11 Ottobre 2024

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Strage stradale nel Bellunese, convalidato il fermo della donna tedesca

E’ stato convalidato stamane dal gip Enrica Marson il fermo per omicidio stradale plurimo nei confronti di Angelika Hutter, la 32enne tedesca che ha travolto e ucciso a Santo Stefano di Cadore (Belluno) il piccolo Mattia Antoniello, di appena due anni, il papà Marco, e la nonna del bimbo Mariagrazia Zuin.

Secondo quanto si è appreso la donna – accusata di omicidio stradale plurimo – non ha preso parte all’interrogatorio perché ricoverata da ieri nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Venezia.

Per domani alle ore 13 è stata annunciata una conferenza stampa del procuratore di Belluno Paolo Luca, che cercherà di dare ai media la versione più aderente ai fatti e per smentire ricostruzioni “di fantasia” apparse su alcuni giornali e tv.

E’ piantonata da ieri nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia, Angelika Hutter, la turista tedesca responsabile della morte di tre persone a Santo Stefano di Cadore.

Dalle informazioni acquisite dall’Ansa, la donna non avrebbe avuto un crollo psichico ma sarebbe sottoposta a valutazioni sulle sue condizioni mentali.

L’interrogatorio per via telematica di Angelika Hutter, è durato oltre quattro ore. La donna è stata sentita dal carcere di Venezia mentre il gip Enrica Marson, il pm Simone Marcon e il legale di fiducia Giuseppe Triolo si trovavano nell’istituto di pena di Belluno.

Incidente nel Bellunese: l’auto a tutta velocità, poi il rumore dello schianto

Intanto emergono alcuni particolari sul drammatico incidente, tra questi l’Audi condotta da Angelika Hutter che viaggiava ad almeno 70 chilometri l’ora, in un punto in cui il limite è di 50.

E’ quanto conferma il video acquisito dai Carabinieri di Belluno da un autofficina che mostra l’Audi nera sfrecciare a forte velocità in un tratto rettilineo alcuni secondi prima del terribile impatto. Il veicolo presenta profonde e vistose ammaccature con il cofano divelto e il parabrezza sfondato.

L’esercizio è quello di Silvano Da Rin, che assieme al comandante dei Carabinieri della locale stazione è stato il primo a trovarsi davanti la scena dell’investimento.

I militari hanno anche raccolto le parole di un testimone che ha visto la donna litigare furiosamente con una persona, salire in macchina e ripartire sgommando pochi attimi prima del tragico epilogo.

Una delle ipotesi che non viene esclusa – riporta l’Ansa – è che l’investimento della famigliola di Favaro Veneto (Venezia) possa essere stato deliberato, frutto di una rabbia incontrollata. Ad avvalorare questa tesi la mancanza di qualsiasi segno di frenata, il fatto che in quel punto la strada fosse rettilinea e che i militari, che anche oggi hanno compiuto un sopralluogo per ulteriori verifiche, non abbiamo accertato alcun segno di sbandata prima del punto di impatto.

La strage giovedì 6 Luglio 2023.

Angelika Hutter, alla guida di un’Audi nera, ha falciato, mentre passeggiavano sul marciapiede, Mariagrazia Zuin, 64 anni, suo genero Marco Antoniello, di 48, e il nipote Mattia di due anni, morto all’ospedale. Con loro c’era la moglie di Marco Antoniello, Elena Potente (42), madre del piccolo Mattia, che ha riportato ferite non gravi.

Depurazione su coste calabresi, ordinanza di Occhiuto: “I Comuni attivino controlli”

depuratore

“Stretta” del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, sui Comuni litoranei perché attivino controlli mirati affinché venga assicurato il regolare funzionamento dell’attività di depurazione e si evitino problemi di inquinamento (in mare), in particolare d’estate lungo le coste calabresi.

Occhiuto, in particolare, ha disposto che i Comuni “verifichino, tramite la polizia locale, in tutti gli insediamenti, le installazioni o gli edifici, civili e produttivi, il funzionamento e l’idoneità delle vasche a tenuta stagna, non dotate di autorizzazione allo scarico, anche riguardo la corretta gestione del rifiuto speciale prodotto (liquame) attraverso autospurghista autorizzato allo svuotamento della vasca ed al trasporto del rifiuto speciale in impianto idoneo e dotato delle necessarie autorizzazioni”.

Con l’ordinanza il presidente della Regione dispone anche che “i Comuni verifichino, sempre tramite la polizia locale, in tutti gli insediamenti, le installazioni o gli edifici, civili e produttivi, il funzionamento e l’idoneità delle fosse settiche o biologiche e di altri sistemi appropriati dotati di scarico, anche al riguardo della verifica dell’autorizzazione allo scarico e alla corretta gestione dei fanghi prodotti. I Comuni dovranno inoltre verificare, nelle zone servite dalla rete fognaria pubblica, l’eventuale presenza di utenze obbligate all’allacciamento e non ancora collegate alla rete; di scarichi abusivi in suolo, sottosuolo, in corpi idrici superficiali oppure in collettori/canali destinati alla raccolta e drenaggio delle acque bianche. Gli enti locali, inoltre, tramite gli Uffici tecnico comunali, dovranno verificare la funzionalità delle stazioni di sollevamento installate sulla rete fognaria di raccolta e collettamento delle acque reflue urbane, provvedendo, in caso di accertato malfunzionamento, al tempestivo intervento di ripristino e manutenzione”.

