11 Ottobre 2024

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Morto il ragazzo 15enne che con la moto è finito contro muretto

E’ morto stamani Karol Rizza, il ragazzo di 15 anni della frazione Papanice di Crotone che ieri era stato ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di rianimazione dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro in seguito alle ferite riportate in un incidente sulla moto.

Il giovane è stato vittima di un incidente avvenuto a Papanice, in via Calabria, nei pressi dell’edificio scolastico: per cause in corso di accertamento ha perso il controllo della motocicletta finendo contro un muro.

Sulle cause sta svolgendo accertamenti la Polizia di Stato anche se, al momento dell’arrivo della squadra volanti sul luogo dell’incidente, non c’era alcun mezzo sulla strada.

L’impatto contro il muro è stato violentissimo. Il 15enne ha riportato gravissime ferite e per questo era stato trasportato prima al pronto soccorso dell’ospedale di Crotone e da qui, considerate le sue condizioni, trasferito in ambulanza nella notte al Pugliese-Ciaccio di Catanzaro.

La morte di Karol Rizza, che era figlio unico, ha lasciato sgomenta l’intera comunità: il parroco ed il consiglio pastorale hanno deciso di annullare i momenti civili della festa di San Pantaleone.

Necrologio di cordoglio a killer di Lea Garofalo, è polemica

E’ polemica per il necrologio affisso a Camellino, frazione di Petilia Policastro – nel crotonese – con il quale il sindaco e l’amministrazione comunale hanno espresso vicinanza alla famiglia di Rosario Curcio, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Lea Garofalo, suicidatosi nei giorni scorsi.

Il sindaco, Simone Saporito, ha tentato oggi di smorzare i toni con un video su Facebook ma attacchi e critiche nei suoi confronti non sono mancati.

A partire dal governatore della Calabria Roberto Occhiuto e dal sottosegretario all’Interno Wanda Ferro. Lea era una testimone di giustizia. Aveva deciso di denunciare le attività illecite dell’ex compagno Carlo Cosco, considerato legato alla ‘ndrangheta. La sera del 24 novembre 2009 cadde nel tranello tesole da Cosco che con la scusa di parlare della figlia, fissò con lei un appuntamento a Milano. La sera stessa fu rapita, portata in un casolare, torturata e uccisa. Il suo corpo fu poi bruciato da Curcio, condannato all’ergastolo in via definitiva nel 2014 insieme ad altri cinque.

Il manifesto funebre è stato come un pugno allo stomaco per il governatore Occhiuto che ha bollato come “indecente” l’iniziativa, ribandendo che “le istituzioni non devono dimenticare, la ‘ndrangheta va sempre isolata” e per Ferro per la quale il manifesto è “inaccettabile. La mafia vive di simboli e i manifesti funebri rappresentano un inchino delle istituzioni”. Contro l’iniziativa anche Pd e 5 Stelle.

Il sindaco oggi ha detto di avere telefonato alla sorella di Lea “per chiedere scusa perché il manifesto non è stato da noi commissionato. Prendiamo le distanze – ha aggiunto – e chiediamo scusa a chi si sente urtato per quello che è accaduto”. Nel post Saporito – che se la prende per una “sciagurata attenzione mediatica” – sostiene che si tratta di “una prassi consolidata da diversi anni” e rivendica le “battaglie per la legalità” fatte. “Ci fa schifo la mafia ed il crimine organizzato in ogni sua forma” ha aggiunto.

Ieri, il sindaco aveva giustificato l’iniziativa sostenendo che “davanti alla morte si è tutti uguali”. Parole respinte al mittente da Wanda Ferro: “No, Lea e l’uomo che bruciò il suo corpo non sono uguali neppure davanti alla morte”.

Anche l’ex parlamentare del M5s Elisabetta Barbuto, attuale coordinatrice del movimento a Crotone, ha criticato l’iniziativa del sindaco petilino diramando una nota che mostra due fotografie, una con l’iniziativa in omaggio a Lea Garofalo a cui era presente il sindaco Simone Saporito, l’altra con il necrologio di cordoglio dello stesso sindaco alla famiglia del killer della testimone di giustizia.

Chiamano il 118 e simulano un malore per creare un video su TikTok, denunciati

Al termine di una serie di accertamenti investigativi, i Carabinieri della Compagnia di Riccione hanno compiutamente identificato e denunciato in stato di libertà i due soggetti ritenuti protagonisti del video divenuto virale sul noto social network “TikTok” e divenuto oggetto di dibattito a livello nazionale nonché di veementi critiche nei giorni scorsi.

