10 Ottobre 2024

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Presunti abusi sessuali su pazienti oncologici, arrestato un infermiere

Avrebbe abusato sessualmente di numerosi pazienti oncologici durante le ore di servizio presso una delle principali strutture ospedaliere di Catanzaro. Protagonista un infermiere ultraquarantenne che è stato arrestato stamani a conclusione di indagini della Guardia di finanza del capoluogo calabrese. L’uomo è indagato per violenza sessuale.

Ad emettere la misura cautelare, in carcere, il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Catanzaro che ha accolto la richiesta della locale procura, nella persona del sostituto procuratore aggiunto Giulia Pantano.

Secondo l’accusa, l’infermiere avrebbe abusato delle condizioni fisiche e psichiche dei pazienti, affetti da gravi malattie oncologiche, costringendoli a subire “atti sessuali” contro la loro volontà, nello svolgimento del proprio servizio.

“Numerosi” sarebbero stati gli episodi consumati per circa un anno dentro le mura del presidio ospedaliero “De Lellis” – Ciaccio di Catanzaro (ora Renato Dulbecco). Le risultanze investigative emerse, avrebbero consentito di delineare un quadro contraddistinto da svariati e presunti episodi lesivi della sfera personale altrui.

Nel corso delle indagini, svolte dalle Fiamme gialle del gruppo di Catanzaro, sono state sentite diverse testimonianze che hanno confermato la sussistenza dei presunti comportamenti dell’indagato.

Fallimenti pilotati da un finto commercialista, 5 arresti e un milione sequestrato

Militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Firenze, nell’ambito di una più ampia inchiesta che allo stato vede indagate 22 persone e circa altrettante società, hanno dato esecuzione a una ordinanza restrittiva della libertà personale di cui una in carcere e 4 agli arresti domiciliari nei confronti di persone fisiche che a vario titolo sono ritenute responsabili di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Contestualmente, i finanzieri fiorentini hanno eseguito numerose perquisizioni nella città metropolitana di Firenze e nelle province di Livorno, Milano, Reggio Calabria, Lucca, Pisa, Pordenone, Roma e Frosinone.

L’articolata indagine svolta dal 2° Nucleo operativo metropolitano di Firenze, anche attraverso indagini tecniche, ha permesso di acclarare un collaudato e pluriennale sistema delinquenziale, gestito da una famiglia toscana. Dalle attività info-investigative poste in essere è stato possibile rilevare come i principali indagati, attraverso prestanome e con la collaborazione di consulenti che esercitavano abusivamente la professione di dottore commercialista rilevavano, intestandole fittiziamente a “teste di legno”, società gravate da consistenti debiti sia commerciali che erariali, permettendo così ai reali proprietari di evitare conseguenze civili e penali e di sottrarsi al pagamento delle imposte. Infatti, in alcuni casi, le società restavano inattive e venivano svuotate dei propri asset principali, in altri continuavano ad operare gestite dai vecchi proprietari e in altri ancora venivano utilizzate solo per emettere fatture e far circolare denaro tra le varie società di “famiglia”.

Contestualmente all’esecuzione degli arresti è stato eseguito il sequestro finalizzato alla confisca diretta di 3 immobili siti nel comune di Reggio Calabria del valore di 750.000 euro e valori fino alla concorrenza di detta somma, nonché il sequestro preventivo per equivalente pari a 106.651 euro nei confronti di 3 persone fisiche per i delitti di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, bancarotta fraudolenta e cagionamento doloso del dissesto.

Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore delle persone sottoposte ad indagini.

‘Ndrangheta e droga, sequestrati 7 quintali di coca e 700 milioni cash: 21 arresti

TRIESTE – Altro duro colpo inferto al narcotraffico internazionale: dalla mattinata odierna 50 finanzieri, con il supporto aereo del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che coinvolge 14 persone tra Italia e Colombia, che si aggiungono ad altre 7 già arrestate in flagranza di reato, in seguito alle indagini condotte dal Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Trieste, con la guida ed il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo giuliano, Federico Frezza, che hanno portato al sequestro di oltre 7 quintali di cocaina.

Ad un anno di distanza dal sequestro di 4,3 tonnellate di cocaina e l’arresto di 38 persone, tra cui esponenti del noto “Clan del Golfo” colombiano, a finire nel mirino degli inquirenti è la volta dell’Ejercito de Liberation National (ELN), gruppo paramilitare rivoluzionario del paese sudamericano, i cui interessi criminali nel mercato della droga toccano gli Stati Uniti e arrivano sino in Europa.

Grazie alla consolidata collaborazione con l’Autorità Giudiziaria (Fiscalia 41) e la Polizia Colombiana, unitamente all’Agenzia statunitense Homeland Security Investigations (HSI) e la Guardia Civil spagnola, oltre agli emissari del cartello sono stati individuati diversi gruppi criminali acquirenti, di origine francese, marocchina nonché collegati a importanti realtà di ‘ndrangheta e camorra, operanti in Lombardia, Campania e Calabria.

Fondamentale per il buon esito dell’operazione l’utilizzo di agenti “undercover”, che si sono insinuati nei gangli dello stoccaggio e nella distribuzione all’ingrosso dello stupefacente, così da ricostruire i legami dei produttori sudamericani con gli acquirenti in territorio italiano ed i collegamenti tra questi e diverse figure di mediatori.

