10 Ottobre 2024

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Attacco di Hamas a Israele dopo “profanazione Moschea”: Centinaia di morti e migliaia di feriti

Si aggrava il bilancio delle vittime nel nuovo scontro tra Palestina e Israele. Secondo quanto riportano i media arabi circa duecento sono le vittime israeliane, quasi 250 quelle palestinesi. Migliaia i feriti da una parte e dall’altra. E’ “guerra” ha fatto sapere il premier Benyamin Netanyahu.

Nuova escalation tra Palestina e Israele. Dalla Striscia di Gaza all’alba sono partiti massicci attacchi che avrebbero ucciso, secondo Al Jazeera, che cita la fonti sanitarie, settanta israeliani. Il bilancio aggiornato parla di oltre duecento vittime israeliane.

La rappresaglia dello stato ebraico – sempre secondo l’emittente televisiva araba -, avrebbe causato quasi 250 vittime palestinesi. I combattimenti proseguono senza soste con sirene in azione in tutto il paese. Israele ha dispiegato decine di carri armati.

Fonti mediche a Gaza avevano affermato inizialmente che almeno 198 palestinesi erano stati uccisi negli attacchi aerei israeliani lanciati dopo un’offensiva di Hamas contro Israele che ne aveva uccise almeno 70, vittime che salgono a circa duecento.

Il gruppo che gestisce l’enclave assediata ha affermato che la sua operazione – a sorpresa e su larga scala – è stata una risposta alla profanazione della Moschea di Al-Aqsa e all’aumento della violenza dei coloni israeliani nella Striscia.

Hamas afferma di aver lanciato migliaia di razzi e catturato “un gran numero” di israeliani dopo che i suoi combattenti erano entrati in Israele dalla Striscia di Gaza.

L’operazione – scrive ancora Al Jazeera – arriva dopo che migliaia di coloni israeliani nei giorni scorsi hanno effettuato visite provocatorie al complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata durante la festa ebraica di Sukkot.

Ciò fa seguito anche a un forte aumento della violenza dei coloni israeliani contro i palestinesi nell’ultimo anno, che si è verificato a un ritmo di tre al giorno per i primi otto mesi del 2023, secondo le Nazioni Unite.

“In seguito all’escalation tra Israele e Gaza, le forze israeliane hanno colpito l’ospedale indonesiano dell’enclave e un’ambulanza davanti all’ospedale Nasser, nel sud di Gaza. Gli attacchi hanno ucciso un’infermiera, un autista di ambulanza, ne hanno feriti diversi e hanno danneggiato una stazione di ossigeno”. Lo scrive Medici senza frontiere su X.

Era dal 1973 che non si verificava uno scontro così sanguinoso tra Palestina e Israele. Tra i due popoli persiste da decenni un “odio” profondo. I palestinesi rivendicano il diritto all’autodeterminazione mentre Israele, sostenuto da tutto l’occidente, ha occupato i territori palestinesi ritenuti da sempre la loro terra.

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Strage Mestre, Bus urtò 21 volte il guardrail. Le ipotesi sulle cause

Proseguono gli accertamenti della procura di Venezia per accertare le cause del tragico incidente in cui sono morte ventuno persone dopo che il pullman carico di turisti è volato giù dalla sopraelevata che porta a Marghera. Secondo quanto scrive l’Agi, citando rilievi tecnici, gli urti contro il guardrail sarebbero stati 21 prima di precipitare. Segno che il mezzo per almeno una trentina di metri prima sarebbe venuto in contatto con la barriera di protezione prima di incontrare il “buco” o varco di servizio dove è il bus è uscito di strada “stracciando” oltre una decina di metri di guardrail.

L’attenzione dei magistrati veneziani guidati dal procuratore Bruno Cherchi si focalizza sul varco di servizio, ma non solo. Che le barriere erano vetuste è abbastanza evidente dalle immagini – ma, nota più di qualcuno -, anche con protezioni nuove di zecca un mezzo elettrico che pesa circa una quindicina di tonnellate poco o nulla avrebbero potuto contenere. Un’automobile sì, ma non un mezzo pesante di quel calibro, fra l’altro carico di persone.

Vi sono altre ipotesi al vaglio della procura: dall’improvviso malore dell’autista Alberto Rizzotto, al guasto meccanico del pullman. Sotto la lente, anche il perché dell’incendio delle batterie elettriche una volta che il mezzo è precipitato e che – a detta dei Vigili del fuoco, avrebbe frenato l’azione dei soccorsi.

Le registrazioni delle “scatole nere” prelevate dall’autobus accartocciato possono restituire solo le immagini di due telecamere, una frontale, più significativa, l’altra che dà sui passeggeri, da cui si potrebbe vedere se all’interno del mezzo vi sono persone che segnalano la presenza di un ipotetico “fumo”.

“C’erano delle telecamere a bordo e sono state sequestrate per le perizie – ha spiegato all’Agi Massimo Fiorese, titolare della società di trasporti “La Linea Spa” che stava operando la corsa – non si vede l’autista purtroppo perché questo sarebbe stato un controllo del lavoratore e le norme vigenti lo vietano, una normativa che boh, mi lascia senza parole; almeno si sarebbe potuto capire qualcosa in più”. “Tra l’altro nei bus c’è anche una piccola parete che avrebbe contenuto l’autista se anche fosse caduto quindi in nessuno caso il suo corpo sarebbe entrato nel campo di visuale della telecamera. Non credo quindi che da lì si vedrà granché”, ha poi aggiunto.

“Perché il bus non ha frenato?”
Intanto si è vista di nuovo la Polizia Locale effettuare dei rilievi sul luogo. Secondo i rilievi non vi sarebbero segni di frenata sull’asfalto. E allora il bus è caduto perché c’era quel “vuoto” di un metro e mezzo? Non per l’assessore comunale ai trasporti, Renato Boraso. “Sono davvero indignato, qualcuno mi deve spiegare come può un varco tecnico che è sempre esistito, di appena 1,5 metri, che serve per fare la manutenzione, essere la ragione per cui un mezzo di 13 tonnellate è caduto da quel cavalcavia. Mi chiedo e mi piacerebbe sapere: come mai il bus non ha frenato, né mai controsterzato? Vogliamo capire che striscia per una decina di metri contro il guardrail e questo non cede mai?”.

Corruzione giudiziaria, rinviato a giudizio ex giudice Marco Petrini

Gli incontri tra Marzia Tassone, Palma Spina e il giudice Marco Petrini
L’ex giudice Marco Petrini (archivio)

E’ stato rinviato a giudizio, per corruzione in atti giudiziari aggravata dal metodo mafioso, l’ex giudice della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini, di 59 anni, attualmente sospeso dalle funzioni.

La decisione è stata adottata dal gup di Salerno, Gerardina Romaniello, a conclusione dell’udienza preliminare, in accoglimento della richiesta della Dda della città campana.

L’inchiesta a carico di Petrini è stata condotta dalla Procura di Salerno, competente per i procedimenti che vedono indagati o parte lesa magistrati del distretto di Corte d’appello di Catanzaro.

Lo stesso reato per il quale Petrini è stato rinviato a giudizio viene contestato anche all’imprenditore Rocco Delfino ed all’avvocato ed ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, per i quali si procede separatamente.

Secondo l’accusa, Pittelli, in qualità di difensore di Delfino e in accordo con quest’ultimo, avrebbe promesso al giudice Petrini, che avrebbe accettato la proposta, una somma di denaro in cambio della revoca del provvedimento di confisca dei beni dell’imprenditore, accusato di essere legato alla cosca Molè-Piromalli di Gioia Tauro.

L’accordo corruttivo, secondo la Dda di Salerno, non si è concretizzato a causa all’arresto di Pittelli, eseguito nel dicembre del 2019 nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scott, coordinata della Dda di Catanzaro.

L’inizio del processo a carico di Petrini, che è difeso dall’avvocato Francesco Calderaro, è stato fissato per il prossimo 4 dicembre.

