15 Ottobre 2024

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Scoperta maxi evasione fiscale da 13 milioni di euro

finanza reggio calabriaUna maxi evasione fiscale da 13 milioni di euro è stata scoperta dai finanzieri del Gruppo di Locri nel corso di distinte attività di verifica condotte a Siderno nei confronti di due società di capitali operanti nel settore del commercio all’ingrosso di articoli da regalo.

In una prima fase l’attività si è focalizzata su una società. E’ stato così individuato un amministratore che gestiva materialmente tutte le società con l’obiettivo di far ricadere eventuali responsabilità su terzi soggetti con la cessione delle quote e la simultanea costituzione di una nuova società, anch’essa sottoposta a verifica, rappresentata dai precedenti soci.

I riscontri sulla “testa di legno” hanno portato alla luce una denuncia per un incendio in un magazzino con distruzione di merce e documenti. I finanzieri, dopo avere ricostruito le operazioni, hanno denunciato alla Procura di Locri gli amministratori delle società per occultamento o distruzione di documenti contabili, infedele e omessa dichiarazione.

Tentato omicidio a Reggio, catturato Ciro Russo. Era in pizzeria

Da sinistra Ciro Russo e la vittima Maria Antonietta Rositani
Da sinistra Ciro Russo e la vittima Maria Antonietta Rositani

E’ stato catturato Ciro Russo, il 42enne che ieri mattina a Reggio Calabria ha tentato di bruciare viva la moglie coetanea Maria Antonietta Rositani mentre si trovava in auto. L’uomo è stato rintracciato poco prima delle 22, riferisce la Questura reggina, nelle adiacenze di una pizzeria nella città dello Stretto, probabilmente dopo aver cenato. Se insieme a qualcuno e chi non è dato sapere.

La nota della Polizia riferisce pochissimi particolari, ma non si esclude che Russo, essendo l’uomo più ricercato d’Italia, possa aver goduto di una rete di protezione per girare tranquillamente in centro città, a meno di una incredibile forma di ingenuità. E non sembra il caso dal momento che, da quanto emerso, pare avesse pianificato il delitto contro la moglie nei minimi particolari. Evaso dai domiciliari ad Ercolano, giù per cinque ore fino a Reggio e al mattino il tentato omicidio della consorte.

Ma chi lo proteggeva? Questo è l’interrogativo, cui se ne aggiunge un altro: se proprio così ingenuo, non poteva farsi accompagnare da un legale in Questura per costituirsi anziché girovagare braccato in Calabria e in Campania? Mistero.

Ciro Russo è stato arrestato e dopo le formalità di rito associato in carcere con l’accusa di tentato omicidio aggravato, in base a un provvedimento di fermo emesso dalla Procura diretta da Giovanni Bombardieri. Le indagini sull’atroce delitto sono coordinate dal sostituto procuratore Paola D’ambrosio.

Il fattaccio ieri mattina intorno alle ore 8.40, in via Frangipane di Reggio Calabria, nei pressi dell’omonima scuola. Ciro Russo, con precedenti di polizia per maltrattamenti in famiglia, dopo aver aperto lo sportello dell’autovettura a bordo della quale era presente la moglie Maria Antonietta Rositani, spargeva liquido infiammabile e le dava fuoco.

Le fiamme provocavano rilevanti ustioni in diverse parti del corpo della donna che è attualmente ricoverata nel reparto grandi ustionati dell’ospedale di Bari. L’ uomo, dopo la fulminea azione criminosa, si dava alla fuga. Era evaso dagli arresti domiciliari in Ercolano (Napoli), ottenuti il 5 maggio 2018, dopo un periodo di custodia cautelare in carcere disposta in 20 gennaio 2018 con provvedimento del Gip di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a conclusione di indagini condotte dalle squadra mobile reggina per maltrattamenti in famiglia.

Sul vero movente del gestaccio poche notizie. Circolano voci su una possibile vendetta dell’uomo che addebitava a lei accuse inesistenti di presunti maltrattamenti, motivo per cui si trovava rinchiuso agli arresti domiciliari dai suoi genitori in Campania.

Orrore a Vicenza, donna trascinata fuori dall’auto, travolta e uccisa

ufficio postale novella vicentina
(Foto da vicenzatoday.it)

Terrore a Noventa Vicentina (Vicenza), dove una rapina in un ufficio postale è finita nel sangue. I banditi, secondo alcuni media tre persone, nel tentativo finito male di rapinare un ufficio postale sono scappati e nella fuga si sono imbattuti in una donna a bordo della sua Mercedes che aveva da poco fatto un prelievo con la nipote.

I banditi vedendola salire sulla sua auto con la parente, è stata trascinata fuori con la forza da uno o due malviventi che volevano rubarle l’auto, scaraventata a terra, travolta e uccisa dalla sua stessa vettura. L’efferato omicidio è successo oggi attorno all’ora di pranzo. Il killer è riuscito a fuggire su un’altra auto, forse una Panda, guidata da un complice.

Oltre alla Mercedes i banditi avevano come obiettivo il denaro che la donna, una signora di 50 anni, aveva da con sè mentre stava facendo, con la nipote, alcune operazioni in vari uffici postali della zona. L’ultima tappa era stata quella di Lonigo, secondo quanto riportano organi di stampa locale.

Secondo quanto si è appreso, la vittima si era poi fermata nei pressi di un ufficio postale a Noventa Vicentina e aveva fatto scendere la nipote. In quel frangente, un bandito ha aperto la portiera della Mercedes, con l’intento di rubare il denaro alla 50enne e di impossessarsi anche della sua vettura.

Sull’episodio indagano i carabinieri. E’ caccia ai banditi da Nord a Sud. Controlli alle frontiere. POtrebbero essere balcanici. Il modus operandi utilizzato e la violenza è simile alla banda di Igor “il russo”.

Una “città in fiore” per la Fiera di San Giuseppe

La piantina della Fiera di San Giuseppe
La piantina della Fiera di San Giuseppe

Una città in fiore accoglierà le migliaia di visitatori che ogni anno non perdono l’appuntamento con la tradizionale Fiera di San Giuseppe, grande festa collettiva che coincide con l’inizio della stagione primaverile.

Le infiorate, che possono essere ammirate in punti diversi della città, dalla scalinata di via Calabria alle fontane di via Arabia, fino a piazza dei Bruzi, svelano il tema dell’edizione 2019 della Fiera di San Giuseppe, “Un Fiore di Città”.

Già in postazione gli espositori di terracotte, vimini e piante, sempre i primi ad animare l’appuntamento fieristico che, da venerdì 15 marzo, si presenterà al gran completo con l’arrivo delle merci varie, dando il via, di fatto, alla fiera.

Uno sforzo organizzativo di non poco conto, quello dell’assessorato alla crescita economica urbana di Loredana Pastore e di tutti gli uffici che vi fanno capo, diretti da Angela Carbone, con il supporto anche di altri settori. La Fiera di San Giuseppe va infatti oltre l’aspetto puramente commerciale e propone, ogni anno, un programma di intrattenimento che ne fa una vera e propria festa, alla quale prendono parte con entusiasmo tanti bambini e giovani che, per ordinanza del sindaco, dal 15 al 19 marzo non vanno a scuola.

I numeri della Fiera di San Giuseppe

Circa tremila, tra moduli e posteggi. Sono questi i numeri dell’edizione 2019 della Fiera di San Giuseppe, che non si è affatto ridimensionata per la cantierizzazione di una parte di viale Mancini, in quanto sono state individuate ulteriori allocazioni. Il serpentone si snoderà così da via Sertorio Quattromani e poi, lungo viale Mancini, spingendosi fino alla rotatoria del Parco Nicholas Green, quindi al confine con Rende. Presenti anche quest’anno molte associazioni radunate sul piazzale dei “2 Fiumi”.

Gli eventi

La Fiera sarà ufficialmente inaugurata alle ore 18 di venerdì 15 marzo dal Sindaco Mario Occhiuto e dall’assessore Loredana Pastore. Ad annunciarla è la ‘Gran parata di Primavera’ di artisti di strada, ballerini, musicisti, trampolieri. Dal 16 marzo, gli eventi collaterali: viaggio nel tempo al Chiostro di San Domenico con la mostra fotografica dalla collezione privata “Luigi Cipparrone” e la presentazione del book fotografico “San Giuseppe – la Fiera” di Francesco Greco; sabato 16 e domenica 17, artisti di strada animano l’isola pedonale di corso Mazzini e, infine, nel giorno clou, il 19 marzo,  la rivisitazione storica, a cura del Parco Tommaso Campanella, che alle ore 10.30 da piazza Giacomo Mancini dà il via allo Stupor Mundi di Federico II.

ScopriCosenza ed Edizione Speciale dei 5 Sensi di Marcia

La Fiera di San Giuseppe è anche un’occasione per riscoprire la città. Tre i tour, guidati da William Gatto, a bordo del bus ScopriCosenza, in partenza da piazza Matteotti: il 16 marzo alle ore 11; il 17 marzo alle ore 11 e alle ore 16. L’iniziativa è gratuita e richiede la prenotazione.

Per gli appassionati del trekking urbano, sabato 16 marzo ci sarà un’edizione speciale dei “Cinque sensi di marcia”, promossa dall’Assessorato al turismo e marketing territoriale, guidato da Rosaria Succurro, in collaborazione con l’Associazione di Promozione Turistica “Città di Cosenza”. “Dalla fiera della Maddalena a quella di San Giuseppe” è il tema della giornata che sarà, quindi, legata all’antica Fiera della Maddalena,  voluta da Federico II nel 1234, e tra le sette fiere da lui istituite nel Meridione per agevolare gli scambi commerciali proprio in quelle terre del Sud che si affacciavano verso l’Oriente.

La Fiera della Maddalena divenne poi Fiera di San Giuseppe il 19 marzo 1564, assumendo, negli anni, una forte connotazione identitaria per la città di Cosenza. L’itinerario di sabato 16 marzo è, infatti, strutturato sulle tracce dei luoghi in cui si svolse la Fiera. Il raduno è previsto per le ore 15,30 in Piazza dei Valdesi per ammirare il percorso svevo del Museo storico all’aperto che condurrà i partecipanti alle origini della Fiera, a partire dal periodo medioevale. Subito dopo, si raggiungerà, per una visita guidata, la Chiesa di San Gaetano, edificata dai Chierici Regolari Teatini, giunti a Cosenza nel XVII secolo e che la dedicarono proprio a San Giuseppe.

All’interno della chiesa viene ancora oggi venerata la statua del Santo. Ultima tappa dell’itinerario, Villa Rendano, luogo-simbolo del patrimonio artistico e culturale di Cosenza, residenza di famiglia del compositore e pianista Alfonso Rendano, inventore del terzo pedale indipendente ed al quale è intitolato il Teatro comunale. Inoltre, per chi vorrà, ci sarà la possibilità di ammirare il museo multimediale “Consentia Itinera” e scoprire la storia della città vivendo un’esperienza unica (ingresso a pagamento 2 euro). Le prenotazioni per partecipare al percorso si raccolgono al punto informativo di Piazza XI Settembre o presso l’Ufficio Turismo di San Domenico, oppure telefonando al numero 328.1754422 o inviando una mail all’indirizzo info@cosenzaturismo.it.

Sicurezza e accoglienza

Una Fiera tutta da vivere, soprattutto in grande sicurezza. Per l’intera durata dell’evento sono stati previsti e dislocati punti di assistenza medica, postazioni della protezione civile, servizi di vigilanza antincendio, oltre a diversi soccorritori che percorreranno a piedi la fiera, pronti ad intervenire in caso di necessità.

Sempre prezioso il supporto delle associazioni di volontariato che organizzano ‘Fiera in Mensa’ per l’accoglienza, l’ospitalità notturna, l’offerta di un pasto caldo oltre che di assistenza sanitaria ai non pochi stranieri che partecipano alla fiera.

Fiera On Air

La fiera è anche on air. In diretta, sia radiofonica che televisiva, Fabio D’Ippolito ci racconterà la Fiera di San Giuseppe, tutti i giorni dalle 16.30  alle 19.30

Cosenza, insediato il nuovo Consiglio Provinciale. Convalidati i 16 eletti

consiglio provinciale Cosenza marzo 2019 (3)Si è insediato alla presenza del Presidente Franco Iacucci il nuovo Consiglio provinciale di Cosenza. Convalidati i 16 consiglieri eletti. “Abbiamo vissuto due anni di difficoltà – ha detto Iacucci -, nonostante la Legge Delrio e i suoi disastri”. Tuttavia “il rapporto con i Sindaci e con i Comuni ci ha consentito di raggiungere dei risultati importanti anche se, nonostante i notevoli esiti, penso occorra lavorare ancora di più”.

Nel ringraziare i Consiglieri che hanno già lavorato bene in questo primo biennio e nel dare il benvenuto ai neoeletti, il Presidente della Provincia ha annunciato che prima del prossimo Consiglio – che si terrà entro la fine del corrente mese – consegnerà a tutti una ipotesi programmatoria con particolare riferimento alla manutenzione ordinaria su viabilità ed edilizia scolastica per i quali si sono avuti importanti finanziamenti: 4 milioni per la viabilità e 2 milioni duecentoottantamila per l’edilizia scolastica assegnati dal riparto ministeriale e consolidati fino al 2033; più ulteriori 5 milioni di euro per la viabilità derivanti dal piano quinquennale per il primo anno e, per l’edilizia scolastica, dodici progetti su ventiquattro già finanziati dalla Regione Calabria e gli altri dodici in graduatoria, in attesa di finanziamento.

“Quest’anno avremo meno problemi – ha aggiunto il Presidente – e dobbiamo quindi programmare e approvare il bilancio alla scadenza giusta”. Franco Iacucci ha ricordato inoltre che l’Ente ha aderito al “salva debiti” con la Cassa Depositi e Prestiti e che proprio oggi la Dirigente di Ragioneria è a Roma per la firma del mutuo; e che si è concluso ieri l’iter con la Regione per il trasferimento del Palazzo di Vaglio Lise e “ciò ci consentirà di sgravarci del rimanente mutuo di 570 mila euro anni, oltre al rimborso di quanto pagato dal 2015”.

“Gli Uffici Provinciali sono ormai tutti nel Centro Storico, circostanza che considero un contributo concreto per il suo rilancio”. Per Franco Iacucci inoltre è “importante e positiva la presenza della Provincia, nella persona del suo Presidente, all’interno del Direttivo dell’Unione Province Italiane (UPI), che ci consentirà di essere all’interno delle scelte in itinere sulla riforma degli Enti locali e il reinserimento delle Province nel nuovo assetto istituzionale; fatto negativo all’interno del Consiglio Provinciale è invece l’assenza di una rappresentanza femminile, problema che va affrontato su un piano politico e socio-culturale perché non si risolve solo con la legge sulla doppia preferenza di genere”.

Attenzione del Presidente sulle Politiche Sociali, che l’Ente svolge per conto della Regione e per le quali “è necessario verificare i bisogni reali del territorio e chiedere l’aumento dei fondi trasferiti per dare risposte più efficaci ai giovani studenti con disabilità della nostra provincia”.

Infine una sfida, su come organizzare la macchina burocratica della Provincia: “Abbiamo puntato su Avvocatura e Ufficio Entrate e stiamo avendo risultati importanti; dobbiamo adesso attrezzare in modo efficace la Stazione Unica Appaltante, che c’è e funziona bene ma va adeguata alle nuove sfide. Più in generale, stiamo lavorando su una nuova Organizzazione degli Uffici Provinciali che sarà adottata a breve”.

Ampia discussione e apprezzamento da parte del Consiglio rispetto al lavoro già svolto e a quello che si intende svolgere. Ad intervenire sul punto i Consiglieri Gianfranco Ramundo, Gennaro Licursi, Graziano Di Natale, Eugenio Aceto, Francesco Gervasi e Ugo Gravina. L’Assise ha quindi approvato all’unanimità la convalida degli eletti.
Prima del voto, Il Presidente Iacucci ha dato atto che ad oggi non ci sono fatti ufficiali che contestino la validità della convalida.

Sciolta per infiltrazioni di ‘ndrangheta l’Asp di Reggio Calabria

Asp Reggio CalabriaIl Consiglio dei Ministri, nella seduta dello scorso 7 marzo (ma la notizia è stata diffusa solo oggi), ha deliberato lo scioglimento dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Reggio Calabria per infiltrazioni della ‘ndrangheta, affidandone la gestione ad una Commissione straordinaria. La decisione è stata presa su proposta del prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, in base all’esito dell’accesso antimafia eseguito nei mesi scorsi.

“Nelle more del perfezionamento della procedura di scioglimento, con la firma del Presidente della Repubblica – è detto in un comunicato della Prefettura reggina – il Prefetto, Michele di Bari, con proprio provvedimento, ha disposto la sospensione dell’organo di Direzione generale dell’Azienda sanitaria provinciale, ai sensi dell’art. 143, comma 12 del decreto legislativo 18 agosto 267, ed ha incaricato della gestione provvisoria dell’ente la Commissione straordinaria composta dal prefetto Giovanni Meloni e dai dirigenti del ministero dell’Interno Maria Carolina Ippolito e Domenico Giordano”.

Ministro della Salute Grillo: “In Calabria quadro allarmante”

Il quadro in Calabria è veramente allarmante e penso che il decreto per la Calabria in questo momento sia una delle cose più urgenti che il Consiglio dei Ministri dovrà approvare; sto andando a parlare col premier Conte proprio di questo”. Lo ha detto il ministro della Salute, Giulia Grillo, in merito allo scioglimento per l’infiltrazione mafiosa della Asp di Reggio Calabria. “Con i miei commissari – ha rilevato – arrivo a valutare anche una situazione di disastro economico mostruoso“.

Educazione alla Legalità economica, la Finanza ne parla a scuola

legalità economica gdf viboPresso l’Istituto Tecnico per Geometri di Vibo Valentia si è tenuto un incontro delle Fiamme Gialle vibonesi con gli studenti per parlare di cultura della legalità economica, nell’ambito della settima edizione del Progetto; presenti anche gli alunni dell’Istituto Tecnico Industriale, dell’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e dell’IPSIA.

All’incontro, tenuto dal Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Col. Roberto Prosperi, avvalendosi della Collaborazione dei Luogotenenti Giovanni Surace e Francesco Galeano, hanno assistito il Dirigente Scolastico, Dott.ssa Annunziata Fogliano e la Dott.ssa Franca Falduto dell’Ufficio Scolastico Regionale.

L’iniziativa che trae origine da un Protocollo d’intesa stipulato tra il Comando Generale della Guardia di Finanza ed il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è finalizzata a promuovere, nell’ambito dell’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”, un programma di attività a favore degli studenti della scuola primaria e secondaria.

legalità economica gdf vibo

L’intento è di far maturare la consapevolezza del valore della legalità economica, con particolare riferimento alla prevenzione dell’evasione fiscale e dello sperpero di risorse pubbliche, delle falsificazioni, della contraffazione, nonché dell’uso e dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Di concerto con il predetto Dicastero è stato così sviluppato il progetto denominato “Educazione alla legalità economica” che, anche per il corrente anno scolastico, prevede l’organizzazione, a livello nazionale, di incontri presso le scuole orientati a:

– creare e diffondere il concetto di “sicurezza economica e finanziaria”;
– affermare il messaggio della “convenienza” della legalità economico-finanziaria;
– stimolare nei giovani una maggiore consapevolezza del delicato ruolo rivestito dal Corpo,
quale organo di polizia vicino a tutti i cittadini, di cui tutela il bene fondamentale delle
libertà economiche.

All’iniziativa è abbinato un concorso denominato “Insieme per la legalità” che ha lo scopo di sensibilizzare i giovani, tramite il coinvolgimento delle scuole, sul valore civile ed educativo della legalità economica, nonché in merito alle attività svolte dal Corpo in tali settori, favorendo la loro espressione libera, creativa e spontanea sulla tematica.

L’occasione è stata propizia per parlare agli studenti delle quinte classi anche del concorso in atto per l’arruolamento di 66 allievi ufficiali presso l’Accademia della Guardia di Finanza – anno accademico 2019/2020 (scadenza 15 marzo 2019), nonché per trattare, brevemente, della riorganizzazione dei Reparti territoriali della Guardia di Finanza, concepita per garantire una più diffusa presenza delle Fiamme Gialle sul territorio nello svolgimento della mission di polizia economico-finanziaria a tutela del bilancio pubblico nazionale, delle Regioni, degli Enti locali e dell’Unione Europea.

“Striscia” denuncia manufatto abusivo a Cosenza, il comune lo demolisce VIDEO

demolizione manufatto serra spigaÈ stata eseguita questa mattina da personale comunale a Cosenza l’ordinanza di sgombero e demolizione in contrada Serra Spiga, del manufatto abusivo scoperto e denunciato da Striscia la Notizia.

La struttura era stata edificata abusivamente su un’area pubblica all’incrocio tra via Tristano Codignola e via Giulio Adimari. Di questo manufatto recintato illegittimamente si era occupata solo due giorni fa Stefania Petyx, inviata della trasmissione televisiva “Striscia la notizia”.

Nella puntata di lunedì 11 marzo era infatti andato in onda il servizio registrato nel capoluogo bruzio la scorsa settimana (precisamente mercoledì 6 marzo) con la denuncia di tale situazione e le contestuali rassicurazioni dell’assessore alla Riqualificazione urbana, Francesco Caruso, che, in rappresentanza del sindaco Mario Occhiuto, aveva garantito una risposta istituzionale immediata.

Cosenza è zeppa di opere abusive, da Serra Spiga, a via degli Stadi e su tutta Via Popilia, in particolare l’Ultimo lotto. Si spera non debba venire più la trasmissione di Ricci a far notare abusi che si presentano giganteschi alla vista di consiglieri comunali e amministratori ma evidentemente preferiscono girare la testa dall’altra parte.

Liquami non trattati, sequestrati depuratori a Montalto Uffugo

carabinieri forestali depuratoriTre impianti di depurazione del Comune di Montalto Uffugo sono stati sequestrati dai Carabinieri Forestale che hanno denunciato i responsabili comunali per violazione della normativa ambientale.

Il controllo degli impianti ha accertato, infatti, che alcune fosse biologiche, nelle frazioni di Commicelli e Santa Maria Castagna, erano sprovviste di autorizzazione allo scarico e, per struttura e funzionamento, non rispondevano alla normativa di settore.

A causa di queste mancanze i liquami, attraverso una conduttura interrata, venivano immessi nelle vasche senza subire alcun trattamento, riversandosi nel suolo e nel sottosuolo fino a giungere nei torrenti appartenenti al bacino idrografico del fiume Crati.

Analoga situazione per il terzo impianto di depurazione nella frazione Parantoro, risultato privo di autorizzazione allo scarico e di energia elettrica e in totale stato di abbandono. I liquami finivano sul suolo e in un torrente vicino.

Nei giorni scorsi, per gli stessi motivi di inadeguatezza e fatiscenza, i militari avevano sequestrato altri sette depuratori a San Vincenzo La Costa e denunciato dirigenti e tecnici del comune.

Botte e minacce ai bimbi di prima elementare, obbligo di dimora per due maestre

maltrattamenti scuola asiloI carabinieri della Compagnia di Tropea hannno eseguito stamattina un’ordinanza cautelare di due obblighi di dimora nei comuni di residenza a carico di due maestre di 51 e 65 anni della scuola primaria di Zungri, nel Vibonese.

Le indagini, condotte dai militari della Stazione di Zungri, hanno documentato i maltrattamenti posti in essere dalle due insegnanti nei confronti di alcuni alunni di prima elementare.

La misura scaturisce dal quadro gravemente cautelare ricostruito nelle indagini poste in essere dalla Stazione Carabinieri di Zungri a seguito delle dichiarazioni di alcune madri degli alunni di una Prima classe della locale scuola primaria con bimbi di 6 anni.

I militari, che hanno piazzato in aula telecamere nascoste, hanno potuto documentare minuziosamente come le insegnanti facessero sistematicamente ricorso alla violenza fisica e psicologica nei confronti degli scolari. Violenza che si concretizzava in urla, minacce, insulti e percosse e che si traduceva in un clima di generale  intimidazione e soggezione.

L’odierno provvedimento è stato emesso dal Giudice per le Indagini preliminari di Vibo Valentia su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha concordato con le evidenze investigative riportate dai Carabinieri.

I magistrati hanno ritenuto il comportamento delle insegnanti non solo indifferente ai compiti educativi a loro demandati ma anche lontano dai comuni principi di educazione e buon senso.

‘Ndrangheta, sequestrato il patrimonio di un imprenditore

I Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro hanno dato esecuzione al sequestro dei beni per un valore di circa 3,5 milioni disposto, in base alla normativa antimafia, dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria a carico dell’imprenditore Giuseppe Nasso, 40nne di Rosarno.

Il provvedimento scaturisce dall’indagine Ares, che nel mese di agosto dello scorso anno ha permesso ai militari dell’Arma di eseguire 45 misure di custodia cautelare in carcere, dirette agli appartenenti di due diverse organizzazioni territoriali della ‘ndrangheta, quella dei “Cacciola” e quella dei “Cacciola-Grasso”, radicate nella Piana di Gioia Tauro e, quindi, riferibili alla società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria.

Le indagini, condotte dai Carabinieri e coordinate dalla Procura della Repubblica diretta dal dott. Giovanni Bombardieri, hanno permesso di appurare come il Nasso – destinatario in quella circostanza di uno dei provvedimenti in carcere poiché accusato di associazione mafiosa ed altri gravi reati – fosse partecipe della cosca “Cacciola-Grasso”, a favore della quale metteva a disposizione il patrimonio illecitamente detenuto, consentendole di perseguire il proprio programma delittuoso.

Proprio durante il fermo di indiziato di delitto, effettuato a carico di Nasso nelle prime ore dello scorso 9 luglio, i Carabinieri trovarono, occultati in un controsoffitto della sua ferramenta, circa un milione di euro, suddivisi in mazzette e confezionati all’interno di pacchi sottovuoto.

Sulla scorta delle evidenze probatorie raccolte sino a quel momento sono stati effettuati degli approfondimenti patrimoniali, delegati ai militari dell’Arma di Gioia Tauro e coordinate dal Procuratore Aggiunto Gaetano Calogero Paci e dal Sostituto Procuratore Adriana Sciglio, che hanno consentito di appurare una netta sproporzione tra il patrimonio accumulato negli anni dall’imprenditore e quello effettivamente dichiarato.
In particolare, l’odierno sequestro ha riguardato denaro contante, conti correnti, polizze assicurative e un’impresa individuale, comprensiva di tutto il compendio aziendale, insieme a beni immobili riconducibili al Nasso ed ai suoi familiari conviventi, per un valore complessivo di oltre 3,5 milioni di euro.

Riducono in schiavitù e seviziano una donna per anni, presi gli aguzzini

Agenti di Polizia in servizio presso la Sezione investigativa del Commissariato di Gioia Tauro hanno arrestato due persone ritenuti responsabili, l’uno, di riduzione in schiavitù e, l’altro, di atti persecutori aggravati, ai danni di una donna residente nella Piana di Gioia Tauro che, dopo oltre un ventennio di vessazioni e violenze, ha denunciato tutto alla Polizia di Stato, permettendo l’avvio delle indagini.

Dei due sono state diffuse solo le iniziali: R.R., 70 anni, di Cittanova e F.R.D., 55 anni, di Polisten. Il provvedimento, eseguito all’alba, è stato emesso dal Giudice di Reggio Calabria, in esito ad indagini condotte dal Commissariato e coordinate, inizialmente, dalla Procura della Repubblica di Palmi, poi dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria, cui il fascicolo è stato trasmesso per competenza.

Al 70enne è stato contestato il reato di riduzione in schiavitù, mentre all’altro è stato contestato, in concorso con il primo il reato di atti persecutori ai danni di una donna di 40 anni, anch’essa residente nella Piana di Gioia Tauro, che, con la sua coraggiosa denuncia alla Polizia di Stato, ha trovato la forza reagire ai suoi due aguzzini che, per oltre un ventennio, l’hanno tormentata, usandole violenze, fisiche, sessuali e morali, d’ogni genere.

Le investigazioni, coordinate dai pm Gianluca Gelso della Dda di Reggio Calabria e Davide Lucisano della Procura di Palmi, sono scaturite dalla denuncia sporta, nel mese di gennaio, presso il Commissariato di Gioia Tauro dalla vittima di gravi abusi, la quale, dopo un lungo e sofferto racconto – confermato, poi, dalla stessa donna in sede di sommarie informazioni all’autorità giudiziaria e dai riscontri ottenuti nello sviluppo delle indagini – riferiva una sequenza di fatti che dimostravano come essa, da oltre un ventennio, fosse caduta nelle mani dell’uomo Settantenne il quale, approfittando della sua fragile condizione psicologica, era riuscito a condizionare e a gestire l’intera vita della donna, grazie non solo a violenze fisiche, che pure si sarebbero palesate nel corso degli anni, ma, in particolare, creando una vera e propria situazione di soggezione psichica che annullava in maniera totale la volontà della donna, obbligandola a subire rapporti sessuali, violenze fisiche e vessazioni di ogni genere. Per tale motivo è stato contestato il reato di riduzione in schiavitù ai danni della vittima.

La vicenda in particolare aveva inizio nel 1998 quando la vittima, allora ventenne, conosceva R.R. in un centro per anziani della Piana di Gioia Tauro che, professandosi “sociologo”, si offriva di aiutarla a curare una forma di anoressia di cui era affetta. Da quel momento, il 70enne R.R. riusciva a conquistare la fiducia dell’intera famiglia della donna che, di lì a poco, sarebbe divenuta la sua vittima, dimostrandosi generoso e protettivo anche verso tutti gli altri componenti della famiglia della vittima accreditandosi quale massone, con numerosi agganci tra le forze dell’ordine, la politica, la magistratura e il clero.

L’arrestato pertanto, negli anni successivi, riusciva ad illudere, soggiogare e coartare – fisicamente e psicologicamente – la vittima sino ad annullarne la forza di volontà, in quanto intimorita dalle possibili ripercussioni ove non avesse assecondato le richieste del suo “aguzzino-protettore”.

Richieste che, ben presto, sono degenerate in gravi violenze fisiche ed innumerevoli pretese di prestazioni di natura sessuale, sovente ottenute in maniera violenta. Le difficili investigazioni hanno anche accertato che R.R. – nel quadro dei vent’anni di soprusi e violenze subìte – costrinse la sua vittima ad una cruenta interruzione di gravidanza, attraverso un’operazione clandestina condotta senza alcuna precauzione.

Il Gip ha disposto nei confronti di R.R. la misura della custodia in carcere, mentre nei confronti di F.R.D., gli arresti domiciliari presso il luogo di residenza, per il reato di stalking, in concorso con R.R., ai danni della donna. Infatti, a partire dall’anno 2017 i due arrestati avevano seguito con la loro autovettura reiteratamente la vittima, l’avevano minacciata anche di morte, portandosi fin sotto la sua abitazione, controllando ogni suo spostamento e cagionandoleun perdurante e grave stato di ansia e di paura ed un fondato timore per la propria incolumità.

Tenta di bruciare viva l’ex moglie, è caccia aperta a Russo. Ricerche anche nel Cosentino

Ciro Russo
Ciro Russo

È caccia aperta a Ciro Russo, il 42enne che ieri mattina a Reggio Calabria ha dato alle fiamme l’auto con all’interno l’ex moglie nel tentativo di bruciarla viva.

Alto quasi 1.90 con capelli brizzolati, il pregiudicato evaso dai domiciliari a Ercolano, non passa inosservato. La sua auto usata per un tratto di fuga in riva allo Stretto è stata ritrovata dalla Polizia. Nessun elemento utile riconducibile alle indagini, segno che l’uomo aveva pianificato nei minimi dettagli l’agguato alla ex moglie per poi sparire forse insieme a qualche amico.

Le forze dell’ordine lo cercano attivamente, non solo nel Reggino e in Campania ma, da quanto appreso, anche nella fascia costiera dell’alto Tirreno Cosentino dove Russo avrebbe potuto trovare riparo in molti centri come Scalea e Praia a Mare, mete turistiche per migliaia di napoletani che da quelle parti hanno molte abitazioni, d’inverno vuote.

La dinamica dell’attacco alla ex.

Il grave fatto si è verificato nella zona sud di Reggio Calabria, nei pressi del liceo artistico “Frangipane”, poco dopo le 9 di martedì, di fronte a numerosi studenti. Russo era giunto a Reggio Calabria dopo essere evaso da Ercolano, con ogni probabilità con dei complici. La donna ha riportato gravi ustioni ma non sarebbe in pericolo di vita.

Secondo quanto reso noto dalla polizia di Stato, Ciro Russo si sarebbe avvicinato alla vettura della ex consorte. La donna ha tentato di fuggire ma, nella concitazione del momento, è finita con l’auto contro un muro. L’uomo, a quel punto, ha gettato liquido infiammabile, forse benzina, all’interno del mezzo ed ha appiccato il fuoco, dandosi poi alla fuga.

Subito soccorsa dai numerosi presenti, la donna è stata portata agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria con gravi ustioni.

Reddito di cittadinanza, verso 500mila domande

Caf

Si avvicina al mezzo milione il numero delle domande complessivamente già presentate per avere il reddito di cittadinanza e degli appuntamenti presi ai Centri di assistenza fiscale (Caf) per inoltrare la richiesta. Ma è probabile che, se si ripeterà l’esperienza registrata in passato con il reddito di inclusione, molte saranno respinte.

La verifica sui requisiti spetta all’Inps ma mentre i Caf mandano la domanda solo dopo un colloquio con l’utente per valutare se ci sono i margini per la richiesta (livello di Isee, proprietà mobiliari e immobiliari eccetera) le Poste si limitano a raccogliere le domande senza nessun controllo sulla compilazione. Né è possibile sapere se le domande inviate direttamente online attraverso il sito governativo del reddito di cittadinanza sono mandate da persone che hanno i requisiti previsti dalla legge.

L’accordo tra il governo e le Regioni sulle nuove figure tecniche previste dal reddito di cittadinanza riguarda l’assunzione di 3mila navigator che saranno contrattualizzati con co.co.co. dall’ ‘Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro’ (Anpal), dopo una procedura di selezione. Questi ultimi saranno utilizzati in una fase transitoria emergenziale per dare supporto e assistenza al’interno dei centri per l’impiego. I navigator saranno assistenti tecnici e si occuperanno di dare un aiuto tecnico operativo alle regioni che lo chiederanno e che potranno decidere autonomamente se utilizzare queste figure in ‘front’ o ‘back office’. Nell’ambito dell’accordo è inoltre arrivato l’ok alle 4mila assunzioni, previste dalla legge di bilancio, da parte delle Regioni nei centri per l’impiego, attraverso concorsi su base regionale. Dal 2021 sono inoltre previste ulteriori 6mila assunzioni dalle Regioni oltre alla stabilizzazione di 1600 unità. Entro 30 giorni dall’ok al decreto, il piano sarà operativo.

Marjiuana in casa, arrestato un 20enne incensurato a Longobardi

foto droga marijuana arresto longobardiI Carabinieri della Compagnia di Paola hanno arrestato e posto ai domiciliari un 20enne incensurato, originario di Longobardi. Il giovane è accusato di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

Nel corso di un normale controllo alla circolazione stradale, i militari si sono insospettiti per l’atteggiamento agitato e nervoso da parte del giovane. Scattata una perquisizione personale e domiciliare, condotta in un’abitazione in uso al 20enne, il personale dell’Arma ha portato alla luce un piccolo assortimento di droga composto da involucri contenenti marijuana, per un peso complessivo di circa 50 grammi; 75 euro e materiale destinato al confezionamento dello stupefacente.

Dalla quantità di marijuana si sarebbero potute ricavare circa trecento dosi per lo smercio al dettaglio. A seguito del giudizio di convalida il 20enne è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Omicidio Giuseppe Caterisano, convalidato l’arresto del nipote killer

La vittima Giuseppe Caterisano Omicidio Caterisano, nipote killer trasferito al minorile di Catanzaro
La vittima Giuseppe Caterisano

E’ stato convalidato l’arresto del sedicenne accusato di aver ucciso lo scorso 8 marzo, a Isola Capo Rizzutolo, lo zio Giuseppe Caterisano. I carabinieri di Crotone lo hanno ora trasferito presso l’Istituto penale minorile di Catanzaro.

Il Giudice, condividendo l’impianto accusatorio della Procura per i Minorenni a seguito delle indagini svolte dai carabinieri del Comando Provinciale di Crotone, dopo aver convalidato l’arresto, ha disposto appunto la traduzione del minore presso l’Istituto penale minorile del capoluogo.

Il ragazzo nel pomeriggio dell’8 marzo bussò a casa dello zio in località Capobianco e lo freddò con alcuni colpi di pistola calibro 9 clandestina, arma fatta poi ritrovare dallo stesso giovane. Il ragazzo aveva confessato l’omicidio, all’origine del quale ci sarebbero dissidi economici familiari.

Operazione anti ‘ndrangheta in Veneto, 5 gli arresti in Calabria

carabinieri crotoneSono cinque le persone arrestate in Calabria, dai Carabinieri di Crotone, nell’operazione anti ‘ndrangheta (in codice Camaleonte) condotta in Veneto dai militari dell’Arma e della Finanza e coordinata dalla Dda di Venezia che ha portato in tutto a 33 misure cautelari, tra carcere e domiciliari, a carico di soggetti ritenuti in affari con la ‘ndrangheta crotonese. Coinvolti diversi imprenditori veneti, secondo l’accusa collusa con il clan Grande Aracri di Cutro. Leggi chi sono gli indagati.

L’organizzazione è accusata di reati gravissimi: associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, violenza, usura, sequestro di persona, riciclaggio, emissione utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Effettuate numerose perquisizioni in Veneto, Lombardia, Calabria ed Emília Romagna unitamente a sequestri di denaro contante, conti correnti, quote societarie, beni mobili e immobili riconducibili agli indagati per un ammontare complessivo di 8 milioni di euro, corrispondente al prezzo e profitto del riciclaggio e dei collegati reati fiscali.

L’articolata indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Padova e dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Mirano ha consentito di evidenziare la presenza e l’operatività di una articolazione della cosca di ‘ndrangheta “Grande Aracri” di Cutro (Crotone), che si era insediata nella província di Padova e in quelle contermini di Treviso, Vicenza e Venezia.

In un contesto in cui non si è disdegnata l’uso della violenza nei confronti di diversi imprenditori gli uomini legati alla cosca acquisivano territorio e aziende per riciclare e sviluppare attività illecite. I Carabinieri di Padova, con puntuali attività di osservazione e ascolto delle conversazioni hanno portato alla luce diversi episodi qualificabili come di attività estorsiva e usuraia, con tassi di interesse fino ad oltre il 300%, in danno di imprenditori locali, nonché sono state riscontrate varie operazioni di riciclaggio di ingenti somme di denaro provenienti dalle attività illecite della cosca calabrese, realizzate attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti sfruttando anche con la complicità di imprenditori veneti.

In particolare è emerso come, dapprima con minacce e poi, se necessario, con aggressioni fisiche nei casi in cui le intimidazioni non fossero state sufficienti, siano stati modificati gli assetti societari delle aziende asservite agli indagati con la fittizia attribuzione di quote societarie, per arrivare anche all’estromissione dei legittimi proprietari.

Nel tempo, i sodali dell’organizzazione criminale sono riusciti a penetrare nel tessuto socio – economico locale producendo, con la violenza e l’utilizzo di armi, attraverso “società cartiere”, tutto il supporto documentale necessario alle operazioni di riciclaggio, mascherando i real i profitti di aziende “pulite”, potendo cosi eludere il fisco, accantonare una ingentissima quantità di liquidità in nero e, non per ultimo, mettere a rischio i naturali meccanismi della concorrenza, producendo un danno calcolato in 8 milioni di euro per prezzo e profitto del riciclaggio e dei collegati reati di natura fiscale.

Agli indagati, a vario titolo, sono contestati i delitti di associazione mafiosa (art. 416 bis del codice penale) e associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, all’usura, al riciclaggio e al trasferimento fraudolento di valori.

A quanto sopra, spiegano ancora gli inquirenti, si aggiunge anche la dichiarazione fraudolenta mediante emissione di fatture per operazioni inesistenti e la distruzione di documenti contabili, il tutto aggravato per avete commesso tali delitti avvalendosi del metodo mafioso e l’avere agevolato la cosca “Grande Aracri”.

Nel corso delle indagini sono emersi stretti contatti tra esponenti delta cosca ‘ndranghetista e una vasta platea di imprenditori veneti e intermediari a cui risultavano essere consegnate periodicamente cospicue somme di denaro contante.

Come appurato dai finanzieri di Mirano, gli obiettivi raggiunti erano da un lato la possibilità, in pochi giorni e con pochi passaggi di ripulire ingenti somme di denaro frutto delle proprie attività illecite, facendole apparire come frutto di operazioni commerciali.

Dall’altro l’organizzazione lucrava una percentuale sul cantante consegnato agli imprenditori veneti, che veniva normalmente incorporato nell’Iva esposta nelle fatture false emesse dalle società cartiere, poi non versata all’erario.

Gli imprenditori locali, dal canto loro, con il denaro contante fornito dall’associazione criminale si creavano dei fondi neri da utilizzare anche per fini personali, nonché dei vantaggi fiscali dati dall’utilizzo delle false fatturazioni.

L’organizzazione aveva sostanzialmente creato un flusso perpetuo che poteva contare su numerose società conniventi, in cui le stesse somme riciclate venivano celermente reimmesse nel circuito delle false fatturazioni, cosi da generare ulteriori profitti.

Auto distrutta dalle fiamme in centro a Cosenza

incendio auto via misasi CosenzaUn’automobile parcheggiata in Via Misasi a Cosenza è improvvisamente andata a fuoco per cause da accertare. Sul posto sono subito intervenuti i Vigili del fuoco che hanno domato le fiamme e hanno evitato che le fiamme si propagassero agli altri veicoli vicini. L’auto incendiata, una Volkswagen, è andata distrutta.

Abusi sessuali sulla figlia 13enne della convivente, arrestato

Abusi sessuali sulla figlia 13enne della convivente, arrestato dalla Polizia a Cosenza

Avrebbe costretto la figlia tredicenne della convivente a subire ripetuti abusi sessuali; violenze andate avanti fin quando la ragazzina, stanca di subìre, ne ha parlato con la madre che si è così rivolta alla Polizia denunciando tutto.

Così dopo indagini, la Squadra mobile di Cosenza ha arrestato il presunto pedofilo, un pensionato cosentino di 68 anni, di cui sono state diffuse solo le iniziali, A.D.E., in esecuzione di un’ordinanza in carcere emessa dal giudice del tribunale bruzio su richiesta della Procura della Repubblica di Cosenza diretta dal procuratore Mario Spagnuolo. Le accuse sono pesantissime: violenza sessuale continuata nei confronti di una minorenne.

La misura cautelare trae origine dalla denuncia sporta in Questura nei giorni scorsi da una donna la quale aveva segnalato che la figlia tredicenne le aveva confidato di subire da tempo molestie e violenze sessuali da parte del compagno.

In particolare, le indagini condotte dal personale della Squadra mobile avrebbero accertato che l’uomo, per un arco temporale di quasi due anni, aveva ripetutamente costretto la ragazzina, fin da quando questa aveva 11 anni, dietro percosse e ripetute minacce, a subire atti sessuali di vario genere, generando nella ragazzina uno stato di assoluta soggiogazione.

Il presunto autore, inoltre, dopo che la sua convivente era venuta a conoscenza delle presunte violenze sessuali nei confronti della figlia minore e aveva perciò deciso di allontanarsida lui, avrebbe posto in essere una serie di reiterate minacce di morte anche nei confronti della madre finalizzate ad atterrire lei e la figlia al fine di impedire che potessero sporgere denuncia presso le autorità.

Ciò malgrado la donna, in questo rassicurata da dalla professionalità degli uomini della Terza sezione “reati contro i minori” della Squadra Mobile, ha deciso di denunciare l’accaduto in Questura. L’uomo, dopo le formalità di rito è stato associato presso il carcere Sergio Cosmai di Viale Mancini.

‘Ndrangheta, i tentacoli del Grande Aracri in Veneto. Decine di arresti

'Ndrangheta, i tentacoli del Grande Aracri in Veneto. Decine di arresti

E’ in corso una vasta operazione contro la ‘ndrangheta in Veneto, dove i carabinieri di Padova e la Guardia di Finanza di Venezia stanno eseguendo decine di misure di custodia cautelare, tra carcere e domiciliari, obblighi e divieti.

Il blitz è coordinato dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al riciclaggio, usura, sequestro di persona, estorsione e emissione di fatture inesistenti.

Nell’operazione, in codice “Camaleonte”, sono coinvolti imprenditori e i clan attivi a Cutro e nel Crotonese e riconducibili ai Grande Aracri, già noti alle cronache per essere operanti in Emilia Romagna.

Le forze dell’ordine hanno eseguito una cinquantina di perquisizioni, fra Treviso, Vicenza, Padova, Belluno, Rovigo, Reggio Emilia, Parma, Milano e Crotone. Le indagini, partite alla fine del 2015, sono relative alle infiltrazioni nel tessuto economico portate avanti in questi anni dalla criminalità legata al clan dei cutresi. Sono stati eseguiti anche numerosi sequestri, per un valore complessivo di 20 milioni di euro.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i componenti della cosca avvicinavano gli imprenditori e si insinuavano nelle aziende attraverso prestiti e taglieggio, fino ad impossessarsi delle aziende stesse, controllandole dall’interno, mettendo in atto anche operazioni di riciclaggio. In alcuni casi questo avveniva con la connivenza di imprenditori veneti.

Il governatore Zaia: “Tolleranza zero”

“Mentre attendiamo i particolari, che verranno resi noti più tardi, è già chiaro che siamo di fronte a una nuova importante operazione contro la criminalità organizzata nel Veneto. Una conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, dell’efficienza della Procura Distrettuale Antimafia di Venezia guidata da Bruno Cherchi e del coordinamento delle forze dell’ordine sul campo, che ci regalano questa belle notizie. La giornata comincia bene”.

Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando l’operazione  contro la ‘ndrangheta in Veneto. “Che si tratti di criminalità organizzata o no – aggiunge Zaia –questi figuri devono capire che il Veneto è terra di onestà e di legalità, che non sopporta i delinquenti e che è supportata da Inquirenti e Forze dell’Ordine tenaci, preparati, duri quanto serve. Pane duro da masticare per il crimine, che lo sarà ogni giorno di più. Vale a dire tolleranza zero”.

Salvini: “Più di 60 mafiosi arrestati tra Veneto e Sicilia. Oggi bella giornata”

“Più di sessanta arresti, tra Veneto e Sicilia, per stroncare ‘ndranghetisti e mafiosi. Sequestrate, a Napoli, due ville e un negozio riconducibili ai familiari del boss camorrista Michele Zagaria. Valore: circa tre milioni. Grazie alle Forze dell’Ordine e agli inquirenti, che ci fanno cominciare bene la giornata. Siamo orgogliosi delle nostre donne e dei nostri uomini in divisa”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

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