10 Ottobre 2024

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Treno falcia e uccide 5 operai nel torinese

Tragico incidente ferroviario la scorsa notte nei pressi della stazione di Brandizzo, nel torinese. Cinque operai sono stati investiti e uccisi da un treno mentre stavano eseguendo alcuni lavori di manutenzione sui binari della linea Milano-Torino. Altri due operai, che stavano lavorando poco distante, sono riusciti a evitare il locomotore e a mettersi in salvo senza riportare ferite. Le 5 vittime, identificate nella notte, sono Kevin Laganà, di 22 anni, Michael Zanera (34), Giuseppe Servillo (43), Giuseppe Aversa (49), e Giuseppe Saverio Lombardo (53). La tragedia è avvenuta prima della mezzanotte.

L’INCHIESTA
La procura di Ivrea ha aperto un fascicolo per disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo a carico di ignoti. Gli investigatori, che da questa notte stanno compiendo rilievi sul luogo dell’incidente, continuano a raccogliere materiali utili all’inchiesta e a sentire persone. Sono stati ascoltati come persone informate sui fatti i due macchinisti che si trovavano a bordo del convoglio e che dopo l’incidente erano stati portati in ospedale sotto shock così come i due operai rimasti illesi.

Da chiarire ci sono diversi aspetti, innanzitutto accertare se al momento dell’incidente c’era o meno un’interruzione della linea che avrebbe dovuto esserci. All’attenzione degli inquirenti anche la verifica delle apparecchiature del convoglio che ha investito e ucciso gli operai.

ACCERTAMENTI RFI
Gli operai, si legge in una nota di Rete Ferroviaria Italiana, erano addetti di una ditta appaltatrice esterna di Borgo Vercelli e sono stati investiti da un treno non in servizio commerciale. La dinamica dell’accaduto, prosegue la nota, è al vaglio delle autorità competenti e di Rete Ferroviaria Italiana che esprime “profondo dolore di fronte a quanto accaduto e porge il proprio cordoglio e la vicinanza ai familiari degli operai deceduti”.

In particolare, sotto indagine è il rispetto della procedura di sicurezza vigente. Infatti, questo genere di interventi di manutenzione, che nello specifico riguardavano il cosiddetto armamento, ossia binari, traverse e massicciata, si legge in una nota, Rfi li affida anche a imprese esterne qualificate e certificate, e si eseguono come previsto in assenza di circolazione dei treni. Il cantiere può essere attivato, quindi, spiega ancora Rfi, soltanto dopo che il responsabile della squadra operativa del medesimo, in questo caso dell’impresa, ha ricevuto il nulla osta formale ad operare, in esito all’interruzione concessa, da parte del personale abilitato di Rfi. Per quanto riguarda, infine, la velocità del treno investitore, le condizioni della linea gli consentivano in quel tratto di raggiungere una velocità massima di 160 km orari. Dunque, conclude la nota Rfi, la questione è altra: i lavori, secondo procedura, sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno.

Calcio, anche il Consiglio di Stato boccia il ricorso della Reggina. Club fuori dalla B

La Reggina è ufficialmente fuori dalla Serie B. Lo ha deciso il Consiglio di Stato che ha rigettato il ricorso dalla dirigenza presentato dopo la bocciatura del Tar del Lazio che aveva respinto l’opposizione del club amaranto relativa alle decisioni negative della giustizia sportiva. Il Lecco resta in B mentre il Brescia è stato ripescato nel campionato cadetto, proprio al posto della squadra dello Stretto, che dovrà ripartire dai dilettanti.

La Quinta sezione del Consiglio di Stato ha rigettato anche la richiesta del Perugia confermando ciò che aveva già deciso il Tar del Lazio. Quindi la squadra umbra è in serie C.

Orban: “L’Occidente non può permettersi di integrare l’Ucraina nella NATO”

I paesi occidentali non possono più permettersi di integrare l’Ucraina nella NATO, ha dichiarato il primo ministro ungherese Viktor Orban in un’intervista a Tucker Carlson citata dalla Tass.

Nell’intervista pubblicata martedì su X, piattaforma precedentemente nota come Twitter, il premier ungherese ha detto all’ex conduttore di Fox News che al vertice della NATO di Bucarest nel 2008 esisteva una reale possibilità di integrare l’Ucraina nell’Alleanza del Nord Atlantico. Ma “non c’è stato alcun accordo tra i grandi paesi occidentali in tal senso”, quindi l’idea è stata respinta, ha detto Orban.

“Abbiamo perso l’opportunità storica di farlo (integrare gli ucraini nella NATO). E questa finestra di opportunità non è più aperta, quindi non possiamo farlo. Quindi, non possiamo permetterci di avere così a lungo confine tra Russia e Ucraina, che appartiene alla NATO, ciò significherebbe un pericolo di guerra immediato per tutti noi, anche a Washington”, ha avvertito Orban.

Secondo il premier ungherese, l’Alleanza Nord Atlantica dovrebbe “dimenticare” l’integrazione dell’Ucraina nella NATO e concordare con Mosca una nuova architettura di sicurezza. “Dovremmo fare un accordo con i russi sulla nuova architettura di sicurezza per garantire sicurezza e sovranità all’Ucraina, ma non l’adesione alla NATO”, ha sostenuto Orban.

L’Ucraina ha deciso per la prima volta di aderire all’alleanza sotto la guida del presidente Leonid Kuchma nel 2002. Nel 2008, quando il presidente Viktor Yushchenko è salito al potere, Kiev ha chiesto di aderire al Piano d’azione per l’adesione alla NATO (MAP). Tuttavia, la richiesta è stata accantonata a causa della posizione di Germania e Francia al vertice del blocco militare del 2008. Nel 2010, l’allora presidente Viktor Yanukovich ha promesso di abbandonare il tentativo di integrazione dell’Ucraina nella NATO. Il paese ha invertito la rotta nel 2014, quando Pyotr Poroshenko è stato eletto presidente e ha promesso di cercare un riavvicinamento alla NATO. Nel 2017, la Verkhovna Rada (parlamento) ucraina ha approvato un disegno di legge che rende l’adesione alla NATO la priorità della politica estera del paese.

Dopo il vertice della NATO tenutosi a Vilnius l’11 e 12 luglio, il capo dell’alleanza Jens Stoltenberg ha annunciato che gli alleati hanno adottato un pacchetto di tre elementi che avvicinano l’Ucraina alla NATO. I leader hanno deciso di eliminare l’obbligo di un piano d’azione per l’adesione, si sono anche impegnati a offrire assistenza militare pluriennale a Kiev e hanno concordato di istituire il Consiglio NATO-Ucraina. La NATO ha affermato nella dichiarazione conclusiva che l’alleanza invierà l’Ucraina ad aderirvi “quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte”.

Colpo di stato in Gabon, arrestato il presidente filo occidentale appena rieletto

Un altro colpo di stato militare in Africa, questa volta nel Gabon, nazione centro-meridionale del continente nero. Un gruppo di militari ha preso il potere poco dopo l’annuncio della rielezione per un terzo mandato per presidente Ali Bongo Ondimba, al potere da 14 anni, e considerato filo occidentale. I militari hanno annunciato l’annullamento delle elezioni e lo scioglimento di “tutte le istituzioni della Repubblica” del paese africano. Il copione sembra essere simile al golpe in Niger, dove i militari hanno preso il potere destituendo il presidente Mohamed Bazoum, anch’egli vicino al blocco occidentale, Francia in particolare.

Con un comunicato stampa, letto sul canale televisivo statale Gabon 24, i militari hanno detto che dopo aver constatato “un governo irresponsabile e imprevedibile, che provoca un continuo deterioramento della coesione sociale e che rischia di portare il Paese nel caos, abbiamo deciso di difendere la pace ponendo fine all’attuale regime”, intervenendo a nome del Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni. Successivamente, il Comitato ha anche annunciato la “chiusura delle frontiere fino a nuovo ordine”.

