10 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 61

Il Manifesto: “Ministro Schillaci ha manipolato e riciclato le sue pubblicazioni”. E Science lo critica

Bufera sul ministro della Salute Orazio Schillaci per alcune pubblicazioni scientifiche che, secondo quanto anticipato in esclusiva dal Manifesto, conterrebbero presunte anomalie e falsi clamorosi.

Secondo quanto pubblica il quotidiano, sarebbero almeno otto le pubblicazioni scientifiche firmate dall’attuale ministro tra il 2018 e il 2022 nel campo dell’oncologia “caratterizzate da anomalie evidenti”. Si tratta di immagini di cellule esaminate al microscopio elettronico e “riciclate” in diverse pubblicazioni scientifiche internazionali per illustrare esperimenti diversi da quelli in cui erano state ottenute in origine.

“La duplicazione delle immagini per illustrare esperimenti mai realizzati – scrive il Manifesto nel suo scoop – è una delle manipolazioni più frequenti nei casi dimostrati di frode scientifica. Ma, è bene sottolinearlo, al momento è impossibile stabilire le eventuali responsabilità dirette del ministro in queste pubblicazioni sospette”.

“Certamente, nel suo ruolo di supervisore, toccava a lui vigilare sulla correttezza degli studi realizzati – anche con la sua firma – dal suo gruppo di ricerca. Dunque farebbe bene a chiarire i contorni della vicenda, ammesso che la guida del ministero gliene lasci il tempo”.

“Per la verità, Schillaci ha dimostrato un notevole talento per il multi-tasking. Pur svolgendo incarichi gravosi come quello di preside della facoltà di medicina, di rettore, di presidente della fondazione Policlinico di Tor Vergata e adesso di ministro, Schillaci non ha mai smesso di guidare il suo laboratorio universitario”.

“La lista delle sue pubblicazioni negli ultimi anni è eloquente: secondo la banca dati Google Scholar risulta autore, insieme ai suoi collaboratori, di ben 44 pubblicazioni scientifiche nel 2019, l’anno in cui è diventato Rettore. Ha firmato altre 40 ricerche nel 2020, 30 nel 2021, 40 nel 2022 e una trentina (finora) nel 2023, interamente trascorso al governo: una ricerca ogni nove giorni, ferie e Consigli dei ministri inclusi, per un totale di oltre quattrocento pubblicazioni scientifiche nel suo invidiabile curriculum”.

“Tuttavia, dirigere un laboratorio universitario mentre si è indaffarati in tutt’altro rende difficile vigilare su errori o manipolazioni delle ricerche dei propri collaboratori. Il ministro però non può chiamarsi fuori nei casi contestati: in cinque casi su otto dichiara di essere stato il «supervisore», l’«ideatore», il “convalidatore” delle ricerche e di aver partecipato alla stesura delle pubblicazioni”.

“In quattro studi è anche il “corresponding author”, generalmente il più esperto incaricato di spiegare i contenuti della ricerca ai colleghi o ai media. Solo in due pubblicazioni non viene specificato il contributo individuale degli autori alla ricerca”.

“Non si tratta di studi di poco conto: il Ministero dell’università e della ricerca ha appena dichiarato «di interesse nazionale» – con relativo finanziamento – un progetto di ricerca relativo agli stessi argomenti degli studi «sospetti» coordinato da Manuel Scimeca, uno dei collaboratori e co-autori delle ricerche di Schillaci […]. Prosegui la lettura sul Manifesto.

La rivista Science critica il ministro Schillaci: “Tarocco intenzionale o casuale?” 

Intanto, Science, una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo, riprende l’articolo e titola: “Possibile cattiva condotta nelle pubblicazioni scientifiche del ministro della Salute italiano”.

“Un giornale italiano ha trovato immagini duplicate in otto articoli sul cancro scritti in collaborazione con il ministro della sanità Orazio Schillaci. Schillaci, un medico con un dottorato di ricerca in Medicina nucleare, ha pubblicato gli articoli tra il 2018 e il 2022 mentre lavorava presso la facoltà di Medicina dell’Università di Roma Tor Vergata.

Le duplicazioni, denunciate oggi da “Il Manifesto”, includono casi in cui la stessa immagine viene presentata mostrando cellule di tessuti diversi o tumori e immagini che presumibilmente rappresentano cellule di pazienti diversi ma in realtà sono la stessa immagine con un cambio di scala. Science – si legge – ha confermato le prove con esperti di integrità dell’immagine.

Il ministro: “Non ho manipolato nulla”

Schillaci contattato da Science non ha commentato. Ma stamattina, durante un evento pubblico, ha detto: “…Non sono esperto di microscopia elettronica, mi sono fidato di chi ha fornito quelle immagini. Verificheremo se effettivamente ci sono degli errori. Ma sono tranquillo, non ho manipolato nulla. Le immagini non sono del mio laboratorio ma di altri colleghi che non hanno fatto nulla di male”, ha affermato il titolare della Salute italiano.

“Gli esperti di integrità delle immagini affermano che non ci sono dubbi sulle duplicazioni, anche se non è chiaro se fossero intenzionali. “Potrebbe essere trascuratezza nel tenere traccia di ogni immagine, o intenzionalità, perché le immagini si adattano sempre alla narrazione [dell’articolo]”, afferma Elisabeth Bik, consulente per l’integrità scientifica. “In ogni caso, questo mette in dubbio l’accuratezza di altri risultati sperimentali di questo laboratorio.”

Schillaci è entrato a far parte di Tor Vergata nel 2001, diventando preside della facoltà di medicina nel 2013 e rettore dell’università nel 2019. È un autore prolifico, con più di 400 articoli registrati in Scopus, un database di letteratura scientifica. Negli anni in cui furono pubblicati gli articoli con duplicazioni, ne produsse uno ogni 12 giorni; ha continuato a pubblicare da quando è diventato ministro della sanità per il governo italiano nel 2022.

“Nell’analisi esaminata da Science – si legge sul sito della rivista -, “otto documenti sono risultati problematici. Questi includono un articolo del 2021 pubblicato sul Journal of Clinical Medicine , che ha esplorato il potenziale di una tecnica radiografica per monitorare la distribuzione dei farmaci contro il cancro alla prostata. Un’immagine che si dice mostri cellule di cancro alla prostata nei topi è identica a un’immagine in uno studio del 2019 – anch’esso coautore di Schillaci – che pretende di mostrare cellule di cancro al seno.

Un altro articolo, pubblicato nel 2019 sull’International Journal of Molecular Sciences , ha esaminato lo sviluppo nel cancro al seno di cellule che producono depositi di calcio, come le cellule ossee. Un’immagine di queste cellule del tessuto mammario in quell’articolo è identica a una delle cellule ossee reali in un altro articolo, pubblicato nel 2018 da uno dei coautori di Schillaci, sull’effetto della microgravità sulle ossa.

In alcuni casi, le immagini vengono duplicate all’interno di un unico documento. Ad esempio, in un articolo del 2018, pubblicato su Contrast Media & Molecular Imaging , un’immagine di cellule tumorali della prostata viene etichettata come proveniente da un paziente con metastasi ossee, quindi viene visualizzata nuovamente su una scala diversa ed etichettata come proveniente da un paziente non metastatico. .

Sia Bik che Jennifer Byrne, professoressa di oncologia molecolare all’Università di Sydney, affermano che le duplicazioni non sono il risultato di procedure sperimentali legittime.

Le duplicazioni potrebbero essere involontarie, afferma Mike Rossner, presidente della società di consulenza Image Data Integrity. “È possibile che l’autore abbia semplicemente preso il file sbagliato durante la preparazione del pannello con le figure”, afferma. Ma anche se si tratta di errori semplici, afferma Byrne, “Quando un gruppo sembra commettere tali errori ripetutamente, ciò potrebbe indicare che i loro processi di gestione dei dati potrebbero essere difettosi”.

Dato che sono coinvolti così tanti documenti, l’università dovrebbe indagare, dice Bik. “È assolutamente necessario un panel indipendente”, concorda Daniele Fanelli, esperto di integrità della ricerca presso la London School of Economics and Political Science. “Ciò che dovrebbe accadere in qualsiasi istituzione scientifica rispettabile è che un comitato indipendente senza conflitti di interessi [dovrebbe] indagare e quindi emettere correzioni o sanzioni, se necessario”. Tor Vergata non ha risposto ad una richiesta di commento.

