11 Ottobre 2024

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Corruzione e accesso abusivo agli atti, arrestati un avvocato e tre finanzieri

Tre militari in servizio presso la Guardia di finanza di Cosenza e un avvocato cosentino sono stati arrestati e posti ai domiciliari a conclusione di una inchiesta coordinata dalla Procura di Catanzaro che contesta loro i reati di accesso abusivo a sistema informatico e corruzione. A emettere le misure restrittive il giudice del tribunale di Catanzaro.

Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Cosenza, hanno tratto origine dalle segnalazioni inviate dal Garante della Privacy e dal Ministero degli Interni in relazione all’ingente mole di accessi realizzati dai tre militari alla banca dati Inps in uso al corpo. In seguito ai minuziosi approfondimenti svolti da altra articolazione del medesimo reparto della Guardia di Finanza – spiega una nota – è stato possibile appurare che i numerosi accessi censiti (relativi ad oltre 160.000 soggetti) erano del tutto estranei a ragioni di servizio.

Veniva, pertanto, disposto l’avvio di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali grazie alle quali è stato possibile ricostruire l’esistenza di un’attività sistematica di raccolta illecita di informazioni personali di contribuenti, residenti sull’intero territorio nazionale, che venivano poi cedute da uno dei militari, dietro utilità, ad un avvocato del foro di Cosenza (anch’egli destinatario di provvedimento restrittivo) titolare di una società preposta alla gestione di database. Grazie alle informazioni illecitamente ottenute l’azienda ha potuto quintuplicare il proprio fatturato nel corso degli anni in cui sono stati accertati gli accessi abusivi.

I tre Finanzieri raggiunti dalle misure cautelari sono stati immediatamente sospesi dal servizio. Il Giudice per le indagini preliminari ha riconosciuto la gravità indiziaria per i reati di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico disponendo nei confronti degli indagati l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari.

Fallimenti pilotati, blitz della Gdf in diverse regioni: 25 arresti e maxi-sequestro

archivio

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna hanno eseguito, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bologna, un decreto di sequestro preventive di beni per oltre 32 milioni di euro, emesso dal Gip del locale Tribunale Andrea Salvatore Romito, nei confronti di un sodalizio criminale dedito alla commissione di reati fallimentari e tributari nonché al conseguente riciclaggio dei proventi illeciti, anche per il tramite di compiacenti cittadini cinesi – e 25 misure cautelari.

Complessivamente, sono 32 le persone denunciate, di cui 15 tratte in arresto, nei confronti delle quali le Fiamme Gialle bolognesi hanno eseguito anche perquisizioni delegate dall’autorità giudiziaria procedente in diverse regioni d’Italia e, precisamente, nelle province di Ancona, Arezzo, Barletta, Bologna, Brescia, Crotone, Foggia, Lucca, Milano, Monza e Brianza, Napoli, Parma, Pavia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trapani, Treviso, Udine, Venezia e Verona.

Gli accertamenti, a cura del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna su delega del sostituto procuratore della Dda, Roberto Ceroni, hanno permesso di ricostruire come la consorteria investigata, nota come “banda del buco” e composta da bancarottieri “seriali”, fosse deputata alla continua acquisizione di società in crisi, ma dotate di apprezzabili asset, da depredare e condurre al fallimento.

Le indagini hanno consentito di appurare che l’organizzazione, una volta subentrata alla guida, nel corso del 2020, di un gruppo societario dell’hinterland bolognese – composto da una holding e altre tre Srl sottoposte al suo controllo – operante nei settori della dermo-cosmesi e della Grande distribuzione (con ben 32 supermercati dislocati tra Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia e Friuli Venezia Giulia), abbia effettuato vere e proprie operazioni di “sciacallaggio” ai danni delle menzionate società, provocandone dolosamente il dissesto.

Tra le principali operazioni contestate, figurano la distrazione di 25 punti vendita, trasferiti, nell’imminenza del fallimento, a new-co riconducibili all’associazione pregiudicando, peraltro, la riscossione coattiva da parte dell’Erario per 3,3 milioni di euro di tributi.

La conduzione illecita della catena di supermercati ha permesso agli indagati di lucrare sulla gestione del personale, assunto e somministrato attraverso società di “comodo” che hanno compensato i relativi contributi previdenziali e assistenziali, nonché le ritenute sul lavoro dipendente, con crediti d’imposta fittizi per oltre 2 milioni di euro.

Gli ingenti proventi illecitamente accumulati sono stati reinvestiti in nuove iniziative imprenditoriali, tra cui l’acquisto di un noto prosciuttificio sito nel parmense, ovvero trasferiti – per la loro successiva “ripulitura” – a società italiane ed estere compiacenti sulla base di fatture false emesse ad hoc per giustificare i flussi finanziari.

