14 Ottobre 2024

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Terribile incidente stradale nel Brindisino, morti tre giovanissimi

AmbulanzaTre giovanissimi sono morti in un incidente stradale che ha coinvolto nella notte due auto sulla strada che collega San Pietro Vernotico a Cellino San Marco, in provincia di Brindisi. Le vittime sono Davide Cazzato, di 19 anni, Sarah Pierri, di 18 e Giulia Capone, di 17.

Altre due persone sono rimaste ferite e sono in gravi condizioni in ospedale. Viaggiavano insieme su una Fiat Punto che si è scontrata con una Chevrolet Tacoma il cui conducente è rimasto illeso. L’incidente è avvenuto intorno alle 2 e 30. Sono intervenuti i vigili del fuoco e le ambulanze del 118.

Stanotte in Calabria, nel Reggino, altri due ragazzi, Cristian Galatà e Michele Varone, poco più che diciottenni, sono morti dopo uno scontro frontale avvenuto sull’arteria che collega Jonio e Tirreno, all’altezza di Melicucco. Quattro i feriti, di cui due gravi.

Scontro frontale nel Reggino, morti due 18enni. 4 feriti

Scontro frontale a Melicucco, morti due 18enni Cristian Galatà e Michele VaroneDue giovani, Cristian Galatà e Michele Varone, poco più che diciottenni, sono morti la notte scorsa in un terribile incidente stradale avvenuto sulla statale Statale 682, nota anche come Strada Grande Comunicazione Jonio-Tirreno, nei pressi dello svincolo di Melicucco (Reggio Calabria).

Altri due coetanei, che erano con loro all’interno dell’auto, sono rimasti feriti e sono stati entrambi ricoverati in prognosi riservata nell’ospedale di Polistena. Le due giovani vittime e i feriti, erano a bordo di una Fiat Panda che, per cause in corso di accertamento, si è scontrata frontalmente con un’altra vettura, Ford Ecosport, con a bordo due persone, rimaste lievemente ferite.

Ancora incerta la dinamica dell’accaduto. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti gli agenti della Polizia stradale di Siderno, oltre ai militari della Stazione dei Carabinieri di Melicucco e il personale del Suem 118.

Dramma a Bologna, due ragazzini cadono dall’ottavo piano: morti

Ragazzini caso da palazzo, morti
il luogo della tragedia (Ansa)

Due ragazzini sono morti dopo essere precipitati dall’ottavo piano di un palazzo della periferia di Bologna, via Quirino di Marzio. Si tratta di un 14enne e un 11enne: due fratelli, appartenenti a una famiglia di origine africana che vive da tempo in Italia.

Il padre è stato portato in Questura per accertamenti. Al momento non è ancora chiara la sua posizione in relazione alla tragedia: i due figli sono caduti dall’ottavo piano, intorno alle 10. Il 118 ha tentato invano di rianimare i ragazzi. Prosegue intanto il sopralluogo della polizia scientifica e della squadra mobile.

Al momento non si conoscono le cause di quello che è successo, se sia stato un drammatico gioco, una disgrazia o altro.

Secondo quanto apprende l’Ansa, la Polizia sta sentendo diversi testimoni. Non è chiaro se i genitori fossero o meno in casa quando sono caduti. Sul posto sono arrivati anche il presidente del quartiere Reno Vincenzo Naldi e rappresentanti dei servizi sociali del Comune.

Il racconto dei testimoni. Quando è arrivato il personale sanitario, racconta un testimone, sono iniziate le manovre per rianimare i due ragazzini. “Ma poi gli infermieri si sono messi le mani nei capelli”.

I due cadaveri sono stati notati da diverse persone che abitano nei condomini delle vicinanze. Il luogo della tragedia è una sorta di cortile interno, una rientranza di via Di Marzio che conduce a vari numeri civici dei palazzoni di questa zona popolare della periferia ovest del capoluogo emiliano. Nell’area diversi agenti della Polizia.

Riceve minacce per non partecipare a gara, arrestati due imprenditori

arresti guardia di finanzaDue imprenditori coriglianesi, di cui non sono state diffuse le generalità, sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai finanzieri di Corigliano Calabro con l’accusa di estorsione e turbativa d’asta.