Non è chiaro chi abbia aggiunto le immagini duplicate. Schillaci è indicato come autore corrispondente in quattro degli articoli in esame, ma in tutte e otto le pubblicazioni compaiono anche altri tre ricercatori di Tor Vergata. E secondo quanto dichiarato nelle carte, il contributo di Schillaci varia dall’ideazione dell’opera, al correggerla e rivederla, alla ricerca e alla scrittura.

Tuttavia, le duplicazioni sollevano la questione se essere un rettore – o un ministro – sia compatibile con un’attività sperimentale altamente produttiva. È la questione con cui si confronta la comunità scientifica da quando il rettore dell’Università di Stanford, Marc Tessier-Lavigne, ha annunciato le sue dimissioni a luglio in seguito a un’indagine sulle pratiche del suo laboratorio. “Non puoi fare due lavori e farli bene entrambi”, dice Bik.

Trasferiscono migranti da Lampedusa ma fanno incidente all’A1: Due morti e 25 feriti

Due autisti di bus sono morti e 25 migranti sono rimasti feriti, alcuni in modo critico, in un incidente stradale avvenuto nella notte sull’autostrada A1, all’altezza di Fiano Romano (Roma). I migranti, una cinquantina circa, erano sull’autobus della “Patti tour” di Favara che ha un contratto con la Prefettura di Agrigento per il trasferimento degli extracomunitari in altre regioni.

Da Porto Empedocle era partito alle ore 10 di ieri per trasferire i migranti in Piemonte. Sul colpo è morto uno dei due autisti a bordo; l’altro, sbalzato dall’abitacolo, è stato ritrovato poco dopo. Le vittime si chiamavano Alberto Vella e Daniel Giudice, entrambi sopra i trent’anni.

Secondo le prime informazioni il bus, per cause da chiarire, si sarebbe schiantato contro un autotreno fermo in corsia di emergenza. Dei rilievi si è occupata la Polizia stradale. I migranti erano sbarcati a Lampedusa nei giorni scorsi.

L’incidente è avvenuto intorno alle 2.30 sulla A1 all’altezza dell’area di servizio Mascherone. Sul posto sono state inviate 10 ambulanze e due automediche. Tra i feriti due sono stati trasferiti in codice rosso al Gemelli ed all’Umberto I, otto in codice giallo distribuiti in vari ospedali. Altri 35 migranti sono stati visitati, ma non trasportati in ospedale perché illesi: sono stati quindi affidati alla prefettura. La Procura ha aperto una inchiesta per accertare la dinamica. Come da prassi, in casi come questi, dovrebbe essere disposta l’autopsia sulle salme delle due vittime.

Il Covid “scappato” da laboratorio a Wuhan, l’accusa: “La Cia avrebbe insabbiato le prove”

La Central Intelligence Agency (Cia) si sarebbe offerta di pagare sei analisti per insabbiare le loro scoperte secondo cui il Covid è, con ogni probabilità, fuoriuscito da un laboratorio a Wuhan, in Cina. La tesi non è certo nuova ma a suffragarla ulteriormente è ora una rivelazione del New York Post, basata sulla nuova testimonianza fornita da una fonte (protetta) al Congresso Usa. E su documenti che, stando alle fonti, comproverebbero nero su bianco le dichiarazioni e i pagamenti avvenuti. Lo riportano i media.

La documentazione Una notizia che, se confermata, chiarirebbe una volta per tutte i dubbi sull’origine della pandemia, sempre respinti con vigore dal governo cinese. Un ufficiale di alto livello della Cia ha dichiarato ai leader della commissione della Camera che l’agenzia avrebbe cercato di pagare sei analisti se avessero cambiato la loro versione, sostenendo che il virus era invece passato dagli animali agli esseri umani. A spiegarlo è una lettera inviata al direttore della CIA., William Burns, ripresa dal NY Post.

Le rivelazioni della fonte anonima “Secondo l’informatore, al termine della sua analisi, sei dei sette membri del team ritenevano che l’intelligence e la scienza fossero sufficienti per effettuare una valutazione con scarso margine di dubbio che il Covid provenisse da un laboratorio a Wuhan, in Cina”, hanno annotato i presidenti della commissione della Camera. “Il settimo membro dell’equipe, il più anziano, era l’unico ufficiale a credere che il Covid-19 avesse avuto origine dalla zoonosi” aggiungono.

Il presidente del sottocomitato sulla pandemia di coronavirus, Brad Wenstrup, e il presidente del comitato ristretto permanente sull’intelligence, Mike Turner, hanno richiesto tutta la documentazione, le comunicazioni e le informazioni sui pagamenti al Covid Discovery Team della Cia, che dovrà presentarle entro il 26 settembre.

‘Ndrangheta, si è pentito Antonio Accorinti, figlio del boss Nino

archivio

Si è pentito, passando nella schiera dei collaboratori di giustizia, Antonio Accorinti, di 43 anni, presunto esponente dell’omonima cosca di Briatico, nel Vibonese, e figlio di Nino, capo dello stesso gruppo criminale.

Della collaborazione di Accorinti si è appreso oggi nel corso dell’udienza del processo “Imponimento” che si sta svolgendo nell’aula bunker di Lamezia Terme. A renderlo noto è stato il magistrato della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, che nel processo rappresenta la pubblica accusa.

Il pm ha depositato gli atti relativi alle prime dichiarazioni da collaboratore di Antonio Accorinti insieme a quelle di Onofrio Barbieri, ex esponente della cosca Bonavota di Sant’Onofrio, diventato di recente anche lui collaboratore di giustizia.

Il nuovo pentito ha un “curriculum” criminale di tutto rispetto. Secondo quanto è emerso dalle inchieste della Dda, Accorinti avrebbe occupato una posizione di vertice nella cosca capeggiata dal padre. E’ stato condannato, inoltre, a 12 anni di reclusione, con sentenza di primo grado, nel processo denominato “Costa pulita” ed è stato coinvolto nell’indagine “Olimpo”. In entrambi i casi il reato che gli è stato contestato è l’associazione per delinquere di tipo mafioso.

Con il pentimento di Antonio Accorinti salgono a cinque gli esponenti mafiosi del Vibonese diventati collaboratori di giustizia nel corso dell’ultimo anno.

Scoperto in Calabria luogo di culto risalente tra il V° e inizi III° secolo a.C.

Ovunque si scavi in Calabria vengono alla luce antichi reperti archeologici di straordinaria importanza, segno di una terra in cui qualche millennio addietro si sono incrociate civiltà e culture che hanno scolpito profondamente il nostro territorio.

Ultimo scavo di rilievo è quello in essere nel sito archeologico di “San Gada”, a Laino Borgo (Cosenza), dove è stato scoperto un luogo di culto dedicato ad una divinità femminile. Nella stessa area, qualche anno fa, erano state già individuate una grande vasca di laterizi e un ampio settore di produzione con fornaci e pithoi (giare e anfore).

La nuova scoperta è stata fatta nel corso della quarta campagna di scavi archeologici, che andrà avanti fino al 22 settembre, condotta dal dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina sotto la direzione del professor Fabrizio Mollo. Dopo le indagini del 2019, del 2021 e del 2022, quest’anno è stato individuato un ulteriore settore produttivo, con una grande vasca di decantazione, con annesse strutture comunicanti di adduzione dell’acqua e la presenza di una pavimentazione drenante in laterizi.

La novità è costituita dall’individuazione di un luogo di culto databile tra fine V e inizi III sec. a.C., dedicato a una divinità femminile, con riti di passaggio ed elementi connessi alla fertilità. I votivi, coroplastici e ceramici, documentano uno spaccato dei culti di una comunità che tra la fine del VI e l’età ellenistica occupa i pianori di San Gada.

“L’area – ha spiegato Mollo – assume sempre più le fattezze di centro urbano lucano, strutturato tra la metà del IV e la seconda metà del III secolo a.C. secondo lo schema delle grandi case a cortile italiche. Lo scavo, effettuato in regime di concessione ministeriale grazie alla collaborazione della Sabap Cosenza, interessa la parte più meridionale del pianoro. Le sue dimensioni, quasi 50 ettari, e la presenza di materiali e strutture in tutti i pianori ne fanno il più importante insediamento abitativo della valle del Lao-Mercure”.