Tra queste spiccano tre “cartiere”, formalmente siti a Milano, amministrate da soggetti cinesi irreperibili che, in meno di un anno, hanno emesso fatture false nei confronti di centinaia di imprese italiane realmente esistenti per 7 milioni di euro, nonché ricevuto bonifici sui propri conti aziendali per 11 milioni di euro.

Dagli accertamenti è emerso che i soggetti sinici erano inseriti in un sistema di trasferimento dei fondi illeciti, derivanti da reati fallimentari e fiscali, attraverso canali estranei ai tradizionali circuiti finanziari, così da aggirare anche i presìdi anti-riciclaggio e consistente in meccanismi “triangolari” di compensazione informale del denaro movimentato che ricalcano l’operatività della cosiddetta “Chinese underground bank”.

In sostanza, le risorse finanziarie, riconducibili a operazioni commerciali fittizie, una volta accreditate venivano immediatamente trasferite in Cina, con contestuale retrocessione agli imprenditori italiani del contante di dubbia provenienza per un importo equivalente, al fine di monetizzare l’evasione fiscale ovvero distrarre risorse finanziarie dalle società.

Punto d’unione tra i membri della consorteria e i citati soggetti asiatici – secondo l’accusa -, sono risultati essere due coniugi (l’una cinese, l’altro italiano) residenti nell’aretino e implicati anche in un florido “giro” di prostituzione di giovani connazionali della donna.

A testimonianza dell’estrema pericolosità e pervicacia criminale del sodalizio, i militari hanno ricostruito come lo stesso, nell’ultimo periodo, avesse rivolto la propria attenzione su un nuovo target, ossia una storica società ittica sita nel tarantino dotata di un consistente patrimonio, ma sovra-indebitata e in crisi di liquidità, in procinto di essere “saccheggiata”.

Visita dell’attore Lino Banfi in Calabria: “Facciamo un film”

Roberto Occhiuto con Lino Banfi

Si è conclusa con una stretta di mano e la promessa di fare un film in Calabria la visita che l’attore Lino Banfi ha fatto alla Cittadella regionale di Catanzaro dove è stato accolto nel suo ufficio al dodicesimo piano dal presidente della Regione Roberto Occhiuto che ha postato un video della visita sui canali social.

In Calabria per ritirare un premio al Lamezia international Film fest, l’attore di pellicole e fiction diventate cult, ma anche di tante trasmissioni televisive ha raggiunto la sede della Regione Calabria accompagnato dal presidente della Calabria film commission Anton Giulio Grande.

E ha detto “perché limitarmi a una visita classica in Calabria per vedere questo o quello. E’ meglio girarci un film, una bella fiction che va in onda sulla Rai o un film per il cinema, e allora la Calabria si vede meglio”.

“Il film lo dobbiamo fare – ha concordato dal canto suo Occhiuto – perché Lino Banfi ha tantissimi estimatori in tutta Italia ma anche e soprattutto in Calabria. La Calabria vuole un film di Lino Banfi in Calabria”.

Carenze igieniche, il Nas chiude un ristorante nel Catanzarese

Carenze igienico-sanitarie nei locali destinati alla ristorazione, mancanza di spogliatoi e idonei servizi igienici per il personale addetto alla lavorazione degli alimenti: sono alcune delle violazioni riscontrate a seguito di un’ispezione del Nas dei Carabinieri di Catanzaro su richiesta della Compagnia di Soverato e da successivi accertamenti amministrativi, che hanno portato alla chiusura, su disposizione del Comune di Soverato e del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, di un ristorante con annesso intrattenimento danzante ubicato su un’area demaniale.

Inoltre, anche a seguito delle violazione alle normative riguardanti la sicurezza e l’igiene sui luoghi di lavoro il legale rappresentante è stato denunciato e sono state elevate sanzioni amministrative per un importo di 6 mila euro.

Nel corso dell’ispezione, svolta anche da personale della stazione carabinieri e della Stazione carabinieri forestali di Soverato assieme ai colleghi del Nucleo carabinieri Ispettorato del lavoro di Catanzaro e agli uomini della Capitaneria di Porto, è stata riscontrata la mancanza di documentazione propedeutica al favorevole esito del procedimento amministrativo per l’apertura e per la conduzione dell’attività.

Presunti abusi su nipotina, a processo il nonno

Tribunale di Vibo Valentia

4 persone appartenenti allo stesso gruppo familiare sono state rinviate a giudizio per una vicenda legata a presunti abusi sessuali protrattisi per circa tre anni ai danni di una bimba all’epoca di 8 anni, loro consanguinea. A processo sono finiti il nonno, la nonna, padre e madre della piccola. La decisione è stata presa dal gup del Tribunale di Vibo, Francesca Loffredo.