Il provvedimento è stato emesso dal gip Carmen Ciarcia su richiesta della procura di Castrovillari guidata da Eugenio Facciolla.

Le indagini scaturiscono dalla denuncia presentata da un terzo imprenditore il
quale sarebbe stato minacciato da alcuni soggetti al fine di farlo desistere dal
partecipare ad un’asta pubblica per la vendita di un capannone industriale.

Le attività di indagine eseguite dai finanzieri, hanno trovato conferma di quanto denunciato dall’imprenditore e hanno consentito di ricostruire l’esatto svolgimento dell’estorsione, delle relative minacce e del turbamento dell’asta pubblica.

Al fine di impedire il protrarsi delle condotte illecite e la reiterazione dei reati sono state richieste immediate misure cautelari restrittive della libertà personale nei confronti di due imprenditori ritenuti responsabili dei reati contestati dalla procura.

Terrore sul bus, senegalese non pentito della “strage”. Rifarebbe tutto

Bus in fiamme Sy

Ousseynou Sy, l’autista di bus che due giorni fa ha sequestrato 51 bambini e ha dato fuoco al mezzo, ha mostrato “evidenti segni di squilibrio” durante l’interrogatorio in carcere e ha fatto anche alcune “invocazioni”. Lo ha riferito il suo legale, l’avvocato Davide Lacchini. L’uomo avrebbe detto di voler fare una “azione dimostrativa” e avere “non un impatto nazionale ma un massimo impatto internazionale”.

Lacchini, al termine dell’interrogatorio, ha riferito che l’uomo davanti al gip “ha lodato la politica italiana sulle migrazioni” e che il suo messaggio era “nessuno dall’Africa deve venire in Europa”. Sy durante l’interrogatorio ha detto di aver agito dopo aver sentito dalle “voci dei bambini che stavano morendo nel Mediterraneo” che gli avrebbero chiesto di fare qualcosa di “clamoroso affinché questo non accada più”.

I pm milanesi si sono detti convinti che potrebbe colpire ancora e fare altre azioni simili. E hanno indicato il pericolo di reiterazione del reato di strage come esigenza cautelare. Per gli inquirenti fu lui ad appiccare il fuoco al pullman, mentre Sy sostiene che le fiamme divamparono accidentalmente.

E’ intanto atteso per le 15.30 nel carcere milanese di San Vittore l’interrogatorio davanti al gip di Milano Tommaso Perna per l’uomo che ha dirottato il bus che guidava con 51 bambini e tre adulti a bordo e poi gli ha dato fuoco. Per l’uomo il procuratore aggiunto Alberto Nobili e il pm Luca Poniz hanno chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere con le accuse di strage aggravata dalla finalità di terrorismo, sequestro di persona, resistenza e incendio.

Nel corso dell’interrogatorio Sy non si è pentito di avere terrorizzato 51 bambini per oltre un’ora, salvati solo grazie a uno di loro che è riuscito a dare l’allarme e alla prontezza dei carabinieri. Anzi, Ousseynou Sy, ormai ex autista e ‘lupo solitario’, spera, come ha detto ieri a chi l’ha incontrato in carcere, che il suo folle “segnale” sia arrivato a destinazione.

“L’ho fatto per l’Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare”, ha ripetuto a chi l’ha incontrato a San Vittore, aggiungendo che l’ultima tappa della sua delirante corsa sarebbe stata l’aeroporto di Linate: “Volevo prendere un aereo e tornare in Africa e usare i bambini come scudo”. Gli inquirenti stanno passando in rassegna il suo passato e i suoi contatti, anche quelli in Senegal, escludendo però collegamenti con l’Isis o gruppi jihadisti. Gli investigatori puntano ad acquisire integralmente e analizzare quel ‘video-manifesto’, partito dal suo canale privato su YouTube, nel quale Sy aveva presentato quel “gesto eclatante”. E stanno cercando di capire se ce ne siano altri in circolazione, oltre ad aver sequestrato materiale informatico nella sua casa a Crema. Sy, tra l’altro, aveva già mentito all’azienda più di una decina d’anni fa quando gli era stata sospesa la patente per guida in stato d’ebbrezza e lui si era dato malato, mentre nell’ottobre scorso era stato condannato a un anno per molestie ad una 17enne a bordo di un autobus nove anni fa. Era sempre lui il conducente.

