10 Ottobre 2024

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Terremoto in Marocco, finora oltre 2mila morti e migliaia di feriti. Si scava senza soste

Sale di ora in ora il bilancio del drammatico terremoto in Marocco. Secondo le prime stime fornite dalle autorità del Regno marocchino, le vittime sono migliaia: secondo dati provvisori i morti sono 2.012, oltre duemila i feriti gran parte definiti in gravi condizioni. Vi sono migliaia di dispersi, il che fa ritenere che il bilancio possa essere ben più grave. Il sisma è stato potentissimo: magnitudo 7.0, terremoto che ha sbriciolato case ed edifici come fossero di sabbia. E’ corsa contro il tempo per tentare di salvare le persone intrappolate sotto le macerie. Secondo alcuni media ci sarebbero interi villaggi nei pressi dell’epicentro che sono irrangiungibili.

I media marocchini, citati da Alhadath, hanno riferito che c’è stata una grande mobilitazione nelle istituzioni sanitarie e che sono state richieste donazioni di sangue per i feriti. Il ministero dell’Interno marocchino ha riferito che le forze dell’esercito stanno assistendo le squadre di protezione civile nelle operazioni di soccorso e salvataggio. Lo sforzo è immane.

Un comunicato del Ministero ha individuato l’epicentro del sisma, di magnitudo 7 gradi della scala Richter, nella provincia di Al Haouz, a sud-ovest della città di Marrakesh, seguito da centinaia di scosse di assestamento, che hanno causato danni agli edifici dei villaggi della zona. Dalle montagne dell’Atlante alla storica città di Marrakech. Il terremoto ha causato ingenti danni materiali, secondo le immagini e le scene riportate dalla stampa locale e dai social media.

Nasser Jabour, capo di un dipartimento presso l’Istituto Nazionale di Geofisica del Marocco, ha dichiarato: “Questa è la prima volta in un secolo che il centro ha registrato un violento terremoto di questo tipo in Marocco”. Il Centro nazionale per la ricerca scientifica e tecnica, con sede a Rabat, ha dichiarato che la magnitudo del terremoto ha raggiunto i 7 gradi della scala Richter e che il suo epicentro è stato localizzato nella provincia di Al Haouz, a una profondità di 18,5 km.

I residenti di Marrakesh, la grande città più vicina all’epicentro del violento terremoto che ha colpito il Marocco, hanno affermato che alcuni edifici nella città vecchia sono crollati , così come parti delle antiche mura della città, che sono patrimonio dell’Unesco. La televisione locale ha mostrato le immagini del crollo del minareto di un’antica moschea e della dispersione di macerie sulle auto distrutte.

Il cordoglio del presidente russo Vladimir Putin agli “amici” del Marocco

Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso le sue condoglianze al “popolo amico” del Marocco dopo il terremoto. “In Russia condividiamo il dolore e il lutto dell’amichevole popolo marocchino”, ha detto Putin in un messaggio al re del Marocco Mohammed VI, offrendo le sue “sincere condoglianze per le tragiche conseguenze del devastante terremoto”. La Russia, come già fatto con i terremoti in Turchia e Siria, ha già inviato aiuti umanitari nelle zone devastate dal sisma nel paese maghrebino.

Cordoglio al Marocco è stato espresso da molti altri paesi, annunciando aiuti umanitari. Intanto la Croce rossa internazionale ha chiesto di inviare alimenti, medicinali e coperte. La protezione civile marocchina ha installato centinaia di tendopoli per dare riparo agli sfollati.

17enne impatta contro auto della Polizia e poi un muro, morto in ospedale

pronto soccorso ambulanza

Un giovane cosentino di 17 anni, Antonio Ruperti, è morto dopo che in sella ad una moto si è scontrato, per cause da chiarire, con una pattuglia della Polizia in servizio. Il tragico incidente è avvenuto stamane nei pressi del tribunale di Cosenza, nel grosso quartiere ex Torre Alta, alle spalle di Via Panebianco.

Il giovane dopo l’incidente è stato soccorso e trasportato d’urgenza all’Annunziata per via delle gravissime ferite riportate ma purtroppo nel tardo pomeriggio è deceduto nel reparto di terapia intensiva.

Secondo le prime informazioni il ragazzo, dopo lo scontro con l’auto della Polizia è sbalzato andando a impattare violentemente contro il muro di una palazzina e aveva riportato gravi lesioni interne. Le forze dell’ordine hanno proceduto coi rilievi per accertare dinamica e cause dell’incidente.

Nel primo pomeriggio la Questura di Cosenza ha diffuso una nota in cui si legge che “nell’incrocio tra Via Falvo e Via Martorelli, una motocicletta di grossa cilindrata, priva di copertura assicurativa e revisione, condotta da un minore sprovvisto di patente di guida, ha impattato prima contro un’autovettura della Polizia di Stato, in servizio, in transito e di rimbalzo, contro un muro di un palazzo. Sul posto si faceva intervenire tempestivamente l’ambulanza per i soccorsi al giovane…”, che dopo qualche ora è morto in ospedale. La nota della Polizia spiega che “si è provveduto a far intervenire gli Agenti della Squadra Infortunistica della Polizia Municipale per i rilievi volti a ricostruire la dinamica del sinistro. La motocicletta, da accertamenti effettuati, risulta essere di proprietà di un soggetto gravato da precedenti penali. Informata dell’accaduto l’A.G. territorialmente competente e la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Catanzaro”.

Terremoto in Marocco, centinaia di vittime e feriti. Urla sotto le macerie

Il bilancio delle vittime del violento terremoto che ha colpito Venerdì sera il Marocco è salito a 820 morti e 672 feriti, di cui 205 gravi, secondo l’ultimo bilancio del Ministero dell’Interno marocchino.

I media del paese maghrebino hanno riferito che c’è stata una grande mobilitazione nelle istituzioni sanitarie e che sono state richieste donazioni di sangue per alleviare le sofferenze delle vittime del terremoto.

Il ministero dell’Interno marocchino ha riferito che le forze dell’esercito stanno assistendo le squadre di protezione civile nelle operazioni di salvataggio. I media marocchini hanno descritto il sisma come il più forte terremoto che abbia colpito il Regno in cento anni, mentre grida di aiuto si levavano da sotto le macerie in diverse città marocchine colpite dal sisma di magnitudo 7 di questa notte.

L’epicentro del terremoto è stato registrato nella provincia di Al Haouz, a sud-ovest della città di Marrakesh, a una profondità di 18,5 chilometri.

Nasser Jabour, capo di un dipartimento presso l’Istituto Nazionale di Geofisica del Marocco, ha dichiarato: “Questa è la prima volta in un secolo che il centro ha registrato un violento terremoto di questo tipo in Marocco ”. Il Centro nazionale per la ricerca scientifica e tecnica, con sede a Rabat, ha dichiarato che la magnitudo del terremoto ha raggiunto i 7 gradi della scala Richter.

Il corrispondente di Al-Arabiya e Al-Hadath ha riferito che i villaggi nelle zone montuose a sud-ovest di Marrakesh sono ancora assediati e difficili da raggiungere.