Il nonno, di 73 anni, è accusato di violenza sessuale mentre gli altri tre congiunti per mancata protezione nei confronti della minore. La prima udienza dibattimentale è stata fissata per il 20 settembre prossimo davanti al Tribunale collegiale presieduto da Tiziana Macrì.

La vicenda giudiziaria aveva portato, ad aprile 2020, all’arresto del nonno a seguito delle indagini scattate dopo la denuncia presentata agli uffici della Squadra Mobile di Vibo Valentia da parte di un’insegnante di una scuola primaria del vibonese.

Ad insospettire la docente il comportamento anomalo della bimba che tendeva ad isolarsi dal contesto scolastico apparendo triste. A lei la piccola aveva finito per confidare tutto quello che stava vivendo. Episodi raccontati solo in parte alla mamma la quale avrebbe temuto gravi conseguenze in ambito familiare.

La bambina avrebbe anche provato a confidare quanto stava avvenendo al papà e alla nonna paterna senza però essere creduta. Gli inquirenti hanno anche sentito a sommarie informazioni la madre della bambina che ha rivelato di aver affrontato il suocero il quale tuttavia ha negato gli abusi. Da quanto emerso nel corso dell’audizione della piccola, ci sarebbe anche un’altra vittima di abusi, oggi adulta. (ansa)

Furto a Catanzaro Lido, arrestate tre persone

Carabinieri Catanzaro

Nel febbraio scorso si sarebbero resi responsabili di un furto all’interno di un esercizio commerciale di Catanzaro Lido: tre persone, tutte residenti in Campania, sono state arrestate e poste ai domiciliari dai carabinieri di Catanzaro che hanno agito in sinergia con i colleghi di Giugliano, Grumo Nevano e Cesa.

Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di tre ordinanze emesse dalla sezione Gip-Gup del tribunale di Catanzaro. I militari catanzaresi, a seguito di attività di indagine avviata dopo il furto, sono riusciti a risalire ai presunti autori del furto di tre computer di marca ‘Apple’, per un valore complessivo di circa 3.900 euro, avvenuto in un negozio di elettrodomestici nel quartiere marinaro del capoluogo calabrese.

All’identificazione dei tre presunti autori si è arrivati grazie all’esame delle riprese effettuate dalle telecamere di videosorveglianza installate nell’esercizio commerciale.

‘Ndrangheta, sequestrati beni a sei indagati coinvolte in inchiesta Dda

Beni mobili e immobili per un valore complessivo di 100 mila euro, nella disponibilità di sei persone coinvolte nell’inchiesta “Ultimo atto” della Dda di Catanzaro, sono stati sequestrati dai carabinieri della compagnia di Cirò Marina (Crotone).

I provvedimenti sono stati adottati dal Tribunale di Catanzaro sulla base delle articolate indagini svolte dai militari del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Cirò Marina.

Dagli esiti dell’inchiesta è emerso, tra l’altro, infatti, l’interesse e le cointeressenze economiche delle cosche presenti sul territorio di Cirò Marina, nel settore delle attività di pesca e quelle ad essa connesse.

Nel procedimento, con particolare riferimento e limitatamente a queste vicende, le sei persone interessate dal sequestro preventivo sono state raggiunte da ordinanze di custodia cautelare personale, di cui cinque in carcere e una ai domiciliari.

I sequestri preventivi hanno riguardato tre magazzini ubicati a Cirò Marina e il loro contenuto tra cui svariate celle frigorifero del tipo industriale; due imbarcazioni per la pesca d’altura ormeggiate nel porto turistico della cittadina, tre società attive nel settore ittico, due furgoni per il trasporto del pescato e tre conti correnti bancari.

Sbanda con l’auto che si ribalta, ferito un uomo

Una persona è rimasta ferita in un incidente stradale avvenuto ieri sera sulla rotatoria di Via Gioacchino Da Fiore, a Crotone.

Per cause in corso di accertamento una Fiat Panda è sbandata e si è ribaltata sulla sede stradale.

Il conducente rimasto incastrato tra le lamiere è stato estratto dall’abitacolo dai Vigili del fuoco ed affidato al personale sanitario del Suem118 per le cure del caso e successivo trasporto in ospedale. Sul posto è intervenuta la Polizia stradale per gli accertamenti del caso.

Crolla il tetto di un’abitazione nel crotonese, ferita una donna

Una donna è rimasta ferita nel crollo parziale del tetto di un’abitazione. E’ successo nella serata di ieri a Pallagorio, piccolo centro della provincia di Crotone, per cause che dovranno essere accertate dagli investigatori.

Dopo il crollo la donna è stata estratta tra le macerie dai Vigili del fuoco intervenuti sul posto. La signora è stata poi affidata alle cure del personale sanitario. I pompieri hanno messo in sicurezza l’area. Sul posto anche le forze dell’ordine per le verifiche del caso.

Esclusione della Reggina in B, protestano i tifosi: “Eccoci. Ci siamo”

Ansa

“Eccoci. Ci siamo. La Reggina siamo Noi. Siamo qui perché meritiamo la Serie B”. E’ il coro dei tifosi della Reggina, al momento esclusa dalla serie B dopo il pronunciamento della Covisoc e il successivo giudizio del Consiglio federale, che oggi hanno dato vita ad una manifestazione. C’è molta preoccupazione in città sull’evolversi di una vicenda che vede contrapposta la società di Felice Saladini e gli organi federali.

In oltre duemila si sono ritrovati in piazza Duomo per rappresentare la città, per chiedere alle autorità locali di fare sentire la loro voce. Una manifestazione carica di tensione, ma festosa con bandiere e striscioni sui lati della piazza. Discreta la vigilanza da parte della Polizia e della Polizia locale.

“La preoccupazione non ci ha mai lasciato. Vediamo quando finirà questa storia – afferma Alfredo Auspici, noto tifoso -. Vedo una politica assente. Magari si svegliano adesso. E la dirigenza che non è stata al massimo, praticamente sparita”.

Subito dopo è arrivata in piazza la notizia che, con una lettera inviata al presidente del Coni Giovanni Malagò, il sindaco facente funzioni di Reggio, Paolo Brunetti e quello della Città Metropolitana Carmelo Versace, hanno chiesto un incontro.

“Senza voler entrare nel merito delle vicende giudiziarie e della evidente frizione tra norme dello Stato e ordinamento sportivo – scrivono i due sindaci – è nostra intenzione, invece, rappresentarle, nella sua qualità di massima carica dello sport italiano, l’importanza che socialmente ed economicamente riveste la Reggina in un territorio come il nostro, e, di contro, cosa significherebbe la conferma della sua esclusione a beneficio di altre realtà economicamente più forti e ben più radicate nella ‘politica’ del calcio professionistico nazionale”.

La Reggina, intanto, in attesa del pronunciamento del Collegio di garanzia del Coni, ha comunicato che il 18 luglio prenderà il via l’attività sportiva. “Tutti i tesserati – è scritto in una nota – sono stati convocati per l’inizio del ritiro al centro sportivo Sant’Agata per avviare le visite mediche e far partire la stagione 2023/2024. Sia il raduno che il ritiro, fino a diversa comunicazione, si svolgeranno a porte chiuse”.

E’ morto l’operaio gravemente ferito in un incidente sul lavoro

ospedale vibo

È deceduto a causa delle gravi ferite riportate l’uomo che nei giorni scorsi era stato vittima di un incidente sul lavoro avvenuto a Trainiti, zona industriale situata sulla costa di Vibo Valentia.

Massimo Moschella, di 55 anni, aveva subito un trauma cranico commotivo a seguito di una caduta da una scala.

Sul posto erano intervenuti i sanitari del 118 i quali, constatate le gravi condizioni del paziente, avevano chiesto l’intervento dell’elisoccorso di Lamezia Terme per il trasporto urgente del ferito all’hub di Catanzaro.

Sono in corso le indagini dei carabinieri per determinare la dinamica dell’incidente. La vittima era il padre di don Davide Moschella, parroco della chiesa di San Nicola ad Arzona, frazione del Comune di Filandari, nel Vibonese.

Farmaci scaduti e locali sporchi, sequestrata una casa di riposo

Gravi condizioni igienico sanitarie in una struttura residenziale dove 31 anziani, di cui la maggior parte non autosufficienti, venivano gestiti da due operatori socio assistenziali. Alimenti scaduti e tenuti in cattivo stato di conservazione.

Ma anche farmaci scaduti e furto di energia elettrica. Con queste motivazioni, a Gallico Marina, nella periferia nord di Reggio Calabria, i carabinieri del Nas hanno sequestrato la casa di riposo “Domus Aurea Santa Rita” ricavata all’interno del dismesso albergo “President”.

La struttura era anche sprovvista delle autorizzazioni obbligatorie che erano state chieste al comune di Reggio Calabria nel 2020 ma che non risultano essere state concesse per mancanza di requisiti professionali e strutturali. Il provvedimento è stato notificato a Mariangela Di Benedetto, la titolare dell’azienda che gestisce la struttura già oggetto di attività investigativa nel 2020 quando il rappresentante legale era il suo convivente che oggi risulta essere un dipendente amministrativo.

In seguito a un’ispezione eseguita nei giorni scorsi, i Nas hanno ravvisato gli estremi per i reati di abbandono di persone incapaci e maltrattamenti contro i conviventi. Al momento della verifica, nella struttura c’erano una psicologa e due oss mentre un terzo è stato sorpreso a dormire. Oltre a uno sporco diffuso per carenze di pulizia, all’interno dei locali i carabinieri hanno trovato feci nelle stanze.

