11 Ottobre 2024

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False dichiarazioni per ottenere il Reddito, 41 denunce

Nei giorni scorsi i Carabinieri delle Stazioni di Borgia e Marcellinara hanno concluso un’indagine economica a largo raggio al termine della quale hanno deferito in stato di libertà, per il reato di false dichiarazioni atte ad ottenere il reddito di cittadinanza, ben 41 persone.
I Carabinieri hanno accertato che i cittadini avevano chiesto ed ottenuto, tramite l’INPS, la percezione del Reddito di Cittadinanza pur senza averne i requisiti o, pur non avendoli più, non comunicando le variazioni intervenute.

L’operazione, denominata “Improbus Civis”, ha visto i militari delle varie Stazioni controllare e verificare le posizioni di diversi percettori del RdC, controllando in special modo la veridicità delle dichiarazioni rese in sede di richiesta del beneficio.
Gli accertamenti effettuati hanno consentito di verificare che gli indagati hanno dichiarato informazioni non corrispondenti al vero nel tentativo di indurre in errore l’INPS e ottenere così un ingiusto profitto.

Le informazioni fornite non correttamente vanno dalla falsa attestazione sulla residenza (spesso rivelatasi, a seguito di accertamenti, fittizia, unicamente per risultare unico membro di un nucleo familiare e quindi abbassare il valore della dichiarazione ISEE, come un soggetto che ha dichiarato una residenza risultata cancellata 14 anni fa), all’omessa o falsa indicazione di ricevere, nello stesso periodo, altri redditi che, superata una certa soglia, non avrebbero consentito l’ottenimento della pubblica provvidenza. Tra le varie anomalie riscontrate anche chi ha percepito regolarmente un reddito da lavoro dipendente (anche per diverse decine di migliaia di euro annui) o, in diversi casi, chi ha omesso di comunicare precedenti penali ostativi (addirittura chi, pur ottenendo il beneficio, era dedito allo sfruttamento della prostituzione).

I 41 indagati sono stati pertanto denunciati per aver presentato all’INPS domande in cui hanno attestato falsamente di possedere i requisiti previsti, al fine di ottenere indebitamente il reddito di cittadinanza. Il danno complessivo all’erario smascherato dai Carabinieri è di oltre 415.000 euro.

Il regista Oliver Stone accusa i media occidentali di distorcere l’immagine di Putin

Il regista statunitense Oliver Stone ha accusato i media occidentali di distorcere l’immagine del presidente russo Vladimir Putin. Lo riporta l’agenzia Tass.

“Non è il mostro che è stato raffigurato dalla macchina della propaganda americana”, ha detto il regista durante un episodio del podcast “Stay Free” con l’attore britannico Russell Brand.

Stone ha sottolineato che durante le riprese di un’intervista con il leader russo, gli ha posto domande dirette e oneste senza percepire “alcuna belligeranza”. Il regista ha notato che durante la conversazione Putin ha continuato a riferirsi agli Stati Uniti come ai suoi “partner americani”.

Stone ha sottolineato che la Russia e la Cina, che ora sono considerate i principali nemici degli Stati Uniti, alcuni anni fa erano suoi alleati e potenziali amici, ma “abbiamo sprecato l’occasione”.

Oliver Stone è un regista, sceneggiatore e produttore che ha vinto tre Oscar, un Bafta e 5 Golden Globe. Nel settembre 2016 ha completato un documentario sul presidente russo intitolato “The Putin Interviews” basato su più di una dozzina di interviste con il capo di stato russo nel corso di due anni. Il documentario è stato presentato in anteprima in Russia e nel mondo il 12 giugno 2017.

Occhiuto: “I consorzi sono al collasso. O passa riforma o mi dimetto”

“O passa la riforma dei Consorzi di bonifica, all’ordine del giorno del Consiglio regionale di giovedì 3 agosto, oppure mi dimetto”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto in un dialogo, su Instagram, con un lavoratore forestale alle dipendenze di uno dei consorzi calabresi che si era rivolto a lui perché senza stipendio da mesi e alle prese con la spesa da fare per dare da mangiare ai propri figli e con il pagamento delle bollette.

“Il sistema dei Consorzi – afferma Occhiuto – è al collasso. Negli anni ci sono state in molti Consorzi gestioni clientelari e inefficienti. Oggi la Regione non potrebbe più neanche trasferire risorse per far pagare gli stipendi perché sarebbero pignorate. Per risolvere radicalmente questo problema (e per evitare licenziamenti o fallimenti) chiederò – aggiunge Occhiuto nel post – al consiglio regionale di approvare giovedì la riforma dei Consorzi. O passa oppure mi dimetterò, perché credo sia giusto continuare a fare il presidente se mi danno la possibilità di affrontare e di tentare di risolvere i problemi che si sono accumulati in anni di mala gestione”.

Giovedì in Consiglio regionale sul punto relativo alla riforma dei Consorzi di bonifica, che vede qualche posizione differenziata all’interno della maggioranza, verrà posta la “questione di fiducia”.

 

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Sorpresi a incendiare rifiuti, denunciati 3 dipendenti del Comune di Luzzi

I Carabinieri di Luzzi hanno denunciato in stato di libertà tre dipendenti del Comune, ritenuti responsabili di combustione illecita di rifiuti.

Nel corso di un preordinato servizio di perlustrazione, l’attenzione dei militari dell’Arma è stata attirata da una cortina di fumo che si sollevava da Contrada Gidora, in prossimità dello studio comunale “San Francesco”.

Giunti sul posto per accertare le cause del rogo e l’entità delle fiamme, i militari hanno sorpreso tre uomini – di età compresa tra i 61 e i 63 anni e identificati quali dipendenti del Comune di Luzzi – intenti a bruciare delle lattine di alluminio, diverse bottiglie di vetro e di plastica, alcuni rottami ferrosi, nonché delle sterpaglie di vario genere provenienti da un precedente lavoro di rimozione dal piazzale della citata struttura sportiva.

Naufraghi Cutro: “Sopra barcone un elicottero”. La Guardia costiera smentisce: “Falso”

“In merito alla notizia rilanciata questa mattina da alcune testate giornalistiche, riguardante la presunta presenza in volo il giorno 25 febbraio di un elicottero della Guardia Costiera italiana, in prossimità del barcone successivamente naufragato a Cutro la mattina del 26 febbraio, si smentisce – come risulta dagli ordini di volo delle basi aeree della Guardia Costiera – che ci fossero in volo elicotteri della Guardia Costiera italiana, così come invece riportato dalle testimonianze citate dagli stessi quotidiani nazionali”.

E’ quanto si legge in un comunicato della Guardia costiera in merito alle testimonianze di tre sopravvissuti al naufragio, riportate dai media, che un elicottero “bianco con la coda rossa” si trovava sul barcone poi naufragato a Steccato di Cutro.

“Sopra di noi diverse ore prima della strage passò un elicottero bianco e rosso”. Tre ex naufraghi – riporta l’Ansa – che si trovavano sul caiacco schiantatosi lo scorso 26 febbraio a ridosso della spiaggia di Steccato Cutro, sulla costa Jonica, rimettono sotto i riflettori la dolorosa vicenda della tragedia in mare che portò alla morte di almeno 94 persone di cui 35 bambini, scatenando interrogativi che non trovano risposte né conferme nel nuovo giallo che tira in ballo la Guardia costiera italiana, la quale smentisce fermamente le nuove tesi emerse dalle dichiarazioni di qualche testimone. Su questi aspetti potrebbero ora scattare degli accertamenti legati all’inchiesta della Procura di Crotone, che da mesi punta a verificare eventuali responsabilità sul mancato intervento di soccorso al barcone naufragato sulla costa jonica, nell’ambito della quale sono indagate sei persone, tra cui tre ufficiali della Guardia di Finanza. L’altra inchiesta riguarda invece quella sui quattro scafisti. Nel nuovo capitolo della vicenda, gli avvocati delle famiglie di 47 vittime e 16 sopravvissuti, dopo aver ascoltato i diretti testimoni della vicenda, intanto fanno nuovi annunci dopo un esame condotto da loro. Confrontando due elicotteri di diverso colore – dicono i legali – uno giallo come quello della Guardia di Finanza e uno bianco e rosso come quello della Guardia costiera, tre superstiti afghani non hanno dubbi e sostengono sia il secondo. Il raffronto è partito dopo che una delle tre testimonianze, rese anche attraverso dichiarazioni videoregistrate nel giugno scorso in due diversi campi di accoglienza nella Germania settentrionale, parlerebbe di un elicottero (“tutto bianco con una coda rossa e insegne rosse”) che alle 19 e poi alle 22 del 25 febbraio, quindi diverse ore prima dello schianto, avrebbe sorvolato l’imbarcazione per poi andare via. “Bisogna quindi spostare le lancette dell’orologio indietro per quanto riguarda la conoscenza della presenza dell’imbarcazione al largo delle coste calabre da parte delle autorità italiane, in particolare della Guardia costiera. Si tratterebbe di un elemento molto importante per valutare le responsabilità penali e civili. È evidente che quanto accaduto fosse evitabile e scongiurabile”, sostiene l’avvocato Marco Bona.

La Guardia costiera italiana, in maniera decisa e immediata, “smentisce, come risulta dagli ordini di volo delle basi aeree” del Corpo, che ci fossero in volo dei loro elicotteri su quella zona. Del resto finora secondo la versione ufficiale la prima informazione di emergenza sull’imbarcazione è arrivata dal pattugliamento dell’agenzia europea di Frontex solo alle 4.30 del mattino del 26 febbraio, quando poi si attivò la Guardia di Finanza e poco dopo si verificò il naufragio che fece decine di morti. È possibile che quei tre migranti in mare fossero riusciti a identificare di sera con esattezza il colore di un elicottero? Quelle testimonianze quindi sono soltanto il frutto di suggestione oppure potrebbe essersi trattato di un mezzo appartenente ad altri? Escludendo che potesse trattarsi delle autorità greche (l’elicottero ha la livrea azzurra), potrebbe essere possibile che fosse invece un velivolo di Frontex confuso con un elicottero? Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, il quale punta il dito contro “un’assurda campagna di fango e menzogne” e sottolinea: “insinuare che qualcuno non sia intervenuto di proposito, pur capendo il potenziale pericolo, è un insulto non solo alla Guardia Costiera ma all’Italia intera”.

Giovane donna muore al nono mese di gravidanza, la Procura apre un’inchiesta

Una donna di 31 anni di nazionalità nigeriana, al nono mese di gravidanza, è stata trovata morta nella sua abitazione a Rosarno, nel Reggino.

A trovare il corpo senza vita è stato il marito della donna, anch’egli di nazionalità nigeriana, al suo rientro a casa. L’uomo ha portato la moglie nell’ospedale di Polistena. I medici, però, hanno potuto soltanto constatare il decesso della donna e del feto.

Sulla morte della 31enne la Procura della Repubblica di Palmi ha avviato un’inchiesta, disponendo anche l’autopsia. Le indagini sono state delegate ai carabinieri. Secondo quanto si è appreso, l’esame esterno del cadavere non avrebbe rivelato comunque segni di violenza. (ansa)

Diversi mezzi di società rifiuti distrutti da incendio, non si esclude il dolo

Dieci automezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti solidi urbani sono stati distrutti a Siderno da un incendio di cui non si esclude l’origine dolosa.

I mezzi erano di proprietà della “Locride Ambiente”, la società che gestisce la raccolta dei rifiuti nella zona jonica della provincia di Reggio Calabria. Per spegnere le fiamme sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco supportate da quattro automezzi.

Sul posto non sono state trovate, al momento, tracce di liquido infiammabile, ma l’ipotesi che l’incendio sia di natura dolosa viene presa in considerazione dai carabinieri, che stanno svolgendo le indagini sotto le direttive della Procura della Repubblica di Locri.

Sull’episodio è intervenuta il sindaco di Siderno, Mariateresa Fragomeni. “Seguiamo con attenzione – ha detto – la vicenda dell’incendio occorso ai mezzi di Locride Ambiente. Precisiamo, comunque, che Siderno non subirà alcuna ripercussione per quanto è accaduto poiché i mezzi distrutti dall’incendio non svolgevano servizio nella nostra città.  Naturalmente attendiamo che le forze dell’ordine si esprimano sulla natura dell’incendio, Schierati come siamo a difesa della sicurezza e della legalità, continueremo a seguire l’evoluzione della vicenda”.

Truffa degli autovelox, sequestrati diversi dispositivi dalla Polstrada

Diversi dispositivi di autovelox sono stati sequestrati dalla Polstrada di Cosenza in quanto sospettati di essere non a norma di legge.

Il provvedimento è stato preso per accertare la legittimità di tali sistemi, di proprietà di società private che vengono date in noleggio a enti locali e per cui sono state rilevate delle difformità inerenti l’omologazione in base ad accertamenti svolti dalla Squadra di polizia giudiziaria della Sezione di Cosenza della Polstrada.

Gli agenti hanno provveduto a sequestrare un sistema denominato “Scout speed” installato a bordo di un’autovettura Fiat Punto di proprietà di una società privata noleggiata da questa ultima a vari comuni dell’hinterland cosentino che la utilizzano per il rilevamento dinamico del superamento dei limiti di velocità con modalità di contestazione differita, ossia l’ente poteva inviare la multa all’automobilista dopo che questi aveva commesso la presunta infrazione anche a distanza di settimane o mesi.

Inoltre, sono stati sequestrati misuratori di velocità denominati T-exspeed v.2.0 con postazioni fisse per il rilevamento della velocità, sia media che puntuale, dislocate lungo la statale 107 e la provinciale 234 del territorio della provincia di Cosenza.

“La sicurezza stradale – sottolinea la Polstrada in una nota – risulta l’obbiettivo principale dell’attività della Polizia stradale ma questo deve viaggiare di pari passo con la necessaria legittimità della strumentazione utilizzata”.
Il reato ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Cosenza nei confronti del legale rappresentante della società appaltatrice è truffa.

Vessava e minacciava l’ex fidanzata, ai domiciliari un 38enne

stalking

Agenti della Polizia di Stato hanno arrestato e posto ai domiciliari un uomo di 38 anni residente in un paese della provincia di Cosenza, in quanto considerato responsabile di presunti maltrattamenti e stalking nei confronti di una sua ex fidanzata.

Secondo quanto ricostruito, nei primi giorni del mese di luglio, una donna, ormai esasperata e terrorizzata dal suo ex, si è presentata presso gli Uffici della Squadra mobile della Questura di Cosenza, decisa a raccontare ai poliziotti il dramma che stava da tempo vivendo e subendo.

La donna, visibilmente intimorita e preoccupata, avrebbe raccontato agli operatori di Polizia di avere intrattenuto con l’indagato una relazione sentimentale definita complicata e travagliata, nata prima come clandestina poi trasformatasi in frequentazione assidua e stabile.

I fatti relativi ai maltrattamenti risalgono al mese di dicembre del 2018 per poi proseguire fino alla rottura dei rapporti, avvenuta nell’aprile del 2021; fatti caratterizzati da violenze fisiche e verbali, noncurante, l’indagato, neanche dello stato di gravidanza della compagna.

Una vita resa impossibile in cui la vittima è stata costretta a subire minacce, anche di morte, e privazioni di ogni sorta, come ad esempio frequentare amici, andare in palestra o vestirsi liberamente, il telefono era continuamente controllato così come lo erano i social frequentati dalla donna.

Neanche la fine della relazione aveva concesso una tregua alla donna, costretta a subire – recita una nota della Questura – le condotte vessatorie del suo ex. Diversi sono gli episodi, segnalati e documentati dalla vittima, delle continue aggressioni fisiche e verbali, delle numerosissime telefonate a qualsiasi ora del giorno e della notte o citofonate presso la propria abitazione, dei danneggiamenti alla propria autovettura, violenze spesso intervenute anche alla presenza di minori, figli della vittima.

Condotte perduranti che avrebbero provocato nella vittima un “grave stato d’ansia e di paura nonché un fondato timore per la propria incolumità, tanto da costringerla a cambiare abitudini di vita e a trasferirsi dalla madre”.

Si disperde sul Pollino, donna raggiunta e salvata dal Soccorso alpino

Personale del Soccorso Alpino e Speleologico Calabria ha raggiunto e tratto in salvo la scorsa a notte una escursionista originaria di Napoli ma residente ad Altomonte, dispersa nel Vallone delle Monache, nei pressi del rifugio di Piano di Lanzo, comune di San Donato di Ninea (Parco Nazionale del Pollino), a 1.030 metri di altitudine.

La donna, insieme ad un altro escursionista, si trovavano in quell’area con l’intenzione di voler raggiungere la cresta del monte La Calvia. Durante il percorso, i due si sono distanziati fino al punto che, il compagno di escursione ha deciso di fermarsi, lei di proseguire da sola.

Al rientro, sbagliando sentiero, si è ritrovata all’interno di un canalone non riuscendo più ad orientarsi. L’altro escursionista, ritornato nel frattempo al rifugio di Piano di Lanzo, è stato contattato telefonicamente dalla donna che gli ha spiegato l’accaduto. Ad allertare, direttamente, il Soccorso Alpino e Speleologico Calabria sono stati i gestori del rifugio.

L’attivazione dell’ Sms locator, sistema di geolocalizzazione in uso al Soccorso Alpino che permette l’individuazione del disperso con la sola risposta ad un speciale messaggio che giunge direttamente sul cellulare della persona coinvolta, non ha avuto un esito positivo ma, grazie alla presenza di rete dati e copertura telefonica del cellulare della donna si è riusciti, comunque, ad ottenere le coordinate geografiche del punto in cui si trovava.

Tecnici della Stazione Alpina Pollino del CNSAS Calabria, prontamente partiti, si sono recati sul luogo raggiungendo la donna infreddolita e priva di forze che presentava diverse escoriazioni e contusioni ma, in generale, in buone condizioni di salute. La squadra di soccorso ha provveduto a rassicurarla ed idratarla adeguatamente, garantendo, nel frattempo, la sua sicurezza.

Il recupero è risultato particolarmente impegnativo per la conformazione fortemente impervia della zona – salti di roccia, dislivelli e terreno molto ripido.
La donna è stata riportata al rifugio di Piano di Lanzo dove, ad attenderla, c’era il suo compagno di escursione e i medici del 118 per le cure del caso. Presenti sul posto anche i Carabinieri Forestali della Stazione di San Donato di Ninea.

Occupazione abusiva della spiaggia, sequestrato stabilimento balneare

Una struttura balneare che occupa una superficie totale di circa 5.000 metri quadrati è stata sequestrata nell’Alto Ionio Cosentino dal Nucleo operativo di polizia ambientale della Guardia costiera – Capitaneria di porto di Corigliano, su disposizione della Procura di Castrovillari che ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza.

L’area comprende, oltre una porzione di spiaggia adibita a posa di attrezzature balneari, anche opere adibite a ristorante ed annessi servizi sul litorale di un comune dell’alto Ionio cosentino.

I militari hanno accertato la violazione di difformità strutturali ai sensi del Codice della navigazione per assenza, in capo al trasgressore, di un valido titolo di occupazione del suolo demaniale.

All’operazione hanno partecipato una squadra dell’Arma dei Carabinieri e una della Polizia sotto il coordinamento, per gli aspetti di ordine pubblico, della Questura di Cosenza.

Vertice Russia-Africa, Putin spiazza l’Occidente e rafforza l’asse dei BRICS

E’ iniziato a San Pietroburgo l’atteso vertice Russia-Africa. Al centro dei colloqui con i leader africani una maggiore e più incisiva cooperazione tra la Federazione russa e il continente nero, che entra così a pieno titolo nell’alleanza dei BRICS sganciandosi dal colonialismo occidentale.

“La Russia sta facendo tutto il possibile per evitare una crisi alimentare globale”, ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin ai capi di stato e ai delegati dei paesi africani presenti al vertice Russia-Africa di San Pietroburgo. Un’evento di due giorni durante il quale Putin cercherà di rafforzare i legami di Mosca con i governi del continente, in cui l’influenza russa è già piuttosto presente.

Putin ha incolpato l’Occidente per il fallimento dell’accordo sui cereali del mar Nero, vitale per la sicurezza alimentare di molte nazioni africane. Il patto consentiva all’Ucraina di esportare grano senza temere attacchi. E’ rimasto in vigore per un anno, fino a quando la Russia si è ritirata denunciando il mancato rispetto dei patti da parte dell’Occidente.

“La Russia ha accettato di prendere parte a questo cosiddetto accordo, considerando anche gli obblighi in esso contenuti che prevedevano la rimozione degli ostacoli alla fornitura dei nostri cereali e fertilizzanti ai mercati mondiali. E voglio dirvi che questa è assistenza ai Paesi più poveri. In realtà, queste promesse non sono state rispettate”. ha dichiarato Putin.

Il grano in regalo
Putin nei giorni scorsi si è offerto di fornire grano gratis ai Paesi africani più vulnerabili. La Russia intende inviare fino a 50mila tonnellate di grano a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Eritrea e Repubblica Centrafricana nei prossimi tre o quattro mesi. L’accordo del grano ucraino è stato sospeso da Mosca perché i cereali esportati arrivavano in larga parte ai paesi occidentali mentre ai paesi africani in grave difficoltà alimentare arrivavano le briciole. La mossa di Putin è stata giustificata per impedire “una crisi alimentare globale”.

Senza fare riferimento diretto alla promessa del presidente russo, il Segretario Generale delle Nazioni unite Antonio Guterres, citato dalle agenzie, ha preso di mira giovedì le donazioni di grano ai Paesi in via di sviluppo, affermando che non possono compensare l’impatto globale del taglio delle esportazioni di grano ucraino da parte di Mosca.

Il capo dell’Onu ha dichiarato che le Nazioni Unite sono in contatto con la Turchia, l’Ucraina, la Russia e altri Paesi per cercare di ristabilire l’accordo che ha visto l’Ucraina esportare oltre 32mila tonnellate di grano, consentendo ai prezzi alimentari globali di scendere in modo significativo.

Guterres ha dichiarato che l’eliminazione di milioni di tonnellate di grano ucraino dal mercato globale porterà a un aumento dei prezzi, che “sarà pagato da tutti, ovunque, e in particolare dai Paesi in via di sviluppo e dalle persone vulnerabili nei Paesi a medio reddito e anche in quelli sviluppati”. E ha aggiunto: “Quindi, non è con una manciata di donazioni ad alcuni Paesi che correggeremo questo impatto drammatico che colpisce tutti, ovunque”, ha detto Guterres.

Un blocco strategico
La promessa di esportazioni di prodotti alimentari russi in Africa è fondamentale per l’obiettivo dichiarato di Putin di utilizzare il vertice di San Pietroburgo per rafforzare i legami con un continente di 1,3 miliardi di persone che si sta affermando sempre più sulla scena globale.

Le 54 nazioni africane costituiscono il più grande blocco di voto alle Nazioni Unite. Un blocco che fa ora “paura” a quello Usa, GB e Unione europea.

Scontro moto-auto, muore un centauro di 27 anni

Incidente mortale, oggi pomeriggio, nel centro abitato di Corigliano Scalo. A perdere la vita un motociclista ventisettenne, Carlo Laudone.

Due i mezzi coinvolti, la moto su cui era in sella il ventisettenne e una Ford Fiesta, alla cui guida c’era una donna. L’incidente, le cui cause sono in corso d’accertamento da parte delle forze dell’ordine intervenute sul posto, è avvenuto su via Fontanelle. L’impatto tra i due mezzi è stato violento.

Le condizioni del motociclista sono apparse immediatamente gravi ai primi soccorritori. I sanitari del 118, arrivati sul luogo dell’incidente, hanno richiesto l’intervento dell’ eliambulanza per un trasferimento nell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza ma l’intervento è stato vano. L’uomo è morto prima che il velivolo potesse decollare. Per la donna solo alcune contusioni.

Precipita dal balcone mentre fa lavori edìli, muore un quarantenne

archivio

Un uomo di oltre 40 anni è morto, in circostanze poco chiare, pare dopo essere caduto dal secondo piano di un edificio dove stava effettuando lavori edili. E’ successo ieri pomeriggio in una proprietà privata a Strongoli, in provincia di Crotone.

Sull’episodio indagano i carabinieri della locale Stazione e della Compagnia di Cirò Marina, intervenuti sul posto dopo essere stati allertati. Insieme al personale dell’Arma sono giunti il 118, il medico legale che ha constatato il decesso dell’uomo nonché personale del “Servizio prevenzione igiene sicurezza ambienti di lavoro” di Crotone per le verifiche di competenza.

I militari, coordinati dalla Procura pitagorica, hanno già sentito alcune persone informate sui fatti. Le indagini proseguono per ricostruire la dinamica del tragico evento. Non si esclude che l’uomo sia caduto in seguito ad un malore.

Operaio 48enne cade da impalcatura e muore

Un operaio di 48 anni, Mauro Panza, è morto stamani dopo una caduta da un’altezza di 9 metri. È successo a Bisignano, in provincia di Cosenza, all’esterno di un capannone industriale dove l’uomo era su una impalcatura e stava rimuovendo dei pannelli.

L’operaio, originario di San Pietro in Guarano, è deceduto sul colpo. Inutili i soccorsi dei sanitari del 118. Oltre ai medici sul posto sono intervenuti i carabinieri per gli accertamenti del caso.

La salma è stata restituita ai familiari e l’area sottoposta a sequestro per ulteriori approfondimenti.

Aveva diverse pistole e centinaia di munizioni, arrestato un pensionato

I carabinieri di Crotone, supportati da quelli dello Squadrone Cacciatori “Calabria” di Vibo Valentia e da un’unità cinofila per la ricerca di materie esplodenti, hanno arrestato e posto ai domiciliari, a Isola capo Rizzuto, un 76enne, pensionato incensurato, per detenzione illegale di armi clandestine e di munizioni.

Nel corso di una perquisizione nella sua abitazione e nel suo fondo agricolo, i militari hanno trovato cinque pistole, di cui una con la matricola abrasa e una cosiddetta “penna pistola”, due coltelli o baionette e più di 400 quattrocento munizioni di vario calibro, delle quali alcune modificate artigianalmente per aumentarne il potenziale offensivo, e alcune parti di arma.

Scoperti e sequestrati migliaia di reperti archeologici provenienti da scavi clandestini

Nei giorni scorsi i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, nell’ambito delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere hanno sottoposto a sequestro migliaia di reperti archeologici provenienti, prevalentemente, da scavi clandestini effettuati nel territorio della Provincia di Caserta; reperti che avrebbero generato un giro di affari -che allo stato si stima- complessivamente pari a circa 3 milioni di euro nel “mercato” dei beni archeologici.

Nel corso delle 22 perquisizioni eseguite su disposizione della Procura (tra la Campania, la Basilicata e la Puglia), i Carabinieri hanno rinvenuto, fra l’altro, 95 vasi antichi giudicati di inestimabile valore; 20 reperti archeologici in marmo e 300 reperti di varia natura (vetri, bronzi, eccetera), tutti di provenienza archeologica e di interesse culturale, indebitamente sottratti al patrimonio dello Stato, mediante abusivi scavi archeologici effettuati, prevalentemente, nell’area dell’alto casertano e in particolare nella zona anticamente denominata Cales.
I beni archeologici sequestrati risalirebbero ad un arco temporale ricompreso tra l’VIII sec. a.C. e il II sec. d.C.

Rilevante è il quantitativo di monete archeologiche rivenute (oltre 1700), databili tra il VI sec. a.C. e l’VIII sec. d.C. (fra le quali alcune in oro e argento), ciascuna delle quali avrebbe potuto raggiungere, sul mercato illecito dei reperti archeologici, un valore che si aggira attorno ai 70-80 mila euro. Rinvenuti e sottoposti a sequestro anche numerosi strumenti da scavo e 15 metal detector utilizzati, verosimilmente, per la ricerca di monete e metalli antichi.

All’esito delle perquisizioni, numerose persone sono state denunciate per i reati di ricettazione e furto di beni culturali.
Nel medesimo contesto investigativo, nei mesi scorsi, sono stati tratti in arresto due soggetti sorpresi ad effettuare scavi all’interno di una necropoli, mentre un terzo soggetto è stato tratto in arresto in flagranza, al confine con la Svizzera, per il reato di esportazione illecita di beni culturali, essendo stato trovato in possesso di un ingente quantitativo di monete archeologiche destinato ad essere immesso sul mercato tramite canali di ricettazione estera, avvalendosi, in qualche caso di una nota casa d’asta. Si trattò, in quella circostanza, del primo arresto in flagranza eseguito sul territorio nazionale per il reato di cui all’art. 518-undecies c.p., norma incriminatrice introdotta nel mese di marzo del 2022.

Sempre nell’ambito delle medesime indagini coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, nel settembre del 2022, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli traevano in arresto, per il reato di ricettazione di beni culturali, il Soprintendente per le Province di Caserta e Benevento; allo stato, il medesimo sovrintendente è stato rinviato a giudizio ed il relativo processo si sta celebrando, in stato libertà, davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Le perquisizioni, eseguite presso gli immobili nella disponibilità di quest’ultimo e presso gli uffici della Soprintendenza, consentivano di recuperare oltre 700 reperti archeologici (provento di scavi clandestini); oltre 300 beni bibliografici e archivistici (provento di furti commessi ai danni di enti pubblici e religiosi); alcuni dipinti (provento di furti); nonché oltre 50 beni di interesse artistico in avorio; il tutto per un valore complessivo stimato attorno ai due milioni di euro.

Piazzavano ombrelloni e sdraio per riservarsi la spiaggia libera, sequestrati

I militari della Guardia costiera di Soverato hanno sgomberato da un copioso quantitativo di attrezzature balneari lasciate incustodite, la spiaggia libera dei comuni di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio ed Isca sullo Ionio, in provincia di Catanzaro.

In particolare, 784 oggetti tra lettini, ombrelloni, sdraio e simili sono stati rimossi e sottoposti a sequestro, restituendo alla fruizione una ampia porzione di litorale che sino al momento dell’operazione, risultava indebitamente occupato.

“La cattiva abitudine di posizionare in maniera permanente le attrezzature da spiaggia allo scopo di riservarsi preventivamente “il posto” per i giorni seguenti – rileva la Guardia costiera – oltre che costituire violazione alle ordinanze balneari dei singoli comuni ed alle disposizioni del codice della navigazione, suscita particolare disagio ed indignazione alle persone che, rispettose delle regole, giungendo all’arenile destinato a spiaggia libera lo trovano invaso da attrezzature da spiaggia posizionate con il mero intento di riservare un posto che spesso rimane inutilizzato e sottrae indebitamente tratti di spiaggia alla libera fruizione”.

Le attrezzature sequestrate sono state affidate in custodia giudiziale alle amministrazioni nella cui giurisdizione ricadono le aree di demanio marittimo interessate.

Droga: smantellata piazza di spaccio a Cosenza e hinterland, 7 arresti

E’ di sette persone arrestate il bilancio di una operazione antidroga a Cosenza e hinterland da parte dei carabinieri del comando provinciale che hanno smantellato una fiorente piazza di spaccio.

L’operazione, in codice Campus, autorizzata dal gip presso il tribunale bruzio, è stata coordinata dalla Procura di Cosenza e condotta dai militari della compagnia di Rogliano. Gli arresti, 3 in carcere e quattro ai domiciliari, sono stati operati nei Comuni di Cosenza, Rogliano, Scigliano e Rende. Gli indagati dovranno rispondere a vario titolo di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti aggravata e continuata, furto aggravato nonché estorsione.

L’inchiesta è scaturita da un controllo effettuato, sul finire del mese di marzo 2021, nei confronti di 3 giovani residenti nei Comuni di Scigliano e Pedivigliano, i quali, fermati nei pressi dello svincolo autostradale Altilia/Grimaldi, venivano trovati in possesso di circa 20 grammi di marijuana. I tre riferivano di averla acquistata nella città di Cosenza (zona Autolinee – Via Popilia) da un soggetto non meglio identificato.

Il rinvenimento dello stupefacente, l’esitazione manifestata dai giovani durante il controllo nonché la mancanza di un lavoro stabile, ha dato input di avviare un’attività investigativa dimostratasi proficua poiché evidenziava uno scenario criminoso, ampio ed articolato, esteso, in particolar modo, nella zona Arcavacata – Campus Universitario di Rende.
In concreto, l’attività investigativa, oltre che nel rinvenimento della droga, ha trovato conforto nell’attività tecnica la quale, attraverso un’unica chiave di lettura, ha consentito di individuare le presunte responsabilità penali degli indagati, in numerosi momenti coinvolti in illecite cessioni di droghe del tipo marijuana, hashish, cocaina ed eroina, come contestualmente confermato dagli assuntori.

L’attività d’indagine, evolvendosi, si è arricchita di importanti elementi probatori – secondo l’accusa – attraverso i quali si è identificata la totalità dei soggetti coinvolti alcuni dei quali erano già gravati da precedenti penali specifici permettendo di fissare le singole presunte responsabilità penali nonché il ruolo e le fattispecie realizzate. Inizialmente, è stato osservato come uno degli indagati, attraverso il proprio telefono cellulare, avesse dato origine ad una vera e propria attività di scambio ed intermediazione, servendosi dei più diffusi sistemi di comunicazione, per concordare appuntamenti e incontri per il pagamento e ritiro delle sostanze vietate. In seguito, al reiterarsi di questa pratica, l’attenzione si è focalizzata su questi scambi, tanto da incrementare esponenzialmente i tradizionali servizi di osservazione statica e dinamica.

Con il proseguire delle indagini si è arrivati ad individuare un evidente e manifesto rapporto di collaborazione tra gli indagati, di conseguenza, l’attività investigativa ha fatto emergere una fitta “rete” di distribuzione di varie sostanze stupefacenti grazie alla quale gli indagati, confidando sulla costante disponibilità di droghe leggere e pesanti, hanno effettuato quotidianamente innumerevoli cessioni nei confronti di una pluralità di consumatori soprattutto sul territorio di Cosenza, Rende e dintorni.

L’offerta di stupefacente era diuturna: sostanze quali hashish e marijuana erano costantemente disponibili, a qualsiasi ora del giorno e, finanche su ordinazione. Ampi erano i margini di guadagno per gli spacciatori: dai 5 euro per una semplice “storia”, cioè una singola consumazione individuale, a somme più cospicue in caso di cocaina o quantitativi più consistenti.

L’attività, condotta dai Militari della Compagnia di Rogliano, ha portato all’identificazione di innumerevoli assuntori e consentito di cristallizzare ben 185 episodi di spaccio. Questo ha consentito, non solo di redigere una chiara mappatura di una fitta rete di spacciatori cosentini ma anche di individuare ed aggredirne il canale di approvvigionamento. La concretezza dell’indagine, supportata e documentata da riscontri oggettivi, hanno consentito alla Procura della Repubblica di Cosenza la richiesta e l’ottenimento di 7 misure cautelari personali.

Contestualmente alle misure cautelari personali, i Carabinieri hanno eseguito anche 3 decreti di perquisizione domiciliare, emessi dalla Procura, nei confronti di altri soggetti anch’essi indagati in stato di libertà per detenzione e spaccio di droga in concorso, furto aggravato ed estorsione.

Colpo di Stato in Niger, deposto il presidente filo-Usa Bazoum. Potere ai militari

Colpo di Stato in Niger. I militari hanno deposto il presidente Mohamed Bazoum e hanno preso il potere.

Bazoum è un fedelissimo del blocco atlantico a guida Usa. Il golpe, condannato da tutto l’occidente, potrebbe suscitare reazioni, in particolare da parte della Francia che nel paese africano ha molti interessi essendo una sua colonia. Il colpo di stato militare in Niger coincide con l’apertura del vertice Russia-Africa di San Pietroburgo.

In Niger sono state sospese “tutte le istituzioni”, chiusi i confini e coprifuoco dalle 22 alle 5. L’annuncio è arrivato nella notte dal colonnello Amadou Abdramane dopo la situazione confusa di ieri a Niamey. “Le nostre forze di difesa e sicurezza – ha detto, affiancato da nove uomini in divisa, leggendo una dichiarazione sulla tv Rtn – hanno deciso di porre fine al regime che conoscete”. “Tutte le istituzioni” sono sospese, ha affermato.

Secondo Radio France Internationale, tra i dieci uomini in divisa presenti nelle immagini si riconoscono due generali, il capo delle forze speciali (Cos), generale Barmou Batoure, e il vice capo di Stato Maggiore dell’esercito, generale Toumba. Presenti rappresentanti di altri reparti dell’esercito nigerino. Grande assente, sottolinea Rfi, il generale Abdourahmane Tchiani, capo della guardia presidenziale.

Abdramane ha detto di parlare a nome del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp). Inizialmente non era chiaro, evidenzia l’agenzia Dpa, se stesse parlando a nome di tutto l’esercito dopo che ieri mattina la guardia presidenziale ha bloccato il presidente Mohamed Bazoum, eletto democraticamente e in carica dal 2021, nella sua residenza di Niamey.

STATO MAGGIORE CON I GOLPISTI: “PER EVITARE BAGNO DI SANGUE”
Lo Stato Maggiore delle Forze Armate del Niger afferma di “sottoscrivere la dichiarazione delle forze di difesa e di sicurezza” che nella notte hanno annunciato di “aver deciso di porre fine” al “regime” del presidente Bazoum. Lo riferisce Radio France Internationale che dà notizia di un comunicato in cui il comando militare delle Forze Armate nigerine afferma di aver preso la decisione per “preservare l’integrità fisica del presidente della Repubblica e della sua famiglia, per evitare uno scontro mortale tra forze diverse” che “potrebbe provocare un bagno di sangue”.

A Niamey prevarrebbe la “calma”, riferisce Radio France Internationale. Nella capitale nigerina le strade si sono svuotate dopo la dichiarazione dei militari. Secondo Rfi, non ci sarebbero da segnalare movimenti particolari nelle caserme e la popolazione attende di vedere le evoluzioni.

Il generale Abdourahmane Tchiani, capo della guardia presidenziale nigerina, si è autoproclamato “capo del governo di transizione” del Niger. Tchiani ha parlato su Télé Sahel in qualità di “presidente del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria”, il Cnsp annunciato nella notte tra il 26 e il 27 luglio per “porre fine” al “regime” del presidente Mohamed Bazoum democraticamente eletto.

Intanto, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato fermamente il colpo di stato in Niger e ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato del presidente Mohamed Bazoum.

I membri del Consiglio di sicurezza hanno condannato fermamente il 26 luglio 2023 i tentativi di cambiare incostituzionalmente il governo legittimo della Repubblica del Niger, afferma la dichiarazione congiunta, adottata dopo la riunione di venerdì. I membri del Consiglio di sicurezza hanno chiesto il rilascio immediato e incondizionato del presidente Bazoum e hanno sottolineato la necessità di garantire la sicurezza della sua famiglia e dei membri del suo gabinetto.

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