Quindici le “consegne controllate” effettuate nei primi mesi di quest’anno dai finanzieri, in perfetta sinergia con l’autorità giudiziaria, grazie alle quali, oltre ad identificare broker e grossisti oggi colpiti dalla misura cautelare, sono stati tratti in arresto anche trasportatori e fiancheggiatori di un collaudato sistema di smistamento sul territorio.

Oltre alla droga, il cui valore di acquisto per le organizzazioni si aggira sui 15 milioni e mezzo di euro e che sul mercato finale ne avrebbe fruttati dai 70 agli 80, sono stati sottoposti a sequestro anche 700mila euro in contanti e 8 automezzi, di cui un autoarticolato: risorse e mancati introiti sottratti alle illecite ricchezze accumulate dal complesso sistema di affari del narcotraffico mondiale, senza contare le ricadute in termini di “costo sociale”.

Drammatico incidente nel Frusinate, tre morti

È di tre vittime il bilancio dell’incidente stradale avvenuto poco prima della mezzanotte sulla superstrada Cassino-Sora, nel Frusinate, nei pressi dello svincolo per Fontechiari.

Nello scontro frontale, violentissimo, sono rimaste coinvolte due auto, una Ford e una Punto. Sulla prima viaggiava una coppia di fidanzati, nell’altra un ragazzo. Tutti e tre sono morti sul colpo.

Le vittime sono Alessio Tuzi, 30 anni, conducente di ambulanze della “Campoli Soccorso”, residente a Fontechiari. Il giovane era in compagnia di Iris De Vincenzi, di 26 anni, residente ad Arnara. I due viaggiavano su una Ford Fiesta che si è scontrata con la Fiat Punto condotta da Alessandro Muscedere, 19 anni, di Vicalvi.

Sul tragico incidente la Procura ha aperto una inchiesta per accertare la dinamica ed eventuali responsabilità.

Serie B, tonfo in casa del Cosenza: Gioca bene ma perde 1-2 contro la Cremonese

La rete di Mazzocchi che porta al momentaneo pareggio il Cosenza

Dopo il grande successo fuori casa contro il Palermo, il Cosenza rimedia un’altra pesantissima sconfitta al Marulla. Questa volta a strappare tre punti ai Lupi è stata la Cremonese che si è aggiudicata la gara per 1-2.

Dopo un primo tempo a reti inviolate, al 61′ della ripresa sblocca la partita Collocolo. A stretto giro una prodezza di Mazzocchi porta la partita in parità. Al 79′ è Cola a riportare in vantaggio i grigiorossi.

Non proprio male la prestazione dei Lupi, soprattutto nel primo tempo. Al 5′ c’è il primo angolo del match, lo battono i padroni di casa dalla destra. Calò mette in mezzo ma la difesa della Cremonese allontana. Arriva allora Cimino dai 22 metri e prova la botta nell’angolino basso, ma Sarr risponde presente con un grande intervento plastico. All’ottavo minuto due buoni occasioni per gli ospiti che si fanno pericolosi con Coda. Replica il Cosenza con belle prestazioni di Canotto, Marras e Tutino che costruiscono bene ma, vuoi anche per sfortuna, non concludono nello specchio avversario.

Occasioni da una parte e dall’altra con le due squadre attente a non prendere gol. Occasione d’oro per gli undici di Caserta al 40′. Il Cosenza parte da un lancio lungo a cercare un esterno. Tutino parte alle spalle della linea difensiva della Cremonese ma, a tu per tu con Sarr dentro l’area piccola, smorza il sinistro centrando in pieno il palo. Tutino scatenato nel recupero del pt: il numero nove salta due avversari, entra in area ma trova l’uscita bassa perentoria di Sarr, il quale fa sua la sfera con caparbietà. Si va negli spogliatoi sullo 0-0.

Nella ripresa cambia la partita, nella prima fazione giocata con intelligenza e bravura dal Cosenza. Gli uomini di Stroppa sono in forte pressing. Un’offensiva che darà i suoi frutti al 61′. Altra invenzione di Vazquez col tacco, Castagnetti riceve e spadroneggia palla al piede in area apparecchiando poi per Collocolo che di piatto rasoterra ha battuto Micai e suggella un grande inizio di ripresa dei grigiorossi.

Mister Caserta aveva fatto uscire l’ottimo Canotto (autore della rete decisiva a Palermo) per Mazzocchi. Una mossa che ha premiato, al punto che due minuti dopo, al 63′, arriva il pari. Angolo dalla destra per i rossoblù e il neo-entrato stacca di testa alla perfezione, superando Sarr. E’ 1-1

Dopo un’altra serie di sostituzioni, e con azioni offensive da entrambe le parti, al 79′ al Marulla cala il gelo: cross dalla sinistra di Sernicola per Coda che tocca la sfera quel che basta con la nuca per mettere fuori causa Micai. Di nuovo avanti i grigiorossi. Finisce così 1-2. Il Cosenza resta fermo a quota 8 in classifica mentre la Cremonese balza a 10 punti. Sabato 30 settembre i Lupi vanno a Pisa reduce da uno 0-0 a Reggio Emilia.