Giudice nega convalida su migranti ma protestava coi centri sociali contro la Polizia

E’ bufera sul giudice di Catania Iolanda Apostolico che nei giorni scorsi aveva negato la convalida dei provvedimenti di trattenimento nei confronti di alcuni migranti tunisini. Il ministro e vicepremier Matteo Salvini ha diffuso un video dell’agosto 2018 – epoca in cui lui era al Viminale -, di una protesta dell’estrema sinistra per far scendere i migranti dalla Nave Diciotti., sbarco allora negato dal ministro dell’Interno. Nella clip si vede la giudice protestare col gruppo, sebbene non la si vede urlare come gli altri slogan contro la Polizia e “Assassini, assassini”.

Scrive Salvini in un post sui social: “25 agosto 2018, Catania, io ero vicepremier e ministro dell’Interno. L’estrema sinistra manifesta per chiedere lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti: la folla urla “assassini” e “animali” in faccia alla Polizia. Mi sembra di vedere alcuni volti familiari…”, dice il vicepremier senza citare la Apostolico. Apriti cielo. Già dopo la bocciatura del provvedimento del governo, la premier Meloni aveva manifestato dubbi sull’ordinanza del giudice di Catania: “Sono basita”. Per il centrodestra la giudice “non è imparziale se nell’esercizio delle sue funzioni emette sentenze contro l’esecutivo”.

L’Anm: “No a screening della vita privata”

“Sulla terzietà nessuna discussione, dobbiamo essere terzi e apparire terzi” ma “inviterei a valutare la terzietà sulla base dei provvedimenti che sono assunti e delle argomentazioni poste a sostegno, sennò non se ne esce”, afferma il presidente Giuseppe Santalucia invitando a “non fare screening al passato, alla vita privata o pubblica, o la compressione dei diritti di manifestazione del pensiero dei magistrati diventa impossibile da reggere”.

Il paradosso col caso Vannacci

Un paradosso che ha fatto tornare in mente il caso del generale Vannacci, autore del libro “il Mondo al Contrario”, attaccato dalla Sinistra perché da militare in servizio il generale non avrebbe potuto esprimere le sue opinioni, benché abbia scritto un testo in cui non rivela segreti militari, pratica vietata dalle norme della Difesa, ma ha dato alla stampa sue opinione sulla società odierna. Per questa ragione rimosso dal suo incarico e demansionato. Il fatto del giudice Apostolico è – è il ragionamento del centrodestra – è invece diverso, l’opposto: prima manifesta coi centri sociali in favore dei migranti e contro la Polizia, applaude coi like sui social ad un post che riporta “Salvini vaffa…”, poi indossa la toga e scrive ordinanze e sentenze contro le misure di Salvini e del governo, che saranno pure scritte coi piedi, ma era opportuno che il magistrato si astenesse in quanto palesemente di parte. In sostanza ora, la sua posizione dovrebbe passare al vaglio della sezione disciplinare del Csm. Apostolico rischia il trasferimento.

Interrogazione di Fratelli d’Italia
Intanto, è stata depositata alla Camera l’interrogazione di Fratelli d’Italia al ministro della Giustizia Nordio sulla vicenda del giudice di Catania Iolanda Apostolico, che a fine settembre ha disapplicato il decreto del governo Meloni che prevede il trattenimento dei richiedenti asilo nei Cpr. Nel testo firmato dai senatori Kelany, Filini e Foti si accusa la Apostolico di violare i princìpi di terzietà e imparzialità propri del suo ruolo e di avere “un’impostazione ideologica”.

Nell’interpellanza del partito di maggioranza si richiamano notizie di stampa che riportano come “il giudice, avrebbe pubblicato sul proprio profilo Facebook, poi prontamente chiuso, delle notizie che esprimono delle forti convinzioni politiche contrarie alle politiche restrittive in materia di immigrazione e favorevoli alle attività poste in essere dall’associazionismo Ong; in particolare, il giudice avrebbe postato, tempi addietro, una petizione contro Salvini allorquando questi ricopriva il ruolo di Ministro dell’interno; posizioni e opinioni che lasciano trasparire un humus di contrasto con le previsioni costituzionali di terzietà, imparzialità e indipendenza del ruolo e della funzione di un giudice”.

Quindi “ad avviso degli interroganti” sono chiare “evidenti attitudini ideologiche” da parte del giudice e “le ordinanze di annullamento dei provvedimenti del questore sembrano quindi afflitte da un vizio di motivazione determinato proprio da un’impostazione ideologica, che tradirebbe la violazione dei princìpi di terzietà e imparzialità”. Al ministro viene quindi chiesto “di quali elementi disponga in relazione a quanto segnalato in premessa e se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l’adozione di iniziative di carattere ispettivo al riguardo”.

Attacco terroristico in un collegio militare nella città siriana di Homs, cento morti e centinaia di feriti

Attacco terroristico in Siria. Droni sono stati lanciati contro un collegio militare nella città siriana di Homs ed è costato finora la vita a quasi cento persone. Lo ha riferito il ministero della Sanità siriano citato da Tass.

Secondo il ministero, le vittime al momento includono 31 donne e 5 bambini. Almeno 277 persone sono rimaste ferite. L’attacco, in cui sono stati utilizzati i droni, ha avuto luogo il 5 ottobre sul campo di addestramento del college, al termine di una festosa cerimonia per l’incarico di ufficiali ai cadetti della scuola.

Un testimone oculare ha riferito telefonicamente all’agenzia di stampa che “si sono sentite esplosioni vicino agli spalti dove stavano le famiglie dei militari, i loro genitori, fratelli, sorelle, mogli e figli”. Il Paese ha dichiarato tre giorni di lutto per i defunti.

L’artiglieria dell’esercito siriano ha lanciato massicci attacchi con razzi e mortai contro le basi della banda terroristica, da cui avevano lanciato i droni verso Homs.

Secondo Al Mayadeen TV, il nuovo carico di droni utilizzati nell’attacco è stato consegnato tre mesi fa dalla Francia ed era destinato a mercenari del Partito islamico del Turkistan. Questa organizzazione estremista è alleata del gruppo terroristico Fronte Al-Nusra, noto anche come Fronte per la Conquista del Levante ed è composto da uiguri, un gruppo etnico turco originario della regione autonoma uigura dello Xinjiang, nella Cina nordoccidentale. I suoi combattenti hanno sede nelle zone montuose di Latakia e Idlib in Siria, al confine con la Turchia. Altri destinatari dei droni erano islamisti di Kataib al-Mahajireen, anch’essi combattenti dalla parte del fronte Al-Nusra.

La solidarietà di Putin al presidente siriano Assad
Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso le sue condoglianze al suo omologo siriano Bashar Assad per l’attacco terroristico alla scuola militare di Homs in cui sono morte 89 persone.

“Condanniamo risolutamente questo crimine crudele che ha ucciso molte donne e bambini. Ci auguriamo che i suoi ideatori siano giustamente puniti. Intendiamo continuare a interagire strettamente con i nostri partner siriani nella lotta contro tutte le forme e manifestazioni di terrorismo”, ha affermato il leader russo in il suo messaggio di cordoglio pubblicato sul sito del Cremlino.

Putin ha chiesto ad Assad di esprimere le sue parole di solidarietà e sostegno alle famiglie delle persone uccise, nonché l’augurio di una pronta guarigione a tutti i feriti.

L’artiglieria siriana colpisce le basi dei militanti che hanno attaccato l’accademia militare di Homs

Intanto l’Unità di artiglieria delle forze armate siriane hanno condotto massicci attacchi di mortaio contro le basi di gruppi militanti i cui membri hanno attaccato un’accademia militare nella città di Homs.

Secondo la televisione Al Mayadeen , i bombardamenti hanno preso di mira i distretti di Sermin, Ariha e Binnish, controllati dal gruppo terroristico Jabhat al-Nusra (fuorilegge in Russia). Sono state bombardate anche le postazioni dei mercenari del Partito islamico del Turkestan (fuorilegge in Russia).

Secondo il servizio televisivo tutti gli obiettivi sono stati completamente distrutti. L’avversario ha subito pesanti perdite in termini di manodopera e attrezzature.

Il 5 ottobre il ministro della Sanità Hassan al-Ghabbash ha dichiarato che almeno 80 persone sono state uccise in un attacco terroristico contro un’accademia militare nella città siriana di Homs. Successivamente, il Ministero della Sanità ha aggiornato il rapporto sulle vittime, affermando che in seguito all’incidente sono morte 81 persone, tra cui cinque bambini e 31 donne. Il numero dei feriti è arrivato a 240.

Lo stato maggiore delle forze armate siriane ha affermato che la maggior parte delle vittime erano familiari di militari siriani, invitati ad una cerimonia di diploma presso l’accademia.

L’inviato speciale dell’ONU teme un’escalation in Siria

L’inviato speciale del segretario generale dell’ONU per la Siria, Geir Pedersen, in un comunicato pubblicato a Ginevra ha espresso la sua seria preoccupazione per l’ultima escalation nel paese.

“Deploro profondamente la perdita di vite umane da tutte le parti”, ha detto, aggiungendo che lancia un appello urgente a tutte le parti “a esercitare la massima moderazione”.

“Le scene orribili di oggi ricordano la necessità di ridurre immediatamente la violenza, verso un cessate il fuoco a livello nazionale e un approccio cooperativo per contrastare i gruppi terroristici elencati nel Consiglio di Sicurezza, in linea con la risoluzione 2254 (2015) del Consiglio di Sicurezza”, ha continuato il funzionario delle Nazioni Unite. “Tutte le parti devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale e garantire la protezione dei civili e delle infrastrutture civili”.

Pedersen ha menzionato gli ultimi sviluppi nel paese, compreso l’attacco mortale a un’accademia militare a Homs e gli attacchi di ritorsione su Idlib.

“Ciò è avvenuto sullo sfondo di settimane di significativa escalation nel nord-ovest della Siria, con attacchi aerei filo-governativi e anche attacchi del gruppo terroristico Hayat Tahrir al-Sham, elencato nel Consiglio di Sicurezza”, ha scritto Pedersen.

Ha anche attirato l’attenzione sulle “rapporti di un’escalation di violenza nel nord-est della Siria” e sugli “attacchi turchi, anche sulle infrastrutture civili”.

“Questa escalation è avvenuta a seguito di un attacco alle strutture del governo turco ad Ankara, rivendicato dal Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK)”, ha detto il funzionario delle Nazioni Unite.

“Gli sviluppi di oggi evidenziano ulteriormente che lo status quo in Siria è insostenibile e che, in assenza di un percorso politico significativo per attuare la risoluzione 2254 (2015) del Consiglio di Sicurezza, temo che assisteremo solo a un ulteriore deterioramento, anche nella situazione della sicurezza”, ha concluso.

Mosca lancia il missile a propulsione nucleare Burevestnik. Putin: “Testato con successo”

La Russia ha quasi completato il suo lavoro sulle armi strategiche avanzate e ha condotto con successo l’ultimo test del missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik, ha detto giovedì il presidente Vladimir Putin in una sessione plenaria del Valdai International Discussion Club. Lo riporta la Tass.

“In questo momento abbiamo effettivamente completato il lavoro sulle armi strategiche avanzate di cui avevo parlato e annunciato diversi anni fa. Abbiamo condotto con successo l’ultimo test del missile da crociera a raggio globale Burevestnik a propulsione nucleare”, ha detto il capo dello Stato russo.

Il presidente Putin ha affermato nel suo discorso sullo stato della nazione all’Assemblea federale del 1° marzo 2018 che la Russia avrebbe sviluppato nuovi tipi di armamenti, tra cui il missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik, in grado di garantire un equilibrio strategico globale per i decenni a venire (a scopo di deterrenza).

Nelle scorse settimane Mosca aveva messo in “stato di combattimento” il sistema missilistico Sarmat, un super razzo capace di trasportare fino ad una quindicina di testate nucleari e in grado di colpire obiettivi, in pochi minuti, ovunque nel mondo, Stati Uniti compresi. Il leader russo ha espresso la fiducia che, allo stato attuale, non esistono minacce praticabili allo Stato della Russia. Tuttavia, ha detto ancora, “abbiamo in realtà finito con il lavoro sul Sarmat, un missile super pesante. La questione è che dobbiamo solo finalizzare alcune procedure in modo puramente amministrativo e burocratico e procedere con la loro produzione di massa dei sistemi missilistici e metterli in servizio di combattimento. Lo faremo nel prossimo futuro”, ha detto Putin.

“La Russia deve rispondere alla costante crescente pressione geopolitica” contro la Federazione, ha spiegato ancora il presidente Putin. “La guerra scatenata dal regime di Kiev con il sostegno diretto e attivo dell’Occidente collettivo dura ormai da dieci anni e l’operazione militare speciale della Russia in Ucraina mira proprio a cessare le operazioni militari nella regione”, ha detto il leader russo.

“L’operazione militare speciale ci ricorda che i passi unilaterali, indipendentemente da chi li intraprende, inevitabilmente scateneranno delle reazioni. Come sapete, l’azione innesca delle controazioni”, ha detto il capo dello Stato, aggiungendo che qualsiasi nazione responsabile, sovrana, indipendente che si rispetti, agirebbe in questo modo.

“Credo – ha aggiunto in relazione al test missilistico – che nessuno sano di mente e con la memoria lucida penserebbe di usare armi nucleari contro la Russia”. Per dire che Mosca non attaccherà mai gli altri ma è pronta a reagire a qualsiasi attacco missilistico ostile.

L’attacco di ritorsione della Russia in seguito ad un attacco nucleare da parte di un potenziale aggressore lascerà il nemico senza possibilità di sopravvivenza, ha detto il presidente russo Vladimir Putin al forum di Valdai.

“Voglio assicurare a tutti che da oggi sarà assolutamente inaccettabile per qualsiasi potenziale aggressore mirare a colpire la Russia. A partire dal momento in cui verrà rilevato un lancio di missili, non importa da dove provenga – da qualsiasi punto degli oceani del mondo o da qualsiasi territorio – seguirà un contrattacco, con così tanti missili, così tante centinaia dei nostri missili che appariranno in aria, che nessun nemico avrà la possibilità di sopravvivere”. Gli attacchi di ritorsione verranno effettuati “in più direzioni contemporaneamente”, ha sottolineato Putin.

Il presidente ha ricordato che nella dottrina militare russa esistono due ragioni per il possibile utilizzo delle armi nucleari: un attacco nucleare nemico sul territorio russo, al quale dovrebbe seguire un attacco di ritorsione.

“In pratica, ciò che significa è questo: i missili vengono lanciati, il nostro sistema di allarme missilistico li rileva e avverte che l’obiettivo è il territorio della Russia. Tutto questo avviene in pochi secondi, come tutti capiranno. Avendo capito che la Russia sta per essere colpita , noi, da parte nostra, rispondiamo a questa aggressione”, ha spiegato Putin.

La seconda ragione, ha affermato il presidente, “è una minaccia per l’esistenza dello Stato russo, anche se contro il Paese vengono usate solo armi convenzionali”.

Il presidente russo ha sottolineato di non vedere la necessità di modificare la parte della dottrina nucleare nazionale relativa alle armi nucleari. “Il potenziale nemico è consapevole delle nostre capacità. Un’altra cosa: ho sentito richieste per la ripresa dei test nucleari. Gli Stati Uniti hanno firmato un trattato internazionale che mette al bando le armi nucleari, e anche la Russia lo ha firmato e ratificato”, ha infine concluso Putin.

Strage a Mestre, identificate le vittime. Indagini difficili sulle cause

Sono state identificate tutte le 21 vittime dell’incidente avvenuto a Mestre, dove un pullman è precipitato da un cavalcavia. Si tratta di nove ucraini, quattro rumeni, tre tedeschi e due portoghesi, a cui si aggiungono un croato, un sudafricano e un italiano, l’autista Alberto Rizzotto. Identificati anche 13 dei 15 feriti. Si tratta di cinque ucraini, quattro tedeschi, due spagnoli, un croato e un francese. Sono ancora in corso – a quanto si apprende – accertamenti su una cittadina ucraina e un tedesco.

Ipotesi incidente, indagini sulle cause
Intanto si continua a lavorare sulle possibili cause dell’incidente. Le ipotesi sul tavolo della procura di Venezia che indaga per omicidio plurimo stradale contro ignoti – è stato aperto un fascicolo contro ignoti ma al momento “non ci sono indagati”, ha detto il procuratore capo di Venezia – restano due: una circostanza che ha visto vittima l’autista, Alberto Rizzotto, malore o colpo di sonno (quest’ultima poco probabile poiché il conducente a detta dei suoi colleghi era entrato da poco in servizio, ndr), oppure un guasto del mezzo, in circolazione da neppure un anno, guidato dal 40enne originario di Conegliano e riconducibile alla società di trasporti La Linea. Il bus che ieri è precipitato da un cavalcavia a Mestre non ha urtato altri veicoli prima dell’incidente e non ha lasciato segni di frenata sull’asfalto. Ancora tutta da chiarire la dinamica della tragedia: il mezzo elettrico ha sfondato il guardrail ed è precipitato dal cavalcavia prendendo fuoco dopo l’impatto.

“Non c’è stato nessun urto con altri mezzi”, ha affermato Bruno Cherchi, procuratore capo di Venezia. In un’immagine che riprende il bus elettrico pochi istanti prima dello schianto si vede che “era affiancato da un altro mezzo” un pullman, “ma non risulta alcun segno su questo mezzo, tanto più che l’autista si è fermato e ha tentato di intervenire con l’estintore”. Inoltre “non risultano segni di frenata” sull’asfalto.

“Le indagini sulla ricostruzione del fatto solo in corso, sono emersi particolari certi come che l’impatto del pullman è avvenuto una cinquantina di metri prima della rottura del guardrail e della caduta. Sembrerebbe che il pullman si sia accostato al guardrail, lo abbia affiancato per una cinquantina di metri, poi ci sia stata un’ulteriore sterzata quindi l’appoggio verso destra e la caduta. Non risulta che ci sia stato un incendio nel senso tecnico del termine, c’è stata una fuoriuscita di gas dalle batterie (del bus elettrico, ndr) e su queste stiamo facendo accertamenti”, ha spiegato.

L’autobus è stato sequestrato in attesa di consulenze che possano certificarne le condizioni, così come le batterie al litio del mezzo elettrico su cui “occorre operare in sicurezza”, e l’intera area – guardrail e parapetto esterno che dà sul baratro, “dal punto di contatto a quello di caduta”.

I nodi dell’indagine: il video dell’incidente
Che la tesi di un malore sia la più accreditata lo raccontano le immagini riprese dalle telecamere e descritte dal capo della procura. “L’impatto del pullman è avvenuto una cinquantina di metri prima della rottura del guardrail e della caduta, sembrerebbe che il bus si sia accostato al guardrail, lo abbia affiancato per una cinquantina di metri, poi c’è stata un’ulteriore sterzata, l’appoggio verso destra e la caduta. Non risulta che ci sia stato un incendio nel senso tecnico del termine, c’è stata una fuoriuscita di gas delle batterie, su queste stiamo facendo degli accertamenti”.

Tutti concordano – testimoni e primi feriti sentiti da carabinieri e polizia locale -, e ci vorrà poco per accertarlo con precisione, che il bus viaggiava lentamente, a causa del traffico, di un tratto di strada interessato da lavori di ammodernamento e di uno svincolo che porta a rallentare. Che non sia la velocità su quel rettilineo la causa dell’incidente mette d’accordo tutti, sono due invece i punti spigolosi dell’indagine su cui lavora anche la polizia. Le batterie al litio e la doppia barriera di protezione che non bastano a frenare il pullman. Bisognerà capire, con video e consulenze, se il bus possa aver avuto un problema proprio alle batterie che lo alimentano. Per chi conosce da vicino i mezzi di trasporto, le batterie sono sicure, prive di gas, contengono “liquidi di raffreddamento che lavorano a una temperatura controllata”, se c’è un principio di incendio – solo parte della carrozzeria risulta annerita – sarebbe piuttosto dovuto a un “impianto elettrico di bassa tensione”.

Che di incendio non si possa parlare concorda la procura che però vuole approfondire sul tema dell’elettrico, così come accertamenti sono in corso “sul guardrail e sul parapetto esterno che dà sul baratro”. A un primo sguardo la barriera che costeggia la strada comunale porta i segni del tempo, tanto che sono in corso investimenti ingenti per garantire la sicurezza su quel tratto di strada, ma è tutto da dimostrare che abbia un ruolo in quanto accaduto

Il guardrail, cosa dice l’assessore alla Mobilità di Venezia
Un’immagine satellitare del 2022 di Google Maps restituisce che lungo il cavalcavia di Mestre in cui è precipitato il bus, in cui hanno perso la vita 21 persone, manca un tratto di guardrail. Proprio la barriera di protezione, che potrebbe essere obsoleta, è uno degli elementi al vaglio della procura di Venezia che indaga su quanto accaduto. Per l’assessore alla Mobilità del capoluogo veneto Renato Boraso, però, quella ‘mancanza’ “di un metro e cinquanta è un punto di passaggio, un varco di accesso per motivi di sicurezza, per la manutenzione” spiega all’Adnkronos.

Disposta commissione d’accesso al Comune Nicotera, si dimette il sindaco Marasco

Il prefetto di Vibo Valentia ha inviato stamani la commissione di accesso agli atti al Comune di Nicotera che dovrà stabilire l’esistenza di eventuali condizionamenti della criminalità organizzata nell’attività amministrativa guidata dal sindaco Pino Marasco il quale, una volta appreso della decisione, ha rassegnato le “dimissioni irrevocabili”.

“Con grande amarezza e dispiacere per tutta la comunità – ha scritto il sindaco in un post su Facebook – comunico che, in data odierna presso il comune di Nicotera si è insediata la commissione d’accesso agli atti. Conseguenzialmente a tale disposizione ho rassegnato immediatamente le dimissioni irrevocabili dalla carica di Sindaco”.

Non è la prima volta che Nicotera si trova al centro delle cronache per sospette infiltrazioni mafiose. Negli anni passati il comune era stato già sciolto. L’ultimo scioglimento per mafia avvenne nel novembre 2016 quando scoppiò il caso della coppia di sposi in elicottero ritenuti vicini al clan Mancuso.

Nei giorni scorsi un’altra commissione di accesso agli atti è stata inviata al comune di Stefanaconi.

33enne cosentino trovato con due pistole, arrestato

I Carabinieri della Sezione radiomobile della Compagnia di Cosenza, con il supporto del Nucleo cinofili di Vibo Valentia, durante un servizio di controllo straordinario del territorio, hanno arrestato in flagranza un cosentino 33enne con precedenti con l’accusa di detenzione illegale di due armi comuni da sparo, di cui una clandestina.

Nel corso di una perquisizione domiciliare di iniziativa, in area urbana ad alta densità criminale, sono state trovate, nella sua esclusiva disponibilità e sequestrate una pistola marca “Beretta” calibro 7,65 ed una pistola marca “Glock” calibro 9×21 con matricola abrasa, entrambe in perfetto stato d’uso.

Le armi saranno sottoposte ad accertamenti tecnici anche per verificare se siano state utilizzate per recenti fatti delittuosi. Su disposizione del magistrato di turno della Procura della Repubblica di Cosenza, l’arrestato è stato associato presso la casa circondariale di Viale Mancini, in attesa dell’udienza di convalida.

Incendiò l’auto del marito per dissidi familiari, nei guai una donna

Con la complicità di un minorenne aveva incendiato l’auto del marito probabilmente per dissidi familiari, facendo credere che a compiere il gesto fossero stati altri. Il fatto era successo a Galatro, in provincia di Reggio, nel novembre 2022.

A scoprirlo dopo mesi di indagini i carabinieri della locale stazione. Quello che sembrava un incendio comunque doloso si è rivelato un evento il cui movente ruota tutto intorno alla famiglia. La moglie della vittima dovrà ora spiegare il gesto in tribunale.

“Inizialmente, – spiega una nota dell’Arma – i colpevoli dell’incendio erano rimasti ignoti, mantenendo la comunità in uno stato di incertezza e alimentando l’idea di una ritorsione di altra natura. Tuttavia, la svolta avuta grazie allo sforzo compiuto dai Carabinieri ha rivelato la sconcertante verità: i responsabili di questo atto criminale sono stati identificati come la moglie della persona offesa e un minore”.

“L’opera dei Carabinieri nella risoluzione di questo crimine, sfociato in un complesso intreccio familiare, dimostra il loro impegno nella ricerca della verità. Questo evento ci ricorda che la giustizia può emergere anche nei luoghi più impensabili e che la verità può essere a volte anche molto più vicina di quanto si creda”.

Strage a Mestre, ipotesi infarto dell’autista o un guasto al bus elettrico

Un solo punto fermo e due ipotesi principali che solo un attento esame da parte degli esperti potrà dipanare nella tragedia del bus precipitato a Mestre.

Escluso che si sia trattato di un incidente stradale che si è trasformato in una carambola mortale per 21 dei passeggeri che viaggiavano sul mezzo elettrico, le ipotesi sul tavolo della procura di Venezia che indaga per omicidio plurimo stradale contro ignoti restano due: una circostanza che ha visto vittima l’autista Alberto Rizzotto (malore o colpo di sonno) deceduto nell’impatto, dopo un volo di alcuni metri, oppure un guasto del mezzo, in circolazione da neppure un anno, guidato dal 40enne originario di Conegliano e riconducibile alla societa di trasporti La Linea.

Il procuratore di Venezia: “Nessun urto con altri mezzi”
Il procuratore capo di Venezia Bruno Cerchi è avaro di parole, ma quelle che usa sono punti certi di un incidente la cui dinamica è ancora da mettere a fuoco con 13 vittime ancora da identificare e quattro dei 15 feriti che non hanno al momento un nome. “Non c’è stato nessun urto con altri mezzi”, un autobus “era affiancato” a quello guidato da Rizzotto, ma “non risulta alcun segno su questo mezzo, tanto più che il primo che ha chiamato il soccorso è stato l’autista del mezzo che si è fermato e ha tentato di intervenire con un estintore” spiega in un incontro con la stampa.

Restano così da vagliare le condizioni psicofisiche dell’autista su cui sarà effettuata l’autopsia per escludere che avesse assunto sostanze non consentite, oltre che accertamenti tecnici sul cellulare per dimostrare che quel salto nel vuoto non sia stato originato da un attimo di distrazione. Non si esclude un colpo di sonno sebbene appare accertato, come afferma Massimo Fiorese l’amministratore delegato della società di trasporto, che il turno di lavoro dell’autista – descritto come “esperto alla guida e appassionatissimo del suo lavoro” – fosse iniziato da non più di tre ore, consentendogli di fare la navetta tra il camping Hu di Mestre e Venezia non più di due o tre volte.

I nodi dell’indagine: batterie al litio e barriere di protezione
Che la tesi di un malore sia la più accreditata lo raccontano le immagini riprese dalle telecamere e descritte dal capo della procura. “L’impatto del pullman è avvenuto una cinquantina di metri prima della rottura del guardrail e della caduta, sembrerebbe che il bus si sia accostato al guardrail, lo abbia affiancato per una cinquantina di metri, poi c’è stata un’ulteriore sterzata, l’appoggio verso destra e la caduta. Non risulta che ci sia stato un incendio nel senso tecnico del termine, c’è stata una fuoriuscita di gas delle batterie, su queste stiamo facendo degli accertamenti”.

Tutti concordano – testimoni e primi feriti sentiti da carabinieri e polizia locale -, e ci vorrà poco per accertarlo con precisione, che il bus viaggiava lentamente, a causa del traffico, di un tratto di strada interessato da lavori di ammodernamento e di uno svincolo che porta a rallentare.

“C’è un’indagine in corso, ma l’autobus – spiega l’amministratore delegato della ditta di trasporti Fiorese – era praticamente fermo”. Che non sia la velocità su quel rettilineo la causa dell’incidente mette d’accordo tutti, sono due invece i punti spigolosi dell’indagine su cui lavora anche la polizia. Le batterie al litio e la doppia barriera di protezione che non bastano a frenare il pullman. Bisognerà capire, con video e consulenze, se il bus possa aver avuto un problema proprio alle batterie che lo alimentano. Per chi conosce da vicino i mezzi di trasporto, le batterie sono sicure, prive di gas, contengono “liquidi di raffreddamento che lavorano a una temperatura controllata”, se c’è un principio di incendio – solo parte della carrozzeria risulta annerita – sarebbe piuttosto dovuto a un “impianto elettrico di bassa tensione”.

Che di incendio non si possa parlare concorda la procura che però vuole approfondire sul tema dell’elettrico, così come accertamenti sono in corso “sul guardrail e sul parapetto esterno che dà sul baratro”. A un primo sguardo la barriera che costeggia la strada comunale porta i segni del tempo, tanto che sono in corso investimenti ingenti per garantire la sicurezza su quel tratto di strada, ma è tutto da dimostrare che abbia un ruolo in quanto accaduto, come ritiene invece Fiorese.

“È un guardrail vecchio, degli anni Cinquanta, forse è una concausa dell’incidente. Guardando le immagini si nota quasi l’autobus fermo, poi precipita, i fotogrammi fanno ipotizzare che possa essersi trattato di un malore”.

L’assessore alla Mobilità di Venezia
Un’immagine satellitare del 2022 di Google Maps restituisce che lungo il cavalcavia di Mestre in cui è precipitato il bus, in cui hanno perso la vita 21 persone, manca un tratto di guardrail. Proprio la barriera di protezione, che potrebbe essere obsoleta, è uno degli elementi al vaglio della procura di Venezia che indaga su quanto accaduto ieri. Per l’assessore alla Mobilità del capoluogo veneto Renato Boraso, però, quella ‘mancanza’ “di un metro e cinquanta è un punto di passaggio, un varco di accesso per motivi di sicurezza, per la manutenzione” spiega all’Adnkronos.

“Si tratta – aggiunge- di una piccola interruzione che si trova, talvolta, lungo i guardrail. Non vorrei che qualcuno pensasse che 13,5 tonnellate (il peso del bus precipitato, ndr.) si sarebbero fermate per un metro e cinquanta” in più di barriera.

“Bisogna capire perché in un rettilineo in discesa questo bus ha perso il controllo, il guardrail non è neanche una concausa perché siamo in un rettilineo” evidenzia Boraso, ammettendo che “sicuramente la doppia fila di guardrail è vetusta perché così abbiamo ereditato questo cavalcavia”, ora al centro di un progetto di ammodernamento da 6,5 milioni di euro. “Non è che un metro e mezzo impedisce la caduta”, dice Boraso, assicurando che il bus è precipitato “25 metri dopo”.

Dal Csm bando per il dopo Gratteri. Aperte candidature per la Procura di Catanzaro

La quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura, dedicata al conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi, ha pubblicato oggi il bando per la candidatura alla carica di procuratore della Repubblica di Catanzaro.

La sede è considerata vacante dal 13 settembre scorso, data in cui il Plenum ha scelto a maggioranza (con 19 preferenze) Nicola Gratteri quale capo della Procura di Napoli.

Per candidarsi alla guida della Dda del capoluogo calabrese è necessario il requisito della cosiddetta “terza valutazione di professionalità”, ossia avere 12 anni di servizio che permettono di conseguire il grado di consigliere di Corte d’Appello. Da oggi, dunque, chi ha le carte in regola potrà inviare la candidatura alla quinta commissione.

I termini per presentare domanda scadranno ad un mese dalla pubblicazione del bando. Solo allora si avrà certezza dei magistrati che avranno proposto candidatura per la sede precedentemente occupata dal procuratore Gratteri.

Al momento circolano solo indiscrezioni e si fanno i nomi del procuratore di Lamezia Terme Salvatore Curcio, del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, del procuratore di Potenza Francesco Curcio, del procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Capomolla (al quale andrà la reggenza dell’Ufficio fino alla nomina del nuovo procuratore capo), e di Nino di Matteo, pm della Procura nazionale antimafia.

Putin: “Il mondo si sta sbarazzando delle dittature che costringono gli altri alla servitù economica”

“Il mondo si sta gradualmente liberando dalla dittatura di un modello economico e finanziario che punta a indebitarsi e a creare servitù, a trasformarsi in colonie economiche e a privare intere regioni del mondo delle risorse per lo sviluppo”. Lo ha detto mercoledì il presidente russo Vladimir Putin alla sessione plenaria “Conversazione sulla parità di condizioni” nell’ambito della terza Olimpiade internazionale sulla sicurezza finanziaria.

Poche persone, ha detto il leader russo, vogliono un futuro del genere. “Pertanto, bisogna costruire un ordine mondiale multipolare che sia più democratico, onesto ed equo per la maggioranza dell’umanità è semplicemente inevitabile, storicamente necessario”, ha affermato.

Putin ha affermato che ciò include anche la creazione di solide basi economiche per un sistema così globale. Inoltre, le moderne tecnologie aprono nuove opzioni sia per le persone che per le imprese, consentendo al governo di creare e sostenere istituzioni pubbliche e finanziarie che riflettono la realtà in evoluzione di un mondo multipolare, nonché di sviluppare sistemi di pagamento internazionali più convenienti e sicuri.

I paesi che gestiscono le valute globali sono al vertice di una “piramide finanziaria” e questo non è in linea con gli interessi della maggioranza, ha aggiunto. “Mi aspetto fortemente che, nonostante tutte le attuali complicazioni sulla scena internazionale, alla fine raggiungeremo un certo consenso, non limitandoci solo agli interessi dei paesi che attualmente guidano, per così dire, questa piramide finanziaria. Ciò è in realtà chiaro perché questi sono apparentemente le loro valute nazionali, ma ciò non corrisponde agli interessi odierni della stragrande maggioranza dell’umanità”, ha affermato il presidente russo.

È molto importante elaborare approcci comuni per quanto riguarda le minacce informatiche perché si tratta di problemi comuni, ha aggiunto il Presidente, riferendosi al problema dei crimini informatici.

Strage di Mestre, ecco il video. Pm: “Nessuna frenata. Fuoco da batterie elettriche”

La Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un fascicolo – per adesso contro ignoti – in merito alla strage di ieri sera a Mestre in cui hanno perso la vita 21 persone. L’ipotesi di reato è di omicidio stradale plurimo.

Il Procuratore capo Bruno Cherchi ha precisato che sono stati posti sotto sequestro il guardrail, la zona di caduta del bus e la carcassa del mezzo, con la “scatola nera” che “sarà esaminata solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile”.

Sembra comunque da escludere un urto o una manovra “azzardata” per evitare un mezzo che tagliava la strada. Nel pomeriggio è stato diffuso un video tratto dalle telecamere di sicurezza della “Smart control room” del Comune di Venezia. Sulla sopraelevata vi sono tre corsie. Si vede l’autobus guidato da Rizzotto sulla corsia di destra affiancare un altro bus, al centro, che indica con la freccia di svoltare a sinistra. Poi viene coperto dal pullman del centro; il bus de “La Linea” si nota appena mentre precipita giù dal bordo della carreggiata. L’altro bus dietro frena subito e accende le quattro frecce di emergenza. I conducenti dei due bus, quello centrale e quello dietro, potranno fornire dettagli preziosi per ricostruire l’accaduto.

Ecco il video

Il procuratore di Venezia ha escluso il “contatto” con altri mezzi: “La dinamica – ha riferito Cherchi – ha visto il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo. Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi. Non si è verificato alcun incendio, né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio, che hanno provocato fuoco e fumo”. Anzi, proprio l’altro bus ha chiamato i soccorsi, e l’autista ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato.

L’attenzione degli inquirenti si accentrerà su un eventuale malore dell’autista del bus, Alberto Rizzotto, per cui verrà disposta l’autopsia, assieme all’esame del suo cellulare “e di quanto possa permettere di dare certezze su quanto è accaduto”, ha aggiunto Cherchi. Quanto alle condizioni dell’autista il direttore operativo della compagnia “La Linea” assicura che “stava guidando da tre ore e mezzo, peraltro non continuative” e che “non era certo stanco: Non lavorava dal giorno prima, quindi aveva goduto abbondantemente delle ore di riposo previste”.

Intanto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini esclude un “problema di guardrail”, e ha puntato il dito sulle batterie elettriche del bus, che “prendono fuoco più velocemente di altre forme di alimentazione e in un momento in cui si dice che tutto deve essere elettrico uno spunto di riflessione è il caso di farlo”.

Iniziato e rinviato il processo agli scafisti del naufragio di Cutro

E’ iniziato ed è stato subito rinviato al 15 novembre prossimo il processo nei confronti dei presunti scafisti della “Summer Love”, l’imbarcazione che il 26 febbraio scorso è naufragata a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro causando la morte di 94 migranti – tra i quali 35 bambini – oltre ad una decina di dispersi.

Solo 82 persone riuscirono a salvarsi. A giudizio ci sono un cittadino turco – Sami Fuat, di 50 anni, – e due pakistani Khalid Arslan, di 25 anni, e Ishaq Hassnan, di 22 anni.

I tre sono accusati di naufragio colposo e favoreggiamento all’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di un altro reato. Un altro cittadino turco Ufuk Gun di 28 anni sarà processato con il rito abbreviato.

Il Tribunale di Crotone, presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio (a latere Assunta Palumbo e Giuseppe Collazzo) ha accolto la richiesta presentata dall’avvocato Barbara Ventura, in rappresentanza dei legali delle parti offese, di citare nel giudizio anche il fondo garanzia vittime della strada come responsabile civile. Il fondo di garanzia è istituito presso la Consob ed ha come scopo quello di coprire i risarcimenti alle vittime anche per incidenti nautici per imbarcazioni che hanno obbligo assicurazione.

Dopo aver accolto la richiesta il collegio ha rinviato l’udienza per permettere di notificare la citazione al fondo di garanzia. La pubblica accusa, rappresentata in aula dal procuratore Giuseppe Capoccia e dal sostituto Pasquale Festa, si è rimessa alla decisione del Tribunale così come hanno fatto i difensori degli imputati. (Ansa)

Vescovo avvia petizione contro l’aborto. Subito polemica

Stanno provocando polemiche le parole pronunciate dal vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro nel corso della messa della Madonna del Rosario di sabato scorso.

Il presule ha invitato i fedeli a firmare al banchetto allestito davanti alla chiesa da un’associazione autorizzata dallo stesso vescovo, a sostegno della proposta parlamentare di rendere obbligatoria, per i medici dei consultori, la pratica di fare ascoltare il battito cardiaco del feto alle donne in procinto di abortire.

Apprezzamenti per le parole del presule sono arrivati dal sindaco Maria Limardo, intervenuta prima della benedizione.

Non si è invece sbilanciato Pino Mirabello, storico priore della chiesa del Rosario, anche se s’intuisce la sua approvazione.

Chi invece manifesta la sua contrarietà è Giovanni Di Bartolo, segretario provinciale del Pd. “Da sempre la chiesa è schierata a difesa dei suoi valori – afferma – ed è legittimo dunque che anche il vescovo Nostro lo faccia. Appare però quanto meno inopportuno che ciò sia avvenuto durante la messa, un momento squisitamente religioso. Nemmeno Papa Francesco, a quanto mi risulta, ha mai fatto nulla del genere nelle sue celebrazioni. Occorre continuare a garantire alle donne la massima libertà di autodeterminazione sul proprio corpo e, anzi, credo sia importante lavorare per rendere effettiva la legge 194”.

In favore delle posizioni del Vescovo anche altri politici (del centrodestra), associazioni Provita e circoli storicamente contro l’aborto: “Quella del vescovo è una iniziativa utile a far comprendere che l’aborto è una pratica che uccide migliaia di vite ogni anno. Far riflettere che nel grembo di una donna incinta cresce un essere a cui batte un cuore è utile e giusto”, è il ragionamento in sintesi.

Incontro del presidente Succurro con il nuovo Questore di Cosenza Cannizzaro

Visita istituzionale del nuovo Questore di Cosenza, Giuseppe Cannizzaro, al Palazzo della Provincia per un primo incontro e un confronto cordiale con il Presidente Rosaria Succurro.

Il colloquio, che si è tenuto nella mattinata di oggi mercoledì 4 ottobre, è servito per confrontarsi sulla realtà del vasto e complesso territorio provinciale per il quale – ha sottolineato il Presidente Succurro – «non mancheranno ausilio e sinergie tra istituzioni per presidiarlo e renderlo più sicuro».

Nel corso dell’incontro Rosaria Succurro ha quindi assicurato al Signor Questore la massima collaborazione da parte della Provincia per portare avanti un percorso di legalità e sicurezza, in un indispensabile lavoro di squadra necessario per programmare interventi mirati per la diffusione della cultura della legalità e del rispetto delle regole.

«Sono convinta che la sinergia istituzionale rappresenti uno snodo fondamentale per lo sviluppo della nostra comunità», ha concluso il Presidente Succurro rinnovando al Signor Questore Giuseppe Cannizzaro l’augurio di buon lavoro «da parte mia e dell’amministrazione che rappresento».

Il Questore di Cosenza, nel consueto giro di incontri istituzionali, ha anche incontrato il sindaco di Cosenza Franz Caruso.

Strage a Mestre, si ipotizza un malore dell’autista. Rimosso il bus della morte

Dalle ore 5.30 di questa mattina il bus elettrico che è precipitato da un cavalcavia di Mestre, a pochi passi dalla stazione ferroviaria, si trova nel deposito dell’ex mercato ortofrutticolo in via Torino. Al termine delle complesse operazioni di estrazione di vittime e feriti, il bus, rovesciato sull’asfalto dopo un volo di alcuni metri, è stato sollevato con due gru e trasportato su un pianale nel deposito dell’ex mercato, lontano da occhi indiscreti e a un chilometro e mezzo circa dal luogo in cui hanno perso la vita 21 persone e 15 sono rimaste ferite. A quanto apprende l’Adnkronos, il mezzo viene monitorato “ogni quattro ore circa” poiché “trattandosi di un bus elettrico”, quindi dotato di particolari batterie, “potrebbe ripartire l’incendio” divampato ieri sera subito dopo l’impatto.

Incidente ripreso dalle telecamere
La scena dell’incidente, da quanto si è appreso, sarebbe stata ripresa dalle telecamere che quindi potrebbero restituire con esattezza quanto accaduto ieri sera intorno alle 19.39.

Il video

Le ipotesi
Il bus stava rientrando al camping Hu, dove i turisti alloggiavano, quando per cause ancora da accertare non ha percorso la strada dritta davanti a sé ma è precipitato per alcuni metri nel vuoto prima di prendere fuoco. Tutte le ipotesi restano aperte: dal malore dell’autista all’ipotesi di una collisione con un altro mezzo prima di precipitare.

Il Comune di Venezia ha comunicato di avere riaperto al traffico sul cavalcavia interessato dall’incidente in cui ora si può viaggiare solo su una corsia. Le operazioni sono proseguite per l’intera notte e ancora ora la strada è presidiata dall’alto dalle forze dell’ordine.

Le vittime e i feriti
Sono 11 le persone identificate tra le 15 rimaste ferite. Si tratta di 11 stranieri, in particolare di quattro ucraini (due donne, un uomo e una minore), un tedesco, una francese, un croato, una coppia spagnola e due minori (maschio e femmina) di origine austriaca. Molti di loro – a quanto apprende l’Adnkronos – si trovano in rianimazione, in particolare due sono stati operati nella notte a Padova e sono ricoverati in terapia intensiva.

Per quanto riguarda le 21 vittime, solo sette di loro sono state identificate, si tratta di 4-5 ucraini (sulla nazionalità di una delle quattro donne permane incertezza), un tedesco e l’autista del bus, Alberto Rizzotto, 40 anni, originario di Conegliano, in provincia di Treviso, e residente a Tezze di Vazzola.

118 Veneto: “Al lavoro per le identificazioni”
“Come 118 stiamo cercando di recuperare tutte le informazioni per stabilire l’identità delle vittime. Ci sono ancora 14 morti e 4 feriti senza un nome. Un’attività marginale, certo, di supporto alle forze dell’ordine ma necessaria viste le condizioni – dice all’Adnkronos Paolo Rosi, direttore del 118 Regione Veneto – Il magistrato questa mattina nominerà un perito incaricato di eseguire il riconoscimento, attraverso impronte dentali e digitali. Un lavoro fatto di concerto con la polizia scientifica”. “Chi fa il mio mestiere di tragedie ne vede tante – aggiunge Rosi – ma un episodio così straordinario con vittime ustionate, tra cui minori, è davvero straziante. Un bambino di appena 1 anno è morto, un’altra bambina di soli 4 anni è gravissima all’ospedale di Padova. Solo a Treviso una bambina non desta preoccupazioni, a parte qualche frattura. Ma qui è stata l’apocalisse”.

Sul posto sono accorse “circa 20 ambulanze – ricorda Rosi – oltre 40 operatori sanitari, decine e decine di uomini delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco. È stata una corsa contro il tempo per soccorrere tutti ma all’una di notte, nonostante il pullman fosse in parte ribaltato, le speranze di trovare persone vive erano ormai svanite”.

“All’ospedale dell’Angelo di Mestre la situazione da ieri sera è invariata: 6 i feriti trasferiti dal luogo dell’incidente, quattro in condizioni gravi ricoverati in rianimazione. Si tratta di tre uomini e una donna. Tutti stranieri, per la maggior parte di nazionalità ucraina, uno solo è tedesco. Dall’ora dell’apocalisse non ci siamo mai fermati”, dice all’Adnkronos Giulio Giuliani, responsabile comunicazione dell’Ulss Serenissima di Venezia.

“Dopo lo strazio dei soccorsi ora ci aspetta la parte più difficile: il ricongiungimento delle vittime con i familiari, quasi tutti stranieri – aggiunge Giuliani – I feriti o non sono in condizioni di parlare oppure lo fanno a stento, per lo più in lingua ucraina”.

I parenti delle vittime
I primi parenti delle 21 vittime e dei 15 feriti stanno arrivando al camping dove i loro familiari alloggiavano. La Regione Veneto ha allestito e già attivato all’ospedale dell’Angelo un servizio di accoglienza e una sala dedicata. Nell’androne del nosocomio è attivo il punto di prima accoglienza che indica alle persone dove rivolgersi. Sono già molte quelle arrivate all’ospedale. Per loro è stato attivato anche un servizio di interpretariato in lingua tedesca, ucraina, spagnola e francese. I parenti sono assistiti da un team di specialisti composto da sette psicologi e tre psichiatri.

Sul luogo della tragedia il patriarca di Venezia Francesco Moraglia. “Il patriarca – spiega una nota del patriarcato – prega e chiede preghiere per le vittime, tra cui anche bambini, per i feriti e per tutte le persone coinvolte nell’incidente”.

Zaia
“Partiamo dalla telefonata del responsabile del 118, che quando chiama c’è sempre un problema, ma mai avrei pensato a una cosa del genere: una strage con 21 morti e 15 feriti, tra cui una bambina di un paio d’anni e un adolescente. Fra i feriti, 5 sono in condizioni gravissime – dice il presidente del Veneto, Luca Zaia, intervenendo a ‘Non Stop News’ su Rtl 102 – Abbiamo utilizzato 5 ospedali; Treviso ha svuotato il pronto soccorso per accogliere i feriti, mentre l’ospedale centrale di Mestre si è occupato in prima linea del soccorso. Dolo, Mirano e Padova hanno pazienti politraumatizzati. Fra i feriti ci sono anche due bambini di 3-4 anni, un ragazzino di 12-13 anni e ci sono due fratellini. Tra le nazionalità coinvolte ci sono ucraini, spagnoli, croati e francesi. Questo è solo uno spaccato di quello che era un pullman turistico, un pullman elettrico di recente costruzione nel 2022”.

“Lascerei ai tecnici la ricostruzione della dinamica – prosegue Zaia – basandoci sulle testimonianze delle persone in loco, le telecamere di bordo e le videocamere di sorveglianza. Si ipotizza un possibile malore dell’autista, poiché ho visto personalmente cosa può accadere quando una persona si sente male al volante, il che potrebbe spiegare l’incidente del pullman. Gli inquirenti diranno ciò che è accaduto. L’autista è un giovane del mio territorio, una persona conosciuta e stimata”.

“Le salme sono all’obitorio di Mestre, e come sanità abbiamo organizzato un’accoglienza per i parenti, attivando anche un supporto psicologico. Affrontiamo anche la sfida della diversità linguistica, data la provenienza di molte nazioni coinvolte. Ringrazio i soccorritori, soprattutto quelli del settore sanitario, perché il loro intervento è stato tempestivo. Per quanto mi riguarda, ho fatto issare le bandiere a mezz’asta sugli edifici della Regione e ho chiesto anche ai sindaci del Veneto. È stato proclamato lutto cittadino ma penso che ci stia anche un lutto nazionale. Di fronte a una tragedia come questa, dobbiamo mostrare rispetto per le vittime, è fondamentale”, conclude il governatore del Veneto.

Bus precipita da cavalcavia tra Mestre e Venezia, almeno 20 morti e diversi feriti

E’ di almeno 20 morti e un numero imprecisato di feriti il bilancio di un drammatico incidente avvenuto a Mestre, alle porte di Venezia. Un pullman carico di persone è precipitato, per cause da chiarire, dal cavalcavia Vempa. La strage stradale è avvenuta intorno alle 19.45. Il pullman nell’impatto ha preso fuoco. Non è ancora chiaro se fosse un autobus di pendolari, quindi di linea, o un mezzo privato con turisti a bordo.

Si teme che il bilancio possa essere molto più pesante. Dalle prime informazioni si conterebbero alcuni turisti stranieri tra vittime e feriti. Sono circa una ventina i feriti, di cui alcuni molto gravi. Secondo quanto si è appreso vi sarebbero bambini o minori coinvolti. Sono in corso le operazioni di soccorso. Dispiegate decine di ambulanze che hanno fatto la spola con gli ospedali dell’area.

Le prime immagini del disastro

L’autobus viaggiava nell’ora di punta, poco prima delle ore 20, sul cavalcavia che da Mestre porta verso Marghera e l’autostrada A4. Il mezzo sarebbe sbandato, ha sfondato il parapetto ed è precipitato giù per circa una decina di metri, finendo tra un magazzino e i binari della stazione di Mestre.

L’impatto è stato violentissimo, tanto che il prefetto di Venezia Michele Di Bari ha spiegato che il mezzo è rimasto “schiacciato” e che per questa ragione i Vigili del fuoco fanno molta fatica a recuperare altre persone, tra eventuali altre vittime e feriti. L’autobus dalle immagini è capovolto, con le ruote sopra, quindi è rimasto schiacciato dalla parte superiore.

Secondo quanto emerge dai primi rilievi sulla bretella, nel punto in cui il bus ha sfondato il guardrail, non ci sarebbero segni di frenata sull’asfalto. A questo punto si ipotizza un malore improvviso del conducente, un quarantenne, Alberto Rizzotto, del trevigiano, il cui corpo senza vita è stato rinvenuto tra i rottami del mezzo.

Le salme dei passeggeri sono state allineate non lontano dal luogo dello schianto. Il vescovo del capoluogo veneto ha proceduto alla benedizione delle salme, poi via via portate negli obitori.

“Il bus era nuovo del 2022 ed era totalmente elettrico”, ha fatto sapere da Vespa il presidente del Veneto Luca Zaia. Come si spiega dunque il rogo? Le batterie elettriche? Lo chiariranno i magistrati della Procura di Venezia che hanno aperto un’inchiesta per accertare la dinamica ed eventuali responsabilità.

“Un’immane tragedia ha colpito questa sera la nostra comunità. Ho disposto da subito il lutto cittadino, in memoria delle numerose vittime che erano nell’autobus caduto. Una scena apocalittica, non ci sono parole”, scrive su Facebook il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.

Secondo il primo cittadino, “almeno 20 morti” ma il numero delle vittime sarebbe destinato a salire. “Abbiamo contato già 20 morti ma sarà un numero destinato a salire”, dice Brugnaro in un collegamento con un programma televisivo. “Il pullman andava da Venezia a Marghera, era carico di gente che tornava a casa dal lavoro. E’ volato giù, non sappiamo cosa sia successo”, spiega il primo cittadino.

Guerra in Ucraina, Orsini: “Draghi non ne ha azzeccata una. E adesso paghiamo”

di Alessandro Orsini

“L’Ucraina è attesa da una grande tragedia nazionale nel 2024-2025. Le cause di questo prevedibile futuro sono politiche, economiche e militari.

Sotto il profilo politico, i governi che hanno annunciato il disimpegno sono almeno quattro. Oltre all’Austria, anche Ungheria, Polonia e Slovacchia. Si aggiunga la decisione del Partito Repubblicano di bloccare i 24 miliardi di aiuti a Zelensky promessi da Biden. I media italiani minimizzano questi fatti, ma la strada del disimpegno è imboccata e vedrà aumentare i suoi sostenitori con il naufragio della controffensiva.

Sotto il profilo economico, l’Unione europea è in recessione mentre la Russia fa ottimi affari. Putin ha sottratto al mercato milioni di barili di greggio d’intesa con i sauditi. Siccome la domanda resta alta, il prezzo del petrolio si è impennato e gli italiani pagano il pieno di benzina più dell’automobile.

Per pudore, tralascio di indicare i miliardi che la Russia incassa dal petrolio ridicolizzando Mario Draghi che fantasticava di fissare il tetto massimo del barile russo a 60 dollari. Una fantasticheria che non qualifico in questa sede per motivi di decoro. Risultato: gli analisti prevedono il barile a 100 dollari mentre l’economia italiana è strozzata e rischia di spezzare le gambe al già zoppo Meridione.

Sotto il profilo militare, i soldati ucraini cadono a migliaia senza ottenere niente perché la Russia è sovrastante nell’artiglieria e nei soldati, ovvero in ciò che fa la differenza nella guerra d’attrito.

Putin controlla i cieli e sta pure caricando una quantità impressionante di mezzi militari e di soldati. Diecimila uomini sono appena arrivati a Bakhmut; 10.000 paracadutisti d’élite sono stati inviati nell’area di Robotyne; circa 100.000 soldati sono pronti a sfondare a Kharkiv; 400.000 sono stati contrattualizzati e 130.000 sono stati chiamati alla leva. I caduti, in questa fase di tiro al piccione, sono quasi tutti ucraini.

Putin aveva parlato di 70.000 soldati ucraini uccisi. Ella Libanova, direttore dell’Istituto Ptoukha per la demografia e gli studi sociali dell’Accademia nazionale delle scienze, il più importante ente governativo di ricerca dell’Ucraina, ha rivelato al Corriere della Sera che i soldati ucraini uccisi dall’inizio della guerra sono circa 100.000, soprattutto maschi in età riproduttiva con ricadute iper-tragiche sul futuro del Paese.

Ecco gli esiti delle politiche del blocco occidentale in Ucraina. In una democrazia liberale, La Stampa, Repubblica e il Corriere della Sera, chiederebbero conto a Draghi delle sue scelte sciagurate. Ma non possono perché le hanno celebrate. Il che significa che, in Italia, la grande stampa non svolge quella funzione di controllo e di denuncia degli errori del potere pubblico richiesta dalle società aperte.

Si vocifera che Draghi, a cui Ursula von der Leyen ha affidato un incarico per risospingerlo nella politica italiana, potrebbe sostituire Giorgia Meloni che ha vinto le elezioni. Dal momento che lo scontro frontale con la Russia imposto anche all’Italia da Draghi ha causato la distruzione dell’Ucraina e l’affossamento dell’Italia, perché quest’uomo continua a essere considerato una “risorsa” per il nostro Paese? Il fallimento delle scelte di Draghi è talmente solare che soltanto un’informazione malata potrebbe mascherare. L’Unione europea ha rifiutato la diplomazia con Putin presupponendo che l’Ucraina avrebbe sconfitto la Russia con l’aiuto della Nato. Non è accaduto ed è giusto che qualcuno paghi per questo spaventoso errore di sottovalutazione”.

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