I residenti di Marrakesh, la più grande città più vicina all’epicentro del violento terremoto che ha colpito il Marocco, hanno affermato che alcuni edifici nella città vecchia sono crollati, così come parti delle antiche mura della città, che sono elencate nel patrimonio Unesco. La televisione locale ha mostrato le immagini del crollo del minareto di un’antica moschea e della dispersione di macerie sulle auto distrutte.

Sabato mattina, il ministero ha dichiarato in un comunicato che secondo dati preliminari le vittime e i crolli sono concentrati per lo più nelle province e prefetture di Al Haouz, Marrakesh, Ouarzazate, Azilal, Chichaoua e Taroudant. La dichiarazione ufficiale ha identificato l’epicentro del terremoto a Ighil, nella provincia di Al Haouz, nel sud del Marocco, sottolineando che sono stati mobilitati tutti i mezzi a disposizione per intervenire sulle zone disastrate. Migliaia sono i volontari intervenuti nei soccorsi. Si sta scavando sotto le macerie in cerca di superstiti. Diversi sono gli aiuti umanitari annunciati da molti paesi nel mondo.

Forte terremoto in Marocco, magnitudo 7.0. Crolli e vittime

Una forte scossa di terremoto si è verificata alle 22,45 di Venerdì in Marocco, oltre la mezzanotte in Italia. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia italiano ha segnalato una magnitudo del 6.8, ma che secondo l’agenzia marocchina ha avuto intensità di 7.0.

Il sisma si è verificato a sud-ovest, sulla catena montuosa dell’Atlante, ad una profondità di una ventina di km. Il forte evento è stato segnalato dagli abitanti a centinaia di chilometri nel paese marocchino, nella Provincia di Taroudant, la più prossima all’epicentro, ma anche a Marrakech. Secondo le prime informazioni ci sono stati crolli e diverse vittime e feriti.

Reggina, scelto il nome della società di Reggio in D: si chiamerà Fenice amaranto

Sarà la società “Fenice amaranto” a rappresentare la città di Reggio Calabria nel prossimo campionato di calcio di serie D. La scelta è stata fatta dal Comune, che ha valutato le tre offerte che erano state presentate. Lo ha reso noto, nel corso di una conferenza stampa, Il sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti.

“L’ente ha esaminato le tre proposte ricevute – ha detto Brunetti – e la scelta è ricaduta su ‘La Fenice amaranto Asd’ perché, dalla documentazione prodotta, ha presentato una proposta adeguata e coerente con gli obiettivi auspicati dalla città sotto il profilo economico e sportivo. Rivolgo i miei più sentiti ringraziamenti alle altre società che hanno concorso alla manifestazione d’interesse per l’attenzione dimostrata nei confronti del nostro territorio e della nostra realtà calcistica”.

“Un ringraziamento – ha proseguito il sindaco facente funzioni – va ai tifosi e alla curva sud, nella speranza che la giornata odierna possa chiudere il periodo di grande sofferenza che abbiamo vissuto insieme fino ad oggi. Un sincero in bocca al lupo lo rivolgo infine alla nuova società che avrà il compito di guidare la squadra della nostra città”.

Tenta di imbarcarsi verso la Sicilia con 4 kg di cocaina, arrestata

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Una donna residente in provincia di Reggio Calabria è stata arrestata dalla polizia di Stato a Villa San Giovanni dopo che aveva tentato d’imbarcarsi su un traghetto per la Sicilia con un’automobile nella quale erano nascosti tre panetti di cocaina del peso complessivo di quasi quattro chilogrammi.

A scoprire la droga, grazie anche al contributo di un cane antidroga, è stato il personale del Commissariato di Villa San Giovanni.

Gli agenti insospettiti dal suo comportamento, hanno intimato alla donna di scendere dalla vettura. Il controllo della vettura, effettuato con la collaborazione dell’unità cinofila, ha portato alla scoperta della droga, che era nascosta nel vano portabagagli della vettura.

La donna è stata così arrestata con l’accusa di detenzione e trasporto illeciti di sostanze stupefacenti, aggravati dall’ingente quantità. Il Gip di Reggio Calabria, a conclusione dell’udienza di convalida dell’arresto, ha disposto per lei la detenzione domiciliare.

Hawaii, incendi a Maui. I nativi indigeni: “Gli Stati Uniti ci stanno occupando”

Dopo gli incendi di agosto che hanno incenerito West Maui, la lotta decennale dei nativi hawaiani per la sovranità ha acquisito nuovo slancio. Secondo gli attivisti locali, riportare le isole ad uno stato autosufficiente è l’unico modo per preservarle per figli e nipoti, scrive The Guardian, citato da RT.

Per gran parte del XIX secolo, la comunità internazionale riconobbe la sovranità del Regno delle Hawaii. Ma nel 1893, un gruppo di magnati americani dello zucchero organizzò un colpo di stato e rovesciò la regina Liliuokalani, permettendo agli Stati Uniti di annettere le isole cinque anni dopo. Oggi i loro residenti sono l’unico gruppo indigeno del paese a non avere diritto all’autogoverno, sottolinea il giornale.
Nei giorni successivi all’incendio, i governi statale e federale furono lenti nell’aiutare gli hawaiani ad affrontare le devastazioni del disastro. Così le organizzazioni locali si sono fatte avanti per fornire alloggio, cibo e vestiti alle persone colpite, ha detto al quotidiano il consigliere di Maui, Tamara Paltin.
“ Mi è stato insegnato che il Regno delle Hawaii esiste ancora. Siamo un paese occupato dagli Stati Uniti“, ha detto il funzionario in un’intervista al Guardian. “Se e quando l’occupazione finirà, le Hawaii saranno in grado di governarsi come gli altri paesi “, ha aggiunto.
Gli incendi hanno lasciato più di 10mila persone senza casa. Ma i legislatori delle Hawaii hanno una capacità limitata di affrontare l’emergente crisi immobiliare, che ha colpito più duramente le popolazioni indigene, ha detto Paltin.
Il governatore Josh Green ha esteso un programma che rimborsa le vittime per le spese di camera d’albergo o di affitto mentre cercano un nuovo alloggio. Ma, ha detto, poiché le Hawaii fanno parte degli Stati Uniti, i legislatori non possono impedire ai residenti di altri stati di acquistare proprietà qui.
Paltin e molte delle persone che la pensano allo stesso modo non sono soddisfatte di questo stato di cose. Ha osservato che, ad esempio, a Tahiti esiste una legge che priva gli stranieri del diritto di possedere un alloggio. Inoltre, secondo lei, lo status sovrano consentirebbe agli hawaiani di riscuotere le tasse da aeroporti, porti e università.
Il funzionario ha affermato che, nonostante i progressi spesso lenti e costosi, i nativi hawaiani hanno fatto molta strada verso il ripristino della loro cultura dopo “decenni di estinzione “. Secondo Paltin, quando andava all’asilo 40 anni fa, era ” illegale ” parlare hawaiano, ma ora la situazione è cambiata in meglio.
“ Quelli come noi che sono nati e cresciuti qui amano questo posto con tutto il cuore. Lotteremo instancabilmente per il nostro futuro e per quello dei nostri figli “, ha promesso Paltin.
In una conversazione con The Guardian, Jonathan Osorio, rettore dell’Università delle Hawaii a Manoa, ha confermato che la resistenza all’occupazione americana delle isole è sempre stata forte. Ma è stato l’attivismo contro la guerra, insieme alla crescita dell’industria del turismo negli anni ’60 e ’70, a innescare il moderno movimento indipendentista.
Gli impatti ambientali negativi delle basi militari statunitensi, in particolare sulla qualità dell’aria e sulle coste delle Hawaii, sono stati a lungo un punto critico tra gli attivisti locali e Washington. La situazione è precipitata l’anno scorso quando la Marina americana ha confermato che una perdita di petrolio da uno dei suoi serbatoi aveva contaminato l’acqua potabile a Pearl Harbor.
Dopo essere diventate uno stato nel 1959, le Hawaii hanno vissuto un boom del turismo. Nel corso dei decenni successivi, gli investitori di tutto il mondo iniziarono ad acquistare terreni qui, gonfiando il valore delle proprietà e sfollando migliaia di indigeni, che oggi costituiscono solo il 10% della popolazione delle isole.
Dal 1980, generazioni di nativi hawaiani hanno chiesto il ripristino del nostro controllo su queste isole ”, ha affermato Osorio. A suo avviso, per molti nativi hawaiani, gli incendi di Maui erano un presagio di ciò che sarebbe accaduto se le Hawaii avessero continuato a seguire un sistema capitalista e ad essere sotto l’occupazione statunitense. “ Lahaina è stata rasa al suolo e le persone hanno perso molto: vite, famiglie, attività commerciali, proprietà. Ciò che sta accadendo in questo posto ora fornisce un’enorme visione di come sarà il nostro futuro ”, ha detto Osorio.

Cellulari introdotti nel carcere di Cosenza, indagati 5 detenuti e 2 familiari

Per quattro mesi avrebbero utilizzato un cellulare all’interno del carcere “Cosmai” di Cosenza. Così cinque detenuti e 2 familiari sono indagati dalla Procura cosentina. Si tratta di quattro camorristi e uno spacciatore di Cassano allo Ionio, nonché di due congiunti che in visita avrebbero introdotto in carcere un telefonino, almeno per quanto scoperto, ma potrebbero esserci altri dispositivi occultati nelle celle o nell’area dove i detenuti passano la cosiddetta “ora d’aria”.

Secondo quanto ricostruito da Leonardo Gagliardi, comandante regionale Nucleo investigativo Polizia penitenziaria, dopo l’introduzione del cellulare, un telefono Gsm di piccole dimensioni, sarebbero stati numerosi gli indebiti contatti con l’esterno. La scoperta è stata fatta nel corso di una indagine interna che si è sviluppata attraverso l’estrapolazione dei dati dei tabulati telefonici.

“Questi sono tutti contatti clandestini – ha detto il comandante al Tgr Calabria – quindi non si può escludere che i contatti abbiano anche la finalità di mantenere il loro status detentivo e la loro posizione di supremazia all’esterno pur essendo in stato di detenzione”. I quattro campani sono ristretti in stato di alta sicurezza.

Operaio regola traffico ma viene investito e ucciso. Anas: “Perché ha lasciato postazione?”

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Tragedia della strada a Lamezia Terme. Un operaio di 35 anni, Antonio Ciambrone, è stato investito ed ucciso mentre stava regolando il traffico in seguito ad un incidente stradale.

E’ successo stamane lungo la strada che dalla statale 280 conduce all’aeroporto internazionale di Lamezia. Nei pressi ci sono dei lavori in corso, quando due mezzi si sono impattati tra loro per via del restringimento della corsia.

Secondo le prime informazioni, il giovane, vista la situazione si è premurato di segnalare prudenza e regolare la circolazione, quando per cause da accertare, è stato travolto da un’altra auto in transito. Il conducente della vettura che ha investito l’operaio si sarebbe fermato per prestare soccorso alla vittima, che purtroppo non ce l’ha fatta.

Antonio Ciambrone era residente a San Pietro Apostolo (Catanzaro) e lavorava per un’impresa che svolge servizi stradali per conto dell’Anas. Sul posto sono giunti carabinieri, polizia stradale e personale Anas, già impegnato sul posto per consentire i lavori di rifacimento dell’asfalto.

La posizione del conducente, un extracomunitario, è adesso al vaglio delle forze dell’ordine coordinate dalla dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme. Secondo quanto riporta l’Ansa, si starebbe valutando, in particolare, la velocità con cui stava procedendo il conducente dell’auto investitrice e se la segnalazione del precedente incidente, così come del restringimento di carreggiata per consentire i lavori di rifacimento del manto stradale, fossero stati attuati in maniera corretta.

L’Anas: “Operaio si è allontanato dalla sua postazione”  

L’Anas ha diffuso una nota in cui si afferma che l’operaio “si è allontanato dalla sua postazione”, come per dire che l’uomo lo avrebbe fatto arbitrariamente e senza autorizzazione. ‘Chi glielo ha detto di lasciare il suo posto di lavoro per dirigere il traffico?’, è il senso tra le righe del comunicato. Ci si chiede in casi come questi, quale autorizzazione ci voglia per segnalare agli automobilisti di rallentare e circolare con prudenza dopo un incidente? La solita “burocrazia”, oppure il fatto di voler mettere la mani avanti per affrancarsi da eventuali responsabilità. La Procura di Lamezia che indaga sul tragico sinistro verificherà la dinamica dell’incidente mortale sul lavoro, poiché di questo si tratta.

Di seguito la nota dell’Anas: “Sulla strada statale 18 ‘Tirrena Inferiore’ a Lamezia Terme è temporaneamente chiuso al traffico, in entrambe le direzioni, il tratto in prossimità del km 375,500, all’altezza dell’innesto con la statale 280 “dei Due Mari”, a causa di un incidente avvenuto nei pressi della rotatoria dell’aeroporto di Lamezia Terme. Un operaio di una ditta esterna incaricata da Anas per i lavori di manutenzione su un cantiere poco distante, sulla SS280, si è allontanato dalla sua postazione per cause in corso di accertamento e si è recato sulla rotatoria dove è sopraggiunta un’auto che lo ha investito provocandone il decesso”. L’ente ha comunque espresso il suo cordoglio ai familiari della vittima.

Intanto nel paese di origine c’è sconcerto per l’improvvisa e tragica scomparsa di Antonio Ciambrone. I funerali saranno celebrati domenica 10 settembre nella Chiesa Madre in San Pietro Apostolo.

Turista muore investita in mare da un motoscafo

Una donna di circa 50 anni, di cui non è stata resa nota l’identità, è morta in mare, al largo di Zambrone, nel Vibonese, dopo essere stata investita dal motoscafo da cui era caduta accidentalmente.

La vittima era una turista in vacanza insieme al marito. Per ricostruire quanto é accaduto ha avviato accertamenti la Capitaneria di porto di Vibo Valentia, che sta verificando, in primo luogo, chi si trovasse alla guida del motoscafo che ha investito. Se cioè ci fosse il marito o un collaboratore della coppia, che ha affittato il natante giovedì mattina.

A lanciare l’allarme, con una telefonata al numero di soccorso della Capitaneria, è stato il marito della donna. La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha aperto un’inchiesta sulla morte della donna, disponendo l’autopsia.