COSENZA: Micai; Cimino (44′ st Crespi), Venturi, Sgarbi, Fontanarosa (32′ st D’Orazio); Marras (32′ st Florenzi), Voca (13′ st Viviani), Calò, Canotto (13′ st Mazzocchi); Tutino, Forte.  A disp. : Marson, Rispoli, Meroni, La Vardera, Praszelik Arioli, Zilli.  All. : Caserta
CREMONESE
: Sarr; Antov, Ravanelli, Lochoshvili; Sernicola, Collocolo, Castagnetti (36′ st Majer), Abrego (26′ st Okereke); Zanimacchia (26′ st Ghiglione), Vasquez (39′ st Bertolacci); Coda (39′ st Ciofani). A disp. : Saro, Jungdal, Rocchetti, Pickel, Valzania, Brambilla, Sekulov, Tsadjout.  All. : Stroppa

ARBITRO: Giuseppe Collu di Cagliari. Assistenti: Prenna di Molfetta, Trasciatti di Foligno,. IV ufficiale: Mucera di Palermo. VAR: Mariani di Aprilia. AVAR: Camplone di Pescara.
MARCATORI: 17′ st Collocolo, 19′ st Mazzocchi, 35′ st Coda,

Zelensky in Canada applaude “eroe ucraino”, ma era un Nazista che massacrò Polacchi ed Ebrei

Un criminale di guerra nazista canadese-ucraino, Jarosław Hunk, di 98 anni, è stato ricevuto con tutti gli onori in Canada, durante la visita di Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, ospite dell’omologo Justin Trudeau. Addirittura applaudito dal parlamento canadese mentre l’ex delle SS di Hitler era seduto in tribuna. Il fatto ha suscitato scandalo e proteste, ma è passato in sordina nei principali media occidentali, evidentemente imbarazzati per la grande gaffe che offende i parenti delle vittime del nazismo.

Lo scorso 23 settembre, il presidente della Camera dei Comuni, Anthony Rota, ha menzionato Hunk definendolo un “eroe canadese e ucraino” che avrebbe combattuto per l’indipendenza ucraina. In realtà ha combattuto al fianco di Adolf Hitler sterminando moltissimi ebrei e polacchi nella Polonia occupata dai tedeschi.

Hunk ha ricevuto una standing ovation e anche Volodymyr Zelensky ha applaudito. Nulla di cui meravigliarsi, dal momento che l’Ucraina celebra come “eroe nazionale” Stepan Bandera, nazionalista ucraino che collaborò e prestò le sue gesta al Terzo Reich del Fuhrer. La questione che però imbarazza è che proprio Zelensky è un ebreo, un comico di successo prestato alla politica divenuto, con grande sorpresa, presidente della nazione gialloblù e che oggi, chiedendo aiuti in armi e denaro all’occidente collettivo per difendersi dall’ “orso cattivo” Putin, omaggia un criminale nazista che ha contribuito a sterminare il suo stesso popolo. Più di qualcosa non quadra, è il caso di dire.

Da ricordare che Putin nel giustificare l’operazione militare speciale in Ucraina il 24 febbraio 2022 disse di voler “denazificare e demilitarizzare” quel paese. I russi – oltre all’occidente e alla Nato che, secondo Mosca, ha piazzato missili nucleari nel loro cortile -, lamentano il fatto che il battaglione di Azov, ritenuto un gruppo paramilitare nazista, dal 2014 ha ucciso migliaia di cittadini ucraini nel Donbass solo perché parlavano il russo.

Il professor Ivan Kachanovski dell’Università di Ottawa, citato da Gazeta.pl, ha osservato che il criminale nazista Jaroslaw Hunk ha prestato servizio nella 14° divisione granatieri delle Waffen SS-Galizia. Questa unità, tra le altre cose, uccise polacchi ed ebrei. Come nota la BBC, il gruppo ebraico canadese “The Center for Israel and Jewish Affairs” ha affermato di essere “profondamente preoccupato” per il fatto che un veterano nazista venga onorato.

Anthony Rota si è subito scusato per aver elogiato un ucraino che aveva prestato servizio in un’unità nazista delle SS. “Ho appreso ulteriori informazioni che mi fanno pentire della mia decisione”, ha detto. Ha detto che una situazione del genere “non sarebbe mai dovuta accadere”. “Vorrei scusarmi in particolare con le comunità ebraiche in Canada e nel mondo. Mi assumo la piena responsabilità delle mie azioni, ha aggiunto.

In molti però in Canada (e in Ucraina) sapevano chi era il criminale omaggiato nel parlamento canadese alla presenza di Zelensky. Non vive da clandestino o da fuggiasco come diversi ex nazisti poi catturati a distanza di decenni. Lo stesso Hitler era riuscito a fuggire in America Latina aiutato dai servizi americani. A differenza della narrazione ufficiale che lo voleva suicida nel suo bunker a Berlino con Eva Braun, il Fuhrer dopo la disfatta – secondo documenti desecretati – grazie alla Cia era riuscito a scappare nel sud America dove morì negli anni ’60. Leggi. Della serie ‘ci sono secoli di storia da riscrivere’.