Un’altra disposizione impartita dal presidente Occhiuto ai Comuni è “di assicurare la presenza negli impianti di depurazione del personale addetto alla gestione tutti i giorni della settimana, compresi i giorni festivi, a presidio della verifica e del controllo del processo di depurazione”.

L’iniziativa del presidente parte dalla premessa che “la Regione Calabria ha in corso una serie di interventi per innalzare il livello del servizio pubblico relativo al collettamento e alla depurazione delle acque reflue urbane, con l’obiettivo di incrementare il grado di copertura della rete fognaria pubblica, ammodernare, potenziare e riefficientare gli impianti di depurazione”.

L’ordinanza è stata trasmessa, per gli adempimenti di legge, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai ministri della Salute e dell’Ambiente, alle Prefetture, alle Procure della Repubblica, ai carabinieri, alla Guardia di finanza ed alle Capitanerie di porto.

Ministero Esteri russo: Decisione Usa di dare a Kiev armi a grappolo è aggressione

“La decisione dell’amministrazione [del presidente degli Stati Uniti] Joe Biden di fornire al regime di Kiev munizioni a grappolo è un’altra palese manifestazione dell’aggressiva politica anti-russa degli Stati Uniti, progettata per prolungare il conflitto ucraino il più a lungo possibile e per condurre la guerra fino all'”ultimo ucraino”. Lo ha dichiarato sabato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dalla Tass.

La portavoce di Lavrov ha sottolineato che con l’invio di munizioni a grappolo in Ucraina, Washington “diventerà di fatto complice della saturazione del territorio di mine e condividerà pienamente la responsabilità delle vittime causate dalle esplosioni, compresi bambini russi e ucraini”.

“Washington – ha aggiunto Zakharova – è ben consapevole che le assicurazioni dei nazisti ucraini di usare queste armi indiscriminate “in modo attento” e “responsabile” sono inutili. I civili saranno presi di mira, come è successo ogni volta quando sistemi d’arma USA-NATO sempre più letali sono stati inviati in Ucraina”, si legge nella nota del ministero guidato da Lavrov.

La decisione degli Stati Uniti di fornire a Kiev munizioni a grappolo è un segno di disperazione e una prova di impotenza sulla scia del fallimento della propagandata “controffensiva” dell’Ucraina, ha affermato Zakharova.

“Il trasferimento di munizioni a grappolo è un gesto di disperazione e una prova di impotenza sullo sfondo del fallimento della propagandata ‘controffensiva’ ucraina. Un’altra ‘arma miracolosa’, su cui Washington e Kiev puntano senza pensare a terribili ripercussioni, non avrà alcun impatto sul corso dell’operazione militare speciale, poiché i suoi scopi e obiettivi saranno pienamente raggiunti”, ha affermato il diplomatico.

Ucraina, ambasciatore russo: Usa dà bombe a grappolo a Kiev in un “gesto disperato”

Gli Stati Uniti hanno deciso di fornire munizioni a grappolo all’Ucraina per disperazione, ma la mossa non influirà sulla determinazione della Russia a raggiungere gli obiettivi della sua operazione militare speciale, ha detto venerdì l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov, citato dalla Tass.

“Le munizioni a grappolo sono un gesto disperato. Questa misura racconta la storia che gli Stati Uniti e i suoi satelliti si sono resi conto di essere impotenti. Tuttavia, non vogliono ammettere i propri fallimenti e il fallimento dei tentativi delle forze ucraine di condurre un’offensiva contro Regioni russe. Da qui quest’ultima follia da parte loro”, ha detto.

Il diplomatico ritiene che, alzando la posta in gioco nel conflitto ucraino, Washington stia avvicinando l’umanità a un conflitto globale.

“L’attuale livello delle provocazioni americane è davvero fuori scala, e avvicinano l’umanità a una nuova guerra mondiale. Gli Stati Uniti sono così ossessionati dall’idea di sconfiggere la Russia che non si rendono conto della gravità delle proprie azioni. Stanno solo aumentando il numero di vittime e prolungando l’agonia del regime di Kiev”, ha proseguito Antonov.

L’ambasciatore ha affermato che Washington ha chiuso un occhio sulle vittime civili, non ha tenuto conto delle preoccupazioni del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e ha scrollato le spalle alle obiezioni dei suoi alleati.

“La crudeltà e il cinismo con cui Washington ha affrontato la questione del trasferimento di armi letali a Kiev è stupefacente. L’amministrazione ha completamente ignorato esperti, attivisti per i diritti umani e legislatori che hanno espresso la tesi secondo cui la mossa sarebbe stata disumana. Ha chiuso un occhio su vittime civili. Ora c’è il rischio che le sottomunizioni facciano esplodere civili innocenti per molti anni a venire a causa di ciò che gli Stati Uniti stanno facendo”, ha detto Antonov.

L’ambasciatore ha sottolineato che la fornitura di armi occidentali in Ucraina non sarà in grado di influenzare gli sforzi della Russia per raggiungere gli obiettivi della sua operazione militare speciale, “che mira a sradicare le minacce alla sicurezza della Federazione Russa, compreso il nazismo che è stato alimentato in Ucraina”.

