11 Ottobre 2024

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Morte Purgatori, la Procura apre un’inchiesta dopo denuncia famiglia: “Cure sbagliate”

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine per omicidio colposo in relazione alla morte del giornalista Andrea Purgatori. Il procedimento è stato aperto dopo una denuncia della famiglia su presunte cure sbagliate.

Il giornalista è morto ieri, mercoledì 19 luglio, a Roma in ospedale dopo una breve fulminante malattia. Aveva 70 anni. I pm di Roma disporranno l’autopsia e acquisiranno le cartelle cliniche: gli atti istruttori serviranno ad accettare se la diagnosi e le conseguenti cure siano state corrette ed adeguate.

I familiari chiedono in particolare che venga accertato se la cura di radioterapia, a cui Purgatori era sottoposto per un tumore ai polmoni, sia frutto di una diagnosi errata e abbia quindi accelerato la sua morte. Purgatori era stato in cura in una nota clinica romana, mentre il decesso è avvenuto in ospedale.

In una nota, la famiglia di Purgatori comunica che, a seguito della denuncia presentata, “il Nas dei Carabinieri, al comando del Col. Alessandro Amadei, coordinati dai Procuratori della Repubblica Sergio Colaiocco e Giorgio Orano stanno conducendo indagini per fare luce sulla correttezza delle diagnosi e delle cure apportate al loro caro, deceduto il 19 luglio 2023 dopo solo due mesi dalla diagnosi iniziale.

In particolare, hanno chiesto che venga accertata la correttezza della diagnosi refertata ad Andrea Purgatori in una nota clinica romana e la conseguente necessità delle pesanti terapie a lui prescritte, e se, a causa dei medesimi eventuali errori diagnostici, siano state omesse le cure effettivamente necessarie”. La famiglia, rappresentata dall’avvocato Gianfilippo Cau, è difesa nel procedimento dagli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri.

Fuga di notizie su cattura Messina Denaro, due arresti: Volevano vendere “segreti” a Corona

Hanno tentato di vendere al fotografo Fabrizio Corona documenti segreti sulle indagini sulla cattura di Matteo Messina Denaro: per questo per un carabiniere e un politico di Mazara del Vallo sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Il militare, Luigi Pirollo, è accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d’ufficio, il complice, Giorgio Randazzo, di ricettazione. L’indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.

Secondo la ricostruzione dei pm, il carabiniere, in servizio al N.O.R. della Compagnia di Mazara del Vallo, si è introdotto illegalmente nel sistema informativo dell’Arma, ha estratto copia di 786 file riservati relativi alle indagini sulla cattura del padrino, arrestato dal Ros il 16 gennaio scorso, e li ha consegnati a Randazzo. Quest’ultimo ha contattato Corona e ha cercato di vendergli i documenti top secret. Poi, su indicazione dello stesso fotografo si è rivolto a Moreno Pisto, direttore del quotidiano online Mow, proponendogli di acquistare il materiale.

I carabinieri hanno anche perquisito la casa milanese del fotografo, che risulta indagato per ricettazione. “Ho fatto il mio lavoro e mi sono comportato da cittadino onesto e corretto e nonostante tutto eccomi ancora qua in questa situazione”. E’ il commento, affidato al suo legale Ivano Chiesa, di Fabrizio Corona, indagato e perquisito nell’inchiesta a carico di un carabiniere e di un politico di Mazara del Vallo che hanno cercato di vendere all’ex agente fotografico e a un giornalista materiale riservato sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro. Moreno Pisto, direttore del quotidiano online Mow, ha chiarito l’avvocato Chiesa, “ha denunciato tutto e subito in accordo con Fabrizio Corona”.

Tra i file riservati sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro “rubati” dagli archivi informatici dell’Arma da un carabiniere, oggi finito ai domiciliari, e offerti in vendita a Fabrizio Corona con la promessa di uno scoop clamoroso, c’era anche un documento del Ros con la programmazione degli obiettivi da perquisire dopo l’arresto del capomafia. Nella versione del file trafugata dal militare, per un errore di trasmissione, non era indicato il covo di vicolo San Vito, di Campobello di Mazara, in cui il padrino ha trascorso l’ultimo periodo di latitanza, intestato al suo alter ego, il geometra Andrea Bonafede. Una circostanza usata dal carabiniere e dal suo complice, un politico locale, per imbastire un finto giallo con al centro il presunto disegno degli investigatori di ritardare la perquisizione ufficiale della casa e occultare materiale scottante. Il piano dei due arrestati è stato però sventato dalla Dda di Palermo e dagli stessi carabinieri che hanno approfondito la vicenda accertando che, subito dopo l’arresto di Messina Denaro, i militari del Raggruppamento speciale hanno cominciato a perquisire, uno per uno, tutti gli immobili riconducibili a Bonafede. Alle operazioni assisteva peraltro l’alter ego del boss. Al covo di vicolo San Vito, che era stato fin dal principio inserito nell’elenco stilato dal Ros, gli investigatori arrivano nel pomeriggio dopo aver ispezionato le altre proprietà. E solo entrando nella abitazione con Bonafede comprendono che quello potrebbe essere stato l’ultima abitazione di Messina Denaro. Intuizione che il geometra, incalzato dai militari, poi conferma.