Il Viminale – nel frattempo – chiede una stretta sulla sicurezza, maggiori controlli e raccordo operativo con le motorizzazioni civili. Questa mattina stata inviata una circolare a tutti i prefetti dal capo di gabinetto del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Nel documento si richiama alla puntuale applicazione della normativa vigente per il rilascio e il rinnovo delle licenze a coloro che guidano veicoli per il trasporto di persone. È inoltre richiesta l’intensificazione dei controlli da parte delle Forze di Polizia.

‘Ndrangheta in Valle d’Aosta, Salvini dispone l’accesso antimafia

viminale su sicurezza
Il Viminale

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha autorizzato il presidente della Regione Valle D’Aosta, nell’esercizio delle funzioni prefettizie riconosciute dall’ordinamento speciale, all’accesso antimafia nei comuni di Aosta e Saint Pierre.

È la prima volta, rileva il Viminale, per la Valle d’Aosta. Il provvedimento è legato all’inchiesta giudiziaria sul sodalizio ‘ndranghetista operante in Valle d’Aosta con collegamenti in Piemonte e Calabria.

Gli uffici di prefettura della Valle d’ Aosta avevano richiesto la delega, all’inizio di marzo, al ministro dell’Interno per avviare l’accesso ispettivo nei comuni di Aosta e Saint-Pierre per verificare eventuali infiltrazioni o condizionamenti di tipo mafioso nelle attività degli organi comunali.

Il riferimento è all’inchiesta “Geenna” contro la ‘ndrangheta in Valle d’Aosta, che lo scorso 23 gennaio aveva portato a 16 arresti, tra cui Marco Sorbara, ex assessore del Comune di Aosta, Nicola Prettico, consigliere comunale sospeso ad Aosta e Monica Carcea, che era assessore a Saint-Pierre.

La nomina della commissione, composta da tre funzionari pubblici, ora spetta al presidente della Regione Valle d’Aosta, Antonio Fosson, nelle sue funzioni prefettizie. Il lavoro della commissione può durare fino a sei mesi (tre più tre) e serve ad accertare la sussistenza di elementi di condizionamento tali da portare allo scioglimento dei consigli comunali.

Il provvedimento viene disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministero dell’Interno e previa deliberazione del Consiglio dei ministri, entro tre mesi dalla ricezione della relazione prefettizia che fa seguito all’accesso ispettivo e che indica, tra l’altro, appalti e contratti che potrebbero aver subito un condizionamento.

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Con droga in auto forzano l’Alt dei CC e scatta un inseguimento. Arrestati

Con droga in auto forzano l'Alt dei CC e scatta un inseguimento. ArrestatiI Carabinieri della Compagnia di Paola hanno arrestato un 31enne ed un 41enne originari di Longobardi. I due sono accusati, in concorso, di resistenza a pubblico ufficiale e di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

Tutto ha avuto inizio quando una pattuglia della Compagnia di Paola – Aliquota Radiomobile, impegnata in un tradizionale posto di controllo nell’area urbana di Fiumefreddo Bruzio, lungo la statale 18, ha intimato l’Alt! al furgone in uso ai due uomini. Il veicolo, inizialmente, ha rallentato; salvo poi, in prossimità del posto di controllo, accelerare e proseguire la sua marcia.

Ne è scaturito un inseguimento, durato una decina di minuti circa e protrattosi per un paio di chilometri, nel corso del quale il furgone, occupato dai due uomini, ha disegnato rocambolesche traiettorie, in alcuni casi invadendo la corsia opposta, lungo la statale e le strade della frazione Marina di Fiumefreddo Bruzio.

