5 Ottobre 2024

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Terremoto a Cosenza, è la scossa più forte in due secoli dopo quella del 1836

La mappa del terremoto magnitudo 6.2 del 1836 a Crosia – CS (Ingv)

La scossa di terremoto di stasera, magnitudo 5.0, con epicentro a Pietrapaola, centro della fascia ionica cosentina, è stata la più forte mai registrata in quasi 2 secoli in provincia di Cosenza. 188 anni fa infatti nella stessa area ionica era stato registrato un sisma di magnitudo 6.2 (circa il X della scala Mercalli). Lo fa sapere l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) nel report post-sisma di questa sera. Per avere riferimenti più recenti, ma fuori dalla provincia di Cosenza, si va al distruttivo terremoto del 1908 che colpì Messina e Reggio Calabria. La scossa è stata davvero forte ed è certamente uno delle più intense mai registrate in tutta la regione negli ultimi decenni.

“Storicamente nell’area – spiega l’istituto – si è verificato il 25 aprile 1836 un forte terremoto di magnitudo stimata pari a 6.2 che ha provocato danni in molte località fino al X grado della scala MCS nella località di Crosia (nel rossanese, Cs). Dalla mappa si evince un risentimento in un’area molto vasta della Calabria in modo analogo a quanto avvenuto con l’evento odierno”.

La zona interessata dal terremoto di questa sera – viene sottolineato – è caratterizzata da pericolosità sismica alta, come testimoniato dalla Mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale e dai forti terremoti avvenuti in passato.

“L’evento sismico è stato risentito in tutta la Calabria e in area molto vasta che comprende Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia. Questi risentimenti sono confermati dalla mappa dei risentimenti macrosismici ricavate dai questionari inviati al sito” dell’Ingv.

Forte terremoto in Calabria, scossa di magnitudo 5 nel Cosentino. Panico

Una fortissima scossa di terremoto di magnitudo 5 si è verificata in Calabria intorno alle 21.43 di questa sera, 1 Agosto 2024.

Secondo l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) il sisma è stato localizzato a qualche km da Pietrapaola, centro della fascia ionica, in provincia di Cosenza.

Il punto di rottura della faglia è stato individuato ad una ventina di chilometri di profondità. Il terremoto è stato distintamente avvertito in tutta la regione, tra le province di Cosenza, Crotone e Catanzaro, in particolare, ma anche fuori regione. Segnalazioni sono pervenute da Puglia e Basilicata.

Moltissima gente nello Ionio cosentino e crotonese è scesa in strada in preda al panico. La scossa è, a memoria, tra le più forti mai registrate negli ultimi decenni in Calabria. Al momento non si conoscono eventuali danni a cose o persone. Protezione civile calabrese in allerta.

A Cosenza e centri limitrofi prima che venisse diffuso l’alert ufficiale dell’Ingv, con la posizione e la magnitudo, è stata percepita una scossa di significativa intensità, intorno a M. 3.5, pur essendo distante una cinquantina di km dall’epicentro. L’Istituto Usgs degli Stati Uniti ha individuato lo stesso sisma con una magnitudo di 5.1, a 2 km da Campana, sempre nella stessa area del cosentino.

La sala operativa dei Vigili del fuoco del comando provinciale di Cosenza riferisce che “al momento non ci sono interventi in corso e nemmeno chiamate d’emergenza”. La direzione regionale vigili del fuoco Calabria fa sapere che, a scopo precauzionale, ha disposto l’invio nella zona dell’epicentro (Pietrapaola) di alcune squadre dei comandi di Crotone e Cosenza per monitorare eventuali danni.

Alle 21.51 sempre a Pietrapaola, è stata registrata una scossa strumentale di magnitudo 2.3. Il sito dell’istituto Ingv è stato per diversi minuti sovraccarico probabilmente per via delle migliaia di accessi in contemporanea.

Morte Haniyeh, ecco dove (e come) il capo di Hamas è stato ucciso. Cosa non torna

L’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh è stato compiuto probabilmente da un paese straniero, sospetti su tutti su Israele, ma senza escludere che l’attacco, con una precisione chirurgica elevata, possa essere stato commesso con la complicità di ambienti interni, in sintesi che al capo di Hamas sia stata tesa una imboscata. Le ipotesi sono al vaglio di esperti di vario rango, giornalisti d’inchiesta e autorità, quelle iraniane in particolare, ma non solo.

Sul web circolano immagini con l’edificio e l’esatta posizione dove è avvenuto l’attentato. Un’immagine pubblicata online del complesso di Teheran in cui è stato assassinato Haniyeh è recente ed è stata scattata dopo l’attacco mortale. La notizia viene confermata dall’agenzia di stampa turca Anadolu, che ha pubblicato una interessante clip su X che riproponiamo in basso.

Dopo l’omicidio di mercoledì mattina, sono rapidamente iniziate le discussioni sull’ubicazione e la sicurezza della guesthouse in cui era stato preso di mira il capo politico di Hamas.

Gli utenti dei social media iraniani hanno sottolineato che la zona si trova nei pressi del complesso Saadabad, nel nord di Teheran. Anche alcune fonti ufficiose, tra cui gruppi di informazione vicini al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, hanno iniziato a condividere immagini del luogo.

La ricostruzione video

L’immagine mostra che è stato colpito un appartamento al piano superiore dell’edificio (foto sopra). Quella parte danneggiata della struttura è stata ora coperta con un telo e si possono vedere detriti sul terreno.

Il confronto effettuato da Anadolu tra la struttura e la posizione dell’edificio nella fotografia e le immagini satellitari ad accesso libero conferma che non si tratta di manomissioni. L’edificio nella foto si trova all’interno del complesso che si dice sia protetto dalle Guardie islamiche. È adiacente all’area boschiva settentrionale che circonda il Complesso di Saadabad, noto per la sua concentrazione di musei e strutture storiche.

Le immagini mostrano che l’edificio in cui alloggiava Haniyeh ha una grande facciata rivolta parzialmente verso la città, ma prevalentemente verso le montagne. Grazie alla sua altezza e all’ambiente aperto, la struttura è facilmente visibile da lontano.

Testimoni: “Rafforzata la sicurezza prima dell’attentato”

I residenti che vivono nei pressi del complesso costruito nei primi anni del 1900 hanno dichiarato di non avere informazioni se Haniyeh alloggiasse lì, ma di aver notato misure di sicurezza rafforzate due giorni prima dell’assassinio.

Molte strade, solitamente aperte, sono state chiuse al traffico, è stato riferito ai reporter di  Anadolu. Un residente ha dichiarato che negli ultimi due giorni convogli composti da decine di veicoli accompagnati da guardie speciali sono entrati e usciti dal complesso.

Descrivendo l’attacco che ha ucciso Haniyeh, un residente ha detto: “Abbiamo sentito un boato verso le 2 di notte (ora locale). Non è stata una forte esplosione, ma un suono simile a una lieve esplosione”. Una bomba a basso potenziale in grado comunque di uccidere? E’ giallo.

Un altro residente citato dall’agenzia turca ha confermato di aver sentito un rimbombo simile a una piccola esplosione la notte dell’attacco. Hamas, dal canto suo, afferma che dietro l’attacco c’è Israele. Tel Aviv, tuttavia, non ha ancora commentato l’attacco, sebbene anche in occidente si fa strada l’ipotesi della matrice israeliana, del Mossad, il servizio segreto di Netanyahu, composto da specialisti di alto rango in operazioni all’estero. Ma non è certo.

Da capire se l’intelligence ebraica abbia avuto contatti all’interno per far fuori il nemico numero uno di Tel Aviv. Sui media arabi viene ribadito che l’attacco è avvenuto “da un paese estero”. Tuttavia resta un interrogativo: se attorno al residence di Teheran era stata “rafforzata la sicurezza” – come raccontano le testimonianze -, si può escludere a priori che l’edificio sia stato colpito da poca distanza, magari sempre con la regia di 007 stranieri? Oppure che al leader di Hamas sia stata tesa una imboscata? Mistero.

Il luogo dell’omicidio su GMaps

L’ipotesi di un ordigno piazzato mesi prima e fatto esplodere a distanza

Un’altra ipotesi riportata dal New York Times – che cita ‘sette funzionari mediorientali, tra cui due iraniani, e un funzionario americano’ – è quella di un ordigno piazzato tempo addietro nell’appartamento dove è stato poi assassinato Haniyeh. Almeno due mesi prima, scrive il Nyt. Poi la bomba – con la presenza del capo di Hamas all’interno – sarebbe stata fatta esplodere a distanza. “Il signor Haniyeh – scrive il quotidiano Usa – aveva soggiornato nella guesthouse diverse volte durante la sua visita a Teheran, secondo i funzionari mediorientali. Tutti i funzionari hanno parlato (con tre giornalisti del Nyt) a condizione di mantenere l’anonimato per non condividere dettagli sensibili sull’assassinio”.

Mercoledì, funzionari iraniani e Hamas hanno dichiarato che Israele era responsabile dell’assassinio, una valutazione raggiunta anche da diversi funzionari statunitensi che hanno richiesto l’anonimato. L’assassinio ha minacciato di scatenare un’altra ondata di violenza in Medio Oriente e di sovvertire i negoziati in corso per porre fine alla guerra a Gaza. Il signor Haniyeh era stato uno dei principali negoziatori nei colloqui di cessate il fuoco.

Israele non ha riconosciuto pubblicamente la responsabilità dell’omicidio, ma i funzionari dell’intelligence israeliana hanno informato gli Stati Uniti e altri governi occidentali sui dettagli dell’operazione subito dopo, secondo i cinque funzionari mediorientali citati dal Nyt.

Mercoledì, il Segretario di Stato Antony J. Blinken ha affermato che gli Stati Uniti non avevano ricevuto alcuna conoscenza anticipata del complotto dell’assassinio.

Nelle ore successive all’omicidio, le speculazioni si sono immediatamente concentrate sulla possibilità che Israele avesse ucciso Haniyeh con un attacco missilistico, forse sparato da un drone o da un aereo, in modo simile a come Israele aveva lanciato un missile su una base militare a Isfahan ad aprile.

“Quella teoria missilistica ha sollevato interrogativi su come Israele avrebbe potuto eludere di nuovo i sistemi di difesa aerea iraniani per eseguire un attacco aereo così sfacciato nella capitale”, scrive il quotidiano americano.

L’attacco terroristico è avvenuto il giorno dopo che a Beirut è stato ucciso – con metodi analoghi a Teheran -, Fuad Shukr, tra i comandanti delle milizie di Hezbollah in Libano da dove sabato – secondo i media – sono stati lanciati razzi verso un campo di calcio sulle alture del Golan occupato da Israele. Nel raid, anch’esso terroristico, sono morte dodici persone israeliane, tra cui diversi adolescenti.

Teheran, in migliaia ai funerali di Ismail Haniyeh. L’Ayatollah: “Israele pagherà”

Decine di migliaia di persone hanno partecipato a Teheran ai funerali del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, assassinato nella capitale iraniana da Israele con un missile teleguidato.

Alle esequie era presente, fra gli altri, la Guida suprema della rivoluzione islamica iraniana, Ali Ali Khamenei. L’Ayatollah ha guidato la preghiera funebre per il capo dell’ufficio politico del movimento di resistenza palestinese Hamas, riporta l’agenzia di stampa Irna.

Secondo quanto riportato dal giornalista dell’agenzia iraniana, giovedì mattina presso l’Università di Teheran è iniziata “la cerimonia di addio al martire Ismail Haniyeh”.

I partecipanti al funerale, che tenevano in mano i ritratti di Haniyeh, si sono radunati dentro e intorno all’Università di Teheran, dove l’ayatollah Seyyed Ali Khamenei ha pregato sulle bare del capo di Hamas e di una delle sue guardie del corpo.

L’ufficio della Guida Suprema aveva annunciato che la preghiera funebre si sarebbe tenuta presso la sede dell’università, prima che i partecipanti al funerale si dirigessero verso Piazza Azadi.

Decine di migliaia di persone in lutto si sono messe in fila lungo la strada per rendere l’ultimo omaggio al capo politico di Hamas mentre una carovana che trasportava le bare si dirigeva verso Piazza Azadi.

Haniyeh è stato assassinato a Teheran nelle prime ore di mercoledì mattina. Si trovava nella capitale iraniana per partecipare all’insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian, un moderato eletto dopo la morte di Ebrahim Raisi, vittima di un incidente in elicottero.

La Repubblica islamica dell’Iran ha già annunciato tre giorni di lutto pubblico. Ali Khamenei, in un messaggio ha affermato: “Con questo atto, il regime sionista criminale e terrorista ha preparato il terreno per una dura punizione e noi consideriamo nostro dovere vendicare il suo sangue, poiché è stato martirizzato nel territorio della Repubblica Islamica dell’Iran”.

Ismail Haniyeh verrà sepolto nello stato del Golfo Persico del Qatar, dopo un’altra preghiera funebre venerdì.

L’Iran ribadisce: ‘Israele pagherà un caro prezzo per Haniyeh’ 

Israele pagherà un “caro prezzo” per l’uccisione del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ieri a Teheran.

Lo ha ribadito il presidente del Parlamento iraniano, Mohammad Bagher Qalibaf, durante i funerali di Haniyeh in corso a Teheran.

Israele commetterà “un errore strategico” se pensa che colpire la “resistenza” avrà un impatto sugli sviluppi regionali, ha detto, citato dalla Mehr. “È nostro dovere reagire nel posto giusto e al momento giusto”, ha aggiunto, definendo le uccisioni di Haniyeh e del comandante di Hezbollah Fuad Shukr a Beirut, “atti di terrore che non avranno alcun impatto sul nostro percorso”.

Liguria, dopo le dimissioni da governatore Toti torna in libertà

L’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è tornato libero. Dopo oltre 80 giorni di custodia ai domiciliari il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata dall’avvocato Stefano Savi. Toti potrà dunque lasciare la sua villa di Ameglia (La Spezia) dove si trovava dal 7 maggio, giorno del suo arresto con l’ipotesi di corruzione e altre accuse.

Dopo le dimissioni, per il giudice non ci sarebbe più il pericolo di reiterazione del reato, motivo per cui gli era stata negata la libertà ed è stato, nella sostanza, costretto a lasciare la presidenza della regione Liguria.

Giovanni Toti “ha accolto con grande soddisfazione la decisione del giudice. Aspettava questo provvedimento”, ha commentato dell’avvocato Stefano Savi dopo la decisione del giudice di revocare gli arresti domiciliari per l’ex presidente della Regione Liguria. Toti “non ha alcun vincolo. Riprenderà la sua vita da uomo libero – continua Savi – e come tale potrà far tutto quello che fa un libero cittadino, anche politica”.

Il gip nelle sue motivazioni ha spiegato che “sono grandemente scemati i motivi della custodia con la chiusura delle indagini e con le dimissioni”. Adesso “bisognerà organizzare il lavoro in vista del processo. In primis bisognerà sentire tutte le intercettazioni”.

Iran, sale la tensione dopo morte Haniyeh. Preoccupazione nel Consiglio di sicurezza ONU

La maggioranza dei membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in una riunione di emergenza in seguito all’assassinio di Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas a Teheran, ha condannato l’attacco israeliano e ha espresso preoccupazione per l’escalation regionale. Lo riporta l’agenzia di stampa iraniana Irna.

“Tra i paesi che hanno denunciato l’ultimo crimine del regime sionista durante l’incontro figurano Cina e Russia, i due membri permanenti del consiglio con potere di veto, nonché l’Algeria non permanente, mentre alcuni dei creatori, alleati e sostenitori tradizionali di Israele, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, si sono schierati con la spinta all’assassinio e alle uccisioni del regime o hanno chiesto moderazione”, spiega l’agenzia

Cina: l’assassinio di Haniyeh è un chiaro tentativo di sabotare gli sforzi di pace

Secondo quanto riportato dal giornalista dell’IRNA, mercoledì sera (ora locale) l’inviato cinese alle Nazioni Unite ha iniziato il suo discorso condannando l’assassinio di Ismail Haniyeh, in seguito a un briefing tenuto dal vicesegretario generale delle Nazioni Unite sulle atrocità e i crimini israeliani al Consiglio.

L’assassinio di Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas a Teheran, da parte di Israele è stato un chiaro tentativo di distruggere gli sforzi di pace, ha sottolineato Fu Cong.

“A causa della grave situazione attuale, le parti in conflitto dovrebbero ascoltare le voci che vogliono ridurre la tensione”, ha affermato, aggiungendo che “la ragione per cui ci troviamo nella situazione attuale è l’incapacità di raggiungere un cessate il fuoco a Gaza”.

“L’inviato cinese ha anche criticato gli attacchi di Israele a Beirut e ha invitato il regime sionista ad attenersi alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza”.

Russia: condanniamo l’assassinio di Haniyeh a Teheran

Dmitry Polyanskiy, vice rappresentante russo, il cui Paese detiene la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza, ha messo in guardia dalle pericolose conseguenze che l’assassinio del capo di Hamas avrebbe sulla regione.

Chiunque sia dietro questo assassinio e coloro che hanno commesso questo crimine dovrebbero essere consapevoli di quanto un’azione del genere possa essere pericolosa per la pace internazionale, ha affermato nel suo discorso.

Pur condannando l’assassinio di Ismail Haniyeh e definendolo un duro colpo alla mediazione e ai negoziati, Polyanskiy ha affermato: “Questa azione barbara ha davvero portato il Medio Oriente sull’orlo della guerra”.

Polyanskiy ha accusato americani e israeliani di aver tentato di mettere in pericolo l’intera regione e ha affermato che l’assassinio del capo di Hamas è stato un duro colpo per i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza.

Alla luce dell’escalation della situazione, il diplomatico russo ha inoltre messo in guardia contro qualsiasi tentativo di trascinare l’Iran in uno scontro regionale.

Algeria: “Israele ha commesso un atto terroristico”

Ammar bin Jame, ambasciatore e rappresentante dell’Algeria alle Nazioni Unite, ha detto al consiglio che l’Algeria esprime le sue condoglianze ai fratelli palestinesi per l’uccisione di Haniyeh. “Non si è trattato di un semplice attacco, ma di un atto crudele e di una violazione della sovranità di un paese”.

Questo non è stato solo un attacco agli esseri umani, ma un attacco feroce alle relazioni diplomatiche e ai principi fondamentali dell’ordine mondiale. Israele ha intrapreso un’azione che ha violato la sovranità dell’Iran, ha spiegato Jame.

L’ambasciatore algerino alle Nazioni Unite ha avvertito il regime sionista che la sua azione non era quella che afferma essere autodifesa, ma era un atto sovversivo e aggressivo. “Condanniamo fermamente questo crudele e barbaro atto di terrorismo commesso dagli israeliani”.

Il diplomatico ha anche sottolineato le brutalità israeliane e ha chiesto: Dove e quando finirà questa follia? L’attacco a Gaza e gli attacchi ai civili a Beirut e l’occupazione delle terre siriane e libanesi sono macchie vergognose che hanno afflitto l’umanità.

Gli Stati Uniti difendono Israele: non eravamo a conoscenza dell’assassinio di Haniyeh, non abbiamo avuto alcun ruolo

Robert Wood, ambasciatore e vice rappresentante degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, ha sostenuto che il suo paese non era a conoscenza dell’assassinio di Ismail Haniyeh e non aveva avuto alcun ruolo in tale operazione.

Il diplomatico americano ha affermato che la Repubblica islamica equipaggia gruppi in Siria, Libano, Iraq e Yemen e destabilizza la regione.

Ha inoltre accusato l’Hezbollah libanese di aver ripetutamente attaccato Israele e ha fatto riferimento a un recente presunto incidente missilistico a Majdal Shams, sulle alture del Golan siriane occupate, ma l’inviato degli Stati Uniti all’ONU non ha menzionato il genocidio israeliano a Gaza, che finora ha causato la morte di quasi 40.000 civili, scrive l’agenzia.

Robert Wood ha anche parlato degli attacchi di Ansarullah contro le navi nel Mar Rosso da parte dello Yemen, ma non ha specificato che le operazioni sono mirate solo agli interessi israeliani e ai suoi crimini contro i palestinesi.

Il Regno Unito ignora i crimini israeliani

L’ambasciatore britannico e rappresentante permanente alle Nazioni Unite ha parlato in difesa del regime sionista e ha piuttosto incolpato l’Iran. “Abbiamo ripetutamente chiesto all’Iran di essere consapevole del suo ruolo nelle tensioni regionali”.

Barbara Woodward ha affermato di sostenere “il diritto di Israele a difendersi”, ma chiede anche il ritorno della stabilità nella regione e la fine della violenza, un commento cauto per placare i britannici arrabbiati per il sostegno degli Stati Uniti alla guerra israeliana a Gaza.

Francia: a Gaza deve essere stabilito un cessate il fuoco immediato

Il rappresentante della Francia alle Nazioni Unite si è discostato dalla questione reale e ha invece chiesto moderazione in tutto il Medio Oriente e di evitare qualsiasi escalation della tensione militare.

Chiediamo un cessate il fuoco immediato a Gaza, ha affermato, ma ha anche chiesto il rilascio dei prigionieri israeliani tenuti a Gaza.

La Svizzera chiede dialogo e moderazione

Anche il rappresentante svizzero alle Nazioni Unite non ha denunciato l’assassinio del leader di Hamas da parte di Israele.

Chiediamo a tutte le parti di attuare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza e di rispettare le leggi umanitarie, ha affermato l’inviato.

Questo diplomatico svizzero, il cui paese ha il compito di gestire gli interessi americani in Iran, ha affermato: Gli attacchi nel Golan, in Libano e a Teheran dimostrano che dobbiamo fare del nostro meglio per porre fine alla violenza.

Siria: l’America fermi le sue politiche distruttive

Qusay al-Dahhak, ambasciatore e rappresentante permanente della Siria, ha condannato gli attacchi israeliani e ha affermato durante la riunione del Consiglio di sicurezza che i criminali di guerra del regime israeliano hanno deciso di continuare la loro sanguinosa aggressione e di alimentare la guerra nella regione con la loro ondata di omicidi.

Ha ritenuto Israele responsabile dell’operazione avvenuta qualche giorno fa nella città di Majdal Shams, sulle alture occupate del Golan, usandola come pretesto per attaccare Beirut e assassinare Haniyeh a Teheran.

Per mantenere la pace e la stabilità nel mondo è necessario che i governi con sede negli Stati Uniti interrompano le loro politiche distruttive e consentano al Consiglio di sicurezza di esercitare i suoi poteri legali sulla base della Carta delle Nazioni Unite, ha affermato Al-Dahhak.

Media: “Il giornalista del WSJ Gershkovich tornerà negli Usa”. Scambio di prigionieri

La televisione Fox News ha dichiarato che il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich, ritenuto colpevole di spionaggio in Russia e condannato a 16 anni di prigione, tornerà negli Stati Uniti giovedì come parte di uno scambio di prigionieri. La notizia è ripresa dalla Tass.

Un conduttore di Fox News ha detto che le informazioni provengono dal Wall Street Journal. Non ha fornito ulteriori dettagli, ma ha detto che il canale televisivo sta lavorando per scoprire di più sul potenziale scambio.

Un reporter della Tass ha verificato che l’US Federal Bureau of Prisons ha rimosso i dati sui cittadini russi Alexander Vinnik, Vladislav Klyushin, Vadim Konoschenko e Maxim Marchenko dal suo database elettronico, che normalmente contiene i loro spostamenti. Una ricerca di questi nomi nel database ora non restituisce alcun risultato.

L’ambasciata russa a Washington si è astenuta da qualsiasi commento sulla possibilità di uno scambio di prigionieri.

La Russia condanna l’assassinio di Haniyeh: “Tentativo di trascinare Iran nel conflitto”

La Russia vede l’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran come un tentativo di trascinare l’Iran nello scontro che ha attanagliato la regione, ha affermato mercoledì il diplomatico russo all’ONU Dmitry Polyansky.

“La Russia condanna fermamente l’assassinio di Ismail Haniyeh, capo politico del movimento palestinese Hamas, in un attacco missilistico alla sua residenza a Teheran durante la notte del 31 luglio. Questo attacco provocatorio è stato effettuato mentre il leader di Hamas si trovava in Iran su invito ufficiale per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente eletto della Repubblica islamica dell’Iran, Masoud Pezeshkian. Coloro che stanno dietro a questo assassinio politico hanno dovuto rendersi conto di quanto pericolose sarebbero potute essere le conseguenze per l’intera regione”, ha affermato il diplomatico in una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. “Tali tentativi di trascinare l’Iran nello scontro regionale destabilizzano l’atmosfera già altamente carica nella regione”.

“La pratica sbagliata delle eliminazioni mirate di importanti personaggi politici e militari sta portando il Medio Oriente sull’orlo di una guerra che interesserà tutta la regione”, ha continuato Polyansky.

Politico ucraino: “Falchi di Kiev pianificano eliminazione di Putin”. Peskov: “E’ protetto”

Le iniziative di pace del presidente russo Vladimir Putin “hanno inferto un duro colpo ai falchi ucraini”, perciò “Kiev sta elaborando piani per eliminare il leader russo”. Lo ha detto alla Tass il politico ucraino Viktor Medvedchuk.

L’esponente politico era il leader del partito di opposizione “Piattaforma per la Vita”, vietato in Ucraina, e ora guida il movimento “Altra Ucraina”.

“Di questi tempi, i falchi della guerra cercano di intimidire, calunniare ed eliminare fisicamente qualsiasi politico di pace. Le iniziative di pace di Vladimir Putin hanno inferto un duro colpo al partito della guerra, quindi stanno coltivando piani per eliminarlo”, ha detto Medvedchuk.

Ha affermato che il capo dell’intelligence militare ucraina Kirill Budanov (inserito nella lista russa dei terroristi ed estremisti – TASS) ha menzionato questo, ribadendo che l’Ucraina di Vladimir Zelensky è un “paese terrorista e pertanto soggetto a liquidazione”.

Ha affermato che il “regime criminale” di Zelensky, anche se al suo comando c’è un’altra persona, rappresenta un pericolo per la politica di pace.

“Di recente ho inviato una lettera al candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump, in cui ho espresso la mia opinione che, in caso di sua morte, Zelensky sarebbe il principale beneficiario”, ha affermato Medvedchuk. Il politico ucraino ha anche affermato che la politica del terrore prevale ormai nella politica mondiale.

“È possibile liberarsi dei metodi terroristici solo costruendo un nuovo sistema di sicurezza nelle relazioni internazionali. Il mondo ha bisogno di distensione, ma può essere raggiunta solo da quei politici che escludono il terrorismo come ideologia di stato”, ha affermato.

In precedenza, Budanov aveva detto che c’erano stati tentativi di assassinare il leader russo. In risposta, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto al notiziario “Shot” che Putin ha una sicurezza adeguata.

Omicidio leader Hamas Haniyeh, Iran: “Gli USA complici di Israele. Sarà vendetta”

Il Ministero degli Esteri iraniano ha condannato fermamente l’assassinio del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, etichettando gli Stati Uniti come “complici del regime israeliano” nel commettere questo “atto atroce di terrorismo”.

In una dichiarazione ufficiale di mercoledì, citata dall’agenzia Irna, il ministero ha sottolineato il “ruolo” del governo degli Stati Uniti, in quanto “sostenitore di Israele nell’occupazione e nel genocidio dei palestinesi, nell’assassinio del leader di Hamas”.

Haniyeh è stato ucciso mercoledì mattina, circa alle 2, a Teheran, il giorno dopo aver partecipato all’insediamento del neoeletto presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

L’assassinio di Haniyeh “è una testimonianza della natura terroristica del regime israeliano e mette in luce il comportamento aggressivo e illegale della mafia criminale che governa i territori palestinesi occupati”, si legge nella dichiarazione.

Il ministero ha inoltre osservato che l’attacco mirato contro il leader di Hamas sul suolo iraniano costituisce “una palese violazione del diritto internazionale e una grave minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e globale”.

Pur condannando fermamente l’assassinio, il ministero ha affermato che “la Repubblica islamica afferma il suo diritto intrinseco a rispondere in modo appropriato a tali violazioni della sua sovranità e integrità territoriale”.

La Repubblica islamica invita i paesi e le organizzazioni internazionali “a ritenere Israele responsabile delle sue azioni e a sostenere il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e la sua legittima resistenza contro l’occupazione”, conclude la dichiarazione.

Ali Khamenei considera un “dovere vendicare” l’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh. “Attaccare Israele”

Anche la guida suprema della rivoluzione islamica, l’ayatollah Seyyed Ali Khamenei, ha affermato che la Repubblica islamica dell’Iran “considera un dovere vendicare l’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh sul suo territorio”.

L’ayatollah Khamenei ha diffuso mercoledì un messaggio per esprimere le sue condoglianze per il “martirio di Haniyeh”, avvenuto in un attacco alla sua residenza nella capitale iraniana Teheran nelle prime ore di mercoledì 31 Luglio 2024.

“Il regime sionista criminale e terrorista ha martirizzato il nostro amato ospite all’interno della nostra casa e ci ha lasciato addolorati, ma ha anche spianato la strada all’imposizione di una dura punizione nei suoi confronti”, ha affermato la Guida Suprema nel suo messaggio.

Il capo di Hamas Ismail Haniyeh con Sayyed Ali Khamenei, leader della Rivoluzione islamica e della Repubblica dell’Iran (foto dell’incontro tra i due il 30 luglio 2024, alcune ore prima che Haniyeh venisse ucciso)

L’ayatollah Khamenei ha affermato che Haniyeh “non ha mai avuto paura del martirio, poiché ha sacrificato membri della sua famiglia e persone care per la Resistenza palestinese”.

Khamenei ha espresso le sue condoglianze alla fiera Nazione della Palestina e alla famiglia di Haniyeh per la morte del leader della resistenza e del suo compagno nell’attacco di Teheran. Ha infine parlato di “attacco di ritorsione diretta” contro lo stato ebraico.

L’ala militare di Hamas promette una risposta dura all’assassinio di Haniyeh

Le Brigate Al-Qassam di Hamas hanno espresso il loro cordoglio per l’assassinio di Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico del movimento di resistenza palestinese, e hanno “promesso” una “forte risposta all’atto criminale israeliano”. Lo riferisce l’agenzia di stampa Irna.

“Haniyeh ha servito molto la causa palestinese e ha svolto un ruolo importante nel rafforzare la resistenza e nell’unire i palestinesi”, si legge nella dichiarazione, aggiungendo che “ha compiuto sforzi per riportare l’attenzione sulla questione di al-Quds”.

Secondo la dichiarazione, “un’operazione criminale del genere, condotta contro il leader di Hamas nel cuore della capitale iraniana, è stata un incidente pericoloso che causerà gravi conseguenze all’intera regione”.

I leader delle brigate hanno aggiunto che “il nemico ha commesso un errore nell’estendere la guerra e gli assassinii, ignorando i territori dei paesi della regione”. “La sete di potere ha accecato il criminale Netanyahu, accelerando al contempo il processo di crollo del regime sionista di Israele. Ora è giunto il momento di porre fine alle prepotenze sioniste”.

Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico del movimento di resistenza palestinese Hamas, e una delle sue guardie del corpo sono stati assassinati nella loro residenza nella capitale iraniana nelle prime ore di mercoledì. Il leader di Hamas viveva da qualche tempo a Doha, in Qatar.

Proteste in tutto il Medio Oriente e non solo. La condanna di  Guterres

Demonstrators carry pictures of Hamas leader Ismail Haniyeh, who was killed in Iran, during a protest to condemn his killing, in Tunis, Tunisia July 31, 2024. REUTERS/Jihed Abidellaoui

Intanto migliaia di persone in Medio Oriente e non solo scendono per le strade per protestare contro la barbara uccisione di Haniyeh, leader riconosciuto di Hamas. Sono scoppiate proteste nella Cisgiordania occupata, in Tunisia e in Turchia per condannare l’uccisione del capo palestinese. Gli Houthi dello Yemen hanno affermato che Israele dovrebbe aspettarsi un’“ondata di rappresaglie” dopo l’assassinio di Haniyeh.

Proteste di massa hanno avuto luogo davanti all’ambasciata israeliana nella capitale giordana Amman dopo l’assassinio del capo politico di Hamas. Un corrispondente di RT ad Amman riferisce che i manifestanti cantano: “L’America è la madre del terrorismo”.

Diversi paesi, tra cui Germania e Stati Uniti, riporta Al Jazeera, hanno invitato i propri cittadini a lasciare il Libano o a non visitarlo affatto in questo momento.

Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha denunciato gli attacchi a Beirut e Teheran come una “pericolosa escalation”.

Ucciso a Teheran il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh. Raid israeliano

Il leader di Hamas Ismail Haniyeh

Il leader di Hamas e membro dell’ufficio politico palestinese Ismail Haniyeh è stato ucciso nella capitale iraniana Teheran. L’omicidio è stato confermato da una dichiarazione ufficiale di Hamas citata dall’agenzia di stampa palestinese Wafa.

L’assassinio di Haniyeh, riferiscono i media arabi, è avvenuto nella notte in un raid israeliano che ha preso di mira il suo luogo di soggiorno a Teheran, un missile teleguidato o un drone. Il leader di Hamas è stato colpito nel sonno, dopo che il giorno prima aveva partecipato all’insediamento del presidente eletto iraniano, Masoud Pezeshkian, secondo una dichiarazione pubblicata sul canale Telegram ufficiale di Hamas.

La televisione Al Hadath ha riferito che Haniyeh si trovava nella sua camera da letto quando l’appartamento è stato colpito dal missile. Il razzo che ha ucciso il capo politico di Hamas è stato lanciato da un paese straniero, ha affermato il media “Al Mayadeen” citando una fonte iraniana, a sua volta ripresa da agenzie arabe. Con lui è morta una delle sue guardie del corpo.

Haniyeh alloggiava in una residenza per veterani di guerra, secondo l’agenzia di stampa iraniana Fars. L’attacco ha colpito l’edificio intorno alle 2 di mattina, ora locale, di mercoledì 31 Luglio 2024. L’attacco è attribuito a Israele; l’intelligence israeliana, il Mossad, avrebbe sfruttato falle nella sicurezza e ricevuto informazioni riservatissime da persone al momento ignote.

Lutto nazionale in Palestina
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas, nel condannare l’attacco, ha dichiarato una giornata di lutto nazionale per protestare contro l’assassinio del presidente dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh.

Il presidente Abbas ha ordinato che le bandiere siano esposte a mezz’asta nelle istituzioni ufficiali palestinesi nei governatorati della Cisgiordania. Questa mattina il Presidente ha invitato “il popolo palestinese a unirsi, a essere paziente e fermo di fronte all’occupazione israeliana”.

La reazione di Hamas: “L’assassinio non rimarrà senza risposta”
Il vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas, Mousa Abu Marzook, ha avvertito che l’assassinio di Haniyeh non rimarrà senza risposta. Sami Abu Zuhri, portavoce di spicco di Hamas, ha descritto l’uccisione del capo politico di Hamas come un’escalation che non aiuterà Israele a raggiungere i suoi obiettivi nella lotta contro il movimento.

Intanto, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno rifiutato di commentare le notizie sulla morte del capo di Hamas. L’omicidio è avvenuto dopo il rientro a Tel Aviv di Benyamin Netanyahu dagli Stati Uniti. Il primo ministro israeliano aveva annunciato “ritorsioni” dopo una strage di ragazzi in un campo di calcio in area israeliana da parte del movimento libanese Hezbollah.

Il canale televisivo Al Hadath ha riferito che Haniyeh è stato ucciso in un attacco missilistico diretto. Il quotidiano “Al Mayadeen” ha affermato, citando una fonte, che il missile era stato lanciato “da un altro paese, non “dal territorio dell’Iran”.

Ira dell’Iran, Khamenei: “La morte di Haniyeh sarà punita severamente”

“L’occupazione israeliana ha attirato su di sé la punizione più severa”, ha affermato il leader della Rivoluzione islamica e della Repubblica dell’Iran, Sayyed Ali Khamenei (citato da “Al Mayadeen”), in seguito all’attacco israeliano che ha preso di mira la capitale iraniana Teheran e all’assassinio del capo dell’ufficio politico di Hamas, il martire Ismail Haniyeh.

Sayyed Khamenei ha sottolineato che “la punizione per il sangue di Haniyeh è un dovere dell’Iran, perché è stato martirizzato sul nostro suolo”, aggiungendo che l’assassinio di Haniyeh, che era ospite in Iran, “ha anche posto le basi per una dura punizione del nemico nei suoi confronti”.

Il capo di Hamas Ismail Haniyeh con Sayyed Ali Khamenei, leader della Rivoluzione islamica e della Repubblica dell’Iran (foto dell’incontro tra i due il 30 luglio 2024, alcune ore prima che Haniyeh venisse ucciso)

Parlando del leader di Hamas, Khamenei ha affermato che “Haniyeh ha dedicato la sua vita alla lotta per la liberazione, era pronto per il martirio e ha sacrificato i suoi figli su questa strada, sottolineando che ‘il grande Fronte di Resistenza è in lutto'”. Di conseguenza, l’Iran ha annunciato un periodo di lutto nazionale.

La Cina condanna fermamente l’assassinio del capo dell’Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese citato dai media.

Il vice ministro degli Esteri russo Bogdanov in merito all’assassinio del capo dell’Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran: “Si tratta di un assassinio politico assolutamente inaccettabile che porterà a un’ulteriore escalation delle tensioni”.

Il Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano ha convoca una riunione di emergenza dopo l’assassinio di Ismail Haniyeh. Il New York Times, che cita funzionari iraniani, afferma che il Consiglio supremo si è riunito presso il quartier generale del leader supremo Ali Khamenei alla presenza del comandante della forza Quds della guardia rivoluzionaria in seguito all’assassinio del capo dell’ufficio politico del movimento Hamas.

La Casa Bianca ha dichiarato di essere a conoscenza di resoconti secondo cui Haniyeh sarebbe stato assassinato in Iran, ha riferito la Cnn. Il portavoce della Casa Bianca ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli.

Gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con l’assassinio di Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico del movimento palestinese Hamas, ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken al notiziario indonesiano Cna.

Secondo Blinken, gli Stati Uniti “non erano a conoscenza o coinvolti” nell’assassinio di Haniyeh. “È molto difficile fare ipotesi, e ho imparato nel corso degli anni a non fare mai ipotesi sull’impatto che un evento potrebbe avere su qualcos’altro”, ha detto quando gli è stato chiesto se l’assassinio del leader di Hamas avrebbe fatto aumentare le tensioni nella regione.

“È di vitale importanza aiutare a porre fine alle sofferenze dei palestinesi a Gaza. È di vitale importanza riportare a casa gli ostaggi, tra cui un certo numero di americani”. Così come assume importanza “sperare di mettere le cose su un percorso migliore per una pace più duratura e una sicurezza più duratura, in modo che tale attenzione resti”, ha affermato il diplomatico Usa, valutando l’importanza di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

“L’uccisione di Haniyeh non impedirà ai combattenti della resistenza di combattere l’esercito israeliano nella Striscia di Gaza”, ha affermato il movimento radicale palestinese Jihad islamica.

Il movimento palestinese Fatah ha definito l’uccisione di Haniyeh “un crimine orribile e un atto veramente codardo”, invitando i palestinesi a preservare l’unità politica e geografica tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania del fiume Giordano.

Il Ministero degli Esteri turco ha condannato l’assassinio del capo politico di Hamas e ha espresso le sue condoglianze al popolo palestinese.

La resistenza palestinese ha il diritto di punire i responsabili dell’omicidio di Haniyeh, ha affermato il vicepresidente del governo iraniano uscente, Amir-Hossein Ghazizadeh Hashemi.

Chi era Haniyeh
Ismail Haniyeh sarebbe nato nel campo profughi di al-Shati a Gaza nel 1962 (non si conosce la data esatta). Nel 1987 si è laureato alla facoltà di letteratura araba dell’Università islamica di Gaza.

Nel marzo 2004, Haniyeh divenne uno dei leader di Hamas, guidando le attività del movimento nella Striscia di Gaza. Nel febbraio 2006 è diventato primo ministro dello Stato dell’Autorità nazionale palestinese, guidando il governo monopartitico di Hamas fino al febbraio 2017.

Nel giugno 2007, Abbas ha rimosso il governo guidato da Haniyeh dall’incarico dopo che i combattenti di Hamas avevano preso il controllo della Striscia di Gaza. Tuttavia, Haniyeh ha respinto il decreto come illegittimo. Il governo, composto esclusivamente da membri di Hamas, è rimasto in carica nella Striscia di Gaza fino al 2014.

Nella primavera del 2014, Haniyeh si dimise, aprendo la strada alla formazione di un governo di unità nazionale composto da membri di Fatah e Hamas (il governo di unità non decollò mai e fu successivamente sciolto).

Nel 2014-2017 è stato il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, prima di essere sostituito da Yahya Sinwar. Haniyeh era a capo dell’Ufficio politico di Hamas dal 2017.

Ambasciatore iraniano a Mosca: “Uccisi i familiari di Haniyeh a Gaza”

Nel frattempo, Israele avrebbe ucciso 12 familiari del capo dell’ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh, tra cui i suoi figli e nipoti, nella Striscia di Gaza. Lo ha affermato l’ambasciatore iraniano in Russia Kazem Jalali citato dalla Tass.

“I sionisti, durante un recente attacco, hanno deliberatamente eliminato a Gaza oltre 12 persone della famiglia del signor Haniyeh, compresi i suoi figli e nipoti minorenni. Siamo certi che le azioni terroristiche non avranno alcun impatto sulla determinazione del popolo palestinese a liberare le proprie terre occupate”, ha affermato il diplomatico iraniano.

Kazem Jalali ha sottolineato che “il regime israeliano, durante i nove mesi della sua aggressione a Gaza, ha fallito e, avendo eliminato oltre 40.000 palestinesi innocenti, tra cui donne e bambini, non è riuscito a schiacciare la volontà e la resistenza del popolo di Gaza”. “Ora questo regime ha iniziato a terrorizzare ed eliminare i leader palestinesi”, ha concluso l’ambasciatore.

Media: Ucciso in Libano anche leader di Hezbollah Fuad Shukr

Secondo alcuni media, tra cui il tedesco “Frankfurter Allgemeine” citato su Telegram, l’uccisione del leader di Hamas è avvenuta poche ore dopo un attacco alla capitale libanese, Beirut, da parte di Israele. “Allo stesso tempo, secondo l’esercito israeliano, è stato ucciso Fuad Shukr, un alto comandante del movimento sciita Hezbollah, che ha collaborato con Hamas nella Striscia di Gaza”. L’uccisione di Fuad Shukr non sarebbe stata ancora confermata.

Continuano i bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza, ancora vittime e feriti

Otto civili sono rimasti uccisi oggi in un bombardamento israeliano della città di Az-Zawayda, nella Striscia di Gaza centrale. Il corrispondente dell’agenzia Wafa ha dichiarato che un drone israeliano ha preso di mira un gruppo di civili nei pressi della compagnia elettrica nella zona di Az-Zawayda, uccidendo otto persone.

“Dall’inizio dell’aggressione dell’occupazione sulla Striscia di Gaza via terra, mare e aria, il 7 ottobre 2023, circa 39.445 civili, per lo più bambini e donne, sono stati uccisi e altri 91.073 sono rimasti feriti”.

Migliaia di vittime sono ancora sepolte sotto le macerie e sparse sulle strade, mentre le ambulanze e le squadre della protezione civile incontrano enormi difficoltà nel raggiungerle, viene spiegato dai media arabi.

I dati sulle vittime a Gaza sono incompleti a causa dell’intensa aggressione israeliana in corso, della ripetuta e completa interruzione dei servizi di comunicazione e Internet, della mancanza di carburante e delle infrastrutture devastate, che rendono difficile documentare le cifre.

Uccisi reporter di Al Jazeera

Un attacco aereo israeliano sulla città di Gaza mercoledì sera ha ucciso anche il corrispondente di Al Jazeera Ismail Al-Goul e il fotoreporter Rami Al-Riffy, riporta Wafa.

Al-Ghoul e Al-Riffi stavano seguendo le notizie dalle macerie della casa del defunto leader di Hamas Ismail Haniyeh nel campo profughi di Shati, a ovest di Gaza, poco prima che il loro veicolo venisse colpito da un attacco aereo israeliano, che decapitò la testa di Al-Ghoul.

In un raid israeliano in Libano ucciso il leader di Hezbollah Fuad Shukr

Il gruppo libanese Hezbollah ha confermato in una nota che il suo comandante Fuad Shukr è stato ucciso in un attacco israeliano nel sud di Beirut. Lo riporta l’emittente araba Al Jazeera.

L’esercito israeliano ha dichiarato di aver effettuato un “attacco di precisione” martedì a Beirut, uccidendo Shukr. Hezbollah aveva precedentemente affermato che Shukr era sopravvissuto. Non vi erano conferme sull’assassinio.

Il Ministero della Salute libanese ha affermato che tre persone, tra cui due bambini, sono state uccise e 74 ferite nell’attacco che l’esercito israeliano ha descritto come “un’operazione chirurgica mirata” contro Shukr, noto anche come Mohsen Shukr e al-Hajj Mohsen.

Secondo l’agenzia di stampa libanese National News Agency, un raid aereo israeliano ha preso di mira la zona attorno al Consiglio della Shura di Hezbollah, suo principale organo decisionale, nel quartiere Haret Hreik della capitale del Libano.

L’esercito israeliano, citato dai media, ha affermato “di aver condotto l’attacco contro il comandante responsabile dell’omicidio dei bambini a Majdal Shams e dell’uccisione di numerosi altri civili israeliani”. Beirut, secondo i media arabi, si stava preparando a un potenziale attacco israeliano da quando, sabato, 12 persone, tra cui bambini, sono state uccise in un attacco missilistico su Majdal Shams, sulle alture del Golan occupate da Israele.

Dopo gli attacchi di Majdal Shams, anche il primo ministro Benjamin Netanyahu domenica, di ritorno dagli Usa, ha visitato la città e ha promesso una “risposta severa”.

Israele e gli Stati Uniti hanno incolpato il gruppo armato libanese. Ma una fonte di alto rango di Hezbollah ha riferito ad Al Jazeera che il gruppo armato “avrebbe risposto a qualsiasi aggressione israeliana in Libano”, inclusa un’invasione di terra.

In un servizio dal quartiere di Haret Hreik, Al Jazeera ha dichiarato che fonti vicine a Hezbollah hanno identificato l’obiettivo come Muhsin Shukr e hanno riferito all’emittente che è sopravvissuto al tentativo di assassinio.

L’attacco di martedì è stato il primo in Libano da gennaio, quando un raid aereo ha ucciso il massimo funzionario di Hamas Saleh al-Arouri. Quell’attacco è stata la prima volta che Israele ha colpito Beirut dalla guerra di 34 giorni tra Israele ed Hezbollah nell’estate del 2006.

L’assassinio di Fuad Shukr, dopo le conferme, è quindi avvenuto il giorno prima che venisse consumato – sempre per mano di Israele – l’omicidio del leader di Hamas Ismail Haniyeh, ucciso in un raid a Teheran, in Iran, dove il capo politico del movimento palestinese si trovava per l’insediamento del presidente iraniano eletto Masoud Pezeshkian.

Un missile israeliano ha colpito mercoledì notte l’appartamento nella capitale iraniana dove era ospite Ismail Haniyeh e la sua guardia del corpo.

Proteste e indignazione in larga parte del mondo, eccetto Ue, GB e Stati Uniti. Si teme ora una escalation su larga scala, che partendo dal Medio Oriente potrebbe facilmente allargarsi in occidente, anche con attentati terroristici di gruppi organizzati oppure con azioni autonome. La tensione è altissima.

Indagato il procuratore Pignatone: “Insabbiò una inchiesta di mafia”

L’ex procuratore di Palermo, Reggio Calabria, Roma e attualmente giudice in Vaticano, Giuseppe Pignatone è indagato per favoreggiamento alla mafia dalla procura di Caltanissetta nell’ambito dell’indagine sul presunto insabbiamento dell’inchiesta mafia-appalti a cui lavorava nel 1992 il giudice Paolo Borsellino.

In particolare i magistrati coordinati dal procuratore nisseno Salvatore De Luca, hanno convocato, per oggi, Pignatone in Procura per sentirlo sul filone dei presunti rapporti fra i mafiosi palermitani e il gruppo Ferruzzi.

Nel 1992 Pignatone era sostituito procuratore a Palermo e per i magistrati nisseni avrebbe avuto un ruolo nell’insabbiamento in concorso con il collega Gioacchino Natoli, con l’allora procuratore capo Pietro Giammanco (morto 6 anni fa) e con l’ufficiale della Guardia di finanza Stefano Screpanti.

Questi ultimi sono già stati interrogati: Screpanti, oggi generale delle Fiamme gialle, ha respinto tutte le accuse, mentre Natoli, convocato nella procura nissena, il 5 luglio scorso, si era avvalso della facoltà di non rispondere, riservandosi di chiedere alla Procura un successivo interrogatorio in cui fornire “ogni utile chiarimento”. Si è presentato qualche ora dopo anche Pignatone che non avrebbe risposto ai pm, lasciando dire ai legali lui “è innocente”.

L’inchiesta riguardava i presunti rapporti fra i mafiosi palermitani Antonino Buscemi e Francesco Bonura e il gruppo guidato da Raul Gardini, l’imprenditore morto “suicida” negli anni ’90. Un’indagine su mafia e appalti su cui si era concentrata l’attenzione di Paolo Borsellino prima che venisse ucciso in via d’Amelio nel 1992.

Giuseppe Pignatone, magistrato di altissimo profilo, per anni aggiunto a Palermo, poi procuratore a Reggio Calabria e a Roma, ora giudice del tribunale Vaticano è accusato di favoreggiamento aggravato dall’avere aiutato Cosa nostra.

Pignatone – ricostruisce l’Ansa – è stato sentito dagli ex colleghi nisseni che, nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del ’92, indagano sul presunto insabbiamento del cosiddetto dossier mafia-appalti, una indagine parzialmente archiviata negli anni ’90 che, secondo alcuni, potrebbe essere il reale contesto in cui è maturato l’attentato al giudice Paolo Borsellino. Il magistrato, sostengono in particolare i suoi familiari, auditi anche dalla commissione Antimafia, sarebbe stato eliminato proprio per impedirgli di indagare sulle infiltrazioni mafiose nei grandi appalti.

“Ho dichiarato la mia innocenza in ordine al reato di favoreggiamento aggravato ipotizzato. Mi riprometto di contribuire, nei limiti delle mie possibilità, allo sforzo investigativo della Procura di Caltanissetta”, ha detto all’agenzia l’ex capo dei pm romani che, secondo quanto si apprende, si sarebbe limitato a respingere le accuse, non entrando nel merito della questione.

Prima di lui, Natoli si era avvalso della facoltà di non rispondere ribadendo la sua piena fiducia nella giustizia. “Darò senz’altro il mio contributo nell’accertamento della verità”, aveva replicato l’ex pm. In sintesi – ma la questione è molto complessa – secondo gli inquirenti, Natoli e Pignatone, dietro la regia dell’ex procuratore Pietro Giammanco, nel frattempo deceduto, per aiutare imprenditori mafiosi come Francesco Bonura e Antonio Buscemi avrebbero cercato di insabbiare un filone dell’indagine mafia-appalti.

A Natoli, in particolare, i pm hanno contestato di aver finto di indagare su una tranche del dossier che riguardava infiltrazioni mafiose nelle cave di Massa Carrara, con la complicità dell’allora capitano della Guardia di Finanza Stefano Screpanti, pure lui indagato.

Natoli avrebbe disposto intercettazioni lampo e “solo per una parte delle utenze da sottoporre necessariamente a captazione”, hanno scritto i pm, evitando così che fossero trascritte invece conversazioni “particolarmente rilevanti dalle quali sarebbe emerso, ad esempio, il legame tra l’ex politico Ernesto Di Fresco e Francesco Bonura”. Come se non bastasse, per Caltanissetta, “per occultare ogni traccia del rilevante esito delle intercettazioni telefoniche, avrebbe disposto la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci”.

Una ipotesi, quest’ultima, che striderebbe con la realtà perché le bobine non sono mai state distrutte e sono state trovate negli archivi della Procura di Palermo. Pignatone, già anni fa, venne indagato per una vicenda che ruotava attorno ad alcuni immobili che il padre aveva acquistato da Buscemi, ma l’indagine venne archiviata. Tutta la vicenda, infine, deve fare i conti con l’insormontabile ostacolo della prescrizione ormai maturata da tempo, visto che i fatti contestati risalgono a oltre 30 anni fa.

Proiettili trovati nel bagno dell’ospedale di Cosenza, indagini

Due cartucce da arma da fuoco sono state ritrovate, nella tarda mattinata di oggi, nel bagno principale all’ingresso dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza.

Secondo quanto si apprende, a ritrovare i bossoli sarebbe stato un inserviente che ha subito allertato la direzione dell’Azienda ospedaliera. Sul posto, per i rilievi del caso, la squadra della scientifica della Questura di Cosenza. Al momento, non è stata identificata alcuna minaccia. Indagini della Polizia per scoprire chi abbia potuto posizionare i proiettili in bagno e soprattutto perché.

Ricavi non dichiarati, sequestrati 4 milioni di euro a due amministratori

Guardia d finanza Reggio Calabria

Poco meno di quattro milioni di euro sono stati sequestrati preventivamente dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, ai fini della confisca per equivalente, a due amministratori di una società di Gioia Tauro attiva nella vendita di prodotti ittici, nei cui confronti è stato ipotizzato il reato di omessa dichiarazione, dichiarazione infedele nonché di occultamento delle scritture contabili.

Il provvedimento è stato emesso dal gip di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica di Palmi diretta Emanuele Crescenti.

La misura costituisce l’epilogo di attività d’indagine condotte dal Gruppo di Gioia Tauro che ha permesso di dimostrare – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità – come l’amministratore di fatto, unitamente a quello di diritto, abbia operato in sistematica evasione d’imposta negli anni fra il 2016 e il 2019, omettendo di dichiarare ricavi per oltre 15.408.745 euro.

In particolare, l’attività trae origine da un’attività di verifica fiscale, che ha consentito di rilevare come, a fronte di un elevato volume d’affari, la società abbia totalmente omesso di presentare le relative dichiarazioni fiscali. La somma sequestrata è pari 3.863.560 euro

Trovati con 13 kg di cocaina e munizioni, arrestati

Archivio

Erano in possesso di 13 chilogrammi di cocaina oltre che di dieci cartucce per pistola e di un giubbotto antiproiettile. Due persone sono state arrestate a Cetraro dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza con l’accusa di traffico e detenzione illegale di droga.

I militari della Compagnia di Paola, nel corso di un’attività di controllo del territorio, insospettiti da un anomalo comportamento e dallo strano atteggiamento mostrato dai due soggetti durante un controllo eseguito nel centro abitato di Cetraro, hanno proceduto ad una prima perquisizione allargata, successivamente, ad alcuni immobili risultati nella loro disponibilità.

A conclusione dei controlli all’interno dei locali sono stati trovati dodici panetti e ventisette dosi di cocaina già pronta per lo spaccio.

Tutta la sostanza stupefacente, che era stata nascosta, è stata sequestrata assieme all’altro materiale trovato. Lo stupefacente destinata allo spaccio, secondo i finanzieri, avrebbe fruttato oltre un milione di euro.

Falsavano documenti e chiedevano reddito per poi incassarlo, arrestati

Falsificavano i documenti di alcuni cittadini per conto dei quali chiedevano il reddito di cittadinanza e, una volta ottenuto, si facevano consegnare la Postepay collegata al sussidio per utilizzarla in diversi esercizi commerciali.

È avvenuto a Bagnara Calabra dove due persone sono state raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

Truffa aggravata ai danni dello Stato, percezione indebita del reddito di cittadinanza, sostituzione di persona, ricettazione ed estorsione. Sono queste le accuse contestate dai pm al termine dell’indagine condotta dai carabinieri della stazione di Bagnara. In sostanza, i due indagati, finiti ai domiciliari, avrebbero raggirato diversi concittadini oltre che l’ufficio dell’Inps di Reggio Calabria, per una somma complessiva di circa 80mila euro.

Stando a quanto emerso dall’inchiesta, i due arrestati si facevano consegnare i documenti di identificazione nonché i dati necessari dalle ignare vittime, dopo averli indotti in errore e avergli prospettato il conseguimento del reddito di cittadinanza.

Con i dati acquisiti compilavano, per conto delle vittime, la modulistica necessaria per ottenere il sussidio e la trasmettevano online al sistema informatico dell’Inps. Una volta ottenuto i benefici, con i medesimi artifizi e raggiri innestati sulla base del rapporto di fiducia, si facevano consegnare dai legittimi beneficiari le loro carte del reddito di cittadinanza e le utilizzavano in diversi esercizi commerciali di Bagnara Calabra per i propri fini, lasciando le vittime a bocca asciutta. Una di queste, scoperta la truffa, sarebbe stata minacciata pesantemente e costretta a non sporgere denuncia nei loro confronti. Inoltre, dal maggio 2019 e maggio 2022 per tre anni uno dei due indagati avrebbe anche percepito indebitamente il reddito di cittadinanza omettendo di dichiarare una condanna con sentenza passata in giudicato, per reati legati alla droga.

Scontro tra furgone e moto sulla statale 106, morto un uomo

ambulanza campagna

Un incidente stradale è avvenuto oggi tra il bivio di Bova Marina e il Ponte dell’Amendolea, nel territorio del Comune di Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, dove si sono scontrati una moto ed un furgone.

A perdere la vita è stato il centauro, originario di Palizzi. Trasportato immediatamente con un’ambulanza all’ospedale di Melito Porto Salvo, l’uomo è deceduto dopo circa due ore dall’incidente.

Sul posto, oltre ai sanitari, sono intervenuti gli agenti del Commissariato di Condofuri della Polizia che stanno cercando di ricostruire la dinamica dell’accaduto.

Elezioni in Venezuela, Maduro riconfermato presidente

Nicolas Maduro è stato riconfermato presidente del Venezuela. Il Consiglio elettorale nazionale ha annunciato che, con l’80% delle schede scrutinate, il presidente uscente “ha ottenuto 5.150.092 voti, ovvero il 51,2%, mentre il suo diretto avversario, Edmundo Gonzalez Urrutia 4.445.978, ovvero il 44,02%”, con un’affluenza alle urne del 59%, ma anche “ritardi” dovuti – riportano le agenzie occidentali – a “un’aggressione al sistema”.

L’opposizione denuncia presunte irregolarità e afferma di avere vinto con il 70%’, mentre il segretario di Stato Usa, Antony Blinken -così come molti esponenti occidentali -, ha espresso dubbi sull’andamento della consultazione elettorale. Ed anche il ministro degli Esteri italiano Tajani ha detto di avere “molte perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni in Venezuela” chiedendo “risultati verificabili e accesso agli atti”.

“Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l’aggressione, con la minaccia. Non ce l’hanno fatta ora e non ce la faranno mai con la dignità del popolo del Venezuela. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolivar e Chavez, non passerà”, sono state le prime parole di Maduro, che ha festeggiato con migliaia di supporter che si sono concentrati davanti al Palazzo Miraflores.”Chavez vive. Chavez questo trionfo è tuo”, ha poi aggiunto ricordando che ieri, nel giorno delle elezioni, era il suo settantesimo compleanno.

“Abbiamo subito un attacco massivo hacker al centro del Consiglio elettorale. Sappiamo chi lo ha fatto. Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale. Per poter gridare quello che avevano preparato, ‘gridare alla frode’. Gente brutta, brutti, la gente bella è qui con me”, ha aggiunto il presidente sottolineando che “questo film lo abbiamo già visto” con Capriles, ci furono morti per colpa loro – ha evidenziato -. Non permetteremo che scatenino la violenza. Ha prevalso la voce della pace. Non lasciatevi attrarre dalla violenza”.

In precedenza il ministro degli Esteri venezuelano Yvan Gil aveva denunciato “un intervento” contro il voto presidenziale da parte di un gruppo di nove Paesi latinoamericani “e di potenze straniere”. “Il Venezuela denuncia e avverte il mondo di un intervento contro il processo elettorale, il nostro diritto alla libera autodeterminazione e la sovranità della nostra patria, da parte di un gruppo di governi e potenze straniere”, aveva scritto. “Questo gruppo, una versione del famigerato, defunto e sconfitto Gruppo di Lima, che comprende funzionari governativi di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Perù, Uruguay e Repubblica Dominicana, insieme a un gruppo di sicari politici di ultradestra specializzati nella destabilizzazione dei governi della regione, è un gruppo che sta cercando di destabilizzare il processo elettorale”.

Tra questi, ha aggiunto il ministro, ci sono “Iván Duque, Mauricio Macri, Andres Pastrana, Oscar Arias, Marco Rubio e Rick Scott”, che – secondo il governo venezuelano – “cercano di minare ciò che oggi è stato espresso in pace e spirito civico nel nostro Paese, che non è altro che l’esercizio del diritto di elezione del popolo”.

Reazioni furenti della forza anti-chavista – con in testa la leader dell’opposizione, Maria Corina Machado -, di conseguenza anti-Maduro che non accettano il risultato e parlano di brogli elettorali.

Inaugurazione Olimpiadi di Parigi, Viganò: “Vade retro Satana”

“La cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Parigi è solo l’ultimo di una lunga serie di vili attacchi a Dio, alla Religione Cattolica e alla Morale naturale da parte dell’élite anticristica che tiene in ostaggio i Paesi occidentali. Avevamo visto scene non meno sconcertanti alle Olimpiadi di Londra del 2012, all’inaugurazione del traforo del San Gottardo del 2016, ai Giochi del Commonwealth del 2022, con figure infernali, caproni e animali terrificanti. L’élite che organizza queste cerimonie non pretende solo il diritto alla bestemmia e all’oscena ostentazione dei vizi più turpi, ma addirittura la loro muta accettazione da parte dei Cattolici e delle persone oneste, costrette a subire l’oltraggio di vedere profanati i simboli più sacri della propria Fede e i fondamenti stessi della Legge naturale.

Abbiamo assistito a una distopica dance macabre in cui gli ologrammi dei cavalieri dell’Apocalisse si sono alternati a un pingue Dioniso blu, servito sotto una campana da pietanze; la parodia dell’Ultima Cena LGBTQ+ e la truculenta performance di una Maria Antonietta decapitata che cantava Ça ira chiamata a celebrare gli orrori della Rivoluzione Francese; i balletti di travestiti barbuti e ballerini effeminati ai pietosi cantanti in playback. In questo spettacolo provocatorio, Satana non sa fare altro che rovinare la perfezione creatrice di Dio, mostrandosi l’invidioso autore di ogni contraffazione. Satana non crea nulla: sa solo rovinare tutto. Non inventa: manomette. E i suoi seguaci non sono da meno: umiliano la femminilità della donna per cancellarne la maternità che richiama la Vergine Madre; castrano la virilità dell’uomo per strappargli l’immagine della paternità di Dio; corrompono i piccoli per uccidere in essi l’innocenza e farne delle vittime del wokismo più abbietto.

L’Arcivescovo Carlo Maria Viganò

La parata dei Giochi Olimpici scandalizza non solo per l’arrogante ostentazione del brutto e dell’osceno, ma per la sovversione infernale di Bene e Male, per la folle pretesa di poter bestemmiare e profanare ogni cosa, anche la più sacra, nel nome di un’ideologia di morte, di bruttezza, di menzogna che sfida Cristo e scandalizza quanti Lo riconoscono come Signore e Dio. Non è un caso che a patrocinare questa rivoltante kermesse vi sia un emissario del World Economic Forum, Emanuel Macron, che spaccia impunemente come propria moglie un travestito, esattamente come Barak Obama si accompagna a un nerboruto in parrucca. È il regno della mistificazione, della falsità, della finzione eretta a totem, nel quale viene sfigurato l’uomo, proprio perché creato ad immagine e somiglianza di Dio. 

La tolleranza non può essere l’alibi per la distruzione sistematica della società cristiana, nella quale si riconoscono miliardi di persone oneste e finora silenziose. Questa prevaricazione deve finire! E deve finire non tanto e non solo perché essa ferisce la sensibilità dei credenti, ma perché offende la Maestà di Dio. Satana non ha i diritti di Dio, il male non può essere messo sullo stesso livello del Bene, né la menzogna può essere equiparata alla Verità. È su questo che si basa la nostra civiltà, che alcuni vorrebbero seppellire sotto le macerie fisiche e morali di un mondo allo sfacelo.

Dev’esser chiaro che la pazienza e la sopportazione dei fedeli e dei cittadini si sono esaurite, che non è più tempo di “deplorare” ma di agire, anche e soprattutto quando l’autorità civile e religiosa sono complici del tradimento.  

È dunque necessario che i Cristiani si muovano in tutto il mondo con azioni concrete, anzitutto con un boicottaggio dei Giochi Olimpici e di tutti i loro sponsor. È parimenti necessario che le aziende non asservite al globalismo revochino i contratti di sponsorizzazione, e che le delegazioni e i singoli atleti si ritirino dai Giochi, inaugurati sotto i peggiori auspici. Occorre esigere e pretendere che i responsabili di queste intollerabili sopraffazioni rispondano delle proprie azioni, oltre che della corruzione che accompagna anche questo evento. Infine, lo scenografo omosessuale che ha partorito questo spettacolo blasfemo e volgare deve restituire il compenso che le Macroniadi hanno fatto pagare ai contribuenti francesi.

Esorto i Cattolici a riparare con la preghiera, il digiuno e la penitenza agli oltraggi perpetrati contro Nostro Signore Gesù Cristo e contro la nostra santa Religione. Che il ricorso confidente dei buoni presso il trono dell’Altissimo non sia disgiunto da un generale risveglio delle coscienze, affinché il Re dei re torni a regnare sulle Nazioni, sulle società, sulle famiglie, sulla Chiesa.” 

Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

28 Luglio 2024
Dominica X post Pentecosten

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