Munizioni a grappolo

Le bombe a grappolo possono contenere centinaia di submunizioni. Quando la bomba viene fatta esplodere in aria, le submunizioni si disperdono su un’area di decine di metri quadrati. Alcuni di queste non esplodono immediatamente e rimangono a terra (come le mine antiuomo, ndr), rappresentando una minaccia per i civili anche molto tempo dopo la fine del conflitto. Alla Convenzione sul divieto di uso delle munizioni a grappolo, adottata nel 2008, hanno aderito 111 paesi e altri 12 l’hanno firmata ma non ancora ratificata.

Secondo l’organizzazione internazionale per i diritti umani Human Rights Watch, la percentuale di munizioni inesplose è di solito molto più alta di quanto dichiarato.

Accoltella gravemente una persona al culmine di una lite, in cella

Ha violentemente litigato con una persona e lo ha accoltellato gravemente, senza farsi troppi scrupoli, e poi si è dato alla fuga pensando di farla franca.

Il fatto di sangue è avvenuto pochi giorni fa a Torre Melissa, nel crotonese. Per il tentato omicidio e per il porto abusivo di armi o strumenti atti ad offendere, nonché minacce, i carabinieri della compagnia di Cirò Marina, stazione di Torre Melissa, dopo indagini hanno arrestato e tradotto in carcere il presunto autore in esecuzione una ordinanza emessa dal giudice su richiesta della procura pitagorica.

L’aggressione è avvenuta sul lungomare di Torre Melissa la sera del 4 luglio scorso, dove un uomo era accasciato a terra insanguinato. L’aggressore – è scritto in una nota dell’Arma – a seguito di una violenta lite scaturita per futili motivi, dopo una colluttazione avrebbe colpito la vittima con un oggetto da taglio ferendolo gravemente al fianco ed alla schiena, dandosi poi alla fuga.

Immediato è stato l’intervento dei militari che soccorso il ferito, trasportato d’urgenza in ambulanza presso il più vicino Pronto soccorso, hanno raccolto immediatamente indizi utili al rintraccio dell’aggressore. Da qui l’arresto dell’aggressore di cui non sono state diffuse le generalità.

Sorpresi con droga, arresti dei carabinieri sulla fascia tirrenica cosentina

I Carabinieri della Compagnia di Scalea hanno arrestato in flagranza di reato un 42enne, originario del napoletano ma domiciliato a Scalea, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

L’arresto scaturisce da una mirata attività predisposta dai militari su tutto il territorio di competenza al fine di contrastare il traffico di sostanze stupefacenti, nell’ambito della quale sono state effettuate una serie di attività di polizia giudiziaria a carico di diversi soggetti già noti in virtù dei precedenti di polizia, alcuni dei quali inerenti all’illecita detenzione e vendita di droga.

Nella tarda mattinata del 6 Luglio, i militari, notando il soggetto a bordo di un motociclo, insospettiti dal suo atteggiamento, hanno provveduto a perquisirlo e hanno rinvenuto sulla sua persona e sul mezzo 8 dosi di cocaina. Inoltre, i militari hanno esteso le attività di ricerca anche all’interno dell’abitazione del 42enne e, nella circostanza, in diverse stanze e ben occultati, hanno rinvenuto altro stupefacente, cocaina e hashish, un bilancino di precisione, materiale vario per il confezionamento e denaro contante, ritenuto provento dell’illecita attività di spaccio.
Tutto il materiale scovato (in totale 70 grammi di cocaina e 350 grammi di hashish) è stato sottoposto a sequestro penale per i successivi accertamenti tecnici da parte del laboratorio scientifivo dell’Arma. L’uomo è stato dichiarato in stato arresto e sottoposto agli arresti domiciliari in attesa di convalida.

L’attività appena descritta si aggiunge ad altre operazioni che i Carabinieri hanno effettuato nell’ultimo mese sull’intero territorio della Compagnia di Scalea: difatti il 10 giugno scorso a Belvedere Marittimo, i militari della locale Stazione hanno arrestato un 20enne trovato in possesso di ben 100 grammi di cocaina; il successivo 23 giugno i Carabinieri di Scalea hanno tratto in arresto due soggetti (un uomo 45enne e una donna 39enne) in quanto, nel corso di un controllo alla circolazione stradale effettuato a Tortora, sono stati sorpresi con 50 grammi di cocaina e, in ultimo, il 30 giugno il medesimo reparto, a Praia a Mare sempre nel corso di un normale controllo alla circolazione stradale, ha rinvenuto nella disponibilità di un 27enne, 78 grammi di hashish e 6.5 grammi di marijuana, anch’egli tratto in arresto.

Donna insospettabile sorpresa con 5 kg di droga nascosta in borsa-frigo, arrestata

Una donna incensurata, insospettabile, è stata arrestata dalla Polizia di Stato a Cosenza perché durante una perquisizione è stata sorpresa con un ingente quantitativo di droga nascosta in borsa frigo da campeggio.

Nel corso della perquisizione, eseguita ieri mattina dagli agenti della Squadra Mobile e delle Volanti dell’Ufficio prevenzione crimine, con l’ausilio di un cane antidroga, effettuata presso il domicilio della donna, una casalinga attempata, è stata rinvenuta e sequestrata sostanza stupefacente che, ad esito del narcotest effettuato dalla Polizia scientifica, è risultata essere Hashish per un peso complessivo di quasi 5 kg.

La droga era ben nascosta all’interno di un frigo-box da campeggio rinvenuto all’interno di un ripostiglio dell’abitazione, custodita in una busta in cellophane e suddivisa in un totale di 50 panetti.

Il cane antidroga “Digos” dell’unità cinofila della questura di Vibo Valentia, dopo aver fatto accesso nel condominio, non ha mostrato alcun tentennamento ed ha puntato con insistenza la porta di quell’appartamento, abitato da una coppia di due insospettabili anziani.

Una volta aperta la porta, il “segugio poliziotto” sì è fiondato verso il ripostiglio dell’abitazione, indicando ai “colleghi” il posto dove “cercare”. Lì la scoperta degli agenti dell’ingente quantitativo di sostanza stupefacente, che avrebbe letteralmente inondato di droga le piazze di spaccio del capoluogo bruzio e dell’hinterland cosentino.

L’ipotesi più accreditata dagli investigatori potrebbe essere che la donna custodisse il consistente quantitativo di hascish per conto di altre persone che si sta cercando adesso di identificare.

Auto incendiata a legale, arrestato presunto autore. Indagato anche un avvocato

I carabinieri hanno arrestato a Lamezia Terme un quarantacinquenne lametino, Matteo Gaetano, con l’accusa di essere stato il responsabile dell’incendio appiccato la notte del 3 novembre 2022, in via Trento, ai danni dell’auto Seat Cupra, di proprietà dell’avvocato Salvatore Cerra.

L’arresto è stato fatto dai militari della Compagnia in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Lamezia Terme su richiesta della Procura della Repubblica, diretta da Salvatore Curcio.

I carabinieri sono giunti all’identificazione di Gaetano partendo dalle immagini registrate del sistema di videosorveglianza in cui si vede una persona arrivare a bordo di un monopattino nei pressi dell’abitazione dell’avvocato Cerra ed appiccare l’incendio all’automobile del professionista, provocandone la distruzione. Le fiamme hanno anche danneggiato parzialmente un’altra auto parcheggiata nelle immediate vicinanze di quella dell’avvocato e la saracinesca di un negozio.

Le indagini dei carabinieri proseguono adesso per accertare il movente dell’incendio doloso e se Gaetano lo abbia messo in atto per conto proprio o su mandato di qualcuno. Secondo quanto appreso dall’Ansa, tra l’altro, nell’inchiesta della Procura di Lamezia che ha portato all’emissione del provvedimento restrittivo ci sono, oltre al quarantacinquenne arrestato, altri indagati.

C’è anche un altro legale tra gli indagati dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Lamezia Terme che stamattina ha portato all’arresto di Matteo Gaetano, di 45 anni, accusato di essere stato l’esecutore materiale dell’incendio appiccato nel novembre scorso ai danni dell’automobile dell’avvocato Salvatore Cerra, provocandone la distruzione.

Le persone indagate per l’incendio sono in tutto cinque. Le indagini dei carabinieri proseguono per accertare il ruolo rivestito nella vicenda da ciascuno degli indagati. L’ipotesi investigativa che si sta seguendo è che Gaetano abbia messo in atto l’incendio su mandato dell’avvocato che risulta indagato per questioni di rivalità professionale e per motivi d’interesse.

Malasanità, condannati tre medici dell’ospedale di Crotone: Lesioni gravi a paziente

ospedale crotone

Tre medici dell’ospedale di Crotone sono stati condannati per il reato di lesioni gravi. Si tratta di Giuseppe Brisinda, ex primario del reparto di chirurgia, e Maria Michele Chiarello, condannati entrambi ad un anno e 6 mesi di reclusione, e di Giuseppina Peta, alla quale sono stati comminati 8 mesi. La pensa è sospesa per tutti.

La vicenda che ha portato alla condanna dei tre medici riguarda un 43enne di Crotone, Vito Vona, che nel 2016 venne sottoposto ad un intervento chirurgico nel corso del quale gli venne asportato mezzo stomaco per un volvolo gastrico. Un intervento dal quale sono scaturiti una serie di problemi per Vona, condizionando la qualità della sua vita.

Vona si è dovuto sottoporre successivamente ad altri due interventi, con l’asportazione completa dello stomaco. Oggi è costretto a muoversi su una sedia a rotelle ed a nutrirsi con un sondino.

Una situazione che nel 2018 lo ha indotto a presentare una denuncia a carico dei medici che lo avevano operato. Nel corso del processo svoltosi davanti al Tribunale di Crotone ed in cui Vona si è costituito parte civile, dalle perizie tecniche d’ufficio è emerso che l’intervento chirurgico effettuato nel 2016 non era necessario.

Il Tribunale ha anche disposto il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale in favore di Vona, difeso dall’avvocato Francesco Manica, ed il pagamento in suo favore di una provvisionale di cinquantamila euro. (ansa)

Occhiuto smentisce voci di sua candidatura alle Europee: “Non ci penso affatto”

“Non ci penso affatto a candidarmi alle elezioni europee. Non mi interessano”. Lo afferma il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, in un video postato sul suo profilo Facebook.

“Voglio smentire una notizia che – aggiunge Occhiuto – ho sentito nei giorni scorsi. Lo faccio come faccio di solito, parlando direttamente ai calabresi sui social. La notizia è quella secondo la quale vorrei candidarmi alle Europee o sarei in procinto di candidarmi. Non è così”.

“Ho preso un impegno con i calabresi – prosegue il governatore – e voglio continuare ad affrontare i tanti problemi della Calabria. Ho detto spesso che questa regione sembra non sia stata governata negli ultimi 15-20 anni. Ha tanti problemi, certo, che possono però essere risolti con tanto lavoro e tanta determinazione. Non li risolverò tutti, ma voglio dimostrare che qualcosa si più muovere per affrontare e dare un futuro migliore ai calabresi. Non ci penso affatto, dunque, a lasciare. Rimarrò presidente della Regione Calabria fino a quando voi vorrete. Le Europee non mi interessano”.

‘Ndrangheta in Piemonte, diversi arresti

Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Asti, nelle province di Asti, Palermo, Rovigo, Pisa e Cuneo, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa il 27 giugno dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Asti (su richiesta della locale Procura della Repubblica) nei confronti di 13 persone (8 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) ritenute responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio aggravato, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione e rapina in abitazione. L’operazione è denominata “Mare Magnum”

Il provvedimento restrittivo trae origine dalle indagini avviate nell’anno 2018 e sviluppate attraverso l’incessante monitoraggio di noti pregiudicati del luogo nonché la valorizzazione di alcuni elementi investigativi raccolti nell’ambito della precedente operazione “Barbarossa”, condotta dal medesimo Reparto e che ha portato nei mesi scorsi, alla condanna in via definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso nei confronti di numerosi soggetti facenti parte della locale articolazione della ‘ndrangheta calabrese.

L’attuale operazione ha disvelato la crescente affermazione della nota famiglia LO PORTO, a carico di alcuni componenti della quale sono stati contestati gravi episodi delittuosi.

Tra i destinatari della misura, tra gli altri, figura anche BELFIORE Francesco, cinquantenne, appartenente alla storica famiglia attiva nella provincia di Torino originaria di Gioiosa Jonica (RC), fratello minore del più noto Domenico, condannato in via definitiva per l’omicidio del Procuratore di Torino Dr. Bruno Caccia.

Le investigazioni – è scritto in una nota dell’Arma di Asti – hanno permesso di ottenere un solido quadro probatorio in ordine a diversi eventi criminosi occorsi nella Provincia di Asti tra il 2017 ed il 2020, e più nello specifico:

  • un tentato omicidio a colpi di pistola ai danni di un pregiudicato albanese, commesso in Asti il 06 ottobre del 2017;
  • diversi episodi di detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, in taluni casi utilizzate a scopo intimidatorio;
  • un incendio doloso di un’autovettura quale ritorsione in danno di un nucleo famigliare del luogo avvenuta nel quartiere “Praia” di Asti nel novembre del 2018;
  • due episodi di estorsione ai fini di recupero crediti ai danni di imprenditori del posto;
  • numerosi episodi di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti;
  • tre efferate rapine in abitazione commesse nelle province di Cuneo e Alessandria:
  • rapina commessa in data 11.10.2018 in Santo Stefano Belbo (CN) ai danni della nota famiglia SANTERO, in cui gli indagati, qualificatisi come appartenenti alla Polizia di Stato, erano riusciti ad impossessarsi con violenza e minaccia, di denaro in contanti, orologi e monilidi pregio;
  • rapina commessa in data 19.10.2018 in Bosio (AL) in cui gli indagati, qualificatisi come militari dell’Arma dei Carabinieri (con placca indossata al collo) erano riusciti ad impossessarsi di diversi oggetti preziosi;
  • rapina commessa in data 23.12.2019 in Alba (CN) in cui erano stati asportati denaro in contanti e oggetti preziosi.

Nell’ambito del presente procedimento, risultano indagate, a vario titolo, complessive 25 persone, la cui posizione è tuttora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria.

I destinatari del provvedimento restrittivo eseguito in data odierna sono (per i primi 7 indagati applicata la custodia cautelare in carcere, per i restanti la misura degli arresti domiciliari):

  1. BELFIORE Francesco, classe 1973, attualmente detenuto presso la casa circondariale di Rovigo;
  2. BONANNO Armando, cl. ’94, residente a Palermo;
  3. GIOVANE Ignazio, cl. ’74;
  4. LA COMARE Patrik, cl. ’84, attualmente detenuto presso la casa di reclusione di Volterra (PI);
  5. PILLITTERI Valerio, cl. ’89;
  6. STENTARDO Giastin, cl. ’85, attualmente detenuto presso la casa di reclusione di Alba (CN);
  7. VALFUSI Stefano, cl. ’77;
  8. ARDUINI Claudio Roberto, cl. ’75;
  9. BUFALINO Angelo, cl. ’62;
  10. FRIGOLI Gabriele, cl. ’55;
  11. LUCCA Carlo, cl. ’67;
  12. VACCHINA Franco, cl. ’61.

Nel corso delle indagini, allo scopo di riscontrare le condotte delittuose, sono stati eseguiti arresti in flagranza per reati in materia di armi e stupefacenti con conseguente sequestro di ingenti quantitativi di stupefacente e denaro contante nonché armi da fuoco utilizzate per le attività illecite contestate agli indagati.

È doveroso rilevare che gli arrestati sono allo stato gravemente indiziati dei delitti contestati, la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso delle successive fasi processuali e definita solo all’esito dell’emissione di sentenza di condanna passata in giudicata, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

Esplode un bus a metano all’Amaco, un ferito grave

Una persona, dipendente dell’Amaco, azienda dei trasporti urbani di Cosenza, è rimasta ferita a seguito di un’esplosione avvenuta mentre alcuni operai stavano procedendo allo smantellamento di alcuni mezzi alimentati a metano.

Le condizioni del ferito, che ha riportato ustioni su tutto il corpo ed è stato portato nell’ospedale dell’Annunziata, sono gravi.

Il fatto è avvenuto all’interno del deposito dell’azienda di trasporto pubblico cittadino. Da quanto appreso, il dipendente avrebbe fatto degli interventi sul contenitore del gas, quando per cause in corso di accertamento, è avvenuta l’esplosione, che ha distrutto quattro degli 8 autobus presenti nel piazzale e in fase di dismissione. L’uomo ferito avrebbe sui 45 anni. Non erano presenti altri dipendenti durante la deflagrazione.

Calcio, la Figc ammette il Lecco in serie B ed esclude Reggina e Siena

stadio reggio calabria Granillo

Il Consiglio federale della Figc, presa visione dei pareri di Covisoc e Commissione criteri infrastrutturali, ha deciso di ammettere il Lecco in Serie B mentre ha respinto i ricorsi di Reggina e Siena che potranno presentare appello entro 48 ore.

Accolte, invece, le motivazioni del club lombardo che si era visto respingere in un primo momento l’iscrizione alla Serie cadetta. Salvo un ribaltamento della decisione, la Reggina retrocede “a tavolino” in serie C. Per la retrocessione degli Amaranto scatta anche il ripescaggio del Brescia, andato in C dopo la sconfitta con il Cosenza.

Gravina (Federcalcio): “La Reggina sapeva della scadenza del 20 giugno”

“Esiste una decisione da parte di un tribunale dello Stato che ha concesso, su richiesta delle società, la possibilità di pagare entro 30 giorni. Il soggetto era a conoscenza di una scadenza chiara per adempiere al proprio debito sportivo”.

Così il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, al termine del consiglio federale che ha respinto il ricorso di Reggina e Siena, e accolto invece quello del Lecco per l’ammissione in serie B.

“Il problema è che l’omologa (del piano di ristrutturazione del club, ndr) non è definitiva. Siamo a conoscenza che sono in atto due opposizioni, una da parte dell’Inps e una da parte dell’Agenzia delle Entrate contro quella decisione – continua Gravina – La situazione è allarmante, fermo restando che la decisione non è definitiva ed esiste la conoscenza chiara della data del 20 giugno entro la quale bisognava provvedere a soddisfare debito sportivo. Già in precedenza la Reggina per questo conflitto aveva subito 5 punti di penalizzazione”.

Gravina aggiunge: “La discrepanza tra i tempi del tribunale fallimentare e quello della Figc per i pagamenti nella vicenda della Reggina? Ci sono due ordinamenti, quello sportivo e quello statuale, con norme molto chiare. La legge 91 dello Stato pone in capo alla Federazione tutti gli oneri collegati ai controlli, questo è inderogabile. Il rapporto tra i due ordinamenti va armonizzato ma non dipende da noi, dipende dal legislatore”.

E’ morto Arnaldo Forlani, ex premier e ministro DC. Aveva 97 anni. Per lui funerali di Stato

Addio ad Arnaldo Forlani. L’ex premier e leader democristiano si è spento serenamente nella sua casa, a Roma, a quasi 98 anni. Per lunedì prossimo a Roma il governo ha proclamato i funerali di Stato e il lutto nazionale, come recentemente per Berlusconi.

Forlani era nato a Pesaro l’8 dicembre del 1925. E’ stato uno dei massimi esponenti della Democrazia Cristiana, politico di rango che ha ricoperto diversi incarichi apicali non solo come segretario della “Balena Bianca” ma anche nel governo.

Dopo essere stato per molti anni il principale collaboratore di Amintore Fanfani nella corrente politica “Nuove Cronache”, la abbandonò agli inizi degli anni ottanta e diede vita con Antonio Gava e Vincenzo Scotti alla corrente “Azione Popolare” (o “Grande centro”).

Fu presidente e vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri, della Difesa e delle Partecipazioni statali nell’era del pentapartito, nella Prima Repubblica.

E’ stato segretario della Democrazia Cristiana dal 1969 al 1973, poi nel triennio 1989-1992, quando il pool milanese di Mani Pulite spazzò via i partiti tradizionali. Per un lungo periodo è stato presidente del Consiglio nazionale del partito. Candidato alla presidenza della Repubblica nel 1992, fu ostacolato dal fuoco amico all’interno della Dc. Il “coniglio mannaro”, come lo definì Gianfranco Piazzesi, scrittore e giornalista, nonché collaboratore de “Il Giornale” di Indro Montanelli, è diventato comunque uno dei politici italiani più longevi.

Nel 1980 fu tra gli artefici della vittoria al Congresso scudocrociato di una maggioranza moderata che elesse come segretario Flaminio Piccoli e pose fine all’esperienza della collaborazione con il PCI, rilanciando la formula del centro-sinistra. Dal 18 ottobre 1980 al 26 giugno 1981 è stato Presidente del Consiglio guidando un quadripartito formato da DC, PSI, PSDI e PRI. Lo scandalo della loggia massonica P2 lo portò alle dimissioni.

Il XVIII Congresso nazionale del partito elesse nuovamente Arnaldo Forlani alla segreteria. Gestì da segretario la lunga crisi di governo che seguì alle dimissioni del 19 maggio 1989 dell’Esecutivo guidato da Ciriaco De Mita dopo i forti contrasti con Bettino Craxi.A luglio nacque il sesto governo Andreotti e prese corpo il cosiddetto CAF, l’asse politico tra Craxi, Andreotti e Forlani,che fu il perno della politica italiana per la restante parte della legislatura fino alle elezioni del 1992.

Il 1992 vide anche l’inizio delle inchieste della Procura di Milano (Tangentopoli) che colpiranno prima il PSI e poi la DC, determinandone la crisi e la dissoluzione. In questo clima si tennero le elezioni politiche del 5 aprile 1992,con la Democrazia Cristiana che perse quasi il 5% alla Camera. In un momento di crisi generale della politica nacque l’ultimo Esecutivo con il sostegno del quadripartito, guidato dal socialista Giuliano Amato. Ebbe così fine l’esperienza del CAF (sigla che indicava Craxi, Andreotti, Forlani) e il declino della carriera di Forlani, sconfitto dai franchi tiratori nella corsa al Quirinale, costretto alle dimissioni da segretario e poi sottoposto a procedimenti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta Mani pulite. Proseguì la sua attività di deputato in modo defilato e non si presentò alle elezioni politiche del 1994 dopo una permanenza nel Parlamento per nove legislature, dal 1958.

Faceva trapianti di capelli senza titoli, arrestato un falso medico

І Carabinieri del Nas di Reggio Calabria а conclusione di un’attività investigativa, hanno arrestato e posto ai domiciliari un 56 enne reggino, titolare di un В&В, che esercitava lа professione di medico chirurgo senza aver alcun titolo professionale. La misura è stata disposta dal gip presso Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri.

Le indagini del Nas, condotte tra il 2022 ed іl 2023, supportate da pedinamenti, ascolto di
numerosi testimoni е analisi documentale, avrebbero accertato che l’uomo, almeno dal 2017, aveva allestito in riva аllо Stretto quattro ambulatori medici di tricologia chirurgica (senza autorizzazione е quindi abusivi), eseguendo numerose operazioni di trapianto di сареllі con tecnica “Fue”, somministrando anestesia lосаІе е prescrivendo farmaci per il decorso post-operatorio, senza aver alcun titolo professionale – secondo l’accusa – mettendo cosi in grave pericolo la salute di coloro і quali si erano affidati alle sue cure.

Durante gli interventi chirurgici, per і quali і pazienti corrispondevano una somma di
2.500 euro, il falso medico era coadiuvato da tre collaboratori, di cui una infermiera, anch’essi deferiti in stato di liberta in concorso per іl reato di esercizio abusivo della professione sanitaria.

Contemporaneamente all’esecuzione della misura cautelare personale е stato eseguito іl
sequestro preventivo di un sito internet ed una pagina Social, utilizzati per procacciare і clienti, provenienti anche dalla Sicilia е dalle altre province calabresi, nonché un ambulatorio medico е la strumentazione ivi presente per la chirurgia del cuoio capelluto.

Strage nel Bellunese, auto travolge famiglia: 3 morti e un ferito

Tre persone, tra cui un bimbo di due anni, sono morte dopo essere state investite ieri pomeriggio a Santo Stefano di Cadore (Belluno) da un’auto che ha travolto in pieno la famiglia.

Le vittime sono Marco Antoniello, il piccolo figlio Mattia e la nonna Mariagrazia Zuin. Sarebbe ferita la madre del bimbo. Le indagini sono condotte dai carabinieri coordinati dalla Procura di Belluno che ha aperto un fascicolo.

La famiglia, secondo quanto riferito dai vigili del fuoco, è stata travolta mentre percorreva la strada regionale 355. A rimanere ferita è stata anche l’automobilista, di nazionalità straniera.

La conducente è una cittadina tedesca, Angelika Hutter, sui trent’anni. Da quanto trapela la donna sarebbe stata posta in stato di fermo con l’accusa di omicidio stradale plurimo.

Intimidazioni ad amministratori, lettera a sindaco di Praia: “Goditi la famiglia e non rompere”

(ANSA) – PRAIA A MARE, 07 LUG – “Sporco razzista fascista, datti pace. Goditi la famiglia e non rompere”. E’ il contenuto della lettera anonima ricevuta dal sindaco di Praia a Mare, Antonino De Lorenzo. Le minacce state scritte a penna su un foglio di quaderno a righe utilizzando un normografo strumento per la scrittura di caratteri uniformi sono state recapitate al primo cittadino in Comune. Con la stessa tecnica è stato riportato su una comune busta gialla da posta il destinatario: “Al sindaco presso Comune di Praia a Mare 87028 Cosenza”. Nello spazio dedicato al mittente, un altro avvertimento: “a presto”.

La lettera è stata quindi affrancata, spedita e recapitata al municipio praiese. Dell’accaduto sono stati informati i carabinieri della stazione di Praia a Mare, dipendente dalla compagnia di Scalea.

La lettera è stata sequestrata. “Si respira un brutto clima – ha detto De Lorenzo – sono incredulo. Confido nell’operato delle forze dell’ordine per risalire al responsabile di questo gesto e nel predisporre ogni accorgimento per garantire la sicurezza di chi è chiamato ad amministrare la città, oltre che di ogni cittadino e turista di Praia a Mare. Il rispetto delle regole che la nostra amministrazione pretende da tutti inizia a dare fastidio a chi, erroneamente, pensava di poter fare quel che voleva nel nostro paese”.

Il riferimento è anche a recenti fatti di cronaca registrati nella cittadina. Tra questi, alcuni tentativi di danneggiamento a un mezzo da lavoro impiegato nell’installazione di una ruota panoramica in piazza della Resistenza e, solo alcuni giorni fa, altre minacce rivolte al sindaco e scritte su un cartello riportante il regolamento per l’utilizzo delle spiagge libere di Capo da Rena, in località Fiuzzi, di fronte l’Isola Dino. “L’insofferenza manifestata, tipica di chi non sa cosa sia la civiltà – aveva commentato il sindaco in quella circostanza – ci dà ulteriore carica per andare avanti con decisione”.

Arrestato in Libano un narcos latitante ricercato da 4 procure

La Guardia di finanza ha arrestato in Libano il latitante Bartolo Bruzzaniti, di 46 anni, originario di Locri (Reggio Calabria), considerato tra i più importanti narcotrafficanti a livello internazionale.

Bruzzaniti era ricercato da quattro Procure, quelle di Reggio Calabria, Milano, Genova e Napoli, sotto il coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.

Dal mese di ottobre del 2022, in particolare, si era sottratto all’arresto nell’ambito dell’operazione “Levante” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che aveva coinvolto, complessivamente, 36 persone.

L’arresto di Bruzzaniti è stato fatto dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda reggina, diretta da Giovanni Bombardieri, “a conclusione – è scritto in una nota stampa – di articolate indagini di polizia giudiziaria svolte con il supporto delle più importanti Istituzioni ed Agenzie europee ed internazionali impegnate nel contrasto dei crimini transnazionali, nell’ambito del progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta)”.

Bruzzaniti è stato rintracciato, grazie al complesso apparato investigativo predisposto a livello internazionale per la sua cattura, in un ristorante di Jounieh.

Nel corso delle indagini che hanno portato all’operazione “Levante”, condotte dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria, sono state sequestrate oltre 4 tonnellate di cocaina, per un valore stimato di 800 milioni di euro. Bruzzaniti sarebbe responsabile della progettazione e dell’esecuzione di un vasto traffico di sostanze stupefacenti, dal Sudamerica alla Calabria, consistente in importazioni periodiche di oltre 2 tonnellate ciascuna.

Nell’operazione “Levante” è stato coinvolto anche il fratello di Bruzzaniti, Antonio, in un primo tempo irreperibile pure lui e successivamente arrestato dal Gico di Reggio Calabria al rientro dalla Costa d’Avorio, il Paese in cui si era stabilito.

Bartolo Bruzzaniti è l’ultimo dei 76 esponenti della criminalità organizzata, tra cui 35 latitanti, che in tre anni il progetto “I-CAN” ha consentito di arrestare in tutto il mondo.

A Scalea sindaco sospende installazione antenna 5G: “Interferisce su donna cardiopatica”

Un’antenna 5G

Il sindaco di Scalea, Giacomo Perrotta, ha disposto, con una specifica ordinanza, la sospensione dei lavori di installazione di un’antenna (5G) per la telefonia mobile per le possibili interferenze che l’impianto potrebbe produrre sul defibrillatore impiantato in una giovane cardiopatica che abita nelle vicinanze.

Il sindaco Perrotta ha stabilito che per completare i lavori di installazione dell’antenna è necessario prima effettuare una serie di accertamenti tecnici che escludano interferenze con il defibrillatore portato dalla ragazza.

Il provvedimento di sospensione dei lavori è stato adottato dal sindaco dopo che i genitori della ragazza cardiopatica hanno presentato una diffida al Comune in cui sottolineano i rischi che dall’entrata in funzione dell’antenna potrebbero derivare per la ragazza. I lavori d’installazione dell’antenna erano iniziati il 7 giugno scorso.

Aggressione a Davide Ferrerio, giudici negano scarcerazione donna

Tribunale e Procura Palazzo di giustizia Crotone

Il collegio penale del Tribunale di Crotone, presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio, ha rigettato la richiesta di scarcerazione per Anna Perugino, la 42enne crotonese accusata di concorso morale nel tentato omicidio di Davide Ferrerio, il ragazzo bolognese aggredito e picchiato selvaggiamente l’11 agosto 2022 e, da allora, in coma irreversibile.

L’istanza di sostituzione della custodia in carcere con quella meno afflittiva ai domiciliari era stata avanzata dall’avvocato Aldo Truncé, difensore della donna che è imputata per questa vicenda insieme al compagno, Andrej Gaju, di 35 anni.

La quarantaduenne è la madre di Martina Perugino, la ragazzina, all’epoca del fatto ancora minorenne, al centro di tutta la vicenda che ha portato all’aggressione di Ferrerio, avvenuta per un tragico scambio di persona.

Nell’istanza la richiesta della modifica della misura cautelare era motivata dal fatto che non fosse più necessario mantenere in carcere la donna in quanto era stato assicurato alla giustizia l’autore materiale dell’aggressione Nicolò Passalacqua, condannato a 20 anni di reclusione, e non sussisteva il pericolo di reiterazione del reato.

Inoltre, per la difesa non sussisteva il pericolo di fuga dai domiciliari, considerato anche che dopo l’aggressione la donna non si era mai resa irreperibile. L’avvocato della famiglia Ferrerio, Fabrizio Gallo, si è opposto alla richiesta sostenendo che dopo l’aggressione la donna ha continuato ad inviare messaggi telefonici al fratello di Davide, invitandolo a desistere da ogni iniziativa processuale. Considerazioni alle quali si è aggiunto il parere sfavorevole del pubblico ministero alla scarcerazione.

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