Durante la fuga i due, mentre percorrevano l’arteria, hanno tentato di disfarsi di un involucro in cellophane, lanciandolo fuori dall’abitacolo. Il movimento sospetto non è sfuggito all’attenzione dei militari che, una volta arrestata la corsa dei due fuggitivi nella Marina di Fiumefreddo Bruzio, hanno recuperato l’involucro, scoprendo che all’interno vi erano contenuti 57 grammi di marijuana da cui si sarebbero potute ricavare oltre 220 dosi da destinare alla vendita al dettaglio

I due arrestati, terminate le formalità di rito, su disposizione del pm di turno presso la Procura della Repubblica di Paola, coordinata dal Procuratore Pierpaolo Bruni, sono stati tradotti in regime di arresti domiciliari presso le loro residenze, a disposizione dell’autorità giudiziaria. A seguito del giudizio di convalida il 31enne ed il 41 enne sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Appalti spezzatino al Comune di Cosenza, in nove a processo

Palazzo dei Bruzi Cosenza Sono stati rinviati a giudizio nove degli indagati nell’operazione “Appalti spezzatino”, diretta dalla Procura della Repubblica di Cosenza ed eseguita nel 2017 dalla Guardia di finanza.

Si tratta di Mario Arturo Bartucci, dirigente e Responsabile unico del procedimento del Comune di Cosenza; Carlo Pecoraro e Michele Fernandez, dirigenti del Comune, e degli imprenditori Francesco Amendola, Antonio Amato, Francesco Rubino, Francesca Filice, Pasquale Perri e Giuseppe Sasso. Sono tutti accusati, a vario titolo, di corruzione e abuso di ufficio.

Nel corso dell’indagine, scaturita anche da un esposto presentato dal senatore M5S Nicola Morra, le fiamme gialle del Nucleo di polizia tributaria di Cosenza analizzarono oltre 5 mila determine dirigenziali.

L’inchiesta si fonda sul fatto che per dare gli appalti alle stesse ditte amiche l’amministrazione comunale e l’apparato dirigenziale li “spezzettavano”, non potendo superare la soglia stabilita dalla legge di 40mila euro, cifra oltre la quale era obbligatorio indire una gara pubblica con la partecipazione di altri soggetti. La pezza giustificativa era rappresentata dalla “somma urgenza”. Un criterio che portò gli inquirenti a parlare di appalti “affidati sempre agli stessi soggetti in assenza di criteri di trasparenza e rotazione”.

Tra gli appalti finiti nel mirino degli inquirenti anche quelli relativi al canile di Donnici e alle luminarie natalizie. L’importo dei lavori contestati, tra il 2012 al 2015, è stato di oltre 2 milioni di euro. Il processo avrà inizio il prossimo 9 luglio.

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Quirinale, Sergio Mattarella incontra il presidente cinese XI Jinping

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, in Visita di Stato in Italia. Era presente all’incontro il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi.

“La cooperazione tra Italia e Cina sarà rafforzata con intese commerciali”, ha detto Mattarella al Quirinale dopo il colloquio con il leader cinese Xi Jinping. “La firma del Memorandum è cornice ideale per imprese italiane e cinesi” e, ha aggiunto il presidente italiano, la Via della Seta “è una strada a doppio senso”. “Il 2020 sarà l’anno culturale e del turismo tra Italia e Cina”, ha annunciato il capo dello Stato. Mattarella ha ribadito il desiderio italiano di “rimuovere le barriere per i prodotti italiani”. Mattarella ha anche detto di auspicare un dialogo Ue-Cina sui diritti umani.

Con Mattarella c’è stato un “incontro fruttuoso”, ha detto Xi Jinping. La Cina “vuole uno scambio commerciale a due sensi”, ha aggiunto. Pechino e Roma “sono due importanti forze nel mondo per salvaguardare la pace e promuovere lo sviluppo”, ha detto il presidente cinese. Per Xi Jinping sono molto importanti anche “i rapporti tra Cina e Ue: guardiamo con favore a una Unione Europea unita, stabile, aperta e prospera”. Il presidente cinese ha anche confermato la disponibilità a dialogare con l’Ue sul tema dei diritti umani.

“Cina e Italia sono partner strategici con mutuo rispetto e fiducia. Fra di noi non c’è nessun conflitto di interesse e sappiamo entrambi come rispettare le preoccupazioni della controparte”, ha detto Xi Jinping incontrando i rappresentanti del Business Forum, del Forum Culturale e del Forum sulla cooperazione nei Paesi Terzi insieme a Mattarella. . Cina e Italia “dovrebbero mantenere scambi ad alto livello e do il benvenuto al presidente Mattarella perché visiti ancora la Cina”, ha detto poi il presidente cinese.

Al Quirinale Xi, accompagnato dalla moglie, dopo una stretta di mano con Mattarella e con la figlia Laura, è stato ricevuto con gli onori militari. Sono stati suonati gli inni nazionali italiano e cinese e sul Colle ed è stata issata anche la bandiera di Pechino. Poi, attraversando una lunga passerella rossa, i due capi di Stato sono entrati nel palazzo per il loro colloquio.

Nella sua visita il presidente cinese incontrerà poi i presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico. In serata cena di Stato al Quirinale con 170 invitati. A chiudere l’evento sarà un concerto di Andrea Bocelli.

Evade da Rosarno e se ne va a spasso in stazione a Villa. In cella 58enne

Polfer Villa San Giovanni: Evade da Rosarno e se ne va a spasso a Villa. In cella 58enne

Agenti della Polizia ferroviaria di Villa San Giovanni, hanno arrestato Michelangelo Caucini, 58 anni, evaso dalla sua abitazione sita a Rosarno, dove era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per il reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ordinanza del Tribunale di Catanzaro del 4 gennaio 2018.

In particolare, nel pomeriggio del 19 marzo scorso l’uomo è stato notato all’interno dello scalo ferroviario di Villa San Giovanni, intento ad osservare le vetrine degli esercizi commerciali. Avvistata la pattuglia in uniforme della Polfer, l’uomo cambiava improvvisamente direzione di marcia per poi entrare nel primo negozio utile mettendo in atto quello che agli Agenti della Polizia di Stato è apparso come un chiaro tentativo di sottrarsi ad un possibile controllo.

Fermato ed identificato, è emerso che Caucini, oltre ad annoverare numerosi pregiudizi penali e di polizia per furto, ricettazione e detenzione e porto abusivo di armi, era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. Più approfonditi accertamenti hanno evidenziato, inoltre, come Caucini, nello scorso mese di febbraio, avesse violato la misura per ben sette volte.

A peggiorare la sua posizione è stato, infine, il risultato della perquisizione personale, poiché, nella tasca dei pantaloni, i poliziotti hanno recuperato un “chiavino triplo”, in dotazione al personale delle Ferrovie dello Stato, utilizzato per l’apertura e chiusura delle porte dei treni. Dopo le formalità di rito, questa volta l’uomo, su disposizione del magistrato di turno, veniva associato presso la casa circondariale di Reggio – Arghillà.

Riace, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Domenico Lucano

Domenico Lucano
Domenico Lucano

La Procura di Locri ha chiesto il rinvio a giudizio per Domenico Lucano, sindaco sospeso di Riace, attualmente sottoposto al provvedimento di divieto di dimora nel piccolo centro della Locride divenuto modello di accoglienza per i migranti.

Assieme a Lucano la richiesta riguarda altri 29 indagati nell’operazione Xenia scattata lo scorso 2 ottobre e che aveva portato agli arresti domiciliari il sindaco ora sospeso per effetto della legge Severino. Poi la misura fu alleggerita con il divieto di dimora. La Procura della Repubblica di Locri contesta presunte irregolarità nella gestione dei migranti.

Tra le accuse formulate nell’avviso di conclusione delle indagini ci sono associazione per delinquere, truffa, falso, concorso in corruzione, abuso d’ufficio e malversazione, nonché presunti illeciti dell’affidamento di appalti per la raccolta dei rifiuti. L’udienza preliminare davanti al Gup di Locri Amelia Monteleone è fissata per l’1 aprile.

Sequestrati 11mila “giochi” contraffatti e pericolosi, anche spray urticante

I finanzieri di Vibo con la merce sequestrata
I finanzieri di Vibo con la merce sequestrata

Al termine di quattro interventi eseguiti nei confronti di esercizi commerciali della provincia di Vibo Valentia sono stati sequestrati 11.000 articoli non sicuri: prevalentemente giocattoli.