In cucina sono stati trovati resti di cibo avanzato e 6 chili di carne congelata e uova in cattivo stato di conservazione. Gli alimenti sono stati sequestrati così come 11 confezioni di insulina e 11 penne preriempite dello stesso medicinale scaduti.

Grazie a una squadra di tecnici dell’Enel, infine, i carabinieri hanno accertato che non c’era alcun contratto attivo di fornitura di energia elettrica e che quest’ultima era stata alimentata con un allaccio abusivo diretto alla rete pubblico.

Gli anziani sono stati affidati ai parenti o ad altre strutture a cura del personale del welfare del Comune. Il provvedimento di sequestro è stato convalidato dal procuratore Giovanni Bombardieri e dal sostituto Tommaso Pozzati, titolare dell’indagine. (ansa)

Cremlino: “Putin ha incontrato Prigozhin e i comandanti di Wagner”. Pace con il mercenario ribelle

Meno di due settimane fa il presidente della Federazione russa Vladimir Putin ha incontrato a Mosca il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin e i comandanti della Brigata PMC. Lo ha rivelato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato da Russia Today. Una notizia “distensiva” dopo la presunta rivolta del 23 giugno e che riporta la Wagner sul campo a combattere per Mosca.

“Questo incontro ha avuto luogo al Cremlino il 29 giugno. È durato quasi tre ore”, ha detto Peskov commentando l’articolo di “Libération” sull’incontro del presidente russo con Prigozhin dopo gli eventi del 23 giugno in Russia, quando è stata tentata una ribellione armata.

In precedenza, Putin aveva sottolineato che il popolo e l’esercito non hanno sostenuto il tentativo di ribellione, si legge sul quotidiano russo. Nei giorni scorsi lo stesso presidente della Bielorussia Lukashenko – che aveva mediato durante il presunto ammutinamento -, aveva riferito che Prigozhin non era più nel paese ma era tornato in Russia.

Durante l’incontro con Putin “gli stessi comandanti Wagner hanno presentato la loro versione di quanto accaduto. Hanno sottolineato di essere strenui sostenitori e soldati del capo di stato e del comandante in capo supremo. Hanno anche affermato di essere pronti a continuare a combattere per la Patria”, ha detto il portavoce del Cremlino.

Il 10 luglio si è appreso che il 29 giugno Vladimir Putin ha incontrato i comandanti e la direzione di Wagner PMC e il fondatore della Brigata Yevgeny Prigozhin.

Il presidente ha ascoltato le spiegazioni dei comandanti e ha offerto loro ulteriori opzioni per l’impiego e l’uso in combattimento.

I media occidentali riportano che il ribelle Prigozhin avrebbe incontrato Vladimir Putin e sarebbe stato ascoltato dal generale Viktor Zolotov, comandante della guardia nazionale Rosgvardia e fedelissimo del presidente, e da Serghei Naryshkin, capo dei servizi di informazione esterni russi”.

Il capo di stato maggiore russo e comandante delle operazioni militari in Ucraina, Valery Gerasimov, ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo la fallita ribellione del gruppo Wagner. Un video, pubblicato dal ministero della Difesa russo, mostra Gerasimov che presiede una riunione in cui è stato informato di un tentativo da parte dell’esercito ucraino di effettuare ieri attacchi missilistici in Russia e contro la Crimea domenica.

Nell’incontro con Vladimir Putin del 29 giugno, i comandanti militari della Wagner hanno “ribadito il loro sostegno al presidente” e hanno affermato di essere pronti a continuare a combattere per la patria. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass.

“Un ingresso dell’Ucraina nella Nato – ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – avrebbe conseguenze molto, molto negative” e richiederebbe alla Russia una reazione “ferma”.

Intanto, il capo del ministero della Difesa russo, Sergei Shoigu, citato da RT, ha osservato che un tentativo di ribellione armata nel paese è fallito principalmente a causa della lealtà del personale delle forze armate russe al giuramento e al dovere militare.

Rapinarono anziani, il Riesame conferma il carcere per la badante e il complice

Il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha confermato l’arresto di Maria Lucisano, 50 anni, e del genero Santo Morelli, 31 anni, arrestati nelle settimane scorse dalla polizia per la rapina avvenuta a Pellaro, nella periferia sud della città, il 16 giugno 2022 ai danni di una coppia di anziani.

E’ stata confermata, infatti, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Antonino Laganà su richiesta del Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri e del sostituto Sara Parezzan.

Accolto, invece, il ricorso al Riesame formulato dall’avvocato Pasquale Reitano, difensore dell’indagato Demetrio Calluso, di 43 anni, che avrebbe noleggiato il fuoristrada utilizzato da Santo Morelli e da un altro indagato, Alfredo Amato, per raggiungere il luogo della rapina.

Revocato il provvedimento di arresto nei suoi confronti: Calluso è tornato libero. Stando all’inchiesta, la sera della rapina due persone, entrambe mascherate con passamontagna, s’introdussero nell’abitazione della coppia e, dopo avere sfondato la porta d’ingresso ed avere immobilizzato i due anziani, s’impossessarono di una consistente somma di denaro custodita nel cassettone di un mobile nella camera da letto, dandosi poi alla fuga.

Dalle indagini, condotte dalla Squadra mobile, è emerso sin da subito che i rapinatori erano a conoscenza delle abitudini della coppia di anziani, ed in particolare del posto in cui era nascosto il contante. I sospetti, in tal senso, si sono concentrati subito sull’ex badante, Maria Lucisano, e sul genero di quest’ultima, Santo Morelli. Per il gip, i rapinatori “hanno agito, nei confronti di persone indifese, con estrema violenza morale e fisica, pur di ottenere l’agognato illecito guadagno”. (ansa)

Viaggiava con oltre 360 grammi di marijuana, in manette

archivio

Nascondeva in auto più di 360 grammi di marijuana. Un uomo è stato arrestato e posto ai domiciliari dalla Polizia di Stato a Vibo Valentia con l’accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente.

I poliziotti della Squadra mobile, nell’ambito delle attività di servizio, dopo avere notato un’autovettura stazionare a bordo strada si sono avvicinati e hanno controllato il conducente che è risultato, come era già avvenuto in passato, sprovvisto della patente di guida.

Insospettiti dal suo comportamento gli agenti hanno deciso di effettuare una perquisizione del veicolo trovando all’interno di un cartone per succo di frutta che era stato poggiato assieme ad altri alimenti nel sedile posteriore dell’auto, oltre trecento grammi di droga distribuiti all’interno di altre scatole e barattoli tutti sigillati come fossero stati appena acquistati.

Inoltre nel bagagliaio della vettura sono state trovate 50 bustine di plastica trasparente utilizzabili per il confezionamento delle dosi. All’uomo è stato poi imposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza. L’auto è stata sottoposta a fermo amministrativo.

Sorpresi con 13 chili di droga in auto, arrestati tre giovani pusher

Tre giovani ventenni sono stati arrestati e posti ai domiciliari perché sorpresi con quasi 13 chili di cannabis in auto.

Ad ammanettarli gli agenti della Polizia Stradale sull’arteria autostradale “A/2 del Mediterraneo”, nel corso di controlli.

Il fatto è successo nella nottata del 6 luglio scorso, quando una pattuglia dipendente della Polizia Stradale della sottosezione di Palmi, ha effettuato un Posto di blocco su disposizione del Centro operativo Polstrada di Lamezia Terme in relazione ad una nota di ricerca di un’autovettura della quale non veniva indicato il modello, specificando che era di colore grigio con tre soggetti armati a bordo, i quali si erano immessi presso lo svincolo di Santa Trada (Reggio) direzione nord.

L’autovettura è stata notata dai poliziotti nel piazzale antistante l’Area di servizio di Rosarno, direzione nord, mentre procedeva contromano all’interno della stazione.

Gli Agenti hanno proceduto al controllo dell’autovettura, risultata una Fiat Panda, con a bordo tre giovani, tutti 20enni. Contestualmente – spiega una nota della Questura reggina  – emergeva la necessità di procedere alla contestazione di un’infrazione di carattere amministrativo per patente di guida non al seguito da parte del conducente.

Giunti i rinforzi, gli agenti hanno avviato una perquisizione del veicolo. Gli occupanti hanno tentato di non consentire l’ispezione nel cofano asserendo una presunta anomalia meccanica della chiave di apertura. Affermazione non veritiera poiché con l’uso della stessa, avveniva appunto la regolare apertura.

Da un primo controllo è stata rilevata la presenza di 13 sacchetti di cellophane contenenti una consistente ed apparente sostanza vegetale di circa un chilo per ogni sacchetto che, successivamente, è stata esaminata ed identificata per “Cannabis”, per un peso totale pari a 12,704 kg, droga destinata alle piazze di spaccio.

I tre fermati sono stati accompagnati presso gli uffici della sottosezione di Polizia Stradale per gli adempimenti di rito. Informato il pm di turno, il magistrato ha disposto il sequestro del narcotico e gli arresti domiciliari per i tre giovani.

Caso Emanuela Orlandi, spunta il nome dello zio

Nel giallo, che dura oramai da 40 anni sulla scomparsa di Emanuela Orlandi spunta il nome dello zio Mario Meneguzzi, deceduto da tempo e marito di Lucia Orlandi, zia paterna della ragazza sparita a Roma nel 1983.

Secondo quanto emerge da un servizio del Tg de La7, alcuni mesi dopo la scomparsa della ragazza, l’allora Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli scrisse, in via riservata, un messaggio per posta diplomatica a un sacerdote sudamericano inviato in Colombia da Giovanni Paolo II, che era stato in passato consigliere spirituale e confessore degli Orlandi.