Il presidente Bongo è stato messo agli arresti domiciliari, hanno comunicato i militari golpisti alla Tv di Stato. Anche un figlio del presidente è stato arrestato per “alto tradimento”.

Secondo l’autorità elettorale nazionale del Gabon, Bongo è stato rieletto per un terzo mandato nelle elezioni di sabato con il 64,27% dei voti, battendo in scrutinio unico il suo principale rivale Albert Ondo Ossa, che ha ottenuto solo il 30,77% delle preferenze, così come altri 12 candidati che hanno raccolto solo briciole, ha spiegato il presidente del Centro elettorale gabonese (Cge) Michel Stéphane Bonda. Il tasso di partecipazione al voto è stato del 56,65%.

E intanto il generale Brice Oligui Nguema, capo della Guardia Repubblicana del Gabon, la guardia pretoriana del deposto presidente Bongo, è stato portato in trionfo da centinaia di soldati poche ore dopo il colpo di Stato, al grido di “Oligui presidente”, nelle immagini trasmesse dalla televisione di Stato.

Il video è stato trasmesso alla fine di una dichiarazione letta da un colonnello circondato da ufficiali del Gr, l’unità più potente dell’esercito gabonese, che annunciava che Bongo era “agli arresti domiciliari” poche ore dopo aver annunciato la sua rielezione dopo 14 anni di potere.

Omicidio nel crotonese, dopo 23 anni arrestati i presunti autori

Scoperti dopo 23 anni i presunti responsabili di un omicidio di ‘ndrangheta commesso a Strongoli, nel crotonese. Stamani, i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Crotone hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone accusate dell’omicidio, aggravato dalla premeditazione e dall’adozione del metodo mafioso, di Giuseppe Castiglione, di 34 anni, all’epoca dei fatti affiliato alla cosca Giglio – Levato – Valente, avvenuto il 29 gennaio del 2000 a Strongoli.

Il provvedimento, emesso dal Gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ha recepito i risultati di una indagine condotta dai carabinieri dal giugno del 2021 al novembre del 2022, nel corso della quale sono state determinanti le dichiarazioni rese da tre collaboratori di giustizia, uno dei quali esecutore materiale del delitto, maturato nel contesto di una lotta interna al sodalizio criminale, il cui controllo si estendeva da Strongoli alle frazioni nord di Crotone.

Le investigazioni, realizzate mediante lo sviluppo di pregresse attività svolte nell’immediatezza dei fatti, in particolare intercettazioni telefoniche e tra presenti, hanno riscontrato le dichiarazioni dei collaboratori.

Uno dei tre destinatari del provvedimento restrittivo era libero, un altro era già detenuto per altra causa a Nuoro e il terzo è stato rintracciato in Germania. Per il suo arresto la polizia giudiziaria ha operato con il supporto del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, in attuazione del progetto Ican (Interpol cooperation against ‘ndrangheta), finanziato dal Dipartimento della pubblica sicurezza e finalizzato alla cattura dei latitanti italiani all’estero nonché a colpire gli interessi della ‘ndrangheta oltre confine. Nel corso dell’operazione sono anche state eseguite perquisizioni personali e domiciliari.

Serie B, i Lupi capitolano al Marulla: Cosenza Modena 1-2

Dopo il pareggio conquistato al Penzo di Venezia, il Cosenza capitola in casa con il Modena cedendo la gara per 1-2 agli ospiti.

Inizio di gara promettente per i padroni di casa. Al 12’ Marras trova sul secondo palo Tutino, che di testa prende in controtempo un incolpevole Gagno e porta in vantaggio i rossoblu per1-0.

Il Modena reagisce e spinge, faticando però a trovare l’ultimo passaggio; lo sforzo viene premiato a due minuti dall’intervallo: Manconi ruba palla a Marras nell’area avversaria e calcia in porta, sulla respinta si avventa Strizzolo che batte Micai. E’ 1-1.

Nella ripresa il tecnico gialloblu Bianco mette nella mischia il giovane Abiuso, mossa che lo ripagherà nel finale: dopo un secondo parziale equilibrato, nel quale c’è da segnalare solo un’occasione di Palumbo, arriva il gol proprio di Abiuso, che batte Micai uscito dai pali per intervenire su Manconi. La gara finisce 1-2. Prima sconfitta in casa dei Lupi che in classifica restano a quota 4 punti.

Il tabellino 

COSENZA: Micai; Rispoli, Venturi, Fontanarosa, D’Orazio; Zuccon (38’ st. Praszelik), Calò; Marras (18’ st. D’Urso), Voca (18’ st. Viviani), Mazzocchi (23’ st. Arioli); Tutino (38’ st. Crespi). A disposizione: Marson, Lai, Sgarbi, Meroni, Occhiuto, Zilli, Novello. Allenatore: Caserta.

MODENA: Gagno; Oukhadda, Zaro, Pergreffi, Ponsi (35’ st. Cotali); Magnino, Gerli (35’ st. Gargiulo), Palumbo; Tremolada (44’ st. Silvestri); Strizzolo (1’ st. Abiuso), Manconi (44’ st. Falcinelli).A disposizione: Seculin, Guiebre, Cauz, Silvestri, Duca, Giovannini, Battistella, Bonfanti. Allenatore: Bianco.

ARBITRO: Davide Di Marco di Ciampino. Assistenti: Lo Cicero di Brescia e Ricciardi di Foligno. IV°: Rispoli di Locri. Var: Gariglio di Pinerolo. Avar.: Mazzoleni di Bergamo.

MARCATORI: 12’ pt. Tutino, 43’ pt. Strizzolo, 43’ st. Abiuso)

AMMONITI: 18’ pt. Venturi, 46’ pt. Strizzolo, 4’ st. Fontanarosa, 39’ st. Abiuso, 52’ st. Calò

Controlli della Polizia a Cosenza, trovate armi, munizioni e droga: un arresto

Numerose armi e munizioni, in perfetto stato di conservazione, sono state trovate dalla Polizia nel sottotetto di un condominio nel quartiere di via Popilia, a Cosenza.

Grazie anche al fiuto di un cane antidroga, gli agenti hanno trovato una pistola, tre fucili ed una carabina – un’arma provento di furto e le altre con matricola abrasa – ed oltre 450 cartucce di vario tipo e calibro ed un giubbotto antiproiettile. Nascosti insieme alle armi c’erano anche 223 grammi di eroina.

Nel corso della medesima operazione di controllo straordinario del territorio disposta dal Questore e coordinata dal procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, gli agenti della Squadra mobile hanno arrestato e posto ai domiciliari un 22enne trovato in possesso di 837 grammi di hascish e materiale strumentale all’attività di spaccio.

In particolare, nella medesima zona quartiere, i poliziotti insieme all’unità cinofila della Questura di Vibo Valentia sono entrati in un condominio di edilizia popolare.

All’interno dello stabile, il cane ha puntato con insistenza una cantina. Il locale è stato quindi perquisito, alla presenza del proprietario, ed è stata trovata la sostanza stupefacente, oltre a un bilancino elettronico ed un coltello intriso di droga. Il giovane è stato posto ai domiciliari.

Realizzata piazzola per l’elisoccorso sulla statale 107 “Paola-Crotone”

Sono terminati gli interventi per la realizzazione della piazzola dell’Elisoccorso sulla strada statale 107 “Paola-Crotone”, a San Fili, in provincia di Cosenza.

