12 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 86

Cacciò ex presidente di Fincalabra. Assolto Oliverio. “Fu solo spoyl system”

Mario Oliverio
Mario Oliverio

Non provocò alcun danno a Luca Mannarino rimuovendolo dalla presidenza di Fincalabra: era soltanto spoil system. Mario Oliverio, ex governatore della Calabria, è stato assolto dal tribunale di Catanzaro che ha accolto le tesi dei suoi difensori, Enzo Belvedere e Angela Caputo.

Non vi sarebbero state, dunque, né interpretazione forzata dello statuto regionale e né violazioni delle disposizioni normative come ipotizzato, invece, dal gip che aveva chiesto per l’ex presidente della giunta regionale l’imputazione coatta nella diatriba giudiziaria con il manager. Una storia iniziata nel 2014 con la nomina di Mannarino a presidente del cda della finanziaria regionale per tre anni.

Nomina revocata da Oliverio dopo il proprio insediamento in Cittadella nello stesso anno. Fu l’avvio di una disputa davanti alla giustizia amministrativa, che reintegrò Mannarino fino al licenziamento disposto da Oliverio nel 2015 per insediare nella postazione Carmelo Salvino. Oggi il Tribunale di Catanzaro ha chiarito che quella scelta non configura alcun reato.

Rivolse frasi offensive a pm, condanna definitiva per Mancuso

aula giustizia processo

Diventa definitiva la condanna ad un anno e tre mesi di reclusione per il presunto boss di Limbadi Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, accusato, nel 2016, di aver rivolto delle frasi offensive e minacciose nei confronti dell’allora magistrato della Dda di Catanzaro Marisa Manzini, nel corso del processo “Black Money”, che si stava celebrando a Vibo Valentia.

Frasi aggravante dalle modalità mafiose; aggravante che però non è stata riconosciuta nella sentenza di primo grado che aveva inflitto l’entità della pena adesso confermata dalla Suprema Corte.

Il processo si è svolto nel Tribunale di Salerno che ha competenza sui magistrati del distretto della Corte d’Appello di Catanzaro. La dottoressa Manzini si è costituita parte civile ed è stata rappresentata dall’avvocato Giovanna Fronte, e aveva annunciato la devoluzione del risarcimento dei danni e delle spese legali all’associazione dei familiari delle “Vittime del dovere”, a cui sono andati anche i proventi della vendita del libro scritto dallo stesso magistrato (dal titolo “Stai zitta ca parrasti assai”) che parla proprio della vicenda in questione.

Era il 10 ottobre 2016 quando Luni “Scarpuni”, in videocollegamento dal carcere disse, rivolto a Marisa Manzini: “Statti zitta ca parrasti assai, hai capito ca parrasti assai. Fammi parrari a mia” (Stai zitta che hai parlato troppo, hai capito che hai parlato troppo. Fammi parlare, ndr)

Per quelle parole il sostituto procuratore di Salerno, Vincenzo Senatore aveva chiesto il rinvio a giudizio dell’imputato poi finito a processo.

Nel Cosentino operaio cade dal tetto e muore

ambulanza

Un operaio di 41 anni, Marco Romeo, nativo di Lungro e residente ad Altomonte, coniugato e padre di tre figli, è morto stamani in un incidente sul lavoro nel Cosentino.

L’uomo stava lavorando all’interno di un capannone industriale nella frazione “Fedula” di San Lorenzo del Vallo, quando, per cause in corso di accertamento da parte dei carabinieri della compagnia di San Marco Argentano, sarebbe caduto dal tetto su cui si trovava facendo un volo di diversi metri.

L’intervento dei sanitari si è rivelato inutile. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Castrovillari. Romeo è la seconda vittima sul lavoro oggi in Calabria. In mattinata è morto un operaio dopo essere caduto da una pedana.

Arrestato a Milano uno scafista già finito in manette

archivio

Un egiziano di 19 anni è stato arrestato dalla polizia, a Milano, su ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal tribunale del Riesame di Catania perché ritenuto membro dell’equipaggio di scafisti che il 29 ottobre 2022 ha trasportato 618 persone su un peschereccio soccorso dalla nave Diciotti a 15 miglia dalle coste di Roccella Ionica (Reggio Calabria).