A sostenere le attività è il comune di Laino Borgo, guidato da Mariangelina Russo. I lavori sono stati realizzati grazie al sostegno finanziario del Parco Nazionale del Pollino. Per il sindaco è tempo di “dare dignità a questo campo che si rivela sempre più importante per la qualità e la quantità delle scoperte. Abbiamo più che mai necessità di fondi per far sì che tutto il lavoro svolto dal professor Mollo e dai suoi ragazzi venga gratificato, riscoprendo e portando alla luce quello che era nascosto. Pertanto faccio appello alla Regione Calabria”.

Milano, locale frequentato da pusher, sospesa licenza al “Made in Calabria”

Il Questore di Milano Giuseppe Petronzi, nell’ambito dell’attività di prevenzione, controllo del territorio e monitoraggio dei locali pubblici milanesi svolta dalle Forze dell’Ordine per contrastare i fenomeni di criminalità, ai sensi del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, ha decretato la sospensione per 10 giorni della licenza per la conduzione dell’esercizio di vicinato denominato “Made in Calabria”, sito a Milano, via Vitruvio n. 32. Lo rende noto una nota della questura milanese.

Questa mattina, gli agenti del commissariato Garibaldi Venezia hanno notificato la sospensione al titolare dell’attività: ad agosto, a seguito di un’attività svolta dagli agenti della Squadra Mobile in via Vitruvio come zona dedita allo spaccio di droga, i poliziotti hanno arrestato per detenzione ai fini di spaccio un cittadino italiano di 55 anni con precedenti, trovato in possesso di tre dosi di cocaina, che senza avere nessun titolo serviva i clienti del locale in questione.

L’art. 100 del T.U.L.P.S. prevede che il Questore possa sospendere la licenza di un esercizio, anche di vicinato, nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini.

Università, il ministro Bernini inaugura l’anno accademico dell’Unical

Il ministro dell’Università e ricerche Anna Maria Bernini

“Internazionalizzare le università italiane, e in particolare quelle del Sud, è fondamentale e questo ateneo ne è ampia dimostrazione con la sua storia, ritengo che la presenza del professor Georg Gottlob è la prosecuzione di questa storia”. Lo ha detto il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini che ha inaugurato a Rende il nuovo anno accademico dell’Università della Calabria.

Bernini è stata accolta nell’aula magna dal rettore dell’ateneo Nicola Leone, presenti il presidente della Regione Roberto Occhiuto e altre autorità.

Il professore Georg Gottlob, già docente ad Oxford e tra i massimi esperti al mondo in materia intelligenza artificiale, prossimo docente dell’ateneo, ha tenuto la lectio magistralis. “Il rettore Leone e il professore Gottlob – ha aggiunto Bernini – sono i nuovi argonauti dei saperi nel mondo che diventano grandi nel momento in cui si mescolano e si arricchiscono mutuamente”.

“È un bel momento – ha sostenuto il rettore Leone – di crescita e maturazione per l’università. Abbiamo l’onore di avere la presenza del ministro e di un grande scienziato che lavora nell’ambito dell’intelligenza artificiale e da Oxford migra al contrario verso la Calabria. Ritengo sia un bel segnale e una grande soddisfazione”.

“L’Unical non è a me sconosciuta – ha sottolineato il professore Gottlob – anzi ci lavoro da tanti ora ho avuto la possibilità di venire qui. È un’ottima università con una equipe di informatica eccellente. Inoltre, mia moglie ed io adoriamo la Calabria e abbiamo scelto di vivere a Paola. Qui ho visto la volontà di costruire il futuro, è un buon momento per le startup e sono felice di poter contribuire”.

“Il rettore ed io – ha detto il presidente Occhiuto – abbiamo realizzato il sogno di Andreatta, perché diceva che un giorno Rettore e presidente della Calabria sarebbero stati entrambi laureati dell’Unical, e ho piacere ad aver visto concretizzato il suo sogno”.

All’ingresso dell’edificio che ospitava la manifestazione è stata inscenata una protesta di studenti e precari contro la presenza del ministro.

Ragazza morì folgorata in bagno, sequestrati diversi caricabatterie cinesi pericolosi

I Carabinieri della Compagnia di Mirabella Eclano (Avellino) hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip che vede quali destinatari cinque imprenditori, operanti in Toscana е Lombardia.

Proprio nei comuni di Calenzano , Sesto Fiorentino (Firenze), Pontedera (Рisa) е Trezzano sul Naviglio (Мilano) gli indagati, quattro dei quali di origini cinesi, sono stati raggiunti dalla notifica del provvedimento cautelare che ha sottratto alla loro disponibilità un gran numero di caricabatterie di fabbricazione cinese che, allo stato, sono risultati non conformi agli standard di fabbricazione comunitari е pertanto potenzialmente pericolosi.

Il procedimento penale, nel quale і cinque imprenditori – nelle rispettive qualità di importatore е distributore – risultano indagati, nasce dalla tragica morte di Maria Antonietta Cutillo, ragazza quindicenne deceduta il 2 maggio 2023 nel comune di Montefalcione (Аvellino); il decesso – secondo quanto ricostruito – seguì alla scarica elettrica risultata fatale che si propagò attraverso il corpo della minore direttamente dalla estremità libera del cavo USB che stava utilizzando mentre era nella vasca da bagno.

Le indagini – svolte dai militari della Compagnia di Mirabella Eclano е coordinate dalla procura di Avellino, che si è avvalsa del contributo del Reparto Tecnologie Informatiche del RACIS – hanno accertato, l’esistenza nella tipologia di caricabatterie utilizzata dall’adolescente di difetti di fabbricazione di unо dei componenti interni. Più precisamente il “condensatore ceramico а disco” di questo particolare prodotto di importazione cinese – dopo essere stato sottoposto ad accertamenti tecnici non ripetibili – avrebbe mostrato “difetti riconducibili alla scarsa qualità tecnica del materiale con il quale tali dispositivi sono realizzati”.

Secondo il giudizio del RACIS, laddove il condensatore interno del caricabatterie fosse stato costruito impiegando componenti elettrici in armonia con i criteri tecnici previsti dalle norme, l’evento letale non si sarebbe verificato, spiega la procura in una nota.

І dispositivi posti in sequestro, tra l’altro, sono risultati privi di foglio di istruzioni d’uso, delle avvertenze di sicurezza е dichiarazioni di conformità “СE”; cosi come della marcatura di “classe У” che le norme tecniche richiedono per i dispositivi elettronici di tale specie.

І cinque indagati sono chiamati а rispondere dei reati di frode in commercio е vendita di prodotti industriali con marchi mendaci, nonché del reato di omicidio colposo in pregiudizio dell’adolescente di Montefalcione.

La diffusione di tale prodotto sull’intero territorio nazionale ha indotto la procura а estendere le ricerche di questi caricabatterie oltre il proprio circondario di competenza е ad adottare la presente comunicazione al fine di tutelare l ‘incolumità dei consumatori.

Polizia scopre a Marano 7 kg di droga e migliaia di euro contanti, indagini

Agenti della Polizia di Stato della Questura di Cosenza hanno eseguito, nell’ambito dei servizi straordinari disposti dal Questore, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, diversi controlli nel capoluogo bruzio e nel suo hinterland, finalizzati al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti.

In particolare, personale della Squadra Mobile, supportati da una unità cinofila, hanno fatto accesso all’interno di un complesso residenziale composto da villette unifamiliari a Marano Principato, in via San Pietro e, nel corso dell’attività, hanno rinvenuto, in un fondo agricolo a libero accesso, nei pressi della stessa via, 900 grammi di marijuana, 249 grammi di cocaina e 5.700 grammi hashish nonché un pacchetto contenente denaro contante, di diverso taglio, per un totale di oltre 20mila euro, il tutto diversamente confezionato e custodito in una busta per la spesa. Sono in corso indagini.

Macabro in cimitero Calabria, distruggono loculi e resti umani per metterci altri defunti: 16 arresti

Orrore nel cimitero di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria. Un gruppo di persone organizzate vìolavano i loculi dei defunti distruggendo i poveri resti per far posto ad altre salme. Il tutto in modo illegale e non autorizzate.