Inchiesta nata dalle intercettazioni a Corona
Sono state proprio le intercettazioni disposte a carico di Fabrizio Corona a dare input all’inchiesta sul tentativo di vendere documenti riservati su Matteo Messina Denaro. Dopo la cattura dell’ex latitante, il fotografo venne in possesso di una serie di audio di chat tra il boss e alcune pazienti da lui conosciute in clinica durante la chemioterapia quando, ancora ricercato, usava l’identità del geometra Andrea Bonafede. La circostanza spinse gli inquirenti a mettere sotto controllo il telefono di Corona.

In una delle conversazioni intercettate, che risale al 2 maggio scorso, il fotografo fece riferimento a uno “scoop pazzesco” di cui era in possesso un consigliere comunale, poi identificato in Randazzo, grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano perquisito i covi del capomafia e che volevano vendersi il materiale. Nei giorni successivi Corona ha continuato a manifestare l’intenzione di rivendere il materiale che il consigliere gli avrebbe procurato.

Il 25 maggio Pisto, Randazzo e il fotografo si sono incontrati. In quella occasione il giornalista di Mow, con uno stratagemma, è riuscito in segreto a fare copia dei file a lui mostrati e offerti dal politico. Visionatili e resosi conto della delicatezza del materiale si è rivolto a un collega che gli ha consigliato di parlare con la polizia. Pisto, allora, è andato alla Mobile di Palermo e ha raccontato tutta la vicenda.

Sulla base delle sue testimonianze gli investigatori hanno cominciato a indagare e hanno scoperto, attraverso indagini informatiche, che i documenti copiati dal giornalista ad insaputa del consigliere erano stati rubati e che l’autore del furto era Pirollo che aveva lasciato tracce del suo “ingresso” nel sistema e che era uno dei soli due ufficiali che avevano avuto accesso al server della Stazione di Campobello (l’altro carabiniere è risultato estraneo ai fatti).

Continuando a indagare gli inquirenti hanno inoltre scoperto che il carabiniere aveva rapporti di frequentazione con il consigliere. Il tentativo di piazzare i file è stato così sventato e sono state chiarite a quel punto le parole di Corona intercettate a maggio. (ansa)

Investe e uccide un giovane marocchino, ricercato

Squadra mobile

Un uomo di 42 anni, dopo una lite per futili motivi con due giovani, li avrebbe investiti “volontariamente” con la propria automobile, provocando la morte di uno dei due, un giovane di 27 anni di nazionalità marocchina, Moussine El Rhannaoui. L’investitore si è poi allontanato e viene adesso ricercato.

E’ accaduto la scorsa notte nella frazione Pellaro di Reggio Calabria, lungo la statale 106 ionica, nell’area di una stazione di servizio. L’altra persona che si trovava insieme allo straniero deceduto è stato ricoverato in ospedale, ma non è grave. Sull’episodio indaga la Squadra mobile di Reggio Calabria.

Moussine El Rhannaoui è deceduto poco dopo il ricovero nell’ospedale di Reggio Calabria. Il giovane, a causa dell’impatto con l’automobile guidata dal 42enne che lo ha investito, aveva riportato lesioni interne molto gravi.

La persona che è rimasta ferita è di nazionalità italiana. Il personale della Squadra mobile di Reggio Calabria, diretta da Alfonso Iadevaia, citato dall’Ansa, ha effettuato, insieme alla Polizia scientifica, i rilievi sul luogo in cui il giovane straniero e la persona che era insieme a lui sono stati investiti e sta adesso ricostruendo la dinamica dei fatti anche attraverso le immagini riprese dalle telecamere installate nell’area della stazione di servizio.

La lite che è degenerata nell’omicidio del 27enne, secondo quanto è emerso dalle indagini, sarebbe stata provocata anche dallo stato di ebbrezza alcolica delle persone coinvolte. Secondo quanto si è appreso, inoltre, il presunto omicida sarebbe noto agli investigatori per le sue frequentazioni con persone legate alla criminalità organizzata.

Ha un malore mentre gioca a padel, paura per Massimo Mauro

Massimo Mauro

L’ex dirigente sportivo e già calciatore Massimo Mauro, 61 anni, è stato colpito in mattinata da un malore in Calabria, dove si trova in vacanza.

