12 Ottobre 2024

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Calcio, la Reggina annuncia ricorso contro esclusione serie B

stadio reggio calabria Granillo

“Riceviamo ora la comunicazione della Covisoc in merito al respingimento dell’iscrizione della Reggina al campionato di Serie B e la riteniamo non coerente con quanto è stato chiaramente disposto dal tribunale di Reggio Calabria. Presenteremo il nostro ricorso nelle opportune sedi certi che, anche questa volta, potremo dimostrare la correttezza del nostro operato”.

E’ la risposta giunta dalla Reggina Calcio alla comunicazione di ieri sera della Covisoc della Fgci con la quale viene negata alla società la concessione della Licenza nazionale 2023/2024, ovvero l’ammissione al campionato di serie B.

Una decisione motivata con “il mancato rispetto di alcuni criteri legali ed economico-finanziari previsti per l’ottenimento delle Licenza nazionale, ai fini dell’ammissione al campionato di Serie B 2023/2024”. Pur riconoscendo che la società calabrese ha concluso un accordo di ristrutturazione dei debiti e contestuale transazione dei debiti tributari, si contesta che “allo spirare del termine perentorio prescritto dalla disciplina di riferimento, vale a dire il 20 giugno 2023”, la Reggina non ha adempiuto all’obbligo di versamento dei debiti tributari e dei debiti previdenziali di competenza fino al 31 dicembre 2022. La Reggina potrà presentare ricorso entro il 5 luglio prossimo.

Botricello: accoltella il nipote durante una lite, denunciato

I carabinieri di Botricello hanno denunciato in stato di libertà, per lesioni personali aggravate, porto di armi od oggetti atti ad offendere e minaccia, un 62enne, che, al culmine di un diverbio col nipote scaturito per dissidi privati, lo ha colpito al petto con un coltello, procurandogli fortunatamente solo ferite superficiali.

La vittima, dopo aver subito l’aggressione, avvenuta in pieno centro cittadino ed alla presenza dei suoi familiari, si è recata alla caserma dei carabinieri per chiedere aiuto.

I militari, appreso quanto accaduto, hanno fatto intervenire personale sanitario per prestare le cure necessarie al ferito, e successivamente si sono messi alla ricerca dell’aggressore.

Il 62enne è stato rintracciato verso le 22.30 circa nell’abitato di Botricello e sottoposto a perquisizione personale. E’ stato trovato in possesso del coltello a serramanico utilizzato per ferire il nipote, con lama di 7 cm, che è stato sequestrato.

Le indagini condotte dai militari hanno consentito la ricostruzione di quanto accaduto, grazie anche alla visione delle immagini degli impianti di videosorveglianza presenti nella zona, che hanno confermato la versione fornita ai carabinieri da parte della vittima.

Occhiuto eletto presidente della Commissione Intermediterranea

Il governatore della Calabria Roberto Occhiuto è stato eletto presidente di turno della Commissione Intermediterranea. L’elezione è avvenuta a conclusione dei lavori della 34/ma assemblea generale dell’organismo svoltasi a Villa San Giovanni. A dare la notizia è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, al suo arrivo in Calabria per partecipare ai lavori dell’Assemblea.

“Sostenere la creazione di una strategia macroregionale su scala mediterranea – ha detto Occhiuto – sarà uno dei nostri principali obiettivi, e lo dobbiamo fare con una governance condivisa a più livelli e con una geometria variabile che risponda alle esigenze e alle specificità territoriali. La Commissione Intermediterranea, che da oggi mi onoro di presiedere, deve diventare ancora più importante, dobbiamo farci conoscere, dobbiamo stimolare la partecipazione attiva dei decisori politici, insieme alle delegazioni tecniche, delle diverse Regioni, dobbiamo lavorare per valorizzare ancora di più il grande lavoro che viene fatto”.

“I dossier e i documenti che produciamo – ha detto ancora Occhiuto – devono trasformarsi in scelte politiche, in decisioni che possano dare maggior peso alle Regioni che si affacciano nella sponda Sud del Mediterraneo. La Calabria, che eredita numerosissimi problemi rispetto ai quali non ha ancora elaborato tutte le risposte e gli strumenti necessari, vuole contribuire concretamente a questo percorso, a vantaggio di tutte le Regioni che fanno parte di questa organizzazione, ma anche di quelle che ancora non ne fanno parte. Ciò che ci unisce ci terrà fortemente impegnati nella ricerca dell’inclusione e della collaborazione per il miglioramento delle vite dei nostri cittadini e dei nostri giovani”. Per il neo presidente di turno dell’organismo “il Mediterraneo ci regala una storia millenaria, a noi il compito di preservarla e di evolverla all’insegna della responsabilità, della sostenibilità, dello sviluppo, per il futuro dei nostri territori e per le generazioni che verranno”.

Ai lavori oltre a Tajani hanno partecipato, tra gli altri, Nello Musumeci, ministro per la protezione civile e le politiche del mare e Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia.

Si suicida in carcere uno dei killer di Lea Garofalo

Lea Garofalo

Rosario Curcio, uno dei killer di Lea Garofalo, si è ucciso nella sua cella nel carcere di Opera (Milano), dove stava scontando la pena all’ergastolo. Curcio, assieme a Carlo Cosco, era stato condannato per l’omicidio della testimone di giustizia avvenuto il 24 novembre 2009.

Il corpo di Lea Garofalo era stato sciolto nell’acido nel tentativo di cancellarne le tracce. La notizia è stata confermata dai vertici dell’amministrazione penitenziaria e ora sarà aperta un’inchiesta per chiarire l’esatta dinamica del suicidio.

Consigliere comunale muore per un malore, la Procura apre un’inchiesta

tribunale di Castrovillari

Una consigliere comunale di Mirto Crosia, nel Cosentino, Raffaella De Luca, di 29 anni, poliziotta in servizio nella Questura di Crotone, è morta nella sua abitazione a causa, presumibilmente, di un infarto.

Sulla morte della consigliera comunale, sposata e con una figlia di 7 mesi, ha avviato un’inchiesta la Procura della Repubblica di Castrovillari e le relative indagini sono state delegate ai carabinieri del Nucleo territoriale di Corigliano Rossano.

ll magistrato al quale è stata affidata l’inchiesta ha disposto l’autopsia sul corpo della donna.

Gli investigatori stanno accertando la veridicità del racconto fornito da alcuni conoscenti di Raffaella De Luca secondo il quale la giovane nei giorni scorsi, a causa di un malore, si era recata nell’ospedale di Rossano. I sanitari, dopo averla sottoposta a visita, ne avrebbero però disposto le dimissioni.

‘Ndrangheta, blitz della Dda nel Cosentino, 63 arresti

Nuovo blitz antimafia della Dda di Catanzaro a Cassano allo Ionio, nel Cosentino. Sono sessantotto le misure cautelari eseguite dai Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, dalla Polizia di Stato e dal Servizio centrale operativo di Roma nei confronti di altrettanti indagati accusati a vario titolo di associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, aggravato dalle finalità mafiose, nonché in ordine a plurime estorsioni con particolare riguardo alle aziende operanti nel settore turistico e agricolo, favoreggiamento della latitanza e ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Sequestrati beni per circa 5 milioni di euro. 39 persone sono finite in carcere, 24 ai domiciliari e 5 ordini di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le investigazioni – è scritto in una nota – si sono sviluppate attraverso una impegnativa attività di indagine di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, servizi sul territorio, riscontri “sul campo”, tanto con riguardo alle dinamiche connesse al traffico di stupefacenti, e a plurime vicende estorsive, quanto in relazione alla ricostruzione della rete dei fiancheggiatori in ordine alla pregressa latitanza di Luigi Abbruzzese, considerato – secondo l’accusa -, esponente di vertice del sodalizio di ‘ndrangheta radicato nell’area della Sibaritide, oltre che da una parallela attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.

La gravità indiziaria, conseguita, allo stato, sul piano cautelare, attraverso gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato l’attuale assetto operatività dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta stanziata a Cassano allo Ionio e nel comprensorio dell’Alto Ionio cosentino, riconducibile ad esponenti della famiglia Abbruzzese di Lauropoli, oltre che la struttura e il modus operandi di un’associazione a delinquere dedita al traffico, e allo spaccio diffuso, di sostanze stupefacenti di vario genere, con la suddivisione dei ruoli e la gestione delle piazze di spaccio, operante sotto l’egida del medesimo sodalizio di ‘ndrangheta.

Ha riguardato, inoltre, plurime attività illecite poste in essere, rispettivamente, dagli indagati per i quali si è ipotizzato un ruolo preminente rispetto all’attuale operatività della consorteria criminale di tipo ‘ndranghetista, nonché i vari settori di operatività correlati alle plurime ipotizzate fattispecie penali, ai danni degli imprenditori dell’area della Sibaritide.

In tale contesto, nell’ordinanza cautelare, nei confronti degli indagati colpiti dalle rispettive misure adottate, è stata ritenuta, allo stato, la gravità indiziaria, tra l’altro, per i delitti, rispettivamente contestati, riguardanti numerose ipotesi di condotte estorsive tentate e consumate, anche mediante danneggiamento seguito da incendio, ai danni di imprenditori operanti nei settori del turismo, dell’edilizia e dell’agricoltura, il delitto di usura, con correlato delitto di estorsione per la riscossione delle somme connesse al credito usuraio, violenza privata, reati in materia di armi, furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, favoreggiamento personale e reale, possesso e fabbricazione di documento di identificazione falso, intestazione fittizia di beni in relazione ad attività imprenditoriali legate al mondo del mercato ortofrutticolo, detenzione e cessione di sostanza stupefacente del tipo marijuana, eroina e cocaina, reati aggravati dal metodo mafioso o comunque dalle finalità di agevolazione mafiosa.

Nel corso dell’attività di riscontro, rispetto alle emergenze connesse al traffico di sostanze stupefacenti, i militari dei Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno proceduto all’arresto in flagranza di reato, di 10 soggetti ed al rinvenimento e sequestro di complessivi 3 kg circa di droga.

Dei 68 indagati, 39 sono destinatari della misura cautelare della custodia cautelare in carcere, 24 di quella degli arresti domiciliari e 5 dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Contestualmente, i militari della Nucleo investigativo del comando provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione al sequestro preventivo disposto del giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, di beni immobili, aziende, quote sociali, beni mobili registrati, rapporti finanziari, riconducibili a plurimi indagati, per un valore stimato di circa 5 milioni di euro, e consistenti, tra l’altro, in un terreno adibito ad agrumeto, un Bar-Tabacchi, un autoveicolo, 17 rapporti finanziari, 5 complessi aziendali di imprese attive nel settore del commercio di autoveicoli, della produzione, lavorazione e distribuzione di articoli ortofrutticoli con relative quote di partecipazione sociale.

Nello specifico le ampie e articolare indagini patrimoniali condotte dai militari, hanno consentito di ipotizzare, a livello cautelare, per i diversi beni, rispettivamente, la sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità – diretta e indiretta – degli indagati e le capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari, oltre che l’intestazione fittizia di beni, con un compendio patrimoniale pertinente ai reati contestati.

Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.

Morte consigliere, sgomento dal comune di Corigliano-Rossano

“Siamo sconvolti per l’improvvisa scomparsa della giovane Raffaella De Luca, di soli 29 anni, consigliere comunale di Mirto Crosia e componente delle forze dell’ordine”. Lo afferma, in una dichiarazione, la presidente del Consiglio comunale di Corigliano Rossano, Marinella Grillo.

“Le nostre più vive condoglianze – aggiunge – alla famiglia ed un abbraccio, da tutta la compagine amministrativa, dal sindaco Flavio Stasi, dalla Giunta e dall’intera Assise possa giungere loro e stringerli in questo momento così doloroso”.

La seduta odierna del Consiglio comunale si è aperta con un minuto di silenzio in ricordo di Raffaella De Luca. I consiglieri hanno deciso, all’unanimità, di donare il gettone di presenza “per contribuire – è stato detto – alla raccolta di fondi a sostegno del figlio e della famiglia di Raffaella”.

Calcio: criticità nell’iscrizione al campionato di B, la Reggina rischia

stadio reggio calabria Granillo

La Covisoc e la commissione infrastrutturale ha mandato dei rilievi a Reggina e Lecco, le cui domande di iscrizione al campionato di Serie B hanno presentato delle criticità.

I due club avranno tempo fino al 5 luglio per presentare ricorso, a quel punto ci saranno ulteriori relazioni degli organi tecnici che saranno girate poi al Consiglio Federale che il prossimo sette luglio prenderà una decisione.

Resta dunque a rischio l’iscrizione alla serie B di Reggina e Lecco con la prima che avrebbe presentato una documentazione carente per quanto riguarda i pagamenti, mentre per il Lecco il problema sarebbe legato allo stadio e alla “perentorietà” del termine dei documenti da presentare entro lo scorso 20 giugno per poter giocare all’Euganeo di Padova. Documenti poi arrivati nelle ore successive.

Dei rilievi sono stati inviati anche al Siena per l’iscrizione alla Serie C che avrebbe presentato invece una documentazione incompleta.

Rosaria Succurro eletta nuova presidente dell’Anci Calabria

Rosaria Succurro

Il sindaco di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, di Forza Italia, è la nuova presidente dell’Anci Calabria. Succurro è stata eletta dall’assemblea dell’associazione che raggruppa i sindaci calabresi e che si è svolta a Feroleto Antico. Il primo cittadino del grosso centro silano succede a Marcello Manna, ormai ex sindaco di Rende coinvolto in alcune inchieste giudiziarie.

La Succurro ha riportato 124 voti: conteggiata inoltre una scheda bianca. Le elezioni per la guida dell’Anci, che era senza presidente da oltre un anno, sono tuttavia state caratterizzate da numerose polemiche. Alla votazione non hanno partecipato diversi sindaci del centrosinistra tra cui quelli di Catanzaro, Nicola Fiorita, di Reggio Calabria, Paolo Brunetti (facente funzioni), di Cosenza, Franz Caruso, e di Crotone, Vincenzo Voce, che, come altri sindaci d’area, hanno contestato la scelta della Succurro da parte del centrodestra ritenendola “divisiva”.

Ma non c’è stata unanimità nemmeno nel centrodestra, con Fratelli d’Italia che, fin da ieri mattina, aveva comunicato la sua decisione di non partecipare alla votazione per la presidenza dell’Anci Calabria criticando la candidatura di Succurro non riguardo alla figura personale della stessa ma riguardo al metodo seguito per la sua individuazione.

I meloniani hanno lamentato una mancata condivisione del percorso da parte degli alleati. Parlando con i giornalisti al termine delle operazioni di voto comunque Rosaria Succurro ha rassicurato: “Sarò indipendente dal consenso espresso dai sindaci, sarò la rappresentante di tutti” mentre con riferimento all’astensione di Fratelli d’Italia ha specificato che “supereremo insieme le difficoltà”.

Usura e tentata estorsione, in carcere un ‘cravattaro’ del Catanzarese

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Sellia Marina (Catanzaro), nei giorni scorsi hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal Giudice presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di un soggetto di Sellia Marina, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti di usura aggravata in concorso e tentata estorsione in concorso, entrambi aggravati dal metodo mafioso.

Il provvedimento, scaturisce dalle indagini, svolte dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Sellia Marina, mediante l’analisi di tabulati telefonici, la captazione di intercettazioni telefoniche ed ambientali e la ricerca dei relativi riscontri, che hanno consentito di ricostruire, in termini gravemente indiziari, l’ipotizzata condotta usuraia per due rapporti creditizi concessi alle vittime con tassi d’interesse applicati del 300% su base annua, il tutto aggravato dall’aver posto in essere le condotte avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’asserito vincolo associativo a famiglie appartenenti alla criminalità organizzata.

Gli esiti degli approfondimenti investigativi, accolti nella ordinanza cautelare, hanno consentito di ricostruire la vicenda (nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), nel senso che, due coniugi erano soggetti ad usura dal novembre 2021, momento in cui, versando in difficoltà economiche, erano stati costretti a ricorrere a canali di credito abusivi, stante l’impossibilità di ottenere prestiti regolari dagli istituti bancari.

Da quel momento, a fronte di un primo prestito di 1000 euro, i coniugi avevano dovuto pagare 250 euro mensili a titolo di soli interessi, oltre al pagamento della somma prestata, per un totale di 3250 euro restituiti. Nel settembre 2022 le vittime erano ricorse ad un secondo prestito di 4000 euro, che prevedeva invece il pagamento di una rata mensile pari a 1200 euro ed il pagamento di 100 euro per ogni giorno di ritardo.

Quando la coppia non era più riuscita ad onorare le rate pattuite, erano iniziate le pressioni e le condotte minatorie da parte dell’indagato, che, per dare maggiore forza alle proprie minacce, aveva più volte rappresentato alle vittime che il denaro apparteneva a membri di una delle cosche di ‘ndrangheta radicata nel territorio di Cutro, paventando il pericolo di vita, se non avessero ricevuto il pagamento del debito. Il 3 gennaio 2023, le minacce sono degenerate in una violenta aggressione fisica da parte dell’indagati nei confronti degli usurati.

Travolse e uccise due camerieri, il gip libera il conducente investitore

Tribunale di Vibo Valentia

Il gip di Vibo Valentia Francesca Loffredo, accogliendo le istanze avanzate dell’avvocato Filippo Pagano, ha rimesso in libertà Daniele Ciconte, il 32enne di Sorianello accusato di omicidio stradale che ha provocato la morte di due camerieri di Serra San Bruno, domenica mattina lungo la Trasversale delle Serre, nei pressi del bivio per Spadola.

Il legale, in merito al mantenimento delle esigenze cautelari, aveva evidenziato l’impossibilità di reiterazione del reato da parte del proprio assistito, arrestato nell’immediatezza dell’incidente e trovato con un tasso alcolemico sopra il limite consentito, per il ritiro della patente.

Nel corso dell’udienza di convalida di stamani, l’indagato ha raccontato le fasi dell’incidente evidenziandone la dinamica e, a suo dire, l’impossibilità di scorgere l’auto ferma sulla carreggiata sulla quale viaggiavano le due vittime, Bruno Vavalà, 20 anni, e Nicola Callà, 54 anni, unitamente ad altre due persone, tutte di ritorno da un matrimonio nella Jonica Reggina, dove avevano prestato servizio come camerieri.
   
Ciconte ha quindi ammesso gli addebiti pur rendendo dichiarazioni con le quali ha ipotizzato, secondo quanto si è appreso, sostanzialmente un concorso di colpa delle vittime visto che le stesse, a suo dire, spingevano l’auto in panne al centro della carreggiata senza alcuna segnalazione di pericolo.
   
Per il gip, dunque, non ricorrono le esigenze cautelari “non sussistendo il concreto, grave e attuale pericolo di reiterazione di reati della stessa indole, in considerazione dell’intervenuto ritiro della patente, già di per sé sufficiente a fronteggiare il pericolo di reiterazione del reato”.
   
Domani, sarà effettuato l’esame autoptico sui corpi delle vittime ad opera del prof. Pierantonio Ricci, incaricato dal pm Corrado Caputo. (Ansa)

Codice della strada, pugno duro del governo su alcool e droga alla guida. Tutte le novità

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, ha approvato, in esame preliminare, un disegno di legge che introduce interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi diramata al termine del Consiglio dei ministri di ieri sera.

L’obiettivo delle norme (volute dall’esecutivo in particolare dopo l’incidente di Casalpalocco, ndr) è di migliorare la sicurezza stradale, rispettando, da un lato, le esigenze di mobilità dei cittadini, dall’altro, salvaguardando la vita umana e l’ambiente, assicurando al contempo un sistema sanzionatorio equo ed efficace.

Si interviene in materia di guida in stato di ebbrezza o dopo aver assunto sostanze stupefacenti, prevedendo, tra l’altro:

L’apposizione sulla patente del conducente condannato per guida con tasso alcolemico superiore a 0,5 e non superiore a 1,5 grammi per litro del codice 68, che comporta la prescrizione del divieto assoluto di assumere bevande alcoliche alla guida. In tali casi, si prevede anche che il prefetto imponga al condannato di sottoporre la patente a revisione con visita medica;

Previsto l’aumento di un terzo delle sanzioni previste per la guida sotto l’influenza di alcool nei confronti del conducente sulla cui patente sia stato apposto il codice 68. Le medesime sanzioni sono raddoppiate in caso di alterazione o manomissione o rimozione dei sigilli del dispositivo “alcolock”;

Modifiche alle norme sulla guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, con l’eliminazione della necessità che il soggetto sia colto in “stato di alterazione psico-fisica” derivante da assunzione di sostanze stupefacenti. Per il perfezionamento del reato, sarà, quindi, sufficiente che un soggetto si metta alla guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, pur non essendo in stato di alterazione;

La possibilità per gli organi di polizia stradale, quando vi sia fondato motivo di ritenere che il conducente sottoposto a controllo si trovi sotto l’effetto conseguente all’uso di stupefacenti, o quando abbiano dato esito positivo gli accertamenti preliminari, di effettuare, direttamente sul luogo del controllo stradale, un prelievo di liquido salivare. Ai medesimi accertamenti, la polizia stradale deve procedere sempre in caso di incidente.

La previsione, per gli organi di polizia stradale che hanno sottoposto il conducente agli accertamenti preliminari con esito positivo e non dispongono ancora dell’esito degli esami di secondo livello effettuati da laboratori accreditati o qualora non sia possibile procedere, per qualsiasi motivo, agli esami di secondo livello, di impedire allo stesso conducente di continuare a guidare, ritirandogli la patente all’istante ed impendendogli di disporre del veicolo. Sulla base degli esiti positivi degli accertamenti preliminari, è data la possibilità al Prefetto di sottoporre il conducente a visita medica, con protrazione della sospensione della patente fino all’esito finale. Ove la visita medica attesti l’inidoneità alla guida del conducente, è comunque disposta la revoca della patente;

Viene aggiornata la disciplina della gradualità delle patenti di guida prevedendo l’utilizzo del cosiddetto alcolock, il dispositivo da installare sui veicoli in uso ai soggetti condannati per guida in stato di ebbrezza, che impedisce l’avvio del motore in caso di rilevamento di un tasso alcolemico superiore a zero. I titolari di patente rilasciata in Italia, rispetto ai quali è imposto il divieto assoluto di assumere bevande alcoliche alla guida possono guidare, sul territorio nazionale, veicoli a motore delle categorie internazionali M o N, solo se su questi veicoli è stato installato a proprie spese il dispositivo alcolock.

In merito alla sospensione della patente di guida:

Si prevedono ulteriori casistiche per la sanzione della sospensione della patente, in particolare quando questa abbia un punteggio attributo inferiore a venti punti;
la durata della sospensione della patente (da 7 a 15 giorni a seconda dei casi) è parametrata al numero di punti posseduti dall’autore dell’illecito al momento dell’accertamento.

La sospensione conseguirà in modo diretto e automatico dalla contestazione della violazione, senza necessità di adozione di ordinanza da parte del Prefetto.
Si introducono poi disposizioni in materia di micromobilità, caratterizzata dall’impiego di mezzi di trasporto meno pesanti e potenzialmente meno inquinanti di quelli tradizionali (quali, ad esempio, scooter, skateboard, monopattini elettrici, biciclette), al fine di elevare gli standard di sicurezza, con la previsione, tra l’altro, di un contrassegno di riconoscimento anche per i monopattini elettrici.

Infine, in un’ottica di rafforzamento della cultura della guida sicura e della prevenzione, si prevede:
a seguito della partecipazione a corsi extra-curricolari di educazione stradale organizzati da istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, statali e paritarie, all’atto del rilascio della patente, un credito di due punti;

L’estensione del divieto di guida di veicoli superiori a una determinata potenza per i primi tre anni dal rilascio della patente di guida di categoria B;
il rafforzamento delle norme sui dispositivi anti-abbandono per i bambini di età inferiore ai 3 anni, in modo da garantirne la piena e completa efficacia, anche attraverso la progressiva integrazione degli stessi con l’autoveicolo.

Con l’impegno a promuovere campagne di informazione e comunicazione, con particolare riferimento all’obbligo di installazione dei dispositivi anti-abbandono e a quello di indossare le cinture di sicurezza anche sui sedili posteriori.

Sciolto per infiltrazioni mafiose il Comune di Rende

La sede del comune di Rende

Il Comune di Rende è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Lo ha deliberato ieri sera il Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

La gestione del Comune, “per la durata di diciotto mesi, sarà affidata ad una Commissione straordinaria, ai sensi dell’articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267″, recita il comunicato di Palazzo Chigi.

Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose è stato disposto in conseguenza degli esiti del lavoro svolto dalla Commissione di accesso antimafia, nominata nei mesi scorsi dal prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, e composta dal prefetto a riposo Antonio Reppucci, dal vice questore aggiunto Giuseppe Zanfini, dirigente del Commissariato di Ps di Paola, e dal tenente colonnello dei carabinieri Dario Pini, comandante del Reparto operativo del Comando provinciale dell’Arma bruzia.

L’accesso era stato stabilito a seguito del coinvolgimento del sindaco, Marcello Manna e dell’ex assessore ai lavori pubblici, Pino Munno, nell’inchiesta denominata “Reset” condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, contro le cosche della ‘ndrangheta attive nell’area urbana di Cosenza e culminata il 1 settembre 2022 con oltre duecento arresti, tra cui Manna e due assessori di Rende e Cosenza.

Manna – nei guai anche in altre inchieste (Malarintha e Genesi) -, nell’indagine “Reset” era stato accusato di scambio elettorale politico-mafioso nell’ambito dell’inchiesta sulle cosche di ‘ndrangheta del cosentino ed in particolare di avere tenuto rapporti con esponenti delle ‘ndrine che avrebbero favorito la sua elezione del 2019.

Ragazza uccisa da branco di cani, condannato il pastore

Simona Cavallaro

È stato condannato a 3 anni di reclusione, per omicidio colposo, Pietro Rossomanno, di 47 anni, il pastore accusato di essere responsabile della morte di Simona Cavallaro, di 20 anni, sbranata da un branco di cani il 26 agosto del 2021 nella pineta di Monte Fiorino a Satriano, nel Soveratese.

La sentenza è stata emessa dal Gup di Catanzaro, Sara Merlini, a conclusione del processo svoltosi col rito abbreviato. Il pubblico ministero, Irene Crea, aveva chiesto la condanna di Rossomanno, sempre per omicidio colposo, a 15 anni.

I cani che hanno provocato la morte della ragazza erano stati messi da Rossomanno a difesa del suo gregge. Al pastore erano contestati anche i reati di introduzione ed abbandono di animali e di invasione ed occupazione abusiva di terreni.
Nel processo era imputata anche la madre del pastore, Maria Procopio, di 69 anni, accusata di invasione e occupazione abusiva di terreni, che è stata condannata ad 8 mesi di reclusione.

Calcio, Fabio Caserta è il nuovo allenatore del Cosenza

Fabio Caserta, nuovo allenatore del Cosenza calcio

È Fabio Caserta il nuovo allenatore del Cosenza Calcio, il tecnico nato a Melito Porto Salvo, che ha firmato un accordo fino al 30 giugno 2024 con opzione per l’anno successivo, guiderà la squadra rossoblù a partire dal prossimo 1 luglio. Lo rende noto la società. Caserta succede all’ex tecnico dei rossoblù William Viali, passato ad allenare l’Ascoli, sempre in serie B.

Fabio Caserta, ex centrocampista, intrapresa la carriera di allenatore ha conquistato la promozione in Serie B nella stagione 2018-2019 con la Juve Stabia. Nella stagione 2020-2021, approdato al Perugia, si è ripetuto riportando i biancorossi in Serie B.

L’anno successivo alla guida del Benevento ha raggiunto la semifinale dei play off per la promozione in Serie A. Confermato sulla panchina della squadra campana è uscito di scena dopo sole sei giornate. Fabio Caserta sarà presentato alla stampa nella prossima settimana.

Glicine, Dda: “Il boss Megna mandante dell’omicidio Sarcone”

Una delle 34 persone arrestate nell’inchiesta della Dda di Catanzaro è il boss Domenico Megna, detto Mico, di 74 anni, considerato a capo dell’omonima cosca di Papanice, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Sarcone, ucciso da killer al momento rimasti ignoti, con due colpi di pistola alla testa, il 9 settembre 2014. Il delitto avvenne all’indomani della scarcerazione di Megna.

Una volta uscito dal carcere, infatti, il vecchio boss avrebbe agito per ristabilire gli equilibri, “alterati proprio dalla presenza del Sarcone – scrive nell’ordinanza il gip Battaglia – che ne contrastava la leadership e che non voleva piegarsi e rientrare nei ranghi, ritenendo di avere acquisito una dignità ndranghetistica superiore al suo rivale”.

A fare il nome di Domenico Megna sono stati alcuni collaboratori di giustizia come Domenico Iaquinta e Francesco Oliverio. Secondo quest’ultimo, “Sarcone era entrato in contrasto con il Megna al punto che i due avevano avuto un violento alterco, avvenuto un mese prima della scomparsa del primo, durante il quale il Sarcone aveva pesantemente insultato il vecchio capo, definendolo pecoraro”.

Ecco quindi che, sempre secondo il collaboratore, l’omicidio di Sarcone era maturato in questo contesto di rottura ed il Sarcone sarebbe stato venduto dalla famiglia Barilari che lo avrebbe “consegnato al Megna, ottenendo in cambio un vero e proprio riconoscimento criminale”. Il pentito Iaquinta, invece, ha riferito “di avere assistito in prima persona al mandato omicidiario che il Megna aveva impartito”.

Glicine, il “patto mafioso” di Sculco per fare eleggere la figlia al Consiglio regionale

Enzo Sculco e la figlia Flora

C’è anche un episodio di scambio elettorale politico mafioso tra i numerosi capi di imputazione contestati a Vicenzo Sculco in concorso con l’ex sindaco di Cirò Marina, Roberto Siciliani, e l’ex assessore dello stesso comune Giuseppe Berardi. E’ quello avvenuto in occasione delle elezioni regionali del 2014 nelle quali era candidata come consigliere, poi effettivamente eletta, Flora Sculco, figlia di Vincenzo detto Enzo.

Secondo l’accusa, in quella occasione, Sculco si sarebbe rivolto a Giuseppe Berardi, consigliere comunale di Ciro Marina e al sindaco Roberto Siciliani, (poi entrambi condannati per associazione mafiosa in Stige) “ottenendo la promessa di procurare voti per la propria figlia, con modalità consistite nell’avvalersi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento scaturite dal legame tra Berardi e la cosca Farao Marincola, appartenente al Crimine di Ciro, per condizionare l’elettorato attivo, costringendolo a indicare la preferenza per la suddetta candidata”.

In cambio dell’appoggio alla figlia, Sculco con il proprio movimento politico, “I Demokratici”, avrebbe poi fatto convergere voti sul candidato a presidente della Provincia, che in quel momento era Roberto Siciliani.

“La ricostruzione del patto relativo al sostegno elettorale da parte della cosca cirotana si basa – osserva il gip Battaglia – in via preminente sulle dichiarazioni di Farao Francesco, che dopo l’esecuzione dell’operazione Stige, ha avviato un rapporto di collaborazione con la giustizia. In tale contesto, pertanto, nel corso dei suoi interrogatori, ha rilasciato dichiarazioni in ordine a tali accadimenti, descrivendo i rapporti che la sua cosca di riferimento aveva intrattenuto con i politici locali e del comprensorio crotonese, soffermandosi anche sulla figura di Sculco Vincenzo e sulla consultazione elettorale per le regionali del 2014. Ne consegue – secondo l’accusa – che sapendo bene lo Sculco chi era il Berardi, il patto da lui sottoscritto era volto a procacciare il voto con modalità mafiose, si da ritenere integrata la contestazione”.

Glicine, tra gli indagati anche un ex europarlamentare di Articolo 1

Tra gli indagati di spicco dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di 43 persone c’é l’ex parlamentare europeo Massimo Paolucci, di 63 anni, napoletano, in carica dal 2014 al 2019 ed eletto con Articolo Uno.

Nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del Ros si fa riferimento, in particolare, ad un episodio specifico oggetto dell’inchiesta riguardante proprio Paolucci.

L’episodio riguarda la visita che l’ex europarlamentare fece nel 2014, un mese prima delle consultazioni europee, a Lamezia Terme, nella sede dell’Ecosistem”, società specializzata nella gestione dei rifiuti.

In quell’occasione Paolucci fu accompagnato dall’ex assessore regionale della Calabria Antonietta Rizzo, anche lei indagata. Tra gli indagati figura anche Salvatore Mazzotta, legale rappresentante dell’Ecosistem, oltre all’ex consigliere regionale Alfonso Dattolo, che era un collaboratore della stessa Ecosistem.

Secondo quanto è detto nel capo d’imputazione, Paolucci “offriva utilità quale tornaconto per il sostegno che in quella circostanza gli veniva promesso dai soggetti incardinati nel settore dei rifiuti, i quali nell’occasione garantivano a Paolucci medesimo pacchetti di voti anche di propri dipendenti”

Glicine, gip: “Sculco al centro del sistema clientelare”

Enzo Sculco

L’indagine della procura distrettuale antimafia “ha disvelato un diffuso sistema clientelare, al centro del quale si pone la figura di Sculco Vincenzo, soggetto da tempo implicato nelle dinamiche politico affaristiche della città di Crotone ed in grado di influenzare le istituzioni e di eterodirezionare i finanziamenti verso un gruppo di potere privo di scrupoli”.

E’ il quadro tracciato dagli inquirenti del 73enne esponente politico crotonese, con un passato di leader sindacale in quanto segretario generale della Cisl calabrese, prima ancora che di consigliere regionale. Già nel 2009, peraltro, Enzo Sculco, all’epoca vice presidente della Provincia era finito agli arresti domiciliari nell’ambito di una indagine della Procura della Repubblica di Crotone per una vicenda di appalti truccati, frode in pubbliche forniture e incarichi elargiti a persone gradite.

Dalle indagini della Dda, dunque, è emersa “la sua preponderante presenza -scrive il gip Battaglia che ne ha disposto gli arresti domiciliari – nella totalità dei processi decisionali degli enti pubblici del comprensorio crotonese, quale maggiore esponente di un comitato di affari in grado di mettere a punto strategie preordinate ad un unico fine, ovvero quello di garantire che posti decisivi venissero occupati da soggetti graditi, nonchè di individuare le ditte amiche verso cui dirigere i favori.

Accanto allo Sculco – aggiunge il gip – “si pone la persona di Devona Giancarlo, che viene individuato quale soggetto di collegamento tra l‘imprenditoria crotonese e gli organismi regionali, grazie al ruolo assunto in qualità di segretario particolare de! presidente della regione. Devona, infatti, dopo avere assunto varie cariche all’interno del comune di Crotone in quota Pd, riusciva ad assumere un ruolo di maggiore rilievo con la legislatura Oliverio del quale, in data 28.9.2017, diventava segretario particolare, preoccupandosi di curare i contatti con i sindaci del territorio calabrese, interessati alla fruizione di finanziamenti pubblici, ed accompagnando lo stesso presidente in occasione di incontri e manifestazioni istituzionali. In tale contesto, è emerso il suo ruolo attivo quale mediatore degli interessi degli imprenditori gravitanti nel territorio crotonese, ma anche i legami con ambienti della criminalità organizzata, dovuti agli stretti rapporti di parentela con soggetti indicati quali affiliati alla cosca Papaniciara dei Megna”.

In proposito vengono segnalati “colloqui e contatti con tali soggetti ed anche espliciti riferimenti alla sua estrazione ed allusioni all’importanza di tali legami che gli consentivano un’adeguata protezione sul territorio”.

Glicine, Gratteri: “Vero e proprio abbraccio tra ‘ndrangheta e politica”

“Rapporti sistematici” con la politica, anche quella con ruoli apicali a livello regionale, per condizionare l’esito di alcune elezioni e per allungare le mani su appalti, incarichi, nomine, assunzioni nelle istituzioni del Crotonese, e poi tutta una serie di attività illegali che arrivava a coprire tutta la gamma del codice penale. Sono questi i tratti caratteristici della cosca dei “Papaniciari” dominante a Crotone, disarticolata dall’odierna operazione del Ros dei carabinieri coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri.

A delineare gli affari e le cointeressenze di un’organizzazione ‘ndranghetista di altissimo rango criminale sono stati gli stessi investigatori nel corso di una conferenza stampa nella sede della Procura di Catanzaro. Numeri imponenti, quelli del blitz, che ha portato all’esecuzione di una quarantina di misure cautelari e a centinaia di avvisi di garanzia: anche indagati “eccellenti” nell’inchiesta della Dda di Catanzaro, che vede coinvolti esponenti politici di rilievo tra cui Gerardo Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria all’epoca dei fatti contestati, risalenti al periodo temporale tra il 2014 e il 2020; Nicola Adamo, ex vicepresidente della Giunta regionale, ed Enzo Sculco, ex consigliere regionale e punto di riferimento politico nel Crotonese.

“Abbiamo accertato questi rapporti continui e sistematici tra politica, pubblici amministratori, faccendieri che in cambio di appalti e assunzioni si attivavano per procacciare voti, in spregio a qualsiasi regola e a qualsiasi norma, con facilità e arroganza nella gestione della cosa pubblica”, ha spiegato nell’incontro con i giornalisti lo stesso Gratteri parlando di vero e proprio “abbraccio tra ‘ndrangheta e politica”.

A sua volta il comandante del Ros dei carabinieri, Pasquale Angelosanto, ha ricordato il “condizionamento esercitato dall’organizzazione ‘ndranghetista sulla pubblica amministrazione”, un condizionamento che si sostanziava a esempio nelle nomine all’Asp di Crotone, nell’individuazione della sede dell’Aterp, l’agenzia per l’edilizia residenziale, al Comune di Crotone, alla Provincia di Crotone e nelle partecipate di questi enti: l’inchiesta – è stato quindi evidenziato dagli inquirenti – ha messo il luce, in particolare, le infiltrazioni della cosca dei “Papaniciari” in numerosi appalti pubblici, da quelli relativi all’Antica Kroton, legata alla vocazione archeologica del territorio pitagorico, a quelli in materia ambientale, e il controllo mafioso anche della festa mariana di Crotone, la cui organizzazione sarebbe stata affidata a un’associazione riconducibile alla consorteria. In più, la cosca dei “Papaniciari”, guidata dallo storico capoclan Domenico Megna, aveva messo le mani sulla filiera del gaming, della vigilanza privata in enti pubblici o allo stadio, e soprattutto si era anche espansa oltre i confini della Calabria, con propaggini in Lombardia, in Emilia Romagna e in Veneto ma anche in Austria e Germania, dove grazie all’attività della Bka, la polizia federale tedesca, il Ros è riuscito a intercettare e bloccare un pericoloso esponente dell’organizzazione.

“La Bka – ha affermato Gratteri – è una delle migliori polizie al mondo, collaboriamo da decenni, purtroppo in Germania non hanno una legislazione favorevole per cui sono costretti a operare con una sola mano, auspichiamo che il prima possibile anche in Germania si facciano modifiche normative che possano rendere più efficace il contrasto alla ‘ndrangheta”.

Per il comandante del Ros, Angelosanto, del resto anche questa indagine “conferma la dimensione ormai internazionale della ‘ndrangheta: abbiamo infatti accertato che la cosca ricorreva ad hacker tedeschi per movimentare denaro su conti correnti online, a dimostrazione del fatto che quando la ‘ndrangheta non ha competenze al suo interno le reperisce subito all’esterno”.

In definitiva – ha quindi sostenuto Gratteri – “un’indagine importante, e anche complicata perché c’erano da controllare nello stesso tempo oltre 100 bersagli, cioè 100 indagati. L’indagine era stata iniziata dalla polizia e dalla Dia di Catanzaro, ma considerate le difficoltà di organico e la vastita dell’indagine, ho chiesto quasi la cortesia al Ros dei carabinieri di distaccare 10 uomini che erano su altre indagini perché era importare concludere questa operazione, che – ha concluso il procuratore capo della Dda di Catanzaro – non doveva restare incompiuta”.

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