La missiva – sempre secondo quanto afferma il servizio – sollecitata da ambienti investigativi romani, puntava a chiarire se il religioso fosse a conoscenza del fatto che Meneguzzi avesse molestato la sorella maggiore di Emanuela. Una domanda a cui il religioso rispose in maniera affermativa.

Nella risposta al cardinal Casaroli, afferma ancora il servizio trasmesso nel Tg di La7, il religioso aggiungeva anche che la sorella maggiore di Emanuela le confidò di aver paura: le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, la aveva fatta assumere qualche tempo prima. Le lettere sono ora finite all’attenzione del promotore di giustizia e ai pm di Roma che da alcuni mesi hanno avviato indagini sulla scomparsa.

I titolari dei procedimenti hanno effettuato un confronto tra l’identikit, fatto dal vigile e da un agente di polizia, dell’uomo a colloquio con Emanuela la sera della scomparsa e una foto dello zio, da cui emerge una somiglianza. Chi indaga, sempre secondo quanto si afferma nel servizio, ha dunque ripreso in mano tutte le carte della prima inchiesta e sta mettendo a confronto le dichiarazioni della sorella di Emanuela, che in un verbale presente nei documenti delle vecchie indagini raccontò degli abusi, con una serie di atti per capire perché all’epoca dei fatti la pista “familiare” non venne approfondita. (Ansa)

Strage stradale nel Bellunese, convalidato il fermo della donna tedesca

E’ stato convalidato stamane dal gip Enrica Marson il fermo per omicidio stradale plurimo nei confronti di Angelika Hutter, la 32enne tedesca che ha travolto e ucciso a Santo Stefano di Cadore (Belluno) il piccolo Mattia Antoniello, di appena due anni, il papà Marco, e la nonna del bimbo Mariagrazia Zuin.

Secondo quanto si è appreso la donna – accusata di omicidio stradale plurimo – non ha preso parte all’interrogatorio perché ricoverata da ieri nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Venezia.

Per domani alle ore 13 è stata annunciata una conferenza stampa del procuratore di Belluno Paolo Luca, che cercherà di dare ai media la versione più aderente ai fatti e per smentire ricostruzioni “di fantasia” apparse su alcuni giornali e tv.

E’ piantonata da ieri nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia, Angelika Hutter, la turista tedesca responsabile della morte di tre persone a Santo Stefano di Cadore.

Dalle informazioni acquisite dall’Ansa, la donna non avrebbe avuto un crollo psichico ma sarebbe sottoposta a valutazioni sulle sue condizioni mentali.

L’interrogatorio per via telematica di Angelika Hutter, è durato oltre quattro ore. La donna è stata sentita dal carcere di Venezia mentre il gip Enrica Marson, il pm Simone Marcon e il legale di fiducia Giuseppe Triolo si trovavano nell’istituto di pena di Belluno.

Incidente nel Bellunese: l’auto a tutta velocità, poi il rumore dello schianto

Intanto emergono alcuni particolari sul drammatico incidente, tra questi l’Audi condotta da Angelika Hutter che viaggiava ad almeno 70 chilometri l’ora, in un punto in cui il limite è di 50.

E’ quanto conferma il video acquisito dai Carabinieri di Belluno da un autofficina che mostra l’Audi nera sfrecciare a forte velocità in un tratto rettilineo alcuni secondi prima del terribile impatto. Il veicolo presenta profonde e vistose ammaccature con il cofano divelto e il parabrezza sfondato.

L’esercizio è quello di Silvano Da Rin, che assieme al comandante dei Carabinieri della locale stazione è stato il primo a trovarsi davanti la scena dell’investimento.

I militari hanno anche raccolto le parole di un testimone che ha visto la donna litigare furiosamente con una persona, salire in macchina e ripartire sgommando pochi attimi prima del tragico epilogo.

Una delle ipotesi che non viene esclusa – riporta l’Ansa – è che l’investimento della famigliola di Favaro Veneto (Venezia) possa essere stato deliberato, frutto di una rabbia incontrollata. Ad avvalorare questa tesi la mancanza di qualsiasi segno di frenata, il fatto che in quel punto la strada fosse rettilinea e che i militari, che anche oggi hanno compiuto un sopralluogo per ulteriori verifiche, non abbiamo accertato alcun segno di sbandata prima del punto di impatto.

La strage giovedì 6 Luglio 2023.

Angelika Hutter, alla guida di un’Audi nera, ha falciato, mentre passeggiavano sul marciapiede, Mariagrazia Zuin, 64 anni, suo genero Marco Antoniello, di 48, e il nipote Mattia di due anni, morto all’ospedale. Con loro c’era la moglie di Marco Antoniello, Elena Potente (42), madre del piccolo Mattia, che ha riportato ferite non gravi.

Depurazione su coste calabresi, ordinanza di Occhiuto: “I Comuni attivino controlli”

depuratore

“Stretta” del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, sui Comuni litoranei perché attivino controlli mirati affinché venga assicurato il regolare funzionamento dell’attività di depurazione e si evitino problemi di inquinamento (in mare), in particolare d’estate lungo le coste calabresi.

Occhiuto, in particolare, ha disposto che i Comuni “verifichino, tramite la polizia locale, in tutti gli insediamenti, le installazioni o gli edifici, civili e produttivi, il funzionamento e l’idoneità delle vasche a tenuta stagna, non dotate di autorizzazione allo scarico, anche riguardo la corretta gestione del rifiuto speciale prodotto (liquame) attraverso autospurghista autorizzato allo svuotamento della vasca ed al trasporto del rifiuto speciale in impianto idoneo e dotato delle necessarie autorizzazioni”.

Con l’ordinanza il presidente della Regione dispone anche che “i Comuni verifichino, sempre tramite la polizia locale, in tutti gli insediamenti, le installazioni o gli edifici, civili e produttivi, il funzionamento e l’idoneità delle fosse settiche o biologiche e di altri sistemi appropriati dotati di scarico, anche al riguardo della verifica dell’autorizzazione allo scarico e alla corretta gestione dei fanghi prodotti. I Comuni dovranno inoltre verificare, nelle zone servite dalla rete fognaria pubblica, l’eventuale presenza di utenze obbligate all’allacciamento e non ancora collegate alla rete; di scarichi abusivi in suolo, sottosuolo, in corpi idrici superficiali oppure in collettori/canali destinati alla raccolta e drenaggio delle acque bianche. Gli enti locali, inoltre, tramite gli Uffici tecnico comunali, dovranno verificare la funzionalità delle stazioni di sollevamento installate sulla rete fognaria di raccolta e collettamento delle acque reflue urbane, provvedendo, in caso di accertato malfunzionamento, al tempestivo intervento di ripristino e manutenzione”.

Un’altra disposizione impartita dal presidente Occhiuto ai Comuni è “di assicurare la presenza negli impianti di depurazione del personale addetto alla gestione tutti i giorni della settimana, compresi i giorni festivi, a presidio della verifica e del controllo del processo di depurazione”.

L’iniziativa del presidente parte dalla premessa che “la Regione Calabria ha in corso una serie di interventi per innalzare il livello del servizio pubblico relativo al collettamento e alla depurazione delle acque reflue urbane, con l’obiettivo di incrementare il grado di copertura della rete fognaria pubblica, ammodernare, potenziare e riefficientare gli impianti di depurazione”.

L’ordinanza è stata trasmessa, per gli adempimenti di legge, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai ministri della Salute e dell’Ambiente, alle Prefetture, alle Procure della Repubblica, ai carabinieri, alla Guardia di finanza ed alle Capitanerie di porto.

Ministero Esteri russo: Decisione Usa di dare a Kiev armi a grappolo è aggressione

“La decisione dell’amministrazione [del presidente degli Stati Uniti] Joe Biden di fornire al regime di Kiev munizioni a grappolo è un’altra palese manifestazione dell’aggressiva politica anti-russa degli Stati Uniti, progettata per prolungare il conflitto ucraino il più a lungo possibile e per condurre la guerra fino all'”ultimo ucraino”. Lo ha dichiarato sabato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dalla Tass.

La portavoce di Lavrov ha sottolineato che con l’invio di munizioni a grappolo in Ucraina, Washington “diventerà di fatto complice della saturazione del territorio di mine e condividerà pienamente la responsabilità delle vittime causate dalle esplosioni, compresi bambini russi e ucraini”.

“Washington – ha aggiunto Zakharova – è ben consapevole che le assicurazioni dei nazisti ucraini di usare queste armi indiscriminate “in modo attento” e “responsabile” sono inutili. I civili saranno presi di mira, come è successo ogni volta quando sistemi d’arma USA-NATO sempre più letali sono stati inviati in Ucraina”, si legge nella nota del ministero guidato da Lavrov.

La decisione degli Stati Uniti di fornire a Kiev munizioni a grappolo è un segno di disperazione e una prova di impotenza sulla scia del fallimento della propagandata “controffensiva” dell’Ucraina, ha affermato Zakharova.

“Il trasferimento di munizioni a grappolo è un gesto di disperazione e una prova di impotenza sullo sfondo del fallimento della propagandata ‘controffensiva’ ucraina. Un’altra ‘arma miracolosa’, su cui Washington e Kiev puntano senza pensare a terribili ripercussioni, non avrà alcun impatto sul corso dell’operazione militare speciale, poiché i suoi scopi e obiettivi saranno pienamente raggiunti”, ha affermato il diplomatico.

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