Rende, anziano chiama i Carabinieri e sventa una truffa

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La truffa del “finto Carabiniere” e la somma da pagare per evitare l’arresto del proprio figlio. Una piaga sociale che miete vittime quotidianamente nonostante l’impegno delle diverse istituzioni, non da meno l’Arma dei Carabinieri che da sempre effettua campagne di sensibilizzazione in tal senso. Gli obiettivi dei malviventi sono quasi sempre gli anziani e questa volta la storia si è conclusa positivamente.

I Carabinieri del Comando Stazione di Montalto Uffugo, grazie alla preziosa richiesta di aiuto lanciata dalla vittima sono riusciti a bloccare un truffatore di 20 anni, originario di Napoli, denunciato in stato di libertà per il reato di tentata truffa aggravata.

Lo scorso pomeriggio, l’anziano di 81 anni è stato contattato telefonicamente da due persone, una che si è finta maresciallo dei carabinieri e l’altra avvocato, riferendogli che il figlio aveva avuto un incidente stradale a seguito del quale aveva investito un bambino e per questo motivo si trovava in stato di fermo in caserma.

Al fine di evitare guai giudiziari la vittima avrebbe dovuto pagare la somma di 2.000 euro. Immediatamente dopo si presentava presso l’abitazione della vittima un fantomatico “collaboratore” dell’avvocato che si sarebbe occupato della riscossione della somma.

Tuttavia l’anziano, insospettito dalla vicenda prospettata, con grande arguzia, riferiva all’uomo di non avere con sé tutta la somma richiesta e per questo motivo sarebbe andato a chiederla in prestito da un vicino. L’intento escogitato era quello di prendere tempo e nel mentre recarsi in caserma per dare l’allarme.

La pronta attivazione dei militari, ha consentito di rintracciare il giovane che, per evitare l’identificazione, si era dato alla fuga nelle vie limitrofe del paese. Il soggetto fermato è stato dunque deferito in stato di libertà.

“Proseguiranno le campagne si sensibilizzazione e le iniziative di rassicurazione sociale messe in campo dalla Compagnia Carabinieri di Rende, che tendono a consolidare il tradizionale rapporto di vicinanza dell’Arma ai cittadini, con particolare riguardo nei confronti di quanti si trovano all’interno delle fasce più deboli e indifese della popolazione. Obiettivo primario è prevenire e contrastare l’esecrabile fenomeno delle truffe perpetrate ai danni degli anziani. La sicurezza è un bene assoluto: sicurezza che troppo spesso viene messa a repentaglio dall’azione di malfattori senza scrupoli che approfittano della loro buona fede. E la fiducia nell’operato delle Forze dell’Ordine e la collaborazione che i cittadini danno loro diventano presupposti fondamentali alla costruzione di un’efficiente rete di comunicazione che permette di prevenire e arginare quelle che sono le più frequenti situazioni di pericolo”. E’ quanto spiega una nota dei carabinieri della compagnia di Rende guidata dal capitano Mariachiara Soldano.

La Polizia sequestra 4 kg di marijuana e piante di cannabis, un arresto

Nei giorni scorsi, nell’ambito di mirati servizi di controllo del territorio finalizzati al contrasto del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti, gli agenti delle Volanti della Questura di Reggio Calabria hanno arrestato un trentenne reggino, colto nella flagranza dei reati di evasione e detenzione di droga ai fini di spaccio.

L’uomo, già sottoposto alla misura restrittiva della detenzione domiciliare, è stato sorpreso all’interno dell’abitazione di un vicino di casa, senza un giustificato motivo e senza la prevista autorizzazione.

Sottoposto a perquisizione domiciliare, con l’ausilio di due cani antidroga, nell’abitazione dell’uomo sono stati rinvenuti circa 925 grammi di marijuana in un sacchetto di cellophane termo saldato.

Nel proseguo dell’attività, in diverse aree condominiali comuni sono stati rinvenuti e sequestrati complessivamente altri 3,2 kg di marijuana, suddivisi in diversi involucri di cellophane riposti in grossi sacchi neri.

Al termine dell’operazioni di rito, come disposto dall’autorità giudiziaria, il trentenne è stato ricollocato agli arresti domiciliari presso la propria abitazione e lo stupefacente è stata posto sotto sequestro.

Nello stesso ambito, gli Agenti della Polizia di Stato hanno rinvenuto, in prossimità dello svincolo autostradale del Calopinace, 5 piante di cannabis.

Queste ultime, di altezza compresa tra i 53 centimetri ed i 3,40 metri, erano circondate da vegetazione e da alcuni manufatti in legno e lamiera, e sul luogo erano presenti due cani di grossa taglia, privi di microchip.

Le piante, analizzate da personale della Scientifica, sono state estirpate e, su disposizione del pm sequestrate. In questo caso si procede contro ignoti.

Omicidio Maria Chindamo, Gratteri: “Non le è stata perdonata sua libertà”

“Ci sono vari aspetti sull’omicidio di Maria Chindamo: non le è stata perdonata la sua libertà, la gestione dei terreni avuti in eredità e su cui c’erano gli appetiti di una famiglia di ‘ndrangheta e il suo nuovo amore”. Lo ha detto il Procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri incontrando i giornalisti per illustrare, insieme al colonnello Paolo Vincenzoni, della sezione Crimini violenti del Ros e del colonnello Luca Toti comandante provinciale di Vibo Valentia, i dettagli dell’operazione “Maestrale-Carthago” che ha portato all’esecuzione di 84 misure cautelari.

“Tutto questo perché questa donna, Maria Chindamo – ha aggiunto Gratteri – dopo il suicidio del marito avvenuto l’anno precedente alla sua scomparsa a maggio 2016, ha pensato di diventare imprenditrice di curare gli interessi della terra e dei suoi figli e si è pure iscritta all’università. Questa sua libertà, questa sua voglia di essere indipendente, di essere donna non gli è stata perdonata e tre giorni dopo che aveva postato sui social la foto con il suo nuovo compagno è sparita. La sua uccisione è stata straziante. Oltre ad essere stata data in pasto ai maiali i suoi resti sono stati triturati con un trattore cingolato. Questo dà il senso e la misura della rabbia e del risentimento che chi ha ordinato l’omicidio aveva nei suoi confronti”.

“Lei – ha spiegato ancora il Procuratore – non si poteva permettere il lusso di rifarsi una vita, di gestire in modo imprenditoriale quel terreno e di poter curare e fare crescere i figli in modo libero e uscendo dalla mentalità mafiosa. La famiglia di Maria Chindamo è stata sempre dalla parte della legalità senza se e senza ma, non ha mai tentennato sulla voglia di capire e di avere giustizia. E noi abbiamo apprezzato questo nel corso degli anni. Dal 2016 abbiamo avuto al nostro fianco gli specialisti del Ros crimini violenti che hanno sviscerato ogni aspetto della vicenda attraverso riscontri con strumenti tecnologici e con i riscontri dei collaboratori di giustizia. In questa indagine oltre alle intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali ci sono le testimonianze di 18 collaboratori di giustizia che, anche sull’omicidio Chindamo, hanno fatto dichiarazioni univoche e concordanti e che ci hanno detto cose inedite che loro non potevano sapere ma che già il Ros crimini violenti aveva incamerato come indizi e come elementi di prova”.