L’episodio, come fa sapere all’Ansa la Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport onlus, di cui è presidente, è accaduto mentre giocava a padel.

Contattato immediatamente un medico, è stato portato all’ospedale di Catanzaro, dove è stata eseguita un’angioplastica. “In ospedale sono stati bravissimi e lo sono tuttora – ha riferito lo stesso Massimo Mauro alla Fondazione, che si è fatta portavoce -. Vengo seguito bene e coccolato”.

Operaio 54enne muore schiacciato da un albero, il cordoglio della Flai Cgil

archivio

Un uomo di 54 anni, Piero Bernardo, è morto ieri a Bonifati (Cosenza), schiacciato da un albero, mentre stava lavorando in località Contessa come operaio boschivo. Lo rende noto la Flai Cgil Cosenza che si rammarica per “l’ennesima tragedia sul lavoro”.

“Come Flai Cgil di Cosenza – spiega in una nota Giovambattista Nicoletti, segretario generale della Flai Cgil bruzia – il nostro pensiero va, innanzitutto, alla famiglia di Pietro a cui esprimiamo la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e le nostre più sentite condoglianze”.

“Aldilà delle eventuali responsabilità specifiche che saranno stabilite dalla magistratura, – prosegue il sindacalista – come Flai Cgil di Cosenza non possiamo esimerci dal segnalare la necessità del massimo rispetto delle norme di sicurezza e quindi di lavorare tutti per potenziare la sicurezza sui luoghi di lavoro”.

“Come Flai Cgil di Cosenza riteniamo che per porre un freno a questa continua “mattanza” serve consapevolezza da parte di tutti, è necessario il massimo impegno della politica, delle parti sociali, e imprenditoriali. Nessuno può far finta di niente e girarsi dall’altra parte. Non si può continuare a rimanere inerme davanti a queste tragedie quotidiane. Servono più controlli e, soprattutto, nuove norme”, conclude.

Attentato contro circolo ricreativo di Lamezia, arrestato il presunto mandante

Sarebbe stato il presunto “mandante” di un attentato avvenuto con un potente ordigno nel scorso marzo nei confronti di un circolo ricreativo del centro di Lamezia Terme, probabilmente per contrasti personali e concorrenziali.

Così dopo qualche mese di indagini, gli agenti del commissariato di Polizia di Lamezia Terme hanno arrestato un 24enne lametino, già noto alle forze dell’ordine, con l’accusa di avere organizzato la spedizione ai danni del rivale. L’ordinanza di custodia in carcere è stata emessa dal giudice del Tribunale di Lamezia su richiesta della locale Procura.

L’esplosione di un rudimentale е potente ordigno di fabbricazione artigianale era avvenuta росо dopo la mezzanotte dell’11 marzo scorso ed aveva provocato ingenti danni all’ingresso di un circolo ricreativo del centro cittadino, oltre ad aver infranto anche vetri ed infissi di private abitazioni ubicate nei pressi del circolo preso di mira dai malviventi.

Gli investigatori del Commissariato di P.S., diretti dal dottor Antonio Turi, intervenuti sul posto con equipaggi della Squadra Volante, della Polizia scientifica avevano fin da subito riscontrato la particolare capacita distruttiva dell’ordigno che, nel corso degli approfondimenti investigativi, veniva classificato come “ordigno dall’elevata potenzialità offensiva” dagli artificieri della Questura di Catanzaro.

La deflagrazione, avvenuta come detto intornoo а mezzanotte, avrebbe, infatti, potuto provocare conseguenze molto piu gravi se nello stesso momento fossero transitati veicoli о pedoni, eventualità che solo il caso ha evitato. Il grave episodio aveva, in ogni caso, ingenerato allarme е preoccupazione nella cittadinanza ed in particolare fra і cittadini residenti nella zona dell’attentato.

Le indagini – spiega una nota della Procura – “hanno evidenziato la spiccata pericolosità sociale dell’indagato, soggetto noto alla Polizia per і suoi trascorsi, il quale in diverse occasioni aveva intimorito il suo rivale, minacciandolo di mettergli una bomba ancora più potente, addirittura “nel letto”, di sparagli alle gambe е di “strappargli il cuore”.

Il provvedimento restrittivo eseguito in data odierna, е stato emesso dal Giudice реІ le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Lamezia Terme, condividendo gli esiti dell’attivita investigativa di natura tradizionale condotta dagli uomini del Comrnissariato di P.S. coordinati dalla locale Procura della Repubblica. Il relativo procedimento penale pende in fase investigativa”. Indagini sono dunque in corso per risalire agli autori materiali dell’attentato.

La Russia: “Pronti a fornire grano gratis all’Africa”

La Russia afferma di “continuare a esser pronta a una sostituzione gratuita del grano ucraino per i Paesi che ne hanno bisogno” dopo lo stop di Mosca all’accordo. E’ il messaggio arrivato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo quanto riporta l’agenzia russa Tass.

