15 Ottobre 2024

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‘Ndrangheta, i tentacoli del Grande Aracri in Veneto. Decine di arresti

'Ndrangheta, i tentacoli del Grande Aracri in Veneto. Decine di arresti

E’ in corso una vasta operazione contro la ‘ndrangheta in Veneto, dove i carabinieri di Padova e la Guardia di Finanza di Venezia stanno eseguendo decine di misure di custodia cautelare, tra carcere e domiciliari, obblighi e divieti.

Il blitz è coordinato dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al riciclaggio, usura, sequestro di persona, estorsione e emissione di fatture inesistenti.

Nell’operazione, in codice “Camaleonte”, sono coinvolti imprenditori e i clan attivi a Cutro e nel Crotonese e riconducibili ai Grande Aracri, già noti alle cronache per essere operanti in Emilia Romagna.

Le forze dell’ordine hanno eseguito una cinquantina di perquisizioni, fra Treviso, Vicenza, Padova, Belluno, Rovigo, Reggio Emilia, Parma, Milano e Crotone. Le indagini, partite alla fine del 2015, sono relative alle infiltrazioni nel tessuto economico portate avanti in questi anni dalla criminalità legata al clan dei cutresi. Sono stati eseguiti anche numerosi sequestri, per un valore complessivo di 20 milioni di euro.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i componenti della cosca avvicinavano gli imprenditori e si insinuavano nelle aziende attraverso prestiti e taglieggio, fino ad impossessarsi delle aziende stesse, controllandole dall’interno, mettendo in atto anche operazioni di riciclaggio. In alcuni casi questo avveniva con la connivenza di imprenditori veneti.

Il governatore Zaia: “Tolleranza zero”

“Mentre attendiamo i particolari, che verranno resi noti più tardi, è già chiaro che siamo di fronte a una nuova importante operazione contro la criminalità organizzata nel Veneto. Una conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, dell’efficienza della Procura Distrettuale Antimafia di Venezia guidata da Bruno Cherchi e del coordinamento delle forze dell’ordine sul campo, che ci regalano questa belle notizie. La giornata comincia bene”.

Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando l’operazione  contro la ‘ndrangheta in Veneto. “Che si tratti di criminalità organizzata o no – aggiunge Zaia –questi figuri devono capire che il Veneto è terra di onestà e di legalità, che non sopporta i delinquenti e che è supportata da Inquirenti e Forze dell’Ordine tenaci, preparati, duri quanto serve. Pane duro da masticare per il crimine, che lo sarà ogni giorno di più. Vale a dire tolleranza zero”.

Salvini: “Più di 60 mafiosi arrestati tra Veneto e Sicilia. Oggi bella giornata”

“Più di sessanta arresti, tra Veneto e Sicilia, per stroncare ‘ndranghetisti e mafiosi. Sequestrate, a Napoli, due ville e un negozio riconducibili ai familiari del boss camorrista Michele Zagaria. Valore: circa tre milioni. Grazie alle Forze dell’Ordine e agli inquirenti, che ci fanno cominciare bene la giornata. Siamo orgogliosi delle nostre donne e dei nostri uomini in divisa”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Forti raffiche di vento sull’A2 del Mediterraneo, si ribaltano 4 mezzi pesanti

Forti raffiche di vento sull'Autostrada del Mediterraneo, si ribaltano due TirPaura sull’autostrada A2 “del Mediterraneo” dove stamani, a causa del forte vento quattro mezzi pesanti si sono ribaltati. Gli incidenti sono avvenuti tra gli svincoli di Frascineto e Morano Calabro, in provincia di Cosenza. L’arteria è stata chiusa in entrambe le direzioni per le forti raffiche. Sul posto sono intervenuti la Polizia stradale e Vigili del fuoco per soccorrere i camionisti, mentre squadre dell’Anas hanno poi deciso di aprire solo per i mezzi leggeri in coda.

Un camionista è stato estratto dal camion ed ha riportato lievi ferite mentre l’altro è illeso. Il vento ha provocato anche il distacco di alcuni pezzi di guardrail e la caduta di alcuni pali della segnaletica. Il vento sta creando disagi anche in Puglia.

Il personale Anas ha completato le operazioni di recupero dei mezzi e ripristinato la circolazione. I veicoli leggeri in transito sulla carreggiata nord sono stati deviati allo svincolo di Frascineto con rientro allo svincolo di Morano Calabro attraverso il percorso alternativo della ex SS 19. Anas sconsiglia il traffico ai mezzi telonati, furgonati e caravan, in entrambe le direzioni tra gli svincoli di Sibari e Lagonegro.

AGGIORNAMENTO – L’A2 “Autostrada del Mediterraneo” è stata riaperta al traffico, in direzione nord,  tra gli svincoli di Frascineto e Morano Calabro. Si sono concluse le operazioni di recupero dei mezzi pesanti ribaltati questa mattina a causa del forte vento. 

Permane il divieto di transito ai soli veicoli telonati, furgonati e caravan in direzione nord tra gli svincoli di Sibari e Lagonegro.

E’ sconsigliato il transito in direzione sud.

Scambio di cocaina sull’A2, arrestata coppia cosentina

A conclusione di un mirato servizio antidroga i militari della Compagnia Carabinieri di Corigliano Calabro hanno arrestato un uomo ed una donna di Montalto Uffugo per detenzione e cessione di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

Nella giornata di ieri, infatti, i Carabinieri della Stazione di Corigliano Scalo iniziavano un lungo pedinamento nei confronti di un noto pregiudicato coriglianese, gravato da numerosi precedenti per droga. Lo stesso a bordo della sua utilitaria percorreva tutto il territorio di Corigliano in lungo ed in largo e dopo aver passato la popolosa frazione di San Nico, si dirigeva verso Tarsia. I militari seguivano a debita distanza gli spostamenti dell’uomo, quando, ad un certo punto, arrestava la marcia del suo veicolo proprio all’imbocco dell’autostrada A2 al bivio di Tarsia.

Qui l’uomo stazionava per qualche minuto, ma poco dopo veniva raggiunto da una Ford Focus Station Wagon, con a bordo un uomo ed una donna. L’incontro era veloce fra i tre: non era un saluto fra amici, bensì uno scambio di droga. Infatti il coriglianese consegnava all’uomo sopraggiunto sulla station wagon una somma di denaro e quest’ultimo, in cambio, gli porgeva un involucro.

I militari della Stazione di Corigliano intervenivano, dopo essersi qualificati ed immobilizzavano tutti i presenti. L’immediata perquisizione permetteva di trovare nella tasca del giubbotto del coriglianese l’involucro con all’interno della cocaina, mentre addosso alla coppia veniva rinvenuta una cospicua somma di contanti, frutto dello scambio appena avvenuto.

La perquisizione veniva estesa alle rispettive autovetture e ciò permetteva di trovare all’interno di una anche della mannite, che sarebbe dovuta servire per “tagliare” successivamente la cocaina, prima di immetterla sul mercato.

Tutto veniva sottoposto a sequestro penale, mentre i tre soggetti venivano portati presso la caserma di Corigliano. Gli accertamenti sulla sostanza stupefacente attraverso l’uso di reagenti permetteva di acclarare che si trattava di cocaina pura, mentre il peso totale era di poco superiore ai 6 grammi, da cui sarebbero state ricavate circa 25 dosi da immettere sul mercato, per un guadagno che si aggirava sul migliaio di euro.

La coppia che aveva venduto la cocaina veniva identificata in P.A., 48enne cosentino, ma residente a Montalto Uffugo, con diversi precedenti specifici alle spalle, mentre la donna in F.G. 36enne originaria di Latina, ma residente da diverso tempo a Montalto Uffugo. Entrambi venivano arrestati con l’accusa di detenzione e cessione di cocaina, così come concordato con la Procura della Repubblica di Castrovillari, coordinata dal Dott. Eugenio Facciolla. Per l’uomo si aprivano le porte della Casa Circondariale di Castrovillari, mentre per la donna scattavano gli arresti domiciliari, in attesa di essere giudicati dall’A.G. con rito direttissimo. Il coriglianese, invece, veniva segnalato alla Prefettura di Cosenza per uso personale di sostanza stupefacente.

Confiscati beni per 10 milioni a imprenditore in odor di ‘ndrangheta

Operazione Lea finanza crotone confiscati-beni imprenditore Natale Garofalo Beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 10 milioni di euro sono stati confiscati dai finanzieri del Comando provinciale di Crotone a carico di Natale Garofalo, imprenditore ritenuto dagli investigatori in affari con la ‘ndrangheta crotonese.

L’operazione è stata denominata “Lea”, in ricordo di Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009 e le cui dichiarazioni sono state utilizzate anche nell’indagine che ha portato alla confisca.

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Catanzaro – Sezione misure di prevenzione su richiesta della Dda catanzarese – ha riguardato quattro aziende operanti nel settore edile, situate a Petilia Policastro e Crotone, un immobile nel milanese, sede amministrativa di un’attività economica pure confiscata, oltre a rapporti bancari, cassette di sicurezza, titoli, libretti di risparmio, buoni fruttiferi intestati all’imprenditore ed alla moglie di Maria Cardamone.

Evade da Napoli, scende a Reggio e tenta di bruciare viva l’ex moglie

controlli Polizia Reggio CalabriaStamattina, poco prima delle 9, in via Frangipane, a Reggio Calabria, nei pressi della scuola omonima, un napoletano gravato da precedenti, dopo aver aperto lo sportello dell’autovettura a bordo della quale era presente la ex moglie, le ha cosparso liquido infiammabile e le ha dato fuoco.

Le fiamme hanno provocato rilevanti ustioni in diverse parti del corpo della donna. È grave. L’uomo, dopo la fulminea azione criminale, si è dato alla fuga. Durante il fattaccio anche l’autore si sarebbe probabilmente ustionato. Il responsabile era evaso dagli arresti domiciliari ad Ercolano. Attive indagini e ricerche in corso da parte della Polizia di Stato. L’uomo è attivamente ricercato per tentato omicidio. Ignoti i motivi del gesto.

Ciro Russo
l’autore Ciro Russo

AGGIORNAMENTO – L’autore del tentato omicidio di stamattina avvenuto in via Frangipane di Reggio Calabria è Ciro Russo, di 42 anni. L’uomo, di corporatura robusta, brizzolato, alto 1.88 mt, con occhi marroni, si è allontanato a bordo di un’autovettura Hyundai i30 di colore grigio scuro targata FF685FW. Sono in corso le ricerche da parte degli uomini della Squadra Mobile, delle Volanti e di tutta la Polizia di Stato.

 

 

Traffico di sostanze dopanti, 12 arresti in tutta Italia

sostanze dopanti carabinieri Nas
Archivio

Un traffico internazionale di sostanze anabolizzanti, dopanti e stupefacenti è stato scoperto dai carabinieri, che stanno eseguendo su tutto il territorio nazionale un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 12 persone, attraverso il Nucleo operativo del comando per la tutela della salute e i colleghi di Enna.

Il provvedimento è stato firmato dal Gip del tribunale siciliano, Luisa Maria Bruno. Nell’operazione, definita “Calamaio”, sono in corso una cinquantina di perquisizioni in tutta Italia. Oltre duecento i militari impegnati.

In due mesi 156 truffe online, arrestato un calabrese a Tivoli

blitz carabinieriC’è anche un calabrese di 32 anni, F.E., tra gli arrestati dai carabinieri di Tivoli per una serie di truffe via internet. I militari, hanno eseguito una ordinanza cautelare emessa dal gip su richiesta della locale Procura, a carico di 5 persone: tre romani, un russo e appunto il calabrese. Una sesta persona è ricercata.

I reati, contestati dalla Procura della Repubblica a tutti gli indagati, sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alle truffe e minaccia aggravata per il solo promotore del sodalizio criminale. L’attività investigativa condotta dai carabinieri è iniziata nel mese di settembre 2017 ed ha permesso di disvelare le attività illecite perpetrate dal gruppo, durante il periodo di 2 mesi nei quali è stato possibile ricostruire ben 156 truffe.

I 5 indagati, associandosi stabilmente tra loro, avevano confezionato sui più famosi siti on line diversi annunci con i quali pubblicizzavano la vendita, a prezzi convenienti, di apparecchiature elettroniche, telefoni cellulari, piscine da esterno, assicurando la spedizione del materiale previo pagamento mediante la ricarica di alcune carte prepagate. L’acquirente, dopo aver concordato il prezzo, effettuava il pagamento mediante la prevista ricarica senza però ricevere la merce ordinata.

A questo punto, il compratore si preoccupava di contattare più volte il sedicente venditore il quale all’inizio avanzava dei dubbi sulla ditta incaricata della spedizione mentre in altri casi, in considerazione delle pressanti richieste di rimborso avanzate dalle vittime, le minacciava prospettando loro un male ingiusto. In un episodio, accertato dai carabinieri, il promotore del sodalizio criminale ha minacciato una delle vittime prospettandole una possibile aggressione fisica nonché la pubblicazione di un falso annuncio su un sito di incontri utilizzando l’utenza della vittima quale punto di contatto per concordare la prestazione sessuale.

Le minacce da parte del promotore delle truffe per evitare di sporgere le previste denunce sono state condotte anche prospettando dei legami di appartenenza con la famiglia dei “Casamonica”, comunque non emerse nel corso dell’attività investigativa. L’identificazione del capo del gruppo criminale, è stato possibile anche grazie all’intraprendenza di una donna vittima della truffa che in un caso, dopo essere stata minacciata, ha esibito in sede di denuncia sporta presso i carabinieri di Colonna, l’audio della conversazione intrattenuta con il falso venditore. Lo stesso file, una volta acquisito dai carabinieri, è stato inviato al Ris di Roma per il confronto della voce con un altro file, registrato dai militari durante un colloquio con il falso venditore. L’esito degli accertamenti del Ris di Roma, ha di fatto blindato l’identificazione del soggetto.

A carico dei 5 destinatari della misura cautelare, è stata contestata anche l’aggravante prevista dall’articolo 61 nr. 5 del codice penale, tipico delle cosiddette “truffe on line”, in considerazione della posizione di forza dimostrata dagli autori del reato in relazione alle vittime che utilizzando la piattaforma di internet, non sono posti in condizione di verificare preventivamente l’identità del venditore nè tanto meno il prodotto da acquistare.

Le truffe commesse hanno interessato diverse centinaia di vittime residenti in diverse regioni italiane molte delle quali non hanno sporto querela in considerazione delle reiterate minacce poste in essere dal gruppo o dalla mancanza di fiducia in merito alla possibile identificazione del falso venditore. Il giro di affari accertato dalle indagini e relativo a soli due mesi è stato di circa 25.000 euro.
Allo stato risulta indagata in stato di libertà, una sesta persona non raggiunta dal provvedimento cautelare.

Mafia, 32 arresti nel mandamento di Porta Nuova a Palermo

blitz anti mafia carabinieri palermoI Carabinieri di Palermo, su mandato della Dda, ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare detentiva, emessa dal GIP del locale Tribunale, nei confronti di 32 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, favoreggiamento reale aggravato, trasferimento fraudolento di valori, sleale concorrenza aggravata dalle finalità mafiose, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illecita di armi. L’operazione è denominata in codice “Atena”.

L’indagine costituisce un’ulteriore fase di un’articolata manovra investigativa condotta dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo anche sul mandamento mafioso di Porta Nuova che ha consentito di comprovare la perdurante operatività di Cosa nostra.

Alcuni degli elementi indiziari emersi nel corso delle indagini erano già confluiti nel provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla DDA di Palermo ed eseguito il 4 dicembre 2018 nel corso della cosiddetta operazione “Cupola 2.0” con cui è stata smantellata la nuova commissione provinciale di cosa nostra palermitana, che si era riunita per la prima volta il 29 maggio 2018 nella località di Altarello di Baida, così come confermato anche da successive dichiarazioni dei due nuovi collaboratori di Giustizia.

In quel contesto erano già state arrestate 11 persone ritenute appartenere al mandamento mafioso di Porta Nuova, tra cui Gregorio Di Giovanni (detto il reuccio), in quanto individuato quale nuovo rappresentante di quell’articolazione mafiosa, avendo peraltro partecipato al citato consesso criminale del 29 maggio.

La complessa attività investigativa ha rivelato che all’atto della sua scarcerazione, nel 2015, Gregorio Di Giovanni aveva immediatamente affiancato il reggente del mandamento Paolo Calcagno, prendendone poi il posto nel momento in cui questi veniva tratto in arresto nel corso dell’operazione “Panta Rei”, eseguita nel dicembre dello stesso anno.

Da quel momento, Gregorio Di Giovanni veniva affiancato nel controllo mafioso del territorio dal fratello Tommaso (nel suo breve periodo di libertà dal 18 dicembre 2016 al 17 luglio 2017) e si avvaleva per la gestione delle attività illecite della collaborazione di uomini di fiducia per i diversi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa.

Oltre agli assetti territoriali di Cosa nostra, è emerso l’interesse principale di Paolo Calcagno in relazione al sostentamento economico della propria famiglia. Egli, infatti, nel corso dei colloqui in carcere, forniva alla moglie e al cognato indicazioni sui soggetti ai quali rivolgersi per ricevere le somme di denaro spettanti per lo stretto mantenimento e i profitti dei pregressi investimenti economici realizzati, unitamente ad altri associati, in attività commerciali pienamente funzionali e attive.

È emerso inoltre come il mandamento mafioso di Porta Nuova avesse organizzato le piazze di spaccio di sostanze stupefacenti, che continua a costituire la principale fonte di reddito di cosanostra (seguita subito dopo dalle estorsioni), diretta conseguenza della domanda che non accenna a decrescere, anzi sembra in continua crescita; sono state registrate, nel corso delle indagini, numerose richieste di acquisto di droga per uso personale anche da parte di una nutrita schiera di acquirenti costituita da imprenditori e liberi professionisti della città.
Sono state, altresì,individuate duediverse attività, una imprenditoriale e l’altra commerciale, ubicate a Palermo e riconducibili agli esponenti di vertice di cosa nostra, ma intestate a prestanome e quindisottoposte a sequestro preventivo.

In tema di attività commerciali è stato contestato il reato di illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso per avere imposto la fornitura di caffèa bar del territorio. Infine, sono stati individuati gli autori di 5 estorsioni consumate e tentate nei confronti di imprenditori e commercianti costretti al versamento a Cosa nostra di somme di denaro.

Malversazione, arrestati i vertici Blutec, la società che rilevò Fiat a Termini

BlutecRoberto Ginatta e Cosimo di Cursi, rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato della Blutec, la società che ha rilevato l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, sono stati posti agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato.

Contestualmente, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale e delle relative quote sociali, nonché delle disponibilità finanziarie, immobiliari e mobiliari riconducibili agli indagati fino all’importo di 16 milioni e 516 mila euro.

Operai Blutec sotto choc a Termini Imerese: uomini della Guardia di finanza stanno apponendo i sigilli agli impianti della fabbrica su disposizione della Procura che ha emesso provvedimenti di arresto nei confronti del presidente e dell’amministratore delegato, Roberto Ginatta e Cosimo Di Cursi, per malversazione ai danni dello Stato. I lavoratori stanno assistendo al sequestro da parte dei finanzieri che si trovano negli uffici amministrativi.

Ragazza italiana uccisa a Manchester, fermati i killer

Polizia ingleseUna ragazza bresciana di 26 anni è stata trovata uccisa in un appartamento a Manchester, in Inghilterra, dove la polizia avrebbe già fermato due giovani sospettati del delitto. Lo riporta oggi il Giornale di Brescia. Si tratta di una ragazza italiana di origini senegalesi, Lala Kamara, cresciuta in provincia di Brescia, dove ancora vive la sua famiglia, e residente a Calcinato.

Si era trasferita nella città inglese tre anni fa per lavorare come infermiera. La polizia inglese, dopo le prime indagini, ha fermato due ragazzi di 21 e 25 anni, accusati del delitto, avvenuto sabato nella casa dove viveva la giovane, che avrebbe iniziato un nuovo lavoro proprio ieri. Il padre della 26enne è già partito per l’Inghilterra: “Solo oggi saprò di più sul delitto” ha detto prima di imbarcarsi sul volo.

Abusi sessuali in falsi provini, arrestato il regista Pino Flamini

Pino Flamini
Pino Flamini

Avrebbe abusato di aspiranti attrici durante lo svolgimento di provini cinematografici per la produzione di un ipotetico film, mai realizzato. L’uomo, Pino Flamini, 69enne romano, è stato arrestato oggi dai carabinieri della Compagnia San Pietro con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata nei confronti di cinque ragazze, di cui tre minorenni all’epoca dei fatti.

Gli episodi sono avvenuti tra il 2011 ed il 2018 durante lo svolgimento di provini all’interno del piano seminterrato degli studi dell’Accademia di recitazione in zona Aurelia, di cui il regista e produttore artistico è presidente.

I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip di Roma su richiesta della Procura. Il regista si trova ora ai domiciliari. Il provvedimento trae origine dall’indagine, condotta dai Carabinieri della compagnia San Pietro e coordinata dal Gruppo reati contro le vittime vulnerabili della Procura di Roma diretto dal procuratore aggiunto Maria Monteleone.

Le indagini sono scattate in seguito a una denuncia presentata ai carabinieri della stazione Madonna del Riposo da due collaboratori dell’uomo oltre ad alcune delle presunte vittime.

Secondo l’accusa, gli abusi si sarebbero consumati durante alcuni finti provini in cui l’uomo inscenava, in maniera ingannevole, uno stupro. Grazie alle testimonianze delle vittime e alla visione del materiale informatico sequestrato, recuperando anche file cancellati dalla memoria dell’hard disk, sarebbe stato possibile ricostruire che l’uomo, si presentava come affermato regista e prospettava alle ragazze una redditizia carriera nel mondo dello spettacolo.

Violazioni ambientali, sequestrati impianti di depurazione di San Vincenzo la Costa. Denunce

I Carabinieri Forestale di Montalto Uffugo, Cerzeto e San Sosti, durante una attività di controllo hanno posto sotto sequestro tutti gli impianti di depurazione a servizio del centro storico e delle frazioni di San Vincenzo la Costa.

Dalle indagini eseguite dai militari e coordinate dalla Procura della Repubblica di Cosenza, si è accertato che tutti gli impianti violavano la normativa ambientale, in alcuni casi in relazione alla qualità degli effluenti, in altri per la mancata gestione dei fanghi prodotti dall’impianto che risultavano abbandonati da lungo tempo nelle vasche di essiccazione.

Alcune vasche sono state rinvenute in stato di totale abbandono e invase da vegetazione arbustiva. In località Greco lo scarico dei liquami prodotti dalle abitazioni e dalle attività produttive della frazione, avveniva direttamente da una conduttura senza transitare da alcun impianto depurativo.

Gli Impianti non sono stati sottoposti al previsto piano di smaltimento dei fanghi e dei reflui causando pertanto la tracimazione e dispersione diretta dei liquami sul terreno contaminando i corsi d’acqua e le falde acquifere. Tra l’altro tutti gli impianti sono risultati privi di autorizzazione allo scarico.

I militari hanno proceduto al sequestro di 7 impianti di depurazione dislocati su tutto il territorio Comunale di San Vincenzo La Costa e al deferimento all’Autorità Giudiziaria dei responsabili comunali per i reati di attività di gestione di rifiuti non autorizzata e scarico illecito di reflui sul suolo.

Metroleggera, il sindaco di Rende: “Da noi nessun cantiere senza tempi certi di fine lavori”

Il sindaco di Rende Marcello Manna

Questa mattina, a conclusione dell’evento “Metropolitana Fantasma” organizzato dagli studenti del Liceo Scientifico “Pitagora”, nell’ambito del progetto “A Scuola di OpenCoesione”, il sindaco di Rende Marcello Manna, spiega le sue perplessità sulla realizzazione della Metrotranvia dell’area urbana: “la nostra città non intende affatto aprire cantieri che potrebbero restare tali. Chiederò la convocazione di un tavolo tecnico-amministrativo-politico al presidente della Regione Calabria ed al Comune di Cosenza per decidere il da farsi” Molte, difatti, le criticità riscontrate sin da quando è stato abbracciato il progetto: “L’iter era già stato avviato, abbiamo trovato una gara già espletata – lamenta Manna – le città calabresi e la regione tutta hanno bisogno di un sostegno concreto che non può scaturire da cantieri di lavoro che tardano ad avviarsi, i tempi sono altamente determinanti”.

Il primo cittadino argomenta sulla possibilità che l’opera che è in progetto, venga ripensata e che, soprattutto, vengano rintracciate delle soluzioni alternative: “Il Comune di Rende è già all’opera, cercare altre soluzioni opportunità, appare necessario. Sicuramente bisogna fare in modo che il finanziamento intercettato non vada perduto, ne abbiamo vitale bisogno. Ma abbiamo altrettanta necessità di strutture per la mobilità e la ridefinizione del concetto della stessa – continua – ritengo sia necessario chiedere una rimodulazione della sovvenzione, in previsione anche della realizzazione di collegamenti adeguati in tutta la nostra regione, indispensabili. Considerazioni, quelle esposte stamani, che inducono a pensare ad una nuova progettazione: “Può e deve prendere il via una nuova fase per la Metropolitana”, ha concluso Manna.

Casa in fiamme nel Catanzarese, i carabinieri-forestali salvano coniugi

incendio casolare casa Fossato SerraltaUna pattuglia della stazione Carabinieri forestale di Taverna, in servizio di perlustrazione del territorio, alle ore 13,45 del 9 marzo, ha individuato in lontananza una grossa fumata che, date le caratteristiche, molto probabilmente non era riconducibile ad attività agricole, piuttosto diffuse in questo periodo.

Raggiunto, dopo circa mezz’ora, il luogo dell’evento, in località Santa Maria del comune di Fossato Serralta, è stato constatato che l’incendio stava interessando un vasto comprensorio boscato e che, entro poco tempo, a causa soprattutto del forte vento, sarebbero state coinvolte anche delle case di civile abitazione ubicate a monte dell’incendio dove, al momento, stava operando una squadra volontaria di vigili del fuoco e alcuni volontari appartenenti a una famiglia la cui casa era minacciata dalle fiamme.

Acquisite ulteriori informazioni tecniche di dettaglio sull’incendio è emerso che questo era di chioma e che, dopo aver oltrepassato anche dei possibili punti di difesa, stava interessando una superficie boscata ubicata a pochi metri da una delle case rurali di civile abitazione presenti.

Tenuto conto del grave rischio in corso, anche su sollecitazione di uno dei volontari che stavano operando, i militari, lasciato il fronte del fuoco, sono stati accompagnati presso l’abitazione minacciata dalle fiamme, dove si trovavano, parenti dello stesso volontario, anziani e ammalati.

incendio casa coniugi Fossato Serralta

Arrivati nell’abitazione, è stata trovata una Signora, intenta a raccogliere dei medicinali prima di scappare via, che, nello stesso tempo gridava e chiedeva aiuto perché un proprio diretto congiunto affetto da patologie invalidanti e quindi privo riflessi necessari per sfuggire al pericolo in atto, si era allontano in direzione del fuoco.

Nel frattempo il fuoco, alimentato dal forte vento, era giunto a circa 20 metri dalla casa, e pertanto sono state immediatamente avviate le ricerche per individuare il disperso, sul retro della casa adiacente al bosco e quasi invasa dalle fiamme.

Il soggetto è stato individuato, vicinissimo alle fiamme, e allontanato dall’incendio attraverso una scaletta in legno, e, insieme alla moglie portato via in macchina da uno dei suoi parenti presenti. Dopo pochissimo tempo è anche giunta sul posto una squadra dei vigili del fuoco di Catanzaro, i quali hanno salvato dalle fiamme anche la casa.

Da ulteriori verifiche fatte anche il giorno seguente correlate anche con le attività di polizia giudiziaria relative a presumibile origine dolosa dell’incendio boschivo, è stato confermato che questo era completamente spento, ed aveva percorso una superficie di 5 ettari di bosco di alto fusto di latifoglie, e, oltre alla distruzione di una baracca ubicata a pochi metri della casa, non aveva provocato altri danni a persone, mezzi o animali.

Armi e munizioni nel divano di casa, arrestato 67enne

arsenale armi viboUn arsenale è stato scoperto dai carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia nel corso di un controllo in materia di armi. I carabinieri della Stazione di Cessaniti, insieme al Nucleo cinofili dello squadrone Cacciatori Calabria, in particolare, hanno compiuto una perquisizione nell’abitazione di Z.A., di 67 anni, già noto alle forze dell’ordine, in frazione Pannaconi.

Nel corso del controllo, i militari hanno trovato, nascoste in un divano appositamente modificato, una pistola cal. 9×21 con matricola abrasa e 2 caricatori; un fucile doppietta cal.12 con matricola abrasa; 16 cartucce cal. 12; 26 cartucce cal. 9×21; 1 cartuccia cal. 9×19. L’uomo è stato arrestato per detenzione clandestina di armi e munizioni e posto ai domiciliari.

Nascondeva cocaina pura sorvegliata da un Pitbull, arrestato

Cocaina coriglianoI Carabinieri della Compagnia di Corigliano nelle ultime 48 ore hanno arrestato una persona per detenzione di cocaina pura, controllato oltre 50 veicoli e 100 persone, ispezionato unitamente a personale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro tre diversi esercizi commerciali notturni.

Nello specifico alle prime luci di sabato scorso i Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Corigliano Calabro hanno arrestato un uomo cosentino, ma residente da tempo a Coriglianoper detenzione di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

Gli uomini dell’Arma, dopo essersi appostati per diverso tempo fuori dall’officina dell’uomo sita nello scalo coriglianese, notavano che nel cortile della stessa vi era un unico grande albero di ulivo e che lo stesso era vigilato da un cane di razza Pitbull, che era stato legato dall’uomo proprio al fusto della pianta.

Passate diverse ore, il soggetto monitorato alzava le serrande della propria officina e quindi scattava il blitz degli uomini della Sezione Operativa, che dopo aver avvisato lo stesso delle facoltà di legge, davano inizio ad una minuziosa perquisizione.

Dapprima ci si concentrava all’interno del locale-officina, dando l’attività esito negativo, quindi ci si spostava nell’adiacente cortile, presidiato dal cane da guardia, che dopo essere stato spostato dall’uomo, su invito dei militari, permetteva di rinvenire il vero “bottino” finemente nascosto. Infatti all’interno del tronco dell’ulivo, in un incavo naturale, l’uomo aveva celato un guanto in lattice blu, della stessa tipologia di quelli trovati nell’officina, con all’interno tre involucri di cocaina ancora grezza del peso totale di circa 20 grammi.

Ma i ritrovamenti non si concludevano qui, infatti accanto all’albero vi era un altro tronco reciso, al cui interno vi era della terra smossa. Ritenendo vi potesse essere qualcosa nascosto anche lì, i militari iniziavano a smuovere il terriccio e poco dopo rinvenivano un tubo in plastica arancione, di quelli usati per i bagni, della stessa tipologia di altri pezzi rinvenuti sul bancone dell’officina dell’uomo, con all’interno un barattolo in vetro contenente frammenti grezzi di cocaina pura per un totale di circa 35 grammi ed un bilancino di precisione per la pesatura della sostanza.

Tutto veniva sottoposto a sequestro penale e gli accertamenti con i reagenti acclaravano che si trattava di cocaina ancora da tagliare e quindi da immettere nel mercato locale per un peso totale di circa 55 grammi.

L’uomo, G.G., 56enne, con diversi precedenti alle spalle, veniva tratto in arresto per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio,così come concordato con la Procura della Repubblica di Castrovillari, coordinata dal Dott. Eugenio Facciolla e veniva tradotto presso la Casa Circondariale di Castrovillari per essere giudicato dall’A.G. con rito direttissimo.

Nelle notti di venerdì e sabato, inoltre,sono scattati diversi controlli alla circolazione stradale e sono stati eseguiti rafforzati posti di controllo allo Scalo di Corigliano, a seguito dei quali venivano controllati oltre 50 veicoli, comminate 7 sanzioni al Codice della Strada e denunciati penalmente all’A.G. due soggetti per guida in stato di ebbrezza alcolica, poiché trovati con tassi alcolemici altissimi: ad un uomo di Trebisacce veniva riscontrato una presenza di alcool nel sangue pari ad 1,8 g/l, mentre ad un coriglianese 1,51g/l. Oltre alla denuncia, per entrambi scattava il sequestro del veicolo.

Infine quella di venerdì è stata anche una nottata di controlli agli esercizi pubblici degli uomini dell’Arma unitamente al personale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro: sono stati controllati locali notturni, pub e ristoranti; diverse le irregolarità riscontrate sul lavoro sommerso.

‘Ndrangheta, Blitz del Ros: 19 arresti

blitz carabinieri rosMilitari del Ros del Carabinieri hanno arrestato nella notte 19 persone a vario titolo accusate di reati di ‘ndrangheta con un provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Brescia su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

In carcere:
Demetrio Andrea Battaglia; Carmelo Caminiti classe ’86; Michele Fabio Caminiti; Anna Maria Franco; Paolo Malara; Antonio Pizzi; Antonio Francesco Pizzimenti; Alessandro Santini; Carlo Santini; Maurizio Scicchitani; Carmelo Caminiti cl. 61; Giuseppe Papaleo; Domenico Lombardo; Giovanni Condò; Mauro Cocca; Vincenzo Iaria;

Arresti Domiciliari per Sergio Malara; Antonio Rago e Felice Sarica.

L’indagine è stata avviata dal ROS nel marzo 2016 ed ha preso spunto da quella condotta dal dicembre 2015 dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo a seguito di un incendio doloso avvenuto presso una società di Autotrasporti, riconducibile ad un imprenditore bergamasco, che interessava numerosi automezzi pesanti.

Dai primi approfondimenti investigativi emergeva una forte attività concorrenziale tra la vittima ed una seconda società, anch’essa avente per oggetto sociale il trasporto di merci per conto terzi e gestita, di fatto, da un pregiudicato calabrese.

Le due imprese svolgevano difatti attività di trasporto in regime di concorrenza per conto di una terza società operante nel settore Ortofrutticolo che, nel gennaio 2016, decideva di ridefinire i propri rapporti commerciali affidando tutto il pacchetto lavori ad un’unica impresa di trasporti. Per raggiungere tale obiettivo quest’ultima impresa interessava le aziende che fino a quel momento avevano operato per conto di essa chiedendo a ciascuna un preventivo per affidare alla migliore offerente l’intera gestione del trasporto merci.

In tale contesto, nel febbraio 2016, i militari di Bergamo avviavano attività tecnica nei confronti di dei citati imprenditori del settore autotrasporti captando una serie di conversazioni da cui si evinceva il coinvolgimento di alcuni soggetti di origine calabrese, giunti a Bergamo col fine di favorire uno dei due nell’aggiudicazione dell’appalto privato.

I calabresi, successivamente identificati in CAMINITI Carmelo, classe 1961 e PIZZI Antonio, classe ‘68, risultavano entrambi intranei alla consorteria mafiosa dei DE STEFANO. In particolare il primo, gravato da numerosi precedenti penali anche di carattere associativo, è genero di FRANCO Michele, classe ’48, detto il “piccoletto” e cognato di MURINA Carmelo Consolato, classe ‘64, mentre il secondo, benché immune da precedenti di polizia, annovera a suo carico varie frequentazioni con persone pregiudicate e dall’attività tecnica condotta è risultato muoversi unitamente a CAMINITI Carmelo con funzioni di gregario.

Mentre l’Arma territoriale proseguiva nell’attività d’indagine relativa all’incendio doloso, il R.O.S. focalizzava la manovra investigativa sulla figura di CAMINITI Carmelo appurando, mediante attività tecnica, come lo stesso svolgesse la funzione di “recupero crediti” per conto di un’altra società bergamasca operante nel settore dell’ortofrutta (F.LLI SANTINI Srl con sede legale a Seriate) in particolar modo gestendo i rapporti con i due fratelli titolari (Alessandro Carlo SANTINI, bergamaschi cl. ‘63 e cl. ‘57).

In tale contesto si aveva modo di riscontrare che CAMINITI non solo era subentrato nell’agire illecito all’indomani dell’arresto del suo socio in affari MALARA Paolo, reggino cl. ’74, attualmente in carcere, ma intratteneva numerosi rapporti con imprenditori commercialmente legati ai SANTINI, volti a far rientrare i crediti vantati da questi ultimi attraverso l’applicazione di metodologie tipicamente ’ndranghetiste tali da configurare anche i reati di estorsione commessa in un vero e proprio contesto di associazione a delinquere di tipo mafioso.

La prosecuzione dell’attività investigativa svolta dal R.O.S. consentiva di accertare come CAMINITI Carmelo, muovendosi tra la Calabria e la Lombardia unitamente ad altri soggetti che di volta in volta sono stati identificati (BATTAGLIA Demetrio Andrea, reggino cl. ‘83, CAMINITI Carmelo, reggino cl. 1986, CAMINITI Michele Fabio, reggino cl. ‘96, FRANCO Anna Maria, Taurianova cl. ‘72, MALARA Paolo, PIZZI Antonio, PIZZIMENTI Antonio Francesco, reggino ‘62, SCHICCHITANI Maurizio, Barellio (Mi), cl. 1967, MALARA Sergio, reggino cl. 81; RAGO Antonio, nato a Torino il 1974, SARICA Felice cl. 1962) fosse referente qualificato di un’organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetista dedita alle attività di recupero crediti e di estorsione.

La costanza nel monitoraggio dello stesso ha fatto inoltre emergere un modus operandi ormai particolarmente rodato che vedeva imprenditori lombardi operanti nel settore del commercio ortofrutticolo (SANTINI Alessandro, SANTINI Carlo) ricercare volontariamente le prestazioni d’opera dei predetti associati al fine di rientrare da posizioni creditorie verso terzi, nella piena consapevolezza che l’atteggiamento dei recuperatori si andava inserendo in una condotta tipicamente mafiosa e violenta.

Le acquisizioni investigative dell’Arma bergamasca e del Raggruppamento hanno consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia di:
– fare piena luce sull’attentato incendiario perpetrato ai danni dell’impresa di trasporti di Seriate (BG) i cui responsabili sono stati individuati in PAPALEO Giuseppe quale mandante, LOMBARDO Domenico reggino cl. 1973; COCCA Mauro, bresciano cl. 1972; CONDO’ Giovanni, Polistena classe ‘74 quali esecutori materiali e IARIA Vincenzo classe 1976, di Taurianova ma residente nel Bresciano, quale reclutatore di CONDÒ e COCCA;
– qualificare come un tentativo di estorsione aggravato dal metodo mafiosole condotte poste in atto dall’imprenditore di trasporti di Seriate (BG) quale mandante;CAMINITI Carmelo cl. 61, PIZZI Antonioe RAGO Antonio, quali autori materiali delle minacce ai danni di PAPALEO Giuseppe per costringerlo a rinunciare al suo rapporto privilegiato con la società ortofrutticola;

– cristallizzare l’esistenza di un’associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetista operante sul territorio nazionale ed in particolare nel distretto della corte d’appello di Brescia (In varie località italiane, tra cui le province di Bergamo, Milano, Pavia, Como, Novara, Firenze e Reggio Calabria, a partire dall’anno 2013), caratterizzata da autonomia programmatica, operativa e decisionale rispetto ad altre cosche calabresi (FRANCO e TEGANO-DE STEFANO) cui risultava legata da rapporti soggettivi e federativi, con la finalità di commettere plurimi delitti contro il patrimonio e la persona quali estorsioni, violenze e minacce, costituita dai sottonotati personaggi:

– MALARA Paolo: promotore, organizzatore e capo dell’associazione, si occupava di compiere le estorsioni mediante la forza di intimidazione derivante dalla sua appartenenza alla ‘ndrangheta, acquisendo profitti che venivano riversati a favore dell’associazione, anche mediante la ricarica delle carte Postepay intestate agli associati; anche nel corso della sua detenzione – iniziata nel dicembre 2014 a seguito di ordinanza di custodia cautelare – egli mantiene i contatti con gli associati tramite il fratello MALARA Sergio e contribuisce alla prosecuzione del programma criminoso, ricevendone parte dei profitti;

– CAMINITI Carmelo cl. 61: promotore, organizzatore e capo dell’associazione, si occupava di compiere le estorsioni mediante la forza di intimidazione derivante dalla sua appartenenza alla ‘ndrangheta, acquisendo profitti che venivano riversati a favore dell’associazione, anche mediante la ricarica delle carte Postepay intestate agli associati, nonché di dirigere i partecipi nella esecuzione dei compiti loro affidati;

– BATTAGLIA Demetrio Andrea: partecipe, si occupava di dare ausilio a MALARA e CAMINITI nella esecuzione delle estorsioni, recandosi dalle vittime, sollecitando e/o facendosi consegnare dalle stesse delle somme di denaro, ricevendo dagli altri partecipi o riversando loro somme di denaro mediante ricarica delle rispettive carte Postepay; si occupava altresì di fare da autista a CAMINITI Carmelo cl. 61, di tenere sempre informato il predetto sull’andamento degli affari illeciti, compiuti anche in unione con altri partecipi (quale CAMINITI Carmelo cl. 86), e comunque di svolgere ogni compito affidatogli nell’interesse del gruppo, di cui risulta a diposizione;

– SCICCHITANI Maurizio: partecipe, si occupava di dare ausilio a MALARA e CAMINITI nella esecuzione delle estorsioni, recandosi dai mandanti e dalle vittime, sollecitando e/o facendosi consegnare dalle stesse delle somme di denaro, ricevendo dagli altri partecipi o riversando loro somme di denaro mediante ricarica delle rispettive carte Postepay; sioccupava altresì di fare da autista a CAMINITI Carmelo cl. 61 e di svolgere ogni compito affidatogli nell’interesse del gruppo;

– PIZZIMENTI Antonio Francesco: partecipe, si occupava di dare ausilio a CAMINITI nell’esecuzione delle estorsioni, recandosi su sua indicazione presso le vittime a riscuotere somme di denaro per conto del sodalizio ovvero a sollecitarne la dazione e comunque di svolgere ogni compito affidatogli nell’interesse del gruppo;

– PIZZI Antonio: partecipe con il compito di fare da autista di CAMINITI Carmelo cl. 61, che accompagnava in auto in tutti i suoi spostamenti al centro-nord Italia finalizzati a commettere le estorsioni, e comunque di svolgere ogni compito affidatogli nell’interesse del gruppo;
– CAMINITI Carmelo cl. 86 (nipote di Carmelo cl. 61): partecipe, si occupava di accompagnare lo zio nei suoi viaggi al centro-nord Italia finalizzati alla commissione delle estorsioni, di riscuotere dalle vittime delle estorsioni i proventi illeciti, di ricevere sulla sua carta Postepay i proventi delle estorsioni compiute dagli altri appartenenti all’associazione, di tenere aggiornato lo zio sull’andamento degli affari illeciti compiuti anche dagli altri partecipi e comunque di svolgere ogni compito affidatogli nell’interesse del gruppo;

– CAMINITI Michele Fabio (figlio di Carmelo cl. 61): partecipe, si occupava di accompagnare il padre nei suoi viaggi al centro-nord Italia finalizzati alla commissione delle estorsioni, di ricevere sulla sua carta Postepay i proventi delle estorsioni, o mediante ricariche effettuate direttamente dalle vittime o mediante versamenti eseguiti dai correi, di tenere informato il padre sull’andamento dell’attività illecita e comunque di svolgere ogni compito affidatogli nell’interesse del gruppo;

– FRANCO Anna Maria (moglie di CAMINITI Carmelo cl. 61): partecipe, si occupava di dare ausilio al marito nella commissione delle estorsioni, riepilogando i conteggi relativi alla contabilità illecita, facendogli pervenire tale contabilità per consentirgli di portare a termine le attività illecite al nord Italia e ; ricevendo altresì sulla sua carta Postepay i proventi delle estorsioni compiute dagli altri appartenenti all’associazione.
– riscontrare il compimento di più azioni estorsive aggravate dal metodo mafioso quali partecipi dell’associazione precedentemente descritta,nei confronti dei creditori della società FRATELLI SANTINI S.r.l. da parte dei sotto indicati soggetti:
– i fratelli SANTINI quali mandanti;
– MALARA Paolo (sino al dicembre 2014), CAMINITI Carmelo cl. 61, CAMINITI Carmelo cl. 86, SCICCHITANI, BATTAGLIA, PIZZIMENTI quali esecutori materiali;
– PIZZI quale autista di CAMINITI Carmelo cl. 61;
– MALARA Palo (dal dicembre 2014), CAMINITI Michele Fabio e FRANCO Anna Maria quali agevolatori dell’attività illecita e ricettori di alcune rimesse estorsive;
– MALARA Sergio quale agevolatore dell’attività illecita mediante i contatti carcerari con il fratello Paolo detenuto;
– accertare il riciclaggio aggravato dal metodo mafioso da parte di CAMINITI Carmelo cl. 86, CAMINITI Michele Fabio, FRANCO Anna Maria i quali ricevevano sulle proprie carte Postepay somme di denaro provento dei delitti di estorsione;
– comprovare l’intestazione fittizia di beni aziendali da parte di SARICA Felice al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale.

Limbadi, i cani molecolari per cercare Maria Chindamo

I mezzi dell'Arma in località Montalto. Nel riquadro Maria Chindamo
I mezzi dell’Arma in località Montalto. Nel riquadro Maria Chindamo

Proseguono le ricerche di Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello scomparsa nel nulla il 5 maggio 2016 dalle sue proprietà a Limbadi, nel Vibonese.

Dalla scorsa settimana, anche ieri, domenica, i Carabinieri della Compagnia di Tropea, unitamente ai militari del RIS di Messina hanno posto in essere una serie di battute di ricerche in località Montalto di Limbadi.

Le ricerche sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia. I militari – coadiuvati dai cani molecolari della Polizia di Stato – hanno verificato la presenza di tracce sui terreni dell’area che potessero ulteriormente supportare le attività di ricerca finora svolte.

In questo senso, i Carabinieri sono stati supportati dai mezzi meccanici dei Vigili del Fuoco di Vibo Valentia al fine di individuare eventuali ulteriori tracce anche nel sottosuolo dell’area in cui, nel 2016, è avvenuta la scomparsa di Maria Chindamo.

Il caso Chindamo è stato in qualche modo riaperto da una lettera ricevuta nelle scorse settimane dall’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia. La lettera viene considerata attendibile sia in ambienti investigativi, come anche dal fratello di Maria Vincenzo il quale a “Quarto Grado” ha recentemente spiegato come la missiva sia riconducibile a “persone che conoscevano le abitudini di Maria e che sapevano che la mattina in cui è scomparsa, doveva recarsi in contrada Montalto di Limbadi, (la stessa dove ci sono le proprietà della donna, dove è misteriosamente scomparsa e dove sarebbe stata uccisa e sepolta).

Si tratta di “persone vicine alla sua vita, il che rinnova il sospetto che tutto sia avvenuto per vendetta. Non ci stancheremo mai – ha affermato – di cercare la verità”.

La donna, vedova e madre di tre figli, il giorno in cui è scomparsa aveva dato appuntamento ad alcuni operai. Questi trovarono il suo Suv vuoto, col motore acceso e vistose tracce di sangue dentro e fuori il mezzo.

Serie B, colpaccio del Crotone contro la Salernitana: 0-2

Salernitana Crotone
L’esultanza di Simy in Salernitana Crotone

Tre punti pesantissimi quelli conquistati a Salerno dal Crotone, che riesce in un colpo solo a dare continuità alle prestazioni e a fare un passo in avanti verso una classifica più tranquilla.

Stroppa contrappone il suo 3-5-2 al 3-4-1-2 di Gregucci ma con diverse novità: Valietti e Tripaldelli sugli esterni al posto degli indisponibili (per motivi diversi) Sampirisi e Milic, Benali e Barberis che invertono le posizioni abituali e Nalini che torna dal 1′ minuto. Parte forte la squadra di casa ed al 3′ minuto passa con Jallow, che però si trova in posizione di fuorigioco quando riceve il pallone: gol annullato.

I campani continuano a premere ma la difesa, ben guidata da Spolli, non rischia più di tanto e così, alla prima occasione, gli squali si portano in vantaggio con un preciso tiro da fuori di Simy che raccoglie l’assist di petto di Nalini. Purtroppo dopo pochi minuti l’attaccante veneto accusa di nuovo dolore al ginocchio ed è costretto a lasciare il posto a Machach.

Nel frattempo i granata provano a reagire e si vedono annullare un’altra rete per netto fuorigioco di Calaiò, ma sono ancora gli ospiti a sfiorare il gol, negato solo da Micai che ipnotizza Benali a tu per tu ed evita il raddoppio.

La ripresa parte con un Crotone più quadrato e pronto a sfruttare gli spazi lasciati da una arrembante Salernitana, così al 55′ arriva già il raddoppio: è ancora Simy che lanciato a campo aperto da un colpo di testa di Machach, dopo una bella cavalcata dribbla il portiere in uscita e deposita la palla in rete per lo 0-2. La Salernitana non vuole arrendersi: la migliore occasione è al 72′ con un bel colpo di testa di Vuletich ed una superlativa risposta di Cordaz.

Ma gli uomini di Stroppa controllano sempre meglio il risultato, ci riprovano con Benali (78′) e con Machach (88′): anche per lui rete annullata, anche se in questo caso l’offside sembra non esserci. È l’ultima emozione di una splendida serata a tinte rossoblù: l’Arechi è espugnato, ora testa al Lecce, ospite allo Scida nel prossimo turno.

IL TABELLINO DELLA PARTITA

SALERNITANA: Micai; Casasola, Migliorini, Gigliotti; D. Anderson (62’ Orlando), Odjer, Di Tacchio, Lopez; A. Anderson (70’ Vuletich); Jallow (81’ Rosina), Calaiò. A disp.: Vannucchi, Lazzari, Pucino Minala, Memolla, Marino, Akpa Akpro, Djuric, Mazzarani. All. Gregucci
CROTONE: Cordaz; Curado, Spolli, Golemic; Valietti, Rohden (82’ Molina), Barberis, Benali, Tripaldelli (91′ Firenze); Nalini (26’ Machach), Simy. A disp.: Festa, Figliuzzi, Cuomo, Marchizza, Zanellato, Gomelt, Mraz. All. Stroppa
ARBITRO: Volpi di Arezzo
MARCATORI: 11’ e 55’ Simy (C)
AMMONITI: 22’ Di Tacchio (S), 59’ Golemic (C), 85’ Cordaz (C)

Maltempo, in arrivo venti forti e mareggiate. Temperature in calo

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Una perturbazione di origine nord-atlantica transiterà sull’Italia determinando, tra lunedì e martedì, venti forti settentrionali su gran parte del Paese e una generale brusca diminuzione delle temperature. Al centro-sud, si assocerà anche una breve fase di tempo instabile, con nevicate in calo fino a quote collinari. E’ quanto prevede il bollettino diramato dalla Protezione civile sul maltempo atteso nelle prossime ore.

L’allerta meteo prevede dalla serata di oggi, domenica 10 marzo, venti da forti a burrasca settentrionali su Piemonte, Lombardia, Veneto, Provincia Autonoma di Trento, con raffiche di foehn (alpine, ndr) sulle vallate e pianure adiacenti.

Sulla Sardegna si prevedono dal mattino di domani, lunedì 11 marzo, venti da forti a burrasca nord-occidentali, con raffiche di burrasca forte, specie sui settori settentrionali e rilievi, nonché forti mareggiate lungo le coste esposte.

L’avviso prevede, inoltre, dal pomeriggio di domani venti da forti a burrasca settentrionali su Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise, con raffiche di burrasca forte, specie sui crinali appenninici e lungo i settori costieri, con forti mareggiate lungo le coste esposte.

Sulla base dei fenomeni meteo-idrogeologici previsti è stata valutata allerta gialla sui settori interni del Lazio, su tutto il territorio dell’Abruzzo e su buona parte del Molise.

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