In particolare, il video messo all’indice, pubblicato dal profilo “@ssikerim”, ritrarrebbe i due giovani che, fermi a bordo strada presso Coriano (RN), comune dell’entroterra romagnolo, contattano il numero d’emergenza 118, per farsi soccorrere da un’ambulanza. Il presunto malore, come dichiarato dai due tiktoker, in realtà verrebbe simulato e sarebbe finalizzato ad ottenere, seppur indebitamente, un “passaggio” fino a Riccione.

I due soggetti, indiziati dei reati di “interruzione di un pubblico servizio” e di “procurato allarme”, sono giovanissimi: si tratta di un ventenne ed un diciannovenne, entrambi originari della provincia di Milano, in vacanza in occasione del fine settimana della “Notte Rosa”.

Inoltre, dopo aver proceduto all’analisi dell’account “TikTok” presunto autore del video in questione, i Carabinieri hanno approfondito le analisi indirizzandole ai profili di altri social network collegati al primo, per poi procedere ad acquisire sommarie informazioni da parte del personale sanitario che aveva prestato soccorso ai ragazzi.

Preparano e mangiano torta a base di marijuana, intossicati 8 universitari a Monza

Hanno preparato una torta a base di marijuana, l’hanno mangiata con la speranza di trovare lo “sballo” ma sono rimasti intossicati al punto da essere trasportati in ospedale per le cure del caso.

Protagonisti della storia sono 8 giovani studenti universitari di Monza, tra cui 4 che frequentano addirittura la facoltà di medicina. Questa notte a seguito della intossicazione il 118 ha allertato i Carabinieri della Compagnia di Monza, guidati dal maggiore Emanuele D’Onofri, che sono intervenuti in un’abitazione  del  capoluogo  brianzolo per capire cosa fosse successo.

Giunti  sul  posto i militari hanno accertato che presso un appartamento del centro, fittato a giovani ragazzi, dove era stata organizzata una cena fra amici, gli universitari avevano preparato una  torta  a  base  di  marijuana.

Tuttavia,   subito   dopo   averla  ingerita i giovani hanno accusato forti malesseri, tali da richiedere l’intervento di due ambulanze ed un’auto medica.

Alla vista  dei  militari i giovani  (tutti  poco  più  che ventenni,  residenti a Monza e nei paesi limitrofi) apparivano  smarriti, con vuoti di memoria e difficoltà ad esprimersi.

Qualcuno  si è limitato a riferire di vedere  i fantasmi.  Alcuni  di essi sono  stati  trasportati dal  personale medico  presso  gli  ospedali  del  capoluogo  per  sospetta intossicazione, mentre altri hanno rifiutato le cure. I carabinieri spiegano che sono in corso ulteriori accertamenti per ricostruire compiutamente l’accaduto.

Non è la prima volta che persone vengono ricoverate in ospedale in stato di intossicazione da marijuana. Un po’ in tutto il paese si leggono notizie, anche datate, di malesseri dopo aver ingerito dolci o altro a base della “magica erba”.

Crotone, la Polizia scopre in un garage 1,7 kg di marijuana: indagini

Sedici involucri contenenti oltre 1,7 chili di marijuana sono stati scoperti e sequestrati dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Crotone.

Nel centro storico pitagorico, gli agenti, impegnati con equipaggi motomontati in abiti civili nelle zone solitamente interessate dallo spaccio, hanno notato movimenti sospetti nei pressi dell’abitazione di un soggetto, gravato da pregiudizi in materia di stupefacenti, per cui sono intervenuti, procedendo al controllo di un magazzino, con accesso libero; all’interno, la perquisizione ha permesso di rinvenire i 16 involucri di droga, pronta per lo smercio.

Il materiale rinvenuto è stato sequestrato, al momento, a carico di ignoti. La Polizia fa sapere che sono in corso le relative indagini, con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, per l’individuazione dei responsabili dell’attività di detenzione al fine di spaccio.

Gizzeria, auto investe e uccide un uomo ottantenne

ambulanza

Un uomo di 80 anni è morto dopo essere stato investito da un’auto sulla statale 18 nel territorio del comune di Gizzeria, centro del litorale tirrenico nella provincia di Catanzaro. Soccorso e trasportato nell’ospedale del capoluogo, l’anziano è deceduto nella notte a causa della gravità delle ferite riportate.