“Certamente”, ha detto Peskov, affermando che la questione delle forniture di grano dalla Russia all’Africa verrà affrontata al summit previsto a fine mese a San Pietroburgo. “Stiamo interagendo con i nostri partner africani. Queste comunicazioni proseguiranno al summit a San Pietroburgo – ha spiegato – Sarà l’occasione per parlare di tutti questi problemi”.

COSA DICE KIEV
Secondo Kiev, “l’attacco russo su Odessa e Mykolaiv con l’uso di missili e droni kamikaze è un’altra prova del fatto che il Paese terroristico vuole mettere in pericolo le vite di 400 milioni di persone in vari Paesi che dipendono dalle esportazioni alimentari ucraine”. Scrive così su Telegram Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino. “Il mondo deve capire che l’obiettivo della Federazione russa è affamare e uccidere persone – incalza Yermak dopo lo stop di ieri di Mosca all’accordo sul grano – Hanno bisogno di ondate di rifugiati. In questo modo vogliono indebolire l’Occidente”.

LE ACCUSE DI MOSCA
Dal Cremlino arrivano accuse a Kiev dopo lo stop della Russia all’accordo sul grano. “Appaiono certi rischi senza le relative garanzie di sicurezza. Pertanto se qualcosa viene formalizzato senza la Russia, andrebbero affrontati questi rischi”, ha affermato Peskov, in dichiarazioni riportate dalla Tass. “Non possiamo dire in che misura e quali Paesi siano pronti ad assumersi questi rischi – ha detto ancora – Anche se prendiamo questa zona di attuazione dell’accordo sul grano, non ci sono più segreti per nessuno; è ovvio che il regime di Kiev usa questa zona per scopi di combattimento. E’ un aspetto molto importante che non va dimenticato”.

Peskov ha definito “inconcepibile” la posizione dei Paesi europei. “Sarebbe appropriato definire inconcepibile la posizione dei Paesi europei”, ha detto, rispondendo ai commenti del segretario di Stato americano Antony Blinken che, prima di lui, aveva definito la decisione della Russia di ritirarsi dall’accordo sul grano “inconcepibile”.

Peskov ha aggiunto che il Cremlino “è categoricamente in disaccordo” con la dichiarazione di Blinken. “La Russia – ha scandito – ha adempiuto ai suoi obblighi e ha prorogato l’accordo più volte, nonostante il fatto che le parti dell’accordo che riguardavano la Russia non siano mai state attuate”.

“Mosca tiene in grande considerazione gli sforzi e i tentativi del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres – ha affermato ancora Peskov – di persuadere i Paesi europei ad adempiere ai loro obblighi previsti dall’accordo sul grano. Apprezziamo molto il ruolo di Guterres; apprezziamo i suoi sforzi di persuadere i Paesi europei ad adempiere agli obblighi che si sono assunti. Tuttavia, sfortunatamente, ciò non è avvenuto”.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, durante una trasmissione televisiva di Channel One ha sottolineato che la Russia non intende più fidarsi delle promesse dei Paesi occidentali e delle Nazioni Unite in merito all’accordo sul grano del Mar Nero, e potrebbe prendere in considerazione il ritorno all’accordo solo dopo aver visto risultati concreti.

“Abbiamo dato tutte le possibilità al Segretario Generale delle Nazioni Unite – ha aggiunto – eravamo pronti a lavorare con lui, e abbiamo fatto tutto quanto in nostro potere per sbloccare la situazione. Non accetteremo più assicurazioni e promesse, o qualche sprezzante iniziativa dell’ultimo minuto mirata solo a farci dire ‘sì’. Solo risultati concreti. E quando verranno presentati tali risultati concreti, solo allora, forse, sarebbe possibile pensare di tornare a questo accordo”.

Zakharova ha sottolineato che la parte russa ha fatto di tutto affinché “i Paesi veramente bisognosi potessero utilizzare i prodotti alimentari che potevano essere inviati attraverso i canali previsti da questo pacchetto di accordi. Ma, sfortunatamente, il gioco dell’Occidente è andato troppo oltre”.

La fine dell’accordo sull’esportazione di grano dai porti ucraini è stata al centro di un colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, e l’omologo russo, Sergei Lavrov. Lo riferisce il giornale turco Cumhuriyet secondo cui Fidan e Lavrov hanno parlato della situazione e delle ripercussioni dopo un colloquio tra il capo della diplomazia turca e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

Putin ha commesso “un errore enorme” mettendo fine alla partecipazione di Mosca all’accordo sull’esportazione di grano dall’Ucraina, ha dichiarato il presidente francese, Emmanuel Macron, dopo un vertice a Bruxelles tra i leader dei Paesi dell’Unione Europea e dell’America Latina. “Ha deciso di usare il cibo come un’arma”, ha aggiunto Macron.

Scontro frontale tra un Tir e un mezzo della Croce Rossa, 5 feriti, di cui uno grave

E’ di cinque feriti di cui uno grave, il bilancio di un’incidente stradale avvenuto sulla statale 18, in località “La Tonnara” di Amantea (Cosenza), nel rettilineo reso obbligatorio dopo la chiusura per lavori della Galleria di Coreca.

A scontrarsi frontalmente, per cause di in corso di accertamento, un mezzo pesante e una Fiat Punto della Croce Rossa Italiana. Ad avere la peggio i cinque volontari del comitato CRI di Paola, di cui 4 ritenuti mediamente gravi trasportati all’ospedale di Paola con più ambulanze mentre il quinto è stato estratto dalle lamiere accartocciate e trasferito all’ospedale di Catanzaro con l’elisoccorso.

Sul posto hanno operato i Vigili del Fuoco di Paola e Lamezia Terme nonché, il 118 e i carabinieri per i rilievi del caso. La statale 18 nella zona interessata dal sinistro è rimasta chiusa al transito in entrambe le direzioni sino al termine delle operazioni di soccorso. La chiusura ha provocato non pochi disagi agli automobilisti costretti in coda sotto il forte caldo.

Trasporti, il Mit rimuove le limitazioni per l’aeroporto di Reggio Calabria

L'aeroporto dello Stretto a Reggio Calabria

Riunione operativa al Mit tra il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e i vertici di Enac, Enav e Sacal, la società di gestione degli aeroporti calabresi, sullo scalo di Reggio Calabria.

“Rimosse – si afferma in una nota – le limitazioni operative relative alla pista 15, che da oggi è a regime e risulta percorribile da tutti i vettori e gli equipaggi, mentre è stato studiato un piano di volo ad hoc per la pista 33, attualmente sottoposta a restrizioni. La nuova procedura di volo tracciata da Enav, e in fase di approvazione da parte di Enac permetterà, previo addestramento dei piloti, il superamento delle limitazioni ai voli. Enac, inoltre, ha assunto l’impegno a coprire i costi di noleggio di un simulatore di volo, con i percorsi di avvicinamento dello scalo reggino, da mettere a disposizione delle compagnie interessate per l’addestramento dei propri equipaggi”.

“Nel corso della riunione – è detto ancora nel comunicato – è stato discusso anche il progetto di intermodalità mare-aereo con la Sicilia nord-orientale, così da ampliare il bacino di utenza dell’aeroporto e rispondere alla domanda di trasporto di tutta l’area dello Stretto. L’aeroporto attualmente ha un traffico di 200 mila passeggeri, con una previsione di crescita entro quattro anni fino ad un milione”.

Lido senza permesso, sequestrato uno stabilimento nel Cosentino

Personale della Capitaneria di porto di Corigliano Calabro ha sequestrato uno stabilimento balneare, che occupava un’area di oltre cinquemila metri quadrati dopo che è stata accertata l’assenza di un valido titolo di occupazione del suolo demaniale.

Il sequestro è stato fatto dal Nucleo operativo di polizia ambientale della Guardia costiera in esecuzione di un decreto emesso dal Gip di Castrovillari su richiesta della Procura della Repubblica.

Il titolare della struttura è stato denunciato in stato di libertà. Il sequestro riguarda una porzione di spiaggia adibita a posa per gli ombrelloni e sdraio e le strutture dello stabilimento adibite a ristorante e servizi. All’esecuzione del sequestro hanno partecipato i carabinieri e la Polizia di stato.

Minacciano un uomo e si appropriano della carta del Reddito, in manette

I carabinieri della compagnia di Girifalco hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due soggetti del posto già noti alle forze dell’ordine.

I due, un uomo quarantacinquenne e una donna trentunenne già detenuta per altre cause, in concorso con un ventenne, si sarebbero appropriati con la violenza e ripetute gravi minacce di morte della carta del Reddito di cittadinanza di un uomo anch’esso Girifalcese e del suo telefono cellulare al fine di ottenere il pagamento di debiti di varia natura.

Quest’ultimo vistosi quotidianamente vessato e minacciato si era rivolto ai Carabinieri della Stazione di Girifalco che a seguito di approfonditi accertamenti delegati dalla Procura di Catanzaro sono riusciti a ricostruire la vicenda nonché a delineare le molteplici condotte illecite degli arrestati.

I tre sono accusati a vario titolo di atti persecutori, furto aggravato, rapina, estorsione, violenza privata e ricettazione. L’uomo dopo le formalità di rito è stato associato presso la casa circondariale di Catanzaro Siano a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Il ventenne è stato rintracciato e tratto in arresto il 17 luglio dai Carabinieri della Compagnia di Comacchio (Ferrara) dove il giovane si trovava occasionalmente e ristretto quindi presso la casa circondariale di Ferrara.

Secondo l’accusa, sarebbero gravi gli indizi di colpevolezza a carico degli arrestati come grave il pericolo di una reiterazione degli stessi reati, al punto tale da incidere sulle abitudini di vita della vittima e giustificare l’applicazione delle misure cautelari adottate.

Scoperto dalla Polizia capannone con oltre 120 kg di marijuana

Nella giornata di ieri, personale della Polizia di Stato, nell’ambito dei servizi finalizzati al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti e dei reati in genere, ha individuato e posto sotto sequestro un ulteriore capannone, il terzo dall’inizio del mese, utilizzato per la produzione indoor di marijuana, localizzato in Provincia di Catanzaro, in agro del Comune di Amato.

Nel corso di detti servizi, personale della Squadra Mobile di Cosenza, della Squadra Mobile di Catanzaro e del Commissariato di P.S. di Corigliano-Rossano, ha effettuato una perquisizione presso un immobile sito nel comune di Amato (Catanzaro), rinvenendo all’interno del fabbricato un impianto illegale per la coltivazione e la produzione di marijuana nonché copiosa sostanza stupefacente parte della quale già confezionata e pronta per essere commercializzata.

All’interno dell’immobile, fra l’altro, erano state realizzate delle serre sia per il primo impianto dei bulbi, che per la dimora delle piante di marijuana già attecchite. Nello specifico, gli operatori hanno proceduto al sequestro di decine di sacchi in plastica, contenenti sostanza stupefacente del tipo marijuana, per un peso complessivo di 128 Kg nonché 21 vasi contenenti altre piantine di canapa indiana.

Oltre allo stupefacente è stato rinvenuto copioso materiale strumentale al ciclo di produzione, tra cui alimentatori di corrente, riscaldatori, ventilatori, tritatori, lampade da serra, termostati, filtri di aspirazione, un articolato quadro elettrico composto da magneto termici, multiprese e temporizzatori, aspiratori, tubi di aerazione, tappetini per impianto di semi, oltre a centinaia di sacchi e vasi contenenti terriccio.

La struttura era dotata di autoclave utilizzata per l’irrigazione della piantagione indoor e il suo interno era coperto da un sofisticato impianto di videosorveglianza. Nella circostanza, si è accertato anche il furto di energia elettrica da parte dei soggetti che hanno realizzato l’impianto, i quali, attraverso azioni fraudolente, sono riusciti a limitare nel tempo la registrazione dei reali consumi.

Sono in corso gli approfondimenti da parte degli investigatori per identificare ed attribuire le responsabilità penali ai soggetti che avevano avviato la fiorente attività di coltivazione e produzione di stupefacente all’interno dell’immobile sequestrato.

E’ morto il giornalista Andrea Purgatori, aveva 70 anni. Colpito da malattia fulminante

È morto questa mattina a Roma in ospedale dopo una breve fulminante malattia il giornalista, sceneggiatore, autore Andrea Purgatori. Aveva 70 anni.

La notizia all’Ansa dai figli Edoardo, Ludovico, Victoria e dalla famiglia rappresentata dallo studio legale Cau.

Per anni al Corriere della Sera dove si è occupato di terrorismo, intelligence, criminalità, si dedicò tra l’altro con tenacia alla strage di Ustica del 1980. Autore di reportage, ha condotto con successo su La7 Atlantide. Docente di sceneggiatura, consigliere degli autori, tra i suoi ultimi lavori la partecipazione al docu Vatican Girl sul caso di Emanuela Orlandi.

“Una mente brillante – sottolineano i familiari distrutti dal dolore – che ricordiamo recentemente nella trasmissione di “La7” Atlantide dove era autore e conduttore e in tempi più remoti come inviato in zone di guerra e autore delle più importanti inchieste giudiziarie italiane, poi ancora autore e sceneggiatore di tanti film e fiction televisive tra cui “Il Muro di Gomma”, “Fortapasc” e “Il Giudice Ragazzino”.

Cinque mezzi di un’azienda dolciaria distrutti da un incendio. Si sospetta il dolo

Un incendio, forse di natura dolosa, ha distrutto la notte scorsa cinque furgoni di una società di distribuzione specializzata nella vendita di materie prime per pasticcerie, gelaterie e panifici. Il rogo è divampato in contrada Santa Lucia, nell’area urbana di Corigliano, nel Cosentino.

I mezzi sono stati quasi completamente distrutti dalle fiamme e solo l’intervento dei Vigili del fuoco ha evitato conseguenze peggiori.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano che hanno avviato le indagini per risalire agli eventuali responsabili dell’incendio.

Sbarco di migranti a Reggio, arrestati due giovani scafisti

archivio

Gli Agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Reggio Calabria hanno arrestato due giovani della Sierra Leone, di 19 e ventanni, ritenuti gli scafisti dello sbarco di migranti in cui nei giorni scorsi è morto un bambino di 4 anni.

I due sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il provvedimento è stato emesso dal giudice presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale procura. Per entrambi il gip, in sede di convalida del fermo, ha disposto la custodia cautelare in carcere.

L’attività investigativa che ha portato ai provvedimenti restrittivi è stata avviata a seguito dell’approdo a Reggio Calabria, lo scorso 13 luglio, della nave “Dattilo” della Guardia Costiera, con a bordo 810 migranti di origine centroafricana, una parte dei quali provenienti dal centro di accoglienza dell’isola di Lampedusa, e circa 300 tratti in salvo durante la navigazione.

Tra le persone soccorse, quando l’unità navale era salpata da Lampedusa, vi erano alcuni naufraghi nel tratto di mare tra l’isola e le coste della Tunisia. Nonostante la tempestività dell’intervento, secondo il racconto dei sopravvissuti, alcuni migranti rimanevano dispersi in mare ed un bambino di pochi anni, che viaggiava con la mamma, veniva ripescato dalle acque già deceduto.

Sempre secondo quanto raccontato dai migranti agli investigatori della Squadra Mobile, la piccola imbarcazione condotta dai due soggetti arrestati era partita l’11 luglio dalla città di Sfax (in Tunisia), e, dopo una giornata di navigazione, a causa del peggioramento delle condizioni meteo marine avevano chiesto soccorso ad un peschereccio, ma nel tentativo di trasbordare la loro imbarcazione si era ribaltata causando la morte del bambino e la scomparsa di altre 7 persone (3 adulti ed altri 4 bambini).

La Porsche sbanda, finisce in una scarpata e va in fiamme: un morto e un ferito grave

A bordo di una Porsche Coupe sono sbandati e finiti in una scarpata, con il mezzo che si è incendiato. Il bilancio è di un morto e un ferito grave.

Il grave incidente è avvenuto nel tardo pomeriggio sulla statale 106, nel territorio di Roccella Jonica, nel reggino.

Dopo il forte schianto (l’auto sbandando ha impattato contro un muretto e divelto metri di guardrail), un ventenne residente della Locride è stato sbalzato dal veicolo rimanendo gravemente ferito, l’altro – un 45enne di Locri -, è riuscito ad abbandonare il mezzo incendiato ma è crollato senza vita a pochi metri dalla Porsche, andata letteralmente distrutta. La persona ferita grave è stata trasferita in ospedale con l’elisoccorso.

Sul posto, oltre ai sanitari sono intervenuti i vigili del fuoco di Siderno e Monasterace e i carabinieri di Roccella.
La Variante della statale 106 nel tratto interessato dal tragico sinistro è rimasto chiuso al transito sino al termine delle operazioni di soccorso.

Incendio in un rimessaggio di barche, distrutti alcuni natanti

Un incendio si è sviluppato all’interno di un rimessaggio attualmente non in attività in prossimità della foce del fiume Corace, in zona attigua al lungomare nel quartiere marinaro di Catanzaro. Il rogo ha completamente distrutto 4 imbarcazioni ed un gommone.

Sul posto hanno operato Squadre dei vigili del fuoco del Comando di Catanzaro distaccamento di Sellia Marina e sede centrale, 15 operatori e cinque mezzi, che hanno circoscritto le fiamme evitando il propagarsi delle stesse ad ulteriori imbarcazioni e nelle zone circostanti, procedendo inoltre a operazioni di smassamento e bonifica.

Sul posto carabinieri per gli adempimenti di competenza. Accertamenti sono in corso circa l’origine del rogo. Non si esclude la probabilità che l’incendio abbia interessato inizialmente sterpaglie e vegetazione ed a causa del vento si sia propagato al rimessaggio di barche.

In moto seguono il navigatore che li conduce in un dirupo, in salvo 8 escursionisti

Il gruppo di escursionisti coi soccorritori (foto Vigili del Fuoco)

Otto escursionisti siciliani sono stati soccorsi e tratti in salvo dai Vigili del fuoco di Sellia Marina dopo che a bordo di 4 moto hanno seguito il navigatore satellitare che li ha condotti dritti in un sentiero impervio e pericoloso, sito nel parco Valli Cupe del comune di Sersale (Catanzaro).

Dopo essere rimasto bloccato il gruppo è riuscito a lanciare l’allarme. I vigili del fuoco hanno individuato e raggiunto gli escursionisti – 4 donne e quattro uomini -, con un mezzo 4×4, insieme al sindaco a bordo di un altro fuoristrada. I malcapitati provati dalle diverse ore trascorse sotto il sole cocente sono stati soccorsi, dissetati e tranquillizzati.

Le moto sono state alleggerite dalle pesanti borse laterali contenenti effetti personali che sono state trasferite a bordo del fuoristrada e con esse anche le 4 donne che sono state accompagnate nella piazza del paese.

I quattro motociclisti, non potendo percorrere la stessa strada in quanto ripida ed impervia, hanno proseguito attraverso alcuni sentieri accompagnati dai pompieri, sino a raggiungere il comune di Cropani. La disavventura a lieto fine si è conclusa nel tardo pomeriggio.

Condannato a 30 anni per un omicidio, è stato assolto dopo oltre due lustri

aula giustizia processo

A distanza di 11 anni dai fatti la Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria ha assolto Alfonso Brandimarte, di 46 anni, dall’accusa di essere stato uno dei responsabili dell’omicidio del ventiduenne Francesco Bagalà, avvenuto il 26 dicembre del 2012 a Gioia Tauro.

Il processo di secondo grado si è celebrato dopo che la Corte di Cassazione, nello scorso mese di Settembre, aveva annullato con rinvio la sentenza con la quale la stessa Corte d’Assise d’Appello di Reggio aveva condannato Brandimarte a 30 anni di reclusione, confermando la pronuncia dei giudici di primo grado.

Annullamento motivato dai giudici della Suprema corte con la necessità di verificare l’attendibilità di Francesco Ieranò, il collaboratore di giustizia che aveva chiamato in causa Alfonso Brandimarte per l’assassinio di Bagalà.

Nel nuovo processo d’appello, svoltosi stamattina, la Procura generale di Reggio Calabria aveva chiesto la conferma della condanna di Brandimarte a 30 anni.

Nelle loro arringhe i difensori di Brandimarte, gli avvocati Giuseppe Fonte e Giovanni Vecchio, hanno sostenuto l’inattendibilità del collaboratore di giustizia Ieranò richiamandosi alle numerose contraddizioni che hanno caratterizzato le sue dichiarazioni ed anche la sua deposizione in aula.

Per l’omicidio di Francesco Bagalà la stessa Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria aveva già assolto Giuseppe Brandimarte, di 52 anni, fratello di Alfonso, e Davide Gentile, di 34, ribaltando la condanna all’ergastolo disposta a loro carico in primo grado nel 2020. Sentenza poi confermata dalla Cassazione.

Era rimasta indefinita soltanto la posizione di Alfonso Brandimarte per la sua decisione di essere processato col rito abbreviato.

Secondo l’accusa, l’omicidio di Bagalà sarebbe stato da inquadrare in uno scontro tra alcune famiglie di Gioia Tauro legate alla criminalità organizzata. In particolare il delitto, a detta degli inquirenti, sarebbe stato motivato da una vendetta per il tentato omicidio di cui era rimasto vittima, nel 2011, lo stesso Giuseppe Brandimarte.

Si barrica in casa per 18 ore, poi parla coi Carabinieri e viene convinto ad aprire

auto cc Cirò Marina

Si è barricato in casa verosimilmente a seguito di pregressi dissidi familiari, non aprendo a nessuno, nemmeno ai carabinieri intervenuti per capire i motivi della sua azione e accertare le sue condizioni di salute.

Protagonista un uomo di 50 anni di Cirò Marina (Crotone). Il fatto è successo sabato in un’abitazione del centro abitato della località marittima. Dopo diciotto ore l’uomo ha parlato con i carabinieri del posto che lo hanno convinto ad aprire la porta.

La procedura di negoziazione, avviata tempestivamente nell’occasione dai militari dell’Arma della locale compagnia, ha richiesto l’impiego, per la prima volta nella provincia di Crotone, di un Comandante di Stazione del Capoluogo, appositamente specializzato, nonché l’intervento di un Incident Commander, al fine di intraprendere con le specifiche competenze un dialogo volto ad incontrare le volontà del soggetto interessato, limitandone in via del tutto eccezionale e residuale l’uso della forza, come ad esempio nelle occasioni di “sequestro di persona”.

La trattativa si è sviluppata ininterrottamente per oltre 18 ore, al termine delle quali il soggetto ha deliberatamente deciso d’incontrare i militari, che, anche per motivi di pubblica sicurezza, non hanno mai interrotto il presidio dei luoghi limitrofi alla sua abitazione mediante un articolato dispositivo di uomini e mezzi dell’Arma, coadiuvato dal personale del Distaccamento dei Vigili del Fuoco di Cirò Marina e della locale Polizia Municipale.
L’uomo è stato subito visitato dai sanitari del “118” e trasportato presso l’Ospedale “San Giovanni di Dio” di Crotone per ulteriori accertamenti.

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