12 Ottobre 2024

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Sbarco di migranti a Roccella Ionica, gruppo composto da 86 persone

archivio

È arrivato in serata a Roccella Ionica un gruppo di 86 migranti, condotti in porto con due unità della Guardia costiera. I migranti, tutti di sesso maschile tra cui alcuni minori non accompagnati, erano stati intercettati a circa 70 miglia dalla costa mentre viaggiavano a bordo di due motopescherecci.

Sulle due imbarcazioni c’erano complessivamente quasi 600 migranti. La maggior parte di loro, circa 500, arriveranno domattina nel porto di Reggio Calabria a bordo dei nave “Diciotti” della Guardia costiera.

I migranti giunti a Roccella sono in gran parte egiziani e siriani, oltre ad alcuni indiani. Sono in buone condizioni fisiche. I due motopescherecci sul quale viaggiavano erano partiti dal porto di Tobruch, in Libia, alcuni giorni fa.

Con quello di oggi sono 16 gli sbarchi di migranti nel porto di Roccella nel corso di quest’ anno, per un totale di circa 2.500 persone.

Società Stretto di Messina, Ciucci è il nuovo Ad. Presidente Giuseppe Recchi

Il progetto grafico del Ponte sullo Stretto

L’assemblea dei soci della società Stretto di Messina, riunitasi oggi, ha nominato il nuovo cdA e approvato il nuovo statuto. Sono stati designati amministratore delegato Pietro Ciucci e presidente Giuseppe Recchi.

Compongono il Cda Eleonora Mariani, Ida Nicotra e Giacomo Francesco Saccomanno, quest’ultimo commissario della Lega in Calabria e fedelissimo di Salvini.

Il ministro Matteo Salvini commenta: “Si tratta di un passaggio di importanza fondamentale, per realizzare dopo decenni un’opera straordinaria a livello mondiale. La nuova società è un mix di esperienza, novità e competenza”.

Violenta lite tra connazionali in centro a Cosenza, un ferito e un arresto

Questura di Cosenza

Violenta lite ieri su Viale Mancini a Cosenza. Due cittadini bulgari si sono scontrati a suon di cazzotti, con uno di loro che ha avuto la peggio e ha rimediato una trentina di giorni di prognosi per delle gravi ferite riportate.

La vittima, secondo quanto appreso aveva raggiunto in bici il suo connazionale in un parcheggio abusivo. Da una parola all’altra si è venuti alle mani, con l’aggressore che lo ha preso pugni, scaraventatogli la due ruote addosso.

E’ stata la vittima, trovata sanguinante al capo, a indicare ai poliziotti della Questura di Cosenza, in servizio di perlustrazione in città, la direzione di fuga dell’aggressore. A stretto giro gli agenti lo hanno rintracciato e arrestato per lesioni aggravate. L’uomo aveva già un Daspo urbano.

Navi e aerei venduti alla Colombia, indagati D’Alema e Profumo. “Corruzione”

La Digos della Questura di Napoli, su disposizione della Procura partenopea, sta effettuando una serie di perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici romani di Alessandro Profumo (nella veste di amministratore delegato di Leonardo), dell’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, di Giuseppe Giordo, ex direttore del settore Navi di Fincantieri e di Gherardo Gardo, nella veste di contabile di D’Alema.

Il decreto di perquisizione nei confronti dei quattro indagati è stato emesso nell’ambito delle indagini dell’ufficio inquirente partenopeo sulla compravendita di navi e aerei alla Colombia.

Oltre ai quattro citati, sono indagati anche Umberto Claudio Bonavita, Francesco Amato, Emanuele Caruso e Giancarlo Mazzotta. Il reato contestato, secondo quando riporta l’Ansa, è di corruzione internazionale aggravata.

L’ipotesi dei pm di Napoli, che coordinano nelle indagini la Digos di Napoli, è racchiusa – come anticipato in esclusiva dal Corriere  – nel decreto di perquisizione notificato alle persone coinvolte. Per i pm gli indagati, a vario titolo, hanno promosso “l’iniziativa economica commerciale di vendita al governo della Colombia di prodotti di aziende italiane a partecipazione pubblica – Leonardo, in particolare aerei M 346, e Fincantieri, in particolare Corvette e piccoli sommergibili e allestimento di cantieri navali – al fine di ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione degli accordi formali e definitivi aventi ad oggetto le descritte forniture ed il cui complessivo valore economico ammontava a oltre 4 miliardi di euro”.

Corruzione internazionale aggravata – La forma aggravata viene contestata gli indagati in quanto il reato sarebbe stato commesso “con l’ausilio di un gruppo criminale organizzato attivo in diversi Stati, tra cui Italia, Usa, Colombia e anche in altri. I fatti contestati – racconta il Fatto online – risalgono a una data prossima al 27 gennaio 2022”. Tra le persone coinvolte c’è Marta Lucia Ramirez, già ministro degli Esteri e vice presidente della Colombia. A Ramirez, è l’ipotesi degli inquirenti, sarebbe dovuta essere corrisposta, in maniera occulta, una parte dei 40 milioni di euro promessi per presunte agevolazioni nel conseguimento di una commissione miliardaria.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Francesco Amato ed Emanuele Caruso, nella veste di consulenti per la cooperazione internazionale del Ministero degli Esteri della Colombia, avvalendosi di Giancarlo Mazzotta, erano riusciti a entrare in contatto con Massimo D’Alema il quale avrebbe svolto il ruolo di mediatore informale con i vertici delle società italiane, ossia Alessandro Profumo (amministratore delegato di Leonardo) e Giuseppe Giordo (direttore generale della Divisione Navi Militari di Fincantieri).

L’obiettivo – secondo la Polizia di Stato e la Procura di Napoli – era giungere ad accordi con le autorità colombiane per forniture del valore complessivo pari a quattro miliardi di euro. Per giungere a questo traguardo si sarebbero resi disponibili a promettere e offrire a pubblici ufficiali colombiani (autorità politiche, amministrative e militari) un somma importante, circa 40 milioni di euro.

Media russi: “Forze ucraine hanno distrutto la Diga di Kakhovska”, a Kherson. Danni ingenti

Le forze armate ucraine, secondo i media russi, hanno compiuto questa notte un attentato alla centrale idroelettrica di Kakhovska, tra la regione di Kherson e il nord della Crimea, alimentata dal fiume Dnepr, provocando ingentissimi danni alla Diga con una impetuosa fuoriuscita di acqua che sta costringendo le autorità dei territori annessi alla Russia, una massiccia evacuazione. Secondo i media italiani e occidentali a provocare la distruzione della Diga sarebbero state le forze militari russe.

La distruzione della struttura della centrale idroelettrica di Kakhovska, riporta RT, è stata presumibilmente effettuata dal sistema Vilkha MLRS (lanciarazzi multiplo con munizioni guidate, ndr).

L’acqua nel Dnepr vicino a Nova Kakhovka è aumentata di oltre 10 metri a causa della distruzione delle valvole nella centrale idroelettrica di Kakhovka, a seguito della quale è iniziato uno scarico incontrollato di acqua. Lo ha annunciato il capo dell’amministrazione comunale Vladimir Leontyev. Secondo lui, il livello massimo di innalzamento dell’acqua sarà di 12 M. Allo stesso tempo, è già iniziata l’evacuazione dalle aree costiere allagate.

“L’entità della distruzione della centrale idroelettrica di Kakhovka è molto grave e ripristinarla sarà paragonabile a costruirla da zero”. Lo ha affermato il capo dell’amministrazione locale Vladimir Leontyev. “La portata della distruzione è molto seria, <…> in questo momento non si può dire che sarà molto facile ripristinarla”.

“Problemi con l’approvvigionamento idrico della Crimea emergeranno nella regione di Kherson dopo il crollo della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka”. Lo ha detto ai giornalisti il ​​​​capo dell’amministrazione locale Vladimir Leontyev martedì.

“L’unica minaccia è che in questo momento avremo problemi con la fornitura di acqua alla Crimea. E, come si sente, gli attacchi [da parte dell’esercito ucraino] su Novaya Kakhovka continuano. Tutti sono sul posto, l’energia elettrica è attiva. Stiamo lavorando, non vi preoccupate, andrà tutto bene”, ha detto.

“Novaya Kakhovka è stata allagata dopo la distruzione della centrale idroelettrica di Kakhovka da parte di un attacco delle truppe ucraine”. Lo ha detto il capo del distretto urbano, Vladimir Leontiev, in onda sul canale televisivo Rossiya 1.

“Guarda cosa sta succedendo fuori dalla finestra: la città è allagata”, ha detto il funzionario, mostrando la vista dalla finestra dell’amministrazione.

In precedenza, su Channel One, Leontiev ha notato che il bombardamento della città da parte delle forze armate ucraine dalla riva destra del Dnepr continua. Le autorità si trovano di fronte al compito di portare fuori le persone, eliminando la possibilità di scosse elettriche. Per fare ciò, gli insediamenti a valle del Dnepr vengono disconnessi dalla rete.

“La scorsa notte i bombardamenti dell’esercito ucraino hanno distrutto la parte superiore della centrale idroelettrica di Kakhovskaya. Il colpo, presumibilmente, è stato sferrato dall’Alder MLRS. Le valvole della diga sono state spazzate via, ma la diga stessa non è stata danneggiata. C’è uno scarico di acqua non regolamentato”. Lo riporta Ria Novosti citando Leontiev.

“Allarme per la centrale nucleare di Zaporizhzhia”

I danni provocati alla diga di Kakhovka “potrebbero avere conseguenze negative per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, ma la situazione è sotto controllo”, afferma l’operatore nucleare ucraino Energoatom. Lo riporta il Guardian. “La notte del 6 giugno 2023, gli invasori russi hanno fatto saltare in aria la diga dell’Hpp (la centrale idroelettrica di Kakhovska, ndr)”, ha scritto l’operatore in un comunicato spiegando che i livelli dell’acqua “in rapida diminuzione” nel bacino idrico rappresentano una “minaccia aggiuntiva per la centrale nucleare di Zaporizhzhia temporaneamente occupata”. Per ora, tuttavia, lo stagno di raffreddamento della centrale nucleare è pieno, ha aggiunto. “L’acqua del bacino idrico di Kakhovsky è necessaria affinché la stazione riceva energia per i condensatori delle turbine e i sistemi di sicurezza della Znnp (la centrale di Zaporizhzhia, ndr). Lo stagno di raffreddamento della stazione è ora pieno: alle 8:00 il livello dell’acqua è di 16,6 metri, sufficiente per le esigenze della stazione”, ha spiegato Energoatom.

Il pericolo di un “disastro nucleare” alla centrale di Zaporizhzhia “aumenta rapidamente”, ha affermato invece Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell’Ufficio del Presidente ucraino Zelensky. “Il mondo è di nuovo sull’orlo di un disastro nucleare, perché la centrale nucleare di Zaporizhzhia ha perso la sua fonte di raffreddamento. E questo pericolo sta aumentando rapidamente”, ha dichiarato Podolyak in un messaggio ai media.

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) però non c’è “alcun pericolo nucleare immediato” alla centrale di Zaporizhzhia. “Gli esperti dell’Aiea” presenti sul sito “stanno monitorando da vicino la situazione”, ha aggiunto l’organismo Onu in un tweet, mentre l’impianto utilizza l’acqua del fiume per raffreddare il combustibile dei noccioli dei reattori.

La diga è anche un impianto strategico per il rifornimento di acqua alla Crimea, annessa alla Russia. Il capo della locale amministrazione filorussa, Vladimir Leontiev, citato dall’agenzia Ria Novosti, ha tuttavia detto che le forniture idriche alla penisola non dovrebbero essere interrotte.

L’azione compiuta alla Diga di Kakhovska è molto più grave dell’attentato sul ponte di Kherk, quando un camion fu fatto esplodere e la cui deflagrazione ha distrutto una parte del ponte che collega la Russia alla Crimea. Dopo mesi di lavoro il ponte è stato ricostruito dagli ingegneri russi. Prima ancora c’era stata un’azione terroristica contro il gasdotto Nord Stream nel Baltico che trasportava il gas russo fino alla Germania.

Violenze e torture in Questura, arrestati 5 poliziotti a Verona

Questa mattina personale della Polizia di Stato di Verona ha eseguito una ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip del Tribunale di Verona a carico di un ispettore e quattro agenti per presunti atti di violenza avvenuti nel periodo ricompreso tra il luglio 2022 e il marzo 2023, nei confronti di persone sottoposte, a vario titolo, alla loro custodia.

Le indagini, condotte per otto mesi dalla Squadra Mobile di Verona, si sono avvalse anche dell’uso di supporti tecnici e hanno riguardato comportamenti sfociati, secondo le accuse, anche in atti gravemente lesivi della dignità delle persone sottoposte ad accertamenti di polizia. Ai cinque indagati, oltre al reato di tortura, sono stati contestati, a diverso titolo, anche quelli di lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio.

I destinatari delle misure cautelari erano già stati trasferiti ad altri incarichi all’indomani della chiusura delle attività di indagine e quindi da alcuni mesi.

Negli sviluppi dei successivi accertamenti giudiziari, il Questore della provincia di Verona, Roberto Massucci, ha disposto la rimozione dagli incarichi di altro personale che, pur non avendo preso parte a episodi di violenza, si presume possa non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi.

I particolari dell’indagine

Un lavoro durato otto mesi nel quale gli agenti della squadra mobile di Verona hanno indagato in silenzio, con l’ausilio di registratori e videocamere, sull’operato di cinque colleghi, portando alla luce episodi di violenze e torture avvenute tra le pareti della Questura.

A finire agli arresti domiciliari, con un provvedimento scattato all’alba, sono stati un ispettore e quattro agenti, accusati in almeno sette occasioni di aver abusato di persone sottoposte alla loro custodia.

Nell’ordinanza del gip Livia Magri che ha disposto le misure cautelari,  si sottolinea come gli indagati con le loro condotte “abbiano tradito la propria funzione, comprimendo i diritti e le libertà di soggetti sottoposti alla loro autorità, offendendone la stessa dignità di persone, creando essi stessi disordine e compromettendo la pubblica sicurezza”.

Poliziotti che avrebbero “commesso reati piuttosto che prevenirli” e approfittato “della qualifica ricoperta, anche compiendo falsi ideologici in atti pubblici con preoccupante disinvoltura”.

I cinque agenti, dicono le indagini, avrebbero preso a schiaffi, insultato e accecato con lo spray al peperoncino le vittime. In uno degli episodi citati dal gip, due poliziotti non solo avrebbero picchiato una persona sottoposta a fermo di identificazione, ma anche costretta a urinare nella stanza fermati, per poi spingerla in un angolo facendola cadere a terra e usandola “come uno straccio per pulire il pavimento”.

In un altro caso si parla di un agente che avrebbe sferrato uno schiaffo al volto di uno dei fermati così “vigoroso da fargli perdere i sensi per alcuni minuti”. Oltre alla tortura, ai cinque sono stati contestati, a diverso titolo, anche i reati di lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio.

Gli agenti coinvolti erano già stati trasferiti ad altri incarichi all’indomani della chiusura delle attività di indagine, quindi da alcuni mesi, partita casualmente dall’intercettazione di un poliziotto nell’ambito di un altro procedimento. Ma nell’inchiesta sono indagati anche altri agenti, che avrebbero assistito alle violenze e non avrebbero fatto nulla.

Ed infatti il questore di Verona Roberto Massucci ha disposto la rimozione dagli incarichi anche di altri 23 poliziotti che, pur non avendo preso parte direttamente alle violenze, potrebbero non aver impedito o comunque non aver denunciato gli abusi. Chi doveva indagare lo ha fatto, in ogni caso, senza fare sconti a nessuno.

“Ringrazio la procura di Verona per la fiducia accordata alla Polizia nel delegare alla squadra mobile le indagini riguardanti gli operatori appartenenti alla stessa questura – dice il capo della Polizia Vittorio Pisani – .La levatura morale della nostra amministrazione ci consente di affrontare questo momento con la dignità e la compostezza di sempre”. Un concetto espresso anche da Massucci. ”

Si è trattato di una indagine svolta completamente dall’interno – sottolinea – e durata diversi mesi per accertare in modo chiaro e trasparente comportamenti non legittimi”. Semmai il fatto che gli agenti abbiano svolto gli accertamenti richiesti nei confronti dei loro colleghi conferma “la fiducia nei confronti delle donne e gli uomini della questura di Verona”: “se qualcuno è venuto meno a questo principio – aggiunge – è giusto sia la magistratura a valutarlo sulla base delle indagini che abbiamo sviluppato”.

Cani randagi si aggirano indisturbati all’ospedale di Lamezia

Due cani randagi che, indisturbati, vagano per l’ospedale di Lamezia Terme. E’ quanto documentano le immagini di un video che sta facendo il giro di social e chat e che, in queste ore, sono al centro di un’accesa polemica scoppiata nella città calabrese.

Non manca anche qualche punta di ironia da parte di alcuni: “staranno andando – è uno dei commenti che si possono leggere- a trovare il loro padrone”.

Nel video, diffuso sul suo profilo tik tok dal consigliere comunale Domenico Gianturco, si vede un cane di grossa taglia salire le scale della struttura ospedaliera. L’animale, dopo essere giunto al piano, si guarda attorno mentre un altro cane giunge in sua compagnia. Quindi, assieme, si avviano lungo un corridoio che porta ai reparti. Successivamente, secondo quanto si è potuto apprendere, i due cani sono stati allontanati dal nosocomio.

Immigrazione clandestina, collocavano migranti in Europa. 4 arresti in Francia e Germania

4 cittadini afghani sono stati arrestati in Francia e in Germania in quanto considerati ai vertici di una cellula dedita al traffico di migranti da ricollocare in Europa. L’inchiesta, in codice Parepidêmos, è stata coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dai Carabinieri del comando provinciale reggino supportati dalle forze di polizia dei due paesi europei.

I quattro sono ritenuti a vario titolo responsabili di favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina e di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria. Sono stati sequestrati, inoltre, il veicolo utilizzato per il trasporto dei migranti e il denaro profitto del reato.

L’indagine è stata sviluppata avvalendosi dei canali di cooperazione internazionale, con particolare riguardo a Eurojust, sul lato giudiziario, che ha coordinato l’esecuzione di diversi ordini di indagini europei, comprese attività intercettive all’estero, nonché le rogatorie internazionali, così come – in maniera omologa per lo scambio di polizia – Europol ha fornito apporto di analisi e il contributo delle banche dati in uso all’Ufficio europeo di polizia.

A collaborare i carabinieri reggini, in Germania, il Direttorato per la lotta al crimine della Bundespolizei e, in Francia, la Police Nationale, le Brigate Mobili di ricerca della Direzione Centrale della Polizia di frontiera di Bordeaux e Marsiglia.

È il 2020 quando, a seguito dell’innalzamento del numero di sbarchi di migranti registrato sul litorale reggino, in particolare sulla costa ionica, i Carabinieri avviano una manovra informativa, finalizzata a verificare gli elementi di convergenza di tale fenomenologia, attesa la probabile sussistenza di una rete di trafficanti di esseri umani.

L’attenzione dell’Arma, attraverso le Stazioni territoriali, si concentra sui movimenti dei migranti successivi allo sbarco, allorquando – in ragione dell’allora vigente emergenza epidemiologica – venivano posti in isolamento fiduciario presso i centri di contenimento sanitario temporaneo.

Ed è proprio dall’osservazione sul campo che i militari notano un 40enne afgano, residente in Francia, del quale viene registrata la presenza a bordo di un furgone con targa transalpina a Bova Marina.

Le indagini, avviate sotto il coordinamento della DDA reggina, hanno consentito di registrare i movimenti dell’afgano che, dopo avere fatto salire a bordo 10 connazionali, percorre l’intero territorio nazionale, facendo tappa in Abruzzo, in Lombardia e in Liguria, uscendo successivamente dal territorio nazionale dal valico del Frejus.

A seguire, lo straniero varca più volte nuovamente il confine, non dopo essere stato controllato dai Carabinieri di Susa prima di fare ingresso nel traforo del Frejus, circostanza questa che ha cristallizzato in maniera univoca l’intenzione del conducente di lasciare l’Italia per far accesso in Francia.

Nel corso del controllo, i militari operanti avevano modo di constatare come l’indagato fosse l’unico occupante del mezzo anche se, da una successiva ispezione, veniva accertata la presenza sui sedili posteriori di alcuni bagagli, dentro i quali venivano rinvenuti pannolini per bambini ed altri vestiti chiaramente non appartenenti all’indagato. Inoltre, è stata censita la presenza di un vano, creato ad hoc nella parte posteriore del mezzo per nascondere le persone.

Proprio le circostanze con cui i migranti hanno raggiunto la destinazione agognata ha portato la Procura reggina a contestare le aggravanti, confermate nel provvedimento del GIP, di avere esposto le persone trasportate a pericolo per la loro vita (avendoli abbandonati in una zona di montagna, al freddo ed alle intemperie, su sentieri scoscesi ed impervi) e quella di aver commesso il fatto sottoponendo i trasportati a trattamento inumano e degradante (nascondendoli nel furgone).

A questo punto, in ragione di una segnalazione inserita nella Banca dati Schengen viene tratto in arresto dalla Polizia francese a Montgeneve (nel lato transalpino della località di frontiera) sorpreso nel valicare il confine con sei connazionali clandestini.

Le indagini, proseguite con l’ausilio dei canali Eurojust ed Europol, al fine di ricostruire i contatti e ulteriori componenti della catena di trasbordo dei migranti, hanno consentito di definire una filiera criminale di immigrazione clandestina localizzata in Turchia, Italia, Francia e Germania.

Sono stati infatti ricostruiti dettagliatamente i ruoli degli altri soggetti coinvolti, tutti di origine afgana:

  • il primo, di cui è stato ampiamente detto, quale promotore ed organizzatore ed autista;
  • un secondo uomo, con il ruolo di intermediario tra il passeur e i parenti dei trasportati;
  • un sodale, localizzato a Marsiglia, preposto all’accoglienza dei migranti.
  • un ulteriore soggetto, stanziale in Germania, individuato quale terminale delle somme erogate a titolo di compenso per il viaggio.

In definitiva, gli esiti investigativi evidenziano come gli odierni indagati rappresentino la cellula localizzata sul territorio continentale che, attraverso modalità operative ben pianificate, era addetta a consentire ai migranti, una volta giunti nel reggino, dopo l’arrivo in Italia a bordo di natanti e a seguito della collocazione in centri di accoglienza, di allontanarsi e partire verso località del centro Europa.

È stato inoltre individuato il canale finanziario per le transazioni economiche, che utilizza il metodo informale noto come hawala.

Si tratta di un sistema di trasferimento di denaro basato sul brokeraggio informale e su relazioni non contrattuali che prevede che il soggetto che intende trasferire una somma di denaro a altro soggetto, di norma residente in un diverso paese, contatti un broker intermediario (c.d. hawaladar) e gli versi la somma da inviare; l’intermediario locale contatta quindi un suo omologo nel paese ricevente, dandogli ordine di pagare al soggetto destinatario la somma indicata, trattenendo una commissione. La somma versata al destinatario (nell’odierna indagine quantificata in 1.500 euro per ogni migrante per il servizio di trasporto), verrà successivamente rimborsata dal primo al secondo intermediario, con tempi e mezzi variabili, secondo le circostanze.

Viaggiava con 85 kg di cocaina, arrestato un corriere calabrese a Bologna

Viaggiava con un Tir a bordo del quale vi erano nascosti 85 chilogrammi di cocaina. A scoprirlo i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, che nel corso dei consueti servizi di controllo del territorio, hanno arrestato un soggetto di origine calabrese che trasportava l’ingente quantitativo di droga.

Erano le prime ore della mattina quando i baschi verdi del 2° Nucleo operativo metropolitano hanno fermato un auto-articolato all’uscita dell’Interporto di Bologna.

Quello che sembrava essere inizialmente un riscontro di “routine” sulla corrispondenza tra la documentazione commerciale e la merce trasportata, principalmente insaccati e surgelati, si è presto trasformato in ben altro.

Il conducente del camion, titolare di una ditta individuale del Sud Italia operante nel settore dei trasporti, ha mostrato sin da subito un evidente stato di agitazione, soprattutto in corrispondenza dello stazionamento dei militari nei pressi della cabina di guida.

Questo comportamento ha attirato l’attenzione dei finanzieri, i quali hanno proceduto a ispezionare il veicolo dopo aver verificato la presenza di precedenti penali sul conto del soggetto fermato.

L’intuizione dei militari ha permesso di rinvenire, opportunamente occultati nei vani porta oggetti e in altri spazi appositamente creati, 77 involucri scuri avvolti nel cellophane, oltre a circa 2.000 euro in contanti.

I successivi accertamenti hanno confermato che si trattava di cocaina, per un peso complessivo di 85 kg, che avrebbe fruttato circa 7 milioni di euro una volta immessa sul mercato.

I baschi verdi hanno quindi proceduto all’arresto del “corriere” e al sequestro dell’ingente quantitativo di droga, del mezzo di trasporto e della somma di denaro.

Candidato a presidenziali Usa: “L’espansione NATO ha portato al conflitto in Ucraina. Un disastro”

Vivek Ramaswami, l’uomo d’affari e candidato alle primarie presidenziali repubblicane per la Casa Bianca nel 2024, ha detto a ‘Politico’ che l’espansione della NATO (a Est) ha portato al conflitto in Ucraina. “So che è sbagliato dirlo, ma in realtà è vero”, ha detto. “L’espansione della NATO è stata un disastro”.

L’esponente politico, in corsa per le presidenziali Usa 2024, ha citato il conflitto in Georgia nel 2008, avvenuto poco dopo che l’alleanza aveva annunciato che il paese sarebbe diventato membro.

Ramaswamy ha parlato con ‘Politico’ il giorno dopo aver affermato su ABC News che gli Stati Uniti potrebbero porre fine ai combattimenti facendo “alcune importanti concessioni” alla Russia.

Quando i giornalisti gli hanno chiesto di chiarire quali concessioni avesse in mente, il repubblicano ha affermato che Mosca alla fine dovrebbe rimanere con la Crimea e la maggior parte dei territori del Donbass. Inoltre, a suo avviso, la NATO deve promettere che non accetterà l’Ucraina e gli Stati Uniti devono ripristinare completamente i legami economici con la Russia.

Il repubblicano anche aggiunto che vorrebbe vedere un accordo di tregua con il congelamento dei confini ” stile guerra di Corea”.

All’osservazione dei giornalisti secondo cui la guerra nella penisola non riprende a causa di quasi 30mila soldati americani di stanza lì, il politico ha affermato che, a suo avviso, in Ucraina non servono truppe vere e la NATO sorveglierà e monitorerà la situazione.

Ramaswamy ritiene che sia necessario un accordo con la Russia per impedirle di avvicinarsi alla Cina, poiché un legame più stretto tra i due paesi rende più probabile un’invasione di Taiwan, afferma l’articolo.

Omicidio avvocato Pagliuso, confermato l’ergastolo per il “mandante” Luciano Scalise

Francesco Pagliuso
la vittima, avvocato Francesco Pagliuso

Ergastolo confermato per Luciano Scalise, di 45 anni, accusato di essere stato il mandante dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, di 43 anni, ucciso in un agguato a Lamezia Terme nella notte tra il 9 e il 10 agosto del 2016. Assoluzione, invece, riguardo la stessa accusa, per il padre di Scalise, Pino, di 65 anni.

Pino Scalise, comunque, è stato condannato, nello stesso processo, a 23 anni e dieci mesi di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso.

La sentenza è stata emessa dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro (presidente Caterina Capitò). In primo grado sia Luciano Scalise che il padre erano stati condannati all’ergastolo. Sentenza di cui il sostituto procuratore generale Marisa Manzini, aveva chiesto la conferma.

Sia Luciano Scalise che il padre, presunti esponenti della criminalità organizzata del Reventino, avevano chiesto ed ottenuto di essere processati col rito abbreviato.

Presunto movente dell’omicidio di Pagliuso sarebbe stata, secondo l’accusa contestata dalla Dda di Catanzaro, una vendetta per un presunto risentimento di Luciano e Pino Scalise nei confronti dell’avvocato, che era il loro difensore.

Il presunto esecutore materiale dell’omicidio di Pagliuso, Marco Gallo, di 38 anni, che ha scelto invece il rito ordinario, è stato condannato anch’egli all’ergastolo in primo grado. L’inizio del processo d’appello a suo carico è stato fissato per il prossimo 29 giugno.

A Marco Gallo vengono contestati, oltre quello dell’avvocato Pagliuso, anche gli omicidi di Gregorio Mezzatesta, dipendente delle Ferrovie dello Stato, del fruttivendolo lametino Francesco Berlingieri e di Domenico Maria Gigliotti. Leggi tutto su Marco Gallo, il killer su commissione

Lamezia Terme, due omicidi un unico filo conduttore. In carcere coppia

Gli omicidi Pagliuso e Mezzatesta e l’insospettabile con licenza di uccidere

La sanguinosa faida del Reventino tra i clan Mezzatesta e Scalise

La faida del Reventino tra i clan Scalise e Mezzatesta. Azzerati i vertici. L’inchiesta

 

Tragedia sfiorata a Corigliano. Crollano i solai di un edificio, un ferito grave

Sfiorata la tragedia a Corigliano-Rossano. Alcuni solai di un edificio di quattro piani adibito a civile abitazione, sono crollati per cause che sono in corso di accertamento.

Il dramma è avvenuto intono alle 17 del pomeriggio di oggi nel centro storico di Corigliano Calabro. Sul posto sono intervenute le squadre dei vigili del fuoco del comando di Cosenza, distaccamenti di Corigliano-Rossano e Vigili del fuoco volontari di Trebisacce.

I pompieri, in mezzo alla massa di cemento e detriti sono riusciti ad estrarre un uomo finito sotto le macerie. Si tratta di un pensionato di 71 anni. L’uomo, ferito ma cosciente, è stato estratto e affidato al personale sanitario del Suem118 per le prime cure del caso e il successivo trasporto all’ospedale di Cosenza con l’elisoccorso. L’uomo è ferito con fratture multiple, ma non sarebbe in pericolo di vita.

I Vigili sono stati impegnati nel verificare la presenza di ulteriori condomini coinvolti e nella messa in sicurezza dei luoghi. Sul posto i carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano per accertare la dinamica del crollo dei solai ed eventuali responsabilità. Con ogni probabilità, al crollo del primo solaio, questi ha causato il cedimento a cascata degli altri.

La moglie dell’uomo estratto dalle macerie (non coinvolta dal crollo perché non presente in casa), ha riferito che non c’erano altre persone presenti all’interno dell’abitazione. I Vigili del fuoco hanno confermato che fortunatamente non risultano altre persone coinvolte nel crollo.

Dalle prime informazioni pare che l’edificio, posto nel centro storico, fosse vecchio e fatiscente e il crollo sarebbe riconducibile ad un cedimento strutturale. Poteva essere una tragedia di vaste proporzioni, se solo ci fossero state altre persone nell’edificio.

Il Pentagono ammette: “Assistenza all’Ucraina ha peggiorato la situazione militare-industriale Usa”

“Gli aiuti militari multimiliardari all’Ucraina hanno peggiorato la situazione nel complesso militare-industriale degli Stati Uniti”. Lo ha affermato Colin Kahl, vice capo del Pentagono per gli affari politici, citato da Ria Novosti.

“Gli sforzi per aiutare gli ucraini hanno messo sotto pressione la nostra base industriale della difesa”, ha detto Kahl a un vertice dei giovani della NATO.

Secondo un’analisi del Center for Strategic and International Studies (CSIS), “il conflitto in Ucraina ha messo in luce la vulnerabilità del complesso militare-industriale statunitense. Gli esperti hanno sottolineato l’incapacità delle imprese di difesa del paese di rifornire prontamente le scorte di armi”.

Gli esperti hanno studiato i dati sull’elenco delle armi inviate a Kiev e sono giunti alla conclusione che le scorte di sistemi anticarro Javelin, Stinger MANPADS, obici e proiettili da 155 mm per loro, nonché radar antiartiglieria sono già valutate come basso, e le scorte di HIMARS MLRS, pistole da 105 mm e BTR M113 – come medie.

La scorsa settimana, Washington ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 300 milioni di dollari per Kiev. Gli Stati Uniti forniranno all’Ucraina munizioni per i sistemi missilistici antiaerei Patriot e i sistemi missilistici a lancio multiplo HIMARS.

Secondo John Kirby, coordinatore delle comunicazioni strategiche presso il Consiglio di sicurezza nazionale, le forze armate ucraine riceveranno ulteriori sistemi di difesa aerea Avanger e Stinger, oltre ad armi anticarro.

Il dipartimento militare degli Stati Uniti ha chiarito che l’importo totale dell’assistenza all’Ucraina durante l’amministrazione di Joe Biden come presidente degli Stati Uniti ammontava a 38,3 miliardi di dollari e dall’inizio dell’operazione militare speciale russa a 37,6 miliardi di dollari.

Intimidazione a sindaco di Villa, le indagini passano alla Dda di Reggio

Passa alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria l’inchiesta sull’intimidazione subita dalla sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, alla quale sabato scorso due persone non identificate hanno tentato d’incendiare il portone dello studio legale.

Lo ha disposto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, che ha affidato il fascicolo dell’indagine al sostituto procuratore della Dda Walter Ignazitto.

Sarà lui a coordinare l’attività investigativa condotta dai carabinieri che, da subito, hanno acquisito i filmati ripresi dalle telecamere installate nella zona del sistema di videosorveglianza.

Nelle immagini che sono state acquisite si vede un’auto di colore chiaro, con a bordo almeno due persone, avvicinarsi al portone dello studio legale della sindaca Caminiti. Dal lato passeggero della vettura scende un uomo con il volto parzialmente coperto e con in mano un secchio in cui è contenuto liquido infiammabile con il quale tenta di dare fuoco al portone dello studio.

Dai primi accertamenti dei carabinieri sarebbero emersi elementi secondo cui l’intimidazione potrebbero essere collegata ad una vendetta delle cosche locali di ‘ndrangheta. Da qui l’acquisizione del fascicolo da parte della Dda.

Intimidazione a sindaco di San Demetrio Corone, indagini. Coldiretti: “Atto vile”

Il sindaco di San Demetrio Corone Ernesto Madeo (fb)

Nuova intimidazione in Calabria, nel giro di due giorni, ai danni di un sindaco calabrese. Dopo il tentativo d’incendio contro lo studio di Giusy Caminiti, primo cittadino di Villa San Giovanni (Reggio Calabria), oggi a San Demetrio Corone, nel Cosentino, persone non identificate hanno sparato sette colpi di pistola contro le vetrate dell'”Accademia del Gusto”, attività commerciale per la vendita di prodotti alimentari gestita dal primo cittadino Ernesto Madeo (Fratelli d’Italia).

A darne notizia è stata, con una nota, l’amministrazione comunale, che parla di “vile e inqualificabile atto intimidatorio. Un fatto grave – si aggiunge – che ferisce la nostra comunità in maniera indelebile e che non colpisce solo il sindaco ma l’intero nostro centro, mai all’attenzione delle cronache giudiziarie. La nostra amministrazione, insediatasi da un anno e sette mesi, che fa del rispetto della legalità e del dialogo sano con i cittadini il fondamento della propria azione, non si farà certo condizionare, ma chiede un forte sostegno alla cittadinanza ed a tutte le forze politiche, sociali, economiche e sindacali che operano nel territorio.

Uniti, non consentiremo a chi vuole minare la stabilità del nostro paese di riuscire nel suo intento. Non arretreremo minimamente rispetto a quello che è il nostro programma politico, condiviso con tutta la comunità. Insieme alla cittadinanza guardiamo con fiducia al futuro e ripudiamo tali gesti, che non possono trovare accoglienza in una comunità civile, che in ogni epoca, si è battuta per la libertà e la democrazia. Il linguaggio della violenza e delle armi non ci appartiene. Lo rimandiamo al mittente, disdegnandolo e ripudiandolo. Una risposta forte sarà l’additivo giusto che ci consentirà di sconfiggere la violenza e di rispondere al fuoco delle armi con la politica del fare”.

Sull’intimidazione hanno avviato indagini i carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano, che riguardo il movente non escludono, al momento, alcuna ipotesi.

Coldiretti Calabria condanna vile atto intimidatorio a Ernesto Madeo ed esprime solidarietà e vicinanza 

“Massima solidarietà e vicinanza a Ernesto Madeo sindaco di San Demetrio Corone per il vile atto intimidatorio ai suoi danni, nella notte del 3 giugno u.s., ma soprattutto alla sua comunità” viene espressa da Franco Aceto Presidente di Coldiretti Calabria a nome di tutta l’organizzazione.

“Un gesto inqualificabile che colpisce chi lavora quotidianamente negli interessi dei cittadini per affermare e portare avanti i principi della buona amministrazione e della legalità. La Coldiretti Calabria con solide tradizioni di rispetto e democrazia – continua Aceto – è si pone come argine a questi tentativi inqualificabili che vogliono minare la serena convivenza e mandare segnali inquietanti che non bisogna sottovalutare e meritano grande attenzione.”

“Sparare colpi di pistola contro le vetrate dell’Accademia del Gusto – prosegue – significa attentare al lavoro dell’istituzione comunale ma anche al valore del cibo ed al lavoro degli agricoltori. In attesa che venga fatta piena chiarezza sulla vicenda da parte delle forze dell’ordine siamo pronti – conclude il presidente di Coldiretti Calabria – a partecipare e promuovere una iniziativa pubblica di condanna perché, i vigliacchi senza volto vanno isolati e combattuti con le armi della partecipazione”.

L’inviato del Papa, cardinale Zuppi è a Kiev per mediare la pace con la Russia

Il cardinale Matteo Zuppi, delegato di Papa Francesco a discutere di negoziati di pace tra Russia e Ucraina, è volato a Kiev per presentare l’offerta di mediazione del Vaticano a Volodymyr
Zelensky.

Lo ha annunciato la Santa Sede, spiegando che nei giorni 5-6 giugno 2023, Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, compirà una visita a Kiev quale Inviato del Santo Padre Francesco.

Si tratta di una iniziativa che ha come scopo principale quello di ascoltare in modo approfondito le Autorità ucraine circa le possibili vie “per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni”. Una iniziativa che il Cremlino ha commentato limitandosi a precisare che il presidente russo Vladimir Putin non ha per ora in programma un incontro con il cardinale. Lo ha fatto sapere lunedì ai giornalisti il ​​​​portavoce presidenziale Dmitry Peskov.

Il nunzio apostolico a Kiev, l’arcivescovo lituano Visvaldas Kulbokas in un video pubblicato da Avvenire, spiega così la visita di Zuppi: “Prima Sua Eminenza ascolterà. Tutto il resto sarà da decidere: spetterà a lui decidere col Santo Padre, successivamente. Ci sarà tutta una serie di incontri, ma sarebbe discriminatorio menzionare adesso gli incontri perché è più una missione di lavoro, di studio. Poi si valuterà successivamente su che cosa porre gli accenti. Adesso invece conviene che lui li realizzi, gli incontri. Quindi si cerca di lavorare”.

Mons. Kulbokas ha accolto l’inviato del Papa nella Nunziatura apostolica da dove prende il via l’iniziativa del cardinale Zuppi. Apprezzamento per l’iniziativa della Santa Sede è arrivato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Noi siamo favorevoli a tutte le iniziative di pace – ha detto – apprezziamo lo sforzo che sta facendo la Santa Sede per favorire la fine della guerra”.

L’inviato pontificio per la pace, il cardinale Matteo Zuppi, dovrebbe visitare anche Mosca, ha detto lunedì all’agenzia di stampa Tass una fonte informata in Vaticano.

Il viaggio “è in preparazione”, ha detto la fonte, citata dall’agenzia. Tuttavia, non è stata menzionata alcuna tempistica per la visita. In precedenza, anche il cardinale Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha rifiutato di commentare eventuali piani.

Lunedì mattina, il servizio stampa della Santa Sede ha riferito che il porporato sarà a Kiev il 5-6 giugno. Il programma della sua visita non è stato reso noto.

Alla fine di aprile, lo stesso papa Francesco ha parlato ai giornalisti del suo pool di stampa della missione di pace del Vaticano. Non ha elaborato, dicendo solo che non era ancora pubblico. Inizialmente il pontefice si era detto pronto a recarsi personalmente a Kiev, ma solo a condizione che fosse ricevuto anche a Mosca.

Come ha spiegato in precedenza il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, non si tratta di una missione finalizzata a una risoluzione immediata; è piuttosto volto a migliorare il clima per avvicinare la pace.

La parte russa accoglie con favore qualsiasi tentativo di facilitare un accordo di pace, mentre Kiev ha affermato di non aver bisogno di mediatori. Papa Francesco ha espresso fiducia in una delle sue interviste che la pace è possibile se le parti possono parlarsi, anche attraverso un mediatore.

La Verità: La Lega fu incastrata al Metropol di Mosca. “Intervenga il Copasir”

“La macchinazione contro la Lega organizzata al Metropol (di Mosca), diventata una clava per colpire uno dei principali partiti italiani prima delle ultime Europee, si fa sempre più grave e sconcertante con le nuove rivelazioni de “La Verità”: a questo punto è quanto mai necessario un intervento del Copasir”. Così fonti della Lega citano le nuove carte pubblicate dal giornale, secondo cui uno dei russi incontrati da Savoini e Tizian nell’hotel di Mosca è un ufficiale del Fsb, ex Kgb.

“È vero? La nostra intelligence ha qualcosa da dire, anche alla luce del ruolo che aveva Salvini, cioè vicepremier e ministro dell’Interno?”, si chiede la Lega che adesso si è rivolta alla Procura per presentare un esposto.

Il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro ha aperto ieri la prima pagina con il titolo “Gli agenti segreti di Putin al tavolo con l’agente anti-Lega dell’Espresso”. Nel sommario: “Uno dei russi che ha incontrato a Mosca Savoini e l’amico del giornalista che firmò il pezzo è un ufficiale del Fsb (ex Kgb). Per conto dei quale svolge attività di ingerenza, propaganda e disinformazione”. Stamane altra puntata esclusiva, dal titolo “Nome per nome, la rete massonica dell’agente anti-Lega dell’Espresso”. Pezzo in cui spuntano altre “carte inedite sul trappolone del Metropol” e dove si fa riferimento al coinvolgimento di una loggia massonica di Castelvetrano, paese di origine di Matteo Messina Denaro, il super boss presolo scorso Gennaio a Palermo.

Secondo La Verità, “l’agente Fsb, che recitava la parte del petroliere nel summit al Metropol”, Andrey Yuryevich Kharchenko, è stato “identificato grazie all’Aisi. Era in contatto con Meranda (Gianluca), la fonte del giornalista de L’Espresso”.

Il giornale cita gli atti compiuti dalla Procura di Milano, il carteggio tra i magistrati e le Agenzie italiane per la sicurezza esterna ed interna, Aise e Aisi, nel marzo del 2020 e una informativa della Guardia di Finanza del luglio dello stesso anno. “È sconcertante – commenta la Lega – il silenzio della politica e di alcuni dei principali media del nostro Paese: questa operazione ha inquinato il dibattito politico e indebolito la nostra democrazia”.

“Incredibile l’afonia di Marco Damilano che dirigeva l’Espresso e poi è stato premiato dalla sua sinistra con un posto in Rai a spese degli italiani. Per anni lui e altri commentatori hanno insinuato sui rapporti tra Lega e Russia, nonostante l’archiviazione della magistratura: ora – conclude Via Bellerio – non hanno nulla da osservare?”.

Solidarietà da Berlusconi
“Esprimo solidarietà all’amico Matteo Salvini per gli attacchi che è stato costretto a subire per anni – scrive il leader di Forza Italia in una nota – a fronte di una singolare inchiesta conclusasi, come troppo spesso accade, in un nulla di fatto. So bene cosa significhi subire processi politici e mediatici intentati quando non si riesce a sconfiggere l’avversario nelle urne e si preferisce farlo con la macchina del fango e quella giudiziaria. Sono sempre stato certo dell’onestà di Matteo cui mi lega un rapporto di profonda e sincera amicizia”.

Celebrato il 209° anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri

Celebrato anche in Calabria il 209° anniversario della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri. La ricorrenza è stata celebrata in tutti i capoluoghi di provincia calabresi, così come in tutta Italia.

Le celebrazioni organizzate dal Comando Legione sono iniziate a Catanzaro già nella mattinata con la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti all’interno della caserma “Triggiani”.

In serata, nel Complesso monumentale del San Giovanni di Catanzaro, sono stati resi gli onori militari al Comandante della Legione “Calabria”, Generale di divisione Pietro Salsano, che ha passato in rassegna i reparti schierati. A seguire si è data lettura del messaggio del Presidente della Repubblica e dell’Ordine del giorno del Comandante generale dell’Arma.

Anche a Cosenza, presso al Caserma “Paolo Grippo”, storica sede dell’Arma Bruzia, è stata celebrata la ricorrenza, che cade il 5 giugno di ogni anno a perenne ricordo del conferimento della prima Medaglia d’oro al valor militare – avvenuto il 05 giugno 1920 – per il contributo fornito dall’Arma all’Italia durante la Prima Guerra Mondiale. La cerimonia è avvenuta al cospetto delle più alte autorità militari e civili cittadine e dei rappresentanti di tutte le associazioni militari e combattentistiche d’arma.

Presenti, tra le autorità civili Sua Eccellenza il Prefetto Vittoria Ciaramella, il Procuratore della Repubblica di Cosenza, Dott. Mario Spagnuolo, il Procuratore della Repubblica di Paola, Dott. Ernesto Sassano, il Dott. Antonino Iannotta, Sostituto Procuratore della Repubblica di Castrovillari, il Dott. Giancarlo Lamensa in rappresentanza della presidente della Provincia di Cosenza, Dottoressa Rosaria Succurro, il Sindaco della Città di Cosenza, avvocato Franz Caruso ed il Questore Michele Maria Spina. Tra le autorità militari il Comandante Provinciale della Guardia di Finanzacon la gradita presenza del Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco. È stato rivolto, inoltre, un deferente pensiero alle autorità religiose diocesane ed in particolare agli Arcivescovi di Cosenza-Bisignano, di San Marco Argentano, di Rossano-Cariati, di Cassano all’Ionio l’Arcivescovo di San Marco Argentano e dall’Eparca di Lungro.

La cerimonia, presieduta dal Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Cosenza, Colonnello Agatino Saverio Spoto, ha preso il via alle 10.30 con lo schieramento di una formazione in armi, composta da un’aliquota di Carabinieri in Grande Uniforme Speciale e, in particolare, tre blocchi composti da una rappresentanza dei Comandanti di Stazione della linea Territoriale, dei Comandanti di Stazione del comparto Forestale, nonché un’aliquota di Carabinieri sciatori, artificieri, motociclisti ed effettivi al Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale.

A seguire,sulle note della “Marcia del Piave” e del “Silenzio d’Ordinanza”, il Comandante Provinciale dei Carabinieri unitamente al Prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella ed ai Presidenti dell’ANC di Cosenza e dell’ANFOR, ha officiatoil toccante momento della deposizione della corona d’alloro al Monumento ai Caduti, a cui è conseguita la lettura solenne del messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi.

Al termine, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Cosenza ha voluto rivolgere a tutti i Carabinieri in servizio, alle Autorità ed ai numerosi cittadini presenti, il proprio personale ringraziamento per le attestazioni di vicinanza all’Arma, richiamando l’indissolubile unione tra le comunità locali ed i presidi territoriali della Benemerita testimoniato, una volta ancora, dal concorso nelle operazioni di soccorso in occasione dei tragici eventi alluvionali che hanno colpito l’Emilia Romagna. Il Colonnello Spoto ha quindi tracciato un sintetico bilancio delle attività istituzionali svolte nell’ultimo anno. Sono stati evidenziati i successi sul fronte della lotta alla criminalità, nonché il prezioso e quotidiano rapporto con le autorità giudiziarie distrettuali ed ordinarie, con le quali si è saldato un rapporto di univocità e condivisione finalizzato al raggiungimento di obiettivi programmatici di contrasto al crimine organizzato e comune. Al di là dei significativi dati statistici riepilogati in chiave preventiva e repressiva, che affermano il pieno e costante impegno dei Carabinieri cosentini e la piena sinergia tra tutte le componenti territoriali e specialistiche, il Colonnello Spoto ha voluto sottolineare la rinnovata capacità dell’Arma dei Carabinieri di percepire ed analizzare le continue evoluzioni della delinquenza, adeguando il proprio modello ordinativo con flessibilità e duttilità, ponendo a caposaldo della struttura ordinativa la Stazione Carabinieri, sensore di prossimità e sensore incisivo nella comprensione dei mutevoli fenomeni sociali. Il Comandante Provinciale ha inteso sottolineare, inoltre, il significativo contributo offerto dalle componenti provinciali e regionali dell’Arma Specialistica (NAS, NIL, NOE, Carabinieri Forestali, TPC) a tutela della salute, della tipicità e genuinità dei prodotti alimentari, del lavoro, della biodiversità e dell’intero patrimonio boschivo e naturale. Nell’anno in corso, ha proseguito il Colonnello Spoto, l’Arma è stata impegnata nella sua globalità a rendere al cittadino una preziosa funzione sociale a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione in piena sinergia e coinvolgimento con tutte le componenti della società, famiglie, Scuola, Chiesa ed Enti Pubblici e Sociali.

L’azione dell’Arma è stata particolarmente attenta alle fasce della popolazione più fragili ed esposte alla criminalità, anziani e ragazzi, aiutando i primi, con il supporto delle Diocesi e delle Parrocchie del territorio, a riconoscere le molteplici truffe realizzate a loro danno ed organizzando, in sinergia con gli istituti scolastici di tutti i livelli d’istruzione, mirati incontri con gli studenti finalizzati ad approfondire le molteplici tematiche connesse con il rispetto della legalità, avvicinare i giovani alle Istituzioni e diffondere principi ed ideali di libertà, uguaglianza e giustizia. Oggi erano presenti le rappresentanze, festose e colorate, degli alunni delle Scuole Primarie “Stancati” di Rende e “Aquilone” di Cosenza, cuiil Comandante Provinciale ha rivolto il suo saluto, affermando che ogni Carabiniere sarà sempre al loro fianco per garantire la giusta sicurezza nel godimento dei diritti ed ogni contributo alla formazione di cittadini sempre più consapevoli dei propri doveri.

Infine, prima degli onori finali, il Comandante Provinciale e le più alte cariche Istituzionali presenti, hanno conferito ai militari distintisi in alcune delle tante attività di Polizia Giudiziaria e nelle meritorie azioni di soccorso alla popolazione, le tradizionali ricompense, quale giusto riconoscimento per lo straordinario impegno, la dedizione ed il personale sacrificio evidenziati da alcuni militari in delicate e pericolose circostanze.

Al termine della cerimonia, gli ospiti hanno potuto visitare una mostra, allestita nei locali della Caserma Grippo dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Cosenza, ove sono stati presentati alcuni tra i più importanti reperti archeologici illecitamente trafugati e recuperati. I bambini delle scuole, invece, hanno visitato alcuni stand organizzati dai Carabinieri Forestali all’esterno del plesso militare, ove sono state fornite informazioni relative alla tutela del patrimonio naturale italiano e della biodiversità.

“La cerimonia odierna, – è scritto in una nota dell’Arma bruzia – restituisce, ancora una volta, alla Provincia di Cosenza, la cifra dell’impegno e della costante abnegazione che i Carabinieri garantiscono alle Istituzioni, servendo con equilibrio le popolazioni e le comunità locali, esprimendo solidarietà a chi ha più bisogno, agendo, nei confronti di chi sbaglia, con umana determinazione e fermezza rispettosa della dignità umana”.

L’Arma dei Carabinieri compie 209 anni. Oggi le celebrazioni dell’anniversario

Oggi 5 giugno viene celebrato il 209° anniversario della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Nella mattinata, il Comandante Generale Teo Luzi renderà omaggio ai Caduti deponendo una corona d’alloro al Sacrario all’interno del Museo Storico dell’Arma.

A seguire si recherà al Quirinale dove, con una rappresentanza di Carabinieri, verrà ricevuto dal Presidente della Repubblica.

Nel pomeriggio a Roma, all’interno della Caserma “Salvo D’Acquisto” di Tor di Quinto, avrà luogo una cerimonia alla presenza del Comandante Generale, di Autorità parlamentari e di governo, di esponenti delle Magistrature e di autorità militari.

La cerimonia, che avrà inizio alle ore 18:30 con lo schieramento di tre Reggimenti di formazione rappresentativi di tutte le componenti dell’Arma, prevede la rassegna dei Reparti da parte del Presidente del Senato della Repubblica Sen. Ignazio La Russa, la consegna alla Bandiera di Guerra dell’Arma dei Carabinieri della Medaglia d’Oro al Merito Civile per i meriti acquisiti nell’attività di tutela agroalimentare dal 1982 ad oggi.

Saranno consegnate, inoltre, delle ricompense individuali, tra cui la Medaglia d’Oro al Valore dell’Arma “alla memoria” alla famiglia del Mar. Ca. Filippo Salvi, deceduto a Bagheria (PA) il 12 luglio 2007, dopo essere precipitato da una parete rocciosa mentre stava installando una telecamera nell’ambito delle ricerche del latitante Matteo Messina Denaro.

Successivamente verrà consegnato il “Premio Annuale” a sette Comandanti di Stazione che si sono particolarmente distinti nell’attività d’istituto.

Dopo il deflusso dei Reparti seguirà lo Storico Carosello Equestre, realizzato dal 4° Reggimento Carabinieri a Cavallo per rievocare la “Carica di Pastrengo” del 1848.
La manifestazione potrà essere seguita in diretta sul canale ufficiale Youtube dell’Arma dei Carabinieri e sarà coperta sugli altri profili social ufficiali.

Traffico di armi e droga, 25 arresti e sequestri in Calabria e in alcuni paesi Ue

Traffico di armi e droga in Calabria, Italia ed Europa. Sono 25 le misure cautelari eseguite a carico di altrettanti soggetti, dal militari della Guardia di finanza di Catanzaro per una inchiesta della Direzione distrettuale antimafia guidata da Nicola Gratteri.

I reati contestati a vario titolo sono traffico di sostanza stupefacente, spaccio di droga, e reati in materia di armi. L’indagine, in codice “Gentlement 2”, ha fatto luce su una associazione a delinquere che trova la sua base operativa a Cassano allo Ionio, Corigliano Calabro e la Sibaritide (Cosenza), ramificata anche in Germania (e Belgio), attraverso l’organizzazione di importazioni di ingenti quantitativi di cocaina, eroina e hashish. Le misure sono state emesse dal giudice distrettuale di Catanzaro.

L’attività investigativa è stata condotta, unitamente alla rappresentanza Italiana di Eurojust, da una Squadra investigativa comune tra le autorità Italiana, tedesca e belga. L’operazione ha portato anche ad un sequestro di beni per un valore di 3,8 milioni di euro.

Le misure sono state eseguite in Calabria, Germania e Spagna con l’impiego di oltre 200 finanzieri e con l’ausilio di unità Antiterrorismo e Pronto Impiego, unità cinofile antidroga e della componente aerea della Guardia di Finanza nonché dalla Polizia dei paesi Ue citati. Contestualmente l’autorità giudiziaria belga ha disposto l’arresto di 9 soggetti.

La gravità indiziaria acquisita a livello cautelare ha riguardato, altresì, la struttura e il modus operandi di un’altra associazione radicata in Corigliano- Rossano, finalizzata al traffico, sul territorio, di sostanze stupefacente, in particolare del tipo marijuana e hashish.

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