In base a quanto emerso dalle prime ricostruzioni, effettuate dai carabinieri nella tarda serata di ieri, l’uomo stava attraversando la strada sulle strisce quando è stato travolto da una vettura guidata da un quarantaseienne che si è immediatamente fermato dopo l’impatto.

Sul posto, oltre ai carabinieri sono giunti i soccorsi con l’ambulanza del 118. L’episodio è il secondo accaduto nella zona di Lamezia Terme con analoghe circostanze. Il 12 luglio infatti, proprio a Lamezia Terme, una donna di 58 anni è stata investita ed è morta poco dopo il ricovero in ospedale.

Incidente stradale nel Cosentino, un morto e 8 feriti

È di un morto e otto feriti, tra cui un bambino, il bilancio di un incidente stradale avvenuto nel pomeriggio sulla statale 18, nel territorio del comune di Tortora, il provincia di Cosenza.

Per cause in corso di accertamento a scontrarsi tra loro sono stati tre veicoli, una Fiat Tipo, una Renault Megane ed una Hyundai.

La vittima è una donna di cui non si conoscono al momento le generalità. Degli otto feriti ci sarebbe una persona in gravi condizioni: estratta dalle lamiere dai Vigili del fuoco di Scalea è stata affidata ai sanitari intervenuti con più ambulanze e l’elisoccorso.

Sul posto anche la Polizia stradale per i rilievi del sinistro. La SS18 è rimasta chiusa al transito nel tratto interessato in ambedue i sensi di marcia sino al termine delle operazioni di soccorso.

Al via a Cosenza l’edizione 2023 del Festival delle Invasioni

Elektro Guzzi Band

Torna oggi e domani il Festival delle Invasioni a Cosenza con un’edizione all’insegna della contaminazione e della contemporaneità.

In questa due giorni ad invadere il centro storico saranno artisti che indagano tendenze musicali fortemente sperimentali: dal rock fino all’elettronica, dal jazz alla world music.

“A questa XXII edizione del Festival delle Invasioni – afferma il sindaco di Cosenza Franz Caruso – demandiamo il compito, da un lato, di riconnettersi alle sue radici dalle quali è scaturita, tanti anni fa, una magnifica esperienza entrata nell’immaginario collettivo di tutti i cosentini e, dall’altro, di avere lo sguardo lungo sulle nuove tendenze musicali che si affermano anche a livello internazionale intercettando l’attenzione dei giovani del nostro tempo”.

Due le location pronte, con la direzione artistica di Paolo Francesco Visci – ad accogliere il programma: Piazza XV marzo e la Villa Vecchia. Apertura giovedì 13 luglio sul main stage di Piazza XV Marzo con protagonisti The Bug feat.

Flowdan, figure leggendarie della scena urban / grime britannica. Con loro anche Clock Dva, una tra le band seminali della scena post-punk / electro-industrial inglese. A completare la line-up: il duo Bono/Burattini, formato da Francesca Bono, cantante di Ofeliadorme e membro del collettivo Donnacirco, e Vittoria Burattini, batterista e componente storica dei Massimo Volume, a presentare il loro primo album. Ad animare la Villa Vecchia ci sarà il live audiovisivo di Alessandro Baris, compositore italo-americano, di stanza a Bologna,il cui live-set a/v presenterà le tracce dell’album accompagnate dai visuals opera degli artisti visivi Luigi Honorat, Fabio Volpi e Elisabetta Cardella. In chiusura il dj-set di Vagliolise, già protagonista e promoter in città con il collettivo Tracey.

Il 14 luglio ad invadere Piazza XV Marzo saranno: gli austriaci Elektro Guzzi, i Ghetto Kumbé, trio di musicisti colombiani, La Niña, cantante, musicista, attrice e voce emergente della nuova scena napoletana. In Villa Vecchia spazio al live a/v “Perceive Reality” di Khompa, alias di Davide Compagnoni, batterista degli Stearica e il dj-set di Kerosene.

Migranti, la nave Ocean Viking in stato di fermo nel porto di Civitavecchia

La Ocean Viking, di Sos Mediterranee, è in stato di fermo nel porto di Civitavecchia per “un periodo indefinito”. Ad annunciarlo è la stessa Ong che l’11 luglio, al suo arrivo al porto assegnato dalle autorità italiane per lo sbarco di 57 migranti, è stata sottoposta a un’ispezione di controllo dello Stato di approdo (Port State Control- Psc) “durata 7 ore e condotta dalla Guardia Costiera”.