Ambasciatore polacco in Canada: “Mi aspetto delle scuse”
Le scuse di Rota non sono però bastate. Anche l’ambasciatore polacco in Canada, Witold Dzielski, ha commentato questa situazione. “Riferendosi ai commenti dei media riguardanti la visita del Presidente dell’Ucraina al Parlamento del Canada, vorrei informarvi che l’Ambasciata della Repubblica di Polonia risponde sempre a questioni delicate sulla base di un’analisi dettagliata. Agiamo con decisione, non necessariamente in modo mediatico”, ha scritto domenica su X.

“La Polonia, il miglior alleato dell’Ucraina, non accetterà mai di insabbiare tali criminali! Come ambasciatore polacco in Canada, mi aspetto delle scuse”, ha aggiunto in un altro articolo.

I carabinieri scoprono e sequestrano circa mille piante di marijuana

I Carabinieri sulla Piana di Gioia Tauro nel corso di perlustrazioni al fine di contrastare le coltivazione di cannabis, hanno scoperto e sequestrato tre diverse piantagioni composte complessivamente da un migliaio di piante di marijuana.

L’attenzione dei Carabinieri si è focalizzata proprio sul Comune di Gioia Tauro oltre che su Delianuova e Serrata in uno sforzo, coordinato e sinergico tra le componenti dell’organizzazione territoriale e lo squadrone cacciatori Calabria.

A Delianuova i militari della locale Stazione hanno individuato, in un terreno di libero accesso, una coltivazione di circa 150 piante da circa 2 metri l’una, verosimilmente di cannabis indica. In questa circostanza, dopo il prelevamento di alcuni esemplari per il campionamento, l’illecita piantagione è stata totalmente distrutta su disposizione dell’autorità giudiziaria di Palmi.

Simile operazione è stata svolta dai Carabinieri della Stazione di Serrata e di Galatro che hanno scoperto una piantagione di canapa in una zona di aperta campagna in località Prateria. A seguito di numerosi servizi di osservazione, la piantagione, composta da circa 350 piante, è stata campionata e distrutta.

Anche a Gioia Tauro si è proceduto al sequestro di una piantagione da circa 500 piante di cannabis. Indagini sono in corso per risalire ai responsabili delle coltivazioni di “erba”.

In auto con due kg di cocaina, arrestati due ‘corrieri’

Viaggiavano a bordo di un’auto con due chili di cocaina nascosti sotto il sedile dell’auto. Protagonisti due ‘corrieri’ vibonesi fermati dalla Guardia di finanza nei pressi dello svincolo autostradale di Sibari/Firmo, in provincia di Cosenza. I due sono stati quindi bloccati e arrestati con l’accusa di detenzione di droga ai fini dello spaccio.

I militari della Compagnia di Castrovillari, nell’ambito di un servizio di controllo del territorio nei pressi del citato raccordo dell’A2, hanno fermato un’autovettura con a bordo due cittadini residenti nel vibonese.

A seguito di una perquisizione personale e del mezzo, sono stati trovati, occultati all’interno di un doppiofondo ricavato sotto il sedile del conducente, due panetti avvolti da nastro adesivo trasparente contenenti lo stupefacente. Inevitabili le manette.

Le Fiamme gialle di Castrovillari, già lo scorso mese di agosto, sempre nel corso di servizi antidroga disposti dal comando provinciale Gdf di Cosenza, avevano sequestrato diversi grammi di stupefacente e segnalato due persone.

Dopo lite accoltella un uomo, in carcere un ventottenne

I Carabinieri della Compagnia di Scalea hanno dato esecuzione ad un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Paola nei confronti di un 28enne di Scalea, già noto alle Forze dell’ordine, gravemente indiziato dei reati di tentato omicidio e porto di armi od oggetti atti ad offendere.

Il provvedimento scaturisce da un’attività d’indagine sviluppata dalla Stazione Carabinieri di Scalea (CS) e coordinata dalla Procura della Repubblica di Paola che ha consentito di far luce, in tempi brevissimi, su un grave evento verificatosi qualche notte prima a Scalea.

I militari, alle ore 2 circa del 4 settembre, allertati da una chiamata giunta sul numero d’emergenza 112, sono intervenuti nei pressi di un noto locale del posto dove era stata segnalata la presenza di un ragazzo ferito. Giunti sul posto hanno difatti constatato che un giovane di origini romene era stato colpito da 3 coltellate al torace, al fianco sinistro e nella zona sottoascellare sinistra.

Fondamentali per la ricostruzione di quanto accaduto e per l’identificazione dell’autore del reato sono state le testimonianze delle persone che hanno assistito ai fatti, raccolte dai carabinieri e sottoposte al vaglio della Procura della Repubblica di Paola.

Secondo quanto ricostruito l’indagato, dopo una prima lite con il ragazzo nata per futili motivi, si è allontanato dal locale per poi tornare nuovamente, questa volta armato di coltello; è scaturita una violenta colluttazione tra i due al culmine della quale l’aggressore ha estratto l’arma e ha ripetutamente colpito la vittima attingendola in prossimità di organi vitali.

Quest’ultima è stata trasportata d’urgenza al Pronto Soccorso dell’ospedale di Cosenza dove è rimasta ricoverata in prognosi riservata, ma non in pericolo di vita.

Gli accertamenti investigativi appena descritti hanno permesso l’emissione del provvedimento restrittivo nei confronti dell’indagato, rintracciato a Scalea. Nel corso delle attività di perquisizione eseguite dai militari è stato rinvenuto anche un coltello a serramanico corrispondente verosimilmente a quello utilizzato per il tentato omicidio.

Al termine delle formalità di rito, il fermato è stato tradotto presso la casa circondariale di Paola. Il G.I.P. del Tribunale di Paola, su richiesta della locale Procura della Repubblica, valutati tutti gli elementi raccolti dagli inquirenti, ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere.

Scontro auto-moto, morta la bimba di 8 anni gravemente ferita

Ospedale pugliese Catanzaro

E’ morta stamane nell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro Annamaria Calabretta, la bambina di 8 anni gravemente ferita in un incidente stradale avvenuto venerdì 22 settembre nel centro abitato di Crotone.

La piccola, che frequentava la terza elementare all’istituto comprensivo Alcmeone di Crotone, venerdì era a bordo di una moto guidata dal compagno della madre, un trentaduenne che era andato a prenderla da scuola come faceva sempre.

L’incidente stradale è avvenuto su via Giovanni Paolo II, nei pressi della piscina olimpionica dove, per cause in corso di accertamento, la moto si è scontrata con un’auto condotta da un quarantottenne che transitava sulla stessa corsia di marcia.

A causa dell’urto sia il conducente della moto che la bambina sono stati sbalzati dal mezzo e sono finiti dalla parte opposta della carreggiata sbattendo violentemente.

Le condizioni della piccola sono apparse subito gravissime e per questo è stata trasportata d’urgenza nell’ospedale di Catanzaro dove però stamane è deceduta.

L’uomo che era alla guida della moto, dopo essere stato stabilizzato nell’ospedale di Crotone, è stato trasferito anche lui al Pugliese-Ciaccio di Catanzaro dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico. E’ in prognosi riservata ma fuori pericolo. Le indagini sull’incidente sono condotte dalla Polizia locale.

Mosca inserisce tra ricercati il presidente della Corte penale internazionale

Il ministero dell’Interno russo ha inserito nella lista dei ricercati il presidente della Corte penale internazionale dell’Aja, Piotr Hofmanski. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti.

“Ricercato in base a un articolo del Codice penale”, si legge nella spiegazione del sito del ministero dell’Interno della decisione di inserire Hofmanski nella lista dei ricercati.

La Cpi, di cui Mosca non riconosce la giurisdizione, ha emesso il 17 marzo scorso un ordine di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin e del difensore civico per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, accusandoli del “di deportazione illegale di bambini” dal Donbass dell’Ucraina orientale alla Russia. Mosca aveva giustificato che i bambini li aveva portati “in aree sicure” dai bombardamenti ucraini e dalle violenze del battaglione nazista di Azov che dal 2014 massacra bimbi, donne e anziani nelle tre repubbliche indipendentiste filorusse.

Pochi giorni dopo, il comitato investigativo russo aveva aperto un procedimento penale contro i giudici della CPI Tomoko Akane, Rosario Salvatore Aitala, Sergio Gerardo Ugalde Godinez e il pubblico ministero Karim Ahmad Khan. I primi tre sono stati accusati di consapevole detenzione illegale e preparazione per un attacco contro un rappresentante di uno Stato straniero, e il pubblico ministero è stato accusato di aver portato a responsabilità penale una persona consapevolmente innocente, nonché di aver accusato illegalmente una persona di aver commesso un atto grave o particolarmente grave.

A maggio, il presidente del comitato investigativo, Alexander Bastrykin, ha dichiarato che l’agenzia avrebbe inserito nella lista dei ricercati i giudici della CPI che avevano emesso il mandato di “arresto” di Putin.

Come ha affermato il portavoce del leader russo Dmitry Peskov, è inaccettabile sollevare la questione della CPI riguardo all’“arresto di Putin”. Mosca (ma nemmeno Usa e Cina e altri stati, ndr) non riconosce la giurisdizione del tribunale e qualsiasi sua decisione è nulla dal punto di vista legale.

Il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Dmitry Medvedev ha osservato che l’emissione del mandato crea un enorme potenziale negativo e potrebbe avere conseguenze sotto forma di una risposta da parte della Russia. Medvedev aveva definito il mandato della Cpi “carta igienica”. Una foto della scorsa primavera ritraeva il presidente ucraino Zelensky con il procuratore della Corte Karim Ahmad Khan.

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Controlli dei CC nel Centro storico di Cosenza, trovate armi e droga. Indagini

Nel Centro storico di Cosenza, i carabinieri della sezione radiomobile della Compagnia di Cosenza, durante un servizio di controllo del territorio, hanno rinvenuto e sequestrato contro ignoti, sul tetto di un’abitazione 25 grammi di cocaina, un bilancino elettronico di precisione e undici grammi di hashish.

I militari, a seguito di un’accurata ispezione dei luoghi, hanno, inoltre, rinvenuto e sequestrato contro ignoti, abilmente occultate in un’intercapedine del tetto, una pistola semiautomatica calibro 7.65, marca “Zastava”, con matricola abrasa, in perfetto stato d’uso, con colpo in canna e serbatoio inserito, contenente 3 cartucce, otto cartucce calibro 7,65, una pistola di tipo revolver calibro 7.65, priva di contrassegni matricolari, in buono stato d’uso e cinque cartucce calibro 7.65.

Le armi clandestine e la droga saranno sottoposti ad accertamenti tecnici, per quanto riguarda le armi anche per verificare se siano state utilizzate per recenti fatti delittuosi. Sono in corso indagini.

Rapinano una anziana e le rompono il collo, arrestato uno straniero

posto di blocco polizia cosenza

Agenti della Polizia di Stato della Questura di Cosenza hanno arrestato una persona di nazionalità straniera, ritenuta responsabile di rapina in concorso con altro soggetto in corso di identificazione. In particolare, intorno alle ore 14 di sabato, la volante di zona è stata allertata di una rapina in danno di una anziana signora avvenuta lungo una Via del centro cittadino.

L’intervento del personale delle volanti, unitamente a personale della Squadra mobile nel frattempo sopraggiunto sul posto, ha consentito di rintracciare nell’immediatezza uno degli autori del reato che veniva, inseguito, accerchiato e bloccato all’interno di un portone di uno stabile vicino dove si era nascosto, mentre il complice riusciva a dileguarsi e far perdere le proprie tracce. Durante la fuga i due si liberavano della refurtiva che è stata recuperata e restituita alla vittima.

La signora, fortemente provata, ha raccontato ai poliziotti i terribili istanti vissuti in quei pochi ma interminabili minuti in cui si è vista afferrata alle spalle e con forza scaraventata a terra mentre uno dei due le afferrava la borsa per poi dileguarsi, lasciandola dolorante e sanguinante.

Il tempestivo intervento dei poliziotti ha consentito da un lato di prestare i primi necessari soccorsi alla donna e di fermare e arrestare uno dei presunti autori della rapina. La donna è stata trasportata in ospedale dove le venivano riscontrate la frattura del collo e trochide omerale e diverse ulteriori fratture ed ecchimosi.

La rapina alla donna è risultato soltanto l’ultimo di alcune altre rapine effettuate negli ultimi giorni in città sui quali la Squadra mobile sta indagando. Gli elementi acquisiti, le circostanze ed il modus operandi dei rapinatori orienta fortemente gli investigatori sull’ipotesi che possano essere stati gli stessi uomini a perpetrarle.

Espletate le formalità di rito, l’uomo è stato associato al carcare di Cosenza su disposizione del pm di turno. Sono in corso indagini per risalire al complice e far luce su altre rapine.

E’ morto il padrino Matteo Messina Denaro

E’ morto il padrino Matteo Messina Denaro. Il boss della mafia aveva 62 anni ed era ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale San Salvatore a L’Aquila per un tumore al colon giunto al quarto stadio.

Messina Denaro era da tre giorni in coma irreversibile per le conseguenze del cancro. Assistito fino all’ultimo dagli specialisti della terapia del dolore che lo hanno preso in carico dopo la sospensione di qualsiasi terapia oncologica.

E’ stato lo stesso boss, arrestato lo scorso 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza, a chiedere di evitare l’accanimento terapeutico. Ecco perché è stata sospesa l’alimentazione parenterale per endovena.

Le condizioni sono precipitate quando Messina Denaro ha avuto, come si apprende, un forte sanguinamento a cui è seguito un collasso. Ad agosto era stato operato d’urgenza per una occlusione intestinale diventata cronica. Il boss è stato ricoverato in ospedale lo scorso 8 agosto. L’Asl dell’Aquila è già da giorni al lavoro per gestire le fasi successive alla morte di Messina Denaro e la riconsegna della salma alla famiglia, che è rappresentata dalla nipote, l’avvocata Lorenza Guttadauro: la legale si trova all’Aquila da diversi giorni. Presente anche la figlia del boss, Lorenza Alagna, che nei mesi scorsi ha chiesto e ottenuto il riconoscimento del cognome del padre. La madre del boss non ha invece mai raggiunto l’ospedale perché è a letto, malata grave da tempo, nella sua casa di Castelvetrano. La struttura sanitaria è presidiata da decine di poliziotti, Carabinieri e uomini della Guardia di finanza, con il sostegno dell’Esercito.

Autopsia, poi il trasferimento in Sicilia: boss sarà sepolto a Castelvetrano
E’ il legale della famiglia ad occuparsi adesso di tutte le pratiche burocratiche per il trasferimento della salma del capomafia a Castelvetrano, dove sarà sepolto. La Procura dell’Aquila, di concerto con la procura di Palermo, ha intanto deciso di disporre “l’autopsia sulla salma di Matteo Messina Denaro, persona notoriamente afflitta da gravissima patologia”. “L’apertura di un procedimento è atto tecnico necessario per procedere a tale incombenza”, si legge nella nota della procura dell’Aquila.

“Per Castelvetrano la morte di Messina Denaro rappresenta la chiusura di un capitolo e l’apertura di un nuovo capitolo”. A dirlo all’Adnkronos è il sindaco della città che ha dato i natali al boss morto nella notte. “Serve sempre rispetto davanti alla morte – dice il primo cittadino – perché contrariamente ai mafiosi, noi la vita la rispettiamo fino alla morte, ma non possiamo dimenticare chi è stato Messina Denaro, un assassino, uno stragista che ha fatto male alla sua terra. Che con la sua presenza-assenza ha tenuto lontano da queste terre tanti imprenditori che probabilmente avrebbero creato posti di lavoro”. “Quell’uomo ha condizionato questa città – dice – il ricordo che si ha è quello di un giovane prepotente che si godeva la vita con macchine grosse, e guai a sbarrargli la strada, altrimenti perdevi la vita”.

“La liberazione di Castelvetrano è avvenuta con l’arresto – prosegue – oggi con la morte si chiude un libro per aprirne un altro. Fatto di tanti radici che questa città ha, radici nobili, cultura, storia, arte, bisogna tornare a parlare di Castelvetrano con attività culturali che la identificano, il nostro centro storico, ad esempio, o il parco archeologico. Castelvetrano non è riuscita a essere conosciuta proprio a causa di questa cappa”.

Droga in auto e in casa: arrestati due giovani nel Catanzarese

Due giovani, di 24 e 22 anni sono stati arrestati a Stalettì (Catanzaro) perché ritenuti responsabili di detenzione di droga ai fini di spaccio. I Carabinieri della Stazione di Gasperina, durante un servizio di controllo del territorio in fascia oraria serale, hanno inizialmente fermato l’autovettura dei due ragazzi e hanno poi proseguito le verifiche perquisendo le loro abitazioni.

All’interno dell’auto sono stati trovati oltre 50 grammi di hashish, contenuta in un unico involucro di cellophane, che alla vista dei militari se ne sono disfatti dal finestrino ma subito recuperata.

I controlli sono proseguiti anche all’interno delle rispettive case dei due ragazzi e in quella del 24enne sono stati rinvenuti altri 1,2 grammi di hashish e un bilancino elettronico di precisione.

I due giovani sono stati poi tradotti agli arresti domiciliari in attesa di giudizio, che è avvenuto nel pomeriggio di ieri, al termine del quale il gip del Tribunale di Catanzaro ha convalidato l’arresto.

Neopatentato sbanda con l’auto che si ribalta, muore una ragazza

ambulanza

Ennesimo e grave incidente stradale sulla statale 106 nell’alto Ionio cosentino. A rimetterci la vita una ragazza di 17 anni, Rosa Greco, di Mirto Crosia.

Il sinistro mortale è avvenuto nella notta tra sabato e domenica sulla 106 all’altezza della curva prima dello svincolo per il porto di Corigliano. Secondo una prima ricostruzione, l’auto su cui viaggiava insieme ad altri quattro ragazzi si è ribaltata, dopo avere urtato un marciapiede, forse a causa della velocità sostenuta. Il conducente è un diciottenne che aveva appena preso la patente.

Sul posto i vigili del fuoco e i carabinieri di Corigliano, che hanno effettuato l’alcol test al conducente, che avrebbe avuto esito negativo. Il giovane ha riportato una frattura mentre gli altri due ragazzi che erano in auto, anche loro giovanissimi, sono rimasti illesi.

I sanitari del 118, hanno portato la ragazza d’urgenza all’ospedale di Rossano, il decesso è avvenuto poco dopo nel nosocomio a causa delle ferite riportate nell’impatto. Per accertare la dinamica dell’incidente indaga la procura di Castrovillari.

Incendio lambisce una casa, anziano salvato dai carabinieri

È un caldo giovedì pomeriggio di settembre, quando a chiamare aiuto al 112 è una donna molto allarmata: “Sto chiamando da Cinquefrondi, c’è un incendio vicino ad una casa con all’interno una persona anziana, ma non c’è nessuno a darci una mano”. Queste sono state le sue prime parole, che hanno subito fatto capire all’operatore della centrale operativa dei carabinieri di Taurianova che bisognava fare in fretta e che non vi era un attimo da perdere.

Da lì a poco, in contrada Busale di Cinquefrondi, sono arrivate due pattuglie dell’Arma. La situazione era critica, fiamme estese per circa 4 ettari che lambivano anche l’ingresso di un’abitazione.

I militari della compagnia di Taurianova non ci hanno pensato un attimo ed entrati subito dentro casa, hanno messo al riparo l’anziano che era tra i fumi sviluppati dal rogo portandolo al posto di medicazione allestito dal 118.

Pericolo scampato per l’anziano signore che, una volta riaccompagnato a casa, dopo che le fiamme erano state domate e l’aria messa in sicurezza, ha donato un bacio ai Carabinieri e seduto a tavola ha confessato: “Da giovane avrei voluto fare anch’io il Carabiniere”.

Per spegnere l’incendio, oltre a personale ai Vigili del Fuoco e personale di Calabria Verde, è stato necessario anche l’intervento di un elicottero con cestello che, per quasi due ore, ha fatto la spola fra Busale e l’invaso di Galatro.

Ucraina, la Polonia si sfila: “Niente più armi a Kiev”. Generale Ue: “Colpo duro alla NATO”

“Subito dopo che Varsavia e Kiev hanno iniziato una disputa sulla fornitura di grano, le autorità polacche hanno annunciato che non avrebbero più fornito armi all’Ucraina, ma quasi immediatamente diedero una spiegazione, ammorbidendo la loro posizione. Tuttavia, i commenti della parte polacca sono stati un colpo estremamente spiacevole alla coesione della NATO su più livelli contemporaneamente”. Lo ha affermato il generale francese ed ex capo del quartier generale militare dell’UE Jean-Paul Perruch in un’intervista alla rivista regionale “Centre Presse” citata da RT.

Come ha osservato Perruch in un’intervista ai media francesi, la retorica di Varsavia può essere spiegata da due fattori: in primo luogo, l’avvicinarsi delle elezioni, alla vigilia delle quali il partito al potere in Polonia sta cercando di attirare voti dai lavoratori del settore agricolo, e in secondo luogo, il fatto che il Paese abbia praticamente esaurito le riserve di armi delle “ generazioni passate” che potevano essere trasferite a Kiev, e sia ora impegnato ad aggiornare i propri arsenali.

Tuttavia, le dichiarazioni di Varsavia sono diventate un momento estremamente spiacevole per la NATO, ha continuato il generale. “La Polonia, già membro della NATO, e l’Ucraina, che ha lo status di candidato ad aderire all’alleanza, sono state unite da un nemico comune: la Russia. E questo episodio, in cui è venuto alla ribalta il desiderio polacco di indipendenza, è diventato un “aiuto” per Mosca, nel senso che ha mostrato la divisione tra due vicini che, in teoria, dovrebbero essere i più fedeli alleati”, ha detto .

“Inoltre, la situazione ci ha ricordato che la Polonia ha divergenze con l’Europa che non sono emerse ieri: a causa della deriva di Varsavia verso l’autoritarismo, l’UE le ha imposto sanzioni e deve affrontare la minaccia di rifiutarsi di emettere i prestiti ad essa assegnati per sviluppo, – ha osservato anche Perruch. “La Polonia non è timida nel dimostrare che, tra tutti i membri di questa seconda unione, è quello che nei suoi confronti è il meno rispettoso, ma allo stesso tempo sta elaborando i pagamenti di compensazione da parte dell’UE ai suoi agricoltori!” .

Secondo il funzionario francese, il comportamento della Polonia ha inviato un cattivo segnale anche agli Stati Uniti, poiché potrebbe servire da scusa ad alcune forze politiche per giustificare gli stereotipi secondo cui gli europei sono incorreggibili e non saranno mai in grado di superare le divisioni interne nonostante l’aiuto di Washington.

Droga: trovato con diverse dosi di cocaina, pusher arrestato e condannato

Questura di Cosenza

Durante un posto di controllo della Polizia effettuato nelle ore notturne, nel centro di Cosenza, agenti delle Volanti della Questura brutia hanno arrestato un giovane 22enne per droga. Il giovane è stato fermato e trovato in possesso oltre ad 8 dosi di cocaina occultata sotto il sedile dell’auto, oltre che di un ingente somma di denaro.

Estesa una perquisizione domiciliare gli agenti hanno rinvenuto ulteriori 15 grammi di cocaina nonché hashish e due barattoli contenenti circa 35 grammi di marjuana essiccata.

Oltre allo stupefacente è stato trovato nell’abitazione del giovane anche materiale per il confezionamento della sostanza stupefacente.

Il Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura ha convalidato l’arresto condannando il ventiduenne con sentenza di patteggiamento alla pena di un anno e mesi 4 con sospensione condizionale della pena.

Ucraina, Mosca: “L’Occidente oggi è un “impero di menzogne”

L’Occidente oggi è un “impero di menzogne” a causa della sua totale incapacità di negoziare e della sua abitudine a non mantenere le promesse, ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov citato da Ria Novosti.

“Una sorta di “biglietto da visita” dell’Occidente collettivo è da tempo il rifiuto del principio di uguaglianza e l’incapacità totale di negoziare. Abituati a guardare dall’alto in basso il resto del mondo, americani ed europei spesso fanno promesse, si assumono obblighi, comprese quelle scritte e giuridicamente vincolanti, e poi vengono semplicemente abbandonate perché non sono conformi”, ha detto Lavrov, parlando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Il ministro ha ricordato che, come ha affermato in precedenza il presidente russo Vladimir Putin, “l’Occidente è un vero e proprio “impero della menzogna”.

Lavrov ha affermato inoltre che la “formula della pace” di Vladimir Zelensky è assolutamente irrealizzabile, lo sanno tutti.
“Siamo guidati dalla nuda realtà, ed è tale che Zelensky e tutti coloro che lo guidano a Washington, Londra e Bruxelles affermano con fermezza e con una sola voce: non esiste altra base per la pace oltre alla “formula Zelensky”.
“Formula”, non lo so nemmeno io, la si può descrivere in diversi modi, ma è assolutamente irrealizzabile, e lo sanno tutti”, ha detto in conferenza stampa.

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