Sedici persone sono state arrestate dai carabinieri di Gioia Tauro perché ritenuti, a vario titolo, coinvolti in operazioni illecite celate dietro la regolare gestione del cimitero comunale. Gli arresti sono stati operati nelle province di Reggio, Milano e Vicenza in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta del procuratore di Palmi, Emanuele Crescenti.

L’operazione, denominata “Aeternum”, ha preso le mosse da una denuncia presentata ai carabinieri di Cittanova nel dicembre del 2018, quando un cittadino di quel comune si era accorto che, all’interno del tumulo di un proprio caro estinto, era stata abusivamente inserita una seconda salma.

La successiva attività d’indagine ha così permesso di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla “gestione in esclusiva” degli affari cimiteriali del Comune di Cittanova.

Ad essere ritenuti al vertice dell’associazione, 4 degli indagati, ossia l’ex custode del cimitero di Cittanova, oggi in pensione, e tre imprenditori locali, amministratori di due imprese di onoranze funebri. Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, i quattro, tutti sottoposti alla custodia cautelare in carcere, avrebbero creato e gestito un sistema di “gestione parallela” a quello dell’Ente locale. Sostituendosi a quest’ultimo, gli indagati avrebbero proceduto per anni ad estumulazioni non autorizzate, distruggendo o spostando in altri loculi le salme dei defunti, per far posto a nuove sepolture. Tutto questo al fine di accaparrarsi gli affari nel mercato funerario locale per conseguire e preservare la primazia delle imprese guidate dagli odierni arrestati.

Sempre in base alla ricostruzione compiuta dai Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, il pervasivo condizionamento del regolare funzionamento dei servizi cimiteriali sarebbe poi desumibile dalla capacità dei promotori del sodalizio delinquenziale di impossessarsi di quanto versato dai cittadini come imposte relative alla tumulazione dei defunti. Avendo in più occasioni ricevuto tali somme in ragione del servizio pubblico esercitato, l’ex custode se ne sarebbe appropriato, non versandole nelle casse pubbliche cui esse erano destinate, ossia quelle Comunali per i diritti cimiteriali, quelle dell’ASP di Reggio Calabria per i diritti sanitari e quelle Statali in relazione alla marca da bollo.

L’intero sistema criminale si reggerebbe poi su una serie di omessi controlli e falsi in atti pubblici commessi da professionisti pubblici che avrebbero, con la loro condotta, fatto in modo che il sodalizio individuato preservasse la primazia nel settore delle onoranze funebri, rendendo possibile l’arbitraria assegnazione dei loculi e l’abusiva appropriazione dell’importo che i familiari dei defunti pagavano per tasse e tributi cimiteriali.

In particolare, le illecite estumulazioni e le manipolazioni anzitempo delle salme venivano debitamente coperte con la predisposizione di documentazioni falsificate, con cui si dava veste legale alle operazioni. Ad essere coinvolti, insospettabili medici legali dell’ASP Reggio Calabria – Servizio Igiene e Sanità Pubblica, che, chiamati a vigilare sulle estumulazioni o ad eseguire visite necroscopiche, erano pronti a sottoscriverne i verbali delle operazioni per come veniva loro dettato dagli appartenenti all’associazione. Alle volte, come ampiamente documentato dagli accertamenti tecnici compiuti dai Carabinieri, i verbali erano compilati senza che il medico legale (o altri funzionari previsti) fossero presenti sul luogo. Ciò tuttavia non impediva ai camici bianchi di richiedere il rimborso chilometrico previsto dal servizio sanitario per le visite necroscopiche, in realtà mai effettuate. Per 5 di loro, il GIP di Palmi ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Dalle indagini è emerso poi l’interessamento di alcuni appartenenti all’associazione per l’accaparramento delle cappelle una volta appartenenti a tre confraternite religiose, disciolte nel 2007. Con il concorso dell’allora parroco di una chiesa del posto, il quale avrebbe attestato falsamente di essere proprietario delle cappelle gentilizie, in realtà tornate al patrimonio del comune con lo scioglimento degli enti ecclesiastici, gli indagati avevano avviato lavori di ristrutturazione, procedendo alla soppressione di oltre un migliaio di salme, per poter ricavare un diretto guadagno dalla “vendita” dei loculi, pagati anche 3.000 euro dai privati cittadini che, così facendo, aggiravano il regolamento mortuario, accorciando i termini amministrativi e decidendo dove seppellire i propri cari estinti Il progetto criminale, già concretizzatosi per due delle strutture, veniva interrotto solo per il tempestivo intervento dei carabinieri, che sorprendevano gli indagati intenti a sgomberare i loculi della terza cappella.

Altresì coinvolti nelle indagini, il Comandante facente funzione della Polizia Municipale di Cittanova, all’epoca dei fatti vice comandante responsabile del servizio di Polizia Mortuaria, e due vigili, uno ancora in servizio presso il comando locale e un altro nel frattempo diventato funzionario della Polizia Municipale di un comune del milanese. I tre dipendenti pubblici, deputati al servizio di Polizia Mortuaria e ai servizi cimiteriali, assieme all’allora responsabile dell’ufficio tecnico del Comune, risultano indagati per illeciti commessi in occasione dell’esumazioni straordinaria eseguita nell’anno 2020, a seguito di appalto bandito dal Comune di Cittanova ed aggiudicato da una terza impresa di Cittanova, il cui responsabile risulta anch’esso tra gli indagati.

In quel frangente, gli operai della ditta, per massimizzare il numero dei loculi liberati e rendere più economici e rapidi i lavori, avevano eseguito le dissepolture con un uno scavatore, senza alcuna attenzione alla rottura dei feretri ed alla necessità di estrarre a mano i resti mortali. Il materiale di risulta, mischiato a resti umani, veniva poi risotterrato poco distante. Gli agenti della polizia locale e il tecnico comunale, pur essendo tutti stati pienamente consapevoli delle modalità d’azione degli operai perché presenti sul posto, non intervenivano per bloccare le operazioni o, quantomeno, per imporre agli operai una diversa prassi di esecuzione delle operazioni che fosse conforme alla normativa richiamata, lasciando l’impresa libera di proseguire i lavori come più gradito.

A fronte dei gravi indizi di reità e sulla base dell’ipotesi d’accusa avanzata dall’ufficio della Procura, il Tribunale di Palmi – Ufficio GIP ha emesso ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dei quattro capi promotori dell’associazione mentre, nei riguardi di ulteriori 12 indagati, le esigenze cautelari sono state assicurate dall’applicazione degli arresti domiciliari.

Risultano poi sottoposte a sequestro preventivo, grazie agli accertamenti condotti dal Reparto Operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria, le due imprese di onoranze funebri coinvolte nelle indagini dei carabinieri, nonché il sequestro finalizzato alla confisca diretta o per equivalente di quella parte del patrimonio degli arrestati frutto delle condotte illecite. Altresì, è stata sequestrata l’area del cimitero di Cittanova interessata dalle estumulazioni illegali. Il valore dei beni sottoposti a sequestro ammonterebbe a 4.500.000 euro.

Da ultimo, al vaglio degli inquirenti restano le condotte di ulteriori 58 indagati i quali, a vario titolo, avrebbero preso parte alle condotte degli odierni arrestati, pur senza prendere parte all’associazione delittuosa contestata a quattro di questi ultimi.

L’ex custode e i tre imprenditori locali, sottoposti alla custodia cautelare in carcere, sono ritenuti dagli inquirenti al vertice di un’associazione a delinquere. Ci sono 5 medici legali, tre agenti della polizia locale e un sacerdote tra gli arrestati dell’operazione, denominata “Aeternum”, che stamani ha portato all’arresto di 16 accusate di una gestione “parallela” ed illecita del cimitero di Cittanova con l’estumulazione illegale di salme per fare posto a nuove sepolture. Uno dei medici posti ai domiciliari è l’attuale sindaco di Oppido Mamertina.

