11 Ottobre 2024

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Cambio nella Guardia di finanza di Castrovillari. Al timone una giovane donna

Il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, colonnello Giuseppe Dell’Anna, ha dato il benvenuto al capitano Arianna Buffone, appena assegnata alla Compagnia di Castrovillari, dove assumerà l’incarico di Comandante di Compagnia. Sostituisce il maggiore Giuseppe Savoia, destinato alla sede di Taranto con l’incarico di comandante del Gruppo della Guardia di Finanza.

Il Capitano Buffone, 27 anni, originaria della provincia de L’Aquila, è laureata in Giurisprudenza e, dopo aver frequentato il quinquennio di formazione presso l’Accademia del Corpo, ha ricoperto l’incarico di Comandante della Sezione Operativa della Compagnia di Cesena ed, in seguito, presso la Scuola Ispettori e Sovrintendenti de L’Aquila, dove si è occupata dell’addestramento dei futuri Ispettori del Corpo.

Accogliendola, il Comandante Provinciale di Cosenza ha rivolto all’Ufficiale neo-assegnato il proprio cordiale augurio di buon lavoro, certo che potrà prestare servizio alla sede di Castrovillari proseguendo con impegno ed entusiasmo nelle delicate funzioni che andrà ad assolvere.

Al contempo, il colonnello Giuseppe Dell’Anna ha ringraziato il maggiore Giuseppe Savoia per il servizio prestato e la collaborazione fornita e, ricordando il proficuo lavoro svolto nei tre anni a Castrovillari, ha tratto i migliori auspici per il nuovo incarico che andrà a ricoprire.

Rinvenute piantagioni di marijuana sulla costa tirrenica cosentina, un arresto

I Carabinieri della Compagnia di Paola stanno continuando i serrati controlli per reprimere i reati inerenti alla produzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti sulla costa tirrenica cosentina.

I militari della Stazione di Amantea hanno rinvenuto una coltivazione direttamente nel centro urbano del comune nepetino, sorprendendo un uomo a concimare le piante.

I 540 arbusti di canapa erano contenuti in vasi di plastica e cemento nel cortile interno dell’abitazione. Nella casa i Carabinieri hanno trovato alcuni ramoscelli già in fase di essiccazione e buste di cellophane contenenti modiche quantità di sostanza. Il tutto è stato sottoposto a sequestro per le successive analisi.

Le attività sono coordinate dal Procuratore facente funzione dalla Procura della Repubblica di Paola Ernesto Sassano che ha disposto la traduzione dell’arrestato presso la casa circondariale di Paola.

Il rinvenimento della piantagione ad Amantea segue quelle distrutte nei giorni scorsi nelle impervie aree montane di Cetraro e San Lucido, dove i militari, supportati dallo Squadrone eliportato cacciatori di Calabria hanno rinvenuto due coltivazioni di canapa.

Le piantagioni, composte complessivamente da oltre 2.300 arbusti alti fino a 3 metri, avrebbero potuto produrre decine di kili di marijuana.

La distruzione è avvenuta sotto la supervisione dei Vigili del Fuoco per evitare il pericolo di incendi boschivi. Sono in corso accertamenti a tutto tondo volti all’individuazione degli autori.

Ucraina, colloquio tra Erdogan e Putin. Si tratta sul grano. Presto un incontro in Turchia

I presidenti di Turchia e Russia Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin hanno tenuto una conversazione telefonica mercoledì, secondo quanto riportato dal Daily Sabah. Durante i colloqui, hanno concordato di preparare un incontro tra loro in Turchia, e hanno anche discusso del conflitto in Ucraina e dell’accordo sul grano.

Sebbene non sia stata nominata una possibile data per il viaggio di Putin in Turchia, un alto funzionario turco, citato da RT, che ha voluto rimanere anonimo, ha detto che Mosca e Ankara erano in trattative per una visita alla fine di agosto. In precedenza, lo stesso Erdogan aveva notato che il viaggio potrebbe aver luogo già ad agosto.

Durante i negoziati trascorsi, Erdogan ha affermato che “non dovrebbero essere presi provvedimenti che porteranno ad un aumento della tensione nella guerra russo-ucraina”. Allo stesso tempo, il leader turco ha definito l’accordo sul grano un “ponte per la pace”, osservando che Ankara proseguirà negli “sforzi” per ripristinarlo.

Secondo quanto riporta il Daily Sabah, la Turchia si sta posizionando come mediatore nel conflitto, ed Erdogan è stato una figura chiave nel processo di conclusione di un accordo sul grano, che ha consentito l’esportazione sicura di grano attraverso i porti del Mar Nero. Tuttavia, a luglio, Mosca ha annunciato che la Russia si stava ritirando dall’accordo sul grano.

Allo stesso tempo, Mosca ha più volte affermato di essere pronta a tornare “immediatamente” all’attuazione del patto dei cereali, non appena sarà attuata la parte degli accordi del Mar Nero concordata e relativa alla Russia. A luglio, Erdogan ha espresso la speranza che la visita programmata di Putin porti al ripristino dell’accordo e ha invitato i paesi occidentali a tenere conto delle richieste della Russia.

Erdogan nel colloquio con Putin ha osservato che abbandonare l’iniziativa “non gioverà a nessuno e che in questo caso i paesi più poveri ne soffriranno di più”. Secondo il leader turco, i prezzi dei cereali, scesi del 23% durante il periodo dell’accordo, sono aumentati del 15% nelle ultime due settimane. A sua volta, Putin ha detto a Erdogan che Mosca è pronta a tornare all’attuazione dell’accordo non appena l’Occidente adempirà ai propri obblighi di esportare grano russo (e di far giungere i cereali in Africa, ndr).

“Putin ha ripetuto cento volte che la Federazione Russa è pronta a tornare non solo ai negoziati, ma anche a un accordo. Ma l’accordo deve essere attuato nella parte che riguarda la Federazione Russa”, ha commentato Dmitry Peskov, portavoce del presidente della Russia, sulla possibilità di tornare all’accordo sul grano.

Peskov ricorda che l’Occidente ha imposto sanzioni contro la Russia senza tener conto dei bisogni alimentari della comunità mondiale. Quindi, mentre le esportazioni russe di grano e fertilizzanti non sono soggette a sanzioni occidentali, il Cremlino chiama restrizioni sui pagamenti, logistica e barriere assicurative alla fornitura.

Mercoledì Putin ha chiesto a Erdogan di aiutare la Russia a esportare grano nei paesi africani vulnerabili alla scarsità alimentare. “Durante la conversazione telefonica, i due leader hanno espresso la disponibilità a cooperare con la Turchia e altri Stati interessati su questo tema”, ha affermato il Cremlino in un comunicato dopo la colloquio telefonico.

Il 3 agosto a Palmi la presentazione del libro di Giuseppe Scopelliti, “Io sono libero”

“Io sono libero”. È il nome del libro scritto da Giuseppe Scopelliti che verrà presentato domani sera, giovedì 3 agosto, alle ore 20.30 nella suggestiva cornice della Villa Comunale di Palmi. I riflettori si accenderanno sulla figura dell’ex sindaco di Reggio Calabria, nonché ex Governatore della Regione Calabria, che ritorna in provincia per presentare la sua opera letteraria dopo averlo fatto conoscere a mezza Italia in un tour che ha riscosso molto successo.

“Il motivo di questi riconoscimenti – come sottolinea il moderatore della serata, l’avvocato Domenico Naccari, Presidente della Fondazione “Calabria, Roma, Europa” – risiede nel fatto che “questa onesta testimonianza è un duro pugno nello stomaco poiché narra con assoluta lucidità di un politico apprezzato dai più con uno spiccato senso di lealtà e di appartenenza al proprio territorio”.

In questo libro-intervista Scopelliti scrive mentre ancora non aveva del tutto finito di scontare la condanna per un reato relativo ad alcune vicende accadute quando era sindaco di Reggio Calabria. Un processo che, secondo lui ed i suoi sostenitori, non avrebbe dovuto portare al carcere.

“Rilevante è come egli, in carcere, si sia relazionato in maniera positiva con i detenuti e con la polizia penitenziaria, con un occhio implacabilmente osservatore – aggiunge Naccari – “Il dramma vissuto dall’autore, privato della cosa più importante che ci sia al mondo, non gli ha impedito di lanciare un chiaro messaggio sulla natura e sulla vera essenza della libertà, perché essa è una condizione, uno stato d’animo che prescinde dal contesto in cui si vive” .

L’evento è presentato dall’architetto Antonio Ruoppolo e vede gli interventi dell’autore, del giornalista e scrittore Mimmo Gangemi, dell’avvocato Francesco Cardone, presidente del consiglio comunale di Palmi, e dell’avvocato Giuseppe saletta, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Palmi.

Tentano rapina alle Poste ma direttrice blocca le porte e li mette in fuga. Indagini

Tentata rapina ai danni dell’ufficio postale di Sangineto, nel Tirreno cosentino. Due malviventi, giunti in mattinata a bordo di un motorino davanti all’edificio che ospita lo sportello, hanno tentato di entrare nell’ufficio ma la direttrice, intuendo probabilmente le loro intenzioni, è riuscita in tempo a bloccare le porte.

Ai malviventi non è rimasto altro da fare che allontanarsi in fretta prima dell’arrivo delle forze dell’ordine allertate dal personale dell’ufficio postale. Sull’episodio indagano i carabinieri della compagnia di Scalea.

Sbarco di migranti a Crotone, in carcere due scafisti

Si è conclusa con il fermo di due scafisti originari del Kirghizistan, l’attività investigativa svolta dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Crotone, costantemente impegnata nell’azione di contrasto del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina relativo agli eventi migratori che si registrano sovente in questa provincia.

Si tratta dello sbarco del 31 luglio scorso relativo a 39 migranti di diverse nazionalità, giunti nel porto della Citta di Crotone dopo essere stati soccorsi, nella notte, da una motovedetta della Capitaneria di Porto di Crotone.

Sin dal primo momento, l’attenzione degli investigatori si è concentrata sugli unici 2 soggetti kirghizi che erano a bordo dell’imbarcazione e che avevano con sé i passaporti e alcune somme di denaro.

Decisive sono state poi le testimonianze raccolte dagli altri stranieri, i quali hanno ricostruito tutte le fasi del viaggio, sin dalla loro partenza dalle coste turche sino all’arrivo sulle coste crotonesi avvenuto nella mattinata del 31 luglio scorso ed anche l’analisi degli apparecchi cellulari in uso ai soggetti, dai quali sono stati ricavati importanti elementi investigati a carico dei due sospettati.

Al termine delle indagini, che hanno consentito di acquisire a carico dei due stranieri elementi determinanti ed atteso il concreto pericolo di fuga, gli stessi sono stati posti in stato di fermo di polizia giudiziaria per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed associati, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, presso la locale casa circondariale.

Trasportava nell’autocarro quasi 6 kg di cocaina, in cella un pusher

Viaggiava con l’autocarro a bordo del quale nascondeva quasi 6 kg di cocaina ma è stato scoperto dai finanzieri di Lamezia Terme che lo hanno arrestato e condotto dritto in carcere.

Protagonista un ‘corriere’ della droga, di cui non sono state rese note le generalità, il quale è stato fermato dalle Fiamme gialle allo svincolo dell’A2 di Falerna Marina che si erano insospettite dall’andamento anomalo del mezzo.

Nel corso del controllo il nervosismo della persona fermata non è sfuggito ai militari che hanno approfondito il controllo mediante una perquisizione accurata del mezzo, eseguita con l’ausilio di un cane antidroga. Dopo una minuziosa ispezione del veicolo, il cane ha segnalato al proprio conduttore la plausibile presenza di sostanze stupefacenti.

La ricerca effettuata successivamente dai Finanzieri in corrispondenza dei punti in cui il cane antidroga si era soffermato, ha consentito di scoprire, stipati ed abilmente occultati in apposite intercapedini 5 “panetti” di cocaina per un peso complessivo di 5.773 chilogrammi.

All’esito delle operazioni i Finanzieri lametini hanno sottoposto a sequestro la sostanza stupefacente rinvenuta e l’autocarro con il quale veniva trasportata. Il conducente è stato quindi tratto in arresto ed associato alla casa circondariale di Catanzaro

Procuratore di Milano Viola: “La ‘ndrangheta ha colonizzato la Lombardia”

Il procuratore di Milano Marcello Viola

In Lombardia “assistiamo a un fenomeno di ‘colonizzazione’ della ‘ndrangheta” che, anche se da un lato ha ancora come principale fonte di reddito il narcotraffico, dall’altro ha subito “una mutazione genetica” con le infiltrazioni nel settore economico-finanziario e nel mondo dell’impresa.

Lo ha spiegato, in sintesi, il procuratore di Milano Marcello Viola oggi alla commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie spiegando che sul territorio lombardo operano “tutte le mafie ma la ‘ndrangheta è prevalente”.

Nel distetto della corte d’appello le “locali individuate sono 25 e hanno collegamenti” con quelle omologhe in Calabria il che “conferma l’unitarietà” della associazione mafiosa.

Il procuratore Viola, che ha parlato di un quadro “meritevole di attenzione e allarmante”, pur sottolineando che ancora “l’attività prevalente è quella del commercio delle sostanze stupefacenti”, ha aggiunto che “è significativo il numero di procedimenti iscritti per reati economico-finanziari”.

Procedimenti a cui si aggiungono quelli che si occupando del contrasto allo “sfruttamento dei lavoratori”.

All’audizione hanno partecipato anche l’aggiunto Alessandra Dolci e il pm Paolo Storari, titolare dei più importanti fascicoli sullo sfruttamento dei lavoratori con al centro le cooperative che offrono alle imprese mano d’opera, “molto spesso in mano alla criminalità organizzata”. (ansa)

Niger, Orsini: “Alla propaganda atlantista è sfuggita l’ascesa di Putin in Africa”

di Alessandro Orsini

Parlerò della rivolta anti-europea in Niger, ma la materia è complessa e devo procedere con ordine. Nella prima parte dell’articolo, parlerò dei pilastri della propaganda sotto il governo Draghi e sotto il governo Meloni. Nella seconda, mostrerò che questa propaganda ha impedito di vedere l’ascesa del mito politico di Putin in Africa, un fenomeno politico insidioso per gli interessi nazionali dell’Italia.

Procedo.

Sotto il governo Draghi, la propaganda italiana è stata costruita intorno a tre pilastri: 1) la Russia è prossima alla bancarotta; 2) I russi non hanno armi, né voglia di combattere; 3) Putin non ha il consenso di un solo cittadino, soldato o generale e tutti i russi vorrebbero ucciderlo. Ma poi Putin resta al potere, il Pil cresce, Bakhmut è espugnata e i russi odiano la Nato. E così i pilastri della propaganda cambiano sotto il governo Meloni come segue: 1) È soltanto questione di tempo: ricevute le armi, Kiev sbaraglierà i russi; 2) gli ucraini hanno quasi vinto la guerra, ma i “putiniani” offuscano la vista; 3) Putin è isolato internazionalmente.

Ebbene, i pilastri draghiani e meloniani sono diversi, ma comune è l’idea che Putin sia privo di “soft power” giacché la Russia è un Paese senza fascino disprezzato da tutti. Le cose stanno così? L’osservazione emotivamente distaccata della realtà dice altro.

Il gesto muscolare di Putin in Ucraina ha rilanciato la sua immagine a livello mondiale. Anziché isolarlo e farlo apparire debole, l’invasione dell’Ucraina, ovvero la decisione di fronteggiare la Nato al gran completo, ha trasformato il presidente russo nell’idolo di molti africani. Lo dimostra l’assalto all’ambasciata di Francia in Niger al grido di: “Viva Putin, viva la Russia, abbasso la Francia”.

Lo studio della storia dimostra che chi ricorre alla forza trova sempre i propri ammiratori. Che si tratti dei governi o delle organizzazioni terroristiche, la forza genera eccitazione in molti strati della popolazione. Che l’esibizione della violenza generi entusiasmo è un fenomeno registrato empiricamente negli articoli apparsi su Corriere della Sera, La Stampa e Repubblica, il 30 settembre 2015, quando Putin intervenne militarmente in Siria contro l’Isis. Lo ricordo bene giacché, in quegli anni, la mia presenza in televisione era quasi quotidiana.

I media dominanti, Rai inclusa, ritraevano Putin come un eroe per il massacro che operava contro i jihadisti di al-Baghdadi. Molti africani hanno iniziato ad amare Putin più di Biden a partire dal 24 febbraio 2022. Perché? Secondo la propaganda italiana, la guerra in Ucraina è una guerra del forte (Putin) contro il debole (Zelensky). Secondo molti africani, i cinesi e un numero esorbitante di mediorientali, è la guerra del debole (la Russia) contro il forte (la Nato).

Molti africani interpretano la guerra come uno scontro tra Russia e Nato.

Stoltenberg fa di tutto per alimentare questa interpretazione. Una simile differenza nelle prospettive cognitive aiuta a comprendere l’ascesa del mito di Putin in Africa. A questo punto, direi che la rivolta in Niger porta a quattro le conseguenze non desiderate della guerra in Ucraina: 1) il trasferimento delle testate nucleari russe in Bielorussia; 2) l’avvicinamento della Cina alla Russia; 3) l’impoverimento dell’Europa; 4) l’ascesa del mito di Putin in Africa, Cina e Medio Oriente. Non proprio un buon affare per l’Italia che in Niger ha interessi nazionali da difendere”.

Morti in corsia a Saronno, sequestrati oltre 3 mln a ex medico e infermiera complice

Oltre 3 milioni di euro sono stati sequestrati al medico Leonardo Cazzaniga, ex vice primario del pronto soccorso dellʼospedale di Saronno, in provincia di Varese, accusato di aver somministrato farmaci letali a diversi pazienti tra il 2011 e il 2014 e allʼex ‘amante’ Laura Taroni, infermeria del medesimo nosocomio, separatamente giudicata e condannata a 30 anni di reclusione in appello in un altro filone processuale. I due, in concorso, avrebbero somministrato farmaci mortali a diversi pazienti col pretesto di “non farli soffrire”.

I finanzieri del nucleo di polizia Economico Finanziaria di Como hanno concluso gli approfondimenti delegati dalla Procura Regionale Lombardia della Corte dei Conti, contestando un danno erariale complessivo a carico dei due già pubblici dipendenti per un importo pari ad 3.153.872,28 euro.

La vicenda è stata oggetto di attenzione da parte delle cronache giudiziarie negli ultimi anni, essendo afferente alle morti provocate, negli anni dal 2010 al 2014, ad alcuni pazienti, dal personale sanitario dell’Ospedale di Saronno tramite l’infusione di una commistione venefica e letale di farmaci.

Gli approfondimenti ispettivi svolti hanno permesso di acclarare come, sulla base del vincolo di dipendenza dei due soggetti con l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale, le condotte contestate in ambito penale agli imputati abbiano generato la sussistenza di una duplice responsabilità erariale in danno dell’ASST Valle Olona: da un lato, il danno indiretto, cagionato dai risarcimenti che l’Ospedale ha dovuto pagare agli eredi dei pazienti deceduti, dall’altro l’ulteriore danno non patrimoniale, nella fattispecie di danno all’immagine, derivato dal discredito gettato sulla funzionalità e la capacità assistenziale della struttura.

Pertanto, al termine dell’attività, la Procura Regionale della Corte dei Conti ha quantificato in 900.000 euro in capo all’infermiera e in 2.253.872,28 euro nei confronti del medico il danno erariale complessivamente cagionato, importi per i quali è stato disposto ed eseguito il sequestro conservativo, alla luce del fondato timore di attenuazione della garanzia del credito erariale.

La determinazione della Corte die Conti mette fine alla disputa su chi dovesse pagare i risarcimenti, posti in capo esclusivamente alle condotte delittuose accertate ai due. La gdf di Como ha operato per competenza territoriale (il Tribunale è Busto Arsizio e i fatti sono avvenuti all’ospedale di Saronno, entrambi in provincia di Varese) in base alle residenze anagrafiche dei due imputati.

Ucraina, Trump: “L’amministrazione Usa ci sta portando nella Terza Guerra mondiale”

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ritiene che la “guerra per procura” tra Stati Uniti e Russia, innescata in parte dalle accuse dell’establishment statunitense secondo cui la figura economica e politica fosse legata a Mosca, “potrebbe portare alla terza guerra mondiale”. Lo riporta la Tass.

“Invece di avere un rapporto migliore con la Russia come ho lavorato per costruire, ora abbiamo una guerra per procura con la Russia, alimentata in parte dai fumi persistenti del delirio del Russiagate”, ha aggiunto l’ex presidente Usa. “L’Ucraina è stata completamente devastata. Un numero incalcolabile di persone sono state uccise. E potremmo benissimo finire nella terza guerra mondiale”, ha detto Trump in un articolo scritto per l’importante pubblicazione statunitense Newsweek. L’ex presidente ritiene che gli Stati Uniti abbiano fatto tutto il possibile per “spingere la Russia dritta tra le braccia della Cina” involontariamente in un momento in cui sarebbe stato meglio per Washington ridurre le tensioni con la Russia.

Secondo Trump, accusarlo di legami con la Russia è diventata una “bufala incalcolabile”, le cui “vere vittime” sono “il popolo americano”. “Questa bufala ha causato all’America danni quasi incalcolabili. Ha sovvertito la nostra democrazia, ha minacciato la nostra sicurezza e ha messo in pericolo la nostra libertà”, ha detto Trump.

Il consigliere speciale degli Stati Uniti John Durham a maggio ha confermato che l’FBI ha utilizzato “intelligence grezza, non analizzata e non corroborata” per avviare un’indagine completa su Trump e la Russia dopo le elezioni del 2016. Il rapporto del consigliere speciale degli Stati Uniti Robert Mueller, pubblicato nel 2019, ha confermato che non vi era alcuna collusione tra Mosca e l’organizzazione della campagna di Donald Trump. Lo stesso Trump ha ripetutamente respinto i sospetti di contatti illeciti con funzionari russi durante la sua prima campagna elettorale presidenziale. Mosca ha anche ripetutamente respinto le conclusioni secondo cui avrebbe tentato di influenzare le elezioni presidenziali statunitensi del 2016.

‘Ndrangheta, trentadue misure cautelari della Dda di Catanzaro

Militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) hanno dato esecuzione al provvedimento con cui il giudice distrettuale del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, ha disposto misure cautelari personali nei confronti di 32 persone, indagate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori.

In particolare, i provvedimenti restrittivi della libertà riguardano l’esecuzione di 11 custodie cautelari in carcere; 7 arresti domiciliari; 13 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e un divieto di dimora nella regione Calabria.

Contestualmente, l’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro di tre ditte operanti nel settore turistico, che si sono avvicendate nella gestione di uno stabilimento balneare sito a Nicotera Marina (Vibo), tuttora in esercizio, e di un’attività commerciale, operante nel settore floreale, ubicata a Milano, tutte riconducibili a soggetti appartenenti ad una cosca di ‘ndrangheta, egemone nel vibonese, per un valore di circa 250 mila euro.

E’ stato inoltre confermato il sequestro preventivo nei confronti di diversi fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali e autoveicoli, per un valore complessivo di oltre 12 milioni di euro, tra cui il noto villaggio turistico Sayonara, beni già oggetto di precedente misura cautelare patrimoniale.

I provvedimenti emessi dal gip, eseguiti nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Roma, Catania, Milano, Sondrio, Monza e Brianza, Cosenza, Caserta, Chieti e L’Aquila, con l’impiego di oltre 140 finanzieri e l’ausilio di unità Antiterrorismo e Pronto Impiego del Corpo, concludono una articolata attività d’indagine svolta dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro.

Dall’inchiesta sarebbe emersa la gravità indiziaria circa la sussistenza di un gruppo criminale, riconducibile ad una consorteria operante nella provincia vibonese che, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà sussistenti nel citato territorio, aveva acquisito il controllo di fatto di diverse attività commerciali, soprattutto nel settore turistico-alberghiero, tanto da condizionarne la gestione.

Al riguardo, gli amministratori di fatto e di diritto e altri soggetti che si sono occupati del management delle citate attività sono stati colpiti da misure cautelari personali.

A suffragare le ipotesi investigative della Dda hanno contribuito le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, secondo cui alcuni degli odierni indagati, al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo ‘ndranghetistico, nel corso degli anni, ponendo in essere diverse condotte di attribuzione fittizia di quote di società ovvero di cariche di amministrazione, si sarebbero adoperati per assicurare a soggetti appartenenti ad una cosca di ‘ndrangheta del vibonese l’impunità ovvero la non riconducibilità delle attività imprenditoriali in capo agli stessi in modo da evitare provvedimenti di aggressione patrimoniale.

Blitz antidroga a Cosenza, 17 arresti. Colpita una banda nigeriana

Sono diciannove le persone coinvolte in una operazione antidroga condotta stamane dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza su ordine del giudice distrettuale di Catanzaro che ha accolto le richieste della locale Dda, che ha indagato una gang prevalentemente composta da stranieri che avevano la loro base operativa all’autostazione di Cosenza e che spacciavano droga anche a studenti minorenni. L’operazione è stata chiamata “Ultima corsia”.

Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere finalizzate al traffico di sostanza stupefacente e numerosi reati di detenzione e commercio di droga.

In particolare, 5 indagati sono destinatari della misura cautelare in carcere, dodici della misura degli arresti domiciliari e due indagati sono stati sottoposti all’obbligo di dimora con contestuale obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le investigazioni, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, e svolte dai Carabinieri delle stazioni di Cosenza principale e Cosenza centro, sono scaturite dalla documentata cessione di sostanza stupefacente presso l’autostazione di Cosenza, e si sono sviluppate attraverso intercettazioni, i cui risultati sono stati suffragati dai relativi riscontri acquisiti mediante specifici servizi sul territorio.

Gli esiti degli approfondimenti investigativi, accolti nella ordinanza cautelare, hanno consentito di delineare, la gravità indiziaria circa l’operatività di una associazione, attiva nelle città di Cosenza e Rende, finalizzata al traffico illecito di hashish e marijuana, con la cessione, anche a minori, e fonte di approvvigionamento nella provincia di Reggio Calabria, in particolare a Rosarno.

La gravità indiziaria acquista a livello cautelare – spiega una nota della Dda – ha riguardato la struttura gerarchica del sodalizio, con a capo un soggetto di nazionalità nigeriana, e costituito prevalentemente da soggetti di nazionalità straniera, capaci di alimentare flussi costanti di droga sul mercato locale, con piazza di spaccio presso l’autostazione di Cosenza e la vicina Villa Giulia, presidiata stabilmente dagli esponenti del sodalizio, e presso la quale si recavano gli assuntori certi di trovarvi il soggetto in grado di soddisfare la loro domanda.

Mosca attaccata da droni ucraini. Colpiti grattacieli. Nessun ferito

“Diversi droni sono stati abbattuti mentre cercavano di dirigersi verso Mosca. Uno ha colpito lo stesso grattacielo dell’ultima volta”, ha detto su Telegram il sindaco della capitale russa Sergey Sobyanin aggiungendo che non si segnalano feriti. Il ministero della Difesa russo citato dall’agenzia Tass parla di due droni abbattuti su Mosca.

L’esercito russo ha dichiarato di aver respinto la notte scorsa un attacco ucraino con tre droni marini contro le sue motovedette nel Mar Nero. “I tre droni marini nemici sono stati distrutti” dal fuoco delle navi russe, ha affermato il ministero della Difesa in un comunicato, aggiungendo che le motovedette sono state attaccate a 340 km a sud-ovest di Sebastopoli, il porto della flotta russa del Mar Nero nella Crimea annessa.

“Li abbiamo visti in passato. Voglio solo dire molto chiaramente che noi non incoraggiamo, né facilitano, gli attacchi (ucraini, ndr) all’interno della Russia”: lo ha detto in un’intervista alla Cnn il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby. “Abbiamo avuto colloqui con gli ucraini riguardo alle nostre preoccupazioni sugli attacchi all’interno della Russia… La nostra posizione è che vogliamo focalizzarci sulla guerra all’interno dell’Ucraina, vogliamo assicuraci che abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno per avere successo in questa controffensiva”, ha sottolineato.

Mosca: “Droni di Kiev distrutti”

“Il regime di Kiev ha tentato di attaccare varie strutture nella capitale russa con l’uso di droni nelle prime ore di martedì”. Lo ha annunciato ai giornalisti il ​​ministero della Difesa russo.

Secondo il ministero, due droni sono stati abbattuti dalle forze di difesa aerea del paese sopra la regione di Mosca, in particolare sulle aree di Odintsovo e Naro-Fominsk, e il terzo era stato disabilitato con l’uso di mezzi di guerra radio-elettronica e poi si è schiantato- atterrato in uno dei grattacieli della città di Mosca.

“Il tentativo di attacco terroristico per conto del regime di Kiev con l’uso di veicoli aerei senza pilota [UAV] che ha preso di mira varie strutture a Mosca e nella regione di Mosca è stato sventato. Due UAV ucraini sono stati abbattuti dalle forze di difesa aerea sul territorio di Odintsovo e Naro -Distretti di Fominsk nella regione di Mosca”, ha affermato il ministero.

Il dicastero ha aggiunto che “un altro drone è stato neutralizzato con l’uso della guerra elettronica e dopo che il bolide militare ha perso il controllo è precipitato in uno degli edifici non residenziali del complesso Moscow-City”.

Il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin ha dichiarato all’inizio della giornata che le forze di difesa aerea russe hanno abbattuto diversi droni militari che hanno preso di mira la capitale russa con uno dei droni che ha colpito e inflitto danni a uno dei grattacieli della città di Mosca.

“Le forze di difesa aerea hanno abbattuto diversi droni in rotta verso Mosca. Uno di loro ha colpito lo stesso grattacielo nella città [di Mosca] di prima. La facciata al livello del 21° piano dell’edificio ha subito danni. I servizi di emergenza stanno lavorando a la scena dell’incidente”, ha scritto Sobyanin sul suo canale di social network Telegram.

Una fonte dei servizi di emergenza russi ha annunciato poco dopo l’incidente che nessuno è rimasto ferito nell’ultimo attacco dei droni militari contro la capitale russa.

“Secondo i dati preliminari, non ci sono vittime a seguito di un attacco di droni contro una torre nel quartiere IQ della città di Mosca. I vetri dell’edificio sopra il piano 17 hanno subito danni”, ha detto la fonte.

Domenica 30 luglio, il sindaco di Mosca Sobyanin ha dichiarato che la capitale della Russia è stata attaccata da droni ucraini, con danni minori a due grattacieli di uffici nella città di Mosca. Nessuno è rimasto ferito.

Il ministero della Difesa russo ha dichiarato in seguito che un drone era stato distrutto a mezz’aria sopra il distretto di Odintsovo appena fuori Mosca e altri due erano stati bloccati e si erano schiantati nella città di Mosca.

A parte questo, secondo il ministero della Difesa russo, domenica notte 25 droni ucraini hanno cercato di attaccare la Crimea. Sedici di loro sono stati abbattuti dai sistemi di difesa aerea e altri nove sono stati bloccati da mezzi di guerra elettronica.

Il 28 luglio, il ministero ha riferito che l’Ucraina aveva colpito le infrastrutture civili a Taganrog utilizzando un missile di difesa aerea S-200 convertito in un missile d’attacco. Diversi edifici sono stati danneggiati e diverse persone sono rimaste ferite.

L’esercito ucraino – riporta Tass – ha fatto inutili tentativi di mettere in scena un’offensiva dall’inizio di giugno. Il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha dichiarato l’11 luglio che dal 4 giugno l’esercito ucraino ha perso più di 26.000 soldati e 3.000 pezzi di equipaggiamento. Secondo il presidente russo Vladimir Putin, le forze ucraine non hanno successo in nessuna area.

Esperto: “I colpi di stato in Africa occidentale segnano la fine dell’egemonia francese”

Diversi colpi di stato in Africa occidentale – in Mali, Burkina Faso e ora in Niger – negli ultimi anni hanno segnato la fine di un lungo periodo di influenza dominante della Francia nella regione, secondo Oluwole Onemola, esperto di affari esteri dalla Nigeria.

Onemola ha osservato che in Niger, Mali e Burkina Faso i partecipanti alle acquisizioni militari “esprimevano sentimenti antifrancesi”. “Nel gennaio di quest’anno, il Burkina Faso ha annunciato la fine del suo patto militare con la Francia, esprimendo un desiderio di autodifesa e autodeterminazione. Allo stesso modo, sessant’anni dopo la sua indipendenza, solo pochi giorni fa, il Mali ha annunciato la fine del Francese come lingua ufficiale. Tutto questo non può essere accaduto per caso”, riporta il quotidiano “Daily Trust” citando l’esperto.

Influenza francese
“Dati i crescenti sentimenti antifrancesi in varie nazioni africane, dovremmo considerare l’influenza egemonica della Francia in questi paesi francofoni come un fattore che ha contribuito al verificarsi di tre colpi di stato?”, chiede Onemola.

L’esperto sottolinea che l’influenza francese si fa ancora sentire in molti paesi africani. “Ad esempio, tra i 16 paesi dell’Africa occidentale, 8 utilizzano il franco CFA dell’Africa occidentale come valuta ufficiale. Questa valuta è emessa dalla Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale ed è ancorata a requisiti e restrizioni specifici stabiliti dal Tesoro francese. Come di conseguenza, mentre questi paesi sono politicamente sovrani, mancano di piena indipendenza economica”, osserva l’esperto.

Onemola mette in guardia la Nigeria dall’interferire negli affari del Niger o dall’optare per un intervento militare data la necessità di combattere gli estremisti armati all’interno della stessa Nigeria, in particolare il gruppo Boko Haram.

Situazione in Niger
Il 26 luglio, i ribelli militari in Niger hanno annunciato la rimozione del presidente Mohamed Bazoum, la chiusura dei confini nazionali, l’introduzione del coprifuoco e la sospensione della costituzione, nonché la messa al bando dei partiti politici. Il 28 luglio dichiararono che il generale Abdourahmane Tchiani era diventato capo di stato. Durante il colpo di stato, Tchiani era a capo della guardia presidenziale, le cui unità hanno sequestrato fisicamente il presidente Bazoum e continuano a trattenerlo.

Abolizione Rdc, la Cgil Cosenza: “Cancellarlo significa punire chi è povero”

Archivio

“Il governo delle Destre, nei giorni scorsi, ha abolito il Reddito di Cittadinanza a 169 mila famiglie, da qui a dicembre toccherà ad altri percettori. Cancellare l’erogazione del Reddito di Cittadinanza, una misura di protezione sociale che ha dato un valido aiuto a chi ne aveva bisogno salvando dalla disperazione centinaia di migliaia di famiglie, significa punire chi è povero, accanirsi con chi sta male, perseguire chi non riesce a garantire un pasto alla propria famiglia”. Così in una nota la Cgil di Cosenza.

“La misura di contrasto alla povertà nel 2023 – prosegue il sindacato – ha coinvolto in Calabria, – secondo i dati forniti dall’Osservatorio Inps su Reddito e Pensione di Cittadinanza -184.403 persone: 81.782 nuclei familiari. L’anno precedente erano 230.390, con 101.651 famiglie beneficiarie, mentre nel 2021 ben il 15% dei calabresi era stato raggiunto dal sussidio”.

“La cancellazione del Reddito di Cittadinanza, – si legge ancora -, che in questi anni si è dimostrato, soprattutto qui in Calabria e a Cosenza, un valido strumento capace di arginare il già forte disagio sociale presente, significa castigare i deboli, aumentare il già elevato gap sociale e impoverire le comunità, soprattutto quelle nel Mezzogiorno, rendendole più penetrabili alle “lusinghe” delle organizzazioni criminali”.

“Con lo stop all’erogazione del Reddito di Cittadinanza, – sottolinea la Cgil bruzia – una misura di civiltà che ha dato dignità alle persone bisognose, il governo delle Destre non fa altro che mettere sul lastrico e mandare allo sbando centinaia di migliaia di famiglie già disperate, scaricando il tutto su sindaci e amministrazioni locali chiamati a governare e a dare risposte a situazioni di disagio sociale senza avere nè strumenti e nè risorse”.

“Ancora una volta il governo delle Destre, a trazione leghista, ha dichiarato guerra a chi sta male colpevolizzando chi è povero, chi è fragile. La cancellazione del reddito di cittadinanza senza fornire una valida e reale alternativa che permetta alle famiglie colpite di poter continuare a soddisfare i bisogni primari, può rivelarsi una vera propria bomba sociale che può scoppiare da un momento all’altro”.

“Perciò – conclude la nota – è necessario che il governo delle Destre individui immediatamente le possibili soluzioni che possano cancellare, o quanto meno arginare, un malcontento che potrebbe avere esiti imprevedibili e drammatici per migliaia di famiglie”.

Commissioni Covid e Orlandi, il prof. Sinagra a Mattarella: “Lei influenza la politica. Si dimetta”

Pubblichiamo una lettera aperta al capo dello Stato Sergio Mattarella da parte dell’avvocato prof. Augusto Sinagra, in cui lamenta il ruolo del presidente della Repubblica che nei giorni scorsi aveva ammonito la politica circa le commissioni parlamentari d’inchiesta su Emanuela Orlandi e sul Covid (“Il Parlamento non si sostituisca alla magistratura…”).
Una posizione, quella di Mattarella, vista dal professore come una entrata “a gamba tesa”, in modo preventivo, sulle prerogative del Parlamento che nelle commissioni che istituisce ha poteri di indagine simili a quelli della magistratura.
Lei si pronuncia in corso di dibattito parlamentare influenzandone oggettivamente lo svolgimento. Non è suo compito. Si dimetta!”.

Prof. Avv. Augusto Sinagra
Avvocati Liberi

“Egregio Presidente,
Lei già in passato si è spesso distinto per interpretazioni della Costituzione molto singolari, diciamo “innovative”.

Ora accade che lei in occasione del consueto incontro con i giornalisti per la consegna del “Ventaglio”, abbia colto la circostanza per altre considerazioni fuori contesto e sul presupposto di una ennesima e ancor più singolare interpretazione della Costituzione, “ammonendo” il Parlamento che le Commissioni di inchiesta per il Covid e per la scomparsa della compianta Emanuela Orlandi non possono sovrapporsi ai giudici (meno che mai quelli della Corte costituzionale, ovviamente).

Quanto accaduto ha un precedente illuminante: la onorificenza da lei conferita a quel tal Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (quello che rassicurava il non rimpianto Speranza Roberto che l’IIS non avrebbe diffuso i dati corretti –e non allarmanti-) relativi alla c.d. epidemia da Covid.

Ora questa sua nuova e singolare “uscita”.

Egregio Presidente, come sa, sul piano tecnico-giuridico la mia e la sua interpretazione del diritto costituzionale non coincidono.

Lei, tuttavia, deve sapere che al Parlamento che è (rectius, dovrebbe essere) la sede e l’organo espressivo della volontà popolare sovrana, non dovrebbero essere inviati messaggi preventivi e fuori contesto.

Infatti, il procedimento legislativo per la creazione delle due Commissioni parlamentari di inchiesta è ancora in corso.

E lei che fa? Già si pronuncia in corso di dibattito parlamentare influenzandone oggettivamente lo svolgimento.

E questo lei fa pur non conoscendo il testo dei relativi disegni di legge (oppure li conosce; e a che titolo?).

Lei poi dovrebbe sapere che l’art. 82 della Costituzione non prevede necessariamente l’atto legislativo (potendo le Commissioni parlamentari di inchiesta essere costituite con provvedimento interno delle Assemblee parlamentari).

Ma lei addirittura si spinge a censurare il merito dei disegni di legge in questione, e lo fa preventivamente consapevole dell’oggettiva influenza che può avere per prevenire la costituzione e il lavoro delle Commissioni di inchiesta.

E questo lei fa senza che dal merito dei relativi disegni di legge emerga alcun profilo di incostituzionalità.

Ma quel che è sorprendente è che lei faccia dichiarazioni fuori da ogni sede propria e rivolgendosi a soggetti estranei.

Lei ben sa che la sede propria è il suo Ufficio (nel senso fisico e funzionale) e il momento è quello in cui lei è chiamato a promulgare la legge con la sua firma; firma che lei certamente può rifiutare, chiarendo però quali sarebbero i profili di incostituzionalità e richiedendo nella dovuta forma scritta e doverosamente motivata, che il Parlamento deliberi una seconda volta.

Cosa che, ove avvenga, la obbliga alla firma e promulgazione della legge.

Lei poi, con parole, accenti e postura da vecchio saggio, ammonisce ancora che la Commissione parlamentare non si può sovrapporre al lavoro della magistratura.

E perché?

1. Il Parlamento, e solo il Parlamento, può decidere quale sia l’oggetto di indagine di una Commissione di inchiesta.

2. Fosse anche e direttamente l’attività della magistratura nel suo complesso (compresa la Corte costituzionale); o no?

3. Secondo il suo ammonimento, non dovrebbe esistere neppure la Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia, considerati i tanti, travagliati e discussi processi che al riguardo sono stati celebrati (ovviamente dai giudici).

4. Lei forse non ha adeguatamente considerato il fatto che le sue considerazioni portano ad una sostanziale abrogazione dell’articolo 82 della Costituzione, devitalizzandolo.

5. Ma lei è il garante della Costituzione, non è il modificatore.

6. D’altra parte, seguendo il suo ragionamento, su cosa dovrebbe indagare una Commissione parlamentare di inchiesta che non “tocchi” i magistrati?

Ho riflettuto a lungo: sicuramente sui differenti metodi di coltivazione dei tulipani in Turchia e in Olanda.

Vi è poi un aspetto di politica corrente e ora mi rivolgo alla maggioranza che sostiene il governo e in particolare a “Fratelli d’Italia” (ah, Mameli che hai combinato!…).

Cosa faranno ora i “Fratelli” dopo le chiassose esultanze alla Camera per l’approvazione dei due disegni di legge in questione?

Manterranno la loro stessa determinazione al Senato o faranno come fa il Ministro Carlo Nordio che “si inchina dinnanzi agli orientamenti del Capo dello Stato”?

Nessun imbarazzo la Anna Bolena da Garbatella City, adusa a cambiare posizione e idee con la stessa facilità con la quale si cambiano le scarpe.

Joe Biden insegna.

Ma quel che più mi accora è che maggiore saggezza politica avrebbe avuto suo padre Bernardo.

Umanamente auguro le migliori cose a lei e famiglia.

Politicamente mi auguro che lei vorrà far dono al Popolo italiano delle sue dimissioni”.

Trovato con 1,3 kg di droga, arrestato. Polizia scopre un Kalashnikov: indagini

Agenti di Polizia del Commissariato di Lamezia Terme hanno arrestato un giovane di 23 anni, I.S., con precedenti, accusato di possesso di droga ai fini dello spaccio.

I poliziotti hanno effettuato una perquisizione domiciliare presso l’abitazione di del giovane lametino, con precedenti per reati inerenti le armi, in materia di stupefacenti e contro il patrimonio.

Nel corso della perquisizione, condotta dai poliziotti supportati da un cane antidroga sono stati rinvenuti oltre 1,3 kg di marijuana, 30 grammi di hashish, 5 grammi circa di cocaina, oltre a due bilancini di precisione e materiale per il confezionamento di singole dosi, per la vendita al minuto dello stupefacente.

Al termine del controllo di polizia I.S. è stato tratto in arresto in flagranza per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e tradotto presso la casa circondariale di Catanzaro, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Rinvenuto un Kalashnikov. Indagini a carico di ignoti
Nel corso del medesimo servizio, durante un ulteriore e diverso controllo in un terreno agricolo dove si era soffermato l’interesse del cane antidroga, è stato poi rivenuto e sequestrato un fucile mitragliatore di tipo Kalashnikov, abilmente occultato ed interrato all’interno di una buca, oltre a 319 grammi di marijuana e 96 grammi di hashish, materiale posto sotto sequestro ed oggetto di ulteriori indagini al momento a carico di ignoti.

Il vento stacca la croce dal campanile e cade sull’auto del parroco

Il forte maltempo che ha colpito a ripetizione il Veneto ha fatto crollare l’altra notte una grande croce in ferro posta in cima al campanile di Longare (Vicenza). Fortuna ha voluto che il pesante manufatto non abbia colpito nessuno. Meno fortunato il parroco: la croce è caduta sopra la sua auto, parcheggiata sotto il campanile.

La vettura è andata semi distrutta. Forse proprio per l’atterraggio “morbido” la croce ferrea ha riportato solo poche ammaccature.

“Vabbè che nostro Signore dice: ‘Ognuno prenda la propria croce’….ma non questa però” ha commentato il sacerdote, don Paolo Facchin, che al Giornale di Vicenza ha aggiunto: “adesso pazienteranno i parrocchiani, che pensano a un ‘segno divino’, se arrivo in bicicletta qualche minuto in ritardo per la messa nelle varie chiese dell’Unità pastorale”. A provocare il crollo potrebbe essere stato il vento, o anche un fulmine.

Depurazione acque nel basso Tirreno, la Procura di Vibo apre un’inchiesta

La Procura di Vibo Valentia ha aperto una inchiesta per reato ambientale in relazione alle condizioni del mare sulla fascia tirrenica di competenza e stamane i carabinieri del comando provinciale, del Gruppo Forestale assieme ai militari della Capitaneria di Porto, supportati dalla Sezione di polizia giudiziaria, hanno eseguito su delega una serie di accertamenti preliminari in diverse amministrazioni comunali, sia rivierasche che montane, tra cui Vibo Valentia allo scopo, è stato spiegato, di acquisire informazioni sullo stato della depurazione delle acque, dal collettamento delle aree urbane sino ad arrivare allo stato di utilizzo degli impianti anche in ordine agli interventi di manutenzione.

Eseguito anche un controllo, con campionamento delle acque con i tecnici Arpacal e della Stazione Zoologica Anton Dohrn in un impianto di depurazione per verificarne il corretto funzionamento.

Gli interventi che proseguiranno nei mesi a venire sempre con il coordinamento della Procura vibonese, guidata da Camillo Falvo, saranno estesi anche alle attività produttive potenzialmente inquinanti allo scopo di raggiungere una mappatura completa di tutta la provincia.

L’obiettivo dichiarato è quello di individuare condotte indiscriminate e senza scrupoli ed eliminare le fonti di inquinamento, per impedire in futuro il riproporsi delle criticità riscontrate.

Nell’ultimo anno le iniziative di sensibilizzazione e di prevenzione a tutela dell’ambiente sono state continue, dalla campagna di controllo degli impianti di depurazione della provincia svoltasi appena un anno fa a quella che ha riguardato il corretto smaltimento o spandimento delle acque di vegetazione dei frantoi, arrivando infine a quella rivolta al monitoraggio delle strutture ricettive del litorale denominata “Wave”.

Numerose sono ancora le segnalazioni circa la presenza di chiazze sul mare, “fioritura algale”, “acqua verde”.

Fra gli obiettivi dell’iniziativa anche quello di tracciare i finanziamenti ricevuti dai comuni e dagli enti che hanno in gestione gli impianti per la depurazione verificandone i criteri di utilizzo o motivi del mancato impiego.

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