“Sono in corso discussioni con le parti interessate. L’ispezione ha individuato alcune piccole carenze tecniche e amministrative” spiegano da Sos Med evidenziando che “una di queste carenze richiede un’indagine più approfondita che coinvolga vari attori della certificazione e dell’armatore”.

“Si tratta di un’interpretazione restrittiva da parte delle autorità italiane della convenzione Solas (un accordo internazionale che stabilisce gli standard minimi di sicurezza per la costruzione, l’equipaggiamento e il funzionamento delle navi) e che riguarda elementi che non sono mai stati segnalati durante i 7 Psc subìti dalla Ocean Viking negli ultimi quattro anni. Un’interpretazione – sottolineano dalla Ong – quindi sorprendente dei requisiti Solas perché non in linea con l’applicazione standard della normativa in questione”. Sos Med è a lavoro “per trovare soluzioni che permettano di tornare in mare il prima possibile, dato che nel Mediterraneo quest’anno si sono già verificati molti tragici naufragi”.

“La prima parte dell’anno è stata particolarmente devastante, con oltre 1.890 morti nel Mediterraneo – aggiunge Valeria Taurino, direttrice generale di Sos Mediterranee Italia – La situazione nel Mediterraneo è molto preoccupante. Gli operatori umanitari sono sotto attacco e i tassi di mortalità sono allarmanti. Abbiamo urgentemente bisogno di una presenza continua di navi di soccorso per aiutare il numero crescente di imbarcazioni in difficoltà. L’attuale fermo sta compromettendo in modo significativo la nostra capacità di salvare vite umane in acque internazionali”. Sos Med “condanna qualsiasi tentativo di mettere in pericolo la vita dei suoi equipaggi e dei sopravvissuti. Gli operatori umanitari, i civili e i naufraghi, non possono essere in nessun caso un bersaglio e spera che la Ocean Viking possa riprendere le sue operazioni di salvataggio il prima possibile”.

Ucraina, la Russia avverte gli Usa: “La fornitura di F-16 a Kiev è minaccia nucleare”

La fornitura all’Ucraina di caccia F-16 in grado di trasportare armi nucleari sarà considerata dalla Russia come una minaccia da parte dell’Occidente “nella sfera nucleare”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in un’intervista al quotidiano online ‘Lenta.ru’.

“Un esempio di sviluppo estremamente pericoloso è il piano degli Stati Uniti di trasferire aerei da combattimento F-16 al regime di Kiev. Abbiamo informato le potenze nucleari di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia che la Russia non può ignorare la capacità di questi aerei di trasportare armi nucleari”, ha spiegato il capo della diplomazia russa, secondo cui nel corso delle ostilità “i nostri militari non possono capire se ogni specifico F-16 sia equipaggiato con armi nucleari. Il fatto stesso che tali sistemi entrino a far parte delle forze armate dell’Ucraina sarà considerato da noi come una minaccia dall’Occidente nella sfera nucleare”.

Lavrov ha poi definito “inattendibili” le informazioni che parlano di negoziati già questo mese per risolvere la situazione in Ucraina tanto che Kiev ed i suoi alleati occidentali si stanno muovendo verso “un’escalation” delle ostilità. “Non abbiamo ricevuto segnali in tal senso. Ci sono tutte le ragioni per credere che queste informazioni siano inattendibili dato il desiderio ostinato di Kiev e dei suoi tutori occidentali di seguire lungo il percorso dell’escalation delle ostilità”, ha affermato.

L’Occidente, con le sue azioni, crea una “minaccia esistenziale” per la Russia, che si difenderà con tutti i mezzi “disponibili”, ha detto ancora il capo della diplomazia russa, sottolineando che “dopo il lancio dell’operazione militare speciale, gli Stati Uniti e altri Paesi della Nato e dell’Ue hanno intensificato fortemente la guerra ibrida contro la Russia lanciata nel 2014. I passi aggressivi di questi Stati ostili creano una minaccia esistenziale per la Russia. Su questo non c’è dubbio”.

Lo scorso 26 giugno la tv tedesca Ard aveva riferito che due giorni prima si era tenuto a Copenaghen un incontro internazionale sull’Ucraina “in condizioni di massima segretezza” con la partecipazione di diplomatici di Paesi occidentali, nonché di rappresentanti di Brasile, India, Cina e Sudafrica (paesi del Brics). In quell’occasione sarebbe emersa la possibilità di tenere a luglio colloqui ufficiali per la pace in Ucraina.