L’inchiesta, riporta l’Ansa, condotta dai carabinieri del Reparto operativo e del Gruppo di Gioia Tauro, ruota attorno alla figura di Salvatore Ligato detto “Franco”, di 68 anni, l’ex custode, oggi in pensione, del cimitero di Cittanova per il quale il gip Francesco Petrone ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti. In carcere sono stati portati anche tre imprenditori locali, amministratori di due imprese di onoranze funebri: Francesco Galluccio (61), Serafino Berlingeri (56) e Antonino Albanese detto “Antonello” (60).

Ai domiciliari è finito un sacerdote, don Giuseppe Borelli (80), ex arciprete della parrocchia di San Girolamo. La stessa misura cautelare è stata disposta per tre agenti della polizia locale, Maria Cutrì (47), Francesco Falleti (62) e Vincenzo Ferraro (66), per il titolare di un’impresa funebre Francesco Curulla (68), per il custode del cimitero Girolamo Franconeri (61), per il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Cittanova Salvatore Foti (42) e per cinque medici legali dell’Asp di Reggio Calabria, Osvaldo Casella (66), Domenico Mazzaferro (62), Arcangelo Padovano (62), Antonio Russo (66) e Bruno Barillaro (67). Quest’ultimo è anche sindaco del Comune di Oppido Mamertina.

Sono oltre 460, secondo i carabinieri, le salme di cui si sono perse le tracce dopo che sono state tolte illegalmente dal cimitero di Cittanova da un’organizzazione che puntava a liberare gli spazi per nuove sepolture. È quanto emerso nell’inchiesta “Aeternum”, partita nel dicembre 2018 quando un cittadino di Cittanova si è accorto che all’interno del tumulo di un proprio caro era stata abusivamente inserita una seconda salma ed ha denunciato ai
carabinieri.

L’organizzazione si avvaleva della collaborazione di insospettabili medici legali dell’Asp di Reggio Calabria che erano chiamati a vigilare sulle estumulazioni o ad eseguire visite necroscopiche. In realtà 5 medici, finiti ai domiciliari, secondo l’accusa erano pronti a sottoscrivere i verbali delle operazioni per come veniva loro dettato dagli appartenenti all’associazione. A volte i verbali sarebbero stati compilati senza che il medico legale o altri funzionari previsti fossero presenti sul luogo. Ciò tuttavia non impediva ai camici bianchi di richiedere il rimborso chilometrico previsto dal servizio sanitario per le visite necroscopiche, in realtà mai effettuate.

Secondo i carabinieri e la Procura di Palmi guidata da Emanuele Crescenti, sarebbe stato l’ex custode Salvatore Ligato detto “Franco” di 68 anni, a promuovere l’associazione che per anni ha eseguito estumulazioni non autorizzate. Illeciti, per l’accusa, sarebbero stati commessi anche nell’esumazione straordinaria eseguita nel 2020 dopo un appalto del Comune aggiudicato ad un’impresa il cui responsabile risulta tra gli indagati. Gli operai della ditta, per massimizzare il numero dei loculi liberati e rendere più economici e rapidi i lavori, avrebbero eseguito le dissepolture con un escavatore, senza alcuna attenzione alla rottura dei feretri ed alla necessità di estrarre a mano i resti.

Il materiale di risulta, mischiato a resti umani, sarebbe stato poi risotterrato poco distante. Pur avendo assistito alla scena, tre agenti della polizia locale e il tecnico comunale – finiti ai domiciliari – non sarebbero intervenuti per bloccare i lavori o, almeno, per imporre una diversa prassi di esecuzione.

Ai domiciliari è finito anche l’ex arciprete della parrocchia di San Girolamo, don Giuseppe Borrelli. Quest’ultimo avrebbe attestato falsamente di essere proprietario delle cappelle gentilizie, una volta appartenenti a tre confraternite religiose disciolte nel 2007. Su quelle cappelle, tornate in realtà al patrimonio del Comune, gli indagati hanno avviato lavori di ristrutturazione procedendo così alla soppressione di oltre un migliaio di salme, per poter ricavare un guadagno dalla “vendita” dei loculi, pagati anche 3mila euro dai privati cittadini che, così facendo, aggiravano il regolamento mortuario, accorciando i termini amministrativi e decidendo dove seppellire i propri cari estinti.

Relazione Dia: La ‘ndrangheta domina scena criminale ed è presente all’estero

dia direzione investigativa antimafia

È la ‘ndrangheta l’assoluta dominatrice della scena criminale italiana secondo la Relazione semestrale della Dia relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del II semestre del 2022.

“In ragione della coesa struttura, delle sue capacità ‘militari’ e del forte radicamento nel territorio, la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni” si legge nella relazione. “Proiezioni che si spingono anche oltre confine e che coinvolgono molti Paesi europei (Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Germania, Austria, Repubblica Slovacca, Albania e Romania), il continente australiano e quello americano (Canada, USA, Messico, Colombia, Brasile, Perù, Argentina, Australia, Turchia ed Ecuador)”.

Mafie meno violente, agiscono negli affari
La relazione sottolinea anche come le organizzazioni criminali utilizzino sempre meno il ricorso alla violenza e al contrario esercitino sempre più interesse negli affari e negli investimenti, soprattutto in aree del Paese dove c’è una “forte sofferenza economica”. Obiettivo delle organizzazioni criminali anche “stare al passo con le più avanzate strategie di investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e comunitari (Recovery Fund e Pnrr)”.

Attenzione a web e metaverso
Altro aspetto che viene sottolineato, la “resilienza della criminalità organizzata” e la “capacità di cogliere celermente le trasformazioni tecnologiche e dei fenomeni economico-finanziari su scala globale, sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa, non da ultimo grazie agli strumenti tecnologici connessi al metaverso, alle piattaforme di comunicazioni criptate e in generale al web (sia la rete internet che il dark web) e ad altri settori del mondo digitale meno conosciuti”.

Criminalità organizzata calabrese
Nel secondo semestre del 2022 la situazione della criminalità organizzata in Calabria – si legge – permarrebbe sostanzialmente immutata rispetto al precedente periodo dell’anno. Sul piano strutturale la ‘ndrangheta si conferma un’organizzazione a struttura unitaria, governata da un organismo di vertice, cd. “provincia” o “crimine”, sovraordinato a quelli che vengono indicati come “mandamenti” che insistono in 3 macroaree geografiche (il mandamento centro, quello jonico e quello tirrenico) e al cui interno operano le locali e le ‘ndrine, assetto ribadito anche dalle pronunce definitive emesse all’esito del noto processo “Crimine”.

Tuttavia, gli elementi emersi dalle inchieste concluse nel periodo in esame, nel prosieguo, hanno mostrato taluni aspetti d’interesse che, da un’attenta analisi, potrebbero rivelare possibili evoluzioni dei gruppi ‘ndranghetisti avvenute nei vari contesti di riferimento. Fuori dalla regione d’origine, le cosche calabresi, oltre ad infiltrare significativamente i principali
settori economici e produttivi, replicano i modelli mafiosi basati sui tradizionali valori identitari, con “proiezioni” che fanno sempre riferimento al Crimine, quale organo unitario di vertice, che adotta ed impone le principali strategie, dirime le controversie e stabilisce la soppressione ovvero la costituzione di nuove locali. Le inchieste ad oggi concluse hanno, infatti, permesso di individuare nel Nord Italia 46 locali, di cui 25 in Lombardia, 16 in Piemonte, 3 in Liguria, 1 in Veneto, 1 in Valle d’Aosta ed 1 in Trentino Alto Adige.

Più di recente, anche in Emilia Romagna le attività d’indagine hanno gradualmente disvelato una ragguardevole incisività della ‘ndrangheta. Quello degli stupefacenti permane il settore criminale di primaria importanza per la ‘ndrangheta. Nell’ambito del narcotraffico globale le ‘ndrine calabresi occupano ormai da tempo un riconosciuto ruolo di universale livello poiché affidabili sul piano criminale, solvibili su quello finanziario e capaci di gestire una complessa e affidabile catena logistica per il trasporto transoceanico, dai Paesi sudamericani verso l’Europa, dei carichi di droga. Negli ultimi anni, anche alcune aree dell’Africa occidentale e, in particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, sono divenute per le cosche di ‘ndrangheta uno snodo logistico sempre più strategico per i traffici di stupefacenti. Inalterata anche l’operatività delle cosche calabresi nel controllo e nella gestione del patrimonio boschivo e della guardiania, tramite l’imposizione del pizzo anche sulla compravendita dei terreni, guardiania peraltro abusiva ed attività illecita già emersa in pregresse indagini.

In ragione della coesa struttura, delle sue capacità “militari” e del forte radicamento nel territorio, la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni (Lazio, Piemonte e Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Sardegna). Proiezioni che si spingono anche oltre confine maggiormente nei paesi esteri citati all’inizio.

Liquami in un torrente, sequestrato un agriturismo: denunciata la responsabile

I Finanzieri del Comando Provinciale Cosenza, nell’ambito della consueta attività di controllo economico del territorio, hanno eseguito uno specifico servizio di polizia ambientale finalizzato a reprimere lo sversamento abusivo di liquami nell’ambiente da parte di strutture non allacciate alla pubblica fognatura.

In particolare, i militari della Compagnia di Corigliano-Rossano, a seguito di pregressa attività info-investigativa, hanno sottoposto a controllo un agriturismo, per verificare la corretta gestione dei liquami.

Dopo la ricognizione dei locali, si procedeva, unitamente a tecnici nominati ausiliari di polizia giudiziaria, alla tracciatura, mediante liquido di colore rosso, degli impianti reflui industriali della struttura. Veniva accertato che il liquido tracciante, dopo il deflusso nella vasca Imhoff, appositamente modificata, proseguiva lungo una condotta abusiva interrata, lunga circa 250 metri, fino a sfociare nel torrente Malfrancato, in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico.

Tale “espediente” avrebbe permesso per anni agli scarichi prodotti dalla struttura turistica di defluire nel torrente, evitando, continuativamente, il riempimento della vasca ed il relativo svuotamento per lo smaltimento, che dev’essere effettuato da ditte specializzate e iscritte all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali.

Pertanto, per le riscontrate violazioni in materia ambientale, sono stati sottoposti a sequestro i locali della struttura ricettiva, la vasca Imhoff modificata ed il terreno in cui è stata interrata la condotta abusiva, mentre la responsabile è stata denunciata a piede libero alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari.

Incontro tra Putin e Kim Jong-un, cooperazione, anche militare, tra Russia e Corea del Nord

Mercoledì 13 settembre si è svolto al cosmodromo di Vostochny, nella regione dell’Amur, un incontro tra i leader della Russia e della Corea del Nord. I negoziati tra le due delegazioni guidate da Vladimir Putin e Kim Jong-un sono durati più di cinque ore. Come ha detto su Channel One l’addetto stampa del presidente russo Dmitry Peskov, i negoziati tra i leader sono stati molto significativi e concreti.

Lo stesso Putin ha osservato che l’inizio della visita del leader nordcoreano si è rivelato molto produttivo, riporta RT. “C’è stato uno scambio di opinioni molto franco sulla situazione nella regione, sulle relazioni bilaterali”, ha detto il presidente Putin al canale televisivo Rossiya 1.

In programma per Kim Jong-un una visita a Vladivostok e Komsomolsk-on-Amur, ove si recherà presso l’Università Federale dell’Estremo Oriente per vedere alcune strutture dell’Accademia delle Scienze e visiterà le fabbriche di produzione di aerei.

Cosmodromo
Come risulta dal messaggio del Cremlino, i capi di stato hanno prima ispezionato le strutture del cosmodromo: l’officina di assemblaggio del veicolo di lancio del complesso missilistico spaziale Angara, il complesso di lancio del complesso missilistico spaziale Soyuz-2, il complesso di lancio per Angara in costruzione e il centro di controllo del lancio.

Prima dell’arrivo del presidente degli affari di stato della RPDC, Vladimir Putin, in una conversazione con i giornalisti, ha osservato che Kim Jong-un “mostra grande interesse per la tecnologia missilistica, stanno cercando di sviluppare lo spazio”. Egli ha sottolineato che Mosca è pronta ad aiutare Pyongyang in queste questioni, tenendo conto delle sue attuali competenze.

Il capo dello Stato ha mostrato anche al suo omologo nordcoreano l’Aurus. Ha esaminato l’auto dall’esterno e si è seduto anche lui nell’abitacolo.

Negoziazione
Dopo aver ispezionato le strutture del cosmodromo di Vostochny, sono iniziati i negoziati tra i leader dei due paesi con la partecipazione delle delegazioni, per poi tenere una conversazione riservata. RT ha avuto a disposizione anche l’elenco completo dei partecipanti all’incontro allargato. Da parte russa hanno preso parte 13 persone, tra cui il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il ministro dei trasporti Vitaly Savelyev.

Vladimir Putin, durante la parte aperta dei negoziati, ha osservato che l’incontro con Kim Jong-un si è svolto “in un momento speciale”. Ha ricordato che la Corea del Nord ha recentemente celebrato il 75° anniversario della sua creazione e che l’URSS è diventata il primo paese a riconoscere uno stato sovrano e indipendente: la Repubblica popolare democratica di Corea. Inoltre, a breve verrà celebrato il 70° anniversario della fine della Guerra d’Indipendenza coreana.

“Ovviamente dobbiamo parlare di cooperazione economica, questioni umanitarie e situazione nella regione. Abbiamo molte domande. Voglio dire che sono molto felice di vederti. Grazie per aver accettato l’invito e per essere venuto in Russia. Benvenuto!”, ha detto il leader russo.

In risposta, Kim ha osservato che l’incontro si è svolto nel cuore di una potenza spaziale e che la delegazione nordcoreana ha potuto vedere il presente e il futuro della Russia nella costruzione della sua potenza spaziale. Kim Jong-un ha espresso la fiducia che l’incontro con Putin porterà le relazioni bilaterali, che hanno radici profonde, ad un nuovo livello.

“La Russia è ora impegnata in una sacra lotta per difendere la propria sovranità statale e proteggere la propria sicurezza in opposizione alle forze egemoniche che si oppongono alla Russia. E ora vogliamo sviluppare ulteriormente le relazioni. Abbiamo sempre sostenuto e sosteniamo tutte le decisioni del presidente Putin, così come le decisioni del governo russo. “Spero anche che saremo sempre insieme nella lotta contro l’imperialismo e per la costruzione di uno Stato sovrano”, ha detto.

Ricevimento di gala
Al termine dei negoziati, la parte russa ha organizzato una cena ufficiale in onore del presidente della Corea del Nord Kim Jong-un.

Vladimir Putin ha dichiarato che l’attuale visita del leader nordcoreano si svolge nella stessa atmosfera veramente fraterna, amichevole e benevola di quattro anni fa a Vladivostok.

“Anche oggi ci sforziamo di rafforzare i legami di cameratismo e di buon vicinato, agiamo in nome della pace, della stabilità e della prosperità nella nostra regione comune. Tu, compagno Kim Jong-un, segui con fermezza e fiducia la strada tracciata da eminenti statisti […] Erano amici sinceri e veri, sostenitori coerenti della costruzione di relazioni e legami più stretti tra i nostri paesi”, ha affermato il presidente russo.

Il leader russo ha anche usato proverbi per descrivere le relazioni bilaterali tra Russia e la RPDC: “In Corea c’è un proverbio: “I vestiti nuovi sono buoni, ma i vecchi amici sono buoni”. E tra la nostra gente si dice: “Un vecchio amico è meglio di due nuovi”. Questa saggezza popolare è pienamente applicabile alle moderne relazioni tra i nostri paesi”.

Ha anche proposto un brindisi all’ulteriore rafforzamento dell’amicizia e della cooperazione tra la Federazione Russa e la RPDC, al benessere e alla prosperità dei nostri popoli, alla salute del compagno presidente e di tutti i presenti.

Kim Jong-un ha risposto offrendosi di brindare alla buona salute di Putin, alle nuove vittorie della grande Russia, al continuo sviluppo dell’amicizia russo-coreana e alla salute di tutti i cittadini qui presenti.

“Siamo fiduciosi che l’esercito e il popolo russo otterranno sicuramente una grande vittoria nella sacra lotta per punire l’insieme del male che rivendica l’egemonia e alimenta illusioni espansionistiche, e [vincerà la lotta] per creare un ambiente stabile per lo sviluppo”, ha detto.