“A carico dell’unico arrestato per l’omicidio Chindamo – ha detto il colonnello Paolo Vincenzoni, alla guida del reparto Crimini violenti del Ros, facendo riferimento a Salvatore Ascone arrestato oggi – ci sono elementi che ne accertano la responsabilità relativamente al concorso all’omicidio ovvero alla manomissione dell’impianto di sorveglianza che avrebbe consentito, se non manomesso, di rendere le fasi iniziali dell’aggressione del sequestro della donna. L’accertamento della manomissione dell’hard disk è molto complesso e abbiamo anche dovuto interloquire con non poche difficoltà per la lingua con i tecnici cinesi perché l’impianto è di fabbricazione cinese”.

“Di fatto – ha detto ancora Vincenzoni – l’accertamento non ha chiarito in pieno che si sia trattato di una manomissione ma la manomissione umana rinviene poi da una serie di elementi logico deduttivi che portano univocamente in quella direzione. Si parla di una mancanza di alimentazione che in base ad alcuni elementi porta necessariamente a far sì che sia stata la mano dell’uomo a manomettere questo sistema di videosorveglianza”.

“In questa indagine – osserva il colonnello –, non c’è solo l’aspetto tecnico delle riprese o delle intercettazioni ma ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Sono stati loro a riscontrare il nostro lavoro e non viceversa, riportando esattamente proprio quello che noi avevamo ricostruito”.

Quello che ha portato all’operazione di oggi “è un importante sforzo investigativo che ha portato alla disarticolazione delle cosche – ha detto dal canto suo il colonnello Luca Toti, comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia – e che è durato 3 anni. Sono 170 i soggetti indagati con 200 capi d’imputazione. Ogni gruppo reclamava la propria quota estorsiva ed è accaduto anche che, un’importante azienda che si occupa di rifiuti abbia dovuto pagare 50 mila euro all’anno. A Mileto c’era l’ala militare con armi importate dall’estero come i micidiali Kalashnikov e con capacità di creare contatti anche con altre strutture di ‘ndrangheta come quelle di Gioia Tauro e Rosarno”.

Operazione Maestrale-Carthago, coinvolti anche professionisti e politici

Ci sono anche diversi professionisti tra gli arrestati nell’operazione antimafia denominata Maestrale-Carthago portata a termine stamane dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri.

Tra i destinatari della misura in carcere, anche l’avvocato penalista Francesco Sabatino del Foro di Vibo Valentia, difensore di diversi imputati del maxiprocesso Rinascita Scott. Agli arresti domiciliari è invece finito l’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia ed ex sindaco di Briatico, Andrea Niglia, l’ex dirigente dell’Asp di Vibo ed attuale direttore sanitario della clinica Villa Sant’Anna di Catanzaro, Cesare Pasqua, l’avvocato del Foro di Vibo Valentia Azzurra Pelaggi.

Gli indagati, tutti presunti colpevoli, complessivamente sono 170 e devono rispondere di 200 capi d’imputazione. La Dda di Catanzaro ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, omicidio, scambio elettorale politico mafioso, traffico di stupefacenti e armi, corruzione, estorsione, ricettazione, turbata libertà di incanti, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e altri reati tutti aggravati dal “metodo mafioso”.

Operazione Maestrale-Carthago, fatta luce sull’omicidio di Maria Chindamo

Svolta nelle indagini per l’omicidio di Maria Chindamo, l’imprenditrice uccisa a Limbadi il 6 maggio 2016 quando aveva 44 anni. Nell’ambito dell’operazione antimafia “Maestrale-Carthago” condotta stamane dai carabinieri di Vibo Valentia, sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro, è stata fatta luce sull’efferato delitto della donna.

I militari hanno nuovamente arrestato Salvatore Ascone, 57 anni, già finito in manette nel 2019 con la stessa accusa di avere, in concorso con altri, agevolato l’omicidio. L’uomo poi venne scarcerato dal Riesame. Il suo nome, ritenuto dagli inquirenti vicino alla cosca Mancuso, era già venuto fuori dal racconto di alcuni pentiti, su tutti Antonio Cossidente ed Emanuele Mancuso.

Grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia è emerso che Maria Chindamo venne uccisa per una vendetta tutta familiare. Ad Ascone la Dda contesta una serie di presunti reati tra i quali la partecipazione all’associazione mafiosa riconducibile alla cosca Mancuso, reati in materia di armi e stupefacenti, diverse estorsioni per l’accaparramento di fondi agricoli, nonché l’omicidio, – spiega la Dda – in concorso con altri due soggetti (di cui uno deceduto e uno all’epoca dei fatti minorenne) di Maria Chindamo, commesso a seguito del suicidio di Vincenzo Puntoriero – marito della donna -, avvenuto l’anno precedente, in data 8 maggio 2015, e per punire la donna per la recente relazione sentimentale istaurata con un altro uomo, venuta alla luce con la prima uscita pubblica della coppia appena due giorni prima dell’omicidio, oltre che per l’interesse all’accaparramento del terreno su cui sorge l’azienda agricola divenuta nel frattempo di proprietà esclusiva della Chindamo e dei figli minori.

Maria Chindamo uccisa e data in pasto ai maiali

In particolare, l’indagato già tratto in arresto nel mese di maggio per il reato di associazione di stampo mafioso, è stato colpito dall’ordinanza eseguita in data odierna per avere dato un contributo causale significativo alla consumazione del fatto omicidiario, attraverso la manomissione del sistema di videosorveglianza della propria abitazione di campagna limitrofa al luogo del delitto, di fatto agevolando gli autori materiali del sequestro e dell’omicidio della donna, nonché per avere distrutto il cadavere della donna, il cui corpo, sulla scorta della ricostruzione fornita dai collaboratori di giustizia, veniva dato in pasto ai maiali e i cui resti ossei venivano triturati con la fresa di un trattore.

‘Ndrangheta, retata di Gratteri in tutta Italia: 80 arresti

Dalle prime ore della mattina i carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia sono impegnati nell’operazione antimafia “Maestrale – Carthago” coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, guidata dal Procuratore Nicola Gratteri, con l’impiego di oltre 600 militari che stanno eseguendo su tutto il territorio nazionale una misura cautelare nei confronti di 84 soggetti (29 in carcere, 52 ai domiciliari e 3 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, scambio elettorale politico mafioso, violazione della normativa sulle armi, traffico di stupefacenti, corruzione, estorsione, ricettazione, turbata libertà di incanti, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e altri reati, tutti aggravati dal “metodo mafioso”. Questi vanno ad aggiungersi ai 61 fermati lo scorso 10 maggio in esecuzione di decreto emesso dalla DDA di Catanzaro, mentre sono 170 gli indagati complessivi nell’indagine.

L’attività, convenzionalmente denominata “Maestrale-Carthago”, condotta dai Carabinieri di Vibo Valentia costituisce la naturale prosecuzione della prima tranche dell’operazione, eseguita lo scorso 10 maggio, che ha consentito di disarticolare i sodalizi di ‘ndrangheta di Mileto e Zungri, con le ‘ndrine di Briatico e Cessaniti, andando a colpire inoltre le strutture di “comando e controllo” e l’“ala militare e imprenditoriale” delle rispettive organizzazioni, i cui esponenti erano già detenuti per altra causa e per questo non colpiti dal provvedimento di fermo.
Le indagini, in particolare, hanno consentito di ricostruire le dinamiche, i collegamenti e gli interessi imprenditoriali delle consorterie mafiose nella provincia vibonese, particolarmente attive nel settore estorsioni, attraverso intimidazioni e danneggiamenti ai danni di aziende edili, imprese ed esercizi commerciali operanti nel settore turistico – alberghiero della cd. “Costa dei Dei” e dei trasporti marittimi per le isole Eolie.

Le investigazioni coordinate dalla Procura hanno messo in evidenzia le cointeressenze, gli accordi corruttivi e i forti legami della criminalità organizzata con esponenti del mondo politico e della pubblica amministrazione, evidenziando, tra l’altro, il completo asservimento dell’ASP di Vibo Valentia alle consorterie mafiose di Mileto, Limbadi e Vibo Valentia, grazie anche a funzionari e dirigenti medici compiacenti, per ipotesi corruttive e scambio elettorale politico mafioso (alcuni medici dell’ASP, alcuni dei quali non più in servizio, sono stati colpiti dal provvedimento) e forti infiltrazioni della Criminalità organizzata nel comune di Zungri e di Briatico per favorire persone compiacenti nell’assegnazione di posti messi a concorso.

Sono state inoltre ricostruite le condotte di alcuni avvocati, ritenute integranti ipotesi di reato per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche nel settore dell’accoglienza dei migranti e per concorso esterno in associazione mafiosa con numerose strutture mafiose della provincia.

Inoltre, con il supporto del Reparto Crimini Violenti del ROS e grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, è stato possibile far luce sull’omicidio di Maria Chindamo, uccisa a Limbadi il 6 maggio 2016. Vengono contestati a un indagato una serie di delitti tra i quali la partecipazione all’associazione mafiosa riconducibile alla cosca Mancuso, reati in materia di armi e stupefacenti, diverse estorsioni per l’accaparramento di fondi agricoli, nonché l’omicidio, in concorso con altri due soggetti (di cui uno deceduto e uno all’epoca dei fatti minorenne) di Maria Chindamo, commesso a seguito del suicidio di Vincenzo Puntoriero (avvenuto l’anno precedente, in data 8 maggio 2015) e per punire la donna per la recente relazione sentimentale dalla stessa istaurata, venuta alla luce con la prima uscita pubblica della coppia appena due giorni prima dell’omicidio, oltre che per l’interesse all’accaparramento del terreno su cui sorge l’azienda agricola divenuta nel frattempo di proprietà esclusiva della Chindamo e dei figli minori.

In particolare, l’indagato già tratto in arresto nel mese di maggio per il reato di associazione di stampo mafioso, è stato attinto dall’ordinanza eseguita in data odierna per avere dato un contributo causale significativo alla consumazione del fatto omicidiario, attraverso la manomissione del sistema di videosorveglianza della propria abitazione di campagna limitrofa al luogo del delitto, di fatto agevolando gli autori materiali del sequestro e dell’omicidio della donna, nonché per avere distrutto il cadavere della donna, il cui corpo, sulla scorta della ricostruzione fornita dai collaboratori di giustizia, veniva dato in pasto ai maiali e i cui resti ossei venivano triturati con la fresa di un trattore.

Nel provvedimento viene contestato a 4 indagati l’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, commesso in Mileto il 19 agosto 2013, il cui movente è riconducibile ad una rappresaglia per vendicare l’omicidio di Giuseppe Mesiano, elemento di spicco della locale di Mileto perpetrato nello stesso centro il 17 luglio 2013.

Nel corso dell’attività i militari, oltre ad avere individuato un bunker in Briatico, utilizzato quale nascondiglio per sottrarsi alle operazioni di ricerca e cattura condotte dalle forze di polizia. hanno anche rinvenuto e sequestrato un fucile Ak-47 Kalashnikov, un revolver, oltre 350 munizioni di vario calibro e la somma di 86.500 euro in contanti.

Ucraina, massiccio attacco russo nel Donetsk: “Uccisi centinaia di soldati”

Le forze aerospaziali russe hanno effettuato un attacco notturno con armi ad alta precisione contro una base di addestramento dei gruppi di sabotaggio ucraini, ha riferito il ministero della Difesa russo nel bollettino quotidiano sull’operazione militare speciale in Ucraina. Lo riporta la Tass.

“La scorsa notte, le forze aerospaziali hanno lanciato un attacco collettivo con armi ad alta precisione a lungo raggio contro una base di addestramento dei gruppi di sabotaggio ucraini. L’obiettivo dell’attacco è stato raggiunto”, ha sottolineato.

Ecco i dettagli di questa e di altre azioni di combattimento avvenute nell’ultimo giorno, secondo il bollettino diffuso dal ministero della Difesa russo.

Zona di Donetsk

Le forze russe hanno respinto dieci attacchi dell’esercito ucraino nell’area di Donetsk, eliminando circa 285 soldati nemici, ha riferito il Ministero della Difesa.

“In direzione di Donetsk, le unità del Battlegroup South che operavano insieme ad aerei e artiglieria avevano respinto dieci attacchi da parte di gruppi d’assalto dell’80a brigata aerea d’assalto dell’esercito ucraino, della 110a brigata di fanteria meccanizzata e della 59a brigata di fanteria motorizzata nelle aree vicine agli insediamenti di Kleshcheyevka, Orekhovo-Vasilyevka, Khimik, Neveleskoye e Maryinka nella Repubblica popolare di Donetsk [DPR]”, ha affermato il ministero in una nota.

Il nemico – si legge su Tass – ha perso “fino a 285 membri del personale ucraino, un carro armato, due veicoli da combattimento di fanteria, cinque veicoli a motore, un sistema di artiglieria motorizzata Gvozdika, un cannone Rapira e un posto di controllo UAV [veicolo aereo senza pilota]”, ha precisato il ministero.

Zona sud di Donetsk

Le forze armate russe hanno distrutto fino a 180 militari ucraini e cinque carri armati nella zona sud di Donetsk, ha riferito il ministero della Difesa russo.

Secondo il ministero, il Battlegroup East ha respinto l’attacco della 38a brigata meccanizzata ucraina a Novodonetskoye della Repubblica popolare di Donetsk (DPR).

“Inoltre, le unità russe hanno colpito il personale e l’equipaggiamento nemico vicino a Urozhaynoye e Novodonetskoye della DPR. Il nemico ha perso: oltre 180 militari, cinque carri armati, due veicoli corazzati da combattimento, due auto, un sistema di artiglieria semovente Krab di fabbricazione polacca, un sistema di artiglieria semovente Gvozdika e un obice D-20”, ha aggiunto il ministero.

Zona Zaporozhye

Le forze russe che operano nella regione di Zaporozhye hanno respinto quattro attacchi ucraini vicino a Verbovoye e Rabotino, quindi non ci sono stati cambiamenti nella posizione tattica delle truppe russe, ha riferito ai media il Ministero della Difesa.

“Nella zona di Zaporozhye, le truppe russe, supportate dall’aviazione, dall’artiglieria e da sistemi pesanti di lanciafiamme, hanno respinto quattro attacchi nemici nelle aree di Verbovoye e Rabotino nella regione di Zaporozhye. Non ci sono stati cambiamenti nella posizione tattica delle truppe russe”, ha detto il ministero della Difesa.

Fino a 40 militari ucraini, un carro armato, due veicoli corazzati da combattimento, due camioncini, due sistemi di artiglieria M777 di fabbricazione statunitense, tre obici semoventi M109 Paladin di fabbricazione statunitense, un cannone FH-70 di fabbricazione britannica, due Msta-B obici, due obici D-30 e due sistemi di artiglieria semovente Gvozdika furono distrutti in questa zona in un giorno.

Zona di Kupyansk

Il Battlegroup West russo, coinvolto nell’operazione militare speciale, nelle ultime 24 ore ha migliorato le posizioni tattiche nell’area di Sverdlovka nella Repubblica popolare di Lugansk, ha riferito ai media il Ministero della Difesa russo guidato da Sergey Shoigu.

“Nell’area di Kupyansk, unità del Battlegroup West con il supporto dell’aviazione e dell’artiglieria hanno condotto operazioni di difesa attiva per migliorare la situazione tattica nell’area di Sverdlovka nella Repubblica popolare di Lugansk”, ha affermato il Ministero della Difesa.

Due contrattacchi da parte di gruppi d’assalto della 95a brigata d’assalto aviotrasportata ucraina sono stati respinti vicino a Sergeyevka nella LPR.

“Durante il giorno trascorso il nemico ha perso fino a 40 uomini, 2 veicoli, un pezzo d’artiglieria semovente M109 Paladin di fabbricazione statunitense, nonché un obice D-30”, ha affermato il Ministero della Difesa.

Zona di Krasny Liman

Le forze russe hanno annientato circa 50 soldati ucraini mentre respingevano due attacchi ucraini nella direzione di Krasny Liman il giorno scorso, ha riferito il ministero della Difesa russo.

“Nella zona di Krasny Liman, il Centro dei gruppi tattici, in collaborazione con l’aviazione e l’artiglieria, ha respinto due attacchi da parte di squadre d’assalto della 12a Brigata per le operazioni speciali e della 63a Brigata meccanizzata dell’Ucraina vicino alla località di Chervonaya Dibrova nella Repubblica popolare di Lugansk (LPR) e Serebryanka forestali, eliminando circa 50 soldati ucraini con il fuoco accurato”, ha affermato il ministero in un rapporto.

Zona di Kherson

Le forze armate russe hanno eliminato fino a 65 militari ucraini nell’area di Kherson, ha riferito il ministero della Difesa russo.

“Nella zona di Kherson, le unità russe hanno distrutto fino a 65 militari ucraini, due auto e un obice Msta-B”, si legge nella nota.

L’aviazione tattica ed militare russa, così come le truppe di artiglieria e missilistiche, hanno effettuato attacchi contro il personale e l’hardware dell’esercito ucraino in 103 distretti nell’arco di 24 ore, ha affermato in una nota il ministero della Difesa russo.

“Le truppe di aviazione tattica ed militare, missili e artiglieria delle forze armate russe hanno effettuato attacchi contro manodopera e attrezzature militari nemiche in 103 distretti”, si legge nella nota.

Le forze di difesa aerea russe hanno intercettato 12 razzi dei sistemi a lancio multiplo HIMARS e Uragan e hanno abbattuto 17 veicoli aerei senza pilota ucraini il giorno scorso durante l’operazione militare speciale in Ucraina, ha detto in una nota il ministero della Difesa russo.

“Durante le ultime 24 ore, le capacità di difesa aerea hanno intercettato 12 razzi dei sistemi missilistici a lancio multiplo HIMARS e Uragan”, si legge nella nota.

Inoltre, i sistemi di guerra radioelettronica hanno bloccato ed eliminato 17 droni ucraini vicino a Makeyevka, Novonikolskoye, Melovatka nella Repubblica popolare di Lugansk, Berestovoye nella Repubblica popolare di Donetsk, Pshenichnoye, Semenovka nella regione di Zaporozhye, Olshana nella regione di Kharkov e Krynki nella regione di Kherson. Regione.

In totale, le forze armate russe hanno distrutto 467 aerei da guerra ucraini, 248 elicotteri da combattimento, 6.426 veicoli aerei senza pilota, 435 sistemi missilistici terra-aria, 11.696 carri armati e altri veicoli corazzati da combattimento, 1.148 lanciarazzi multipli, 6.253 cannoni di artiglieria da campo e mortai. e 12.749 veicoli a motore militari speciali dall’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina.

Zelensky: “Colpito un mercato nel Donetsk: 17 morti. Russia malvagia e disumana”

“Quando qualcuno nel mondo prova ancora ad avere a che fare con qualcosa di russo, significa chiudere gli occhi sulla realtà. L’audacia del male. La sfacciataggine della malvagità. Disumanità assoluta. In questo momento, l’artiglieria dei terroristi russi ha ucciso 17 persone nella città di Kostiantynivka, nel Donetsk. Un mercato ordinario. Negozi. Una farmacia. Persone che non hanno fatto nulla di male. Molti feriti. Purtroppo il numero delle vittime e dei feriti potrebbe aumentare”. Lo scrive su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citato dall’Ansa, aggiungendo che “questo male russo deve essere sconfitto il prima possibile”.

“C’è anche un bambino tra le almeno 16 vittime del raid russo al mercato della città di Kostiantynivka, nel Donetsk”. Lo riferisce il primo ministro ucraino Denys Shmyhal sul suo canale Telegram. Oltre ai morti, sono stati già contati 20 feriti, probabilmente destinati a salire di numero. “Terribile attacco terroristico della Russia a Kostyantynivka, nella regione di Donetsk. A seguito del bombardamento del mercato, 16 persone sono state uccise, tra cui un bambino. Almeno 20 persone sono rimaste ferite”, ha scritto Shmyal.

Naufragio Cutro, il perito della Procura: “Da Frontex informazioni fuorvianti”

L’imbarcazione naufragata a Steccato di Cutro immortalata da Frontex

“Le informazioni fornite da Frontex sulla rotta e sulla navigazione” alle autorità italiane nella notte del 26 febbraio scorso “sono state molto approssimative se non fuorvianti”. Arrivano a sorpresa, a pagina 9 della perizia, le parole del perito nominato dalla procura di Crotone per fare chiarezza su quanto avvenuto poco prima del terribile naufragio avvenuto quella notte a Steccato di Cutro.

I periti spiegano nella consulenza che “le prime richieste di soccorso lanciate dai migranti si attestano alle 4.12 del 26 febbraio”. Per i consulenti “ciò dimostra” che l’agenzia europea per la difesa delle frontiere Frontex non avrebbe agito in maniera corretta. Sono state 94 le vittime accertate della strage ma decine di persone non sono mai state ritrovate.

“Un altro dato certo su cui si è potuto fare affidamento, nel corso della redazione della presente relazione – si legge nel documento visionato dall’Adnkronos – per potere rispondere compiutamente al quesito formulato dal pm Pasquale Festa, sono i dati registrati dal radar di sorveglianza in dotazione alla Gdf ubicato in località Isola di Capo Rizzuto”. E’ l’ammiraglio Salvatore Carannante a firmare la perizia lunga 65 pagine.

Secondo quanto emerge anche dalla perizia il velivolo Eagle 1 ha individuato la sera prima, alle 22.26 (ora italiana) un’imbarcazione sospetta, indicandola come “possible migrant vessel”, e ha avvisato il Frontex Situation Center di Varsavia che alle ore 23.02 del 25 febbraio 2023 informa le agenzie italiane: lnternational Coordination Centre Rome di Pratica di Mare, National Coordination Center presso il Viminale e ltalian Marittime Rescue Coordination Centre.

In questa segnalazione Frontex ha fatto sapere che sul ponte era presente una sola persona con possibili altre persone sotto il ponte indicate da una significativa risposta termica dai boccaporti; che la barca aveva buona galleggiabilità, che non c’erano giubbotti di salvataggio visibili, che il mare era forza 4 e che erano state rilevate telefonate satellitari verso la Turchia. Dai calcoli del perito Carannante emerge “che la rotta media seguita dall’imbarcazione in questo lasso di tempo era di 325 e non 296 come indicato nel rapporto di missione” di Frontex e “con tale rotta, l’imbarcazione con i possibili migranti a bordo sarebbe giunta a Capo Rizzuto, ovvero in una posizione di circa 8 miglia nautiche più ad est dal luogo dove sono stati poi trovati i rottami del relitto”.

I Bronzi di Riace sbarcano a Venezia con il docufilm “Semidei”

“Dire che siamo orgogliosi è riduttivo. I Bronzi portano la Calabria al Festival di Venezia e con essa un messaggio nuovo e positivo della nostra terra, di chi siamo, dove affondano le nostre radici e quale sia il nostro potenziale intrinseco. Con le attività di Bronzi50 siamo arrivati dove volevamo: a mostrare le nostre bellezze su palcoscenici di fama internazionale.”

Parole di Giusi Princi, Vicepresidente della Regione Calabria, e Anton Giulio Grande, Commissario della Calabria Film Commission, in un giorno speciale, quello della presentazione ufficiale del docufilm “Semidei”, in anteprima mondiale, alla 20a edizione delle Giornate degli Autori nella sezione “Notti Veneziane”.

Il documentario, prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra per Palomar Mediawan, per la regia di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta, è stato cofinanziato dal Dipartimento Istruzione, Formazione e Pari Opportunità della Regione Calabria e dalla Fondazione Calabria Film Commission, in occasione delle tante attività messe in campo dalla Regione nell’ambito del Cinquantenario del ritrovamento dei Bronzi di Riace.

Semidei, documentario del reggino Fabio Mollo (Il sud è niente, Il padre d’Italia, Anni da cane) e Alessandra Cataleta (La vita che mi diedi. Storia e gesta di Anna Cuticchio, Pupara) scritto da Armando Maria Trotta, Giuseppe Smorto, Massimo Razzi e Fabio Mollo, ripercorre mezzo secolo di Storia raccontando la vicenda dei due misteriosi guerrieri ritrovati nelle acque antistanti Riace (Reggio Calabria) nel 1972, dopo circa duemila anni passati sott’acqua.

Attraverso interviste, documenti inediti, testimonianze dirette e il racconto di un presente in tumulto, i due cineasti accompagnano lo spettatore in un viaggio nel nostro passato e futuro. Perché i Bronzi di Riace incarnano sì il passato, le radici, l’identità, ma al contempo anche desideri di un futuro prosperoso, all’insegna del bello; sentimenti che animano da sempre la Calabria e la sua voglia di riscatto e rinascita.

“L’anteprima di Venezia – dichiarano congiuntamente i due registi, Fabio Mollo e Alessandra Cataleta – è per noi il bellissimo risultato di un percorso in cui siamo stati supportati da Palomar e sostenuti fortemente dalla Regione Calabria e dalla Calabria Film Commission. Ringraziamo le Giornate degli Autori e il Festival di Venezia per questa calorosa accoglienza. Semidei non è solo un film sui Bronzi di Riace, ma è una lettera d’amore agli uomini e alle donne calabresi. Non vediamo l’ora di condividerlo con il pubblico.”

“Dopo l’anteprima assoluta di stasera a Venezia, che rappresenta un’occasione più unica che rara – affermano il Vicepresidente Giusi Princi ed il Commissario Anton Giulio Grande – abbiamo già stabilito che la prima sarà proiettata a Reggio Calabria, come è giusto che sia, essendo dimora dei Bronzi. Intanto, ci auguriamo che il docufilm registri un grande successo già qui, sotto i riflettori del mondo, perché è un trampolino di lancio strettamente legato all’identità della Calabria. È un prodotto editoriale innovativo, ben fatto, di grande interesse culturale e sociale, nato da un’idea ben precisa e con un obiettivo specifico: valorizzare la casa dei Bronzi, vale a dire la Calabria, con i suoi immensi patrimoni storici, artistici e culturali, che vanno ben oltre i due guerrieri, che ne sono ovviamente il simbolo. Un plauso a Palomar Mediawan, a tutte le grandi professionalità coinvolte, che sono riuscite a rappresentare alla perfezione ciò che ci eravamo prefissati con il Presidente Roberto Occhiuto quando abbiamo deciso di inserire il docufilm nell’ambito di Bronzi50. Venezia rappresenta una grandissima occasione di visibilità, in chiave culturale e quindi turistica. L’augurio è che questo possa portare oltre i nostri confini un’immagine di Calabria nuova, migliore, e che colpisca così tanto gli utenti da poterli convincere a visitare i Bronzi, il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria e tutti gli altri siti culturali che il nostro territorio regionale offre.”

Uomo spacca la faccia alla moglie, la figlia chiama i CC e fa arrestare il padre

maltrattamenti stalking

Ha picchiato la moglie provocandole gravi ferite al volto, all’addome e provocato la rottura dei denti incisivi, fino a quando la figlia minorenne, che ha assistito alla scena, ha trovato il coraggio di chiamare i Carabinieri che sono intervenuti e lo hanno arrestato.

E’ successo a Crotone nella serata di ieri. Protagonista un 52 enne che, secondo quanto raccontato dalla donna, era un tossicodipendente e dedito all’abuso di alcol.

L’uomo, sempre secondo il racconto, era in stato di alterazione psicofisica per l’uso smodato di bevande alcoliche, quando ha aggredito violentemente la consorte, colpendola con calci e pugni. Il tutto sotto gli occhi della figlia che, inerme davanti alla veemenza del padre, ha trovato il coraggio di chiudersi in una stanza e chiamare il numero di emergenza 112, permettendo ai militari della radiomobile della Compagnia di Crotone di intervenire tempestivamente, evitando più gravi conseguenze, ed arrestare l’uomo.

La donna, terrorizzata ed impaurita, coperta di lividi ed ecchimosi sul corpo e sul viso, è stata trasportata in ospedale e medicata, con ferite giudicate guaribili in 20 giorni.

Dopo le dimissioni avvenute nella tarda serata di ieri, la vittima ha formalmente denunciato il marito in caserma, riferendo che il coniuge, tossicodipendente e spesso in stato di alterazione psicofisica dovuta anche all’abuso di alcol, non era nuovo a queste brutali aggressioni fisiche e verbali, subite quasi quotidianamente da molti mesi, seppur sempre taciute per timore che l’uomo se la prendesse ancor più duramente con lei ma soprattutto con la figlia minorenne. L’uomo è finito in carcere in attesa delle determinazioni dell’autorità giudiziaria. Dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia e lesioni.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO