15 Ottobre 2024

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Metrotranvia Cosenza, la Regione risponde a Guccione: “Ritardi e costi più alti”

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«Purtroppo, non ci siamo sbagliati e sui ritardi in merito all’approvazione del Progetto esecutivo della Metropolitana leggera e al conseguente inizio dei lavori avevamo ragione. La consegna del Progetto esecutivo era inizialmente prevista per il 24 gennaio 2018. È trascorso oltre un anno e ancora non è stata redatto. Il rischio è che l’opera non possa essere portata a termine. Così come ha trovato riscontro, nelle parole dell’assessore Musmanno, anche la nostra valutazione sull’aumento dei costi del progetto». È quanto ha affermato il consigliere regionale Carlo Guccione.

A confermare le criticità e i ritardi dell’opera è l’assessore regionale alle Infrastrutture Roberto Musmanno, in risposta all’interrogazione presentata dal consigliere regionale Carlo Guccione lo scorso 28 febbraio per chiedere delucidazioni sulla realizzazione del sistema di collegamento metropolitano tra Cosenza, Rende e l’Università della Calabria.

«La Metrotranvia era stata inserita nella programmazione europea 2007-2013; poi venne fatta passare come grande progetto a cavallo della nuova progettazione 2014-2020. Questo implica – sostiene il consigliere Guccione – un vincolo ineludibile: l’opera deve essere terminata e collaudata entro il 2023. Pena il definanziamento dei fondi comunitari».

«L’approvazione del Progetto Esecutivo, la cui consegna era inizialmente prevista per il 24/01/2018, è stata condizionata già a seguito di una prima e iniziale proroga che aveva lo scopo di recepire nel progetto esecutivo stesso le necessità scaturenti da un Accordo di Programma, sottoscritto dalla Regione Calabria con i comuni di Cosenza e Rende in data 12 giugno 2017, dopo l’aggiudicazione della procedura di gara e prima della stipula del contratto di Progettazione Esecutiva ed esecuzione lavori.

«L’Accordo di Programma ha di fatto modificato – scrive l’assessore Musmanno rispondendo all’interrogazione presentata dal consigliere Guccione – alcuni presupposti iniziali per l’avvio della progettazione, introducendo quale elemento di nuovo confronto/criticità la definizione di nuovi aspetti non precedentemente valutati che dovevano soggiacere al parere dei comuni di Rende e Cosenza».

«Una ulteriore criticità, emersa successivamente all’approvazione del Progetto Definitivo, riguarda la risoluzione delle interferenze con gli enti gestori dei servizi pubblici, i quali nel corso delle conferenze servizi tenutesi prima dell’approvazione dei progetti preliminare e definitivo non hanno espresso pareri contrari alla soluzione prospettata, né hanno dettato prescrizioni al riguardo».

«La soluzione che si era prospettata in progetto riguarda la realizzazione di un’unica polifora, nella quale alloggiare tutte le nuove linee.Per la risoluzione delle interferenze da censire in maniera puntuale e per le quali alcuni enti/gestori non avevano in disponibilità neanche le planimetrie di localizzazione delle stesse, è stato necessario effettuare vere e proprie campagne di indagini per la determinazione dell’ubicazione planimetrica e di profondità delle varie reti affidate a ditte terze, per le reti di italgas e per i sottoservizi comunali di Rende e Cosenza».

«Questa importante criticità, oltre a comportare importanti ritardi nella stesura del Progetto Esecutivo ha generato nel quadro economico dello stesso importanti maggiori previsioni di spesa, che salvo specifiche considerazioni nel merito in fase di verifica si attestano a circa 25 Milioni di euro».

Venticinque milioni che confermano l’errata valutazione sulle risorse necessarie per la realizzazione della Metrotranvia. Così come altre criticità sono riconducibili alle procedure espropriative e alla variazione del materiale rotabile.

Ecco ancora cosa scrive l’assessore Musmanno sottolineando l’aspetto non collaborativo degli enti:
«Conseguentemente a tutte queste variazioni e ad altre di minore rilevanza, si è arrivati alla consegna degli elaborati in formato digitale in data 09/11/2018 da parte del RTI, inerenti la Progettazione Esecutiva dell’intervento principale. La Stazione Appaltante è in attesa di ricevere esito della verifica della PE da parte dell’affidataria del servizio, RINA Check s.r.l. e Conteco S.p.a.».

«In relazione alle criticità sopra menzionate, che hanno condotto al ritardo rispetto ai tempi di consegna degli elaborati del progetto esecutivo, si può comprendere, per le ragioni esposte che le stesse sono da ricondurre a esigenze nascenti dall’Accordo di Programma e dall’atteggiamento, certamente non collaborativo, degli enti gestori di pubblici servizi che hanno solo in fase di redazione del progetto esecutivo palesato realmente le interferenze presenti sul territorio, generando altresì maggiori costi per l’intero intervento».

Corruzione, arrestato presidente del Campidoglio Marcello De Vito (M5s)

Marcello De Vito, presidente dell'Assemblea Capitolina
Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea Capitolina (Ansa)

Marcello De Vito di M5S, presidente dell’assemblea capitolina, è stato arrestato dai carabinieri per corruzione nell’ambito della inchiesta della Procura sul nuovo stadio della Roma. Sono in corso perquisizioni in Campidoglio da parte dei carabinieri nell’ambito dell’operazione che ha portato all’arresto.

Le perquisizioni stanno interessando anche uffici di Acea, l’Italpol e la Silvano Toti Holding Spa. De Vito è stato arrestato nell’ambito di una operazione del Comando Provinciale di Roma che ha portato ad altri tre arresti e una misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale nei confronti di due imprenditori. I reati ipotizzati, a seconda delle posizioni, sono di corruzione e traffico di influenze illecite.

L’indagine riguarda, oltre alle procedure connesse alla realizzazione del nuovo stadio della Roma, anche la costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense.

L’indagine ha fatto luce su una serie di presunte operazioni corruttive realizzate da imprenditori attraverso l’intermediazione di un avvocato ed un uomo d’affari, che fungono da raccordo con De Vito al fine di ottenere provvedimenti favorevoli alla realizzazione di importanti progetti immobiliari.

L’arresto del presidente del Consiglio del Consiglio comunale di Roma Capitale ha suscitato reazioni immediate all’interno del Movimento 5 stelle, su tutti il capo politico Luigi Di Maio: “Marcello De Vito è fuori dal MoVimento 5 Stelle. Mi assumo io la responsabilità di questa decisione, come capo politico, e l’ho già comunicata ai probiviri”, annuncia Di Maio via Facebook. “Nessuno sconto a chi ha sbagliato”, dice anche il sindaco di Roma Virginia Raggi aggiungendo che “non c’è spazio per le ambiguità”.

“Quanto emerge in queste ore oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce del MoVimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto. Non è una questione di garantismo o giustizialismo, è una questione di responsabilità politica e morale: è evidente che anche solo essere arrivati a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del MoVimento, è inaccettabile”.

Il segretario PD Zingaretti indagato per finanziamento illecito

Nicola Zingaretti
Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti è indagato dalla procura di Roma per finanziamento illecito nell’ambito di un procedimento stralcio maturato dal filone riconducibile al giro di presunte tangenti pagate da legali di importanti aziende per ottenere sentenze favorevoli al Consiglio di Stato.

Stando a quanto riferito dall’Espresso, e confermato in ambienti di piazzale Clodio, il presidente della Regione Lazio nonché nuovo segretario del Pd, avrebbe beneficiato di erogazioni per la sua attività politica dall’imprenditore Fabrizio Centofanti, arrestato nel febbraio del 2018, in passato capo delle relazioni istituzionali dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone. Erogazioni, però, di cui i magistrati non hanno trovato traccia al punto che per Zingaretti potrebbe profilarsi presto una richiesta di archiviazione.

A fare il nome del Governatore, riferendo confidenze di Centofanti, è stato l’avvocato Giuseppe Calafiore che con l’avvocato Piero Amara sta da tempo collaborando con la magistratura spiegando come funzionava il meccanismo corruttivo al Consiglio di Stato. Amara e Calafiore, anche loro finiti in carcere lo scorso anno, hanno già patteggiato la pena davanti al gup di Roma: 3 anni il primo e 2 anni e 9 mesi il secondo per concorso in corruzione in atti giudiziari.

“In merito all’articolo dell’Espresso sulla mia iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Roma per un presunto finanziamento illecito, voglio affermare di essere estremamente tranquillo perché forte della certezza della mia totale estraneità ai fatti che, peraltro, sono stati riferiti come meri pettegolezzi de relato e senza alcun riscontro, come affermato dallo stesso articolo del settimanale”. Lo dichiara il segretario del Pd, Nicola Zingaretti.

“Mai nella mia vita ho ricevuto finanziamenti in forma illecita e attendo quindi con grande serenità che la giustizia faccia tutte le opportune verifiche per accertare la verità. Quanto al Movimento 5stelle e alle loro scomposte dichiarazioni: comprendo la loro disperazione per il disastro politico che stanno combinando, per essere da mesi succubi del loro alleato di governo, per essere in caduta libera nel gradimento dei citttadini e per le batoste elettorali avute in Abruzzo e Sardegna. Ma se pensano di aggraparsi alle fantasie di qualcuno sbagliano di grosso. Non mi faccio intimidire da chi utilizza queste bassezze. Se ne facciano una ragione”, conclude Zingaretti.

Il segretario del Pd si riferisce alla nota diffusa dal Movimento, in cui si diceva che “Nemmeno pochi giorni da segretario del Partito democratico e già viene indagato per finanziamento illecito, secondo l’Espresso. Un bel battesimo che non sorprende, visto che era già stato indagato per Mafia Capitale. Perdi il pelo ma non il vizio: bentornato Pd, ci eri mancato”. A rincarare la dose Manlio Di Stefano: “Questo sarebbe il nuovo che avanza? Il neo segretario del Pd, Nicola Zingaretti – se venisse confermato quanto riportato da L’Espresso – sarebbe indagato per finanziamento illecito. Cambiano i segretari ma gli affari oscuri sembrano rimanere di casa nel Pd. Zingaretti abbia il pudore di mollare la nuova poltrona”. (Agi)

Sequestrata la nave Mare Jonio, la Procura indaga per favoreggiamento

nave Mare JonioE’ stata sequestrata dalla Guardia di finanza la nave Mare Jonio, della ong Mediterranea, al largo di Lampedusa con una cinquantina di immigrati a bordo prelevati in Libia. Il provvedimento, secondo i media che citano fonti del Viminale, sarebbe stato emesso dalla Procura di Agrigento che ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’imbarcazione si sta dirigendo verso il molo commerciale del porto di Lampedusa per lo sbarco di 48 migranti. Ad annunciare il sequestro fonti del Viminale citati dall’Ansa: “La Guardia di Finanza sta procedendo al sequestro della nave Mare Jonio, e per questo motivo la sta scortando nel porto di Lampedusa. Nelle prossime ore potrebbero scattare gli interrogatori dell’equipaggio”.

“Spero che si possa eseguire un sequestro perché questa nave ha disobbedito alla Guardia costiera libica e ha messo a rischio la vita di 49 persone attraversando il mare fino a Lampedusa. Se le navi delle Ong non rispettano le regole bisogna fermarle perché mettono anche a rischio la vita dei migranti”, ha detto Luigi Di Maio.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che da subito ha espresso la consueta fermezza (“I porti erano e restano chiusi”), oggi aveva detto che “questa è la nave dei centri sociali”, riferendosi alla presenza a bordo dell’estremista “No global” Luca Casarini, oggi nel ruolo di capomissione della Ong Mediterranea.

Inoltre ha aggiunto, a bordo “ci sono altri esponenti di sinistra e ultrasinistra, che stanno a mio parere commettendo un reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché hanno raccolto questi migranti in acque libiche” mentre “stava intervento una motovedetta libica, non hanno obbedito a nessuna indicazione, hanno autonomamente deciso di dirigere verso l’Italia per motivi evidentemente ed esclusivamente politici, non hanno osservato le indicazioni delle autorità, se ne sono fregati dell’alt della Guardia di finanza”.

“Se un cittadino forza un posto di blocco stradale di Polizia o Carabinieri, viene arrestato”, ha sottolineato Salvini. “Conto che questo accada. Nessun pericolo di affondamento né rischio di vita per persone a bordo, nessun mare in tempesta”, e sottolinea che sono state “ignorate le indicazioni della Guardia Costiera libica che stava per intervenire, scelta di navigare verso l’Italia e non Libia o Tunisia, mettendo a rischio la vita di chi c’è a bordo, ma soprattutto disobbedienza alla richiesta di non entrare nelle acque italiane”.

Viaggiava senza assicurazione, sequestrato Scuolabus comunale

Viaggiava regolarmente ma sprovvisto della copertura assicurativa obbligatoria. Per questo motivo uno scuolabus di proprietà del Comune di Cessaniti, nel Vibonese, è stato sequestrato dai carabinieri e portato nel deposito giudiziario.

I militari della Compagnia di Vibo Valentia erano impegnati in un normale controllo della circolazione stradale quando hanno deciso di effettuare un verifica anche allo scuolabus. Il tutto si è consumato sotto gli occhi increduli di passanti, mamme e bambini che poco prima avevano usufruito del mezzo.

Acqua in Calabria, Sorical in audizione in Vigilanza: “Mai distribuito utili”

Acqua in Calabria, Sorical in audizione in Vigilanza: "Mai distribuito utili"
Un momento dell’audizione

“Sorical non ha mai distribuito utili, i costi oggi sono inferiori alla gestione regionale del 2003, c’è stato sempre un controllo dei costi. I dati sono pubblici e facilmente consultabili. Sorical ha fatto investimenti per circa 250 milioni di euro, di cui 110 con risorse proprie”. Lo ha detto Baldassare Quartararo, commissario per la parte privata di Sorical, rispondendo in Commissione Vigilanza del Consiglio Regionale della Calabria al consigliere regionale del Pd Carlo Guccione. “Il costo del lavoro dal 2012 ad oggi – ha aggiunto – rispetto al fatturato è del 17%, il più basso delle società del settore del Mezzogiorno. Il problema di Sorical è solo finanziario”.

“Il destino del servizio idrico in Calabria da due anni – ha spiegato in audizione Luigi Incarnato, commissario liquidatore per la Regione – è in mano all’Autorità Idrica Calabrese che deve scegliere la forma di gestione e fare l’affidamento, la frammentazione attuale non consente di aggredire problemi come la depurazione, le perdite idriche e la scarsità di investimenti sulle reti”.

“La Regione Calabria – ha sottolineato Incarnato – sta sperimentando con Sorical l’anticipazione dei servizi per abbattere le perdite amministrative e di rete con il progetto Abatemarco, tali attività vanno a tutto vantaggio dei Comuni. Gli enti locali avranno nuove reti idriche e nuovi contatori e una gestione amministrativa più efficiente. Tale attività consentirà di avere più risorse per pagare i fornitori in attesa che subentri in soggetto gestore”, ha concluso.

Consigliere D’Agostino: “Importante il lavoro svolto fin quì da Incarnato”

“Il dibattito in corso sul futuro di Sorical pone una questione prioritaria e non più rinviabile sul destino del servizio idrico in Calabria”. È quanto sostenuto dal consigliere regionale Francesco D’Agostino a margine dell’odierna seduta della Commissione Vigilanza presso Palazzo Campanella.

“Ritengo importante il lavoro fino a qui svolto dal commissario Luigi Incarnato in seno a Sorical – ha proseguito D’Agostino – e ne reputo condivisibile la visione circa una nuova stagione per il governo del servizio idrico regionale, a partire dall’assunto che l’acqua è un bene pubblico ed è una risorsa essenziale per i cittadini. In questo senso, diventa urgente chiarire il percorso e i tempi che condurranno alla normalizzazione del servizio e ad un piano industriale finalmente all’altezza delle potenzialità presenti sui territori”.

Per Francesco D’Agostino: “In questo contesto non è peregrina l’idea di individuare proprio in Sorical il soggetto gestore del servizio idrico. È necessario che Autorità Idrica calabrese faccia subito delle scelte che la legge impone. L’immobilismo non serve: la priorità è dare, da subito, un servizio idrico integrato efficiente”.

Sequestrate nel Cosentino due isole ecologiche

sequestro isola ecologicaI carabinieri forestali hanno sequestrato due centri di raccolta dei rifiuti a Francavilla Marittima e a Montegiordano. Nel primo caso, i militari della Stazione di Oriolo e Corigliano hanno accertato che il centro, in località “Cimitero”, non risponde ai requisiti.

Criticità sono state riscontrate sull’accumulo dei rifiuti su un area di circa mille metri quadri per l’assenza di opere per la raccolta delle acque meteoriche, di dilavamento, di impianto di trattamento in loco degli stessi reflui, dell’assenza di accorgimenti per la raccolta in vasche a tenuta stagna, degli sversamenti delle sostanze pericolose e dell’assenza di autorizzazione allo scarico.

A Montegiordano, in località “Foritano”, il centro, realizzato interamente a cielo aperto, presentava alcune criticità rispetto a quanto previsto dalla normativa del settore come, tra l’altro, la mancanza di viabilità interna per lo scarico e carico dei rifiuti, l’assenza di personale, l’assenza di una area di lavaggio e disinfestazione contenitori.

Tafferugli allo Stadio, daspo di 4 anni a calciatore e presidente

pallone in campoDue Daspo sono stati emessi dal questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi nei confronti di un calciatore C.V., di 39 anni, e di O.V., di 63, presidente dell’Asd San Roberto di Fiumara. I due destinatari dei provvedimenti, della durata di 4 anni, sono ritenuti responsabili dei disordini avvenuti lo scorso 27 gennaio durante la partita, valevole per il Campionato di prima categoria girone D con la Pro Pellaro Soccer Lab.

In particolare il giocatore si sarebbe reso responsabile di minacce e aggressione nei confronti di un avversario mentre il dirigente, quando ancora erano in corso tafferugli tra calciatori delle due squadre all’interno degli spogliatoi, avrebbe aperto i cancelli facendo entrare la tifoseria locale.

Ai due è stato prescritto l’obbligo di presentazione presso il Commissariato di pubblica sicurezza di Villa San Giovanni mezz’ora dopo l’inizio del primo tempo e mezz’ora dopo l’inizio del secondo tempo delle manifestazioni sportive in cui sia impegnata la loro squadra.

Mare Jonio, Libia: “Ong scorretta”. Salvini: “E’ la nave dei Centri sociali”

Mare Jonio, Libia: "Ong scorretta". Salvini: "E' la nave dei Centri sociali"
Matteo Salvini

Sale la tensione sulla nave Mare Jonio della Ong Mediterranea con 49 migranti a bordo ferma al largo di Lampedusa, col timore che scoppi un nuovo caso Diciotti. Da una parte l’equipaggio della nave della ong, battente bandiera italiana, che vuole un “porto sicuro” e anche italiano, dall’altro il governo che col vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha fatto già sapere che i migranti “non metteranno piede in Italia”.

L’opposizione va all’attacco e chiede al Premier Conte, di “alzare il telefono e autorizzare lo sbarco”. Ma più di qualcuno negli ambienti politici nota che la scelta della Ong è quella di mettere in difficoltà il governo mascherando il tentativo con “presunti salvataggi di esseri umani”.

Libia: “Ong Mediterranea è stata scorretta”

In tutta la polemica si inserisce però la Libia che col portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem, ha confermato che la nave Mare Jonio del progetto Mediterranea avrebbe agito scorrettamente nel salvataggio dei migranti. Una pattuglia portatasi nell’area dove era stato segnalato il gommone “ha scoperto che una ong non aveva preso contatto” con la Guardia costiera libica, ha detto il portavoce in dichiarazioni all’Ansa. “Hanno preso contatto dopo” l’intervento “e hanno sostenuto che i migranti erano in una condizione che necessitava un salvataggio” ma “ciò è scorretto”, ha sostenuto Ghasem.

Salvini: “Ora li arrestino”

A rincarare la dose ancora il vicepremier leghista: “Se un cittadino forza un posto di blocco stradale di Polizia o Carabinieri, viene arrestato. Conto che questo accada”, ha detto Salvini. “Nessun pericolo di affondamento né rischio di vita per persone a bordo, nessun mare in tempesta”, e sottolinea che sono state “ignorate le indicazioni della Guardia Costiera libica che stava per intervenire, scelta di navigare verso l’Italia e non Libia o Tunisia, mettendo a rischio la vita di chi c’è a bordo, ma soprattutto disobbedienza alla richiesta di non entrare nelle acque italiane”.

“Possono essere curati – aveva detto Salvini in mattinata – vestiti, nutriti. Gli possiamo dare ogni genere di conforto ma in Italia con il mio permesso non mettono piede”, ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini a SkyTg24. “Questa non è stata un’operazione di salvataggio. Questo è favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, ha detto Salvini. “O c’è l’autorità giudiziaria, che prescinde da me, che riterrà che questo non sia stato un soccorso, perché mi sembra evidente in base agli elementi certi e ad altri che sono oggetto di approfondimento” e indicano che “c’è un’organizzazione che gestisce, aiuta e supporta il traffico di esseri umani”, “oppure il ministero dell’interno non indica nessun porto”.

Il ministro: “Questa è la nave dei centri sociali”

Poi l’affondo del ministro: “Questa è la nave dei centri sociali, perché a nome della nave sta parlando Luca Casarini (a bordo in qualità di capo missione, ndr): vedete i precedenti penali del signore che era noto per essere leader dei centri sociali del Nord Est, con precedenti penali vari” .

A bordo, ha aggiunto, “ci sono altri esponenti di sinistra e ultrasinistra, che stanno a mio parere commettendo un reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché hanno raccolto questi migranti in acque libiche” mentre “stava intervento una motovedetta libica, non hanno obbedito a nessuna indicazione, hanno autonomamente deciso di dirigere verso l’Italia per motivi evidentemente ed esclusivamente politici, non hanno osservato le indicazioni delle autorità, se ne sono fregati dell’alt della Guardia di finanza”.

Di Maio: “Non sarà un nuovo caso Diciotti”

“Il governo è già al lavoro in queste ore. Stiamo verificando le condizioni delle persone a bordo – ha detto il vicepremier e ministro Luigi Di Maio a Radio anch’io – perché i salvataggi e le vite umane sono la nostra priorità. Questa ong da quello che sembra, ancora una volta, non ha rispettato le regole. La novità è che batte bandiera italiana e questo può essere un modo per far rispettare meglio le regole”. E assicura che “non sarà un nuovo caso Diciotti”.

Le parole del premier Conte: ‘Non strumentalizzare l’emergenza. Di fronte al singolo caso siamo tutti in difficoltà e coinvolti’. “Risolveremo anche questo”, ha detto in seguito Conte.

Chi è Luca Casarini: da leader “No global” alle Ong “salva migranti”

Luca Casarini è uno che ha fatto della protesta uno stile di vita. Una scelta che, nel corso degli anni, lo ha visto incappare in più di un procedimento per resistenza a pubblico ufficiale e per occupazione di immobile. Proprio per l’occupazione di una casa a Marghera avvenuta nel 2005, il Tribunale di Venezia nel 2017 gli diene tre mesi di domiciliari, ma la Cassazione annullò l’ordinanza.

Veneto, nato a Mestre l’8 maggio 1967, si è avvicinato da ragazzo alla realtà dei centri sociali e al mondo anarchico ed antagonista. Negli anni ’80 frequenta prima a Padova il centro sociale “Pedro”, poi il “Rivolta” di Porto Marghera. Diploma di perito termotecnico, qualche esame alla facoltà di Scienze Politiche, non termina gli studi universitari e si dedica completamente alla lotta politica, dove incrocia il campano Francesco Caruso, anche lui leader No Global diventato poi deputato con la sinistra e oggi “docente” universitario a Catanzaro.

Come leader dei Disobbedienti Casarini organizza e partecipa a proteste contro la base Nato di Vicenza, la guerra in Afghanistan, il primo progetto dei treni ad Alta Velocità, l’Europa. Col crescere dell’attivismo No Global, cresce anche la sua posizione nel movimento anti-globalizzazione, all’interno del quale diventa leader delle cosiddette “Tute Bianche”, la frangia più contestatrice.

Luca Casarini
Luca Casarini (Ansa)

Il G8 di Genova è uno dei momenti più caldi, in cui ottiene grande visibilità come portavoce dei manifestanti e con la sua “dichiarazione di guerra” contro i potenti del mondo, che fa subito scalpore. Nel 1999 tenta la via della politica e si candida alle elezioni per il sindaco di Padova, portando a casa 1.807 preferenze. Nel primo governo Prodi, viene preso come consulente dall’allora ministro per la Solidarietà Sociale Livia Turco. Nel 2014 si candida al Parlamento Europeo nella lista L’Altra Europa con Tsipras, raccoglie 11 mila preferenze ma non viene eletto.

Acqua inquinata a Cosenza, Morra: “L’Asp lo segnalò al comune”

senatore Nicola Morra
Il senatore Nicola Morra

“Facciamo un po’ di chiarezza sulla questione acqua destinata al consumo umano nel Comune di Cosenza. Ho prodotto un accesso civico presso Asp di Cosenza ed Arpacal, richiedendo la documentazione sui “controlli analitici relativi alle acque destinate al consumo umano del comune di Cosenza” per l’anno 2018 e successivamente per il 2019, inoltre ho richiesto copia delle “comunicazioni intercorse fra Asp e Comune di Cosenza in relazione alle attività di controllo destinate al consumo umano”.

Lo dichiara, in una nota, il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, che aggiunge: «A seguito delle richieste effettuate ho ricevuto 14 “comunicazioni di non conformità” sull’acqua di Cosenza da parte dell’Asp. Nelle comunicazioni l’Asp segnalava al Comune anche la presenza di batteri, che superavano i limiti consentiti, rilevati in alcuni specifici punti di prelievo della rete idrica cittadina. In ogni comunicazione di non conformità l’Asp specificava (grassetto e sottolineato): “…a tutela della salute pubblica, la S.V. vorrà disporre, nelle more dell’attivazione delle procedure di sanificazione, l’utilizzo per soli scopi igienici delle acque corrispondenti alle parti di rete in questione”. Inoltre l’Asp ricordava al gestore (Comune di Cosenza): “il sollecito riscontro di una relazione che riferisca ogni procedura tecnica ritenuta utile all’eliminazione delle cause contaminanti; la trasmissione di copia dell’Ordinanza sindacale in merito dell’utilizzo delle acque per soli scopi igienici”».

«A completamento delle 14 comunicazioni di non conformità, l’Asp – prosegue Morra – con ulteriore nota 0025171 precisava: “non è stata reperita ulteriore documentazione (comunicazioni, ordinanze, ecc) diversa da quella già trasmessa…”, ciononostante avesse invitato il Sindaco a trasmettergliene copia per ben 14 volte nel solo 2018. Anche sul sito del comune di Cosenza non ho trovato alcuna Ordinanza sindacale così come proposto dall’Asp».

Il presidente della Commissione parlamentare antimafia conclude: «Ho deciso, quindi, di presentare un esposto per far chiarezza sia in Procura che al Commissario Cotticelli. L’amministrazione comunale risponda ai cittadini rendendo note le motivazioni delle mancate emanazioni delle ordinanze sindacali a tutela della salute pubblica e nell’interesse collettivo».

Sul caso del presunto inquinamento il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ha annunciato di voler querelare il parlamentare del M5s per “procurato allarme”.

Scontro frontale tra due auto sulla 107, a San Fili: tre feriti

Il luogo dell'incidente sulla SS 107 a San Fili
Il luogo dell’incidente sulla SS 107 a San Fili

Un grave incidente stradale si è verificato stampate sulla statale 107 “Silana Crotonese”, all’altezza di San Fili (Cosenza), dove due auto, per cause in corso di accertamento, si sono scontrate frontalmente, una delle quali è finita in un dirupo.

Tre i feriti, di cui almeno uno in gravi condizioni. Si tratta di una donna che non verserebbe in ogni caso in pericolo di vita. Sul posto si è reso comunque necessario l’intervento dell’elisoccorso che ha trasportato la signora in ospedale.

L’arteria è stata temporaneamente chiusa in entrambe le direzioni. Oltre ai sanitari del 118, sono presenti i Vigili del fuoco di Rende, le forze dell’ordine e personale Anas per la gestione della viabilità.

Nave Ong con 49 migranti vicino Lampedusa: Salvini: “Non sbarcheranno in Italia”

Nave Ong con 49 migranti vicino Lampedusa: Salvini:
La nave Mare Ionio

Si trova a un miglio e mezzo da Lampedusa la nave Mare Ionio, battente bandiera italiana, del progetto Mediterranea, che ieri ha soccorso 49 migranti, tra cui 12 minori, davanti alle coste libiche. L’imbarcazione, che non ha l’autorizzazione allo sbarco, è circondata da tre motovedette, due della Guardia di Finanza e una della Guardia Costiera.

Ieri Mediterranea aveva chiesto alle autorità italiane un “porto sicuro”, prima di fare rotta verso Lampedusa. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini resta fermo sulla posizione del governo e rassicura: “In Italia non metteranno piede”. “I porti erano e rimangono chiusi”, ha scritto su Twitter.

Secondo quanto riferito da un giornalista di Repubblica, che si trova a bordo della nave di Mediterranea, la Guardia di Finanza avrebbe vietato via radio l’ingresso nelle acque territoriali, anche sulla base di una direttiva del Viminale.

Il comandante della Mare Jonio avrebbe quindi trasgredito a quest’ordine impartito dalla Guardia di Finanza. La Guardia Costiera successivamente avrebbe autorizzato un punto di fonda a circa un miglio e mezzo dalla costa.

A bordo della nave, sempre secondo la testimonianza del cronista, vi sarebbe un clima di grande tensione. I migranti, soccorsi su un gommone alla deriva, sarebbero spossati dalla traversata con mare Forza 7; uno di loro sarebbe anche in precarie condizioni di salute.

La nave ieri ha soccorso, a 42 miglia dalle coste libiche, 49 persone che si trovavano a bordo di un gommone in avaria che imbarcava acqua. “La Mare Jonio ha incrociato un gommone in avaria che stava affondando con una cinquantina di persone – è stato il tweet della ong Mediterranea saving humans -. Li stiamo già soccorrendo”.

L’intervento di soccorso è avvenuto in acque Sar libiche. Secondo quanto è stato comunicato alle autorità italiane la Guardia Costiera libica ha assunto il coordinamento del soccorso e ha inviato nella zona dove si trovava il gommone una motovedetta.

Sequestrata a Trento una montagna di 200.000 tonnellate di rifiuti

Sequestrata a Mezzocorona Trento una montagna di 200.000 tonnellate di rifiutiUna vera e propria task force si è presentata giovedì mattina presto presso i cancelli di una società di primaria importanza operante nel settore estrattivo e di conglomerati bituminosi. In particolare Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Trento, congiuntamente ad ispettori ambientali dell’APPA, con il supporto della polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Trento – Settore Ambiente, hanno accertato che nell’area produttiva – estrattiva dell’impianto di proprietà del Gruppo Adige Bitumi S.p.A., a Mezzocorona (Trento), era stata abusivamente realizzata una discarica di rifiuti decadenti dalla chiarificazione delle acque di lavaggio del materiale porfirico e calcareo proveniente da diversi siti estrattivi. Le complesse attività ispettive hanno permesso di accertare che a partire dagli inizi degli anni 2000 sono state accumulate circa 200.000 tonnellate (circa 130.000 mc) di rifiuti, sino a formare una collina di circa 23 mt di altezza, che ora dovranno essere gestiti al fine della rimessa in pristino dell’area.

Nel corso delle operazioni veniva, inoltre, sequestrato un impianto che consentiva, attraverso una rete di collettamento, di sversare l’esubero delle acque di processo in un’area boschiva attigua all’impianto che di fatto era stato trasformata in una acquitrino.

Le posizioni dei responsabili sono al vaglio della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Trento, coordinata dal Procuratore Distrettuale dott. Sandro Raimondi, poiché le ipotesi di reato riguardano le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, reato recentemente introdotto nel codice penale.

La Guardia di Finanza di Vicenza sequestra 900 tonnellate di rifiuti tossici

Un altro sito con un ingente quantitativo di rifiuti tossici è stato scoperto dalla Guardia di Finanza di Vicenza nella provincia berica. Si tratta di un magazzino carico di rifiuti speciali gestiti quasi sicuramente dalla camorra.

In un capannone in disuso di 3 mila metri quadrati nell’area industriale di Asigliano Veneto, i militari delle Fiamme Gialle di Noventa Vicentina hanno trovato 600 balle rilegate da filo di ferro ammassate fino a completa saturazione della volumetria dello stabile, costituite, essenzialmente, da materiale plastico, tessile e da rifiuti solidi urbani per un peso complessivo stimato in circa 900 tonnellate.

I rilievi sono stati svolti anche con il supporto dell’Arpav di Vicenza ed è emerso che i rifiuti provenivano dalla Campania e più precisamente dalle zone di Napoli e Caserta. L’intero sito industriale è stato posto sotto sequestro. Il proprietario del capannone è un noto istituto bancario di livello nazionale.

Alleanza tra Mafia e ‘ndrangheta per spartirsi gli affari in Piemonte

blitz carabinieri‘Ndrangheta e mafia collaborano insieme e organizzano incontri per pianificare le strategie di controllo del territorio, in particolare nel sud-est della provincia di Torino.

È uno dei dati emersi dopo la vasta operazione condotta ieri mattina da Guardia di finanza e Carabinieri, che ha portato all’arresto di 17 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla produzione e al traffico internazionale di stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e truffa.

Le Fiamme gialle hanno sequestrato beni per oltre 45 milioni di euro, fra conti correnti, cassette di sicurezza, autovetture, immobili e società. L’indagine ha preso avvio nel 2012, dopo l’attentato subito da due concessionarie di Carmagnola, il cui titolare risulta oggi indagato per associazione mafiosa.

Da ulteriori accertamenti è emersa l’esistenza di un “sodalizio allargato” composto da cosche della ‘ndrangheta operative in provincia di Torino e Cuneo e ed esponenti di Cosa Nostra, attivi a Carmagnola.

Un’alleanza finalizzata, in particolare, al controllo del traffico di stupefacenti e alle estorsioni. “La criminalità organizzata in Piemonte non è un cancro invadente come in alcune regioni del Meridione, ma una febbricola permanente che se non repressa con efficacia può svilupparsi in una malattia più grave”.

Lo ha detto il procuratore vicario di Torino, Paolo Borgna, commentando l’operazione “Carminius” condotta da Guardia di finanza e carabinieri, che stamattina ha portato all’arresto di 17 persone accusate, fra le altre cose, di associazione di stampo mafioso.

Un sodalizio criminale composto da ‘ndranghetisti ed esponenti di Cosa Nostra, alleati per controllare ampie aree della provincia di Torino e Cuneo. Nel corso delle indagini è emerso che fra gli arrestati figurano anche gli autori degli attentati compiuti fra il 2016 e il 2018 al vicesindaco di Carmagnola Vincenzo Inglese e all’assessore Alessandro Cammarata, a cui furono incendiate le automobili.

In particolare, è stato accertato che il gesto intimidatorio nei confronti di Cammarata era dovuto all’impegno dell’assessore e della giunta comunale volto a limitare l’utilizzo delle slot machine, fra i business più redditizi in mano all’organizzazione criminale.

Secondo quanto appurato dalle investigazioni, a dirigere le operazioni, in stretto contatto con i referenti calabresi della provincia di Vibo Valentia, le famiglie Arone e Defina, entrambe affiliate alla ‘ndrina Bonavota di Sant’Onofrio (Vibo).

CHI SONO GLI INDAGATI

La Polizia soccorre e paga l’hotel a donna con neonato smarrita in Fiera

Fiera di San Giuseppe
La Fiera di San Giuseppe

Poliziotti della Questura di Cosenza, in servizio di vigilanza alla Fiera di San Giuseppe, hanno soccorso una donna africana con in braccio un neonato, trovata a tarda sera smarrita e nel panico su Viale Mancini.

Gli agenti si sono subito prodigati prestando soccorso alla donna e cercandole un riparo per la notte, ma non trovando reperibili associazioni di volontariato e case famiglia hanno deciso di accompagnarla in un albergo e le hanno pagato la permanenza di tasca propria.

E’ successo alcune sere fa a Cosenza dov’è in corso di svolgimento il tradizionale appuntamento fieristico. Gli agenti erano stati avvicinati da alcuni ragazzi che avevano segnalato la presenza di una giovane donna di origine africana con un neonato, in evidente stato di difficoltà.

Rintracciata, la donna ha dichiarato al personale in divisa di aver perso i contatti con il proprio fratello, commerciante ambulante, unitamente al quale si era recata presso il luogo della Fiera. Non riuscendo più a contattare il proprio congiunto, trovandosi sola con il piccolo e vista la tarda ora era ormai nel panico.

Dopo averla rassicurata, gli operatori si sono immediatamente mossi per trovare un’adeguata sistemazione per lei ed il bambino. Tuttavia, considerata l’ora tarda, i tentativi di contattare associazioni di volontariato o case famiglia, sono stati vani.

Dimostrando pregevoli qualità umane, spiccato senso del dovere e notevoli qualità professionali, gli agenti hanno accompagnato la giovane presso un albergo cittadino al fine di permetterle di trascorrere la notte in sicurezza, pagando il relativo conto di tasca propria. Il giorno successivo si sono recati presso la struttura alberghiera per assicurarsi che madre e figlioletto avessero trascorso la notte tranquillamente.

Minaccia la madre per soldi, arrestato per maltrattamenti ed estorsione

Carabinieri Petilia Policastro coltelloI Carabinieri della Stazione di Petilia Policastro, unitamente ai colleghi del Nucleo operativo e radiomobile, hanno tratto in arresto un 38enne del luogo, ritenuto responsabile di aver maltrattato la propria anziana madre convivente e di averla minacciata con un coltello costringendola a farsi consegnare la somma di 50 euro.

Inoltre, al fine di non consentire alla donna di chiamare i soccorsi, ha tagliato i cavi del telefono, ma l’intervento risolutivo dei militari veniva richiesto da un familiare nel frattempo sopraggiunto. L’uomo è stato ammanettato e portato via con l’accusa di per maltrattamenti in famiglia ed estorsione.

Uomo muore investito da un camion sull’A2

incidente mortale autostrada
Archivio

Un uomo, di cui non si conosce ancora l’identità, è morto oggi pomeriggio dopo essere stato investito da un camion lungo la carreggiata nord dell’autostrada A2 Salerno-Reggio Calabria, tra gli svincoli di Lamezia Terme e Falerna.

La persona deceduta, secondo quanto è emerso dai primi accertamenti, nel momento in cui è stata investita era ferma con la propria vettura in una piazzuola di sosta. Sul posto è intervenuto il personale dell’Anas e della polizia stradale.

Nel tratto interessato dall’incidente il traffico, al momento, è bloccato. Per i veicoli in transito è stata istituita l’uscita obbligatoria a Lamezia e la deviazione lungo la statale 18, con rientro in autostrada a Falerna.

L’Isis uccide in Siria un italiano che combatteva con i Curdi: “Era un crociato”

Lorenzo Orsetti
Lorenzo Orsetti armato (Ansa)

Combatteva in Siria, armato di Kalashnikov, contro gli jihadisti, ma durante gli scontri con le milizie islamiche è stato catturato e ucciso. E’ morto così Lorenzo Orsetti, 32 anni, italiano di Firenze, ucciso dall’Isis a Baghuz. A darne la notizia lo stesso Califfato che nel diffondere la foto del suo cadavere ha detto che appartiene al “crociato italiano Lorenzo Orsetti”.

Orsetti un anno e mezzo fa si era affiliato volontario alle milizie curde Ypg, legate al Pkk, in lotta contro i jihadisti dello “Stato islamico”. Orsetti si trovava a Baghuz, dove è in corso la battaglia contro le ultime sacche di resistenza dell’Isis: assieme al suo battaglione sarebbe caduto in un’imboscata e sarebbe rimasto ucciso nello scontro a fuoco.

Lorenzo Orsetti era stato di recente intervistato da media italiani e si faceva presentare come un combattente volontario italiano a fianco dei curdi contro l’Isis. In alcune foto pubblicate dai media si vede Orsetti mentre è accanto a dei mitragliatori.

Lorenzo Orsetti
Lorenzo Orsetti (Ansa)

Migranti, dal Viminale direttiva per stoppare azioni illegali delle Ong

Migranti, dal Viminale direttiva per stoppare azioni illegali delle OngIn arrivo una direttiva per “stoppare definitivamente le azioni illegali delle ong”. Lo fa sapere il Viminale, informando che il documento ribadirà le procedure dopo salvataggi in mare.

La priorità, rileva, “rimane la tutela delle vite, ma subito dopo è necessario agire sotto il coordinamento dell’autorità nazionale territorialmente competente, secondo le regole internazionali della ricerca e del soccorso in mare”.

Qualsiasi comportamento difforme, “può essere letto come un’azione premeditata per trasportare in Italia immigrati clandestini e favorire il traffico di esseri umani”.

Intanto, sul caso Diciotti, c’era un “allarme generalizzato” sulla possibile infiltrazione di soggetti radicalizzati in Italia attraverso i barconi: nel caso della nave Diciotti non c’era un “allarme specifico”, ma “il modello di comportamento” del Viminale teneva conto del pericolo: “c’è il tema di proteggere le frontiere”. E’ quanto detto ai magistrati di Catania – si legge sul verbale secretato risalente allo scorso 8 novembre – dal prefetto Matteo Piantedosi, capo di Gabinetto del ministro Matteo Salvini, sul caso Diciotti.

Flat tax, Salvini: “Per farla bastano 15 miliardi”. Frizioni col M5s

Matteo Salvini
Matteo Salvini

E’ la Flat tax il tema politico al centro dell’inizio di settimana, con il vicepremier Matteo Salvini che sostiene che l’abbassamento delle tasse si possa fare con una quindicina di miliardi, mentre i colleghi governativi dei Cinquestelle frenano. Mentre il ministro dell’Economia afferma che non è ancora stata fatta alcuna stima del Mef su quella che è il cavallo di battaglia elettorale della Lega.

Il ministro dell’Interno ha detto in radio che sul caso “sono stati fatti numeri strampalati, 50-60 miliardi di euro, non siamo al Superenalotto. Per la prima fase bastano tra i 12 e i 15 miliardi di euro per un abbattimento fiscale a tante persone”, ha affermato Salvini in replica a ciò che aveva detto il ministro M5s Barbara Lezzi.

“L’ultima cosa da fare – ha aggiunto il ministro dell’Interno – è aumentare le tasse, anche se lo chiede l’Europa. Sulle clausole di salvaguardia una riflessione va fatta, noi non abbiamo nessuna intenzione di aumentare l’Iva. Stiamo facendo tutti i conti, siamo convinti che se abbassi le tasse, dal secondo anno lo Stato incassa di più”.

“Il memorandum che il premier Conte firmerà con il presidente cinese è la cornice, poi il quadro è un’altra cosa e noi stiamo valutando riga per riga il contenuto dell’intesa: se si apre all’export per le aziende italiane va benissimo, gli unici vincoli riguardano la sicurezza, il controllo dei dati degli italiani e l’energia. Non vorrei che qualcuno si alzasse dall’altra parte del mondo e ci spegnesse l’interruttore. Se i cinesi vogliono investire in ferrovie e porti ok, l’importante è che il controllo rimanga in mani italiane”, ha affermato Salvini.

“Non penso che al Governo ci siano coglioni. Con i Cinquestelle stiamo lavorando bene, è chiaro che a livello locale c’è una tradizione di buon governo di centrodestra, ma a livello generale non ho nostalgie del passato. L’accordo di Governo l’ho firmato per 5 anni e io da lì non mi sposto”, ha sottolineato il leader leghista.

Non c’è “nessuna stima fatta su una riforma che né io né il Mef abbiamo mai ricevuto”, non c’è “nessuna stima del Mef sulle riforme in discussione”, ha fatto sapere il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, parlando della Flat tax. “Proposte specifiche non sono arrivate all’analisi del Mef – ha aggiunto entrando all’Agenzia delle Entrate – La flat tax è allo studio da luglio su varie possibili ipotesi, quindi non c’è nulla di nuovo”.

Sulla Flat tax “credo che non si debba continuare a sparare alto con cose irraggiungibili, anche fossero 15 miliardi di riforma dell’Irpef oggi sono insostenibili perciò è necessario riordinare quello che già esiste”. Così la sottosegretaria al Mef, Laura Castelli, a margine di un evento Consob aggiungendo “perché bisogna concentrare le risorse verso la direzione corretta che nel caso nostro e di tutto il governo è un politica dedicata alla famiglia”.

Sulla flat tax “Si tratta di essere realisti rispetto a possibilità e compagini economiche che ci sono oggi”. “Noi prevediamo impatti minori nel riordino dell’esistente, anche una visione diversa di quella che è la pressione fiscale”, ha aggiunto Castelli.

“Io non so se esiste questo studio del Mef, ma se esiste io non l’ho mai visto. Stiamo parlando di un progetto molto diverso dalla fase 2 della Flat Tax che invece abbiamo in mente noi, ovvero il voler applicare fino a 50 mila euro di reddito il 15% di aliquota fissa con le deduzioni che sono inversamente proporzionali al reddito”, ha risposto Armando Siri, sottosegretario alle infrastrutture (Lega Nord) al Giornale radio Rai (Radio1) sostenendo che il costo è di 12 miliardi.

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