Lea Garofalo, manifesto di cordoglio del comune di Petilia per killer suicida

Un manifesto di vicinanza al dolore della famiglia per la morte di Rosario Curcio, uno degli assassini di Lea Garofalo, che si è suicidato nei giorni scorsi nel carcere di Opera.

E’ quello che ha fatto l’Amministrazione comunale di Petilia Policastro in occasione dei funerali di Curcio che si sono svolti lo scorso 11 luglio a Camellino, frazione di Petilia nella quale risiedeva.

Curcio, condannato nel 2014 all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Lea Garofalo, è morto lo scorso 29 giugno al Policlinico di Milano dove era stato ricoverato dopo il tentativo di suicidio all’interno del carcere di Opera. In occasione del funerale, tra i tanti manifesti di vicinanza, è apparso anche quello del comune di Petilia Policastro.

“Il sindaco avv. Simone Saporito e l’Amministrazione comunale partecipano al dolore che ha colpito la famiglia Curcio per la perdita del caro congiunto” è la frase riportata sul manifesto del comune che nel processo per la morte di Lea Garofalo è stato parte civile. La stessa amministrazione in carica negli ultimi mesi aveva anche svolto una serie di iniziative per la legalità nel nome di Lea.

Il sindaco Simone Saporito, però, giustifica l’iniziativa: “Da quando è scoppiata la pandemia, come Amministrazione comunale abbiamo fatto un accordo con le agenzie di pompe funebri per fare i manifesti di vicinanza per tutti i funerali che si celebrano in città. L’opportunità di fare il manifesto è in effetti opinabile, ma noi abbiamo fatto il manifesto a tutti. Perché a lui no? Davanti alla morte si è tutti uguali. Sarebbe stata una discriminazione al contrario non farlo”.

Arrestato in Francia un latitante di Rosarno

In Francia, presso la stazione “Perrache” di Lione, è stato fermato e arrestato dalla polizia francese Michele Bellocco, classe 1996, di Rosarno, dopo due anni di latitanza.

Le indagini, condotte dalla Compagnia di Gioia Tauro con l’apporto qualificato dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, erano partite dal novembre 2021, quando il Bellocco si era arbitrariamente sottratto alla misura degli arresti domiciliari cui era sottoposto a Rosarno, probabilmente nella consapevolezza della possibilità di una sentenza definitiva per cumulo pene, diventata effettivamente esecutiva qualche mese dopo.

Nello specifico, l’uomo è risultato condannato in via definitiva per vari reati contro la persona ed il patrimonio, in particolare per la violazione della normativa in materia di armi, rapina, calunnia, resistenza a Pubblico Ufficiale, ricettazione e furto, commessi in Catanzaro e nella Provincia di Reggio Calabria dal 2014 al 2017.

Consistente la pena da eseguire, pari a 8 anni e quattro mesi di reclusione, provvedimento che probabilmente ha ulteriormente ingenerato nel rosarnese la volontà di darsi alla latitanza.

I Carabinieri, attraverso una continua attività investigativa, sotto il costante coordinamento della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, non avevano mai interrotto le ricerche del soggetto, in particolare divenute più stringenti negli ultimi mesi, con l’internazionalizzazione, inoltre, del provvedimento di cattura.

Al momento sono in corso le procedure finalizzate all’estradizione del soggetto che, al rientro in Italia, sarà posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria reggina, per scontare la pena cui è stato condannato.

Danno erariale per 18,5 milioni per la Trasversale, a giudizio 4 professionisti Anas

Anas
archivio

Gli ufficiali giudiziari di Catanzaro e di Cosenza, con l’ausilio dei militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza del capoluogo di regione, stamane hanno notificato l’atto di citazione in giudizio, emesso dalla Corte dei Conti, nei confronti di quattro professionisti, tre dipendenti in servizio e un ex dipendente dell’Anas, già Responsabili Unici del Procedimento e Direttore dei Lavori dell’appalto per la realizzazione dei lavori di adeguamento della Strada Statale 182 (Trasversale delle Serre), nel tratto di 21 chilometri compreso tra i comuni di Argusto (Catanzaro) e Serra San Bruno (Vibo).

Ai tecnici – spiega una nota della Corte dei conti – viene imputata l’omessa adozione di iniziative, anche di vigilanza e di controllo, sulla corretta esecuzione dell’opera, la lievitazione dei costi di realizzazione e un danno erariale di 18,5 milioni di euro.

Gli interventi erano stati appaltati nel 2005 dall’ANAS ad un’Associazione Temporanea di Imprese del settore, per l’importo di 123 milioni di euro e conclusione a gennaio 2008 ed invece – a seguito di reiterate proroghe, sospensioni, e di due accordi bonari e di due varianti in corso d’opera nel 2010 e nel 2012 – sono costati ad oggi 191 milioni di euro e sono stati ultimati ad aprile 2017, dopo 12 anni.

Gli accertamenti, svolti con la preziosa e qualificata collaborazione degli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, hanno evidenziato, in generale, la sussistenza di gravi lacune nel progetto inziale, nonché nelle fasi esecutive e di gestione dell’intervento da parte dell’impresa aggiudicataria.

L’esito delle indagini ha ulteriormente evidenziato che la necessità di ricorrere alle varianti è stata significativamente determinata dalla necessità di sopperire alle gravi carenze del progetto da mettere in esecuzione. Né i professionisti convenuti avrebbero assunto negli anni le iniziative necessarie a tutelare l’interesse dell’amministrazione committente a fronte degli inadempimenti dell’appaltatore e, così operando, avrebbero concorso all’aumento dei costi.

In particolare, le carenze di rilevanti aspetti progettuali di opere indispensabili per la funzionalità dell’infrastruttura (e non previste in sede di redazione del progetto) non sarebbero state oggetto né di preventiva valutazione da parte dei tecnici, né a fronte delle varianti resesi necessarie, delle obbligatorie iniziative per la salvaguardia dell’interesse
pubblico.

Minaccia e picchia la moglie, arrestato un 37enne

Questura di Cosenza

Agenti della Squadra mobile presso la Questura di Cosenza hanno arrestato un uomo di 37 anni, residente in provincia, in quanto ritenuto responsabile di maltrattamenti nei confronti della moglie.

I poliziotti, appresa la notizia di una grave situazione familiare in cui una donna risultava essere vittima di gravi violenze e maltrattamenti da parte del marito, ha avviato un’attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza.

Le difficoltà iniziali dovute anche al fatto che la donna non ha mai voluto rivolgersi alle Forze dell’Ordine per denunciare le violenze subite, non hanno ostacolato il lavoro degli investigatori che si sono prodigati nell’acquisire il maggior numero di elementi possibili e fornire alla Procura un quadro indiziario solido – secondo l’accusa – contro quell’uomo che ormai dal 2018 avrebbe reso la vita della moglie insostenibile con un quotidiano fatto di violenze fisiche e psicologiche.

Convocata e sentita la donna, non ha potuto far altro che confermare tutto. La donna ha raccontato che ormai dal 2018 viveva l’incubo delle minacce e delle violenze da parte del marito ossessionato da una morbosa gelosia e quando ormai l’attività di indagine poteva considerarsi chiusa, proprio l’altro ieri, l’ennesimo episodio di violenza.

La donna incrociando con la propria autovettura la Volante, impegnata nei rilievi su un incidente stradale, ha cercato di attirare l’attenzione degli operatori urlando: “Mi sta ammazzando… vi prego aiutatemi” e, dopo aver arrestato la marcia del veicolo riusciva scendere dall’autovettura ed a chiedere soccorso agli agenti mentre il marito si dileguava. Gli agenti, prestati i primi soccorsi alla donna, appuravano l’avvenuta aggressione da parte del coniuge durante il viaggio in auto e, per le ferite riportate, richiedevano l’intervento dei sanitari.

Atteso il grave quadro indiziario emerso dalle indagini svolte dalla Squadra Mobile e per l’ulteriore evento accertato da altri agenti in strada, il giudice presso il Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura, ha emesso il provvedimento di misura cautelare personale in carcere nei confronti dell’uomo.

Estorce denaro per un debito di droga, arrestato

I Carabinieri della Stazione di Cosenza Centro, a seguito degli approfondimenti di indagine svolti, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un 28enne pregiudicato del posto, ritenuto responsabile dei delitti di estorsione e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

L’arrestato, secondo l’accusa, ha costretto con violenza e minaccia un 33enne di Cosenza a consegnargli la somma di 5.000 euro e la propria autovettura a fronte di un debito pari a 20.000 euro contratto, sino al mese di aprile 2023, per l’acquisto, per uso personale, di cocaina. L’indagato si trova attualmente presso la casa circondariale di Cosenza a disposizione della locale Autorità Giudiziaria.

Lamezia, donna muore investita da un auto

Una donna di 58 anni è morta in seguito alle ferite riportate in un incidente stradale avvenuto a Lamezia Terme. La donna, secondo quanto si è appreso, sarebbe stata investita da un’auto mentre attraversa la strada.

Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia locale e l’elisoccorso che, viste la gravi ferite riportate, ha trasportato la vittima nell’ospedale di Catanzaro dove è deceduta nel tardo pomeriggio.

Lutto nel Foro di Cosenza. E’ morto l’avvocato Mimmo Dell’Omo

L’avvocato Antimo (Mimmo) Dell’Omo

Lutto nel Foro di Cosenza. E’ morto oggi l’avvocato Antimo Dell’Omo, per tutti Mimmo. Aveva 64 anni. Apprezzato da tutti per il suo garbo “aristocratico”, Dell’Omo è stato un galantuomo che ha realizzato il suo sogno di vestire la toga in anni difficili, quando proveniente dalla Destra, non era facile studiare (prima al Liceo Classico Telesio negli anni della Contestazione studentesca, poi all’Università di Napoli) e al tempo stesso fare politica e battersi per le proprie idee.

Negli anni ’70 Mimmo Dell’Omo iniziò a militare nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano, esperienza che lo forgiò idealmente. Partecipò ai raduni giovanili del Fronte, come i campi Hobbit, che scolpirono le idee di intere generazioni. Con il Msi negli anni ’80 venne eletto consigliere circoscrizionale a Cosenza, mostrandosi battagliero oppositore quando le maggioranze erano formate dai partiti di sistema. Dopo la fondazione di Alleanza nazionale divenne dirigente del partito a Rende.

Numerose sono le testimonianze di cordoglio che giungono alla sua adorata famiglia e al Foro cosentino che perde uno dei suoi più autorevoli, nobili e seri professionisti. Cordoglio a cui Secondo Piano News si unisce. I funerali dell’avvocato Dell’Omo si svolgeranno domani alle ore 10 nella Chiesa San Carlo Borromeo di Rende.
Che la terra sia lieve!

Csm non conferma incarico a giudice che consigliava Mimmo Lucano

Il presidente della Sezione lavoro del tribunale di Catanzaro Emilio Sirianni non potrà più rivestire il proprio ruolo.
Il plenum del Csm, infatti, ha approvato a maggioranza – 14 voti a favore, e sei astenuti – la relazione di maggioranza uscita dalla quinta commissione che chiedeva la non riconferma nel ruolo semi direttivo ricoperto da Sirianni per avere dato consigli legali al sindaco di Riace Mimmo Lucano, poi condannato in primo grado a oltre 13 anni di reclusione per alcuni reati in relazione all’accoglienza dei migranti nel comune calabrese quando ne era alla guida.

Sette voti sono andati alla mozione di minoranza della quinta commissione che chiedeva invece la riconferma. La richiesta per Sirianni, al quale tra quattro mesi scadeva il secondo mandato quadriennale alla guida della sezione lavoro del tribunale di Catanzaro, era motivata anche dalle offese rivolte, nel corso di una conversazione telefonica con Lucano, nei confronti del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

Il voto del plenum del Csm è giunto al termine di un articolato dibattito che ha riguardato, in particolare, la possibilità per un magistrato di manifestare il proprio pensiero, anche politico, in conversazioni private – delle telefonate si è venuti a conoscenza perché Lucano era intercettato dalla Procura di Locri – e di quanto questo abbia potuto incidere sull’attività professionale di Sirianni.

Il giudice – di magistratura democratica – era stato indagato per favoreggiamento e prosciolto dalla Procura di Locri e, in seguito, lo stesso Csm si era occupato del suo caso in altre due occasioni: la sezione Disciplinare del Csm, nel luglio 2020, aveva escluso l’addebito, su conforme richiesta della Procura generale della Corte di cassazione, e la prima Commissione aveva aperto un fascicolo per valutare gli eventuali profili di incompatibilità ambientale o funzionale concluso con l’archiviazione della pratica, deliberata dal a gennaio 2020, in conformità alla unanime proposta della Commissione. (Ansa)

Dramma a Manfredonia, due fratellini scomparsi ritrovati morti in una vascone d’acqua

Sono stati ritrovati senza vita i corpi dei due fratellini dispersi da martedì a Manfredonia, in provincia di Foggia. Sono stati trovati morti all’interno di un vascone di irrigazione agricola presente nella zona e dove erano in corso le ricerche dei vigili del fuoco.

I due bambini, di 6 e 7 anni, Daniel e Stefan, si erano allontanati ieri pomeriggio dalla loro abitazione nei pressi di contrada Fonterosa sulla strada che da Manfredonia conduce a Zapponeta, senza fare ritorno a casa. La famiglia ha allertato le forze dell’ordine che hanno attivato il dispositivo per le persone scomparse. Nella notte il tragico epilogo.

La Procura di Foggia stamane ha aperto un’indagine per omicidio colposo per accertare eventuali responsabilità sulle morte dei due bambini. Sul posto – dove sono arrivati numerosi giornalisti e operatori televisivi – sono al lavoro gli investigatori della Polizia.

“Un intervento drammatico” – Così i Vigili del fuoco hanno descritto le operazioni che la notte scorsa hanno portato al ritrovamento dei cadaveri dei due fratelli, di nazionalità romena, annegati in un vascone di irrigazione, profondo circa tre metri. Indagini sono in corso per accertare come i due bambini – i cui genitori, che stavano riposando quando i figli si sono allontanati da casa, avevano denunciato la scomparsa nel pomeriggio di ieri – siano annegati nel vascone.

“Forse cercavano refrigerio” – Potrebbero essere entrati nel vascone di irrigazione dove sono poi annegati per cercare refrigerio dal gran caldo di ieri pomeriggio. E’ questa una delle ipotesi al vaglio della Polizia che sta conducendo le indagini sulla morte dei due bambini. Questa ipotesi è collegata alla circostanza che i genitori, mentre stavano cercando i due figli, hanno trovato le loro ciabatte nei pressi del vascone, che è profondo circa tre metri.

Lo zio: “Forse inseguivano rane” – Secondo uno zio dei piccoli citato dal Corriere della Sera “i bambini spesso giocavano con le rane. Potrebbero essere caduti nel vascone mentre stavano inseguendo le rane”. I bambini – ha aggiunto lo zio – non erano abituati a fare il bagno nella vasca. Sapevano che andare in quel posto era pericoloso e che non ci potevano andare. A volte giocavano con le rane ma sempre davanti al casolare. Forse potrebbero essere caduti nel vascone mentre stavano inseguendo una rana. Sapevano che non dovevano andare nel vascone e giocavano sempre davanti al casolare. La famiglia stava dormendo mentre i bambini giocavano fuori. Ma come ho già detto giocavano sempre davanti al casolare e non si allontanavano per nessuna ragione”.

Corruzione e accesso abusivo agli atti, arrestati un avvocato e tre finanzieri

Tre militari in servizio presso la Guardia di finanza di Cosenza e un avvocato cosentino sono stati arrestati e posti ai domiciliari a conclusione di una inchiesta coordinata dalla Procura di Catanzaro che contesta loro i reati di accesso abusivo a sistema informatico e corruzione. A emettere le misure restrittive il giudice del tribunale di Catanzaro.

Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Cosenza, hanno tratto origine dalle segnalazioni inviate dal Garante della Privacy e dal Ministero degli Interni in relazione all’ingente mole di accessi realizzati dai tre militari alla banca dati Inps in uso al corpo. In seguito ai minuziosi approfondimenti svolti da altra articolazione del medesimo reparto della Guardia di Finanza – spiega una nota – è stato possibile appurare che i numerosi accessi censiti (relativi ad oltre 160.000 soggetti) erano del tutto estranei a ragioni di servizio.

Veniva, pertanto, disposto l’avvio di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali grazie alle quali è stato possibile ricostruire l’esistenza di un’attività sistematica di raccolta illecita di informazioni personali di contribuenti, residenti sull’intero territorio nazionale, che venivano poi cedute da uno dei militari, dietro utilità, ad un avvocato del foro di Cosenza (anch’egli destinatario di provvedimento restrittivo) titolare di una società preposta alla gestione di database. Grazie alle informazioni illecitamente ottenute l’azienda ha potuto quintuplicare il proprio fatturato nel corso degli anni in cui sono stati accertati gli accessi abusivi.

I tre Finanzieri raggiunti dalle misure cautelari sono stati immediatamente sospesi dal servizio. Il Giudice per le indagini preliminari ha riconosciuto la gravità indiziaria per i reati di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico disponendo nei confronti degli indagati l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari.

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