassinio del presidente dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh.

Il presidente Abbas ha ordinato che le bandiere siano esposte a mezz’asta nelle istituzioni ufficiali palestinesi nei governatorati della Cisgiordania. Questa mattina il Presidente ha invitato “il popolo palestinese a unirsi, a essere paziente e fermo di fronte all’occupazione israeliana”.

La reazione di Hamas: “L’assassinio non rimarrà senza risposta”
Il vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas, Mousa Abu Marzook, ha avvertito che l’assassinio di Haniyeh non rimarrà senza risposta. Sami Abu Zuhri, portavoce di spicco di Hamas, ha descritto l’uccisione del capo politico di Hamas come un’escalation che non aiuterà Israele a raggiungere i suoi obiettivi nella lotta contro il movimento.

Intanto, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno rifiutato di commentare le notizie sulla morte del capo di Hamas. L’omicidio è avvenuto dopo il rientro a Tel Aviv di Benyamin Netanyahu dagli Stati Uniti. Il primo ministro israeliano aveva annunciato “ritorsioni” dopo una strage di ragazzi in un campo di calcio in area israeliana da parte del movimento libanese Hezbollah.

Il canale televisivo Al Hadath ha riferito che Haniyeh è stato ucciso in un attacco missilistico diretto. Il quotidiano “Al Mayadeen” ha affermato, citando una fonte, che il missile era stato lanciato “da un altro paese, non “dal territorio dell’Iran”.

Ira dell’Iran, Khamenei: “La morte di Haniyeh sarà punita severamente”

“L’occupazione israeliana ha attirato su di sé la punizione più severa”, ha affermato il leader della Rivoluzione islamica e della Repubblica dell’Iran, Sayyed Ali Khamenei (citato da “Al Mayadeen”), in seguito all’attacco israeliano che ha preso di mira la capitale iraniana Teheran e all’assassinio del capo dell’ufficio politico di Hamas, il martire Ismail Haniyeh.

Sayyed Khamenei ha sottolineato che “la punizione per il sangue di Haniyeh è un dovere dell’Iran, perché è stato martirizzato sul nostro suolo”, aggiungendo che l’assassinio di Haniyeh, che era ospite in Iran, “ha anche posto le basi per una dura punizione del nemico nei suoi confronti”.

Il capo di Hamas Ismail Haniyeh con Sayyed Ali Khamenei, leader della Rivoluzione islamica e della Repubblica dell’Iran (foto dell’incontro tra i due il 30 luglio 2024, alcune ore prima che Haniyeh venisse ucciso)

Parlando del leader di Hamas, Khamenei ha affermato che “Haniyeh ha dedicato la sua vita alla lotta per la liberazione, era pronto per il martirio e ha sacrificato i suoi figli su questa strada, sottolineando che ‘il grande Fronte di Resistenza è in lutto'”. Di conseguenza, l’Iran ha annunciato un periodo di lutto nazionale.

La Cina condanna fermamente l’assassinio del capo dell’Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese citato dai media.

Il vice ministro degli Esteri russo Bogdanov in merito all’assassinio del capo dell’Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran: “Si tratta di un assassinio politico assolutamente inaccettabile che porterà a un’ulteriore escalation delle tensioni”.

Il Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano ha convoca una riunione di emergenza dopo l’assassinio di Ismail Haniyeh. Il New York Times, che cita funzionari iraniani, afferma che il Consiglio supremo si è riunito presso il quartier generale del leader supremo Ali Khamenei alla presenza del comandante della forza Quds della guardia rivoluzionaria in seguito all’assassinio del capo dell’ufficio politico del movimento Hamas.

La Casa Bianca ha dichiarato di essere a conoscenza di resoconti secondo cui Haniyeh sarebbe stato assassinato in Iran, ha riferito la Cnn. Il portavoce della Casa Bianca ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli.

Gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con l’assassinio di Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico del movimento palestinese Hamas, ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken al notiziario indonesiano Cna.

Secondo Blinken, gli Stati Uniti “non erano a conoscenza o coinvolti” nell’assassinio di Haniyeh. “È molto difficile fare ipotesi, e ho imparato nel corso degli anni a non fare mai ipotesi sull’impatto che un evento potrebbe avere su qualcos’altro”, ha detto quando gli è stato chiesto se l’assassinio del leader di Hamas avrebbe fatto aumentare le tensioni nella regione.

“È di vitale importanza aiutare a porre fine alle sofferenze dei palestinesi a Gaza. È di vitale importanza riportare a casa gli ostaggi, tra cui un certo numero di americani”. Così come assume importanza “sperare di mettere le cose su un percorso migliore per una pace più duratura e una sicurezza più duratura, in modo che tale attenzione resti”, ha affermato il diplomatico Usa, valutando l’importanza di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

“L’uccisione di Haniyeh non impedirà ai combattenti della resistenza di combattere l’esercito israeliano nella Striscia di Gaza”, ha affermato il movimento radicale palestinese Jihad islamica.

Il movimento palestinese Fatah ha definito l’uccisione di Haniyeh “un crimine orribile e un atto veramente codardo”, invitando i palestinesi a preservare l’unità politica e geografica tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania del fiume Giordano.

Il Ministero degli Esteri turco ha condannato l’assassinio del capo politico di Hamas e ha espresso le sue condoglianze al popolo palestinese.

La resistenza palestinese ha il diritto di punire i responsabili dell’omicidio di Haniyeh, ha affermato il vicepresidente del governo iraniano uscente, Amir-Hossein Ghazizadeh Hashemi.

Chi era Haniyeh
Ismail Haniyeh sarebbe nato nel campo profughi di al-Shati a Gaza nel 1962 (non si conosce la data esatta). Nel 1987 si è laureato alla facoltà di letteratura araba dell’Università islamica di Gaza.

Nel marzo 2004, Haniyeh divenne uno dei leader di Hamas, guidando le attività del movimento nella Striscia di Gaza. Nel febbraio 2006 è diventato primo ministro dello Stato dell’Autorità nazionale palestinese, guidando il governo monopartitico di Hamas fino al febbraio 2017.

Nel giugno 2007, Abbas ha rimosso il governo guidato da Haniyeh dall’incarico dopo che i combattenti di Hamas avevano preso il controllo della Striscia di Gaza. Tuttavia, Haniyeh ha respinto il decreto come illegittimo. Il governo, composto esclusivamente da membri di Hamas, è rimasto in carica nella Striscia di Gaza fino al 2014.

Nella primavera del 2014, Haniyeh si dimise, aprendo la strada alla formazione di un governo di unità nazionale composto da membri di Fatah e Hamas (il governo di unità non decollò mai e fu successivamente sciolto).

Nel 2014-2017 è stato il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, prima di essere sostituito da Yahya Sinwar. Haniyeh era a capo dell’Ufficio politico di Hamas dal 2017.

Ambasciatore iraniano a Mosca: “Uccisi i familiari di Haniyeh a Gaza”

Nel frattempo, Israele avrebbe ucciso 12 familiari del capo dell’ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh, tra cui i suoi figli e nipoti, nella Striscia di Gaza. Lo ha affermato l’ambasciatore iraniano in Russia Kazem Jalali citato dalla Tass.