Inondazione in Libia, è l’apocalisse. Si temono 20mila morti

E’ un’ecatombe senza fine nella devastata città portuale di Derna, in Libia, dove si stima che i morti per la tempesta Daniel potrebbero essere circa 20mila. Il ciclone sabato notte si è abbattuto sulla costa nordorientale della Libia dove tra uragani, inondazioni e dighe crollate sono stati spazzati via interi villaggi e distrutto Derna, la città libica più colpita.

A fronte delle 10.000 vittime dichiarate dalle agenzie umanitarie ufficiali come la Mezzaluna Rossa libica, la nuova drammatica stima di 20.000 morti è del direttore del Centro medico Al-Bayda, Abdul Rahim Mazi, citato dal Guardian, mentre gli aiuti internazionali cominciano a poco a poco ad arrivare sul posto. I morti accertati finora a causa delle inondazioni a Derna sono 3.800, hanno reso noto le autorità locali.

Il mare continua a restituire i cadaveri delle vittime, riversi nelle strade, ma ci vorrà tempo perché un bilancio ufficiale sia confermato. La devastazione è anche peggiore di quanto si temeva inizialmente.

“Il mare scarica costantemente dozzine di corpi”, ha detto Hichem Abu Chkiouat, ministro dell’aviazione civile nell’amministrazione che governa la Libia orientale, ripreso dal quotidiano britannico, e ha aggiunto che la ricostruzione costerà miliardi di dollari. Intanto secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) a Derna sono almeno 30mila gli sfollati.

Migranti, sbarchi senza fine. Assalto a Lampedusa con centinaia di barchini

traffico di migranti
archivio

Sbarchi di migranti senza fine in Italia. Mentre ieri Francia e Germania si sono blindati affermando di non ricollocare più gli immigrati provenienti dal Belpaese, proseguono senza soste gli approdi nel sud, col governo Meloni che non sa che pesci prendere con un fenomeno di portata straordinaria che alla luce degli scarsi risultati raggiunti, poco interessa all’Unione europea che da anni continua a girarsi dall’altra parte, annunciando solo sostegni di facciata, ieri con Junker oggi con Ursula von der Leyen.

In poche ore sono giunti a Lampedusa migliaia di extracomunitari, con piccole imbarcazioni in coda per sbarcare. E ci sono stati momenti di tensione al porto dell’isola, dove militari della Guardia di finanza e agenti di Polizia stanno cercando di contenere centinaia di migranti che chiedono di lasciare il molo. Le forze dell’ordine hanno effettuato anche una carica di alleggerimento sui migranti che tentavano di sfondare il cordone.

La situazione a Lampedusa è “tragica, drammatica, apocalittica. A Lampedusa non si smaltisce nemmeno la spazzatura, l’acqua per l’isola arriva dalla terraferma. La Croce Rossa ha scorte, ma se arrivano in 3 o 4 mila al giorno, tra di loro litigano anche per l’acqua. Siamo tutti in allerta e anche il vescovo è costernato”, dice il parroco dell’isola, don Carmelo Rizzo in una intervista citata dall’Ansa.

Soccorsi e sbarchi autonomi di migranti proseguono senza sosta a Lampedusa dopo i numeri record di ieri. Nel corso della giornata ci sono stati 110 approdi per un totale di 5.112 persone. Dalla mezzanotte sono stati registrati fino ad ora altri 23 arrivi con quasi mille persone. Al momento, al molo commerciale, ci sono decine e decine di migranti, giunti con diverse imbarcazioni, tutti ammassati: sarà impossibile stabilire con quale barchino siano arrivati sull’isola. Soccorritori e forze dell’ordine sono allo stremo: sono stati segnalati altri barchini in viaggio, ma anche migranti già sbarcati sulla terraferma.

Nicola Gratteri è il nuovo procuratore capo di Napoli

Nicola Gratteri

Nicola Gratteri, 65 anni, è il nuovo procuratore della Repubblica di Napoli. L’attuale capo dei pm di Catanzaro è stato nominato alla guida della Procura più grande d’Italia a maggioranza dal Plenum del Csm.

Il posto di procuratore di Napoli era scoperto da quasi un anno e mezzo, da quando cioè Giovanni Melillo lo aveva lasciato per assumere l’incarico di capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

Gratteri ha ottenuto 19 voti, contro i cinque andati al procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, e gli otto al procuratore aggiunto di Napoli Rosa Volpe, che per un anno ha diretto, in qualità di “reggente”, la Procura partenopea.

A favore di Gratteri hanno votato il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, il Pg della Cassazione Luigi Salvato, i laici di centro-destra, il laico di Italia Viva Ernesto Carbone, i consiglieri di Magistratura Indipendente, l’indipendente Andrea Mirenda e il togato di Unicost Antonino Laganà, mentre il resto del gruppo ha sostenuto Amato.

Per Amato si sono espressi anche la presidente della Cassazione Margherita Cassano e il consigliere indipendente Roberto Fontana. A Rosa Volpe sono andati i voti del gruppo di Area, di Mimma Miele (Md) e del laico del Pd Roberto Romboli.

Per la maggioranza che lo ha sostenuto è stata determinante per la prevalenza sugli altri candidati l’ampia e profonda esperienza maturata da Gratteri nel contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata, nella sua dimensione nazionale e transnazionale, che con centinaia di rogatorie lo ha portato a instaurare rapporti con procure di tutto il mondo. Un impegno che anche portato alla cattura di circa 140 latitanti, alcuni dei quali inseriti nella lista dei 30 più pericolosi.

Nel corso del dibattito che ha preceduto il voto non sono mancate critiche al modo di Gratteri di interpretare il ruolo di procuratore, critiche espresse da chi ha sostenuto gli altri candidati, un metodo con cui intende operare alla procura di Napoli, illustrato in occasione della sua audizione al Csm.

La nave Diciotti a Reggio con 528 migranti

migranti nave Diciotto
Archivio

E’ arrivata nel porto di Reggio Calabria la nave Diciotti della Guardia costiera con a bordo 528 migranti recuperati in Area Sar e direttamente portati nello scalo della città calabrese dello Stretto. Molti sarebbero i minori non accompagnati.

Non si hanno invece, al momento, notizie sulla provenienza e sulla presenza di donne. Dopo lo sbarco, i migranti saranno sottoposti a delle visite mediche e successivamente condotti in una struttura di prima accoglienza allestita e messa a disposizione dal Comune di Reggio Calabria a Gallico nella periferia nord della città.

Successivamente, dopo l’identificazione, una metà di loro sarà ospitata a Reggio e l’altra metà trasferita in altre regioni secondo il piano di riparto stabilito dal Ministero dell’Interno.

Esplosione in fabbrica polvere pirica, tre morti

E’ di tre vittime il bilancio di una deflagrazione che si è verificata alla Sabino Esplodenti di Casalbordino (Chieti), per cause che sono ancora in corso di accertamenti.

Lo hanno confermato gli inquirenti citati dall’Ansa. Anche nel dicembre del 2020, in un altro incidente nella stessa azienda di Contrada Termini, persero la vita tre operai. La fabbrica smaltisce e recupera polvere da sparo da bonifiche.

L’ultimo incidente mortale in Abruzzo che abbia riguardato fabbriche o depositi di materiale pirico risale allo scorso febbraio, quando un uomo morì nell’esplosione di un deposito alle porte di Teramo.

Anche nell’esplosione che si verificò nel dicembre del 2020 alla Esplodenti Sabino di Contrada Termin ci furono tre vittime. L’ultimo incidente mortale in Abruzzo che ha riguardato fabbriche o depositi di materiale pirico risale allo scorso febbraio quando un uomo morì nell’esplosione di un deposito alle porte di Teramo.

L’azienda del vastese non è nuova a queste tragedia: nella stessa fabbrica nel 1992 era morto il 48enne Bruno Molisani, ucciso dall’innesco di una spoletta; e nel 2009 due persone rimasero ferite gravemente in un’esplosione.

Bimbo con febbre alta muore all’ospedale di Cosenza, grave il fratellino

Ospedale annunziata

Un bambino di 15 mesi è morto nella serata di ieri nel reparto di neonatologia dell’ospedale di Cosenza e il fratellino di 5 mesi, portato successivamente nel nosocomio con gli stessi sintomi ma in condizioni meno compromesse, è stato trasferito in gravi condizioni al Bambino Gesù di Roma.

