15 Ottobre 2024

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Incendio a Villaggio Palumbo, in Sila, morto il presunto autore

incendio villaggio Palumbo
I vigili del fuoco domano le fiamme a Villaggio Palumbo

E’ morto nel Centro grandi ustionati di Catania, Vincenzo Teti, di 55 anni, l’uomo ritenuto l’autore dell’incendio delle “cupole” del villaggio turistico “Palumbo”, a Cotronei, in Sila.

L’uomo era stato ricoverato, con bruciature sul 50% del corpo e in stato di semi incoscienza, dopo essere stato arrestato dai carabinieri. I militari, ipotizzando che l’autore del rogo potesse essere rimasto ferito, avevano seguito le tracce di sangue ed erano arrivati nell’abitazione del 55enne.

All’uomo, in ragione delle sue condizioni di salute, non era stata applicata alcuna misura cautelare. Nell’incendio, avvenuto nella notte del 6 marzo erano andati distrutti un ristorante, una galleria d’arte, un negozio di bigiotteria e uno di abbigliamento.

Teti, commerciante, ritenuto appartenente ad una cosca di ‘ndrangheta della zona era stato coinvolto nell’inchiesta del maggio 2014 che culminò nell’operazione “Tabula Rasa” ma era successivamente stato assolto, sentenza confermata anche in appello.

Incendio distrugge cinque negozi nel crotonese, indagini dei carabinieri

Furto in abitazione e resistenza, due arresti a Crotone e Belvedere Spinello

carabinieri belvedere spinelloI carabinieri della Stazione di Belvedere di Spinello (Crotone) hanno arrestato un 32enne del luogo con l’accusa di furto in abitazione, ricettazione, truffa e sostituzione di persona.

In particolare, a seguito di apposito sevizio di osservazione, i militari hanno sorpreso l’uomo mentre usciva da un appartamento di una donna di 68 anni del luogo, portando con se la refurtiva. Inevitabili le manette. La refurtiva è stata restituita alla signora.

Dagli ulteriori accertamenti effettuati i carabinieri hanno scoperto che il trentaduenne, in precedenza, utilizzando l’identità della donna, risultata all’oscuro di tutto, aveva acquistato una stufa a pellet. L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato sottoposto agli arresti domiciliari a disposizione della competente autorità giudiziaria.

A Crotone un 39enne arrestato per resistenza

I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Crotone hanno arrestato un 39enne del luogo, per resistenza a Pubblico Ufficiale e porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere. L’uomo, impugnando un cacciavite, ha tentato di impedire ai militari di proseguire un controllo alla circolazione stradale.

Pescara-Cosenza 1-1. Braglia: “Guardiamo al futuro con fiducia”

Braglia Pescara Cosenza“Il Pescara non ci ha mai impensierito se non nell’occasione del gol del pareggio”, è il commento a caldo nel dopo Pescara-Cosenza (1-1) del tecnico cosentino Piero Braglia.

“Noi – aggiunge l’allenatore – abbiamo fatto una buona gara, siamo stati umili e compatti. Tutino non era in perfette condizioni, Perina è uscito malconcio. Dobbiamo guardare con fiducia al futuro, ora grazie alla sosta recupereremo elementi importanti e poi ce la giocheremo alla grande”.

“Oggi non avevamo sei giocatori. Tutto sommato dobbiamo essere contenti. Noi non siamo qui a fare un campionato per caso, ce lo siamo meritato e vorremmo il rispetto che non ci stanno portando. Il Cosenza non ha concesso nulla agli avversari, un po’ di sfortuna ci ha penalizzati. Scognamiglio comunque non è nuovo a questo tipo di inserimenti, spesso riesce a rendersi pericoloso sui calci piazzati”, dice Braglia.

Anche Gennaro Tutino, autore del gol del momentaneo vantaggio dei Lupi è contento per il punto finale. “Anche con una vittoria però non avremmo rubato nulla. Alcuni di noi, me compreso, non erano in buone condizioni ma abbiamo dimostrato ancora una volta di essere un gruppo forte e unito”.

“Nell’azione del gol c’ho creduto, sono stato bravo ad approfittare dell’errore del portiere. Arrivare a quota 10 gol in campionato? Con l’aiuto dei compagni cercherò di raggiungere l’obiettivo”, ha concluso Tutino.

Serie B, Tutino lancia il Cosenza, Scognamiglio salva il Pescara: 1-1

Bruccini in Pescara CosenzaPunto importante del Cosenza all’Adriatico contro il Pescara nell’anticipo della 29° giornata di Serie B. Di Gennaro Tutino il vantaggio del Lupi nei primi minuti della ripresa (54′). Quattro minuti dopo Scognamiglio riporta il risultato in parità. Buona prestazione complessiva del Cosenza che sale a 34 punti in classifica e guarda sereno verso il traguardo della salvezza. Prossima gara contro il Palermo. Si gioca al San Vito-Marulla il 30 marzo.

LA CRONACA DELLA PARTITA

PRIMO TEMPO

8′ D’Orazio ha una buona chance ma non gli riesce lo stop sul lancio di Bruccini

16′ Rasoiata di Antonucci che non inquadra lo specchio della porta

21′ Fallo di mani netto di Gravillon in area di rigore non visto da arbitro e assistente

27′ Conclusione innocua di Dermaku che sfila sul fondo

43′ Sciaudone spara alle stelle da ottima posizione

45′ Concesso un minuto di recupero

46′ Si chiude la prima frazione di gioco

SECONDO TEMPO

La ripresa si apre con una sostituzione nelle file del Pescara: esce Antonucci, entra Bellini

3′ Cross insidioso di Memushaj, Monachello arriva con un attimo di ritardo e non trova l’impatto con il pallone

6′ Ammonito Marras per una scivolata fallosa ai danni di D’Orazio

9′ COSENZA IN VANTAGGIO!!! Fiorillo non abbranca il pallone, irrompe Tutino e con un puntata gonfia la rete!

13′ Pari immediato del Pescara. Ha segnato Scognamiglio sugli sviluppi di un calcio di punizione

15′ Fallo da dietro di Monachello su Hristov, cartellino giallo per il centravanti abruzzese

22′ Ammonito Bittante

22′ Doppia sostituzione Cosenza: escono Perina e Litteri, entrano Saracco e Maniero

29′ Il tecnico dei padroni di casa provvede ad un cambio: è Del Sole a prendere il posto di Monachello

39′ Inserimento di Del Sole che si presenta in area ma calcia lontano dai pali

43′ Ultimo cambio nel Cosenza, arriva il momento di Izco che rileva Bittante

45′ Si giocherà per altri 7 minuti

46′ Anche Perrotta finisce sul taccuino dei cattivi

46′ Il Pescara esaurisce i cambi: Melegoni al posto di Crecco

51′ Cartellino giallo anche per Bellini

52′ Concessi due minuti aggiuntivi di recupero

54′ Finisce qui! Pescara e Cosenza si dividono la posta in palio

IL TABELLINO DELLA PARTITA

PESCARA: Fiorillo; Balzano, Gravillon, Scognamiglio, Perrotta; Memushaj, Bruno, Crecco (46′ st Melegoni); Marras, Monachello (29′ st Del Sole), Antonucci (1′ st Bellini). A disp.: Kastrati, Del Grosso, Capone, Elizalde, Pinto, Bettella, Ciofani, Borrelli, Sottil. All. Pillon.

COSENZA: Perina (22′ st Saracco); Hristov, Dermaku, Legittimo; Bittante (43′ st Izco), Mungo, Bruccini, Sciaudone, D’Orazio; Litteri (22′ st Maniero), Tutino. A disp.: Capela, Embalo, Schetino, Garritano, Baez. All. Braglia

ARBITRO: Illuzzi di Molfetta (Tardino – Raspollini).

MARCATORI: 9′ st Tutino (C), 13′ st Scognamiglio (P)

NOTE: Serata mite, terreno in buone condizioni. Presenti circa 200 tifosi di fede rossoblù. Ammoniti: Marras (P), Monachello (P), Bittante (C), Bellini (P). Angoli: 1-6 (pt 0-3). Recupero: 1′ pt; 7′ + 2′ st.

Pamela Mastropietro, pentito calabrese conferma: “Fatta a pezzi da Oseghale”

Pamela Mastropietro
Pamela Mastropietro

C’è una confessione choc nell’atroce omicidio di Pamela Mastropietro, la diciottenne drogata, violentata, uccisa, fatta pezzi e rinchiusa in due trolley a Macerata nel 2018. A fornirla un (ex) pentito calabrese, Vincenzo Marino, ritenuto ex esponente di spicco del clan Vrenna-Corigliano-Bonaventura di Crotone, già coinvolto nel processo Aemilia.

Secondo quanto raccontato a “Quarto Grado”, Marino avrebbe incontrato Innocent Oseghale, il nigeriano imputato per la morte della 18enne romana, nel carcere di Ascoli Piceno. Sarebbe stato in cella che Oseghale avrebbe raccontato al collaboratore di giustizia la dinamica della morte della ragazza.

Il calabrese, che dopo i suoi primi racconti è diventato testimone dell’accusa in merito all’efferato delitto, lo ha raccontato ai giudici della Corte d’assise di Macerata a cui avrebbe consegnato una memoria. Oseghale, racconta Marino, “mi disse che la ragazza (dopo la “fuga dalla comunità”) arrivò a Macerata, ai giardini Diaz, e gli chiese un po’ di eroina”, ma lui aveva solo “erba” (marijuana, ndr). Così chiamò l’altro nigeriano Desmond Lucky, entrato in un primo momento nell’inchiesta.

Il pentito spiega che Pamela pagò la droga “con una collanina d’argento che le aveva regalato la madre”. Pamela sarebbe andata a comprare una siringa che pagò Oseghale perché la ragazza non aveva denaro. Per “ripagare” il nigeriano fece con lui ai giardinetti un primo momento di sesso orale.

Poi sono andati a casa, Oseghale, Desmond Lucky, la ragazza per consumare un rapporto a tre”, perché “Desmond Lucky e Oseghale volevano stare con la ragazza”, continua Marino. Oseghale “mi raccontò che Desmond si avvicinò per approcciarla e la ragazza lo respinse”, continua Marino, così il Lucky “gli diede uno schiaffo e la ragazza cadde a terra sbattendo la testa ad uno spigolo e svenne.

Poi Desmond Lucky se ne andò. Oseghale tentò di rianimarla con acqua sulla faccia per farla riprendere, e lei si riprese. Oseghale l’ha spogliata, era sveglia” ma aveva “gli occhi girati all’insù” e “hanno avuto un rapporto sessuale completo“. Lei, però, per lo schiaffo datole dal Lucky voleva chiamare o andare ai Carabinieri.

Dopo lo stupro “ragazza voleva andare via a casa a Roma perché aveva il treno, disse che se no l’avrebbe denunciato. Ebbero una colluttazione, si sono spinti, Oseghale le diede una coltellata all’altezza del fegato e dopo una prima coltellata Pamela cadde a terra”.

Pensando che fosse morta Oseghale andò prima ai giardini Diaz per chiedere aiuto a un connazionale poi “tornò a casa, convinto che la ragazza fosse morta e la squartò iniziando dal piede sinistro. La ragazza iniziò a muoversi e lamentarsi e le diede una seconda coltellata”, ha riferito Marino.

Pamela Mastropietro era ancora viva quando iniziò a farla a pezzi. Dopo “l’aveva lavata con la “varechina” (Candeggina Ace) perché così non si sarebbe saputo se era morta di overdose o assassinata. Disse che aveva un sacco in frigo dove mettere i pezzi, ma che non ci andavano e che l’ha dovuta tagliare e l’ha messa in due valigie”.

Chiamò un taxi, ma mentre era in auto “la moglie lo chiamava ed è andato nel panico”, ha proseguito il detenuto. Oseghale, conferma Marino, “non fece il nome di nessuno” su eventuali complici nell’omicidio ma “disse che era uno dei referenti dei nigeriani a Macerata, al livello sia di prostituzione che di stupefacenti”.

Nel corso della trasmissione è stata trasmessa un’altra testimonianza del pentito – ormai ex in quanto gli è stato revocato il programma di protezione – in cui parla della Mafia nigeriana. Secondo quanto è stato detto, sarebbe stata una banda ben organizzata, che in Italia gestisce il traffico di droga e prostituzione, ad architettare l’omicidio di Pamela, facendo intendere che Oseghale farebbe parte di questa organizzazione.

Innocent Oseghale, accusato del brutale omicidio di Pamela Mastropietro
Innocent Oseghale, accusato del brutale omicidio di Pamela Mastropietro

Parco del Pollino, sequestrati capi di bestiame e un manufatto abusivo

sequestro cerchiara Un manufatto abusivo e 128 capi di bestiame sono stati posti sotto sequestro dalla Stazione Carabinieri Parco di Cerchiara di Calabria (Cosenza) durante un servizio mirato al controllo sulla detenzione di animali da reddito e agli abusi edilizi in area Parco del Pollino.

Una attività che ha portato al controllo di numerose aziende zootecniche, attraverso la verifica della corretta documentazione, marchiatura e identificazione degli animali nonché la loro regolare movimentazione.

L’attività svolta nei comuni di Francavilla Marittima e Cerchiara di Calabria, a cui ha collaborato il servizio Veterinario Distretto Sanitario “Jonio Nord” di Trebisacce, ha portato a quattro sequestri cautelativi sanitari a carico degli animali interessati (ovicaprini e suini) oltre ad elevare sanzioni amministrative per circa 8.000 euro.

Le verifiche a carico di immobili costruiti o ristrutturati in zone ricadenti nell’are protetta del Parco Nazionale del Pollino hanno portato al sequestro penale nel comune di Cerchiara di un manufatto destinato ad abitazione perché privo del permesso a costruire, del nulla osta dei beni ambientali e del parere dell’Ente Parco per il quale sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Castrovillari, a vario titolo tre persone.

Carlo Sibilia in Calabria: “Sulla legalità governo compatto”

Carlo Sibilia
Carlo Sibilia

“Qualche volta ci potete dipingere come due forze che non hanno le stesse idee su tutto, ma al Paese e soprattutto alla Calabria dev’essere chiaro che sulla legalità c’è compattezza assoluta”. Lo ha detto il sottosegretario di Stato all’Interno, Carlo Sibilia (M5S), parlando con i giornalisti a margine di un vertice nella prefettura di Catanzaro. “Legalità e lotta alla criminalità organizzata – ha aggiunto – sono capisaldi che tengono in piedi al 100% tutte le idee del governo”.

Muore Imane Fadil, teste chiave del processo Ruby. E’ giallo

Imane Fadil
Imane Fadil

La Procura di Milano indaga per omicidio volontario per la morte di Imane Fadil, la modella marocchina teste chiave nel processo Ruby. Da quanto è stato riferito in Procura, dalle cartelle cliniche è emersa una “sintomatologia da avvelenamento”.

Fadil, 34 anni, testimone chiave dell’accusa nei processi sul caso Ruby, è deceduta lo scorso primo marzo all’Humanitas dove era ricoverata da fine gennaio scorso. Lo ha riferito il procuratore di Milano Francesco Greco, spiegando anche che la giovane aveva detto ai suoi familiari e avvocati che temeva di essere stata avvelenata. Sul corpo è stata disposta l’autopsia.

Fadil è morta dopo “un mese di agonia”, hanno riferito in Procura a Milano, dove si indaga per omicidio volontario sulla sua morte. Secondo le indagini, la modella marocchina, ricoverata il 29 gennaio prima in terapia intensiva e poi rianimazione, è stata vigile fino all’ultimo, nonostante i forti dolori e il “cedimento progressivo degli organi”.

La ragazza era stata ascoltata nell’ambito delle serate dell’ex premier Silvio Berlusconi. Nel terzo filone del processo Ruby, scrisse il Fatto a Gennaio, la difesa di Silvio Berlusconi riuscì a portare a casa un successo prezioso: Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil – le ragazze testimoni chiave sulle “cene eleganti” dell’ex premier ad Arcore – sono state escluse dai giudici e non saranno più parti civili nel Ruby ter.

Una decisione che accoglie un’istanza della difesa di Berlusconi, rappresentata dal legale Federico Cecconi. Restano parte civile, invece, la Presidenza del Consiglio e l’Avvocatura dello Stato. Il collegio, in sostanza, ha deciso che le tre giovani non possono essere parti civili e pertanto non possono chiedere un risarcimento danni nel processo. Per una ragione tecnica: il reato di corruzione in atti giudiziari – attorno al quale è costruito il processo Ruby Ter, insieme alla falsa testimonianza – è “offensivo” nei confronti dello Stato soltanto e non di altre parti, come le ragazze appunto.

Secondo la procura, invece, Ambra, Imane e Chiara, sarebbero dovute restare parti civili perché “hanno sofferto un danno da stress di fronte ad un esercito di altre ragazze eteroindirizzato” da Berlusconi. Mentre le tre hanno parlato del “bunga-bunga” ad Arcore, tutte le altre ragazze riportano la stessa versione delle “cene eleganti”.

Imane Fadil, raccontò che in una delle serate l’ex premier mostrò un video satirico sull’allora presidente della Camera Gianfranco Fini. Imane Fadil spiegò di non aver finora parlato di quella serata perché era terrorizzata.

L’ultima intervista della ragazza dal titolo “Le notti di Arcore: una setta del Male con tuniche e riti”

E di terrore Imane Fadil parlò anche in una intervista al Fatto Quotidiano ad aprile 2018: “…Non riuscivo neanche a uscire di casa, mi è stata fatta terra bruciata intorno”, raccontò. “La gente pensava fossi una prostituta, ho perso gli amici e quei pochi lavoretti che avevo, come fare l’hostess. Ho vissuto un periodo di forte depressione, piangevo sempre, ho anche perso i capelli a causa del forte stress”. Come si è curata? Con un po’ di tranquillanti, non riuscivo più a dormire”.

intervista Fatto FadilLei di quelle cene ha raccontato cose forti… “Sì, le cose che ho raccontato, il Bunga Bunga, Emilio Fede, la Minetti, le ragazze nude che ballavano, è tutta la verità”. Il ricordo più brutto? “Ricordo bene l’ultima sera che sono andata là, c’erano tutte queste ragazze nude che ballavano: una di queste, svaccata per terra,con solo il perizoma addosso, si agitava in modo disperato fissandomi. Con gli occhi sembra dirmi “non giudicarmi, aiutami!”. Come un grido, un ricordo terrificante”. Lei ha mai visto scene di sesso esplicito? “No, quelle non accadevano lì…”.

‘Ndrangheta, arrestato a Roma Pantaleone Mancuso

mancuso

Il boss di ‘ndrangheta Pantaleone Mancuso, di Limbadi, è stato arrestato a Roma. 58 anni, conosciuto come “l’ingegnere”, l’uomo è stato rintracciato dalle forze dell’ordine in una sala Bingo.

Nel corso di un controllo ha fornito false generalità, ma dall’incrocio dei dati non è stato difficile risalire alla sua vera identità.

Era latitante da ottobre 2018, cioè da quando il figlio Emanuele ha avviato la sua collaborazione con la giustizia.

Pantaleone Mancuso, è fratello del boss Giuseppe Mancuso (classe 1949), detto ‘Mbrogghja”, fra i principali capi dell’omonimo casato mafioso di Limbadi, condannato all’ergastolo nel processo “Tirreno” (ritenuto il mandante dell’omicidio di Vincenzo Chindamo a Laureana di Borrello), ma con la pena che gli è stata poi ridotta a 30 anni di reclusione.

Pantaleone Mancuso è anche fratello di Diego e Francesco (detto “Tabacco”), attualmente tutti in stato di libertà, e di Salvatore Mancuso (classe 1972), deceduto nei mesi scorsi.

È anche il fratello di Rosaria, la donna arrestata nei mesi scorsi perché ritenuta mandante dell’uccisione, tramite autobomba, di Matteo Vinci e del grave ferimento del padre, per un terreno conteso al confine tra le due proprietà.

Olio, premio Slow Food a cinque aziende calabresi

(ANSA) – CATANZARO, 15 MAR – Sono sei le etichette prodotte da aziende oleicole calabresi selezionate dall’edizione 2019 della Guida agli extravergini curata da Slow Food. Il riconoscimento Grande Olio – che sarà assegnato a Fico Bologna 16 e 17 marzo – è andato alle aziende Parisi Donato con il “Giuseppe Donato Parisi 1879”, Enotre (Enotre Berico), Sorelle Garzo (Dolciterre – Ottobratico) e il premio Grande Olio Slow a Doria (Lei e Sud) e Madreterra (Ugo).

“La Guida, disponibile da fine aprile – è detto in un comunicato – è il frutto di un lavoro collettivo di numerosi esperti e appassionati che hanno scandagliato ogni angolo della nostra Italia per tracciare una mappa della migliore produzione olivicola 2018.

Il Grande Olio è attribuito all’extravergine che si è distinto per particolari pregi dal punto di vista organolettico e perché ben rispecchia territorio. A queste caratteristiche, il premio Grande Olio Slow aggiunge il riconoscimento alle pratiche agronomiche sostenibili applicate”.

Giustizia tributaria in Calabria, calano le pendenze

anno tributario calabriaNel 2018 la Giustizia tributaria in Calabria ha registrato “un considerevole abbattimento delle pendenze”. Lo evidenzia il presidente della Commissione tributaria regionale, Mario Spagnuolo, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario in Calabria.

“I dati disaggregati per Commissione, al momento disponibili per il 2015, nella relazione 2016 del Dipartimento delle Finanze-Direzione della giustizia tributaria, evidenziano – aggiunge Spagnuolo – che, per le Commissioni tributarie regionali, in relazione a una media nazionale di appelli trattati per giudice per 72, risultano al di sopra della media otto Commissioni: nell’ordine, Calabria (105,7), Campania (102,3), Sicilia (89,6), Lazio (84,9) Molise (81,8), Basilicata (80,8), Puglia (77,4) e Lombardia (72,4).

E ancora: sia la Commissione tributaria regionale che tutte le Commissioni provinciali si caratterizzano positivamente per aver raggiunto l’obiettivo di diminuire le pendenze per una percentuale oscillante tra il 5%, la provinciale di Crotone, e il 30%, quella di Vibo Valentia”.

Secondo il presidente della Commissione tributaria regionale “dai dati statistici emerge chiaramente come nel biennio le pendenze sono state significativamente ridotte, nonostante l’elevato numero delle sopravvenienze. E infatti, nel periodo considerato, sono state promosse, innanzi alle Commissioni tributarie provinciali e a quella dell’appello, complessivamente 18.199 controversie, mentre ne sono state decise 25.729, con un considerevole abbattimento delle pendenze, passate dalle originarie 133.202 alle attuali 118.142.

In particolare – sottolinea ancora Spagnuolo – emerge che, dal punto di vista territoriale, le controversie si concentrino in maggior parte nelle due province di Cosenza e Reggio Calabria, in primo grado, mentre è significativo l’aumento delle sopravvenienze davanti al giudice d’appello”.

Nella relazione poi si evidenzia che “viene impugnato, davanti la Commissione tributaria regionale, un numero di decisioni inferiore al 20% di tutte quelle emesse dai giudici provinciali di primo grado, ed è prevalente il numero degli appelli proposto dagli uffici finanziari rispetto a quelli proposti nell’interesse dei contribuenti, elementi che sono indicativi della funzionalità della giustizia tributaria calabrese e del livello di autorevolezza e credibilità presso il gruppo sociale”.

A parere del presidente della Commissione tributaria regionale “tutto ciò è frutto dell’impegno, continuo e proficuo, di tutti i giudici tributari in servizio e della struttura amministrativa, nonostante le gravi difficoltà sia in termini di carenze di personale, giudiziario e amministrativo, che di una dotazione strumentale deficitaria, nei termini più volte già rappresentati”.

Rivolge insulti razzisti a senegalese, denunciato

Auto della PoliziaHanno rivolto insulti a sfondo razziale ad un cittadino senegalese di 26 anni ed uno lo ha anche aggredito. Adesso i due sono stati identificati dagli agenti del Commissariato di Lamezia Terme della Polizia di Stato ed uno dei due segnalato alla Procura per lesioni personali con l’aggravante della finalità di discriminazione razziale. Il fatto è accaduto martedì scorso su un bus di linea a Lamezia.

L’uomo è stato avvicinato da due individui che lo hanno aggredito fisicamente e verbalmente e che sono fuggiti quando si sono resi conto che la vittima aveva chiamato il 113. L’uomo è stato soccorso dai medici del 118 e giudicato guaribile in 7 giorni.

Quindi ha sporto denuncia alla polizia. Gli agenti sono poi risaliti ai due soggetti, rintracciandoli su un autobus per recarsi al Sert dell’ospedale. Si tratta di due lametini, entrambi pregiudicati, di 24 e 43 anni. Dalle indagini, solo a carico del 24enne, C.G., sono emersi indizi di colpevolezza per l’aggressione e per questo è stato segnalato.

Detiene (a sua insaputa) 25 mila euro nel sapone per lavatrice, denunciato

denaro filandariNel corso di una perquisizione d’iniziativa, eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia, finalizzata alla ricerca di armi o materiale esplodente eseguita presso l’abitazione di P.A., di 28 anni con precedenti, sottoposto a misura di prevenzione dell’avviso orale di pubblica sicurezza, i militari hanno rinvenuto, nascosti all’interno di un fustino di sapone in polvere per lavatrice, due sacchetti in plastica sottovuoto contenenti la somma di denaro di 25.000 in banconote per lo più da 500 euro.

I controlli, estesi all’intera abitazione ed in particolare ad una stanza adibita a studio, hanno consentito di rinvenire in un cassetto, un‘agendina contenente informazioni “a mo’ di libro mastro” di pagamento indicante svariati movimenti di denaro ed un assegno postale di Cinquecento euro postdatato. Il tutto è stato posto sotto sequestro.

Il soggetto, già gravato da condanne per reati contro il patrimonio, non è riuscito in alcun modo a spiegare la provenienza dell’ingente somma rinvenuta in contanti dai militari. Come se il denaro fosse nel fustino del sapone a sua insaputa. L’uomo è stato quindi denunciato per “possesso ingiustificato di valori”.

Trema il Vibonese, scossa di magnitudo 3.3 tra Francica e Mileto

terremoto francica miletoDue scosse di terremoto di magnitudo 3.3 e 2.5 sono state registrate all’alba di venerdi 15 Marzo 2019, con epicentro a pochi chilometri tra Francica e Mileto, in provincia di Vibo Valentia.

Secondo i rilevamenti effettuati dall’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), gli eventi sismici si sono verificati tra le 06.33 e 06.34 ad una profondità di 33 e ventuno chilometri.

Non risultano segnalazioni di danni o cose. Oltre Francica e Mileto, i centri più vicini alla zona dell’epicentro, San Costantino Calabro, Ionadi, San Gregorio d’Ippona e Filandari.

Attacco a Moschee in Nuova Zelanda. E’ un massacro: 49 morti e decine di feriti

feriti nuova zelandaE’ salito a 49 vittime e una cinquantina di feriti, di cui 20 in gravi condizioni, il drammatico bilancio di alcune sparatorie avvenute venerdì a pranzo (ora locale) in due moschee della città di Christchurch, in Nuova Zelanda.

L’autore della strage si chiama Brenton Tarrant ed è un australiano bianco di 28 anni. L’uomo, originario dello Stato di New South Wales, sulla costa orientale del Paese, avrebbe lasciato un “manifesto” anti immigrati e anti islamici di diverse pagine. Altri due uomini e una donna sono stati arrestati. Al momento le notizie sono frammentarie, ma il gruppo, secondo quanto riporta la stampa locale aveva pianificato l’attacco da tempo e nei minimi particolari. Si tratta di un attentato terroristico in stile jihadista, ma con estrazione di estrema destra, con vittime musulmane che pregavano nelle moschee locali.

Le autorità hanno chiesto ai residenti di chiudersi in casa. La polizia ha disinnescato un certo numero di ordigni esplosivi improvvisati trovati all’interno di veicoli o presso di essi. Verosimilmente l’obiettivo del gruppo era fare una carneficina.

Il primo ministro della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, ha descritto le sparatorie come un attacco terroristico: “E’ uno dei giorni più bui del paese”, ha detto Ardern.

Secondo il quotidiano della Nuova Zelanda “NZ Herald” dieci persone sono state uccise nella moschea di Linwood, e 30 in quella vicina a Hagley Park. Secondo testimoni citati dai media il gruppo, o il solo autore, era armato fino ai denti con fucili mitragliatori, pistole e bombe a mano.

Sui social, prima di essere eliminato, appariva un video girato dal terrorista con una microcamere piazzata su un casco che mostra mentre spara nelle Moschee. Si nota lo sparatore con un mitragliatore fare fuoco a volontà sui corpi inermi dei fedeli rannicchiati a terra. Nel video, che dura 17 minuti, si vede il folle finire le munizioni andare in auto riprendere altri caricatori e tornare per sparare ancora.

Su alcuni caricatori il terrorista aveva inciso alcuni riferimenti ad attacchi islamici in Europa, e alcuni nomi, tra cui Luca Traini, l’autore a febbraio 2018, degli spari sui migranti a Macerata.

Ucciso a New York Frank Calì, boss della famiglia Gambino

Alcune immagini del boss Frank Calì e il luogo dell'omicidio a NY
Alcune immagini del boss Frank Calì e il luogo dell’omicidio a NY

L’italoamericano Francesco “Frank” Calì, 53 anni, ritenuto il boss della famiglia Gambino, è stato ucciso ieri sera in un agguato davanti alla sua residenza di Staten Island (New York City) ed è morto in ospedale a causa delle ferite riportate da colpi di arma da fuoco.

Secondo i media si tratta del primo assassinio di rilievo negli ambienti della criminalità organizzata di New York da oltre 30 anni. L’agguato è avvenuto mercoledì alle 21:00 ora locale (le 2:00 di giovedì 14 Marzo 2019 in Italia).

Calì, già condannato a 16 anni per estorsione e conosciuto come “FrankieBoy”, è stato raggiunto da almeno sei colpi di arma da fuoco, secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni: a sparare è stato un uomo, che prima di fuggire a bordo di un’auto blu gli è passato sopra. Subito dopo l’agguato, sempre secondo i testimoni oculari, alcuni membri della sua famiglia sono usciti in strada e sono stati visti accanto al suo corpo piangendo.

È il primo assassinio su commissione di un boss della criminalità organizzata di New York dal 1985, quando Paul “Big Pauly” Castellano venne freddato all’esterno di un ristorante dei Gambino, una delle cinque famiglie mafiose italoamericane di New York con i Genovese, Colombo, Bonanno e Lucchese.

FrankieBoy è stato membro del comitato direttivo della famiglia Gambino per diversi anni e nel 2015 ne è diventato il capo, al posto del sessantatreenne Domenico Cefalù. Originario della Sicilia, Calì ha profonde radici nella mafia siciliana e sua moglie è la nipote del boss italoamericano Giovanni “John” Gambino. Anche suo fratello Joseph e il cognato Peter Inzerillo fanno parte della cosca.

Ma non solo. Perché Calì – scrive il Fatto – era considerato il ponte fra Cosa nostra siciliana e la Mafia americana. Gli investigatori lo considerarono il mediatore tra l’isola e i cugini egli States già nel 2008 ai tempi dell’inchiesta “Old Bridge”, scattata tra Italia e Stati Uniti. Dietro il paravento di una società che commercializza di frutta, per gli inquirenti nascondeva la sua vera occupazione: boss spregiudicato di Cosa nostra. Sia per la Dda di Palermo che per l’Fbi era l’uomo-chiave di nuovi affari e vantaggiose relazioni.

Negli Usa aveva incontrato Nicola Mandalà e Gianni Nicchi, arrivati da Palermo. I loro contatti americani erano Pietro Inzerillo e il cognato, appunto ‘Franky Boy’. “Frank Cali’ è amico nostro”, diceva il 21 ottobre 2005 l’emergente Nicchi al suo capo Nino Rotolo. C’erano anche alcune foto di Nicchi, Mandalà Calì’ e le fidanzate dei due palermitani. In pratica è l’uomo che prepara il ritorno in Sicilia degli scappati: i Gambino, gli Inzerillo, gli Spatola, clan che aveva perso la guerra di mafia in Sicilia con i corleonesi, e che si erano rifugiati negli Stati Uniti. Da dove sono tornati negli ultimi anni. Per questo motivo l’omicidio di Calì fa ipotizzare fibrillazioni non solo a New York, ma anche a Palermo.

Aveva cinquemila euro in banconote false, arrestato

soldi falsi banconote denaroOltre 5000 euro contraffatti sono stati sequestrati dai finanzieri della Compagnia di Reggio Calabria che hanno arrestato un pregiudicato di Soriano (Vibo Valentia) trovato in possesso anche di 21 grammi di hascisc. I finanzieri, insospettiti dalla presenza di un veicolo in sosta in prossimità di uno svincolo della tangenziale, hanno fatto un controllo.

Accertato che si trattava di un pregiudicato e notato il suo nervosismo, l’uomo è stato portato in caserma e perquisito, anche con l’ausilio delle unità cinofile della Compagnia pronto impiego di Reggio. Addosso gli sono stati trovati 3.770 euro in banconote da 20 e 50 e ulteriori 160 euro risultate contraffate.

Con l’aiuto dei finanzieri del Gruppo di Vibo Valentia, sono stati perquisiti anche la casa e un furgone dell’uomo. Sono stati trovati così ulteriori 1.210 euro in banconote da 5 e i 100 euro e circa 21 grammi di hascisc. L’uomo è stato arrestato per spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate e posto ai domiciliari

Lamezia Terme, i Carabinieri in “gioco” contro la ludopatia                  


            
Lamezia Terme, Pianopoli, Gizzeria, Falerna, Nocera Terinese. Questi i Comuni dove i Carabinieri di Lamezia Terme hanno effettuato controlli a tappeto nell’ambito delle iniziative volte alla prevenzione ed al contrasto della ludopatia. In particolare il servizio si inserisce nel solco tracciato dalla Regione Calabria con la Legge Regionale nr.9 del 26 aprile 2018 riguardante gli “Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della ‘ndrangheta e per la promozione della legalità, dell’economia responsabile e della trasparenza”. Una normativa che cerca di dare un segnale in un territorio ove, anche nelle piaghe di un dramma come quello della ludopatia, si inseriscono prepotentemente gli interessi della criminalità. Ed infatti, una parte della citata legge è dedicata proprio alla prevenzione dell’usura connessa al gioco d’azzardo patologico. Nello specifico la legge si pone, tra gli altri, l’obiettivo di prevenire e contrastare il rischio della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico promuovendo la cultura dell’utilizzo responsabile del denaro anche per evitare situazioni di indebitamento e di connessa maggiore esposizione al rischio di usura.

I controlli dei Carabinieri si sono focalizzati sul rispetto del divieto, sancito dalla norma, di collocare apparecchi per il gioco in locali che si trovino ad una distanza, misurata in base al percorso pedonale più breve, inferiore a trecento metri per i comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti e inferiore a cinquecento metri per i comuni con popolazione superiore a cinquemila abitanti da istituti scolastici di ogni ordine e grado, centri di formazione per giovani e adulti, luoghi di culto, impianti sportivi, ospedali, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o sociosanitario, strutture ricettive per categorie protette, ludoteche per bambini, luoghi di aggregazione giovanile ed oratori, istituti di credito e sportelli bancomat, esercizi di compravendita di oggetti preziosi ed oro usati, stazioni ferroviarie. Vengono fatte salve, al momento, le rivendite di generi di monopolio purché, tuttavia, le slot machine siano collocate in posizione sottoposta a controllo visivo del titolare. Sono state così riscontrate violazioni in diversi esercizi commerciali, nei confronti dei quali le sanzioni, per un ammontare complessivo di 34.000 euro essendo previsto, infatti, il pagamento da 2.000 a 6.000 euro per ciascuna slot machine nonché l’apposizione di sigilli alle stesse.

Nel corso del servizio, infine, i militari si sono imbattuti in un drammatico episodio, diretta conseguenza di ciò a cui può essere spinto chi viene stretto nella morsa della disperazione del gioco patologico. D.A. classe ‘87, padre di famiglia, aveva appena perso circa 700 euro in una delle ipnotiche slot machine. Quando si è reso conto di aver sperperato i suoi risparmi, preso dall’ira e forse dal rimorso, ha iniziato a colpire violentemente l’apparecchio con lo sgabello su cui era seduto sperando di danneggiarlo e recuperare il “maltolto”. I Carabinieri, però, lo hanno sorpreso ancora lì mentre si accaniva contro la macchinetta che fino a poco prima gli aveva regalato qualche momento “tristemente divertente”.

Controlli al mercato di Crotone, sequestrata 1,7 tonnellata di ortofrutta

sequestro mercato ortofrutticolo
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Oltre una tonnellata e 700 chili di prodotti ortofrutticoli è stata sequestrata dalla Polizia di Stato in una serie di controlli interforze condotti da Finanza e Carabinieri di Crotone, con il Nas di Cosenza, nel mercato di via Giacomo Manna della città pitagorica. Controllate una ottantina di attività di esercizi di frutta e verdura ed elevate sanzioni per oltre 38 mila euro.

Alla base dei provvedimenti delle forze dell’ordine vi sono carenze igienico alimentari e accertate irregolarità, anche di tipo amministrativo. I prodotti ortofrutticoli, dopo aver interessato in merito il sindaco di Crotone, che ne ha disposto la confisca, sono stati devoluti a tre associazioni caritatevoli con sede a Crotone.

Corruzione, arrestato ex presidente della Provincia di Taranto

guardia di finanza genericoSette persone, tra cui l’ex presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano (Forza Italia), sono state arrestate dalla Guardia di finanza nell’ambito di una inchiesta della Procura sull’iter amministrativo per la concessione dell’autorizzazione all’ampliamento della discarica di Grottaglie-contrada Torre Caprarica. I reati contestati sono, a vario titolo, quelli di corruzione e turbata libertà degli incanti.

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