L’opera, realizzata da Anas secondo gli standard operativi e protocolli di emergenza per le Elisuperfici di soccorso sanitario, è scritto in una nota, “consentirà di intervenire in modo più tempestivo e in sicurezza, in caso di emergenze lungo la tratta stradale caratterizzata da un tracciato impegnativo con la presenza di gallerie, viadotti e curve a stretto raggio, in un contesto di flussi di traffico elevato durante l’intero arco dell’anno”.

Su richiesta del responsabile del servizio elisoccorso regionale del 118, sono stati effettuati sopralluoghi congiunti con Anas lungo la rete stradale per l’individuazione e la valutazione per la fattibilità di realizzazione di aree di emergenza.

Tra queste, grazie alla sinergia tra Anas ed il servizio regionale del 118, è stata realizzata la piazzola di sosta per le emergenze al km 16,200 San Fili in prossimità dei Viadotti Emoli e gli svincoli di San Fili e Rende, nelle immediate vicinanze dagli imbocchi della galleria “Crocetta”.

Reddito, assessore al Lavoro Calabria: Pronte risposte a 15 mila percettori

“In queste settimane abbiamo avuto un costante confronto con il ministro Calderone per affrontare la nuova formula del reddito di cittadinanza e siamo pronti a dare risposta ai circa 15 mila percettori considerati occupabili che hanno ricevuto il famoso sms dall’Inps e che dovranno ora interagire con la piattaforma dedicata che sarà attiva dal primo settembre”.

Lo afferma, in una nota, l’assessore al Lavoro ed alla Formazione professionale della Regione Calabria, Giovanni Calabrese. “Ci incontreremo proprio con il ministro Calderone sabato 2 settembre a Scilla, durante il meeting ‘Se cresce il sud cresce l’Europa’ – aggiunge Calabrese – per affrontare anche le criticità sull’occupazione e le opportunità delle politiche attive in Calabria. Sarà probabilmente un ‘autunno caldo’, ma siamo pronti ad affrontarlo con l’obiettivo di dare risposte ai calabresi, cominciando a costruire anche nel lavoro una Calabria diversa rimediando a quegli errori del passato di cui in quota parte siamo tutti responsabili. È una sfida ardua e quindi maggiormente entusiasmante e doverosa”.

Secondo Calabrese, “la disoccupazione rappresenta una patologia seria per la Calabria e non si è trovata ancora la giusta terapia. Per cui una nuova fase è necessaria e non più rinviabile. Il reddito di cittadinanza, anche con gli ulteriori correttivi, non può e non deve diventare l’ennesima misura assistenzialistica e un ulteriore palliativo. In Calabria è necessaria una svolta radicale, una sorta di terapia d’urto con al centro le aziende che devono però assumersi tante responsabilità. Il precariato, il lavoro nero e il lavoro sottopagato, i tirocini di lunga durata nel pubblico e nel privato, rappresentano un evidente sopruso nei confronti di cittadini che cercano e desiderano un lavoro onesto, vero e dignitoso. Oggi molte aziende lamentano che non si trova personale e soprattutto personale qualificato. È da questa criticità che dobbiamo partire approfondendo proprio con le aziende i temi sulla equa retribuzione, sulla formazione e sulla domanda-offerta che deve corrispondere alle reali esigenze”.

“Proprio per questo – aggiunge l’assessore Calabrese – è in itinere il piano di potenziamento dei centri per l’impiego. Necessario, oggi, per ridisegnare il ruolo e la funzione degli stessi centri, che dovranno affrontare, con il necessario piglio, le problematiche degli aspiranti lavoratori. Vi è un evidente corto circuito che, senza un intervento serio e strutturale, rischia non solo di non risolvere il problema ma di innalzare in modo esponenziale le criticità e, soprattutto, creare consistenti sacche di povertà per i prossimi decenni. È su questo che con il presidente Roberto Occhiuto e il Dipartimento regionale al lavoro stiamo concentrando i maggiori sforzi”. “Nei prossimi giorni – dice ancora Calabrese – verrà formalizzato il ‘Tavolo regionale per i servizi e le politiche del lavoro’ previsto dalla legge sulle ‘Norme per il mercato del lavoro’ che è stata recentemente approvata in Consiglio regionale. Attraverso i soggetti istituzionali appartenenti al tavolo, ci poniamo l’obiettivo di programmare quella terapia d’urto che é fondamentale oggi in Calabria”.

Roberto Mancini è il nuovo ct dell’Arabia Saudita. Ingaggio da 90 milioni, ma lui smentisce

Roberto Mancini diventa ufficialmente il commissario tecnico dell’Arabia Saudita oggi, 28 agosto 2023. A due settimane dalle dimissioni da ct della Nazionale, il tecnico marchigiano si accomoda sulla panchina della selezione più ricca del pianeta con un contratto fino al 2027 e un ingaggio altissimo: si parla di ottanta, novanta milioni di dollari per tutta la durata contrattuale, ma l’interessato smentisce e bolla come ‘false’ le indiscrezioni apparse sui media.

La presentazione è in programma nel pomeriggio, alle 16 italiane. Le indiscrezioni fanno riferimento a circa 20 milioni a stagione, Mancini smentisce categoricamente cifre di questo livello.

Intanto, il ct parte lasciando una scia di polemiche azzurre per l’addio, presentato inizialmente come “scelta personale” e collegato anche a problemi di rapporti e di fiducia con la Figc.

Ora, Mancini volta pagina, “entusiasta del nuovo progetto”, come ha detto in una dichiarazione all’Adnkronos attraverso il suo avvocato, alla vigilia della sua nomina a ct della nazionale di calcio saudita.

Mancini ha tenuto a smentire le valutazioni dell’importo del suo ingaggio. A una domanda precisa su “conferma o smentita del valore economico del contratto apparse in taluni canali di ‘presunta’ informazione”, ha detto: “Sono a smentire ogni riferimento su importi economici in quanto falsi, tendenziosi e del tutto lontani dalla realtà”.

“Sono entusiasta di aver accettato questo nuovo progetto – prosegue Mancini – che si fonda sulla condivisione della visione strategica di crescita del settore calcistico e in particolare del mondo dei giovani a cui tengo da sempre. Questo incarico è un riconoscimento del valore attribuito dal calcio italiano e anche in questa esperienza porterò con orgoglio la nostra italianità nel mondo”.

Sul proprio profilo Instagram, il ct ha pubblicato un messaggio per iniziare la nuova avventura: “In questi giorni ho ricevuto una manifestazione di piena fiducia sulla mia persona e di apprezzamento del lavoro svolto in questi anni dalla Saudi Arabia Football Federation che mi ha scelto per il prestigioso incarico di Head Coach della National Team, e che ringrazio nella persona del Presidente Yasser Al Misehal”, ha scritto Mancini.

Ucraina, Conte (M5S): “Nessuna sconfitta della Russia. Leader UE subordinati a Washington”

La strategia della NATO per il conflitto in Ucraina, basata sulle forniture militari e sulla logica dell’escalation, ha fallito, mentre la crisi stessa ha messo in luce l’incapacità dell’UE di dimostrare leadership e ha sottolineato la sua subordinazione agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio e ora capo politico del Movimento Cinque Stelle.

“La strategia sin qui perseguita in ambito Nato, – prosegue Conte – basata su continue forniture militari all’Ucraina e sulla logica dell’escalation, non ha determinato l’auspicata sconfitta militare russa. Tutt’altro. Non c’è stata nessuna sconfitta dell’esercito russo a Bakhmut, non c’è stato nessuno sfaldamento dei suoi comparti militari e paramilitari, non c’è stato nessun ripiegamento sotto la controffensiva ucraina”.

“L’isolamento della Russia non si è affatto realizzato. Anzi. Si è appena concluso il 15° summit del raggruppamento Brics, a guida russo-cinese, con la prospettiva concreta di un suo ulteriore allargamento nel 2024, che sfiorerebbe il 45% della popolazione mondiale e il 38,2% del Pil globale”, ha continuato Conte.

“Anche i calcoli sul fronte russo si sono rivelati completamente errati. Se Putin pensava a una guerra lampo, si è invece ritrovato coinvolto in un conflitto dispendioso sotto tutti i punti di vista, con l’accusa personale di aver commesso crimini contro l’umanità e la prospettiva di avere compromesso il suo ruolo anche sul piano internazionale. Dopo un anno e mezzo di guerra, qual è la realtà che prevale su tutte queste semplicistiche previsioni pompate dalla propaganda guerrafondaia?

“La realtà sono i 500 mila morti di entrambi i fronti. La realtà sono gli oltre 6 milioni di profughi ucraini che hanno lasciato il loro Paese. La realtà sono intere città e vasti territori completamente distrutti che noi dovremo aiutare a ricostruire nei prossimi anni, con un impegno finanziario europeo, stimato nella sola fase iniziale in 50 miliardi di euro. La realtà è che il conflitto russo-ucraino ha avuto un effetto traino per la crescita del 3,7% della spesa militare mondiale nel 2022 rispetto all’anno precedente, con il risultato che la spesa militare l’anno scorso ha raggiunto, nell’intero pianeta, la somma record di 2.240 miliardi di dollari.

Secondo il capo dei pentastellati, “la realtà è che questo conflitto nel cuore della vecchia Europa ha messo a nudo l’incapacità dell’Unione europea di elaborare una efficace strategia comune e di esprimere un’autonoma leadership, politica ed economica, evidenziando, al contrario, la subalternità dei nostri governanti agli Stati Uniti”.

Come ha osservato l’ex primo ministro italiano, il suo partito è sempre stato “convinto dell’errore di voler infliggere una sconfitta militare alla Federazione Russa”.

Conte, ma non solo negli ambienti grillini, ha più volte chiesto l’avvio dei colloqui di pace con l’Ucraina. In particolare, si è detto favorevole ad una “svolta decisiva nel processo negoziale” con la partecipazione del Vaticano e “di tutti gli altri attori della comunità internazionale”.

“Quando è scoppiato il conflitto – scrive testualmente Conte – abbiamo subito chiesto, come Movimento 5 Stelle, un forte e chiaro impegno per impostare una linea di dialogo con tutte le parti in conflitto e per perseguire la strada del negoziato di pace. Abbiamo portato avanti questo nostro impegno in tutte le sedi, a ogni livello, sollecitando infinite volte, prima Draghi e adesso Meloni. Abbiamo promosso un confronto democratico in Parlamento, in ossequio ai nostri principi costituzionali. Abbiamo utilizzato ogni possibile strumento parlamentare (mozione, risoluzioni, ordini del giorno) e ogni mezzo di dialogo per fare in modo che l’Italia, senza rompere la tradizionale alleanza atlantica, assumesse un ruolo propositivo per indirizzare il conflitto verso una via d’uscita che non fosse la sola escalation militare. Siamo stati tra i protagonisti della marcia dei 100 mila per la pace, a Roma, il 5 novembre dell’anno scorso.

Siamo stati aggrediti e derisi dalla becera propaganda bellicista con ogni tipo di accuse e dileggi. Noi abbiamo tirato sempre diritto, consapevoli che il cammino verso un negoziato e in direzione di un percorso di pace e sicurezza, richiedesse molto più coraggio rispetto all’allineamento acritico a una strategia militare priva di lungimiranza politica.
Siamo sempre stati convinti, insieme alla Santa Sede e a pochi altri attori, che questo fosse il modo migliore per tutelare gli interessi della popolazione ucraina e il suo legittimo diritto all’autodeterminazione.

Siamo sempre stati convinti che fosse un errore lasciarsi guidare dall’ossessione di infliggere una disfatta militare alla Federazione russa, incuranti delle prospettive geo-politiche che rischiano di portarci a un equilibrio internazionale rigidamente bipolare, secondo la logica di una new cold war.

L’anno prossimo si terrà la campagna elettorale per le elezioni presidenziali americane. È facile prevedere che anche negli Usa questo conflitto sarà al centro del dibattito politico, creando le premesse per un disimpegno militare, visto che la strategia sin qui seguita è costata ai contribuenti americani già decine e decine di miliardi di dollari.
Noi non vogliamo le scuse da chi ci ha aggredito e ci ha dileggiato. Le scuse non ci interessano. Noi vorremmo semplicemente che si ravvedano coloro che sin qui hanno mostrato i muscoli, vantandosi di avere coraggio nel far combattere agli ucraini una guerra per procura. Noi vogliamo semplicemente che questo ravvedimento li spinga ad adoperarsi con solerzia per indirizzare il conflitto verso l’unica soluzione possibile, nel segno della pace e della sicurezza internazionale”.

Serie B, la gara tra Venezia e Cosenza finisce 1-1

Il Cosenza nella seconda giornata di Serie B ha strappato un punto importante nella gara in trasferta a Venezia. La squadra di Caserta è andata in vantaggio al ’39 minuto con Voca. I lagunari pareggiano con Pierini al cinquantesimo. Il Cosenza è a quota 4 in classifica.

Nel primo quarto d’ora da segnalare una rete annullata a Busio per fuorigioco di Johnsen, e una ghiotta occasione da rete per gli ospiti calabresi: Joronen sbaglia il controllo con i piedi ma riesce a liberare prima che la palla entri.

Al ’26 Johnsen in verticale per Pierini, travolto in area da D’Orazio, l’arbitro Bonacina indica il dischetto. Richiamato alla moviola il direttore di gara rivede il contatto D’Orazio-Pierini e annulla il rigore. Paura scampata per i Lupi.

Al ’39 Zuccon sradica palla a Tessmann, Voca riceve al limite da Mazzocchi, destro deviato di Idzes, palo-gol. E’ 1-0 per il Cosenza.

Inizia la ripresa. Bjarkason nel corridoio per Pierini che mette a sedere Venturi e Meroni e di sinistro non lascia scampo a Micai. E’ il pareggio dei padroni di casa. Nel finale il Venezia colpisce due traverse. Il risultato non cambia: Venezia Cosenza 1-1

Il tabellino

VENEZIA (4-3-2-1): Joronen; Candela, Idzes, Sverko, Zampano; Busio, Tessmann, Ellertsson (45′ Bjarkason); Pierini, Johnsen; Pohjanpalo . A disposizione: Bertinato, Grandi, Altare, Lella, Da Pozzo, Fiordilino,  Modolo, Ullmann, Andersen, Tcherychev, Olivieri, Gytkjaer. Allenatore: Paolo Vanoli.

COSENZA: Micai; Rispoli, Meroni, Venturi,  D’Orazio; Zuccon, Calò;  D’Urso (57′ Marras), Voca, Mazzocchi; Tutino. A disp. : Lai, Marson, Fontanarosa, Sgarbi, Occhiuto, Praszelik, Crespi, Arioli, Zilli,    Novello. All. : Fabio Caserta.

ARBITRO: Bonacina  di Bergamo, assistenti: Rocca di Catanzaro e Miniutti di Maniago, Quarto ufficiale: Di Francesco di Ostia Lido, Var: Paterna di Teramo, Avar: Di Vuolo di Castellammare di Stabia.

Risultato: 1-1

Marcatori: 39′ pt Voca (C), 50′ Pierini (V),

Bimba cade dal quinto piano e viene presa al volo da un passante. Salva

Mattia Aguzzi con la compagna (Corsera Torino)

Incredibile a Torino. Una bambina di cinque anni è precipitata da un cornicione posto al quinto piano di un edificio ed è stata presa al volo da un passante che, d’istinto, l’ha afferrata alla meno peggio e le ha salvato la vita.

Il protagonista del salvataggio è un impiegato torinese di 37 anni, Mattia Aguzzi, che questa mattina ha preso al volo la bimba caduta da uno stabile sito in via Nizza 389, nel quartiere Lingotto, a Torino.

La tragedia sfiorata è accaduta prima delle 11 quando – secondo quanto ricostruisce l’Ansa – la bimba ha scavalcato la ringhiera del balcone ed salita sul cornicione avventurandosi senza rendersi conto del grave pericolo.

La scena viene vista da un ragazzo che è affacciato dal palazzo di fronte. Il giovane inizia a urlare disperato alle persone che sono in strada chiedendo aiuto. Tra queste c’è Aguzzi che vive nella zona e che sta andando a comprare il pane con la sua compagna.

Le grida attirano l’attenzione della coppia che guarda in alto e vede la scena angosciante. “La piccina ha continuato a sporgersi sempre di più e ha scavalcato il cornicione, si è tenuta solo con le braccia e aveva le gambe nel vuoto – racconta Aguzzi -. Ho iniziato a gridarle di stare ferma e di rientrare ma non sentiva”. La piccola precipita e a questo punto Mattia interviene.

“Quando l’ho vista cadere mi sono messo sulla traiettoria, ho chiuso gli occhi e ho sperato che andasse tutto per il meglio, l’ho bloccata attutendo il colpo e siamo caduti a terra entrambi”, spiega il 37enne. Mattia è in ginocchio sul marciapiede, in braccio ha la piccola che inizialmente non dà alcun segno di vita, ma poi inizia a piangere. “E’ viva, è viva”, ripetono Mattia e la fidanzata, e mentre la donna chiama i soccorsi, in strada scendono la mamma e il padre della bimba. Sono in stato di shock. Insieme ai sanitari del 118 e alle ambulanze, sul posto arrivano anche i carabinieri, a cui sono affidate le indagini.

La bimba viene trasportata all’ospedale infantile Regina Margherita, dove viene ricoverata nel reparto di chirurgia pediatrica. Non sarebbe in pericolo di vita. Non ha lesioni evidenti, ma resterà nel nosocomio fino a lunedì, in osservazione, per precauzione. In un altro ospedale, al Cto, viene accompagnato anche il suo salvatore, che viene dimesso con due giorni di prognosi per una contusione alla parete toracica.

“Dal quinto piano l’impatto è stato forte, mi sono trovato per terra e all’inizio non riuscivo a respirare”, spiega all’uscita dall’ospedale. “Un atto di coraggio e altruismo”, così il sindaco del capoluogo piemontese, Stefano Lo Russo, ha definito il gesto di Aguzzi. Lo Russo ha telefonato al 37enne per complimentarsi con lui. “Proporrò al consiglio comunale di conferirgli la Civica Benemerenza, in segno di ringraziamento da parte della Città”.

Il video con la testimonianza dell’uomo

La compagna: “E’ stato bravissimo”
“Abbiamo sentito urlare ‘Stai ferma, stai ferma’”. Inizia così il racconto di Gloria Piccolo, la compagna di Mattia Aguzzi, il passante di 37 anni che questa mattina a Torino ha salvato una bambina precipitata dal quinto piano di un balcone. La giovane si trovava in strada, in via Nizza, con Mattia quando ha sentito le urla provenire dal palazzo di fronte a quello da cui è caduta la piccola. “La bambina era seduta sul cornicione – dice Gloria – io ho provato a citofonare a tutti, ma quando mi sono girata era già caduta giù e Mattia l’aveva presa ed era in ginocchio. La bambina si è messa a piangere e noi abbiamo detto ‘è viva’. Mattia è stato bravissimo”, conclude Gloria. A quanto si apprende Aguzzi, che si trova all’ospedale Cto per dei controlli.

Addio al giornalista Antonello Troya

Giornalismo calabrese in lutto per la scomparsa di Antonello Troya. Aveva 57 anni, viveva a Belvedere Marittimo e da circa due anni era in dialisi per una grave insufficienza renale.

Il cronista è morto stasera nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Catanzaro, nel quale era stato trasferito ieri in elisoccorso, dall’Ospedale di Cetraro, dove si trovava ricoverato dal giorno di Ferragosto per l’aggravarsi della malattia contro la quale ha combattuto con la stessa determinazione con cui è sempre andato a caccia di notizie.
Nato a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, il 22 giugno 1966, Antonio Troya era giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 30 gennaio 1999. Negli anni Novanta legato il suo nome al quotidiano La Provincia Cosentina, di cui è stato direttore responsabile, e successivamente Domani della Calabria. È stato collaboratore della Gazzetta del Sud e del Quotidiano della Calabria, oltre che di varie emittenti calabresi.

Direttore della rivista dell’Asl 1 nel 2001, ha lavorato anche all’Ufficio Stampa del Ministero della Giustizia dal 2010 al 2015 e a quello della Regione Calabria dal 2010 al 2015.
Recentemente aveva fondato il sito online di notizie “Lo Strillone News – l’informazione a portata di click” registrando importanti numeri in materia di visualizzazioni grazie alle battaglie condotte sul territorio.

Profondo cordoglio viene espresso alla moglie Elvira e ai colleghi che gli sono stati sempre vicini dal segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, che lo ricorda come «una voce fuori dal coro sempre pronta a denunciare disservizi e intrallazzi e bacchettare i responsabili di sfascio e degrado».

«Quando lo scorso anno abbiamo fondato la Figec Cisal – ricorda ancora Parisi – Antonello è stato tra i primi a chiamarmi mettendo a disposizione del sindacato la sua grande esperienza professionale e umana e la sua grande attenzione per la valorizzazione dei giovani. E più volte, in questi mesi, ha offerto il suo contributo di idee per fare uscire dall’isolamento i colleghi costretti a lavorare senza alcun tipo di tutela in territori difficili come quello dell’Alto Tirreno Cosentino».

«Antonello, nonostante l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche, non ha mai perso la voglia di progettare il futuro, supportato dal grande senso dell’umorismo che lo contraddistingueva.
Nei suoi dialoghi intercalava ironiche battute anche davanti al più grave e difficile dei problemi. Era un combattente e soprattutto una persona vera, pronta sì a contestare e argomentare quello che non condivideva, ma a rimboccarsi le maniche quando c’era da fare qualcosa o aiutare qualcuno. Mancherà a tutti». (giornalistitalia.it)

Cosa sappiamo finora dello schianto dell’aereo di Prigozhin? I punti che non tornano

Dopo il disastro aereo in Russia in cui sono morte dieci persone, tra cui vi sarebbero (condizionale d’obbligo) anche il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin e il suo vice Dmitry Utkin, c’è molta confusione.

Finora le notizie date dalle autorità non contribuiscono a fare chiarezza. Un alone di mistero avvolge l’accaduto. Di certo c’è che l’aereo è stato abbattuto volontariamente, ma le responsabilità non sono ancora state acclarate e probabilmente, come in molti altri casi, coi depistaggi, non lo saranno mai.

Ieri Putin ha espresso il suo cordoglio per la morte delle dieci persone aggiungendo che il suo ex cuoco a capo della Wagner era una persona di talento ma che ha commesso errori gravi. Come ad esempio l’ammutinamento del suo battaglione in Ucraina e la tentata marcia verso Mosca per scalzare il ministro della Difesa russo, secondo Prigozhin, responsabile del mancato appoggio dell’esercito regolare durante la presa di Bakhmut. Ammutinamento che era stato “chiarito” qualche tempo fa al Cremlino in un incontro tra Prigozhin e lo stesso Putin.

I media occidentali hanno già detto, come da copione, che le responsabilità del disastro sono di Mosca. Putin in risposta ha fatto sapere che il tentativo delle cancellerie occidentali di addossare la colpa alla Russia “sono insinuazioni senza fondamento. Non siamo stati noi”.

I punti che non tornano sono diversi. Il comandante dell’esercito privato – ha fatto sapere il capo della Federazione russa -, “era tornato dall’Africa il giorno prima”. Prigozhin doveva andare dalla capitale a San Pietroburgo, dove il gruppo di mercenari ha la sua sede principale. Circa seicento km di distanza.

Secondo alcune indiscrezioni che circolano sui media, il capo di Wagner si muoveva sempre con due o più aerei o elicotteri di proprietà del suo gruppo. E poteva registrarsi con uno ma poi volare con un altro? Sicuro. Non c’è nulla di strano, o era comunque consuetudine, che adottasse stringenti precauzioni dal momento che il “macellaio” era nella “lista nera” di tutti i servizi segreti occidentali; uno marchiato, come si suol dire, “Wanted”.

Si parla di un secondo aereo di Yevgeny che sarebbe atterrato a Mosca nello stesso arco temporale dell’incidente. Sarà vero, sarà falso, chissà! Con Prigozhin a bordo? Mistero.

Certo, ci sono alcune anomalie nella narrazione ufficiale. Acclarato l’abbattimento, i dieci cadaveri sono stati rinvenuti a brandelli e carbonizzati nell’area del disastro. I resti delle vittime sono stati inviati a Mosca per il riconoscimento tramite DNA. Però, ecco che per incanto i media lanciano la ‘velina’ in cui si legge che è (sarebbe, ndr) stato ritrovato il telefonino di Prigozhin accanto ai resti. Un telefonino “integro”. Uno dei tanti che portava con sé il comandante della Wagner. E allora c’è da chiedersi come è possibile che un aereo precipiti per diecimila metri in picchiata, prendendo fuoco, e il telefono, a detta di questi velinari, non abbia neanche un graffio? Altro mistero, uno dei tanti. E’ lecito ancora chiedersi: ma non è che Prigozhin, per Mosca, sarebbe più utile da “morto” che da vivo?

Cosa si ipotizza sull’incidente
In attesa di conoscere più dettagli dalla scatola nera, secondo alcune fonti le indagini stanno valutando la possibilità di un’esplosione causata da un ordigno esplosivo collocato nel vano ruota. Ciò ha provocato il distacco delle ali, la decompressione esplosiva e l’aereo che è entrato in una spirale. Altre fonti suggeriscono che la bomba potrebbe essere stata localizzata vicino alla zona dei gabinetti.

I corpi trovati sul luogo dell’incidente sono irriconoscibili, quindi sono stati inviati a Mosca per l’analisi genetica. Nonostante le notizie sulla presunta identificazione dei resti di Yevgeny Prigozhin e Dmitry Utkin, non è stata rilasciata alcuna dichiarazione ufficiale in merito.

Il conflitto pubblico tra Prigozhin e Shoigu ha un impatto significativo sulla situazione relativa all’incidente aereo, con parti della popolazione che già attribuiscono la colpa della tragedia prima ancora che iniziassero le indagini. Allo stesso tempo, la situazione dà origine a varie teorie e ipotesi su quanto accaduto.

In rete circolano speculazioni sul futuro della compagnia militare privata Wagner. Fonti occidentali riferiscono dell’inizio del ritiro del personale dalla Bielorussia e condividono immagini satellitari dello smantellamento di un campo. Tuttavia, come notato dai media dell’opposizione bielorussa, lo smantellamento in realtà è iniziato a metà agosto ed è legato a considerazioni di segretezza.

Il futuro di Wagner PMC dipende da diversi fattori, tra cui l’utilizzo razionale delle risorse, la preservazione dei sistemi logistici e le iniziative di coloro che sono coinvolti nelle operazioni dell’azienda in Africa e in altre regioni.

Vertice BRICS, “Il processo di de-dollarizzazione è irreversibile”

Sulla base dei risultati del XV vertice dell’organizzazione, i paesi BRICS hanno concordato di aumentare i regolamenti nelle valute nazionali e di continuare a rafforzare i legami interbancari. Come ha affermato il presidente russo Vladimir Putin durante un discorso al forum degli affari, in dieci anni i membri dell’associazione hanno aumentato di sei volte il volume degli investimenti reciproci e ridotto la quota delle transazioni in dollari al 28,7%. Allo stesso tempo, sullo sfondo delle sanzioni occidentali contro Mosca imposte nel 2022, la leadership dei BRICS sta esplorando la possibilità di creare un proprio sistema di pagamento e, in futuro, una valuta unica per lo svolgimento delle transazioni commerciali. Secondo gli esperti, la prevista espansione del gruppo contribuirà a rafforzare l’interazione finanziaria all’interno dell’organizzazione.

I paesi BRICS rappresentati da Russia, Brasile, India, Cina e Sud Africa hanno sostenuto l’espansione dell’uso delle valute nazionali nel commercio internazionale e nelle transazioni finanziarie reciproche. Lo si legge nel testo della dichiarazione finale del XV vertice dell’associazione.

Come ha affermato il presidente russo Vladimir Putin durante il business forum, negli ultimi dieci anni gli investimenti reciproci dei paesi BRICS sono aumentati di sei volte e i loro investimenti nell’economia globale sono raddoppiati. Allo stesso tempo, le esportazioni totali dell’organizzazione hanno raggiunto il 20% di quelle mondiali, mentre l’uso del dollaro nelle operazioni commerciali è diminuito drasticamente.

“Il processo oggettivo e irreversibile di de-dollarizzazione dei nostri legami economici sta guadagnando slancio, si stanno compiendo sforzi per sviluppare meccanismi efficaci per accordi reciproci e controllo monetario e finanziario. Di conseguenza, la quota del dollaro nelle transazioni di esportazione-importazione all’interno dei BRICS è in calo: l’anno scorso ammontava solo al 28,7%”, ha osservato il leader russo.

In precedenza, all’interno dell’organizzazione era stato formato il cosiddetto pool di valute di riserva. Questo è stato uno dei primi passi verso l’aumento delle operazioni con le proprie banconote. E ora, tra i compiti prioritari, i paesi BRICS stanno considerando la creazione di un sistema di pagamento alternativo indipendente da dollari, euro e altre valute del G7, come ha parlato a margine del vertice il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

“Ora tutta l’attenzione è focalizzata sulla ricerca di modi per garantire il nostro reciproco commercio, progetti economici e investimenti in un modo che non dipenda da un sistema controllato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati occidentali… Questi paesi hanno dimostrato la loro capacità e volontà di Abusano attivamente dello status di emittente della valuta di riserva per raggiungere obiettivi politici in violazione di tutte le regole del libero mercato”, ha spiegato Lavrov.

“Ricordiamo che nel 2022, dopo l’inizio di un’operazione militare speciale, gli Stati Uniti, insieme all’Europa e ad una serie di altri stati, hanno iniziato a imporre sanzioni economiche senza precedenti alla Russia. In particolare, l’Occidente ha bloccato quasi la metà delle riserve auree e valutarie di Mosca – 300 miliardi di dollari – e le banche russe sono state disconnesse dalla piattaforma internazionale SWIFT, nonché dai sistemi di pagamento Visa e Mastercard.

Sono state proprio tali restrizioni a spingere altri paesi BRICS a pensare a trovare nuovi modi per condurre le transazioni. Alexander Razuvaev, membro del consiglio di sorveglianza della Gilda degli analisti finanziari e dei gestori del rischio, ha condiviso questa opinione con RT.

“Nel nostro esempio, tutti erano convinti che il sistema bancario di qualsiasi paese potesse essere a rischio se le opinioni politiche o economiche non coincidessero con le aspettative dell’Occidente. Cioè, le loro banche potrebbero essere le prossime a essere disconnesse da SWIFT, quindi è meglio non dipendere da nessuno in questo senso. Vale la pena notare che la Russia ha già sviluppato una propria alternativa allo SWIFT, un sistema per la trasmissione di messaggi finanziari. Tuttavia, in futuro, nell’ambito dei BRICS, diverse piattaforme di questo tipo potrebbero funzionare contemporaneamente”, ha suggerito Razuvaev.

Strumento universale
Come ha osservato in precedenza il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, con le sanzioni contro Mosca, l’Occidente “ha tagliato il ramo” su cui era costruito l’intero sistema di accordi internazionali. In queste condizioni, i paesi BRICS stanno ora valutando non solo la creazione di un proprio sistema di pagamento, ma anche una valuta separata per effettuare transazioni all’interno dell’associazione.

“Può essere un’unità di conto per i paesi membri del BRICS. Non solo una moneta unica, come nell’UE, ma un’unità di conto alternativa al dollaro, in cui esprimere il costo della consegna delle materie prime, parametri di riferimento per alcuni beni – per non dipendere dalla moneta unica e dal centro di emissione, che non capisce come emette queste banconote”, ha detto Siluanov in un’intervista a CGTN.

Durante una conversazione con i leader dei BRICS, Vladimir Putin ha definito la creazione di una moneta unica dell’organizzazione una questione difficile. Tuttavia, secondo lui, le parti in un modo o nell’altro prenderanno misure per risolvere questo problema.

Anche il Ministero dello Sviluppo Economico della Federazione Russa vede la necessità dell’emergere di un tale strumento di calcolo, ma finora non si aspettano rapidi progressi in questa direzione. Tale dichiarazione durante il vertice è stata fatta dal vice capo del dipartimento Vladimir Ilyichev.

“Partiamo dal fatto che inizialmente questi possono essere parametri di riferimento… Creazione di sistemi di pagamento che consentiranno di effettuare pagamenti tra i paesi BRICS con un certo insieme di soluzioni che consentiranno la correlazione reciproca dei tassi di cambio… Il commercio delle valute nazionali si sta sviluppando attivamente in i paesi BRICS… A poco a poco, questo porterà al fatto che il sistema BRICS avrà, se non una propria valuta (questo richiederà molto tempo), quindi una sorta di quasi-strumento che verrà utilizzato per gli accordi tra i paesi “, ha osservato Ilyichev.

Come ha spiegato a RT Alexander Abramov, capo del Laboratorio per l’analisi delle istituzioni e dei mercati finanziari presso l’Istituto per la ricerca economica applicata del RANEPA, in futuro la creazione di una propria moneta all’interno dei BRICS consentirà di accelerare e facilitare accordi reciproci. Inoltre, tutte le transazioni commerciali saranno protette dai rischi di sanzioni provenienti dall’Occidente. Tuttavia, lo specialista considera anche il raggiungimento di questi risultati un processo lento.

“In parte, la creazione di una propria moneta è un tentativo da parte dei BRICS di resistere ai paesi sviluppati. L’apparizione di un tale strumento potrebbe anche portare ad una riduzione della quota del dollaro negli accordi mondiali, ma per ora resta da vedere come e in quali condizioni verrà creata questa unità monetaria. Il fatto è che la Cina insiste per un rafforzamento globale dello yuan . Pertanto, penso che inizialmente la valuta BRICS svolgerà un ruolo altamente specializzato”, ha spiegato Abramov.

Sebbene oggi sempre più paesi stiano cercando di espandere l’uso delle proprie valute nel commercio estero, il dollaro è ancora la principale unità di conto nel mondo. Ora rappresenta quasi il 46,5% di tutte le transazioni internazionali, come evidenziato dai dati SWIFT.

Inoltre, secondo le ultime stime del Fondo monetario internazionale, nel marzo 2023, oltre il 59% delle riserve mondiali di oro e valuta estera era immagazzinato in dollari. Tuttavia, all’inizio degli anni 2000, questa cifra era molto più elevata e raggiungeva quasi il 73%.

“Il dollaro resterà una valuta molto importante, ma il fatto che gli Stati Uniti lo utilizzino come arma… mina fortemente la credibilità della valuta americana. E la fiducia è estremamente importante per l’esistenza di qualsiasi unità monetaria. Man mano che il mondo diventa sempre più multipolare, il ruolo del dollaro si indebolirà, soprattutto se continuerà ad essere utilizzato per scopi geopolitici… Pertanto, spero che i paesi BRICS si impegnino seriamente nella creazione di una nuova valuta. Ciò non è facile e richiede molto lavoro, ma sarà un passo importante per rendere il sistema monetario internazionale più diversificato e rispondente alle esigenze dei nostri paesi “, Paulo Nogueira Batista, Jr., ex direttore esecutivo del FMI in Brasile, ha detto a RT.

Cast ampio
Tuttavia, l’atteso ampliamento del numero dei membri dell’organizzazione potrebbe contribuire a uno sviluppo più attivo dell’infrastruttura finanziaria e di pagamento dei BRICS. Questa opinione è stata condivisa con RT dal direttore generale del Fondo russo per gli investimenti diretti e da un membro del consiglio aziendale dell’associazione Kirill Dmitriev.

“Nell’ambito di BRICS+, c’è l’opportunità di attuare molte proposte del BRICS Business Council, incluso non solo il sistema di pagamento BRICS, ma anche la possibile nascita di unità di conto dei paesi BRICS+, nonché l’arbitrato BRICS+. Queste e altre iniziative sono estremamente importanti per il partenariato e il rafforzamento della cooperazione economica”, ha sottolineato Dmitriev.

In seguito ai risultati dell’ultimo vertice, gli attuali membri del BRICS hanno deciso di invitare altri sei paesi all’organizzazione: Argentina, Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Etiopia. Secondo la dichiarazione adottata, questi Stati aderiranno all’associazione già dal 1° gennaio 2024.

In particolare, i BRICS rappresentano oggi quasi il 41% della popolazione mondiale e circa il 32% del PIL globale in termini di parità di potere d’acquisto . Intanto, dopo l’aumento del numero dei componenti del gruppo, questi valori saliranno rispettivamente al 46,2 e al 36,6%.

Per fare un confronto: i paesi del G7 (USA, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito) occupano ora solo il 9,7% della popolazione mondiale totale e circa il 30% del PIL globale. Questa conclusione deriva dai materiali della World Population Review e della Banca Mondiale.

“In generale, l’espansione dei BRICS significa che i grandi esportatori di materie prime energetiche e di prodotti agroindustriali saranno rappresentati nell’unione. Si tratta anche di paesi densamente popolati, il che dà impulso allo sviluppo delle esportazioni alimentari tra gli stati che forniscono prodotti ai mercati esteri. Tutto ciò, ovviamente, rafforzerà la posizione dei BRICS come organizzazione globale “, ha spiegato a RT Alexander Daniltsev, direttore dell’HSE Trade Policy Institute.

Ex analista Cia: “Per l’Occidente l’Ucraina rischia di trasformarsi in un “Vietnam russo”

Quanto sta perdendo l’Ucraina nella guerra? Larry Johnson, ex analista della Cia risponde che “non c’è altra definizione per questo, in termini di perdite, in termini di incapacità di creare un esercito pronto al combattimento, mancanza di equipaggiamento, mancanza di munizioni – non importa come la si guardi, L’Ucraina non sta vincendo”. Lo ha detto in una intervista Larry Johnson, ex appartenente ai servizi statunitensi citato da RT.

Tuttavia, “nonostante questi fatti oggettivi, noi occidentali continuiamo a sentire esattamente il contrario. Sembra quasi un delirio febbrile. E non si limita ai media: è comune anche tra alcuni dei nostri ufficiali militari di alto rango”, ha detto Johnson.

“Ieri sera l’ho scoperto, ho chiesto al mio amico e gli ho detto: spero che la realtà cominci a emergere. E lui ha detto di no. I generali sono convinti che l’Ucraina combatterà la Russia fino alla fine. Di conseguenza, si scopre che si trasformerà nel Vietnam russo. E, secondo lui, gli alti generali ci credono davvero, il che è spaventoso. Voglio dire, questa è una delle peggiori percezioni della realtà e non so nemmeno come affrontarla”.

La carrozzina speciale affonda in mare, donna si salva. CC recuperano sedia a rotelle in profondità

Stava facendo il bagno a riva con una sedie a rotelle “cingolata” quando all’improvviso è stata ribaltata dalle onde, riuscendo per fortuna a sganciarsi e a salvarsi, ma con la sua inseparabile carrozzina da spiaggia che si è inabissata in profondità. E’ successo lo scorso 12 agosto in un noto stabilimento balneare di Soverato, località turistica dello Jonio catanzarese.

Protagonista una giovane psicologa, con una grave patologia che la costringe dalla nascita su una sedia a rotelle. La professionista, Maria Grazia Di Cello, mentre si trovava in acqua seduta sul suo nuovo presidio medico adatto a camminare sulla sabbia senza sprofondare e a entrare in mare, ha perso il controllo della carrozzina che è affondata.

Per fortuna, la psicologa è riuscita a sganciarsi dalla sedia mettendosi in salvo. Purtroppo, da quel giorno, nonostante in vacanza, la donna non aveva più potuto raggiungere autonomamente il mare per fare il bagno.

La vicenda della dottoressa Di Cello, che ha emozionato l’intera comunità soveratese, ha trovato un lieto fine nel pomeriggio del 22 agosto 2023, quando a distanza di 9 giorni, un carabiniere, libero dal servizio ed esperto subacqueo, ha riunito un gruppo di subacquei tecnici volontari, che nel corso di una complessa operazione di ricerca e recupero svolta in un’immersione che ha sfiorato la profondità di 80 metri, hanno rinvenuto il prezioso presidio sanitario. I giorni trascorsi dall’inabissamento della carrozzina sono serviti all’equipe di subacquei per la pianificazione e la predisposizione delle miscele respiratorie usate nell’immersione. Grazie ai palloni di sollevamento utilizzati per riportarla in superficie dalla profondità di circa 65 metri, la sedia è emersa a una distanza di 80 metri dalla spiaggia tra lo stupore e l’emozione dei numerosissimi bagnanti che si sono lasciati andare ad un lungo applauso.

 

A compiere il gesto un affiatato gruppo di subacquei tecnici, coordinati nell’occasione dal Luogotenente dei Carabinieri Luigi Morello, Comandante della Sezione Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Soverato, il quale libero dal servizio, ha promosso la delicata operazione di ricerca. La passione per il mare e la grande esperienza nelle immersioni profonde, ha consentito al gruppo affiatato di portare a termine con successo il delicato lavoro subacqueo, reso particolarmente pericoloso e complicato dalla profondità elevata che la carrozzina aveva raggiunto per inerzia inabissandosi. Assieme al Luogotenente Morello, hanno partecipato al recupero Franco Lobello, Antonio Pristerà (dell’associazione Sthealt Divers) e Massimiliano Salvatori, a sua volta con un passato da Ausiliario nell’Arma dei Carabinieri. Durante le attività subacquee il personale della Guardia Costiera del locale Ufficio Circondariale Marittimo ha presidiato l’area di ricerca con un mezzo nautico, garantendo il recupero della carrozzina dopo la riemersione.

La mattina successiva al recupero, all’interno della Compagnia Carabinieri di Soverato, con la partecipazione del personale della Guardia Costiera, in uno scenario di profonda commozione si è proceduto alla restituzione della carrozzina speciale a Maria Grazia Di Cello, che apprendendo della notizia del ritrovamento ha voluto incontrare direttamente i carabinieri ed i subacquei volontari per ringraziarli personalmente del gesto che l’ha visibilmente emozionata.

Nel frangente sono emersi, dal racconto sull’accaduto, altri elementi che hanno caratterizzato l’evento del 12 agosto che peraltro ha sfiorato la tragedia in mare. La donna ha raccontato di essere stata intenta a fare il bagno vincolata alla sedia a rotelle quando ad un certo punto si è resa conto che la carrozzina si stava inabissando lungo il fondale particolarmente scosceso e subito profondo in quella località. Solo la sua prudenza l’ha portata a svincolarsi prontamente, evitando così l’imminente pericolo allorquando la sedia ha continuato a muoversi per inerzia verso l’abisso fermandosi definitivamente alla profondità di circa 65 metri.

La commozione della donna nel raccontare l’episodio di scampato pericolo e la sua forte emozione nell’entrare nuovamente in possesso dell’importante presidio medico hanno caratterizzato l’incontro con il personale dell’Arma dei Carabinieri, i volontari e militari della Guardia Costiera. Maria Grazia ha rivolto a tutti un commovente discorso di ringraziamento, elogiando l’operato dei militari e dei volontari, che con questa importante operazione di recupero, le hanno consentito di ritornare a godere in autonomia delle acque cristalline del mare soveratese.

“E allora da parte dell’Arma: Buone Vacanze cara Maria Grazia”, sono gli auguri dei carabinieri alla dottoressa Di Cello.

La Regione Calabria si costituirà in giudizio in difesa della Reggina

“La Regione Calabria sarà al fianco della Reggina 1914 all’udienza di martedì prossimo presso il Consiglio di Stato”. Lo afferma in una nota la vicepresidente della Regione Calabria, con delega allo Sport, Giusi Princi, in relazione all’udienza nel corso della quale dovrà essere discusso il ricorso della società contro l’esclusione dal campionato di serie B.

“La Reggina – spiega Princi – non rappresenta solo una città o un territorio, ma uno spirito identitario che va oltre i confini del calcio e soprattutto oltre i confini della Calabria”.

“Motivo per cui posso annunciare, in accordo con il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che l’Ente si costituirà in giudizio in difesa della società amaranto in vista dell’udienza di giorno 29 agosto al Consiglio di Stato”, conclude la vicepresidente.

Aggredisce straniero e tenta di investirlo con l’auto, arrestato

Ha aggredito con un bastone un cittadino straniero e poi ha tentato di investirlo con la propria auto. E’ quanto accaduto a Isola Capo Rizzuto dove i carabinieri della locale Tenenza hanno arrestato un 43enne del posto per tentato omicidio in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip su richiesta del pm della Procura di Crotone.

I militari erano intervenuti nella serata del 18 agosto presso un noto esercizio commerciale lungo la statale 106.

La richiesta di intervento giunta alla centrale operativa della Compagnia di Crotone, che ha inviato sul posto i militari di Isola Capo Rizzuto, descriveva un cittadino straniero che, in stato di agitazione, stava tirando dei sassi contro un veicolo in transito, causando pericolo alla circolazione stradale.

I carabinieri, dopo avere riportato la situazione alla calma, hanno identificato i soggetti presenti, iniziando a ricostruire i fatti, anche grazie alle immagini di videosorveglianza acquisite.

Fin dai primi accertamenti, la ricostruzione dei fatti ha restituito un quadro diverso rispetto alla prima segnalazione: il cittadino straniero era prima stato aggredito con un bastone e a mani nude dall’italiano, che poi aveva tentato di investirlo con la propria auto. A quel punto l’extracomunitario aveva tentato di allontanare l’auto lanciando dei sassi. Al termine delle formalità di rito l’aggressore è stato accompagnato al carcere di Crotone.

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