Youssef Abdel Elfeky è stato fermato alle 16.30 di ieri dagli agenti della Squadra Mobile di Milano durante un controllo in piazza Selinunte.

L’egiziano ha fornito generalità false e non avendo documenti con sé è stato accompagnato in questura e identificato attraverso le impronte digitali. A quel punto è emerso l’ordine di carcerazione emesso lo scorso 4 marzo. Elfeky faceva parte degli 8 scafisti riconosciuti ed era stato fermato ma poi scarcerato.

Evade dai domiciliari e minaccia di dare fuoco alla ex, arrestato

A Mendicino, i Carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato per evasione, atti persecutori, violenza e resistenza a pubblico ufficiale un 42enne con precedenti, già agli arresti domiciliari per altra causa.

L’indagato, in strada, al culmine di pregresse e reiterate minacce e molestie, minacciava di accoltellare e dare fuoco ad una donna, da cui si era separato. Attivati dalla centrale operativa della Compagnia Carabinieri di Cosenza, i militari della Stazione Carabinieri di Mendicino, sono tempestivamente intervenuti sul posto ed hanno bloccato l’uomo, prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente con più gravi conseguenze.

A seguito di perquisizione personale, è stato trovato in possesso di un coltello, con manico in legno e lama acuminata di circa 5 cm, di una bottiglia in plastica, da 50 cl, piena di benzina e di un accendino.

Nel corso dell’intervento, l’indagato opponeva, inoltre, violenza e resistenza, con calci e spintoni, contro uno dei militari operanti. Al termine del giudizio direttissimo, è stato sottoposto alla custodia cautelare in carcere presso la casa circondariale di Cosenza, a disposizione della locale autorità giudiziaria.

Cade da una pedana e precipita da oltre tre metri, morto operaio

ambulanza

Un uomo di 54 anni è morto in un incidente sul lavoro stamane nelle officine meccaniche Tassone di Gerocarne, in provincia di Vibo Valentia.

L’operaio stava lavorando su una pedana quando, per cause che sono in corso di accertamento, è precipitato da un’altezza di oltre tre metri.

A dare l’allarme sono stati i colleghi della vittima che hanno immediatamente attivato i soccorsi sanitari del 118 di Soriano Calabro. Il medico e gli operatori giunti sul posto hanno cercato di rianimare l’operaio, allertando contemporaneamente la centrale operativa per richiedere l’intervento dell’elisoccorso, ma i tentativi si sono rivelati vani.

Settantotto migranti soccorsi e fatti sbarcare nel reggino

archivio

Settantotto migranti che erano a bordo di una barca a vela di circa 15 metri di lunghezza sono stati soccorsi in mare, nella notte, dopo che il loro natante si era incagliato, nel tentativo di raggiungere la spiaggia, in una secca di sabbia a circa 100 metri dalla riva a Brancaleone, in Calabria.

I profughi sono stati raggiunti dai militari della Guardia Costiera di Roccella Ionica e della Guardia di Finanza e trasferiti sulla motovedetta CP 326 della Capitaneria di Porto che li ha condotti e condotti in sicurezza nel porto della cittadina della Locride.

Tra le persone soccorse, di nazionalità afghana, pakistana e iraniana, figurano una ventina di donne, tra cui due in avanzato stato di gravidanza e due diabetiche e una quindicina di bambini, tra cui due neonati. Il natante con a bordo i 78 migranti sarebbe partito nella notte tra sabato e domenica scorsi dalle coste della Turchia.

Dopo lo sbarco a Roccella, i profughi sono stati sottoposti ad una prima visita medica e successivamente, su disposizione della Prefettura di Reggio Calabria, momentaneamente sistemati, nello stesso scalo portuale reggino, nella tensostruttura gestita dai volontari della Croce Rossa, della Protezione Civile e da una equipe di Medici senza frontiere.

Da lunedì scorso a oggi nello scalo marittimo reggino si sono verificati già tre arrivi di profughi di varie nazionalità per un totale di circa 250 persone. Con lo sbarco di oggi è salito a 18 il numero degli approdi nel solo Porto di Roccella Ionica, nel 2023, per un totale di quasi 3 mila migranti.

Processo Rinascita Scott, Gratteri chiede quasi 5mila anni di carcere

Quasi 5mila anni di carcere sono stati chiesti dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri a conclusione della requisitoria nel processo Rinascita Scott contro presunti capi e gregari delle cosche di ‘ndrangheta del Vibonese e colletti bianchi, politici, imprenditori, accusati di avere favorito le ‘ndrine.

Per il principale imputato, l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, la richiesta di condanna è stata di 17 anni di reclusione.

Gratteri ha chiesto, tra l’altro, la condanna a 1 anno e 6 mesi per l’ex assessore regionale Luigi Incarnato, presidente del Consiglio nazionale del Psi; a 20 anni per l’ex consigliere regionale della Calabria Pietro Giamborino, considerato dalla Dda di Catanzaro un componente a pieno titolo del clan di Piscopio; a 17 anni per Michele Marinaro, ex finanziere in servizio alla Dia di Catanzaro; a 8 anni per il colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli.

Gratteri ha anche chiesto la condanna dell’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo a 18 anni e per l’ex comandante della Polizia municipale di Pizzo Filippo Nesci a 6 anni.

Le condanne più pesanti, 30 anni, sono state chieste, tra gli altri, per i boss Domenico e Pasquale Bonavota, quest’ultimo catturato poche settimane fa da latitante a Genova, per il boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale e per il presunto boss di Vibo Valentia Paolino Lo Bianco.

“In pochi avevano creduto in questo processo, per la mole degli imputati, per il collegio dalla giovane età. C’è stata una sorta di tifo perché questo processo non si celebrasse, ma si è svolto con serenità e se ci sono stati momenti di tensione è normale, è il sale del processo”. A dirlo è stato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri iniziando a parlare a conclusione della requisitoria condotta per circa 3 settimane dai pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso. Il procuratore ha quindi iniziato la lettura dei capi di imputazione con le richieste per i 343 imputati.

Sono complessivamente 4.744 anni e 10 mesi gli anni di carcere chiesti dal procuratore Gratteri a conclusione della requisitoria del processo Rinascita Scott. La pena massima richiesta è stata 30 anni, mentre la minima 1 anno.

In totale sono 322 le richieste di condanna rispetto ai 338 imputati oltre a 13 assoluzioni e 3 nullità del decreto che dispone il giudizio o prescrizione.

Processo Rinascita Scott, chiesti migliaia di anni di reclusione

(ANSA) – CATANZARO, 07 GIU – Condanne per migliaia di anni di carcere sono state chieste dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri a conclusione della requisitoria nel processo Rinascita Scott contro presunti capi e gregari delle cosche di ‘ndrangheta del Vibonese e colletti bianchi, politici, imprenditori, accusati di avere favorito le ‘ndrine.

La lettura delle richieste è ancora in corso ma già dopo i primi 100 nominativi, dei 343 imputati, il numero degli anni richiesti è superiore a 1.300.

Per il principale imputato, l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, la richiesta di condanna è stata di 17 anni di reclusione.

Sbarco di migranti a Crotone, fermati due scafisti

migranti scafisti polizia

A seguito dello sbarco presso il porto di Crotone di 47 migranti, prevalentemente di nazionalità irachena, avvenuto nella mattinata del 6 giugno dopo l’intervento in mare della locale Capitaneria di Porto, la Squadra Mobile della Questura pitagorica ha avviato le indagini finalizzate all’individuazione degli scafisti.

Le dichiarazioni rilasciate dai migranti, e l’analisi degli apparecchi cellulari a loro in uso, hanno consentito di ricostruire tutte le fasi del viaggio, dalla partenza dalla Turchia sino all’arrivo sulle coste crotonesi, e di individuare dei due cittadini stranieri, originari del Kazakistan, entrambi di 28 anni, come coloro che avevano condotto l’imbarcazione.

Al termine delle indagini, che hanno permesso di acquisire a carico dei due stranieri elementi determinanti ed atteso il concreto pericolo di fuga, gli stessi sono stati posti in stato di fermo di polizia giudiziaria per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed associati presso la locale Casa Circondariale, a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone.

Pestaggio Davide Ferrerio, fissata messa alla prova per ragazza

Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale dei minorenni di Catanzaro, Emanuela Folino, ha disposto in 2 anni e 6 mesi la durata della messa alla prova per la ragazza – 17enne all’epoca dei fatti – accusata di concorso anomalo nel tentato omicidio di Davide Ferrerio, il 22enne bolognese, aggredito l’11 agosto 2022 a Crotone e ora ricoverato in coma irreversibile nel capoluogo emiliano.

La giovane è all’origine dell’aggressione compiuta da Nicolò Passalacqua, di 22 anni, che colpì Davide scambiandolo per uno spasimante dell’allora 17enne.

All’origine dell’aggressione, infatti, c’è stato un assurdo scambio di persona nato da una relazione social tra la ragazza, alla quale era interessato Passalacqua, ed un 32enne che si celava sotto un profilo falso con il nome di un ex fidanzato. Per questo la mamma della giovane, di 42 anni, aveva organizzato un appuntamento per scoprire chi fosse l’uomo. La ragazza, insieme ad un gruppo di parenti e a Passalacqua si era recata davanti al Tribunale.

Qui hanno incrociato il 32enne che, capito che l’appuntamento poteva essere una trappola, si è defilato e, dopo aver raggiunto l’auto, ha inviato un messaggio alla ragazza dicendo di avere “una camicia bianca”. In quel momento passava Davide, del tutto estraneo alla vicenda, che è stato puntato da Passalacqua ed aggredito con un calcio alle costole ed un pugno alla testa proprio perché indossava una camicia bianca.

La ragazza, difesa dall’avvocato Aldo Truncé, è stata processata davanti al Tribunale dei Minorenni di Catanzaro e si è avvalsa del rito abbreviato; nei suoi confronti era stato già disposta la messa alla prova il 5 aprile scorso.

Questa mattina il gup, dopo aver ascoltato il programma proposto dalle assistenti sociali, nonostante la contrarietà del procuratore dei Minorenni Maria Alessandra Ruberto, ha determinato in 2 anni e 6 mesi (questi ultimi già scontati) la durata della messa alla prova.

Inoltre ha revocato la misura degli arresti domiciliari e disposto la scarcerazione. La giovane, che si trova ora in una casa protetta a Messina, svolgerà lì l’attività a favore di persone disabili con l’obbligo anche di terminare gli studi e seguire alcuni progetti di recupero proposti dalle assistenti sociali.

Torture alla Questura di Verona, ci sono altri 17 indagati

Sono 17 gli altri indagati nell’inchiesta della Procura di Verona su episodi di torture, maltrattamenti e peculato che ieri hanno portato all’arresto di cinque poliziotti in servizio alle Volanti della Questura.

Nei loro confronti la Procura della repubblica scaligera ha avanzato al gip Livia Magri l’applicazione di misure interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d’ufficio.

Nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice sottolinea che nei loro confronti “occorrerà fissare il preventivo interrogatorio prima della decisione”. Verrà dunque emessa un’altra ordinanza relativa a questi eventuali provvedimenti. Il Questore Roberto Massucci, come noto, ha comunque già disposto nelle scorse settimane lo spostamento d’ufficio per 23 poliziotti in servizio al reparto Volanti.

Piantedosi: “Fatti di enorme gravità”

“Le vicende che emergono dall’inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell’onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sottolineando che “la magistratura e la stessa Polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto”. La Polizia “che conosco e a cui rinnovo la mia stima e gratitudine per le delicate attività che svolge quotidianamente – aggiunge il titolare del Viminiale – è quella che senza esitazioni e pregiudizi riesce a fare pulizia al suo interno”. Lo dimostrano “la fiducia accordata dalla procura che ha delegato alla squadra mobile della questura di Verona lo svolgimento delle indagini e il riconoscimento nell’ordinanza del gip dell’efficienza e della sollecitudine con cui queste sono state svolte”.

Vittima non si ricorda del pestaggio

Non si ricorda di essere stato picchiato e messo ko, all’esterno del famigerato ‘acquario’ della Questura di Verona, una delle vittime dei poliziotti arrestati ieri nell’ambito dell’indagine per tortura. Si tratta di un italiano, Mattia Tacchi, sentito dal magistrato nel dicembre scorso per confermare il quadro che stava uscendo dagli accertamenti e dalle intercettazioni sugli agenti delle Volanti.

Le intercettazioni tra un agente e la fidanzata: Lo picchiavo e ridevo come un pazzo

E’ nei suoi confronti che uno degli arrestati si vanta al telefono con la fidanzata: “Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom”. “E io ridevo come un pazzo”, raccontava alla ragazza. Parlava delle “stecche” sul volto, dei calci e dei pugni. “Ho caricato una stecca amo’, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra”, racconta al telefono. La vicenda risale al 22 agosto scorso, quando Tacchi viene visto da una Volante, probabilmente dopo aver assunto alcol e sostanze, e condotto in Questura per accertamenti. Portato nell'”acquario” si trova assieme ad altre tre persone, cittadini nordafricani anch’essi fermati dagli agenti.

Saranno questi tre a confermare la dinamica dell’episodio. Tacchi avrebbe dapprima tirato alcune testate alle pareti in plexiglas della stanza; uno degli agenti lo avrebbe quindi invitato a uscire, sapendo che all’esterno dell'”acquario” non vi sono videocamere di sorveglianza, e lo avrebbe colpito facendogli sbattere la testa sulla porta. Tornato dentro, il giovane ha iniziato a inveire nuovamente contro gli agenti, fatto uscire ancora e qui colpito con un pungo al volto che lo ha fatto stramazzare a terra. Un terzo agente, aizzato dal collega, lo avrebbe infine colpito con calci alla schiena.

Gli inquirenti hanno sentito Tacchi il primo dicembre scorso nella Casa circondariale di Montorio, ma egli dichiarò di non ricordare assolutamente nulla, perché sotto l’effetto di farmaci e alcol. I fatti hanno poi trovato conferma nel racconto dei tre che erano con lui, e che hanno riconosciuto gli agenti in fotografia, raccontando i fatti come aveva fatto lo stesso poliziotto con la sua ragazza.

Per questo, il Gip ha configurato il reato di tortura nella forma del “dolo intenzionale”, considerando il “vero e proprio godimento” mostrato dall’agente nei confronti di Tacchi che, scrive, “senza aver commesso reati di sorta e semplicemente fermato per identificazione, si è trovato tra le grinfie di quegli indegni operanti di polizia”.

Legale: “Accertamenti lunghi e complessi”

Saranno fissati nelle prossime ore gli interrogatori di garanzia dei cinque poliziotti – un ispettore e quattro agenti delle Volanti di Verona – arrestati ieri mattina a conclusione di una lunga indagine della Squadra mobile.

“Saranno sicuramente necessari accertamenti lunghi e complessi”, ha detto all’Ansa il legale che assiste uno dei cinque indagati.

Ai cinque poliziotti, per i quali il Gip ha firmato la misura cautelare degli arresti domiciliari, oltre al reato di tortura vengono contestati, a diverso titolo, anche quelli di lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio.

“L’indagine è molto delicata – ha proseguito l’avvocato -, ma sicuramente saranno necessari sviluppi e approfondimenti che comporteranno tempi lunghi per fare piena chiarezza e stabilire la veridicità dei fatti. Intanto restiamo in attesa della convocazione per l’interrogatorio di garanzia”, ha concluso.

Migranti, Guardia costiera recupera quasi 1.500 persone nel mare Jonio

Sbarco dei migranti nave Diciotti
archivio

Il mare calmo spinge le partenze di migranti verso l’Italia e sono giorni di superlavoro per la Guardia costiera che in poche ore ha recuperato quasi 1.500 persone nel mare Jonio, nell’area di propria responsabilità.

Nello specifico, nella notte tra il 5 e il 6 giugno – a seguito di avvistamento aereo Frontex – due motovedette, rispettivamente provenienti da Roccella Ionica e Catania, con la collaborazione di un pattugliatore Frontex, sono intervenute per trarre in salvo circa 590 persone presenti a bordo di un peschereccio a 52 miglia da Crotone.

I migranti sono stati in seguito trasbordati sulla nave Diciotti della Guardia costiera. La stessa Diciotti è stata successivamente impegnata nelle attività di soccorso di un secondo peschereccio con circa 650 migranti a bordo. Le attività si sono svolte con il supporto della nave di Frontex “MAI 1107”, di due motovedette della Guardia Costiera, nonché di un mercantile presente in zona.

Durante le prime ore del mattino di ieri, una motovedetta della Guardia Costiera di Crotone ha tratto in salvo i 47 migranti presenti a bordo di una barca a vela in difficoltà. Tra questi: due bambini che necessitavano di immediate cure mediche.

Concluse questa notte, invece, le operazioni di soccorso di circa 130 migranti presenti a bordo di un barchino in difficoltà a 117 miglia da Capo Rizzuto, segnalato anche da Alarm Phone, su cui sono intervenute la motovedetta della Guardia costiera di Crotone e un’unità navale della Guardia di Finanza.

Spari verso distributore di benzina, misura cautelare per un giovane

Il 16 aprile scorso, nelle prime ore della mattinata, erano stati esplosi dei colpi d’arma da fuoco contro il distributore di carburante “Eni” di Isola di Capo Rizzuto.

L’episodio, che non aveva provocato grossi danni alla struttura, colpita solo nella zona della tettoia, aveva comunque suscitato preoccupazione e timore negli abitanti della zona, per le particolari modalità in cui era avvenuto, tra le ultime ore della notte e la primissima mattinata.

Gli accertamenti svolti immediatamente, e proseguiti nelle settimane successive, dai carabinieri della Tenenza di Isola Capo Rizzuto, hanno consentito di individuare il presunto responsabile del pericoloso gesto, immortalato parzialmente da alcune telecamere di videosorveglianza; nelle immagini è visibile l’uomo, poi identificato in M.F., giovane isolitano, che si avvicina ed esplode alcuni colpi con un fucile, in direzione della tettoia del distributore di carburante, nella quale sono rimaste poi le tracce dell’evento.

Per questo motivo l’autorità giudiziaria, configurando i reati di sparo in luogo pubblico, danneggiamento aggravato e violenza privata aggravata, ha emesso la misura cautelare dell’obbligo di presentazione in caserma, che è stata eseguita nella mattinata di oggi dagli stessi militari. Ulteriori accertamenti sono ancora in corso.

Comunicarono falsi posti letto covid, interdetti due dirigenti sanitari

Policlinico Universitario Mater Domini Catanzaro

Avrebbero comunicato in due circostanze alla regione Calabria un numero non rispondente al vero di posti letto Covid-19 attivabili in 48 ore in area medica nel campus universitario di Germaneto di Catanzaro e nel presidio “ex Villa Bianca”.

Per questo motivo l’ex commissario dell’Azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” e attuale commissario straordinario dell’Asp di Vibo Giuseppe Giuliano e l’ex direttore sanitario della stessa azienda e ora direttore sanitario del Policlinico Umberto I di Roma Matteo Galletta, sono stati interdetti per un anno dall’esercizio di pubblici uffici e da qualsiasi carica pubblica.

Il provvedimento è stato emesso dal gip nell’ambito di una inchiesta coordinata dalla Procura catanzarese e notificato dai finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro. I due sono indagati per falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Nella stessa inchiesta sarebbero indagati anche, ma senza misura interdittiva, il rettore dell’Università Magna Graecia Giovanbattista De Sarro e il direttore sanitario del Policlinico Mater Domini Caterina De Filippo.

Secondo quanto emerso dalle indagini, durante l’emergenza epidemiologica, Giuliano e Galletta avrebbero comunicato un numero non rispondente al vero di posti letto Covid-19 attivabili in 48 ore, dato che, invece, sarebbe rimasto invariato fino alla cessazione dell’emergenza. Lo stesso dato, successivamente comunicato al ministero della Salute, integrato con altri valori, costituiva il parametro di riferimento per l’attribuzione del “colore di rischio” alla regione finalizzato a contenere la diffusione del virus.

Dalle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Catanzaro, anche attraverso accertamenti sul posto e verifiche documentali, il numero dei posti letto segnalato era superiore a quello materialmente ed effettivamente realizzabile nel termine previsto, a causa della carenza di personale sanitario e delle relative dotazioni strumentali e logistiche. (Ansa)

Nascondeva la droga in magazzino, arrestato un panettiere

Un panettiere di 45 enne, titolare di un panificio di Bisignano (Cosenza), è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Rende con l’accusa per detenzione di droga ai fini di spaccio.

Durante la perquisizione, che ha visto l’impiego di diverse pattuglie dell’Arma, tra cui il personale del Nucleo operativo e radiomobile di Rende, della locale Stazione Carabinieri di Bisignano e delle unità cinofile, sono stati trovati alcuni panetti di hashish del peso complessivo di 250 grammi e di alcuni grammi di marijuana, nascosti all’interno di un magazzino adiacente al panificio.

Grazie al fiuto del cane antidroga è stato possibile rinvenire il quantitativo di stupefacente occultato. Sequestrato anche l’occorrente per il confezionamento delle dosi da immettere sul mercato, come bilancini di precisione per pesare lo stupefacente.

L’arrestato, su disposizione del magistrato di turno presso la Procura della Repubblica di Cosenza, è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

In auto con oltre un kg di cocaina, in cella ‘corriere’ reggino diretto in Sicilia

I finanzieri del Comando Provinciale Reggio Calabria, nei giorni scorsi, nell’ambito di un servizio finalizzato alla prevenzione e repressione dei traffici illeciti, hanno arrestato in flagranza di reato, per traffico di sostanze stupefacenti, un trentunenne della provincia di Reggio Calabria.

L’uomo, che era diretto in Sicilia a bordo di un’autovettura, è stato sottoposto, nell’area degli imbarcaderi, ad un ordinario controllo di polizia dai finanzieri della Compagnia di Villa San Giovanni, nel corso del quale ha dimostrato segni di nervosismo. Pertanto, con l’ausilio di un’unità cinofila della Compagnia Pronto Impiego di Reggio Calabria, è stata perquisita l’autovettura ed è stato scoperto un vano nascosto in uno dei sedili dove era occultato un panetto di cocaina, dal peso complessivo di oltre un chilogrammo.

All’esito delle operazioni, la droga e l’autovettura utilizzata per il traffico illecito sono stati sequestrati; l’uomo, indagato allo stato per la violazione della normativa in materia di sostanze stupefacenti, è stato arrestato e condotto nella Casa Circondariale “Arghillà” di Reggio Calabria, a disposizione della locale Procura della Repubblica. Lo stupefacente, qualora venduto al dettaglio, avrebbe potuto fruttare alla criminalità organizzata circa 50.000 euro.

Scontro tra auto nel centro di Reggio, un morto

ambulanza

Un uomo di 75 anni è morto in seguito a un incidente stradale avvenuto nella tarda serata di ieri a Reggio Calabria. La persona deceduta si chiamava Filippo Barreca ed era alla guida di un’auto che si è scontrata con un’altra, guidata da un giovane di 23 anni, all’incrocio tra via San Francesco da Paola e via XXI Agosto, nei pressi piazza Duomo.

I mezzi coinvolti sono un’Audi nera e un Mazda rossa. Sul posto sono immediatamente intervenuti i mezzi di soccorso e i vigili del fuoco assieme alla polizia locale che ha eseguito ogni attività utile alla ricostruzione della dinamica del sinistro. Sono stati avviati gli accertamenti per capire se Barreca, mentre era alla guida, abbia avuto un malore che ha provocato l’incidente o se questo è la causa della morte.

La polizia locale ha immediatamente avvisato il magistrato di turno che ha disposto il sequestro dei veicoli coinvolti nell’incidente. La salma della vittima è stata posta a disposizione della Procura che deciderà se disporre l’autopsia.

Ucraina, Mosca chiede indagine internazionale sul crollo della diga di Kakhovka

La situazione con il crollo della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka dovrebbe diventare oggetto di uno studio e di un’indagine a livello mondiale, ha detto mercoledì la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova citata dalla Tass.

“Naturalmente, questo non è più l’argomento del giorno o della settimana, è già stato inserito nel contesto storico – sto parlando di quello che è successo ieri al Kakhovka HPP. Questo dovrebbe davvero essere un argomento di interesse mondiale studio, ricerca e indagine”, ha detto.

“La reazione dell’Occidente in tutte queste situazioni è prevedibile al 100%. È un desiderio infinito di incolpare la Russia per tutto ciò che accade, indipendentemente dal fatto che sia effettivamente accaduto o sia frutto dell’immaginazione”, ha sottolineato il diplomatico. Del resto la reazione dell’Occidente “sarà sempre così”, ha aggiunto.

La portavoce ha spiegato che questo fa parte della guerra informativa e psicologica e “collegamento infinito di tutte le cose negative che accadono nei paesi occidentali, fuori e alla periferia con il nostro paese, al fine di mantenere l’atteggiamento isterico della propria popolazione nei confronti la situazione intorno alla Russia, in Russia in generale, e così via”.

Situazione intorno a Kakhovka HPP
Martedì notte, l’esercito ucraino ha lanciato un attacco alla centrale idroelettrica di Kakhovka (HPP), presumibilmente da un Olkha MLRS. Il bombardamento ha distrutto le valvole idrauliche della diga, provocando uno scarico incontrollato di acqua. A Novaya Kakhovka il livello dell’acqua ha già superato i 12 metri. Attualmente ci sono 14 insediamenti nell’area allagata, e un totale di circa 80 villaggi potrebbero essere inondati. I residenti degli insediamenti vicini vengono evacuati, anche se le autorità hanno affermato che non sono necessarie evacuazioni su larga scala. Il crollo della diga dell’impianto ha provocato gravi danni ambientali. I terreni agricoli lungo il fiume Dnepr sono stati spazzati via e c’è il rischio che il canale della Crimea settentrionale diventi poco profondo.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha descritto l’attacco al Kakhovka HPP “come un deliberato atto di sabotaggio da parte dell’Ucraina”. Il portavoce ha aggiunto che “il regime di Kiev dovrebbe assumersi la piena responsabilità delle conseguenze”.

Sbarcati 174 migranti al porto di Crotone

archivio

Doppio sbarco a distanza di poche ore, nella notte, al porto di Crotone. Sono in tutto 174 i migranti soccorsi, nelle due operazioni, al largo delle coste calabresi da unità della Guardia costiera mentre erano a bordo di due diverse imbarcazioni provenienti una dalla Turchia e l’altra dalla Libia.

Nel primo sbarco, poco dopo la mezzanotte, sono giunte al porto di Crotone 128 persone che si trovavano su un peschereccio partito dalle coste libiche. In gran parte (114) provengono dal Pakistan. Tra loro solo una donna (di nazionalità indiana) ed 11 minori non accompagnati.

Nel secondo sbarco avvenuto qualche ora dopo, sono stati accolti 46 migranti che si trovavano su una barca a vela partita dalla Turchia. I migranti a bordo provengono da Iraq, Iran e Afganistan. Il doppio arrivo ha messo alla prova il sistema di accoglienza coordinato dalla Prefettura che ha visto impegnati gli uomini dell’Ufficio immigrazione e della Polizia scientifica della Questura di Crotone. I migranti sono stati condotti al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Nella mattina di ieri erano sbarcate a Crotone altre 48 persone.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO