15 Ottobre 2024

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Olanda, assalto al tram: tre morti e 5 feriti. Ipotesi terrorismo

Agenti di polizia olandese vicino la vittima
Agenti di polizia olandese vicino la vittima (Ansa/Epa)

E’ salito a tre vittime e almeno cinque il bilancio dell’assalto armato ad un tram a Utrecht, città dell’Olanda. Il killer o più assassini sono in fuga. La polizia non esclude che possa esserci un movente “terroristico”, scrive De Telegraaf precisando che il primo ministro Rutte ha parlato di una situazione “preoccupante” e ha riunito l’unità di crisi.

Un testimone della sparatoria , citato dai media locali, ha detto di aver sentito diversi colpi di arma da fuoco e di aver visto una donna a terra. Quando alcune persone si sono avvicinate per soccorrerla, secondo il racconto del testimone, si sono uditi altri colpi e i presunti soccorritori si sono subito allontanati dalla donna.

La polizia sta cercando una Renault Clio rossa. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni al quotidiano olandese Algemeen Dagblad, ad aprire il fuoco potrebbero invece essere state diverse persone che si sarebbero poi date alla fuga.

La polizia anti-terrorismo olandese ha alzato al massimo il livello d’allerta e chiesto a tutte le scuole della città di tenere le porte chiuse. Diramato l’allerta anche negli aeroporti e in altri edifici sensibili nei Paesi Bassi”. Uomini della polizia pesantemente armati hanno circondato un edificio vicino al luogo della sparatoria. L’allerta è stato diramato anche ad Amsterdam e Rotterdam.

Nascondeva la cocaina nell’ovetto kinder, arrestato 26enne

droga ovettoI Carabinieri della Tenenza Rosarno hanno arrestato in flagranza di reato Federico Luigi Manni 26enne, già noto alle forze dell’ordine, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’uomo, nel corso di una perquisizione domiciliare, è stato trovato in possesso di un contenitore in plastica, simile a quello degli ovetti di cioccolata, all’interno del quale erano nascoste 10 dosi di cocaina per un peso complessivo di 6 grammi circa, termosigillate e pronte per essere vendute, ed un bilancino di precisione, verosimilmente utilizzato per la pesatura delle dosi di droga. L’arresto è stato fatto nell’ambito di un controllo straordinario del territorio predisposto dai militari della Compagnia di Gioia Tauro.

Nel medesimo servizio, i Carabinieri di Rosarno hanno dato esecuzione ad un ordine di carcerazione in regime di detenzione domiciliare, emesso dalla Procura Generale di Reggio Calabria, nei confronti di Antonio Ascone, di 55 anni, in quanto riconosciuto definitivamente colpevole di associazione per delinquere, in relazione a fatti commessi sino al 2012, per i quali dovrà scontare la pena residua di oltre 4 anni reclusione.

A Serrata, invece, i Carabinieri della locale Stazione hanno dato esecuzione ad un ordine di carcerazione, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, nei confronti di Giuseppe Oppedisano, di anni 43, perché riconosciuto colpevole di simulazione di reato, per fatti commessi nel 2013, per i quali dovrà scontare la pena residua di un anno di detenzione domiciliare.

A San Ferdinando, i militari della Stazione, col supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia, hanno deferito in stato di libertà C.R., 49enne, noto alle Forze di Polizia, perché, nel corso di una perquisizione locale effettuata in un casolare di campagna a lui riconducibile, è stato trovato in possesso di 44 cartucce cal. 9×21 illegalmente detenute.

Nicola Zingaretti proclamato segretario PD: “Serve partito più aperto”

Il neo segretario del PD Nicola Zingaretti
Il neo segretario del PD Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti è stato proclamato segretario del Pd dall’Assemblea nazionale a Roma. “Serve un nuovo partito, il nuovo Pd. Forse dovrà cambiare tutto”, ha detto Zingaretti nella sua relazione all’Assemblea nazionale del Partito. “Tornino ad essere i nostri circoli i luoghi dove gli altri fanno associazionismo – ha aggiunto -. No a filiere di potere che restringono il nostro rapporto con la realtà sociale del Paese”.

“Occorre un partito diverso – ha aggiunto -, più aperto, più inclusivo, realmente democratico”. Un partito che “sia capace di fare autocritica e che guardi alla sofferenza” della società. “Dobbiamo rimettere al centro la persona umana”, ha aggiunto, citando l’esempio dei giovani ecologisti. “Spalanchiamo le porte del nostro partito a questa nuova generazione, ai ragazzi come Greta, non abbiamo paura di coinvolgerli”, ha aggiunto Zingaretti.

“Negli ultimi 20 anni non abbiamo percepito che un becero liberismo ha ripreso le redini dello sviluppo: ci vuole più riformismo per affrontare il futuro, per migliorare la vita delle persone. E’ indispensabile rimettere al centro della nostra politica la giustizia sociale”, ha aggiunto, perché “la lotta alla povertà è la condizione per stare meglio tutti”.

Paolo Gentiloni è stato eletto presidente del Pd dall’Assemblea nazionale a Roma. Larghissima la maggioranza dei circa mille delegati a suo favore, nessun voto contrario, 86 gli astenuti.

L’impegno del Governo per potenziare l’Elisoccorso in Calabria

L'impegno del Governo per potenziare l'Elisoccorso in Calabria«Il servizio di elisoccorso della Regione Calabria sarà finalmente potenziato, a tutto vantaggio della sicurezza dei cittadini». È quanto dichiara la portavoce alla Camera del Movimento 5 Stelle Federica Dieni in seguito alla risposta a una sua specifica interrogazione ricevuta dal ministro della Salute, Giulia Grillo.

Con l’atto parlamentare, Dieni aveva rilevato che la Regione Calabria è una delle pochissime ad avere l’elisoccorso con ben quattro elicotteri in configurazione Hems (in grado di effettuare missioni con atterraggi o nei campi sportivi o in piazzole) ma nessuno in configurazione Sar (soccorso e ricerca), cioè con la possibilità di utilizzare il verricello senza atterrare, in modo da poter trasportare gli uomini del Soccorso alpino per effettuare gli interventi sanitari su richiesta del 118 in ogni luogo in cui se ne ravvisi la necessità, così come avviene in tutta Italia.

Il divieto di imbarcare il personale del Soccorso alpino sull’elisoccorso crea infatti un paradosso: la centrale 118 chiede un intervento ai soccorritori ma, al tempo stesso, nega il mezzo aereo.
Dieni, per mezzo della interrogazione, aveva perciò chiesto al governo di rimuovere gli ostacoli che impediscono una piena sinergia tra il 118 e il Soccorso alpino.

«La Regione Calabria – spiega la parlamentare del M5S – ha comunicato al ministero della Salute di aver provveduto ad avviare iniziative di miglioramento del servizio, attraverso la definizione di specifici protocolli operativi condivisi tra il servizio 118 e il soccorso alpino.

Al riguardo, il ministero diretto da Giulia Grillo ha già provveduto a segnalare alla Regione stessa la necessità che “i protocolli operativi tra il servizio di emergenza territoriale 118 e il soccorso alpino siano elaborati in modo dettagliato e risultino atti a definire in modo esplicito le modalità di intervento e gli ambiti di competenza e responsabilità di ciascuno dei due enti interessati; al contempo, è indispensabile che risultino chiaramente delineati i criteri operativi attraverso i quali si esplica la sinergia di intervento tra detti enti nelle missioni di soccorso”».

«Mi auguro – conclude Dieni – che venga completato al più presto l’iter per la firma dei protocolli, nel rispetto delle indicazioni arrivate dal ministero. Una volta siglati gli accordi, il servizio di elisoccorso della Calabria sarà finalmente al passo con quello delle altre regioni d’Italia».

Blitz contro la ‘ndrangheta in Piemonte, arresti. Sequestrati 45 milioni

Blitz contro la 'ndrangheta in Piemonte, arresti. Sequestrati 45 milioni

Dalle prime luci dell’alba oltre 400 finanzieri del Comando Provinciale di Torino e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, unitamente a carabinieri del ROS di Torino, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, sono impegnati in una vasta operazione nei confronti di un sodalizio di matrice ‘ndranghetista radicato sul territorio piemontese e collegato con i referenti delle strutture organizzative, insediate in Calabria, (il clan Bonavota di Sant’Onofrio) nella provincia di Vibo Valentia.

I militari stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Torino a carico di 18 soggetti (di cui 17 in Italia e 1 già detenuto all’estero) responsabili a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla produzione e al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e truffa.

Gli investigatori del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Torino hanno ricostruito l’operatività di una ‘ndrina esercitante un controllo capillare su un territorio che dal Comune di Carmagnola si estende sino ai confini della Provincia di Cuneo.

Dalle indagini è emersa anche l’esistenza di un sodalizio “allargato”, composto da cosche della ‘ndrangheta operative tra le province di Torino e di Cuneo che avevano stretto un patto di alleanza con esponenti di Cosa Nostra siciliana, attivi a Carmagnola.

In tal modo personaggi di spicco dei distinti contesti mafiosi hanno potuto gestire, di comune accordo, numerose attività illecite nei settori del traffico di stupefacenti e delle estorsioni.

Obiettivo della vasta operazione di polizia è anche il sequestro di numerosi immobili, società (finanziarie, immobiliari, concessionarie di autoveicoli, imprese edili), conti correnti e cassette di sicurezza per un valore complessivo pari a oltre 45 milioni di euro.

Oltre 60 le perquisizioni, nei confronti dei 35 responsabili complessivamente indagati, in diverse località delle province di Torino, Genova, Cuneo e Vibo Valentia, condotte con il supporto di unità cinofile, un velivolo delle Fiamme Gialle e mezzi tecnici dell’Esercito Italiano – 32° Reggimento Genio Guastatori di Fossano.

AGGIORNAMENTO

Quindici le persone finite in carcere nel corso dell’operazione “Carminius”. Quattordici di loro sono indagate per associazione a delinquere di stampa mafioso finalizzata alla produzione e al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e truffa.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Torino gli indagati sono legati alla ‘ndrina Bonavota, originaria della provincia di Vibo Valentia, ed erano attivi nell’area di Carmagnola.

Il gruppo sarebbe guidato da tre capi: Salvatore Arone di 60 anni, Francesco Arone (58 anni) e Antonino Defina (53 anni). Due uomini sono accusati invece di concorso esterno in associazione mafiosa: tra questi c’è il proprietario di due concessionarie di automobili. Il valore dei sequestri di società, conti correnti e cassette di sicurezza supera i 45 milioni di euro.

Secondo quanto emerso dalle indagini della Dda piemontese s’era un patto tra ‘ndrangheta e mafia nella gestione delle attività illecite tra la provincia di Torino e quella di Cuneo. Alcuni presunti esponenti legati alla ‘ndrina Bonavota e uomini di Cosa Nostra attivi a Carmagnola e in alcune zone del Cuneese si sono spartiti il traffico di stupefacenti, estorsioni e le videoslot con una “gestione non bellicosa”, come è stata definita dagli inquirenti.

I nomi degli indagati

Sono tutti originari di Sant’Onofrio (Vibo), molti dei quali residenti a Carmagnola, gli indagati coinvolti nell’inchiesta della Dda torinese: Si tratta di Salvatore Arone, Francesco Arone, Raffaele Arone, Antonio Arone, Francesco Santaguida, Antonino Defina, Nicola De Fina, Basilio Defina, Rocco Costa, Domenico Cugliari (alias “Micu i Mela”), Antonio Pilutzu, Gianmaria Gallarato, Francesco Mandaradoni, Antonino Buono e Nazzareno Fratea e P.F. (ultima modifica 25-9-2019)

Le mani della gang sulle case popolari di Corigliano, tre in carcere

Controllavano l’occupazione delle case popolari, arresti a corigliano
Alcuni degli arrestati

Avevano il controllo pressoché totale delle case popolari di Corigliano, decidendo chi doveva abitarci e far smammare i legittimi assegnatari avvicinati, intimiditi e minacciati con atteggiamenti tipici mafiosi al fine di costringere a lasciare gli alloggi per far spazio a parenti e sodali di una gang smantellata stamane dai Carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro.

In tre sono finiti in carcere per ordine del gip distrettuale di Catanzaro che ha accolto la richiesta formulata dalla locale Procura Antimafia guidata da Nicola Gratteri: si tratta di tre coriglianesi: Giacomo Pagnotta, 44enne, pregiudicato anche per reati associativi; Francesco Sabino, 28enne coriglianese  e Marco Giuseppe Vitelli, 24enne coriglianese, entrambi con precedenti penali. I reati contestati sono quelli di concorso in estorsione aggravata eseguita con il metodo mafioso, danneggiamento ed occupazione aggravati.

Le indagini, condotte dai militari scaturiscono da diverse segnalazioni provenienti dai legittimi assegnatari di abitazioni di edilizia residenziale pubblica (comunemente conosciute come case popolari), in cui si affermava che diversi immobili erano stati arbitrariamente occupati da persone là sistemate dagli odierni arrestati.

Più in dettaglio, il quadro delineato si fonda sulle attività investigative svolte dai Carabinieri che hanno permesso di appurare come in almeno un caso, presso un alloggio popolare dello scalo di Corigliano, gli indagati – secondo l’accusa –  compivano ripetute azioni, attuate con modalità mafiose, finalizzate a costringere i legittimi titolari ed a provocare in loro la rinuncia ad un diritto patrimoniale, con il conseguente danno materiale e morale. Tali azioni erano finalizzate non solo a preservare l’impunità degli indagati, ma anche e soprattutto a far conservare all’illegittimo possessore l’utilizzo dell’appartamento occupato, attraverso l’intimidazione del legale titolare.

Gli arrestati utilizzavano veri e propri metodi d’intimidazione mafiosa, motivo per cui il Giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistente l’aggravante del metodo mafioso: alle vittime indicavano la parentela dell’illegittimo possessore dell’alloggio popolare, da loro sistemato, con un soggetto già condannato per reati associativi, ingenerando negli stessi un inevitabile timore, cui si aggiungevano affermazioni minacciose e danneggiamenti compiuti per entrare nei locali o nelle loro pertinenze.

Inoltre, spiega la Dda, il profilo criminale dei tre soggetti veniva appurato non solo dai loro precedenti penali, reati contro il patrimonio e la persona e nei confronti di Pagnotta anche reati associativi, che certificavano la loro persistenza di una specifica capacità a delinquere rivolta al detrimento del patrimonio e della libertà altrui, ma anche dal loro inserimento nel contesto criminale locale, tanto da potersi permettere di spendere il nome di un soggetto già condannato in via definitiva per il reato di associazione mafiosa ed ingenerare uno stato d’intimidazione nei confronti delle vittime.

Contestualmente sono state eseguite diverse perquisizioni domiciliari, anche con l’ausilio delle unità cinofile dello Squadrone Carabinieri Cacciatori di Calabria e controlli mirati nelle case popolari dello scalo coriglianese per acclarare altre illegittime occupazioni.

L’ indagine dei carabinieri culminata con i tre arresti di oggi è stata coordinata dal procuratore aggiunto presso la Dda catanzarese Vincenzo Luberto e dal sostituto. procuratore Alessandro Riello.

Serie B, finisce in parità (2-2) tra Crotone e Lecce

Crotone Lecce 2-2Termina in parità, 2-2, il posticipo della 29esima giornata della Serie B tra Crotone e Lecce giocata ieri sera all’Ezio Scida. Quarto risultato utile consecutivo per la squadra di mister Stroppa che parte benissimo e dopo il tiro di Rohden (3’) di poco alto, trova il vantaggio con un colpo di testa di Simy (6’), al quarto gol nelle ultime 4 gare, su perfetto invito dalla destra, di sinistro, di Firenze.

Al 9’ il Lecce approfitta della superiorità numerica per la momentanea uscita dal campo di Spolli e trova il pareggio con un colpo di testa di Tabanelli. Al 17’ sinistro di Falco che termina di poco alto, rispondono i pitagorici con Machach che al 20’ ci prova ben due volte trovando l’opposizione di Vigorito.

Quattro minuti più tardi Benali, lanciato a rete, viene fermato per sospetta posizione di fuorigioco, sul capovolgimento di fronte è Falco a chiamare Cordaz alla grande risposta in corner e sul calcio d’angolo arriva il sorpasso dei pugliesi con un altro colpo di testa, questa volta ad opera di Mancosu (26’). Gli squali provano a reagire ma il Lecce riesce a salvarsi come avviene a 6 minuti dal termine quando Venuti, rischiando l’autorete, manda in corner una insidiosa punizione di Barberis.

La ripresa si apre con Machach costretto ad uscire per infortunio dopo soli 5 minuti, in campo il giovane Kargbo. Cordaz salva la porta su La Mantia (54’) con un gran colpo di reni. Poco dopo Stroppa manda in campo Sampirisi per Tripaldelli spostando Firenze sulla sinistra.

Al 62’ con il cross rasoterra di Sampirisi mandato in corner da Venuti con Simy in agguato. Gli squali creano tanto e vanno vicini al pareggio anche con Rohden (72’) ma il suo colpo di testa va di poco alto.

Pareggio che arriva 7 minuti più tardi con Benali che si inserisce in area e deposita alle spalle di Vigorito su assist di Firenze, questa volta col piede destro dalla sinistra. Crotone che, dopo il pari, continua ad attaccare e a 5 dal termine ha una ghiotta occasione per andare sul 3-2: Kargbo va via sulla destra e mette al centro per Simy, Vigorito respinge con Kargbo che si avventa sulla ribattuta ma la difesa ospite si salva in tackle.

Sulla parata si fa male Vigorito ed è costretto ad abbandonare il campo, al suo posto Bleve. L’arbitro concede 6 minuti di recupero ma il risultato non cambia più.

Tabellino della partita

CROTONE: Cordaz; Golemic, Spolli, Curado; Firenze, Rohden (73’ Zanellato), Barberis, Benali, Tripaldelli (56’ Sampirisi); Machach (52’ Kargbo), Simy. A disp: Festa (GK), Figliuzzi (GK), Cuomo, Marchizza, Molina, Gomelt, Valietti, Mraz, Nanni. All. Stroppa

LECCE: Vigorito (87’ Bleve); Venuti, Lucioni, Meccariello, Calderoni; Petriccione (68’ Marino), Tachtsidis, Tabanelli; Mancosu, Falco; La Mantia. A disp.: Bleve (GK), Milli (GK), Riccardi, Cosenza, Pierno, Arrigoni, Haye, Felici, Majer, Tumminello, Saraniti. All. Liverani

Arbitro: Piccinini di Forlì

Reti: 6’ Simy (C), 9’ Tabanelli (L), 26’ Mancosu (L), 79’ Benali (C)

Ammoniti: 21’ Rohden (C), 24’ Tachtsidis (L), 38’ Lucioni (L)

Acqua “inquinata” a Cosenza, Occhiuto querela Morra

Mario Occhiuto
Mario Occhiuto

Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ha annunciato ieri sui social una querela nei confronti del senatore del M5s Nicola Morra che nei giorni scorsi aveva paventato l’inquinamento dell’acqua in alcune fontanelle di alcune zone della città.

Secondo Occhiuto sarebbe stata messa in piedi una teoria per screditare Cosenza. Il sindaco vuole denunciare il parlamentare per Procurato allarme: “Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità, o presso enti e persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da euro 10 a euro 516”, scrive su fb ricordando la norma di legge.

“Adesso vedremo se chi sa fare politica solo annunciando disastri e diffamando gli altri rinuncerà all’immunità parlamentare a seguito di denuncia penale”, ha concluso Occhiuto.

Sempre più fitto il mistero sulla modella Imane Fadil. Vietato vederla

Imane Fadil
Imane Fadil (Ansa)

“Non farla vedere a nessuno”. E’ la scritta a mano che compare sul fascicolo dell’obitorio di Milano dove si trova il corpo di Imane Fadil, una delle testi chiave del processo Ruby, morta il primo marzo e nel pomeriggio di quello stesso giorno trasferita dalla clinica Humanitas all’obitorio.

La frase apposta da uno degli addetti del Comune riporta l’ordine della Procura di non fare avvicinare nessuno, nemmeno amici e parenti, al cadavere della modella di 34 anni di origini marocchine da oltre due settimane ‘blindato’ in attesa dell’autopsia.

La donna è risultata negativa anche ai test sui veleni più comuni, in particolare l’arsenico: è quanto risulta dalle cartelle cliniche ora in mano alla Procura di Milano che indaga per omicidio volontario. Cartelle da cui emerge che la modella non aveva nemmeno la leptospirosi. Le analisi per appurare al presenza di veleni sono state svolte dal Centro Antiveleni di Niguarda e per la leptospirosi dalla stessa Humanitas. Resta dunque il giallo sulla vicenda della modella marocchina teste del processo Ruby.

L’ex premier Berlusconi: “Mai conosciuta”

Ieri l’ex premier Silvio Berlusconi ha negato di aver mai conosciuto la modella. “Spiace che muoia sempre qualcuno di giovane. Non ho mai conosciuto questa persona e non le ho mai parlato”, ha detto il leader di Forza Italia a chi gli chiedeva un commento sulla morte di Imane Fadil. “Quello che ho letto delle sue dichiarazioni – ha aggiunto Berlusconi – mi ha fatto sempre pensare che fossero tutte cose inventate e assurde”.

La ragazza era stata ricoverata a fine gennaio all’Humanitas di Rozzano per una gravissima disfunzione del midollo osseo che aveva smesso di produrre globuli bianchi, rossi e piastrine. Da quanto appreso dall’Ansa, i medici nel cercare le cause di questa grave aplasia midollare avevano anche pensato ad un tumore, poi escluso. Ora l’autopsia dovrebbe chiarire cosa abbia aggredito il midollo e poi gli organi vitali, portando, nel giro di un mese, alla morte.

La Procura di Milano indaga per omicidio volontario per la morte di Imane Fadil. La donna sarebbe morta per un “mix di sostanze radioattive”, secondo quanto emerso dagli esami tossicologici. Intanto, il Centro Antiveleni dell’Irccs Maugeri di Pavia, che si è occupato del caso precisa che “non identifica radionuclidi e non effettua misure di radioattività”. E che la consulenza tossicologia richiesta dalla clinica dove era ricoverata Fadil riguardava “il dosaggio dei metalli”.

Caso inquinamento acqua a Cosenza. Il comune: “Infondato, solo allarmismo”

L'assessore Francesco Caruso
L’assessore comunale di Cosenza Francesco Caruso

Non si fa attendere la replica dell’Amministrazione comunale di Cosenza sul presunto inquinamento dell’acqua a Cosenza denunciato ieri dal senatore Cinquestelle Nicola Morra che sul caso ha annunciato un esposto alla Procura bruzia. Morra spiegava che in alcune zone della città, l’acqua delle fontanelle pubbliche, con sospetto coinvolgimento anche delle abitazioni private, l’acqua presenterebbe valori batteriologici (fecali) superiori alla  normativa.

“Contestiamo fermamente – spiega l’assessore Francesco Caruso, delegato del sindaco Mario Occhiuto alla Riqualificazione urbana -, l’atteggiamento sconsiderato di chi non esita a provocare turbamento della tranquillità pubblica pur di sostenere i propri vuoti ed inefficaci teoremi volti a screditare agli occhi dei cosentini l’operato dell’amministrazione e dell’intera macchina comunale”.

“A seguito di denunce politiche (prive di riflessioni e preventivi confronti) che hanno come unico effetto quello di procurare ingiustificato allarme nella cittadinanza, intendiamo rassicurare la comunità di Cosenza circa le procedure continuamente e costantemente attuate dal Comune per garantire la qualità delle acque destinate al consumo umano, garantendone la salubrità e la pulizia a tutela della salute dei cittadini”, osserva Caruso.

“Da un confronto con gli uffici competenti per il servizio idrico – precisa ancora Caruso – possiamo affermare che sulla rete di distribuzione, in punti rappresentativi, vengono sistematicamente condotti dagli uffici comunali, con frequenza e modalità di legge e ad opera di laboratori di analisi autorizzati, i controlli interni tesi a garantire che le acque destinate al consumo soddisfino i requisiti prescritti dalla norma. Vengono eseguiti anche i controlli esterni, quelli svolti dall’azienda unità locale territorialmente competente (ASP)”.

“Per le attività di laboratorio l’ASP – evidenzia l’assessore – si avvale dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (ArpaCal). La legge prevede che l’ASP, nel caso in cui le acque non corrispondano ai valori di parametro, informi il Comune dell’avvenuto superamento e, effettuate le valutazioni del caso, proponga al sindaco l’adozione di eventuali provvedimenti cautelativi”.

“Sulla base della documentazione agli atti, possiamo affermare – sottolinea l’assessore della giunta Occhiuto – che nei rarissimi casi in cui si è registrata una comunicazione da parte dell’ASP, gli uffici comunali hanno immediatamente messo in atto i necessari adempimenti di competenza e adottato provvedimenti intesi alla tutela della salute. In particolare, si è proceduto ad accertare la qualità delle acque in distribuzione in corrispondenza dei punti segnalati attraverso la verifica immediata della presenza di cloro residuo, indicatore che attesta l’assenza di elementi microbiologici inquinanti e attraverso un campionamento immediatamente sottoposto ad analisi microbiologica da parte di laboratorio accreditato”.

“Tali indagini – dice ancora l’esponente di Forza Italia – non hanno evidenziato alcuna criticità, certificando la conformità dell’acqua agli standard di qualità imposti dalla norma. Ad ogni modo, intanto, era stato in via cautelativa vietato l’uso delle fontanine pubbliche interessate dai prelievi. Inoltre, da azioni di tipo ispettivo condotte al tappeto su tutta l’area distributiva interessata, non sono state riscontrate perdite idriche o fognarie tali da provocare fenomeni di riflusso né rilevati altri fattori potenzialmente inquinanti”.

“Il sostanziale immediato superamento delle circostanze segnalate dall’ASP, ha fatto venir meno le motivazioni per l’emissione di ulteriori provvedimenti di interruzione dell’approvvigionamento o di limitazione di uso delle acque erogate. Quella di chi sostiene che i cosentini da un anno bevono acqua inquinata è un’affermazione destituita da ogni fondamento, oltre che speciosa e irresponsabile. Basti pensare che, come noto, i contaminanti microbiologici causano patologie infettive a carattere epidemico insorgenti in un breve lasso di tempo dopo l’esposizione. Non ci risultano – conclude Caruso – casi di infezione diffusi nel territorio comunale, a meno che qualche detrattore non si inventi anche questo”.

In una nota anche Sorical, tirata in ballo dal senatore, ieri ha diramato una nota in cui spiegava in sostanza che il ruolo della società è portare l’acqua dagli acquedotti sino ai pozzi da dove il prezioso liquido viene poi immesso nella rete idrica di competenza comunale.

Un patto tra Mafia e ‘Ndrangheta per uccidere Antonino Scopelliti

L'omicidio di Antonino Scopelliti
L’omicidio di Antonino Scopelliti

La Procura distrettuale di Reggio Calabria ha indagato 17 tra boss e affiliati a cosche mafiose e di ‘ndrangheta in relazione all’omicidio del sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione Antonino Scopelliti, ucciso il 9 agosto del 1991 in località “Piale” di Villa San Giovanni mentre faceva rientro a Campo Calabro. Tra gli indagati figura anche il boss latitante Matteo Messina Denaro. La notizia, pubblicata da Repubblica, è stata confermata all’Ansa dal procuratore di Reggio Giovanni Bombardieri.

Un’alleanza mafia-‘ndrangheta dietro l’omicidio di Scopelliti. La conferma viene dall’inchiesta della Dda di Reggio Calabria nella quale sono indagati boss siciliani e calabresi. Di questo avrebbe parlato il pentito catanese Maurizio Avola. Anche un altro collaboratore, Francesco Onorato, nel processo “‘ndrangheta stragista” ha sostenuto che Scopelliti fu ucciso dalle ‘ndrine per fare un favore a Totò Riina che temeva l’esito del giudizio della Cassazione sul maxiprocesso a Cosa nostra.

Nella nuova inchiesta sull’omicidio del magistrato di Cassazione Antonino Scopelliti, coordinata dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, sono indagati alcuni esponenti di vertice della ‘ndrangheta, oltre a quelli di spicco della mafia siciliana.

Indagati sei i boss di Cosa nostra – Oltre a Matteo Messina Denaro, sono coinvolti altri sei siciliani, i catanesi Marcello D’Agata, Aldo Ercolano, Eugenio Galea, Vincenzo Salvatore Santapaola, Francesco Romeo e Maurizio Avola.

Dieci gli indagati calabresi: Giuseppe Piromalli, Giovanni e Paquale Tegano, Antonino Pesce, Giorgio De Stefano, Vincenzo Zito, Pasquale e Vincenzo Bertuca, Santo Araniti e Gino Molinetti.

Nuovo impulso alle indagini, è venuto dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia catanese, Maurizio Avola, che ha anche fatto ritrovare, nell’agosto scorso, il fucile che sarebbe stato utilizzato per uccidere Scopelliti. Arma che era nascosta nel catanese.

Anche il pentito Nucera confermò il patto – Del patto tra mafia e ‘ndrangheta per eliminare Antonino Scopelliti ne parlò pure il pentito Pasquale Nucera al processo sulla “ndrangheta stragista”, in cui rivelò anche il presunto intento dei servizi segreti di fare evadere nel 1993 Riina servendosi di mercenari serbi.

La decisione di uccidere il magistrato, sarebbe stata presa in un summit a Villa San Giovanni dove i boss calabresi, secondo quanto ha scritto il Fatto lo scorso 2 marzo, “incontrarono il commercialista di Riina, Mandalari”, e un tale “Santero”. In realtà, quest’ultimo era “Leoluca Bagarella”. Non ha dubbi il pentito Nucera: ‘”Ndranghetisti e massoni hanno deciso di eliminare il giudice Scopelliti”.

Evade dai domiciliari per portare a spasso il cane, arrestato

Carabinieri Pizzo

Doveva stare agli arresti domiciliari ma è stato sorpreso fuori dalla sua abitazione mentre portava a spasso il cane. Così un trentottenne, Massimiliano De Vita, è stato arrestato dai carabinieri di Pizzo per evasione.

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine per reati legati allo spaccio di droga e ritenuto dagli investigatori contiguo alla ‘ndrangheta, è stato notato per strada dai militari nel corso di un normale servizio di controllo del territorio.

Alla vista dei militari, l’uomo è fuggito con il cane al guinzaglio tentando di rientrare in casa. Inseguito lungo le strade di Pizzo, il 38enne è stato bloccato nei pressi della sua abitazione dove il cane ha anche cercato di azzannare uno dei carabinieri. L’uomo è stato quindi arrestato in flagranza di reato in attesa delle determinazioni dell’autorità giudiziaria. Dovrà rispondere di questo nuovo reato.

Sbanda con l’auto a Mendicino, ferito il conducente

Questa notte, attorno a mezzanotte e mezza una squadra dei Vigili del fuoco di Cosenza è intervenuta sulla strada provinciale in via Corsonello in contrada Rosario di Mendicino per un incidente stradale.

Un auto, per cause in corso di accertamento è finita fuoristrada. Il conducente, rimasto ferito, è stato soccorso da personale sanitario del 118.

Terremoto in Sacal, si dimettono presidente Vigilanza e altri due membri

Sacal-aeroporti-calabresiTerremoto nella Sacal, la società che gestisce i tre aeroporti calabresi di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone. Il presidente dell’Organismo di vigilanza della Sacal, Umberto Frangipane, si è dimesso dall’incarico.

Secondo quanto riportano alcuni media online, all’origine della dimissioni ci sarebbe la ricezione, nelle scorse settimane, dell’avviso di conclusione indagini della Procura della Repubblica di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento, avvenuto nel 2012, della “Ambiente e servizi”, la società mista che si occupava della raccolta dei rifiuti nel capoluogo. Frangipane è indagato per bancarotta.

Anche il componente effettivo del Collegio sindacale della Sacal, Gregorio Tassoni, avrebbe presentato le dimissioni dalla società per lo stesso motivo. Anche lui, infatti, sarebbe indagato per lo stesso reato nell’inchiesta sulla “Ambiente e Servizi” in qualità di vicepresidente della società dal 2010 al 2011.

Sempre secondo i media, anche la componente dell’Organismo di vigilanza della Sacal Valeria Battista si sarebbe dimessa. Nel suo caso, però, la decisione sarebbe maturata per lo scarso rilievo dato, a suo dire, dalla Sacal all’organismo di cui faceva parte.

Morra: “L’acqua a Cosenza è contaminata”. Sorical: Chieda al comune

In alto da sinistra Morra, Incarnato e Occhiuto. In basso una fontanella di acqua a Cosenza
In alto da sinistra Morra, Incarnato e Occhiuto. In basso una fontanella di acqua a Cosenza

Il senatore cosentino Nicola Morra ha annunciato un esposto alla Procura della Repubblica di Cosenza sulla presunta contaminazione dell’acqua in alcune zone della città. Secondo il parlamentare Cinquestelle l’acqua non sarebbe potabile per la concentrazione di batteri (di origine fecale) superiore a quella consentita dalla norma.

“Dai prelievi effettuati e verificati dalla stessa Azienda Sanitaria Provinciale – ha denunciato il senatore cosentino – alcune fontanelle pubbliche della città offrivano dal 2018 acqua con presenza di batteri coliformi e di escherichia coli che la legge non consente. Le fontane – spiega Morra – rappresentano il terminale di una rete idrica che si snoda sul territorio servendo rioni e interi quartieri. Se l’acqua in quel punto è contaminata è presumibile che lo sia anche quella degli appartamenti nelle palazzine immediatamente adiacenti alla fontanella. contaminati. L’obbligo previsto dalla legge era quello non soltanto di provvedere a ripristinare la potabilità, ma soprattutto di informare i cittadini”.

Nella sua denuncia pubblica il parlamentare ha chiamato in causa sia il comune di Cosenza che Sorical, l’ente regionale che gestisce gli acquedotti che servono Cosenza, ma non la rete né i pozzi che sono di competenza comunale, quindi dell’amministrazione guidata da Mario Occhiuto.

LA REPLICA DI SORICAL: “MORRA CI CHIAMA IN CAUSA IMPROPRIAMENTE”

“In relazione alla notizia della contaminazione della rete idrica in alcune zone della città di Cosenza, – è la replica di Sorical – il senatore del Movimento Cinque Stelle, Nicola Morra, chiama in causa impropriamente anche la Sorical”.

“A chiarimento delle notizie diffuse, Sorical precisa la fornitura idrica alla città di Cosenza avviene fino ai serbatoi di via De Rada, San Vito, Mussano e Merone, attraverso gli Acquedotti Abatemarco e Bufalo”.

“Sorical – prosegue la nota – fa presente che la società, in ottemperanza al decreto legislativo 31/2001, effettua in autocontrollo campionamenti dell’acqua presso i punti di arrivo, attraverso il proprio servizio interno di laboratorio. Nel corso dei 15 anni di gestione Sorical dei due acquedotti non hanno mai evidenziato problemi di non potabilità”.

Catena umana per Maria Antonietta Rositani, la donna bruciata da marito

manifestazione pro rositani rc(ANSA) – REGGIO CALABRIA, 16 MAR – C’era anche la figlia di Maria Antonietta Rositani, a Reggio Calabria alla catena umana di solidarietà promossa da Laura Bertullo, presidente della Commissione Pari opportunità della Città Metropolitana di Reggio Calabria per manifestare solidarietà alla donna ancora ricoverata al Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale di Bari per le gravi ferite riportate dopo che il marito l’ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco in auto.

“Ve lo dico con il cuore in mano – ha detto la ragazza – al primo schiaffo dite di no. Non aspettate che arrivi il secondo o il terzo. La vicenda di mia madre non è la prima, e, purtroppo, non sarà l’ultima”. Alla manifestazione che si è svolta sulla scalinata del teatro Cilea ha partecipato anche il sindaco Giuseppe Falcomatà.

“Vedo tante donne e pochi uomini – ha detto – e questi messaggi prima li dovremmo lanciare a noi stessi. La nostra vicinanza è qui dico ad Antonietta, che, al suo ritorno, sarà sostenuta ed accompagnata dalle istituzioni”.

Scontri a Parigi alla protesta dei Gilet gialli, feriti. Palazzo in fiamme

Ansa

Edifici in fiamme, scontri, feriti e arresti all’ennesima protesta a Parigi dei Gilet gialli. Un palazzo è stato dato alle fiamme appiccate durante i disordini sugli Champs-Elysees. Undici persone sono rimaste ferite, in modo non grave. Una donna con il bambino, rimasti intrappolati al secondo piano, sono stati salvati in extremis dai pompieri. Oltre una quarantina i fermi della polizia.

L’edificio appare ora completamente devastato. Altri incendi sono stati appiccati nella zona degli Champs-Elysees, molti gilet gialli vagano per la città, altri restano nella zona dell’Arco di Trionfo nonostante la pioggia di gas lacrimogeni di cui la polizia fa uso per tenere a bada i casseur. Le persone fermate sono 82, secondo quanto reso noto dalla polizia.

Una nuova scena di estrema violenza, ripresa oggi durante gli scontri a Parigi, circola su Internet: tre automobili con agenti di polizia che si spostavano per un’emergenza sono state bersaglio di bastonate da parte di manifestanti in margine alla protesta dei gilet gialli. Armati anche di cartelli stradali divelti, gli assalitori hanno costretto le auto – che non avevano insegne della polizia all’esterno – a indietreggiare e darsi poi alla fuga.

“Non si tratta né di manifestanti né di casseur, questi sono solo assassini”: questo il commento del ministro dell’Interno all’incendio di un palazzo.

Saccheggi e devastazioni dopo il passaggio dei gilet gialli e gli scontri violenti con la polizia, attaccata dai black bloc, sugli Champs-Elysees. Il celebre ristorante di lusso Fouquet’s è stato preso d’assalto e completamente devastato all’interno, con un saccheggio diventato generale in pochi minuti.

Altri negozi sono stati attaccati e le vetrine svuotate. La polizia ha tentato di respingere gruppi di giovani in abiti neri che hanno attaccato da diverse direzioni. Sono 44 i fermi per il momento.

Folti gruppi di gilet gialli e di black bloc hanno tentato di aggirare gli sbarramenti della polizia per raggiungere l’Eliseo ma sono stati respinti con lacrimogeni e getti di idrante sull’avenue Franklin Roosevelt. Sul percorso, sono proseguiti i saccheggi e le devastazioni che contraddistinguono questa giornata di proteste. In particolare è stato preso di mira, dopo il Fouquet’s, il Disney Store, che ha riportato danni molto gravi. In fiamme parecchie barricate al centro degli Champs-Elysees e delle strade adiacenti.

“Hanno risposto all’appello alla violenza di alcuni leader dei gilet gialli. Hanno deciso, come canto del cigno, di venire ad attaccare Parigi ma noi li abbiamo anticipati e rispondiamo colpo su colpo”, ha detto il ministro dell’Interno Castaner.

Droga e bilancini in casa, arrestato un 39enne friulano a San Lucido

marijuana cc paola san lucidoI Carabinieri della Compagnia di Paola – Aliquota Radiomobile – hanno arrestato un 39enne, noto alle forze dell’ordine, originario della Provincia di Udine ma dimorante nell’area urbana di San Lucido. L’uomo è accusato di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

Sottoposto ad un tradizionale controllo alla circolazione stradale, il 39enne ha reagito evidenziando una smisurata agitazione. Questa la circostanza che ha insospettito i militari. Le operazioni di perquisizione personale e locale, condotte nell’abitazione in uso al 39enne, hanno consentito di portare alla luce un piccolo assortimento di sostanza stupefacente.

Rinvenuti e sottoposti a sequestro 12 involucri contenenti marijuana, per un peso complessivo di 60 grammi circa; 13 grammi di semi di canapa indiana; 995 euro, in banconote di piccolo e medio taglio; 2 bilancini di precisione, materiale destinato al confezionamento della sostanza stupefacente.

Le analisi di laboratorio hanno permesso di accertare che dal quantitativo di stupefacente sequestrato, sulla base del principio attivo contenuto, si sarebbero potute ricavare circa 225 dosi da destinare alla vendita al dettaglio.

L’uomo, terminate le formalità di rito, su disposizione del pm di turno presso la Procura della Repubblica di Paola, è stato tradotto agli arresti domiciliari, misura già convalidata.

Il marito evade e la moglie minaccia gli agenti, arrestata coppia

Agenti di Polizia di Gioia Tauro
Archivio

Agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Gioia Tauro hanno arrestato un 57enne di Gioia Tauro e la moglie 56enne ritenuti responsabili rispettivamente di evasione e di oltraggio, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale.

I poliziotti hanno notato l’uomo, B.G., sottoposto alla detenzione domiciliare, fuori dalla propria abitazione intento a dialogare con alcune persone. Pertanto, non rispettando la misura restrittiva, l’uomo è stato arrestato e fatto salire a bordo dell’autovettura della Polizia di Stato per i successivi adempimenti.

Assistendo all’arresto del marito, la moglie, A.I., ha iniziato ad inveire nei confronti degli agenti, colpendo l’autovettura con calci e pugni, minacciandoli ed incitando gli abitanti della zona a bloccare l’uscita della Volante che è stata accerchiata da una serie di residenti i quali hanno anche ostacolato con un veicolo l’uscita della Volante con l’arrestato. Per cui è scattato l’arresto anche della donna.

L’autorità giudiziaria ha convalidato l’arresto dei coniugi ed ha disposto nei confronti del solo marito la misura degli arresti domiciliari.

Calabrese trovato in fin di vita nel Reggiano, forse investito da pirata

pronto soccorso ambulanzaUn 23enne originario di Reggio Calabria e residente a Formigine, in provincia di Modena, è stato trovato poco prima delle 4.30 a Rubiera nel Reggiano – lungo la via Emilia Est, in prossimità del ponte che sovrasta il fiume Secchia e conduce alla limitrofa provincia di Modena – a terra in gravi condizioni e soccorso dai medici del 118 che lo hanno portato all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia dove è ricoverato in prognosi riservata per un importante trauma cranico. Sulla vicenda i carabinieri di Rubiera hanno avviato una indagine.

I militari che non escludono che il giovane sia rimasto vittima di un auto pirata, stanno analizzando i filmati di varie telecamere in modo da ricostruire con esattezza l’accaduto e identificare un eventuale responsabile che potrebbe essere chiamato a rispondere del reato di lesioni gravissime.

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