12 Ottobre 2024

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Prigozhin (Wagner) contro i vertici russi. Mosca apre un’inchiesta penale

Si infiamma lo scontro tra Yevgheny Prigozhin, e i vertici della Difesa russi.  il capo della Wagner ha lanciato un appello ai soldati russi per unire le forze e fermare i capi militari di Mosca.

“Il gruppo Wagner ha deciso che coloro che hanno responsabilità militari per il Paese devono essere fermati”, ha detto Prigozhin in un audio chiedendo di non opporre “resistenza” alle sue truppe e affermando che il ministro della Difesa Shoigu sarà “fermato”.

Non è “un colpo di stato militare” ma uno sforzo per ripristinare la “giustizia” ha precisato Prigozhin, che poco prima aveva accusato l’esercito russo di bombardare il suo gruppo su ordine di Shoigu. Notizia bollata come “falsa da Mosca.

Immediata la replica del Cremlino, dove Putin è informato della situazione. Il comitato nazionale antiterrorismo di Mosca ha aperto un procedimento penale “per invito alla ribellione armata” dopo le dichiarazioni del capo di Wagner Prigozhin. Lo riporta Tass. Il comitato nazionale antiterrorismo della Russia chiede al capo di Wagner “di interrompere le azioni illegali”.

L’Fsb russa, i servizi di intelligence interna, ha chiesto ai mercenari Wagner a disobbedire agli ordini del loro leader Yevgeny Prigozhin e ad “arrestarlo”. Lo riporta Ria Novosti. “Chiediamo ai combattenti del Pmc di non commettere errori irreparabili, di fermare qualsiasi azione violenta contro il popolo russo, di non eseguire gli ordini criminali e traditori di Prigozhin e di prendere misure per arrestarlo”, ha affermato l’Fsb. Con le sue dichiarazioni e le sue azioni, aggiunge Fsb, Prigozhin ha “effettivamente chiesto l’inizio di un conflitto civile armato sul territorio russo e ha colpito alle spalle” i militari russi.

Il dipartimento di Mosca dell’Fsb è in stato di allarme e ha istituito posti di blocco sull’autostrada M4 che collega la capitale con Rostov. Lo riferiscono fonti dell’esercito russo alla Bbc. Secondo quanto riferito, a coloro che sono in servizio nei posti di blocco è stato ordinato di aprire il fuoco “in caso di minaccia”. La Bbc riporta inoltre che veicoli corazzati sono stati visti nel centro di Rostov, vicino al quartier generale del distretto militare meridionale.

Per il capo degli 007 ucraini “la fragile dittatura di Putin è caduta… I rashisti hanno cominciato a mordersi l’un l’altro per potere e denaro”, ha scritto su Telegram Budanov commentando la rivolta annunciata da Prigozhin contro i vertici militari russi. “Prigozhin minaccia di “andare in marcia” a Mosca. Shoigu, secondo lui, è fuggito da Rostov per non diventare vittima del massacro. Quello che è successo è ciò di cui abbiamo parlato a lungo”, ha aggiunto Budanov, secondo il quale lo scontro interno russo gioca a favore delle “nostre brigate d’assalto addestrate, che sulle spalle degli invasori libereranno l’Ucraina e quei territori che vogliono far parte del nostro potente, invincibile e glorioso Paese”.

In giornata si era già registrata una bordata di Prigozhin contro gli apparatchik gallonati di Mosca. Il patron della Wagner ha definito l’esercito russo “una bolla d’aria scoppiata dopo l’invasione dell’Ucraina” puntando il dito contro il ministero della Difesa e stavolta mettendo apertamente in dubbio anche le motivazioni addotte ufficialmente per la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina.

In uno video Prigozhin ha dichiarato che quando è iniziata l’invasione su vasta scala la situazione del conflitto nel Donbass non era diversa da quella degli ultimi anni e non c’era nessuna “folle aggressione” da parte di Kiev, che – ha affermato ancora – non si apprestava ad attaccare la Russia assieme alla Nato. Secondo Prigozhin quindi, parlando di un’imminente offensiva ucraina il ministero della Difesa russo, ovvero il suo arcinemico Sergey Shoigu, ha “ingannato” sia la società sia Putin.

La controffensiva ucraina sta avendo meno successo del previsto nelle sue prime fasi e le forze russe stanno dimostrando più competenza rispetto alle valutazioni occidentali della vigilia: lo hanno dichiarato alla Cnn due funzionari occidentali e un alto funzionario militare Usa. La controffensiva “non sta soddisfacendo le aspettative su nessun fronte”, ha detto uno di loro. Le linee di difesa russe si sono dimostrate ben fortificate, rendendo difficile per le forze ucraine sfondarle. Inoltre, le forze russe hanno bloccato i blindati ucraini con attacchi missilistici e mine e hanno dispiegato la potenza aerea in modo più efficace.

Ma Il comandante delle forze di terra ucraine, generale Oleksandr Syrskyi, ha confermato per la prima volta che la forza principale della sua riserva offensiva deve ancora essere impegnata. “Tutto deve ancora avvenire”, ha detto Syrskyi in un’interivsta al Guardian da una base militare nell’est dell’Ucraina, sottolineando tuttavia le difficoltà dei combattimenti e che negli ultimi giorni Mosca ha lanciato anche sforzi offensivi. “La nostra forza principale non è stata ancora impegnata a combattere e ora stiamo sondando i punti deboli nelle difese nemiche. Tutto deve ancora avvenire”, ha sottolineato.

Intanto, le forze ucraine hanno abbattuto la notte scorsa una raffica di 13 missili da crociera russi diretti verso un aeroporto militare nella regione occidentale di Khmelnitskyi: lo ha reso noto l’Aeronautica militare di Kiev, come riportano i media del Paese. I missili sono stati lanciati intorno alla mezzanotte dal Mar Caspio da quattro bombardieri Tu-95. “Tutti i 13 missili da crociera X-101/X-555 sono stati distrutti dalla difesa aerea, la maggior parte nella regione di Khmelnytsky”, ha dichiarato l’Aeronautica in un comunicato. Unità di difesa aerea hanno abbattuto anche un drone da ricognizione non identificato.

“Secondo le informazioni ottenute nel corso delle indagini, il gruppo criminale, agendo nell’interesse di un cliente straniero, ha agito per acquisire, aggirando i divieti e le restrizioni legislative, un chilogrammo dell’isotopo ‘Cesio-137’ per 3,5 milioni di dollari al fine di contrabbandare la sostanza radioattiva dalla Federazione Russa”, prosegue la nota. La Russia “è stata anche coinvolta in una campagna per screditare il Paese a livello internazionale, attraverso la messa in scena dell’uso di armi di distruzione di massa”, conclude l’Fsb.

Gran Premio a Venezia, al procuratore Gratteri il “Leone d’Oro” alla carriera

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha ricevuto oggi il Leone d’Oro alla carriera nell’ambito del Gran premio internazionale di Venezia. Un riconoscimento conferito per la sua carriera di magistrato ma anche per quella di scrittore.

Gratteri, da quasi 40 anni, vive sotto scorta e di recente ha avuto l’assegnazione di una scorta di primo livello. L’attuale procuratore di Catanzaro ha iniziato la propria carriera nel 1986 come uditore giudiziario proprio nel capoluogo calabrese; dopo un anno e mezzo è diventato giudice a Locri, poi sostituto procuratore sempre a Locri prima di andare a lavorare nella Procura di Reggio Calabria dove è stato anche procuratore aggiunto.

La vita del magistrato di Gerace – divenuto capo della Dda di Catanzaro nel maggio 2016 – è stata interamente caratterizzata dal contrasto alla criminalità organizzata.

Prolifica anche l’attività di divulgazione scientifica sul fenomeno mafioso con la pubblicazione di 22 libri scritti insieme al docente universitario Antonio Nicaso. L’ultimo volume “Fuori dai confini” tratta l’espandersi della ‘ndrangheta nel mondo.

Sanità, l’Asp di Cosenza riapre il reparto di Ostetricia e Ginecologia di Corigliano-Rossano

Dopo il clamore dei giorni scorsi, il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Cosenza Antonio Graziano, rende nota l’immediata riapertura del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale spoke Corigliano-Rossano e dunque, la ripresa della piena funzionalità.

Il tempestivo intervento – spiega una nota dell’Asp – si è reso necessario al fine di evitare qualsiasi strumentalizzazione. E’ noto da tempo infatti che il management che guida questa Azienda, è impegnato – atteso le difficoltà ed i problemi ereditati dal passato -, a garantire il corretto funzionamento del complesso sistema Sanitario nella più estesa provincia della
Calabria.

Le iniziative prese, il dato è incontrovertibile, vanno tutte in un’unica direzione: garantire il diritto- sancito dalla costituzione- a cure di qualità agli utenti.

Straface: “Con la riapertura non ci sarà nessun esodo verso altri ospedali”

“Il reparto di Ginecologia dell’Ospedale Guido Compagna di Corigliano continuerà a lavorare e a garantire il servizio all’utenza. Dopo giorni complicati per gli assetti strutturali la situazione si è finalmente sbloccata con l’arrivo di sei nuovi professionisti sanitari che, di fatto, ha scongiurato l’interruzione dei ricoveri e del punto nascite del nosocomio ausonico”. E’ il commento di Pasqualina Straface, consigliere regionale azzurra e presidente della Terza Commissione sanità, Attività sociali, culturali e formative.

“Non ci sarà dunque nessun esodo da Corigliano-Rossano verso altri ospedali”, sottolinea Straface che prosegue: “Da quando è giunta la notizia della possibile sospensione del servizio di Ginecologia mi sono messa subito all’opera insieme ai vertici regionali e alla governance sanitaria per trovare ogni possibile soluzione, conscia del dramma sociale che quel tipo di annuncio aveva generato a buon diritto nella cittadinanza. E sono state tantissime le sollecitazioni da parte della gente, cui ho dato l’unica risposta che conosco: mettermi subito a lavoro per cercare di risolvere il problema. Dopo giorni fitti di colloqui, telefonate e incontri grazie all’energico intervento del Presidente della Regione Roberto Occhiuto e del Direttore Generale ASP Antonello Graziano siamo riusciti a scongiurare l’irreparabile e a garantire la continuità del servizio. Posso dunque tranquillizzare la cittadinanza di Corigliano-Rossano e di tutto il territorio: il reparto di Ginecologia non chiuderà e continuerà ad offrire il proprio servizio alla comunità”, conclude il consigliere Straface.

Rapina ad un’anziana a Reggio, arrestata una donna

Agenti della Polizia di Stato in servizio presso l’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura di Reggio Calabria hanno arrestato una donna 53enne reggina accusata di aver perpetrato una rapina ai danni di un’anziana signora residente nella zona universitaria del centro cittadino.

Durante le ore pomeridiane, la donna si era introdotta all’interno dell’abitazione della vittima e, dopo averla aggredita, ha raggiunto la camera da letto sottraendole dalla borsa soldi ed effetti personali, dandosi poi alla fuga.

Nonostante le lesioni riportate, giudicate guaribili in 15 giorni, l’anziana donna ha subito segnalato l’accaduto alla locale sala operativa che ha inviato sul posto gli Agenti delle Volanti.

Dopo aver prestato soccorso e dato conforto alla vittima, i poliziotti, grazie al contributo fornito dalla stessa nell’identificazione dell’aggressore, hanno ricostruito i fatti e tratto in arresto la presunta responsabile della rapina.

Alla donna sono contestati inoltre i reati di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, tentando anche di porre in essere atti di autolesionismo prontamente contenuti dal personale operante.

All’esito dell’udienza di convalida, su disposizione dell’autorità giudiziaria competente, la donna è stata sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

Bambini intossicati a mensa, scoperto il batterio che l’ha provocata

E’ stato un batterio, presente in concentrazione rilevante nella carne servita in una mensa scolastica di Girifalco, nel Catanzarese, a provocare alla fine dello scorso mese di maggio una tossinfezione alimentare a 42 bambini.

E’ questo il risultato emerso dalle analisi effettuate dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno su un campione di alimento prelevato dall’Azienda sanitaria provinciale- Sian di Catanzaro.

Gli accertamenti effettuati scaturirono da una segnalazione della Compagnia carabinieri di Girifalco e del Nas di Catanzaro a seguito delle numerose segnalazioni giunte da parte di genitori che, all’epoca, avevano riscontrato nei loro figli malessere riconducibile a focolaio di tossinfezione alimentare.

L’indagine epidemiologica, effettuata nei giorni scorsi, avrebbe evidenziato quindi la presenza del batterio “Enterococcus faecalis” sul campione di cibo somministrato a circa 90 bambini di cui 42 hanno accusato sintomi nelle ore immediatamente successive.

Le cause della presenza del batterio, dai primi accertamenti, sarebbero da addebitare a condizioni di carenza igienica e a procedure scorrette del personale nella preparazione, conservazione e successiva somministrazione del pasto, situazioni queste già oggetto di controllo e provvedimenti amministrativi ad inizio anno da parte dello stesso Servizio Asp. Il patogeno per le sue caratteristiche , spiegano gli esperti, colpisce soprattutto persone con difese immunitarie non elevate, ciò giustificherebbe il fatto che la tossinfezione abbia interessato esclusivamente i bambini e non gli adulti che hanno usufruito del pasto, insegnanti e personale Ata.

L’ispezione dei luoghi dove si svolge la preparazione dei pasti, inoltre, ha fatto emergere irregolarità igienico-sanitarie che hanno portato all’emanazione di un provvedimento immediato con relativa sanzione e di una ordinanza mirata a mettere in sicurezza le procedure adottate dalla ditta che gestisce la refezione.

Arresto Minenna e Pini, inchiesta partita da un sequestro di cocaina

Tutta l’inchiesta della Procura di Forlì che ha portato all’arresto, fra gli altri, di Marcello Minenna, ex dg del’Agenzia delle Dogane, e di Gianluca Pini, già deputato della Lega, è partita da un sequestro di 28 chili di cocaina nel gennaio 2020. Dalle indagini è infatti emerso che, dietro alla droga sequestrata su un camion proveniente dal Belgio, c’era un imprenditore forlivese con precedenti, che lavora nel settore dell’autotrasporto.

Dalle intercettazioni, i pm della procura di Forlì avrebbero scoperto che aveva un consolidato rapporto con l’ex parlamentare leghista Pini, non più in carica dalle elezioni del 2018. La procura romagnola accusa i due di un vero sistema, con scambi di favori. “Un vero Pactum sceleris”, dicono i magistrati.

L’imprenditore forlivese, per il quale si ipotizza il traffico internazionale di stupefacenti, investiva il denaro in attività apparentemente lecite. Pini, secondo gli inquirenti, avrebbe creato legami in varie istituzioni: le misure cautelari hanno riguardato infatti anche funzionari dell’Usl Romagna, appartenenti alle forze dell’ordine e un funzionario della prefettura di Ravenna.

Nell’inchiesta si parla anche di un maxiappalto con l’Usl Romagna per la fornitura di mascherine. Secondo l’ipotesi accusatoria della procura di Forlì, il parlamentare avrebbe ottenuto un appalto milionario dall’Azienda Usl Romagna per la fornitura di mascherine, nonostante non esistesse nessuna specifica attitudine aziendale, lucrando così anche sulla pandemia di Covid.

Un presunto “pactum sceleris” fra Pini e Minenna, quello ipotizzato dai pm di Forlì. Secondo gli inquirenti, Pini aveva promesso a Minenna di “accreditarlo all’interno della Lega in modo venisse considerato un uomo di quel partito e gli prometteva la conferma della nomina a dg dell’Agenzia delle Dogane a seguito del cambio del governo, che effettivamente otteneva”.

Minenna, continuano i pm, “accettava le promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica”, in particolare “alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci” fra cui le mascherine al centro dell’inchiesta.

La carriera di Minenna
Marcello Minenna, 52 anni, è originario di Bari. Economista e professore a contratto di Teorie e Politiche per lo sviluppo economico all’Università La Sapienza di Roma e di Econometria finanziaria e Finanza empirica all’Università telematica San Raffaele, è stato recentemente nominato assessore di area tecnica della Regione Calabria (il 31 gennaio scorso). Il presidente, Roberto Occhiuto, che ha subito dichiarato di fare sue le deleghe di Minenna, gliele aveva attribuite per l’Ambiente, le Partecipate e i Fondi comunitari. L’economista era subentrato come assessore al dimissionario Mauro Dolce, anche lui tecnico, che aveva però le deleghe alle Infrastrutture e ai Lavori pubblici, settori che il presidente Occhiuto attualmente gestisce direttamente. In passato, Minenna era stato anche assessore tecnico al Bilancio, Patrimonio, Partecipate, Politiche Sociali e Spending review del comune di Roma Capitale, nella Giunta Raggi.

La carriera di Pini
In Parlamento per tre legislature, dal 2006 al 2018, eletto in Romagna con la Lega, Gianluca Pini ha 50 anni e per oltre un decennio, dal 1999 al 2015, è stato il segretario nazionale della Romagna, che nell’organizzazione leghista è sempre stata distinta dall’Emilia. La sua stella si è offuscata quando, al congresso del 2017, sostenne il candidato autonomista Gianni Fava contro Matteo Salvini. Alle elezioni del 2018 decise di non ricandidarsi per tornare a dedicarsi a tempo pieno alle sue attività imprenditoriali.

Si ribalta col mezzo agricolo, muore un pensionato

Dopo quello in cui stamattina era deceduto un ragazzo di 14 anni nel reggino, c’è stato in serata un altro incidente mortale in Calabria provocato dal ribaltamento di un trattore. E’ accaduto a Rocca di Neto, nel crotonese. La vittima è Antonio Iozzi, un pensionato di 74 anni, .

L’incidente si è verificato mentre Iozzi stava lavorando in un terreno per aiutare un suo conoscente. Il trattore di cui era alla guida, ribaltandosi, lo ha schiacciato e il pensionato è morto all’istante.

Sull’incidente hanno avviato indagini i carabinieri per ricostruirne la dinamica ed accertare eventuali responsabilità. Sul posto, per gli accertamenti tecnici, anche i vigili del fuoco che hanno faticato non poco per sollevare il mezzo agricolo ed estrarre il corpo del pensionato.

Sommergibile Titan, autorità Usa: “Tutti morti per una implosione”

E’ finita male per l’equipaggio del Titan, il piccolo sommergibile con a bordo alcuni facoltosi turisti che volevano esplorare da vicino il Titanic, il gigante colato a picco nel 1912 a 4 mila metri negli abissi dell’Oceano Atlantico. Dopo giorni di ricerca le autorità marittime statunitensi hanno affermato che già dopo qualche ora dall’inizio della missione c’è stata una “catastrofica implosione” per una “grave perdita di pressione”. Niente da fare dunque per i cinque che avevano pagato 250mila dollari per la gita negli abissi. “Sono tutti morti e quasi subito”, ha dichiarato la Guardia costiera Usa.

Dopo giorni di ricerche disperate, i rottami del sottomarino di OceanGate disperso da domenica sono stati trovati proprio accanto al fantasma del Titanic, con la stessa società e la Guardia costiera americana che in serata hanno annunciato la morte dell’equipaggio.

Sommergibile scomparso, guardia costiera Usa: “Avvenuta una catastrofica implosione”

La gelata sulle poche speranze ancora rimaste di ritrovare il veicolo e i suoi passeggeri ancora in vita era arrivata già in mattinata con il tweet delle autorità Usa sul ritrovamento dei detriti.

Un cinguettio di poche parole con il quale la Guardia costiera, pur non sbilanciandosi ancora in dichiarazioni e annunci ufficiali, aveva di fatto lasciato intendere che per i cinque avventurieri ormai era finita. Il robot schierato per setacciare i fondali a caccia del sottomarino ha rinvenuto il telaio di atterraggio del batiscafo e la sua parte posteriore assieme ad altri tre pezzi proprio vicino alla prua del Titanic.

Il veicolo è imploso istantaneamente per una “catastrofica perdita di pressione”, hanno spiegato in serata le autorità, confermando i timori degli esperti che avevano ipotizzato un cedimento strutturale dovuto alla pressione o a un malfunzionamento. Al quarto giorno di ricerche, le chance di riuscire a salvare l’equipaggio erano d’altra parte ridotte al lumicino considerato il freddo gelido e l’ossigeno molto probabilmente esaurito se il batiscafo fosse stato ancora integro. Nonostante questo i ricercatori, complice il bel tempo, hanno continuano senza sosta e con un’urgenza sempre maggiore la loro attività, affiancati da personale medico specializzato con al seguito una camera iperbarica in grado di contenere sei persone, pronta all’uso qualora ci fosse stato il miracolo.

Le autorità costiere americane e canadesi sono state affiancate da quelle del Regno Unito. Londra ha infatti inviato un aereo militare della Raf con equipaggiamento specializzato e con a bordo un ufficiale sommergibilista, il tenente di vascello Richard Kantharia, esperto conoscitore della guerra sottomarina e delle operazioni di immersione. Un dispiegamento di forze straordinario che però non ha potuto nulla per salvare la vita all’amministratore delegato di OceanGate Stockton Rush, al miliardario britannico Hamish Harding, al francese Paul-Henry Nargeolet e all’uomo d’affari pachistano e a suo figlio Shahzada e Suleman Dawood.

Davanti a una tragedia del genere le polemiche su OceanGate e il suo ceo non si placano. Nel mirino delle critiche c’è la struttura del sommergibile, operato tramite un controller per videogame Logitech F710, la mancanza di controlli sulla sicurezza ma anche i ritardi nel lanciare l’allarme una volta persi i contatti. Il Titan, così come i veicoli simili, era soggetto ad una supervisione regolamentare molto limitata e questo – secondo i critici – ha aperto la strada a scorciatoie in termini di sicurezza da parte della società. Viaggiare sul sommergibile di OceanGate era “un’operazione kamikaze”, ha raccontato Arthur Loibl, il 61enne tedesco che due anni fa ha compiuto la stessa immersione. Gli esperti ritengono che uno dei problemi del sottomarino fosse il suo ripetuto utilizzo: per la sua struttura era infatti adeguato alla traversata sott’acqua per un numero limitato di volte, non per immergersi spesso come invece ha fatto. I molteplici viaggi potrebbero infatti aver indebolito la struttura, causandone il catastrofico collasso. E suonano ormai come un sinistro presagio le parole che l’amministratore delegato Rush aveva pronunciato in un podcast del 2022, quando aveva sostenuto che la sicurezza era un “puro spreco”: “Se si vuole rimanere al sicuro non ci si deve alzare dal letto, non si deve entrare in macchina, non si deve fare niente”. Il risultato stasera è sotto gli occhi del mondo. Inizierà a smobilitare parte del personale impegnato nella ricerca nelle prossime 24 ore. Al momento ci sono nove imbarcazioni nell’area delle ricerche.

La moglie del pilota del Titan parente di due vittime del Titanic
Wendy Rush, moglie del patron di OceanGate e pilota del sommergibile disperso nel Nord Atlantico Stockton Rush, è anche la pronipote di Isidor e Ida Straus, due passeggeri di prima classe che erano a bordo del Titanic quando affondò nel 1912. Gli Straus erano tra i passeggeri più ricchi del Titanic, riporta la Bbc: Isidor e suo fratello Nathan erano comproprietari dei grandi magazzini Macy’s. I sopravvissuti della tragedia hanno ricordato di aver visto Isidor rifiutare un posto su una scialuppa di salvataggio del Titanic finché tutte le donne e i bambini non fossero saliti a bordo. Ida, sua moglie da 40 anni, si rifiutò di andare senza il marito e i due furono visti abbracciati mentre la nave affondava. Una versione romanzata di questa scena è stata rappresentata nel film Titanic del 1997 di James Cameron, che mostra una coppia abbracciata a letto mentre viene sommersa dall’acqua. Secondo gli archivi del New York Times, il corpo di Isidor fu recuperato in mare circa due settimane dopo il naufragio, mentre i resti di Ida non furono mai ritrovati. Wendy Rush, attuale direttrice delle comunicazioni di OceanGate, ha sposato Stockton Rush nel 1986 e ha partecipato a tre spedizioni sul relitto del Titanic.

Arresto Minenna, Occhiuto: “Sono certo che dimostrerà la sua estraneità

Il governatore della Calabria Roberto Occhiuto con l’assessore Marcello Minenna, appena nominato il 31 Gennaio 2023

“Sono certo che Minenna dimostrerà la sua estraneità”. Lo ha detto il governatore della Calabria Roberto Occhiuto commentando l’inchiesta della Procura di Forlì che ha portato ai domiciliari Marcello Minenna, assessore all’Ambiente, alle Partecipate ed ai Fondi comunitari della regione Calabria, per presunti reati contestati quando l’economista era direttore generale dell’Agenzia delle Dogane.

“A seguito della sospensione, automatica e prevista dalla legge, dell’assessore Marcello Minenna – spiega Occhiuto intervenendo alla seduta del Consiglio regionale -, ho fatto mie le sue deleghe in modo che il lavoro della Regione possa andare avanti nelle prossime settimane senza particolari scossoni”.

“La giustizia – ha aggiunto Occhiuto – farà il suo corso. Rispetto l’operato della magistratura, ma allo stesso tempo voglio confermare la mia fiducia a Marcello Minenna, che in questi mesi in Calabria ha svolto molto bene il proprio lavoro, in modo particolare per quanto riguarda i fondi comunitari. I fatti che gli vengono contestati dalla Procura di Forlì riguardano il periodo in cui Minenna è stato direttore dell’Agenzia delle Dogane. Sono certo che dimostrerà la sua estraneità”.

Giovanni Cuda è il nuovo Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro

Giovanni Cuda

Giovanni Cuda è il nuovo Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. Ordinario di Biologia molecolare, Cuda resterà in carica fino al 2029. Il nuovo Rettore, 61 anni, originario di Andali, in provincia di Catanzaro, ha ottenuto il 90% dei voti superando l’altro candidato, Stefano Alcaro, ordinario di Chimica farmaceutica.

Cuda subentra a Giovambattista De Sarro, ordinario di Farmacologia, che è stato Rettore dal 2017. Il nuovo Rettore, la cui elezione è stata proclamata dalla Commissione elettorale, entrerà in carica il prossimo 1 novembre.

Nella giornata odierna si sono svolte anche le elezioni dei nuovi Direttori di Dipartimento, che s’insedieranno ad ottobre e resteranno in carica fino al 2026. Per il Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche è stato eletto Arturo Pujia, ordinario di Scienze e Tecniche dietetiche e Direttore della Scuola di specializzazione in Scienze dell’alimentazione, che subentra ad Antonio Gambardella.

Nel Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica Giuseppe Viglietto cede il posto a Pasquale Mastroroberto, ordinario di Chirurgia cardiaca, mentre resta al Dipartimento di Scienze della Salute Francesco Luzza, ordinario di Gastrologia. Alla guida del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia arriva Aquila Villella, ordinaria di Diritto privato.

Messina Denaro, cinque arresti dopo sentenza della Cassazione

I Carabinieri del ROS, col supporto dei militari di Trapani, hanno eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare scaturite dalla pronuncia odierna della Suprema Corte di Cassazione che ha determinato l’irrevocabilità dei provvedimenti cautelari disposti dal Tribunale del Riesame di Palermo nei confronti di 5 indagati.

L’indagine, convenzionalmente denominata “Elima”, è stata sviluppata a partire dal 2017 sotto il coordinamento della Procura Distrettuale della Repubblica di Palermo nell’ambito della più ampia manovra investigativa finalizzata alla cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro (arrestato dal ROS lo scorso 16 gennaio 2023) ed ha riguardato la famiglia di Cosa Nostra di Poggioreale – Salaparuta.

I destinatari della misura cautelare, tutti a vario titolo ritenuti gravemente indiziati di partecipazione ad associazione mafiosa, sono: Felice Milazzo, classe 1947, individuato come capo della nominata famiglia, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere; Erasmo Milazzo, cl. ‘43, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari; Salvatore Lipari, cl. ‘41, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari; Mariano Lipari, cl. ‘69, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere e Salvatore Lipari, cl. ‘95, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Nel corso delle indagini è stata attualizzata l’operatività della famiglia mafiosa di Salaparuta – Poggioreale (inserita nel mandamento di Castelvetrano), articolazione di Cosa Nostra in qualificati rapporti con altre consorterie operanti tra le province di Palermo e Trapani, “la cui pericolosità – è scritto in una nota del Ros – è stata accertata anche grazie ad un rinvenimento e sequestro di armi, effettuato durante le indagini per scongiurare la commissione di gravi delitti da parte degli indagati”.
Sono attualmente in corso varie perquisizioni nella provincia di Trapani.

Giunti a Reggio 600 migranti trasferiti da Lampedusa

Quasi mille migranti in 2 giorni a Crotone. Strutture collassate
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È approdata nel porto di Reggio Calabria la nave “Dattilo”, della Guardia costiera, con a bordo 600 migranti partiti ieri sera da Lampedusa, dove erano ospitati nel centro d’accoglienza.

I migranti, tutti uomini ed una sola donna, saranno distribuiti sulla base del piano di riparto stabilito dal ministero dell’Interno.

Soltanto trenta rimarranno a Reggio e saranno ospitati nel centro di prima accoglienza di Gallico. Cento raggiungeranno altre località in Calabria e tutti gli altri verranno trasferiti in altre regioni. Centodieci, in particolare, verranno portati nel Lazio ed altrettanti in Campania.

Novantotto, inoltre, dovranno essere portati a Bari per essere fotosegnalati dalla Polizia di Stato. Le operazioni sono coordinate dalla Prefettura di Reggio Calabria.

Lucravano sul Covid, arrestati l’assessore della Calabria Minenna e l’ex deputato leghista Pini

L’ex direttore dell’Agenzia delle Dogane Marcello Minenna, ex assessore grillino del Comune di Roma e attuale assessore all’Ambiente della Regione Calabria, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Forlì. L’economista si trova ai domiciliari. L’indagine riguarda vari episodi di corruzione ed è scaturita da un’inchiesta sul traffico di droga.

In manette anche l’ex parlamentare della Lega Gianluca Pini, non più in carica dal 2018, nonché funzionari della prefettura di Ravenna e dell’Ausl Romagna. In tutto sono stati 34 i provvedimenti cautelari. Fra le accuse rivolte a Pini quelle di aver ottenuto un appalto dall’Ausl Romagna.

Secondo l’ipotesi accusatoria della procura di Forlì, Pini avrebbe ottenuto un appalto milionario dall’Azienda Ausl Romagna per la fornitura di mascherine, nonostante non esistesse nessuna specifica attitudine aziendale, lucrando così anche sulla pandemia del 2020.

Si tratterebbe di una truffa dal valore di oltre tre milioni e mezzo per fornire all’Ausl Romagna milioni di mascherine che in quel momento, nelle strutture sanitarie, erano pressoché introvabili. La procura di Forlì contesta all’ex parlamentare leghista il reato di truffa per la fornitura di mascherine, importate dalla Cina, prive delle necessarie certificazioni. La fornitura delle mascherine inidonee, cioè prive dei requisiti e con false certificazioni, sarebbe cominciata nei primissimi giorni della pandemia. Risale infatti al 16 marzo 2020 un accordo quadro fra la Codice srl, rappresentata dall’ex parlamentare leghista Gianluca Pini e l’Ausl Romagna. Le mascherine erano importate da un’azienda cinese. Secondo le ipotesi della procura, determinante è stata da parte dell’Agenzia delle Dogane, la connivenza nell’importazione

Un “pactum sceleris” fra Gianluca Pini e Marcello Minenna: è l’ipotesi dei pm di Forlì che ha portato agli arresti domiciliari dei due.

Secondo i pm, Pini aveva promesso a Minenna di “accreditarlo all’interno della Lega in modo venisse considerato un uomo di quel partito e gli prometteva la conferma della nomina a Dg dell’Agenzia delle Dogane a seguito del cambio del governo, che effettivamente otteneva”.

Minenna, continuano i pm, “accettava le promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica”, in particolare “alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci” fra cui le mascherine al centro dell’inchiesta.

Coinvolti anche un poliziotto, un carabiniere e un dipendente della Prefettura di Ravenna nella rete dell’imprenditore ed ex parlamentare leghista Gianluca Pini, che ha portato all’arresto di Minenna.

Secondo quanto ricostruito dalla procura di Forlì, sono coinvolti in posizioni minori, ma i casi riportati sono emblematici del modus operandi. Il poliziotto della Digos di Forlì sarebbe stato aiutato da Pini a essere trasferito in un altro ufficio e in cambio faceva, su richiesta, accessi abusivi al sistema informativo sul conto di persone sulle quali l’ex parlamentare voleva avere informazioni.

Stesso copione per un luogotenente dei carabinieri, trasferito grazie all’aiuto di Pini, che svolgeva accessi al sistema su richiesta. Nel caso del funzionario della prefettura, secondo quanto ricostruito dai pm forlivesi, Pini avrebbe procurato un posto di lavoro alla figlia dell’impiegato che per sdebitarsi aveva aiutato un amico di Pini nel rilascio del porto d’armi.

Chi è Minenna

Marcello Minenna, l’ex direttore dell’Agenzia delle dogane arrestato e posto ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Forlì, è stato nominato assessore di area tecnica della Regione Calabria il 31 gennaio scorso.

Lo scorso gennaio il presidente Roberto Occhiuto gli aveva attribuito le deleghe all’Ambiente, alle Partecipate ed ai Fondi comunitari.

Minenna era subentrato come assessore al dimissionario Mauro Dolce, anche lui tecnico, che aveva però le deleghe alle Infrastrutture ed ai Lavori pubblici, settori che il presidente Occhiuto attualmente gestisce direttamente.

Minenna ha 52 anni ed è originario di Bari. È un economista ed è professore a contratto di Teorie e Politiche per lo sviluppo economico all’Università La Sapienza e di Econometria finanziaria e Finanza empirica all’Università telematica San Raffaele.

In passato Minenna è stato anche assessore tecnico al Bilancio, Patrimonio, Partecipate, Politiche Sociali e Spending review di Roma Capitale, quando la giunta era targata Cinquestelle con sindaco Virginia Raggi.

Dal Consiglio regionale un minuto di silenzio in memoria di Berlusconi

Il Consiglio regionale della Calabria, all’inizio della seduta odierna, con la partecipazione di tutti i consiglieri presenti, compresi quelli dell’opposizione di centrosinistra, ha osservato un minuto di silenzio in memoria di Silvio Berlusconi. Il presidente, Filippo Mancuso, ha detto di avere ritenuto “doveroso fare un riferimento alla scomparsa dell’ex premier.

Una delle figure centrali – ha detto Mancuso – della politica italiana ed europea degli ultimi decenni, fondatore e federatore del centrodestra, protagonista di primo piano in politica come nel sistema della comunicazione, dell’editoria e dello sport. Imprenditore di valore, politico appassionato, capace di innovare rompendo gli schemi e dotato di una profonda sensibilità umana”.

Mancuso ha espresso “sentimenti di cordoglio alla famiglia di Silvio Berlusconi, ai suoi effetti più cari e alle innumerevoli personalità che, all’interno di Forza Italia e di Mediaset, hanno condiviso con lui uno straordinario percorso politico”.

Il Presidente Mancuso ha ricordato, in particolare, “quando Silvio Berlusconi fu chiamato ad inaugurare, nel marzo del 2005, nella funzione di Presidente del Consiglio dei Ministri, l’Auditorium Nicola Calipari del Consiglio regionale. L’infrastruttura, per la quale ebbe parole di apprezzamento, ha subìto il crollo della copertura il 31 luglio del 2020. Mi piace riferire che il Consiglio regionale, dopo che l’Ufficio di Presidenza ha stanziato complessivamente 12 milioni di euro per la ricostruzione dell’Auditorium, è prossimo all’individuazione della migliore proposta progettuale, a seguito del concorso internazionale di idee già espletato e finalizzato alla realizzazione di un’opera ispirata ai più avanzati criteri architettonici e tecnologici”.

Trattore si ribalta, muore un ragazzino di 14 anni

ambulanza campagna

Un quattordicenne, Vincenzo Cordì, è morto in provincia di Reggio Calabria, dopo che il trattore sul quale si era messo alla guida, a quanto pare all’insaputa dei genitori, si è ribaltato e lo ha travolto.

È accaduto in un terreno di proprietà della famiglia della giovanissima vittima che gestisce un agriturismo in contrada “Barbasano”, a Laureana di Borrello.

Il ragazzo, secondo quanto si è potuto apprendere, avrebbe trovato le chiavi del mezzo, senza targa, in un cassetto e si sarebbe messo alla guida. Immediati sono stati i soccorsi ma il ragazzo, per la gravità delle ferite riportate, è deceduto poco dopo.

Sul luogo dell’incidente, in contrada Barbasano, sono intervenuti i Vigili del fuoco e la Polizia che ha avviato gli accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. La giovane vittima, lo scorso mercoledì, aveva sostenuto gli esami di terza media.

A dicembre scorso Vincenzo Cordì fece perdere le sue tracce tenendo tutti in apprensione per quasi un giorno. In quel caso la vicenda si concluse positivamente perché fu infatti ritrovato a Rosarno a casa di un amico.

Qatargate, torna in libertà Andrea Cozzolino. Il giudice Claire lascia l’indagine

“L’onorevole Andrea Cozzolino è libero. Il giudice istruttore, dopo aver completato l’interrogatorio iniziato lunedì, durante il quale l’eurodeputato ha risposto a tutte le domande contestando puntualmente tutti gli addebiti, ne ha disposto la liberazione. Il provvedimento prevede alcune prescrizioni di rito, come non aver contatti con gli altri indagati e il comunicare preventivamente i suoi spostamenti dal Belgio”. Lo comunicano, citati dai media, gli avvocati dell’europarlamentare PD Cozzolino, Federico Conte, Dezio Ferraro e Dimitri De Beco.

Cozzolino era stato raggiunto lo scorso 10 febbraio, mentre si trovava a Napoli, da un mandato d’arresto europeo spiccato dal giudice istruttore Michel Claise. Da quel momento l’eurodeputato, sospeso dal Pd, ha trascorso oltre quattro mesi in detenzione preventiva nella sua abitazione campana. Lunedì, dopo la revoca dei domiciliari, si era recato a Bruxelles per essere ascoltato dagli inquirenti, che lo avevano posto in stato di fermo.

Al termine dell’ultimo interrogatorio, il nuovo giudice istruttore Aurélie Dejaiffe – subentrata ieri a Michel Claise alla guida delle indagini – ne ha disposto il rilascio. All’uscita dai locali della procura federale belga, l’eurodeputato, visibilmente commosso, ha preferito non rilasciare dichiarazioni.

Cozzolino, ha evidenziato il legale che lo accompagnava, “si è difeso da tutti addebiti, contestandoli puntualmente punto per punto, negando di aver ricevuto soldi e di aver mai fatto parte di un’associazione criminale”. Tra le altre prescrizioni previste nel provvedimento di rilascio, vi è anche l’obbligo di non avere contatti con le altre persone indagate.

Il giudice Claise lascia l’incarico
Il giudice istruttore Michel Claise ha deciso di lasciare la guida dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate. Lo rende noto la procura federale belga. «In via cautelare e per consentire alla giustizia di continuare serenamente il suo lavoro e di mantenere una necessaria separazione tra vita privata e familiare e responsabilità professionali, il giudice istruttore Michel Claise informa di aver deciso questa sera di ritirarsi dal fascicolo», scrive la procura in una nota, evidenziando che nel dossier «di recente sono comparsi alcuni elementi» che «potrebbero sollevare alcune domande sul funzionamento oggettivo dell’indagine». La decisione del giudice Michel Claise, sarebbe legata al fatto che, secondo fonti qualificate riportate dall’Ansa, uno dei suoi figli avrebbe lavorato per una delle persone indagate. Proprio per questo motivo, quindi, il giudice istruttore avrebbe deciso di lasciare la guida dell’indagine a un collega: Aurélie Dejaiffe.

Eva Kaili fa causa al Parlamento europeo
Intanto, l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, coinvolta nell’inchiesta belga sul Qatargate, ha fatto causa allo stesso Parlamento «per violazione della sua immunità parlamentare, essendo stata monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega, che stava indagando istituzionalmente sull’esistenza di software illegali che monitoravano le attività degli eurodeputati e dei cittadini Ue». Lo annunciano i legali dell’europarlamentare greca.

Secondo fonti comunitarie citati dai media, il ricorso riguarda l’indagine relativa all’utilizzo dei collaboratori da parte della europarlamentare greca, e non l’inchiesta del Qatargate.

L’arresto e poi il rilascio
Arrestata il 9 dicembre scorso, Kaili è stata rilasciata il 25 maggio con condizioni dopo una detenzione preventiva di oltre cinque mesi. Eva Kaili era stata indagata in Belgio nell’ambito dell’inchiesta per presunta corruzione volta ad influenzare i processi decisionali dell’Unione europea.

I giudici della camera di consiglio del tribunale di Bruxelles hanno disposto per Kaili gli arresti domiciliari con l’obbligo di braccialetto elettronico.

Prima di Eva Kaili anche l’eurodeputato belga Marc Tarabella e l’ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri sono stati scarcerati e sono in libertà vigilata.

Rivelò segreti d’ufficio, condannato Davigo, ex pm simbolo di Mani pulite

Il Tribunale di Brescia martedì ha condannato a un anno e tre mesi (pena sospesa) Piercamillo Davigo, ex componente del Csm ed ex magistrato simbolo del pool di Mani Pulite perché riconosciuto colpevole di rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla presunta loggia Ungheria. La sentenza accoglie la richiesta della pubblica accusa che aveva chiesto la condanna per aver preso dalle mani del pm milanese Paolo Storari – assolto in via definitiva al termine del processo abbreviato – i verbali segreti di Piero Amara, in cui l’ex avvocato esterno di Eni ha svelato l’esistenza della presunta associazione massonica. All’imputato la corte ha riconosciuto le attenuanti generiche, le motivazioni saranno rese note tra 30 giorni.

Le dichiarazioni furono rese da Amara in cinque interrogatori, tra il 6 dicembre 2019 e l’11 gennaio 2020, nell’inchiesta sul cosiddetto “falso complotto Eni”, di cui Storari era uno dei titolari insieme alla collega Laura Pedio. Una consegna avvenuta a Milano nell’aprile del 2020, da stessa ammissione di Storari, a casa di Davigo a cui fu data una chiavetta con gli atti secretati per poter denunciare la presunta inerzia a indagare da parte dei vertici della procura milanese – in particolare dall’allora procuratore di Milano Francesco Greco e dall’aggiunto Pedio – sull’ipotetica loggia Ungheria di cui avrebbero fatto parte personaggi delle istituzioni e delle forze armate, oltre che due componenti del Csm in carica in quel momento.

La corte, presieduta dal giudice Roberto Spanò, ha condannato Davigo, ma ha concesso all’imputato “il beneficio della sospensione della pena e la non menzione della condanna nel casellario giudiziario”.

Davigo, oltre al pagamento delle spese legali, dovrà risarcire la parte civile, l’ex consigliere del Csm Sebastiano Ardita “nella misura di 20mila euro”. Si chiude così con una condanna in primo grado la vicenda giudiziaria che ha segnato e spaccato la procura di Milano.

“Faremo appello”. Sono le sole parole che Piercamillo Davigo ha riferito – al telefono – al suo avvocato Francesco Borasi che lo ha avvertito della condanna. “Faremo appello dopo aver letto le motivazioni, mi rimane nel cuore una profonda tristezza” ribadisce Francesco Borasi, uno dei difensori di Piercamillo Davigo.

Un anno fa rapinarono una coppia anziana, la Polizia arresta 4 persone

Con l’aiuto di una badante infedele avevano rapinato una coppia di anziani. Un’azione violenta e fulminea condotta da due uomini bardati, con la complicità della colf e dell’autista, che ha fruttato un bel bottino: alle vittime fu sottratta una ingente somma di denaro, non esattamente quantificata, costituita dai risparmi di una vita. Si tratterebbe comunque di decine di migliaia di euro, alcuni gioielli e l’oro di famiglia. L’episodio criminale è successo a Reggio Calabria il 16 giugno 2022, nel quartiere Pellaro.

Dopo la denuncia delle vittime – che erano state imbavagliate e costrette a stare in un angolo, pena le botte -, la Polizia ha svolto delle indagini che, a distanza di un anno dal fatto, hanno permesso di ricostruire le fasi della brutale rapina. In carcere, perciò, sono finiti tre uomini e la badante degli anziani, di età compresa tra i trentuno e i 51 anni. Dovranno rispondere dell’accusa di rapina pluriaggravata in concorso.

Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal giudice del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura, che ha condiviso tutte le risultanze investigative degli agenti.

Le indagini, condotte dalla Squadra mobile, sono partite appunto dalla denuncia delle vittime (marito e moglie, entrambi deceduti nei mesi scorsi), che raccontarono di essere stati rapinati durante le ore pomeridiane da due soggetti travisati, i quali, dopo aver sfondato la porta di ingresso, li costrinsero con la forza a stare fermi in un angolo della casa, gli tapparono la bocca con la mano per non farli gridare, e si diressero, in modo sicuro nella stanza da letto aprendo un cassettone dove le vittime custodivano i risparmi di alcuni anni.

Proprio la dinamica dell’evento fece ritenere che gli autori della rapina avessero agito essendo in possesso di dettagliate informazioni sulle abitudini dell’anziana coppia.

A fornire i primi sviluppi investigativi è stata la meticolosa analisi delle telecamere, che hanno permesso di individuare la macchina utilizzata dagli autori della rapina, poi risultata noleggiata da uno degli arrestati, che per come emerso nel prosieguo delle investigazioni si prestava in modo sistematico a noleggiare auto che poi metteva a disposizione dei complici.

Partendo dal noleggiatore del veicolo, l’analisi dei tabulati e le intercettazioni telefoniche hanno permesso di raccogliere gravi indizi a carico dei due autori materiali della rapina, di cui uno è risultato essere il genero della badante delle vittime, anch’essa finita in cella, perché sospettata di aver fornito agli autori le informazioni necessarie per portare a termine l’azione criminale.

A carico della donna, tra gli altri indizi, vi è il fatto che si era licenziata pochi giorni dopo il fatto e, per come emerso dalle intercettazioni, manifestava una insolita disponibilità di danaro nelle fasi successive alla rapina.

La Procura di Padova impugna 33 atti di nascita: “Illegittimo con 2 mamme”

La Procura di Padova ha impugnato, perché ritenuti illegittimi, tutti e 33 gli atti dell’anagrafe registrati dal sindaco Sergio Giordani, dal 2017 a oggi, nei quali il Comune ha riconosciuto ai bimbi di coppie gay anche con il nome del “secondo genitore”, ovvero la mamma non biologica.

“Le notifiche dell’impugnazione arriveranno a tutte le 33 coppie per le quali abbiamo chiesto al Comune, ad aprile, gli atti anagrafici”. Lo dice all’Ansa il procuratore di Padova facente funzioni, Valeria Sanzari. Ci sono tempi tecnici di assegnazione agli uffici e quindi – spiega – non è possibile dire a quante famiglie sia già stata notificata l’impugnazione. “Io sono tenuta a far rispettare la legge – aggiunge – e con l’attuale normativa non posso fare altro”.

“Illegittimo l’atto nascita con 2 mamme”. Va contro le leggi, e i pronunciamenti della Cassazione, un atto di nascita registrato con “due mamme”. Per questo una coppia di donne gay di Padova si è vista notificare un atto giudiziario con il quale il Procuratore chiede al Tribunale la rettifica dell’atto di nascita della bambina della coppia (registrato il 30 agosto 2017), attraverso la “cancellazione” del nome della madre non biologica, e la “rettifica” del cognome attribuito alla figlia, tramite cancellazione di quello della ‘seconda mamma’. La bimba compirà fra poco 6 anni. Il Tribunale ha fissato l’udienza per la discussione del ricorso al 14 novembre prossimo.
La coppia, 40enne, sposatasi all’estero, ha un secondo bimbo, figlio biologico dell’altra donna – all’anagrafe il secondo genitore della bambina – I due hanno pochi mesi d’età di differenza, e sottolinea la donna cui è indirizzato il ricorso della Procura, sono a tutti gli effetti “due fratelli”, lo stesso doppio cognome, seppur con due mamme diverse. La madre biologica della bambina ha già inviato i documenti per l’iscrizione della figlia alla prima elementare con il doppio cognome.

La posizione della famiglia
“Non si tratta solo di ripercussioni sulla vita sociale. Ma ripercussioni sulla propria identità, fino a prova contraria un diritto fondamentale. Un trauma personale in una fase delicata dello sviluppo, per il fatto di non avere più un fratello ed una mamma”. Lo afferma la mamma che per prima si è vista notificare dalla Procura di Padova l’impugnazione per la cancellazione e rettifica del nome della seconda mamma non biologica della figlia, indicata nell’atto dell’anagrafe come “secondo genitore”. “Mi chiedo – dice all’ANSA la donna – come possa un Tribunale di uno Stato che professa la tutela dei minori come una priorità, escludere che una bambina di 6 anni iscritta alla scuola primaria possa accusare un cambio di cognome, un fratello ed una mamma che nella forma smettono di essere famiglia”. “Sono queste – conclude – le priorità del sistema giudiziario italiano? Con quale coraggio un collegio giudicante di genere femminile può pensare di pronunciare tutto questo? Io e le famiglie della scuola, la scuola stessa esprimiamo massimo sdegno”.

Il testo del Procuratore
“La giovane età della bambina esclude che la modifica del cognome come richiesto possa avere ripercussioni sulla sua vita sociale”. E’ uno dei passaggi del ricorso del Procuratore di Padova, Valeria Sanzari, che richiama “la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione in materia”, e, ricordando i compiti di vigilanza sullo stato civile attribuiti dal legislatore alla Procura della Repubblica, afferma di ritenere “illegittima l’indicazione nell’atto di nascita in questione del nominativo” della seconda mamma (non biologica) “quale secondo genitore”.

Le reazioni
Il sindaco Giordani. “Sono sereno e convinto delle scelte fatte. Dal 2017 trascrivo gli atti di nascita delle bambine e dei bambini “figli” di due mamme. È un atto di responsabilità verso questi piccoli perché non accetto il pensiero che ci siano bambini discriminati fin da subito, e appena nascono, nei loro fondamentali diritti”. Lo afferma il sindaco di Padova, Sergio Giordani. “Lo abbiamo sempre tempestivamente comunicato alla Procura di Padova dopo ogni atto senza avere mai controdeduzioni – prosegue Giordani -. Ci sono momenti nei quali un sindaco è da solo con la sua coscienza e la Costituzione, e deve decidere nell’interesse primario di chi ha davanti, per me e ritengo per la Costituzione l’interesse di questi piccoli era quello da mettere al centro”. “C’è un vuoto legislativo gravissimo – conclude – rispetto al quale il Parlamento dovrebbe legiferare; ma fino ad ora non lo ha fatto, lo hanno chiesto a gran voce molto colleghi sindaci anche di parti politiche diverse. Quello che dico alle forze politiche è di mettere da parte la battaglia ideologica e pensare solo ai bambini”.

L’associazione. “Sapevamo che sarebbero arrivate le notifiche alle mamme di Padova e sappiamo che sono più di 30 i certificati di famiglie omogenitoriali che la Procura ha impugnato. Parliamo di togliere un genitore legale a minori anche a distanza di 6 anni dalla nascita: un atto vergognoso e indegno di un paese civile. È incredibile che in una città dove per tutti questi anni nessun certificato era stato impugnato, la cosa avvenga a pochi mesi dalla circolare del Ministro dell’Interno Piantedosi ai Prefetti. Sarà una casualità? Mentre Carolina Varchi di FdI, relatrice della proposta di legge contro la Gpa, oggi assicurava in Parlamento che il suo partito ha a cuore tutti i bambini, veniva notificata alle prime mamme di Padova l’impugnazione del certificato di nascita: ipocrisia allo stato puro di un Governo che da quando si è insediato agisce in maniera sistematica per cancellare i diritti dei nostri figli”. Lo dice Alessia Crocini Presidente di Famiglie Arcobaleno. “Come Famiglie Arcobaleno lotteremo accanto a questi genitori e non lasceremo nessuna azione intentata ma è bene che la società civile italiana si renda conto che c’è in atto una vera persecuzione dei bambini con due mamme o due papà e prenda una posizione chiara”, conclude.

Pro Vita Famiglia: “Procura Padova difende Stato di Diritto e realtà”

«Le anagrafi italiane non sono il laboratorio per le sperimentazioni sociali delle Famiglie Arcobaleno e dei sindaci del Partito Democratico: impugnando atti di nascita che attestano il falso, perché nessuno è mai nato da due donne, la Procura di Padova ha difeso lo Stato di Diritto e la realtà delle cose. Ad aver messo quei bambini in una situazione di disagio sociale non è stata la Procura che fa rispettare la legge richiamando la giurisprudenza della Cassazione, ma le coppie che hanno deciso di privarli per sempre del papà che avevano il diritto di conoscere e dei Sindaci del Pd che hanno manipolato ideologicamente i loro atti di nascita per gratificare un loro segmento elettorale. Basta mettere al mondo bambini orfani di padri e madri vivi, basta uteri in affitto, basta commercio di gameti umani, basta mercato dei figli». Lo dichiara in una nota Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus, commentando la richiesta della Procura di Padova di annullare 33 atti di nascita formati dal Comune dal 2017 ad oggi con l’indicazione di “due madri”.

Trovato morto un 56enne scomparso nel Cosentino

Sono terminate questa mattina le ricerche del 56enne di Dipignano (Cosenza) scomparso dalla giornata di ieri. Dopo l’attivazione del Piano Provinciale per la Ricerca delle Persone Scomparse della Prefettura di Cosenza il Soccorso Alpino e Speleologico Calabria – CNSAS è intervenuto su richiesta del Comando Stazione dei Carabinieri di Dipignano.

Sul campo tecnici della Stazione Alpina Sila Camigliatello del CNSAS Calabria hanno perlustrato insieme ai tecnici del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza – SAGF – della Stazione di Cosenza e al personale dei Vigili del Fuoco di Cosenza, un’area collinare boschiva nel comune di Dipignano. Durante una battuta di ricerca, l’uomo è stato trovato senza vita, dai Vigili del Fuoco.

A recuperare la salma sono stati i tecnici del CNSAS Calabria, il soccorso alpino della Guardia di Finanza e i Vigili del Fuoco.

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