I due piccoli, figli di una coppia di Cassano allo Ionio, entrambi con febbre mai scesa sotto i 40 gradi, come riporta la stampa locale, erano arrivati nel pomeriggio di ieri provenienti dal nosocomio di Castrovillari.

Il bimbo più grande, che poi è deceduto, accusava il forte stato febbrile da diversi giorni ed è arrivato in ospedale in condizioni già molto compromesse.

L’impegno dei sanitari che hanno tentato in tutti i modi di capire l’origine della grave sintomatologia non è purtroppo bastato ad evitare l’epilogo più tragico per il più grande dei due. Per l’altro bambino di soli cinque mesi è stato disposto il trasferimento nell’ospedale pediatrico della Capitale dove è giunto nella notte con un volo militare. Le sue condizioni sarebbero stabili.

I medici dell’ospedale di Cosenza hanno avviato tutte le procedure per risalire all’origine del decesso del bambino più grande. I primi accertamenti avrebbero escluso ipotesi di infezioni batteriche da meningococco. Si ipotizzano possibili fattori ambientali. La famiglia vive in una zona di campagna.

Alla notizia della morte del figlio, il genitore si sarebbe sfogato facendo volare qualche sedia e suppellettile del reparto.

Euro24, l’Italia batte l’Ucraina 2-1: decide la doppietta di Frattesi

Frattesi esulta coi compagni di squadra Barella e Zaniolo (Figc)

Bella e sfrontata nel primo tempo, intelligente e matura nella ripresa. E quel che più conta vincente. In un ‘Meazza’ riscaldato dalla passione di quasi 60mila tifosi, la Nazionale italiana riprende la corsa verso l’Europeo battendo 2-1 l’Ucraina e agganciandola al secondo posto nella classifica del girone. Dietro alla capolista Inghilterra ci sono ora tre squadre a quota 7 punti, ma gli Azzurri hanno giocato una gara in meno rispetto agli ucraini e alla Macedonia del Nord. L’Italia sembra già aver recepito i dettami di Spalletti, correndo e facendo correre il pallone, pressando con insistenza e mettendo in campo quella qualità nelle giocate che, complice un campo in pessime condizioni, non si era vista in Macedonia.

La doppietta di Frattesi, senza dubbio il migliore in campo, ci consegna il doppio vantaggio, ma in chiusura di primo tempo l’ucraino Yarmolenko riapre la partita. Nel giorno del rientro a scuola per milioni di studenti italiani, la Nazionale dimostra di aver imparato la lezione di Skopje e nonostante il vantaggio continua a spingere alla ricerca del terzo gol, senza farsi schiacciare dalla paura. E porta a casa una vittoria meritata, che potrebbe rivelarsi determinante per centrare la qualificazione all’Europeo.

LA PARTITA. Sono cinque i cambi rispetto alla partita con la Nord Macedonia, tre dei quali obbligati visti gli infortuni di Mancini, Politano e Tonali. Davanti a Donnarumma, per l’occasione con la fascia da capitano al braccio, Scalvini (classe 2003), già subentrato a Mancini nella ripresa con i macedoni, va ad affiancare Bastoni (classe 1999), formando quella che potrebbe essere la coppia di centrali del futuro. Per il resto è la stessa difesa vista a Skopje, con Di Lorenzo e Dimarco chiamati a spingere sulle fasce in un 4-3-3 in cui cambiano per due terzi sia il centrocampo che il tridente d’attacco, dove gli unici confermati sono Barella e Zaccagni. In regia c’è Locatelli, Frattesi è l’altra mezzala. In avanti spazio a Zaniolo, con Spalletti che lascia in panchina Immobile e lancia Giacomo Raspadori, uomo decisivo un anno fa a San Siro con l’Inghilterra. Più limitata la rotazione del Ct ucraino Rebrov, che rispetto alla sfida di sabato con l’Inghilterra ne cambia solo tre: fuori mister 100 milioni Mudryk e dentro Yarmolenko, mentre Dovbyk viene preferito a Yaremchuk come terminale offensivo.

Dopo gli inni nazionali spinta dai sessantamila di San Siro l’Italia parte forte e al 3’ effettua la prima conclusione della sua partita con Di Lorenzo, che da fuori area calcia alto. Il pressing alto degli Azzurri favorisce il recupero del pallone nell’area avversaria, gli scambi sono rapidi e precisi. Merito anche del terreno di gioco del ‘Meazza’, un tavolo da biliardo rispetto al campo della ‘Todor Proeski Arena’ di Skopje. Il copione è prevedibile: gli Azzurri a fare la partita, l’Ucraina rintanata nella propria metà campo ma pronta a far male con le ripartenze, come quella da cui sabato con gli inglesi è nato il gol del momentaneo vantaggio di Zinchenko.

Al 10’ bella combinazione made in Napoli sull’asse Di Lorenzo-Raspadori, che da ottima posizione non inquadra la porta. È il preludio al gol del vantaggio: Sudakov al limite dell’area scivola, Zaccagni gli ruba palla e serve Frattesi, che con un destro secco fulmina Bushchan. Esulta il pubblico di San Siro, Spalletti in panchina applaude. Gioca bene l’Italia, Zaccagni e Zaniolo sono ispirati e combinano bene sulle fasce con Dimarco e Di Lorenzo. Al 26’ Dimarco crossa per la testa di Frattesi, torre aerea per Raspadori che manda alto al volo dall’altezza del dischetto. Tre minuti dopo arriva il meritato 2-0, con Frattesi che sfrutta un rimpallo dopo una conclusione di Zaniolo murata dalla difesa e realizza la sua prima doppietta in Nazionale, la terza rete consecutiva dopo quella segnata a giugno con i Paesi Bassi in Nations League. E poco importa che l’esultanza sia a scoppio ritardato. Lo spagnolo Hernandez, su segnalazione del guardalinee, annulla, ma il VAR lo richiama: la posizione è regolare, il gol è buono. La pratica però non è chiusa, l’Ucraina è viva. Donnarumma si oppone per due volte a Dovbyk, ma la seconda volta Yarmolenko è in agguato e sulla respinta fa 2-1.

L’Ucraina esce dagli spogliatoi intenzionata a completare la rimonta. Ci prova Tsygankov, Locatelli si oppone in scivolata, poi Dovbik sfugge alla marcatura di Bastoni e per nostra fortuna calcia a lato. L’Italia ha più spazi a disposizione, il solito Dimarco trova sul secondo palo Zaniolo che serve l’accorrente Zaccagni, ma la conclusione è da dimenticare.

Entrano Biraghi per Dimarco e Gnonto per Zaccagni, mentre Rebrov si gioca la carta Mudryk. Al 60’ un colpo di tacco illuminante di Zaniolo manda in porta Raspadori, ma Bushchan si allunga e devia in angolo. Scalvini di testa manda alto, Zaniolo da fuori area impegna ancora Bushchan. Poi, al termine di un flipper nell’area ucraina, Locatelli centra la traversa. L’Italia non si accontenta del 2-1, vuole chiudere la partita memore di quanto successo tre giorni fa a Skopje. Per l’ultimo quarto d’ora Spalletti manda in campo anche Orsolini e Retegui per Zaniolo e Raspadori: in campo forze fresche, ma senza abbassarsi troppo. Mudryk si incarica di battere una punizione dalla stessa posizione da cui Bardhi ha trafitto Donnarumma, la mira fortunatamente è diversa. Ci prova anche Konoplya, che sfrutta i centimetri in più rispetto a Gnonto e di testa manda a lato. È proprio l’attaccante del Leeds ad avere sul piede il pallone del 3-1, ma al momento di concludere si fa anticipare. Poco male, perché dopo tre minuti di recupero l’arbitro dice che è finita. Ed è una vittoria, la prima del nuovo corso targato Spalletti, che vale oro.

Il cammino verso l’Europeo riprenderà tra un mese: il 14 ottobre l’Italia ospiterà Malta a Bari, poi il 17 volerà a Wembley per affrontare l’Inghilterra in una partita che rievoca il dolce ricordo del trionfo a Euro 2020. Un titolo da difendere la prossima estate in Germania, ma prima c’è una qualificazione ancora tutta da conquistare.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO