10 Ottobre 2024

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Uomo spacca la faccia alla moglie, la figlia chiama i CC e fa arrestare il padre

maltrattamenti stalking

Ha picchiato la moglie provocandole gravi ferite al volto, all’addome e provocato la rottura dei denti incisivi, fino a quando la figlia minorenne, che ha assistito alla scena, ha trovato il coraggio di chiamare i Carabinieri che sono intervenuti e lo hanno arrestato.

E’ successo a Crotone nella serata di ieri. Protagonista un 52 enne che, secondo quanto raccontato dalla donna, era un tossicodipendente e dedito all’abuso di alcol.

L’uomo, sempre secondo il racconto, era in stato di alterazione psicofisica per l’uso smodato di bevande alcoliche, quando ha aggredito violentemente la consorte, colpendola con calci e pugni. Il tutto sotto gli occhi della figlia che, inerme davanti alla veemenza del padre, ha trovato il coraggio di chiudersi in una stanza e chiamare il numero di emergenza 112, permettendo ai militari della radiomobile della Compagnia di Crotone di intervenire tempestivamente, evitando più gravi conseguenze, ed arrestare l’uomo.

La donna, terrorizzata ed impaurita, coperta di lividi ed ecchimosi sul corpo e sul viso, è stata trasportata in ospedale e medicata, con ferite giudicate guaribili in 20 giorni.

Dopo le dimissioni avvenute nella tarda serata di ieri, la vittima ha formalmente denunciato il marito in caserma, riferendo che il coniuge, tossicodipendente e spesso in stato di alterazione psicofisica dovuta anche all’abuso di alcol, non era nuovo a queste brutali aggressioni fisiche e verbali, subite quasi quotidianamente da molti mesi, seppur sempre taciute per timore che l’uomo se la prendesse ancor più duramente con lei ma soprattutto con la figlia minorenne. L’uomo è finito in carcere in attesa delle determinazioni dell’autorità giudiziaria. Dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia e lesioni.

Ucraina, Orsini: “La controffensiva di Kiev è stata un disastro totale. Occidente criminale”

“La controffensiva ucraina è stata un disastro e un fallimento totale”. Così Alessandro Orsini ha esordito ieri sera a “E’ sempre Cartabianca”, il programma che Bianca Berlinguer conduce su Rete 4.

Il direttore del Centro per lo studio del terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, fornisce la sua analisi sulla guerra tra Ucraina e Russia. “I soldati ucraini sono valorosissimi, a loro va la mia vicinanza. La colpa non è degli ucraini, è un fallimento spaventoso delle politiche del blocco occidentale che hanno spinto un popolo debolissimo tra le braccia di un popolo potentissimo”, aggiunge.

“Gli ucraini – continua il professor Orsini – con una controffensiva lampo avrebbero dovuto arrivare sul mar d’Azov, lasciando la Crimea senza rifornimenti dalla madre patria. In una parola, fallimento totale e assoluto. E’ in corso un massacro di soldati ucraini, ci sono decine di migliaia di soldati ucraini scappati perché non vogliono arruolarsi”.

“Il presidente Zelensky vuole riacciuffarli, la controffensiva è una missione suicida. I russi hanno creato 3 linee di difesa nell’accesso al mar d’Azov e alla Crimea: nella prima ci sono moltissime mine, gli ucraini che non saltano sulle mine si prendono un missile in petto perché la seconda linea russa è formata dall’artiglieria”, dice Orsini, che ha definito il blocco occidentale “un gruppo di criminali e assassini che sta massacrando il popolo ucraino”.

Cremlino: “Washington spinge Kiev a condurre una guerra fino all’ultimo ucraino”

“Washington spinge Kiev a condurre una guerra fino all’ultimo ucraino e non bada a spese, ma ciò non può influenzare il corso dell’operazione militare speciale”. Lo ha detto ai giornalisti il ​​portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass.

Commentando l’informazione secondo cui il Segretario di Stato americano Antony Blinken potrebbe annunciare lo stanziamento di ulteriori aiuti finanziari all’Ucraina durante la sua visita a Kiev, il portavoce ha detto: “Abbiamo più volte sentito affermazioni secondo cui gli Stati Uniti intendono continuare ad “aiutare” Kiev tutto il tempo necessario”.

“In altre parole – ha proseguito Peskov -, continueranno a sostenere l’Ucraina, che di fatto è in stato di guerra, e combatteranno questo conflitto fino all’ultimo ucraino, senza badare a spese. Noi la vediamo così, lo sappiamo”. “Ciò non potrà influenzare il corso dell’operazione militare speciale”, ha sottolineato Peskov.

Scoperte piantagioni di droga nel Cosentino, un arresto dei carabinieri

Nel Comune di Lattarico, i Carabinieri della Compagnia di Rende, hanno arrestato in flagranza un uomo di 51 anni del luogo per coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’arresto è stato operato nell’ambito di attività mirate a contrastare lo spaccio di droga, fenomeno diffuso soprattutto tra i giovani.

In particolare, grazie al capillare controllo del territorio garantito dalle pattuglie dell’Arma, i militari della stazione di Lattarico sono riusciti ad individuare due distinte coltivazioni di canapa indiana, per un totale di 102 piante di altezza compresa tra 1,50 e i 2,80 metri, dislocate su terreni di proprietà dell’indagato.

Le prime 23 piante erano celate tra le coltivazioni di pomodoro e mais, servite da un gruppo elettrogeno che ne curava l’irrigazione attingendo l’acqua dal vicino Torrente Annea.

Le altre 77 piante, invece, sono state trovate in un terreno a circa un km di distanza dall’abitazione e da un magazzino di pertinenza della stessa da cui fuoriusciva un tubo, abilmente interrato, che ha condotto i militari direttamente alla piantagione ben nascosta tra la fitta vegetazione di querce e ulivi.

Nel corso della perquisizione svolta nell’abitazione dell’arrestato sono stati inoltre trovati 500 grammi di marijuana già essiccata e pronta per essere immessa sul mercato oltre a tutto l’occorrente per la pesatura e il confezionamento delle dosi come sacchi di plastica, macchina sottovuoto e bilancini di precisione. Le piante, lo stupefacente e tutti i materiali utili rinvenuti sono stati sottoposti a sequestro.

Una volta immessi nelle piazze dello spaccio, i numerosi chili di marjuana potenzialmente prodotti e venduti al dettaglio avrebbero fruttato diverse centinaia di migliaia di euro.
L’uomo su disposizione dell’autorità giudiziaria di Cosenza è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Aveva nascosto oltre mezzo kg di droga nel forno di casa, arrestato

I Carabinieri di San Marco Argentano hanno arrestato un cittadino italiano del posto con l’accusa di detenzione di droga ai fini dello spaccio.

I militari hanno proceduto ad una perquisizione nell’abitazione dell’uomo che ha portato al ritrovamento e al sequestro di oltre mezzo kg di marijuana e di un bilancino di precisione.

La droga, custodita in due buste di plastica, era stata occultata all’interno di un forno. L’indagato è stato arrestato e posto a disposizione dell’autorità giudiziaria di Cosenza.

Morte giornalista in Puglia, è giallo. Famiglia non convinta del suicidio

Patrizia Nettis

S’infittisce il giallo sulla morte della giornalista Patrizia Nettis, 41 anni, trovata morta, apparentemente per suicidio, il 29 giugno scorso nella sua casa di Fasano, nel brindisino. Un suicidio che non ha mai convinto l’ex marito e i genitori della donna, tant’è che per ben due volte ha avanzato istanza alla Procura della Repubblica per la riesumazione della salma e disporre l’autopsia che, al ritrovamento del cadavere, non è stata eseguita.

Il nuovo mistero – riporta giornalistitalia.it -, è rappresentato dalla scomparsa del computer della giornalista. Il Comune di Fasano, che il 1° maggio scorso l’aveva assunta a tempo indeterminato come “specialista della comunicazione”, ha infatti presentato una denuncia sulla scomparsa del computer portatile “Mac” che era stato dato in dotazione alla giornalista.

Nata l’11 maggio 1982, giornalista professionista iscritta all’Ordine della Puglia dal 2 settembre 2005, Patrizia Nettis si era trasferita a Fasano nel maggio scorso per occuparsi appunto dell’Ufficio Stampa e Comunicazione del Comune.

Storica collaboratrice del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, è stata anche responsabile della comunicazione del Comune di Alberobello.

La morte della giornalista è stata attribuita ad un gesto volontario, ma i motivi non sono chiari, tant’è che la Procura di Brindisi ha aperto un fascicolo per stalking e istigazione al suicidio iscrivendo un imprenditore nel registro degli indagati.

Il perito informatico nominato dalla Procura è, intanto, riuscito a sbloccare il cellulare iPhone 14 della giornalista consentendo agli investigatori di vagliare ogni elemento utile ai fini delle indagini.

Lo scorso 4 settembre – scrive il Corriere del Mezzogiorno – è stato ascoltato l’ex marito della giornalista, probabilmente per capire se avesse avuto qualche contatto con lei nelle sue ultime ore di vita. Inoltre, sembra che l’avvocato della famiglia Nettis, Giuseppe Castellaneta, avesse anche fissato un incontro con i pm per chiedere la riesumazione della salma e ottenere l’autorizzazione per l’autopsia. Sono gli ultimi sviluppi di una vicenda che si tinge sempre più di giallo.

Da quanto trapela, quella sera Patrizia Nettis avrebbe incontrato due persone, forse suoi amici. Gli inquirenti, che hanno già indagato un imprenditore, ritengono fondamentali i messaggi tra telefono e computer per avere un quadro più nitido sulla vicenda.

“Noi crediamo che l’autopsia – spiega l’avvocato Castellaneta – sia un passaggio importante per accertare la verità. Non stiamo cercando un colpevole, vogliamo che sia fatta chiarezza, che sia stabilito con certezza quello che è successo”.

Diversi lavoratori in nero scoperti in un ristorante e in una discoteca, sanzioni

I finanzieri della Compagnia di Soverato hanno individuato due locali soveratesi, in particolare un ristorante e una discoteca, nei quali venivano impiegati numerosi lavoratori – rispettivamente 4 nel ristorante e oltre 10 presso la discoteca, tra personale di sala, addetti alla sicurezza e staff con diverse funzioni – non legittimamente assunti e per giunta non abilitati alla specifica mansione che gli stessi sono stati sorpresi a svolgere.

Le attività ispettive, disposte dal comando provinciale della Gdf di Catanzaro, sono state sviluppate in maniera trasversale, e hanno consentito di raccogliere un gran numero di elementi informativi derivanti dalla costante attività d’intelligence e di controllo economico del territorio nonché dai database a disposizione del Corpo. Ai responsabili delle attività sono state elevate sanzioni.

“Orientati alla riduzione illegale dei cosiddetti “costi di struttura” (fiscali, organizzativi e del lavoro) al fine di massimizzare i profitti e ottenere vantaggi competitivi impropri, il lavoro nero e quello irregolare – è scritto in una nota della Fiamme gialle -, pregiudicano inevitabilmente gli equilibri economici e finanziari del Paese e costituiscono una piaga per l’intero sistema economico, poiché sottraggono risorse all’erario, minano gli interessi dei lavoratori, talvolta sfruttati, e si traducono in competizione sleale nei confronti delle imprese oneste”.

‘Ndrangheta, arrestato in Germania latitante condannato per l’omicidio Serpa

Omicidio Serpa, arrestato in Germania Valerio Salvatore Crivello
Archivio

La Polizia tedesca ha catturato a Keitum (nel nord della Germania) Valerio Salvatore Crivello, di 44 anni, ritenuto legato alla cosca di ‘Ndrangheta Scofano-Martella-La Rosa di Paola (Cosenza). L’uomo era ricercato dal novembre 2020, allorquando riuscì a sottrarsi all’ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro a seguito della condanna definitiva all’ergastolo, con isolamento diurno per due mesi. L’arresto è avvenuto col supporto operativo dei Carabinieri di Venezia che lo ricercavano da tre anni.

Valerio Salvatore Crivello era stato condannato alla massima pena per l’omicidio aggravato dal metodo mafioso di Pietro Serpa, considerato all’epoca il reggente dell’omonima cosca, commesso il 27 maggio 2003 a Paola, centro sulla fascia tirrenica cosentina, nell’ambito di una sanguinosa faida tra clan rivali.

All’epoca Crivello era riuscito a sottrarsi al provvedimento di cattura evadendo dall’abitazione dei genitori a Scorzè (Venezia), dove era stato posto in regime degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, in attesa della sentenza definitiva.

Emesso per lui un mandato di cattura internazionale, è iniziata una caccia all’uomo durata quasi tre anni, durante i quali il latitante è stato ricercato in Italia e anche all’estero.

Valerio Salvatore Crivello

L’identificazione, l’individuazione e la successiva cattura giungono all’esito di una intensa attività info investigativa iniziata dai carabinieri della città lagunare, nel corso della quale è stato possibile accertare che Crivello aveva trovato rifugio sotto falso nome sull’isola di Sylt, al confine tra la Germania e la Danimarca, dove il latitante aveva anche trovato un impiego in un centro sportivo di un albergo del posto.

Da quì il contestuale servizio, coordinato dall’unità I-can, nata proprio al fine di ricercare in ambito internazionale i latitanti di ‘ndrangheta, svolto in costante raccordo info-operativo con i carabinieri di Venezia, che ha permesso alle teste di cuoio tedesche di localizzarlo e catturarlo mentre si trovava nell’albergo.

Valerio Salvatore Crivello, al termine delle formalità di rito, è stato messo a disposizione dell’autorità giudiziaria tedesca, che ha convalidato l’arresto nelle more dell’avvio delle procedure per l’estradizione in Italia.

Il primo arresto di Crivello per l’omicidio Serpa risale al mese di aprile 2017. A operarlo erano stati i carabinieri di Cosenza e Treviso dopo la condanna all’ergastolo rimediata nell’ambito del processo “Tela del Ragno”, che vedeva sul banco degli imputati diversi gregari e capi bastone del Tirreno cosentino accusati di diversi omicidi, tra cui quello Serpa, estorsioni e altri reati.

Pietro Serpa, allora 50enne, imprenditore edile, ritenuto il reggente all’omonima cosca della ‘ndrangheta, è stato ucciso nella notte tra il 27 ed il 28 maggio 2003 in un agguato a Paola. Serpa stava facendo rientro a piedi nell’albergo in cui era domiciliato da qualche tempo quando fu affiancato da un’automobile da bordo della quale una persona gli sparò contro alcuni colpi di fucile, uccidendolo sul colpo.

L’omicidio del capo bastone suscitò durissime reazioni da parte del clan, al punto che nel mese di luglio dello stesso anno, a Fuscaldo, venne ucciso – la Dda ritenne come ritorsione al delitto Serpa -, Luciano Martello, allora 38enne ritenuto elemento di primo piano negli ambienti criminali della zona, mentre stava uscendo da un ristorante dove aveva cenato insieme alla famiglia. Il commando di sicari sparò diversi colpi d’arma da fuoco mentre Martello stava entrando in auto con la sua famiglia.

Viaggiava in auto con oltre 4 kg di eroina, ‘corriere’ arrestato dalla Polstrada

E’ stato sorpreso dalla Polizia stradale di Crotone mentre trasportava in auto oltre 4 kg di eroina, occultata nello sportello del veicolo. E’ successo sulla statale 106 nel territorio di Steccato di Cutro. Un corriere della droga, di cui non sono state rese note le generalità, è stato così arrestato con l’accusa di detenzione di un ingente quantitativo di stupefacente.

Nel corso di un posto di blocco i poliziotti hanno intimato l’alt ad un autoveicolo che procedeva in direzione Taranto. All’atto del controllo, sin dal primo contatto, il conducente ha manifestato preoccupazione e irrequietezza. Insofferenza che hanno fatto insospettire gli agenti i quali hanno proceduto ai controlli di rito.

L’uomo, che era insieme a una donna, ha fornito dapprima false informazioni sulla sua identità, non riuscendo nemmeno a spiegare la loro presenza in provincia e sulla tipologia delle relazioni interpersonali tra lui e la tipa a bordo.

Considerate le incongruenze emerse, gli agenti hanno proceduto ad una perquisizione accurata del veicolo rinvenendo all’interno dello sportello 8 panetti dal peso complessivo di oltre 4,1 chili di eroina. Pertanto il conducente dell’auto è finito in manette e posto a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Ucraina, Putin: “E’ disgustoso che l’ebreo Zelensky copra e glorifichi il neonazismo”

E’ “disgustoso” che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, di origine ebraica, si presti a “coprire la glorificazione del nazismo e coloro che hanno guidato l’Olocausto in Ucraina” con “lo sterminio di 1,5 milioni di persone”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin citato dall’agenzia Ria Novosti.

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che è disgustoso che il leader ucraino Vladimir Zelenskyj, di etnia ebrea, nasconda la glorificazione del nazismo nel paese.

“I gestori occidentali hanno messo a capo dell’Ucraina moderna un uomo di etnia ebrea, con radici ebraiche, con origini ebraiche. E in questo modo, secondo me, in un certo senso nascondono le convinzioni antiumane che sono alla base del moderno stato ucraino”, ha detto il presidente a Pavel Zarubin, giornalista della emittente televisiva e radiofonica panrussa. “Ciò rende l’intera situazione assolutamente disgustosa in quanto un ebreo etnico sta nascondendo la glorificazione del nazismo e nascondendo coloro che guidarono l’Olocausto in Ucraina ai loro tempi – e si trattava dello sterminio di 1,5 milioni di persone”.

Putin ha detto che “questo è compreso meglio dalla gente comune in Israele”. “Per favore date un’occhiata a quello che dicono su Internet”, ha detto.

Il presidente russo, citato da Tass, ha aggiunto che, quando ha condotto una riunione del comitato per organizzare le celebrazioni del Giorno della Vittoria, ha parlato dei civili che furono sterminati dai nazisti e dai loro complici durante la Grande Guerra Patriottica nell’Unione Sovietica.

“Si è scoperto che erano più di 13 milioni. E poi è stata posta una domanda separata sulla tragedia dell’Olocausto e sull’assassinio degli ebrei”, ha detto.

Intervenendo alla riunione del comitato del Giorno della Vittoria, Putin ha citato i dati storici sulle repressioni in Ucraina, dicendo: “Si tratta di 1,5 milioni di persone – donne, anziani, bambini. Considerando che un totale di 6 milioni di persone furono sterminate dai nazisti durante il periodo Olocausto, questo è un quarto di loro, il 25% di tutte le vittime.”

L’Ucraina ha perso 66mila soldati dall’inizio della controffensiva, tre mesi fa. E’ quanto afferma il ministro della Difesa russo Serghei Shoigu, secondo il quale le forze di Kiev “non hanno raggiunto i loro obiettivi in nessun settore” del fronte. Lo riferisce l’agenzia Interfax.

Cambio al vertice dell’Arma a Reggio, lascia Guerrini arriva Totaro

I colonnelli dell’Arma che lasciano Reggio, Marco Guerrini e Massimiliano Galasso

Cambio ai vertici dell’Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria. Il colonnello Marco Guerrini, comandante provinciale, arrivato a Reggio nel 2020, è destinato al Comando generale dell’Arma come Capo ufficio operazioni, mentre il colonnello Massimiliano Galasso, che ha avuto negli ultimi quattro anni la responsabilità del Reparto operativo, assume l’incarico di Comandante provinciale di Barletta, Andria e Trani (BAT).

I due ufficiali hanno incontrato stamattina i giornalisti per un saluto ed un commiato. Guerrini e Galasso, in particolare, hanno ringraziato i rappresentanti della stampa per la loro collaborazione ed espresso sentimenti di gratitudine per la città di Reggio Calabria.

Nuovo comandante provinciale di Reggio Calabria sarà il colonnello Cesario Totaro, che lascia il comando del Reggimento carabinieri della Lombardia, mentre ad assumere il comando del Reparto operativo sarà il tenente colonnello Antonio Merola, attuale docente della Scuola ufficiali dei carabinieri.

Omicidio infermiera a Roma, fermato un uomo marocchino

Un uomo di 45 anni di nazionalità marocchina è stato fermato nella notte per l’omicidio di Rossella Nappini, l’infermiera di 52 anni uccisa ieri con diverse coltellate nell’androne di un palazzo in via Giuseppe Allievo a Roma, in zona Trionfale-Primavalle.

Da quanto emerge l’uomo in passato avrebbe avuto una relazione con la donna o comunque avrebbe provato approcci ma è stato respinto. Il 45enne, fortemente sospettato del delitto, è stato arrestato dai poliziotti della Squadra mobile su mandato del pm che dopo un lungo interrogatorio ha emesso il decreto di fermo.

Il presunto killer si trova ora nel carcere di Regina Coeli. Dovrà rispondere di omicidio volontario. Nelle prossime ore comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida. Ieri sera in Questura erano stati ascoltati alcuni sospettati per l’omicidio, tra cui l’uomo fermato oggi. Sconosciute al momento le ragioni del delitto, ma è possibile che la furia omicida sia scattata per motivi passionali.

La vittima, che aveva due figli, lavorava come infermiera all’ospedale San Filippo Neri della capitale. Non si esclude che Rossella Nappini sia stata appostata sotto casa e dopo una ennesima e accesa discussione con l’assassino è stata accoltellata a morte.

Ieri la Polizia ha setacciato anche i cassonetti della spazzatura in cerca dell’arma del delitto e di altri elementi utili alle indagini.

Picchia e minaccia sindaco perché pretende una casa comunale, arrestato

E’ stato arrestato e posto ai domiciliari il 53enne che la settimana scorsa ha aggredito Francesco Iannucci, sindaco di Carolei, centro a pochi chilometri da Cosenza.

Il provvedimento nei confronti dell’uomo, che ha precedenti, è stato adottato in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip di Cosenza su richiesta della Procura in esito agli approfondimenti di indagine svolti dai carabinieri della Stazione di Carolei.

L’uomo è accusato di atti persecutori, reiterate minacce, anche gravi, e lesioni personali. Alla base dell’aggressione con schiaffi e calci nei confronti del sindaco del comune del cosentino, ci sarebbe la mancata assegnazione di una casa comunale.

Bonus facciate per interventi mai realizzati, 31 indagati. Sequestro per 52 milioni

Militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, stanno dando esecuzione ad un provvedimento che dispone il sequestro preventivo di oltre 52 milioni di euro di crediti d’imposta, frutto di una presunta frode nell’ambito del cosiddetto “bonus facciate”.

Si tratta di indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Locri e ora a Roma a seguito di trasmissione degli atti per competenza territoriale. Il provvedimento di sequestro, già emesso dal gip del Tribunale di Locri, è stato convalidato dal giudice del Tribunale di Roma.

Risultano al momento indagate, a vario titolo, 31 persone per indebita percezione di erogazioni pubbliche, truffa a danno dello Stato, riciclaggio e autoriciclaggio.

Sono 37 le società finora coinvolte, tra prime e seconde cessionarie del credito. Lo scopo finale sarebbe stato quello di monetizzare parte dei crediti ricevuti presso sportelli di intermediari finanziari dislocati sul territorio nazionale.

L’operazione scaturisce dalla denuncia presentata da parte di alcuni proprietari di appartamenti di un condominio della provincia di Reggio Calabria, rivoltisi alle Fiamme Gialle del Gruppo di Locri dopo aver notato, all’interno dei propri cassetti fiscali, la presenza di crediti di imposta, connessi ad agevolazioni finalizzate a interventi di recupero edilizio, da loro mai richiesti né tantomeno realizzati. I citati crediti sono risultati ceduti a 4 imprese con sede a Roma ed a San Cesareo (Rm).

Gli accertamenti hanno consentito di appurare che le 4 imprese “prime cessionarie”, tutte amministrate dallo stesso soggetto attualmente indagato, risultavano avere accettato cessioni di crediti inesistenti, per un ammontare di € 52.026.930,00, da parte di 160 cedenti “ignari”. Le 4 società “prime cessionarie”, hanno provveduto a monetizzare parte del predetto credito cedendo la restante parte ad altre 33 società “seconde cessionarie”, con sedi ricadenti su tutto il territorio nazionale, che hanno proceduto a loro volta a monetizzare parte dei crediti.

Lamezia, la Finanza scopre e sequestra 3 piantagioni di canapa

I finanzieri di Lamezia Terme hanno scoperto e sequestrato tre coltivazioni di canapa indiana, rinvenute nella zona boschiva di località Mitoio, per un numero complessivo di 266 piante di altezza variabile compresa tra 1,5 e 2,5 metri.

In particolare, a seguito di ricognizioni effettuate dalla Sezione aerea della Guardia di finanza lametina a bordo degli elicotteri in dotazione, l’equipaggio ha segnalato ai colleghi a terra la presenza di piante sospette in varie aree della predetta località montana.

A quel punto, i finanzieri hanno effettuato le dovute perlustrazioni nelle aree segnalate, giungendo in zona impervia, non di facile accesso e tra la fitta vegetazione hanno scoperto le piante di cannabis indica, irrigate tramite sofisticati impianti realizzati da ignoti e regolati da temporizzatori elettronici.

Lo stupefacente che sarebbe stato ricavato dalle piante di canapa indiana sequestrate avrebbe fruttato agli spacciatori circa 200.000 euro.

Nella stessa area, a ridosso del giorno di Ferragosto, i finanzieri avevano rinvenuto una piantagione di marijuana composta da 410 piante procedendo all’arresto del responsabile.

Ustica, esperto che seguì il recupero del DC9: “I francesi sui fondali senza avvertirci”

“І francesi ispezionarono l’area dove la sera del 27 giugno 1980 si inabissò il Dc9 dell’Itavia аutоnоmаmеntе, senza avvisarci: suі fondali del relitto trovammo tracce di mezzi che еrаnо già stati nella zоnа”. А parlare con l’Ansa è Leonardo Lecce, espeгto аеrоnаutісо cl1e faceva рагtе della commissione nоmіпаtа dal giudice istruttore Vittorio Bucarelli che tra il 1984 ed il 1990 svolse la регіzіа sul caso. Lecce еrа а bordo del “Nadiг”, nаvе della società statale fгаnсеsе Іfгеmеr – quаlсunо dice legata аі servizi transalpini – incaricata del rесuреrо del velivolo а quasi 4mіlа mеtгі di pгofoпdita nеl Тіrrеnо. “Сіо che ha detto Gіulіапо Аmаtо nell’intervista (a Repubblica) è coerente con quello che ho potuto acceгtare con le іndаgіпі svolte in quegli аnnі: l’aereo è stato colpito da un missile е l’opeгato dei fraпcesi non è stato tгasparente. Fin dall’inizio сі sоnо state opacità”, sostiene l’esperto.

“Per poter ricostruire quanto accaduto – spiega Lecce – era fondamentale rесuрегаrе і resti del velivolo. Contattammo рег рrіmа unа società privata americana: сі dissero che erano impegnati е furono proprio lоrо а segnalarci Іfгеmеr. Nоn avendo alternative scegliemmo quest’ultima. Соn tге missioni la Nadir ha riportato іn superficie сіrса il 70% del peso del Dc9, соmргеsі motore, fusolieгa е ріаnі di coda”.

“Secondo la nostra реrіzіа – rісоrdа – l’аеrео non si è disintegrato in volo, соmе sostenuto dagli assertori della bоmbа а bоrdо, mа è arrivato integгo all’impatto con l’acqua. Аbbіаmо evidenze lampanti di questo: і pezzi sono stati tгovati іn un’аrеа di un раіо di chilometri mеntге nel caso di аеrеі affondati рег l’esplosione di оrdіgnі а bоrdо і resti si sparpagliano entro un’аrеа decisamente mаggіоге, fino а 40 km”.

Іnоltге, aggiunge Lecce, “nоn è stata mаі rilevata la presenza di  bruсіаturе all’inteгno dell’aereo; suі sedili non c’erano tracce di fіаmmе, cuscini е schienali erano nella fusolieгa е nоn еrаnо stati proiettati fuогі соmе sarebbe avvenuto se сі fosse stata un’esplosione all’interno del velivolo”.

Il Nadir fece tre ispezioni tra il 1987 ed il 1988 nel mаrе di Ustica. Lecce segui le operazioni а bordo della nаvе per conto della commissione. “Durante questi duе аnnі – osserva – аbbіаmо avuto la sensazione, роі confermata dalla stessa Ifremer, che loro fossero tornati sul posto іn mаnіеra аutоnоmа, senza avvertirci. Сі dissero che l’avevano fatto реr la messa а рuntо delle attrezzature per il recupero. Ма nоі, guardando tutte le riprese video che vеnіvаnо fatte, сі ассоrgеmmо che sul fondale с’еrаnо solchi di un mezzo che era stato mоvіmеntаtо е сіò сі fece pensare”.

Ascolta l’audio dell’esperto Leonardo Lecce a cura dell’Ansa

Nоn è il solo еlеmеntо che induce l’esperto а guardare con sospetto verso la Francia. “Noi – rileva – fасеmmo іndаgіnі а tappeto sui radar, militari е civili, реr cercare di capire cosa era successo quella notte. Verso la fine del nostro іnсаrісо il giudice Bucarelli сі сhіаmò unа notte per mostrarci il tracciato prodotto da un sito dell’Aeronautica а Poggio Ballone, іn Тоsсаnа: la traccia aveva un percorso molto particolare, circolare е non rettilineo, іn prossimità della Corsica.

Unа traccia inconfondibilmente identificabile соmе quella lasciata da un aereo radar, un Awacs della Nato, іn соntеmроrаnеа con l’evento di Ustica. Le operazioпi mіlіtагі necessitano di unа sorveglianza іn loco, per questo c’era evidentemente l’Awacs. Іn Corsica navigava іn quelle ore la portaerei francese Clemenceau. Сіò dimostra che і francesi hanno dati rаdаr che, а mіа соnоsсеnzа, nоn sono stati mаі consegnati all’autorità giudiziaria”.

Е se è vero che nоn сі sоnо segreti di Stato sul caso da parte dell’Italia, соmе affermato dalla premier Giorgia Меlоnі, Lecce ricorda che l’indagine svolta successivamente dal giudice Rosario Рrіоrе “si fermò davanti al quartier generale della Nato”. І tracciati rаdаr di Marsala еrano сореrtі dal codice Nato ed alla richiesta del magistrato di decodificarli l’Alleanza Atlantica rispose negativamente”.

Strage di Ustica. Intervista a Giuliano Amato (di Massimo Cirri, 27 giugno 2023. Ben prima di Repubblica)

Ustica, i ricordi e le bugie di Stato. Parla la presidente dell’associazione dei parenti delle vittime, Daria Bonfietti. “Aereo è stato abbattuto”

Roma, infermiera uccisa a coltellate. In questura l’ex compagno

Una infermiera di 52 anni, Rossella Nappini, è stata uccisa a coltellate nel quartiere Trionfale-Primavalle a Roma. La vittima è stata ritrovata nell’androne di un palazzo di via Giuseppe Allievo in un lago di sangue.

Le indagini sono affidate alla Squadra mobile di Roma. Gli agenti della Polizia di Stato, con il supporto degli operatori dell’Ama, hanno scandagliato i cassonetti dell’immondizia nell’area intorno al palazzo alla ricerca di elementi, molto probabilmente dell’arma del delitto.

A quanto si apprende, gli investigatori non escludono nessuna pista, compresa quella passionale. L’ex compagno della donna è intanto sentito in questura insieme ad altre persone per ricostruire quanto accaduto.

Dai primi accertamenti sembra che la vittima sia stata accoltellata più volte all’addome. Il cadavere è stato rinvenuto questo pomeriggio alle 17. Sopralluogo nel pomeriggio del pm di Roma Claudia Alberti che in serata ha disposto la rimozione del cadavere per l’esame autoptico.

La Corte dei conti assolve Oliverio per una consulenza: “Era legittima”

Mario Oliverio
Mario Oliverio

La Sezione giurisdizionale per la Calabria della Corte dei Conti ha assolto l’ex presidente della Regione Mario Oliverio dagli addebiti contestatigli dalla Procura regionale, respingendo la richiesta di danni proposta dalla stessa Procura contro l’ex governatore. Lo riferisce una nota del difensore dell’ex presidente della Regione Calabria, l’avvocato Oreste Morcavallio.

Il procedimento avviato dalla Procura regionale calabrese, con citazione del 10 ottobre del 2022, riguardava la richiesta di risarcimento dei danni, in favore della Regione, per la somma complessiva di 119.566,72 euro, oltre ad interessi e rivalutazione, nei confronti del presidente e di tutta la Giunta regionale in carica dal 2014 al 2020. La richiesta della Procura era motivata da un incarico di consulenza attribuito per gli anni 2017, 2018 e 2019. Incarico conferito, secondo la Procura, in violazione delle norme regionali e dei principi di economicità e ragionevolezza.

L’avvocato Morcavallo ha contestato la tesi della Procura , “rilevando – è detto nella nota – la legittimità dell’incarico per le precipue competenze del consulente e, comunque, l’assenza di colpa grave, stante la previsione generica ed ampia della legge regionale n. 13/96 che consente l’attribuzione di incarichi fiduciari. La Corte dei Conti ha aderito a tale ultimo rilievo, rigettando la domanda ed assolvendo Oliverio da ogni addebito”.

“Esprimo viva soddisfazione – ha dichiarato l’avvocato Morcavallo – per l’esito del giudizio e per l’accoglimento delle mie tesi difensive, ma soprattutto per la conferma dell’adamantina linearità amministrativa e politica dell’ex presidente Oliverio alla guida della Regione”.

Aggressione a giornalista reggino, individuate e denunciate 5 persone

Cinque persone sono state individuate e denunciate dalla Polizia in quanto accusati di avere aggredito la sera del 31 agosto scorso il giornalista dell’emittente “Reggio TV” Cesare Minniti, di 43 anni.

L’aggressione era stata commessa mentre Minniti stava effettuando, nel quartiere “San Brunello”, alcune riprese per conto dell’emittente nella zona in cui poco prima c’era stato un incidente stradale autonomo.

Le indagini sull’aggressione state condotte dal personale delle Volanti della Questura, coadiuvato da quello della Digos.

Le persone denunciate sono familiari del conducente della vettura coinvolta nell’incidente del quale si stava interessando il giornalista nel momento in cui è stato aggredito.

Minniti, in particolare, è stato minacciato di morte e poi colpito con calci e pugni che gli hanno provocato lesioni per le quali ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale, che gli hanno diagnosticato traumi contusivi guaribili in sette giorni.

Giornalista Usa, Biden ha capito come mantenere il potere: “Scatenando una guerra mondiale”

Il giornalista ed ex conduttore di Fox News Tucker Carlson

“Washington intende scatenare una guerra mondiale l’anno prossimo per mantenere al potere Joe Biden e il Partito Democratico”. Lo ha affermato recentemente il più popolare presentatore televisivo americano, il giornalista Tucker Carlson citato in un fondo di Vladimir Kornilov su Ria Novosti.

Va notato che le sue parole hanno suscitato una notevole risonanza nei media occidentali e soprattutto nei social network, di cui Carlson ha fatto la sua piattaforma principale dopo il suo licenziamento dal canale Fox News.

In un’intervista con il conduttore radiofonico Adam Carolla, ha commentato le intenzioni dei democratici: “Non possono perdere. Faranno di tutto per vincere. Non affronteranno di nuovo il Covid. So che tutti a destra hanno paura che lo faranno ricorrono nuovamente al covid e all’obbligo di indossare mascherine. Ma non lo faranno. Non possono farlo… Allora cosa faranno? Dichiareranno guerra alla Russia! L’anno prossimo ci sarà essere una guerra calda tra gli Stati Uniti e la Russia.”

La reazione dei media mainstream a questa terribile previsione è curiosa. La rivista Newsweek, citando questo particolare passaggio, ha scritto: “Non ci sono prove che Biden o il governo federale intendano davvero introdurre l’uso obbligatorio delle mascherine”. Cioè, i giornalisti non hanno considerato la previsione di una guerra nucleare tra Stati Uniti e Russia come la principale nelle parole di Carlson.

A prima vista, la sceneggiatura sa di vere e proprie teorie del complotto. Biden, ovviamente, è in uno stato di demenza, ma i democratici non sono collettivamente abbastanza pazzi da usare la guerra come tecnologia elettorale. Anche se questo è accaduto più di una volta nella storia degli Stati Uniti. Lo stesso Carlson, in questa intervista, ricorda la provocazione nel Golfo del Tonchino, che gli Stati Uniti usarono nel 1964 come pretesto per un coinvolgimento diretto nella guerra del Vietnam . Va ricordato che Washington ha inventato questo incidente esattamente tre mesi prima delle elezioni presidenziali. Prima di questo, Lyndon Johnson aveva seriamente paura di perdere contro il suo rivale repubblicano e, avendo dimostrato di essere un “combattente risoluto contro il comunismo” bombardando il Vietnam, vinse le elezioni con un margine record.

Il presidente americano Joe Biden

Ora Carlson crede anche che gli Stati Uniti possano organizzare una parvenza dell’incidente del Tonchino: “Alcuni missili cadranno improvvisamente sulla Polonia”. I russi lo hanno fatto! Siamo sotto attacco! Stiamo iniziando una guerra!, secondo me tutto questo può accadere facilmente”.

La reazione del pubblico americano nei social network a uno scenario del genere indica che le grandi masse (almeno il loro segmento conservatore) hanno preso questa minaccia più che sul serio. Uno dei tweet più risonanti degli ultimi giorni è stato il suggerimento del popolare commentatore dell’alt-right Jack Posobec, che ha scritto: “Sono pronti a mettere l’America in guerra con la Russia solo per sbarazzarsi degli uomini in età militare statunitensi che sono più propensi a per sostenere Trump”. Alla fine di questa settimana, il tweet ha accumulato oltre tre milioni di visualizzazioni e migliaia di condivisioni.

E qui si ha la sensazione che anche tra gli oppositori americani di un simile scenario ci siano delle illusioni sulla sua attuazione. Chiunque abbia detto loro che in caso di guerra nucleare tra Stati Uniti e Russia, non sarebbero le vittime solo “uomini americani in età militare”, questa sarebbe una catastrofe globale con conseguenze terribili non solo per l’America, ma per l’intero mondo. Le speranze di “sedersi dietro una pozzanghera”, come è successo durante le precedenti guerre mondiali, questa volta non si avvereranno.

Ma l’opinione pubblica americana continua a essere convinta che non sarà toccata direttamente dalla guerra globale, che si svolgerà in qualche luogo lontano e che la Russia “indebolita” perderà rapidamente. Il professore italiano Alessandro Orsini ha recentemente sottolineato che una tale sottovalutazione dello Stato russo ha già portato all’attuale guerra e alle aspettative del tutto ingiustificate dell’Occidente.

Immediatamente il quotidiano britannico ‘The Guardian’ ha etichettato l’italiano come un esperto “filo-russo”. E lo stesso vale per chiunque, come Tucker Carlson, cerca di invocare una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina e sottolinea l’impossibilità di una “vittoria sulla Russia”. Ad esempio, recentemente è valso la pena che il noto esperto britannico Anatol Lieven, che ha lavorato per molti anni nei paesi post-sovietici, abbia accennato alla presenza di un consenso totale nella società russa sull’esito di un’operazione militare speciale in Ucraina. E proprio lì, un professore dell’Università della California, Branislav Slanchev, etichetta Liven come un “propagandista del Cremlino”! Qualsiasi discussione sull’esito del conflitto ucraino, in cui si esprimono opinioni alternative, di solito finisce con questo.

Intanto, l’occidente è in fibrillazione dopo l’annuncio di Mosca di aver messo in stato di combattimento il sistema missilistico intercontinentale “Sarmat”. Super missile ipersonico, moderno e sofisticato, capace di trasportare sino a una quindicina di testate nucleari in grado di colpire obiettivi fino a una distanza di ventimila km.

Missile balistico intercontinentale Sarmat
Missile balistico intercontinentale Sarmat

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