“I sionisti, durante un recente attacco, hanno deliberatamente eliminato a Gaza oltre 12 persone della famiglia del signor Haniyeh, compresi i suoi figli e nipoti minorenni. Siamo certi che le azioni terroristiche non avranno alcun impatto sulla determinazione del popolo palestinese a liberare le proprie terre occupate”, ha affermato il diplomatico iraniano.

Kazem Jalali ha sottolineato che “il regime israeliano, durante i nove mesi della sua aggressione a Gaza, ha fallito e, avendo eliminato oltre 40.000 palestinesi innocenti, tra cui donne e bambini, non è riuscito a schiacciare la volontà e la resistenza del popolo di Gaza”. “Ora questo regime ha iniziato a terrorizzare ed eliminare i leader palestinesi”, ha concluso l’ambasciatore.

Media: Ucciso in Libano anche leader di Hezbollah Fuad Shukr

Secondo alcuni media, tra cui il tedesco “Frankfurter Allgemeine” citato su Telegram, l’uccisione del leader di Hamas è avvenuta poche ore dopo un attacco alla capitale libanese, Beirut, da parte di Israele. “Allo stesso tempo, secondo l’esercito israeliano, è stato ucciso Fuad Shukr, un alto comandante del movimento sciita Hezbollah, che ha collaborato con Hamas nella Striscia di Gaza”. L’uccisione di Fuad Shukr non sarebbe stata ancora confermata.

Continuano i bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza, ancora vittime e feriti

Otto civili sono rimasti uccisi oggi in un bombardamento israeliano della città di Az-Zawayda, nella Striscia di Gaza centrale. Il corrispondente dell’agenzia Wafa ha dichiarato che un drone israeliano ha preso di mira un gruppo di civili nei pressi della compagnia elettrica nella zona di Az-Zawayda, uccidendo otto persone.

“Dall’inizio dell’aggressione dell’occupazione sulla Striscia di Gaza via terra, mare e aria, il 7 ottobre 2023, circa 39.445 civili, per lo più bambini e donne, sono stati uccisi e altri 91.073 sono rimasti feriti”.

Migliaia di vittime sono ancora sepolte sotto le macerie e sparse sulle strade, mentre le ambulanze e le squadre della protezione civile incontrano enormi difficoltà nel raggiungerle, viene spiegato dai media arabi.

I dati sulle vittime a Gaza sono incompleti a causa dell’intensa aggressione israeliana in corso, della ripetuta e completa interruzione dei servizi di comunicazione e Internet, della mancanza di carburante e delle infrastrutture devastate, che rendono difficile documentare le cifre.

Uccisi reporter di Al Jazeera

Un attacco aereo israeliano sulla città di Gaza mercoledì sera ha ucciso anche il corrispondente di Al Jazeera Ismail Al-Goul e il fotoreporter Rami Al-Riffy, riporta Wafa.

Al-Ghoul e Al-Riffi stavano seguendo le notizie dalle macerie della casa del defunto leader di Hamas Ismail Haniyeh nel campo profughi di Shati, a ovest di Gaza, poco prima che il loro veicolo venisse colpito da un attacco aereo israeliano, che decapitò la testa di Al-Ghoul.

In un raid israeliano in Libano ucciso il leader di Hezbollah Fuad Shukr

Il gruppo libanese Hezbollah ha confermato in una nota che il suo comandante Fuad Shukr è stato ucciso in un attacco israeliano nel sud di Beirut. Lo riporta l’emittente araba Al Jazeera.

L’esercito israeliano ha dichiarato di aver effettuato un “attacco di precisione” martedì a Beirut, uccidendo Shukr. Hezbollah aveva precedentemente affermato che Shukr era sopravvissuto. Non vi erano conferme sull’assassinio.

Il Ministero della Salute libanese ha affermato che tre persone, tra cui due bambini, sono state uccise e 74 ferite nell’attacco che l’esercito israeliano ha descritto come “un’operazione chirurgica mirata” contro Shukr, noto anche come Mohsen Shukr e al-Hajj Mohsen.

Secondo l’agenzia di stampa libanese National News Agency, un raid aereo israeliano ha preso di mira la zona attorno al Consiglio della Shura di Hezbollah, suo principale organo decisionale, nel quartiere Haret Hreik della capitale del Libano.

L’esercito israeliano, citato dai media, ha affermato “di aver condotto l’attacco contro il comandante responsabile dell’omicidio dei bambini a Majdal Shams e dell’uccisione di numerosi altri civili israeliani”. Beirut, secondo i media arabi, si stava preparando a un potenziale attacco israeliano da quando, sabato, 12 persone, tra cui bambini, sono state uccise in un attacco missilistico su Majdal Shams, sulle alture del Golan occupate da Israele.

Dopo gli attacchi di Majdal Shams, anche il primo ministro Benjamin Netanyahu domenica, di ritorno dagli Usa, ha visitato la città e ha promesso una “risposta severa”.

Israele e gli Stati Uniti hanno incolpato il gruppo armato libanese. Ma una fonte di alto rango di Hezbollah ha riferito ad Al Jazeera che il gruppo armato “avrebbe risposto a qualsiasi aggressione israeliana in Libano”, inclusa un’invasione di terra.

In un servizio dal quartiere di Haret Hreik, Al Jazeera ha dichiarato che fonti vicine a Hezbollah hanno identificato l’obiettivo come Muhsin Shukr e hanno riferito all’emittente che è sopravvissuto al tentativo di assassinio.

L’attacco di martedì è stato il primo in Libano da gennaio, quando un raid aereo ha ucciso il massimo funzionario di Hamas Saleh al-Arouri. Quell’attacco è stata la prima volta che Israele ha colpito Beirut dalla guerra di 34 giorni tra Israele ed Hezbollah nell’estate del 2006.

L’assassinio di Fuad Shukr, dopo le conferme, è quindi avvenuto il giorno prima che venisse consumato – sempre per mano di Israele – l’omicidio del leader di Hamas Ismail Haniyeh, ucciso in un raid a Teheran, in Iran, dove il capo politico del movimento palestinese si trovava per l’insediamento del presidente iraniano eletto Masoud Pezeshkian.

Un missile israeliano ha colpito mercoledì notte l’appartamento nella capitale iraniana dove era ospite Ismail Haniyeh e la sua guardia del corpo.

Proteste e indignazione in larga parte del mondo, eccetto Ue, GB e Stati Uniti. Si teme ora una escalation su larga scala, che partendo dal Medio Oriente potrebbe facilmente allargarsi in occidente, anche con attentati terroristici di gruppi organizzati oppure con azioni autonome. La tensione è altissima.

Indagato il procuratore Pignatone: “Insabbiò una inchiesta di mafia”

L’ex procuratore di Palermo, Reggio Calabria, Roma e attualmente giudice in Vaticano, Giuseppe Pignatone è indagato per favoreggiamento alla mafia dalla procura di Caltanissetta nell’ambito dell’indagine sul presunto insabbiamento dell’inchiesta mafia-appalti a cui lavorava nel 1992 il giudice Paolo Borsellino.

In particolare i magistrati coordinati dal procuratore nisseno Salvatore De Luca, hanno convocato, per oggi, Pignatone in Procura per sentirlo sul filone dei presunti rapporti fra i mafiosi palermitani e il gruppo Ferruzzi.

Nel 1992 Pignatone era sostituito procuratore a Palermo e per i magistrati nisseni avrebbe avuto un ruolo nell’insabbiamento in concorso con il collega Gioacchino Natoli, con l’allora procuratore capo Pietro Giammanco (morto 6 anni fa) e con l’ufficiale della Guardia di finanza Stefano Screpanti.

Questi ultimi sono già stati interrogati: Screpanti, oggi generale delle Fiamme gialle, ha respinto tutte le accuse, mentre Natoli, convocato nella procura nissena, il 5 luglio scorso, si era avvalso della facoltà di non rispondere, riservandosi di chiedere alla Procura un successivo interrogatorio in cui fornire “ogni utile chiarimento”. Si è presentato qualche ora dopo anche Pignatone che non avrebbe risposto ai pm, lasciando dire ai legali lui “è innocente”.

L’inchiesta riguardava i presunti rapporti fra i mafiosi palermitani Antonino Buscemi e Francesco Bonura e il gruppo guidato da Raul Gardini, l’imprenditore morto “suicida” negli anni ’90. Un’indagine su mafia e appalti su cui si era concentrata l’attenzione di Paolo Borsellino prima che venisse ucciso in via d’Amelio nel 1992.

Giuseppe Pignatone, magistrato di altissimo profilo, per anni aggiunto a Palermo, poi procuratore a Reggio Calabria e a Roma, ora giudice del tribunale Vaticano è accusato di favoreggiamento aggravato dall’avere aiutato Cosa nostra.

Pignatone – ricostruisce l’Ansa – è stato sentito dagli ex colleghi nisseni che, nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del ’92, indagano sul presunto insabbiamento del cosiddetto dossier mafia-appalti, una indagine parzialmente archiviata negli anni ’90 che, secondo alcuni, potrebbe essere il reale contesto in cui è maturato l’attentato al giudice Paolo Borsellino. Il magistrato, sostengono in particolare i suoi familiari, auditi anche dalla commissione Antimafia, sarebbe stato eliminato proprio per impedirgli di indagare sulle infiltrazioni mafiose nei grandi appalti.

“Ho dichiarato la mia innocenza in ordine al reato di favoreggiamento aggravato ipotizzato. Mi riprometto di contribuire, nei limiti delle mie possibilità, allo sforzo investigativo della Procura di Caltanissetta”, ha detto all’agenzia l’ex capo dei pm romani che, secondo quanto si apprende, si sarebbe limitato a respingere le accuse, non entrando nel merito della questione.

Prima di lui, Natoli si era avvalso della facoltà di non rispondere ribadendo la sua piena fiducia nella giustizia. “Darò senz’altro il mio contributo nell’accertamento della verità”, aveva replicato l’ex pm. In sintesi – ma la questione è molto complessa – secondo gli inquirenti, Natoli e Pignatone, dietro la regia dell’ex procuratore Pietro Giammanco, nel frattempo deceduto, per aiutare imprenditori mafiosi come Francesco Bonura e Antonio Buscemi avrebbero cercato di insabbiare un filone dell’indagine mafia-appalti.

A Natoli, in particolare, i pm hanno contestato di aver finto di indagare su una tranche del dossier che riguardava infiltrazioni mafiose nelle cave di Massa Carrara, con la complicità dell’allora capitano della Guardia di Finanza Stefano Screpanti, pure lui indagato.

Natoli avrebbe disposto intercettazioni lampo e “solo per una parte delle utenze da sottoporre necessariamente a captazione”, hanno scritto i pm, evitando così che fossero trascritte invece conversazioni “particolarmente rilevanti dalle quali sarebbe emerso, ad esempio, il legame tra l’ex politico Ernesto Di Fresco e Francesco Bonura”. Come se non bastasse, per Caltanissetta, “per occultare ogni traccia del rilevante esito delle intercettazioni telefoniche, avrebbe disposto la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci”.

Una ipotesi, quest’ultima, che striderebbe con la realtà perché le bobine non sono mai state distrutte e sono state trovate negli archivi della Procura di Palermo. Pignatone, già anni fa, venne indagato per una vicenda che ruotava attorno ad alcuni immobili che il padre aveva acquistato da Buscemi, ma l’indagine venne archiviata. Tutta la vicenda, infine, deve fare i conti con l’insormontabile ostacolo della prescrizione ormai maturata da tempo, visto che i fatti contestati risalgono a oltre 30 anni fa.

Proiettili trovati nel bagno dell’ospedale di Cosenza, indagini

Due cartucce da arma da fuoco sono state ritrovate, nella tarda mattinata di oggi, nel bagno principale all’ingresso dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza.

Secondo quanto si apprende, a ritrovare i bossoli sarebbe stato un inserviente che ha subito allertato la direzione dell’Azienda ospedaliera. Sul posto, per i rilievi del caso, la squadra della scientifica della Questura di Cosenza. Al momento, non è stata identificata alcuna minaccia. Indagini della Polizia per scoprire chi abbia potuto posizionare i proiettili in bagno e soprattutto perché.

Ricavi non dichiarati, sequestrati 4 milioni di euro a due amministratori

Guardia d finanza Reggio Calabria

Poco meno di quattro milioni di euro sono stati sequestrati preventivamente dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, ai fini della confisca per equivalente, a due amministratori di una società di Gioia Tauro attiva nella vendita di prodotti ittici, nei cui confronti è stato ipotizzato il reato di omessa dichiarazione, dichiarazione infedele nonché di occultamento delle scritture contabili.

Il provvedimento è stato emesso dal gip di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica di Palmi diretta Emanuele Crescenti.

La misura costituisce l’epilogo di attività d’indagine condotte dal Gruppo di Gioia Tauro che ha permesso di dimostrare – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità – come l’amministratore di fatto, unitamente a quello di diritto, abbia operato in sistematica evasione d’imposta negli anni fra il 2016 e il 2019, omettendo di dichiarare ricavi per oltre 15.408.745 euro.

In particolare, l’attività trae origine da un’attività di verifica fiscale, che ha consentito di rilevare come, a fronte di un elevato volume d’affari, la società abbia totalmente omesso di presentare le relative dichiarazioni fiscali. La somma sequestrata è pari 3.863.560 euro

Trovati con 13 kg di cocaina e munizioni, arrestati

Archivio

Erano in possesso di 13 chilogrammi di cocaina oltre che di dieci cartucce per pistola e di un giubbotto antiproiettile. Due persone sono state arrestate a Cetraro dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza con l’accusa di traffico e detenzione illegale di droga.

I militari della Compagnia di Paola, nel corso di un’attività di controllo del territorio, insospettiti da un anomalo comportamento e dallo strano atteggiamento mostrato dai due soggetti durante un controllo eseguito nel centro abitato di Cetraro, hanno proceduto ad una prima perquisizione allargata, successivamente, ad alcuni immobili risultati nella loro disponibilità.

A conclusione dei controlli all’interno dei locali sono stati trovati dodici panetti e ventisette dosi di cocaina già pronta per lo spaccio.

Tutta la sostanza stupefacente, che era stata nascosta, è stata sequestrata assieme all’altro materiale trovato. Lo stupefacente destinata allo spaccio, secondo i finanzieri, avrebbe fruttato oltre un milione di euro.

Falsavano documenti e chiedevano reddito per poi incassarlo, arrestati

Falsificavano i documenti di alcuni cittadini per conto dei quali chiedevano il reddito di cittadinanza e, una volta ottenuto, si facevano consegnare la Postepay collegata al sussidio per utilizzarla in diversi esercizi commerciali.

È avvenuto a Bagnara Calabra dove due persone sono state raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

Truffa aggravata ai danni dello Stato, percezione indebita del reddito di cittadinanza, sostituzione di persona, ricettazione ed estorsione. Sono queste le accuse contestate dai pm al termine dell’indagine condotta dai carabinieri della stazione di Bagnara. In sostanza, i due indagati, finiti ai domiciliari, avrebbero raggirato diversi concittadini oltre che l’ufficio dell’Inps di Reggio Calabria, per una somma complessiva di circa 80mila euro.

Stando a quanto emerso dall’inchiesta, i due arrestati si facevano consegnare i documenti di identificazione nonché i dati necessari dalle ignare vittime, dopo averli indotti in errore e avergli prospettato il conseguimento del reddito di cittadinanza.

Con i dati acquisiti compilavano, per conto delle vittime, la modulistica necessaria per ottenere il sussidio e la trasmettevano online al sistema informatico dell’Inps. Una volta ottenuto i benefici, con i medesimi artifizi e raggiri innestati sulla base del rapporto di fiducia, si facevano consegnare dai legittimi beneficiari le loro carte del reddito di cittadinanza e le utilizzavano in diversi esercizi commerciali di Bagnara Calabra per i propri fini, lasciando le vittime a bocca asciutta. Una di queste, scoperta la truffa, sarebbe stata minacciata pesantemente e costretta a non sporgere denuncia nei loro confronti. Inoltre, dal maggio 2019 e maggio 2022 per tre anni uno dei due indagati avrebbe anche percepito indebitamente il reddito di cittadinanza omettendo di dichiarare una condanna con sentenza passata in giudicato, per reati legati alla droga.

Scontro tra furgone e moto sulla statale 106, morto un uomo

ambulanza campagna

Un incidente stradale è avvenuto oggi tra il bivio di Bova Marina e il Ponte dell’Amendolea, nel territorio del Comune di Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, dove si sono scontrati una moto ed un furgone.

A perdere la vita è stato il centauro, originario di Palizzi. Trasportato immediatamente con un’ambulanza all’ospedale di Melito Porto Salvo, l’uomo è deceduto dopo circa due ore dall’incidente.

Sul posto, oltre ai sanitari, sono intervenuti gli agenti del Commissariato di Condofuri della Polizia che stanno cercando di ricostruire la dinamica dell’accaduto.

Elezioni in Venezuela, Maduro riconfermato presidente

Nicolas Maduro è stato riconfermato presidente del Venezuela. Il Consiglio elettorale nazionale ha annunciato che, con l’80% delle schede scrutinate, il presidente uscente “ha ottenuto 5.150.092 voti, ovvero il 51,2%, mentre il suo diretto avversario, Edmundo Gonzalez Urrutia 4.445.978, ovvero il 44,02%”, con un’affluenza alle urne del 59%, ma anche “ritardi” dovuti – riportano le agenzie occidentali – a “un’aggressione al sistema”.

L’opposizione denuncia presunte irregolarità e afferma di avere vinto con il 70%’, mentre il segretario di Stato Usa, Antony Blinken -così come molti esponenti occidentali -, ha espresso dubbi sull’andamento della consultazione elettorale. Ed anche il ministro degli Esteri italiano Tajani ha detto di avere “molte perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni in Venezuela” chiedendo “risultati verificabili e accesso agli atti”.

“Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l’aggressione, con la minaccia. Non ce l’hanno fatta ora e non ce la faranno mai con la dignità del popolo del Venezuela. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolivar e Chavez, non passerà”, sono state le prime parole di Maduro, che ha festeggiato con migliaia di supporter che si sono concentrati davanti al Palazzo Miraflores.”Chavez vive. Chavez questo trionfo è tuo”, ha poi aggiunto ricordando che ieri, nel giorno delle elezioni, era il suo settantesimo compleanno.

“Abbiamo subito un attacco massivo hacker al centro del Consiglio elettorale. Sappiamo chi lo ha fatto. Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale. Per poter gridare quello che avevano preparato, ‘gridare alla frode’. Gente brutta, brutti, la gente bella è qui con me”, ha aggiunto il presidente sottolineando che “questo film lo abbiamo già visto” con Capriles, ci furono morti per colpa loro – ha evidenziato -. Non permetteremo che scatenino la violenza. Ha prevalso la voce della pace. Non lasciatevi attrarre dalla violenza”.

In precedenza il ministro degli Esteri venezuelano Yvan Gil aveva denunciato “un intervento” contro il voto presidenziale da parte di un gruppo di nove Paesi latinoamericani “e di potenze straniere”. “Il Venezuela denuncia e avverte il mondo di un intervento contro il processo elettorale, il nostro diritto alla libera autodeterminazione e la sovranità della nostra patria, da parte di un gruppo di governi e potenze straniere”, aveva scritto. “Questo gruppo, una versione del famigerato, defunto e sconfitto Gruppo di Lima, che comprende funzionari governativi di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Perù, Uruguay e Repubblica Dominicana, insieme a un gruppo di sicari politici di ultradestra specializzati nella destabilizzazione dei governi della regione, è un gruppo che sta cercando di destabilizzare il processo elettorale”.

Tra questi, ha aggiunto il ministro, ci sono “Iván Duque, Mauricio Macri, Andres Pastrana, Oscar Arias, Marco Rubio e Rick Scott”, che – secondo il governo venezuelano – “cercano di minare ciò che oggi è stato espresso in pace e spirito civico nel nostro Paese, che non è altro che l’esercizio del diritto di elezione del popolo”.

Reazioni furenti della forza anti-chavista – con in testa la leader dell’opposizione, Maria Corina Machado -, di conseguenza anti-Maduro che non accettano il risultato e parlano di brogli elettorali.

Inaugurazione Olimpiadi di Parigi, Viganò: “Vade retro Satana”

“La cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Parigi è solo l’ultimo di una lunga serie di vili attacchi a Dio, alla Religione Cattolica e alla Morale naturale da parte dell’élite anticristica che tiene in ostaggio i Paesi occidentali. Avevamo visto scene non meno sconcertanti alle Olimpiadi di Londra del 2012, all’inaugurazione del traforo del San Gottardo del 2016, ai Giochi del Commonwealth del 2022, con figure infernali, caproni e animali terrificanti. L’élite che organizza queste cerimonie non pretende solo il diritto alla bestemmia e all’oscena ostentazione dei vizi più turpi, ma addirittura la loro muta accettazione da parte dei Cattolici e delle persone oneste, costrette a subire l’oltraggio di vedere profanati i simboli più sacri della propria Fede e i fondamenti stessi della Legge naturale.

Abbiamo assistito a una distopica dance macabre in cui gli ologrammi dei cavalieri dell’Apocalisse si sono alternati a un pingue Dioniso blu, servito sotto una campana da pietanze; la parodia dell’Ultima Cena LGBTQ+ e la truculenta performance di una Maria Antonietta decapitata che cantava Ça ira chiamata a celebrare gli orrori della Rivoluzione Francese; i balletti di travestiti barbuti e ballerini effeminati ai pietosi cantanti in playback. In questo spettacolo provocatorio, Satana non sa fare altro che rovinare la perfezione creatrice di Dio, mostrandosi l’invidioso autore di ogni contraffazione. Satana non crea nulla: sa solo rovinare tutto. Non inventa: manomette. E i suoi seguaci non sono da meno: umiliano la femminilità della donna per cancellarne la maternità che richiama la Vergine Madre; castrano la virilità dell’uomo per strappargli l’immagine della paternità di Dio; corrompono i piccoli per uccidere in essi l’innocenza e farne delle vittime del wokismo più abbietto.

L’Arcivescovo Carlo Maria Viganò

La parata dei Giochi Olimpici scandalizza non solo per l’arrogante ostentazione del brutto e dell’osceno, ma per la sovversione infernale di Bene e Male, per la folle pretesa di poter bestemmiare e profanare ogni cosa, anche la più sacra, nel nome di un’ideologia di morte, di bruttezza, di menzogna che sfida Cristo e scandalizza quanti Lo riconoscono come Signore e Dio. Non è un caso che a patrocinare questa rivoltante kermesse vi sia un emissario del World Economic Forum, Emanuel Macron, che spaccia impunemente come propria moglie un travestito, esattamente come Barak Obama si accompagna a un nerboruto in parrucca. È il regno della mistificazione, della falsità, della finzione eretta a totem, nel quale viene sfigurato l’uomo, proprio perché creato ad immagine e somiglianza di Dio. 

La tolleranza non può essere l’alibi per la distruzione sistematica della società cristiana, nella quale si riconoscono miliardi di persone oneste e finora silenziose. Questa prevaricazione deve finire! E deve finire non tanto e non solo perché essa ferisce la sensibilità dei credenti, ma perché offende la Maestà di Dio. Satana non ha i diritti di Dio, il male non può essere messo sullo stesso livello del Bene, né la menzogna può essere equiparata alla Verità. È su questo che si basa la nostra civiltà, che alcuni vorrebbero seppellire sotto le macerie fisiche e morali di un mondo allo sfacelo.

Dev’esser chiaro che la pazienza e la sopportazione dei fedeli e dei cittadini si sono esaurite, che non è più tempo di “deplorare” ma di agire, anche e soprattutto quando l’autorità civile e religiosa sono complici del tradimento.  

È dunque necessario che i Cristiani si muovano in tutto il mondo con azioni concrete, anzitutto con un boicottaggio dei Giochi Olimpici e di tutti i loro sponsor. È parimenti necessario che le aziende non asservite al globalismo revochino i contratti di sponsorizzazione, e che le delegazioni e i singoli atleti si ritirino dai Giochi, inaugurati sotto i peggiori auspici. Occorre esigere e pretendere che i responsabili di queste intollerabili sopraffazioni rispondano delle proprie azioni, oltre che della corruzione che accompagna anche questo evento. Infine, lo scenografo omosessuale che ha partorito questo spettacolo blasfemo e volgare deve restituire il compenso che le Macroniadi hanno fatto pagare ai contribuenti francesi.

Esorto i Cattolici a riparare con la preghiera, il digiuno e la penitenza agli oltraggi perpetrati contro Nostro Signore Gesù Cristo e contro la nostra santa Religione. Che il ricorso confidente dei buoni presso il trono dell’Altissimo non sia disgiunto da un generale risveglio delle coscienze, affinché il Re dei re torni a regnare sulle Nazioni, sulle società, sulle famiglie, sulla Chiesa.” 

Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

28 Luglio 2024
Dominica X post Pentecosten

Raid israeliano in una scuola a Gaza: decine di morti, mentre Trump accoglie il criminale Netanyahu

Oltre una trentina di civili palestinesi, tra cui bambini e donne, sono stati uccisi e altri feriti questa mattina in un attacco aereo israeliano che ha preso di mira una scuola che ospitava sfollati a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale.

Fonti locali citate dall’agenzia Wafa hanno riferito che gli aerei da guerra israeliani hanno colpito la scuola, situata a ovest di Deir al-Balah, provocando decine di vittime, di cui almeno trenta accertate e molte altri feriti gravi.

I servizi di emergenza e le squadre di difesa civile stanno attualmente lavorando per recuperare le vittime dalle macerie. Il numero di vittime potrebbe aumentare man mano che proseguono le operazioni di ricerca e soccorso. I feriti sono stati trasportati all’ospedale di Al-Aqsa.

Israele sta conducendo una guerra genocida nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023, che ha causato finora l’uccisione di 39.175 individui, la maggior parte dei quali sono donne e bambini. Inoltre, 90.403 persone sono rimaste ferite, secondo i dati preliminari.

Migliaia di persone restano intrappolate sotto le macerie e nelle strade, mentre le squadre di soccorso e mediche non riescono a raggiungere molte delle vittime.

Tutto avviene nel quasi silenzio dei media occidentali. Il genocidio israeliano a Gaza prosegue senza soste mentre il dichiarato criminale di guerra Netanyahu viene accolto fra gli applausi al Congresso americano e viene ospitato con calorose strette di mano da Donald Trump nella sua residenza in Florida. Ambienti repubblicani e non solo affermano che con Trump alla Casa Bianca l’andazzo cambierebbe in meglio ma le premesse deludono le aspettative. La Casa Bianca è da decenni in mano al Sionismo internazionale, chiunque guidi l’America e Israele.

La calorosa stretta di mano tra il candidato alle presidenziali Usa 2024 Trump e il criminale di guerra Netanyahu

Olimpiadi Parigi, cerimonia d’apertura tra insulti alla Cristianità e gaffe

All’indomani della cerimonia d’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, è già polemica. Quello che ha travolto l’inaugurazione dei Giochi è stata l’esibizione delle drag queen durante la parata.

Attraverso un comunicato,  la Conferenza episcopale di Francia (Cef), ha affermato: “La cerimonia di apertura proposta dal COJOP (Comitato organizzatore dei Giochi olimpici e paralimpici) ha offerto al mondo intero ieri sera meravigliosi momenti di bellezza, di gioia, ricchi di emozioni e universalmente lodati. Questa cerimonia purtroppo comprendeva scene di derisione e di scherno del Cristianesimo, che deploriamo profondamente”, scrivono in un comunicato stampa, co-firmato dagli organizzatori degli “Holy Games” – un programma della Chiesa cattolica per conciliare sport e fede”.

Se le scene non sono citate con precisione, un momento notevole della cerimonia è stato un dipinto intitolato “Festa” che inizia con l’immagine di un gruppo a tavola, tra cui diverse drag queen (travestiti), che ricorda l’Ultima Cena.

“Questa mattina pensiamo a tutti i cristiani di tutti i continenti che si sono sentiti feriti – continua il documento dei vescovi – per gli eccessi e la provocazione di alcune scene.  Auspichiamo che capiscano come la festa olimpica vada molto al di là dei partiti presi ideologici di qualche artista”. I vescovi ringraziano “i membri di altre confessioni religiose che ci hanno espresse la loro solidarietà”.

“Lo sport – scrivono ancora i prelati – è un’attività umana meravigliosa, che rallegra profondamente il cuore degli atleti e degli spettatori”, “largo ora alle competizioni, che portano verità, consolazione e gioia a tutti”.

La polemica ha varcato qualsiasi confine: il vescovo Robert Barron del Minnesota, negli Stati Uniti, ha invitato i cattolici a “far sentire la loro voce”, in risposta a quella che ha definito “la grave presa in giro dell’Ultima Cena”.

Sui socialpoi, una pioggia di critiche: anche Elon Musk, patron di X, si è espresso parlando di un cristianesimo “diventato impotente” e di una performance “estremamente irrispettosa”. Stessa cosa l’Iran, paese islamico, che in un post sui social si dice profondamente rammaricato per la “derisione del profeta Isa”, nella fede cristiana Gesù Cristo.

“L’Avvenire” ha preso posizione nel suo editoriale: “Si è andati giù pesante di trucco e parrucco a ridisegnare un’umanità che ormai pare aver senso solo se trasgredisce. Non prendeteci per biechi bacchettoni moralistici, ma che senso ha dover vivere ogni singolo evento planetario, per di più sportivo, come se fosse un Gay Pride?”.

Poi l’eclatante errore avvenuto nel momento in cui la cerimonia d’apertura entrava nella sua parte solenne, poco prima della dichiarazione di apertura delle Olimpiadi di Emmanuel Macron e del giuramento degli atleti.

La bandiera a Place du Trocadero è stata consegnata ai militari da un cavaliere mascherato e loro l’hanno issata, ma non nel verso giusto, bensì al contrario.

Di fatto la bandiera olimpica, con l’iconica immagine dei cinque anelli multicolori sovrapposti uno sull’altro, è stata issata con due cerchi in alto e tre cerchi in basso, anziché tre anelli (blu, nero e rosso) nella parte superiore e due anelli (giallo e verde) nella parte inferiore. “È deplorevole”, si è scusato in conferenza stampa il portavoce del Cio, Mark Adams, “ma in uno spettacolo di quattro ore, a volte succedono delle cose”.

L’errore non è sfuggito agli osservatori più attenti. La testata inglese Daily Mail ha immediatamente fatto notare l’incredibile autogol e molti spettatori hanno sottolineato e commentato sui social l’incredibile sbaglio.

Monsignor Viganò al cardinale Zuppi: “L’accoglienza di cui parla è una grottesca menzogna”

Lettera aperta dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, al cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei. Viganò contesta all’alto prelato le sue politiche di accoglienza: “Sono una grottesca chimera e una menzogna”.

di Carlo Maria Viganò
 Arcivescovo

Caro Don Matteo, 

non oso chiamarLa Eminenza per non appesantire di trionfalismo preconciliare quell’immagine dimessa e modesta che tanto scrupolosamente Ella ha creato di sé. Essere eminenti presuppone infatti una posizione di superiorità e di responsabilità, dinanzi a Dio e alla comunità rispetto agli altri, che Le si riconoscono gerarchicamente inferiori. Credo quindi di farLe cosa gradita rivolgendomi a Lei come farei con il mio idraulico o con l’impiegato delle Poste: l’abbigliamento e l’eloquio, più o meno, sono gli stessi.

Devo dire che trovo poco spontaneo questo négligé soigné, questo Suo atteggiarsi ad ultimo degli ultimi, quando a differenza dei veri ultimi Ella conserva e sfrutta ampiamente tutti i privilegi connessi con il fatto di essere Arcivescovo di Bologna, Presidente della CEI e Cardinale di Santa Romana Chiesa. Questo impegno nel costruirsi un’immagine mediatica è di gran moda nella chiesa sinodale cui Ella appartiene. Il Gesuita Argentino che vive al residence Santa Marta anziché negli appartamenti papali del Palazzo Apostolico non è da meno: se ne va a comprare scarpe ortopediche a Borgo Pio e occhiali da vista in via del Babuino come un pensionato qualunque, con l’accorgimento di farsi seguire dai reporter e dai fotografi che estasiati celebrano sulla stampa l’umiltà di “papa Francesco”. Un’umiltà di facciata che stride con il suo comportamento tirannico e collerico ben noto a chi lo conosce da vicino. Il cliché è quindi evidente e forse sarebbe il caso di introdurvi una qualche variazione, non fosse che per fugare l’impressione di volersi ingraziare Bergoglio, o di ambire a succedergli.

Leggo su La Verità un resoconto del Suo intervento al Festival di Giffoni, località che a molti è del tutto sconosciuta e che proprio per questo rientra in quella selezione di luoghi prediletti dall’élite bolognese di ricchi radicali rigorosamente di sinistra che vive in lussuosi appartamenti del centro, lasciando ai comuni mortali le “periferie esistenziali” dei condomini popolari di via Stalingrado, dove essere un operaio e avere una famiglia normale è più problematico che fare la drag queen al Cassero. Dove un cattolico è più emarginato di un maomettano.

Ella parla di accoglienza in una città che, come quasi tutti i capoluoghi italiani, si è trasformata in un suk di derelitti, drogati, criminali e prosseneti proprio grazie alla Sua “accoglienza”, in un lucroso business foraggiato dallo Stato e dall’Unione Europea. Se Ella percorresse a piedi via Indipendenza di sera, potrebbe assaporare e respirare il clima che a parole sembra piacerLe tanto, ma che Le è evidentemente sconosciuto. E forse dovrebbe rifugiarsi in un bar o farsi venire a salvare dai Carabinieri per non dover consegnare orologio e cellulare ai delinquenti che tengono in ostaggio la città di cui Ella – lo ricordo per chi non se ne fosse accorto – è Arcivescovo. Una città in cui ci sono più persone al Pride che alla processione del Corpus Domini o della Madonna di San Luca.

La Sua accoglienza, caro don Matteo, è una grottesca chimera e una menzogna. Una chimera, perché si limita ad enunciare principi velleitari che la Storia ha ampiamente sconfessato. Una menzogna, perché l’utopia di una società multirazziale e multireligiosa serve in realtà a demolire quel modello di società che la Chiesa Cattolica – quella a Lei sconosciuta, precedente al Concilio Vaticano II – aveva costruito nel corso dei secoli non solo con le sue chiese e i suoi capolavori d’arte e cultura, ma anche con gli ospedali, gli ospizi, le scuole, le confraternite, le opere di carità. Le chiese di Bologna, come quelle di tutt’Italia, sono deserte e servono ormai come luoghi in cui tenere concerti, conferenze o incontri ecumenici riservati ai pochi privilegiati della Sua ristrettissima cerchia, che poi è la stessa della Murgia, della Schlein e della gauche caviar oggi convertita alla religione woke e al globalismo, all’ideologia LGBTQ+, al gender e al green. Quelle chiese abbandonate, in cui pochi adepti del culto modernista si raccolgono per compiacersi di quanto sono bravi e umili e inclusivi, e di quanto brutti e cattivi siano gli indietristi (che scomunicate), sono il sintomo di una crisi di cui la Sua chiesa è principale responsabile, sin dai tempi in cui il progressismo cattolico italiano di Dossetti trovava ampia protezione sotto il manto del Cardinal Lercaro. E non è un caso se Ella, pochi giorni fa, ha ritenuto opportuno celebrare una Messa da requiem per l’anima del modernista Ernesto Buonaiuti, sacerdote eretico ridotto allo stato laicale, scomunicato vitandus e morto impenitente nella difesa di quegli errori dottrinali che oggi Lei, la Sua chiesa e il Suo Bergoglio avete fatto vostri e volete imporre anche ai comuni fedeli, dei quali disprezzate la semplicità di Fede e l’esasperazione per questo mondo che la rinnega col vostro plauso. E quando sui campanili di Bologna la mezzaluna sostituirà la Croce e nelle vie del centro risuonerà la voce del muezzìn al posto delle campane, i cattolici superstiti sapranno chi ringraziare. Sta già avvenendo in molte nazioni europee, vittime prima dell’Italia della sostituzione etnica che voi colpevolmente incoraggiate.

Chi Le scrive ha avuto il privilegio di vedersi comminata la scomunica per scisma proprio dagli eredi di Buonaiuti, intimo amico di Angelo Giuseppe Roncalli quanto Giovanni Battista Montini lo fu di don Lorenzo Milani e di altri egocentrici ribelli. Un bell’ambientino, non c’è che dire. Coloro che fino a Pio XII erano pericolosi deviati nella Fede e nella Morale oggi sono i numi protettori di una Gerarchia non meno corrotta, che cambiando il Magistero della Chiesa spera di riabilitare se stessa con loro e di poter così coprire le proprie vergogne e i propri scandali. Ma non basta cambiare nome ai vizi per renderli virtù: l’eresia rimane eresia, la fornicazione rimane fornicazione, la sodomia rimane sodomia. E come tali, queste piaghe continuano a dannare le anime, perché le allontanano da Dio, che è Verità e Carità. Il Suo appello a “volersi bene” non significa nulla. Quando un’anima è perduta, è compito del buon Pastore andarla a cercare, prenderla con la forza della Parola di Dio – questo simboleggia il pastorale – e ricondurla all’ovile. La Sua indulgenza verso il “mondo queer” tradisce la mancanza di quella visione soprannaturale che dovrebbe avere ogni sacerdote e ogni Vescovo. Voler bene a una persona significa volere il suo bene nell’ordine stabilito da Dio, non confermarla nei suoi errori. Il medico che nega la piaga purulenta non cura il paziente, ma tradisce la sua vocazione per quieto vivere o compiacenza; e il paziente a cui dovrà essere amputato l’arto in cancrena non lo ringrazierà per la sua indulgenza, ma anzi lo detesterà per il suo tradimento. 

Lei si bea della conventicola di seguaci che La invita a destra e a sinistra (più a sinistra, in realtà). Finché si vestirà come un conducente dell’autobus, finché terrà la Croce pettorale ben nascosta nel taschino e ratificherà le loro istanze con discorsi equivoci e ipocriti, La chiameranno anche alla Sagra della piadina di Borgo Panigale, forse più famosa del Festival di Giffoni. Ma se avesse l’ardire di fare l’Arcivescovo e il Cardinale, di predicare opportune importune il Vangelo anche nei suoi punti più ostici per la mentalità del mondo, Ella dovrebbe tornarsene in Episcopio e sarebbe ferocemente attaccato come tutti i Suoi predecessori fino al Concilio. La Massoneria si scaglierebbe contro l’intolleranza papista, la Sinistra La additerebbe come fascista, e lo stesso Bergoglio – che tradisce allo stesso modo l’intero corpo ecclesiale – La rimuoverebbe e Le farebbe omaggio della medesima scomunica che ha comminato a me, che cerco di non venir meno ai miei doveri di Pastore. 

È troppo comodo, don Matteo, stare al passo coi tempi: è la tentazione di tutti i secoli e contro di essa ci ha messo in guardia anche la Sacra Scrittura. Non lasciarsi contaminare da questo mondo (Gc 1, 27) non significa vivere in un iperuranio di sedicenti intellettuali progressisti incuranti di chi muore nel corpo e nell’anima, né incoraggiare i peccatori a continuare sulla via della perdizione per essere amici di tutti e non avere nessuno contro. Chi ha ricevuto la Sacra Porpora dovrebbe sapere che essa simboleggia il sangue che deve essere pronto a spargere per la Chiesa, come hanno fatto tutti coloro che hanno preso sul serio il Signore: Voi siete miei amici se farete quello che Io vi comando (Gv 15, 14). Ha sentito bene: quello che Io vi comando. La Redenzione non è un’opzione tra le altre, come vorrebbero farci credere i modernisti: morendo in Croce il Figlio di Dio ha dato la Sua vita per noi e noi non possiamo rimanere indifferenti davanti al Sacrificio di Cristo. Senza quella Croce, senza la Passione e Morte di Cristo l’umanità sarebbe ancora sotto il potere di Satana. La vera umiltà non consiste nell’apparire umili, ma nel riconoscersi tali dinanzi a Dio, nell’obbedire ai Suoi Comandamenti, nell’avere in Lui l’unico scopo della nostra esistenza, nel condurre a Lui tutte le anime, per le quali Egli ha sofferto.

La Chiesa non è una sala di teatro o un tendone da circo da riempire con del pubblico purchessia, cambiando di tanto in tanto gli spettacoli in cartellone. Essa è la sala delle Nozze dell’Agnello, in cui si entra solo con la veste nuziale che lo Sposo ci dà nel Battesimo. Il todos todos todos del Suo Bergoglio è un inganno, ed è tanto più grave quanto maggiore è la vostra consapevolezza di andare contro le parole stesse del Signore, che pretendete di rappresentare e di cui calpestate il Vangelo. Ipocriti: la vostra inclusività comprende tutti solo in teoria, ma finisce con l’escludere nella pratica chi non ha le vostre idee e non adora i vostri idoli, esattamente come fa la Sinistra woke che tanto Le piace.

Affermare che non serve credere in Dio per salvarsi è una bestemmia: una bestemmia che piace al mondo proprio perché si illude di rendere Dio superfluo con la vostra complicità, mentre tutto ruota intorno alla Croce di Cristo, e nessuno che non rinneghi se stesso e non Lo segua potrà avere la salvezza eterna. Una bestemmia che rende la Chiesa inutile, e Lei con essa.

Continui a compiacere il mondo che Le chiede di abiurare la Fede e di abbracciare le sue ideologie false e ingannatorie. Essi dicono ai veggenti: «Non abbiate visioni» e ai profeti: «Non fateci profezie sincere, diteci cose piacevoli, profetateci illusioni!» (Is 30, 10). Continui a farsi invitare al Festival di Giffoni e a celebrare Messe di suffragio per eretici scomunicati. Continui a far credere a tante anime perdute che la loro vita peccaminosa non precluderà loro la felicità eterna, e agli immigrati maomettani che sottomettendo l’Europa all’Islam andranno in Paradiso. Ma almeno abbia la coerenza di riconoscere che di Cattolico e conforme alla volontà di Cristo, in quello che Ella fa e che è, non c’è nulla. Non le occorre nemmeno che si cambi d’abito.

Paura nel Napoletano, terremoto di magnitudo 4 ai Campi Flegrei

Una scossa di terremoto di magnitudo 4.0 della scala Richter è sta registrata nell’area dei Campi Flegrei, la stessa zona dove da mesi è in atto uno sciame sismico che preoccupa la popolazione.

Il sisma, avvenuto alle 13.46, è stato localizzato dall’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv – Osservatorio vesuviano) a 4 km di profondità, con epicentro individuato a circa 2 km dal comune di Bacoli (Na).

La scossa è stata avvertita chiaramente dai cittadini del comprensorio napoletano, fino al capoluogo campano.

Molte famiglie sono scese in strada in preda al panico. Al momento non si segnalano danni. Protezione civile in stato di allerta. In via di verifica eventuali crolli e cedimenti strutturali su edifici pubblici già “provati” dell’intensa attività sismica nell’area di Pozzuoli e centri limitrofi.

Dopo la forte scossa di terremoto nei Campi Flegrei, un costone è caduto nella zona di Marina Grande a Bacoli: i detriti sono finiti in mare a poca distanza dai bagnanti, per fortuna senza conseguenze per le persone. Da luglio si tratta del terzo cedimento di un costone nella zona marina dei Campi Flegrei: i precedenti si sono verificati a Miliscola, spiaggia di Monte di Procida.

In seguito alla scossa di magnitudo 4.0 registrata nei Campi Flegrei, “per consentire le opportune verifiche tecniche all’infrastruttura ferroviaria ed agli impianti”, Eav “è obbligata a sospendere la circolazione ferroviaria sulle linee Cumana e Circumflegrea”. Così in una nota dell’holding ferroviaria dopo la scossa.

I comuni più vicini all’epicentro sono Bacoli, a soli 2 chilometri, Monte di procida (4 chilometri) Pozzuoli (6), Procida (8) e Quarto, nove km.

Secondo quanto riferito dalla Protezione Civile la scossa è stata avvertita dalla popolazione ma non ha causato danni. “In seguito all’evento – si legge in una nota – la Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile si è messa in contatto con le strutture locali del Servizio Nazionale della protezione civile. La scossa è stata avvertita dalla popolazione ma dalle prime verifiche al momento non sono stati segnalati danni”.

Liguria, Giovanni Toti si è dimesso da governatore

Giovanni Toti ha dato le dimissioni dall’incarico di governatore della Liguria. Lo riporta l’Ansa citando fonti della Regione. Toti è ancora ai domiciliari per una inchiesta della procura per presunti reati, tra cui corruzione. Qualche giorno fa si è visto negata la richiesta dei suoi legali di essere rilasciato libero. Il centrodestra attacca affermando che le dimissioni sono frutto di una presunta azione politica-giudiziaria coordinata dalla sinistra.

A consegnare la lettera di “dimissioni irrevocabili” all’ufficio protocollo della Regione Liguria è stato questa mattina alle 10.40 l’assessore Giacomo Giampedrone su delega dello stesso Toti. “Le elezioni ci saranno entro 90 giorni perché così prevede il nostro statuto”, ha chiarito lo stesso Giampedrone.

“Questo è l’ennesimo sacrificio che compie per la nostra Regione. Ci auguriamo che possa tornare al più presto un uomo libero, quindi che possa tornare con noi e a valutare il suo futuro è un momento difficile per lui soprattutto per tutti noi ma anche di grande orgoglio”, ha commentato l’assessore, amico e fedelissimo di Toti dopo aver consegnato la lettera di dimissioni all’Ente. “Abbiamo deciso di confermare l’inaugurazione della Via dell’Amore (lo storico sentiero delle Cinque Terre chiuso da molti anni, ndr). E’ un’opera straordinaria – ha detto Giampedrone – voluta fortemente da lui come presidente e come commissario per la lotta al dissesto”.

In base all’art. 126 della Costituzione le dimissioni del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti “comportano automaticamente le dimissioni della Giunta regionale e lo scioglimento anticipato del Consiglio”, si legge in una nota di Regione Liguria. “Da quel momento il Consiglio regionale, la Giunta regionale e il presidente facente funzioni entrano in regime di prorogatio fino all’insediamento del nuovo consiglio regionale e della nuova Giunta, per assicurare la continuità amministrativa dell’Ente e poter compiere quelle attività di ordinaria amministrazione o atti indifferibili e urgenti che si rendessero necessari nel periodo transitorio”.

Dal punto di vista istituzionale le elezioni verranno convocate dal presidente facente funzioni della Giunta regionale Alessandro Piana d’intesa con la presidente della Corte d’Appello di Genova e si svolgeranno entro il termine di 90 giorni dalla data delle dimissioni. “La Giunta ringrazia sentitamente Giovanni per l’importante lavoro svolto in questi anni – ha detto il presidente ad interim Alessandro Piana – e si augura che possa ritrovare quanto prima la giusta libertà personale e familiare. Ora proseguiamo in questo periodo verso le elezioni con tutta quella serie di impegni necessari per la Liguria nell’ambito dell’ordinaria amministrazione”.

“In Liguria siamo di fronte all’ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti. La Lega non si fa intimidire e i cittadini sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista”, afferma una nota della Lega.

“Ringraziamo il Presidente Toti per aver rilanciato la Liguria in questi nove anni di ottimo lavoro. Infrastrutture, sviluppo turistico, crescita economica: la Regione è stata trasformata. La sinistra, che per decenni l’ha tenuta bloccata, arretrata e immobile, spera di sciacallare sulle indagini per tornare a spartirsi il potere. I cittadini non lo permetteranno”, afferma in una nota il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.

“Toti è un nostro avversario. La valutazione sulla sua gestione è negativa. I profili di conflitto di interessi sono quanto di più estraneo alla prassi di Azione si possa immaginare. Ma forzare le dimissioni di un Governatore attraverso l’imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di diritto. Così come indegno è usare le inchieste come fondamento di un confronto politico. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana”, commenta su X il leader di Azione Carlo Calenda.

Maxi sequesto di droga nel cosentino, tra risme di carta 150 kg di cocaina. Un arresto

Maxi sequestro di droga in provincia di Cosenza. Quasi 150 chilogrammi di cocaina, per un valore stimato di svariati milioni di euro, sono stati scoperti e sequestrati dai carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano su input di un commerciante che nei giorni scorsi ha trovato l’ingente quantità di stupefacente occultata all’interno di bancali contenenti risme di carta. Il “carico” era trasportato da un “corriere” (poi arrestato) presso un magazzino adibito allo stoccaggio di materiali d’ufficio sito nel comune di Spezzano Albanese.

Il negoziante, proprietario del deposito, che aveva regolarmente ordinato oltre 20 colli di carta, preoccupato dal contenitore deformato di alcune scatole appena scaricate dall’autotrasportatore, ha deciso di verificarne il contenuto, identificando, nascosti tra le risme, dei pacchetti incellofanati.

Insospettito dalla foggia e dal numero di involucri, ha prontamente avvisato i militari della limitrofa Stazione Carabinieri di Spezzano Albanese, che giunti sul posto, hanno fin da subito compreso l’entità del rinvenimento, delimitando immediatamente l’area ed identificando l’autotrasportatore.

I militari dell’Arma intervenuti, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari guidata da Alessandro D’Alessio, hanno proceduto a verificare centinaia di scatole contenenti risme di carta, sequestrando complessivamente oltre 140 panetti dal peso di circa 1 Kg ciascuno. La “polvere bianca”, verificata attraverso l’uso dei “narco test” si è confermata cocaina, il cui grado di purezza sarà accertato a seguito di specifiche analisi di laboratorio.

Assieme alla sostanza stupefacente sono stati sequestrati anche dei dispositivi di tracciamento applicati ad alcuni panetti, la cui analisi è al momento al vaglio degli inquirenti.

L’autotrasportatore, di cui non state rese note le generalità, è stato tratto in arresto è stato posto a disposizione dell’autorità giudiziaria di Castrovillari.

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