E’ questo il bilancio dell’ultimo piano d’intervento attivato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza e coordinato dal Gruppo di Vibo Valentia, per contrastare la vendita di merci contraffatte e pericolose per la salute e l’incolumità fisica dei consumatori.

Quattro sono le persone segnalate alle competenti autorità, di cui una denunciata alla Procura vibonese in quanto aveva posto in vendita bombolette spray pericolose (ancora di più di quelle note al peperoncino), altamente infiammabili ed irritanti, tanto da essere censite sulla piattaforma telematica Rapex (European Rapid Alert System for non-food consumer products), un sistema europeo di allerta rapida per i prodotti di consumo pericolosi.

Che cos’è la nuova “Via della Seta”. A chi conviene la maxi-rete Asia-Europa

grafica Via della Sete
(Ansa/Centimetri)

Si chiama ‘One Belt, One Road’, abbreviato nell’acronimo ‘Obor’ o ‘Bri’ il progetto cinese di una Via della Seta in chiave contemporanea destinata a collegare l’Asia all’Europa e all’Africa, ma soprattutto a mettere la Cina moderna al centro dei traffici e a ridisegnare di conseguenza gli equilibri economici e geopolitici mondiali.

E’ una rete di collegamenti infrastrutturali, marittimi e terrestri basata su due direttrici principali: una continentale, dalla parte occidentale della Cina all’Europa del Nord attraverso l’Asia Centrale e il Medio Oriente, ed un’altra marittima tra le coste del Dragone ed il Mediterraneo, passando anche per l’Oceano Indiano.

Il piano, annunciato nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping e spiegato dal primo ministro Li Keqiang nel corso di diversi viaggi in Europa e in Asia, punta a coinvolgere 65 Paesi che raccolgono circa il 65% della popolazione mondiale e il 40% del Pil. La sua realizzazione avrebbe un costo di almeno 900 miliardi di dollari, una cifra enorme che neanche il colosso cinese può gestire da solo. Nel 2014 Pechino ha lanciato il Silk Road Fund (China Investment Corporation-Export and Import Bank-China Development Bank), un fondo da 40 miliardi volto ad attrarre investimenti esteri.

Altri 100 miliardi di dollari verrebbero dalla Banca Asiatica d’investimento per le infrastrutture (Aiib), una banca di sviluppo alla quale partecipano vari Paesi europei. Una rete che potrebbe ora facilmente allargarsi e rendere possibile uno dei più grandi investimenti infrastrutturali di sempre. Nel dettaglio, i collegamenti terrestri e ferroviari viaggerebbero su tre principali direttrici: la prima va dalla all’Europa attraversando Kazakhstan, Russia e Polonia verso il Mar Baltico.

La seconda segue sostanzialmente la linea della Transiberiana, mentre l’ultima, più a sud, passerebbe per il Golfo Persico, toccando Islamabad, Teheran e Istanbul. Due, invece, le rotte marittime: la prima partirebbe dal porto cinese di Fuzhou e attraverso l’Oceano Indiano e il mar Rosso toccherebbe l’Africa e giungerebbe in Europa, coinvolgendo in Italia i porti di nordest; la seconda, sempre da Fuzhou punterebbe verso le isole del Pacifico.

Il tutto aprirebbe poi la strada a gasdotti e oleodotti. L’intera mappa dei flussi economici mondiali potrebbe uscirne ridisegnata, seppure nell’arco di decenni. (Ansa)

Incendio nella nuova tendopoli di San Ferdinando, morto un migrante

Nuova tendopoliAncora un incendio mortale a San Ferdinando, questa volta nella nuova tendopoli allestita dalla Prefettura al posto della vecchia baraccopoli di lamiere, legno, plastica e cartoni demolita nelle scorse settimane per volere del Viminale. Nel rogo è morto un migrante senegalese di 32 anni, Sylla Noumo.

Dalle prime informazioni l’incendio si è sviluppato in un angolo della tenda da sei posti, dove erano posizionati alcuni cavi elettrici. Non è chiaro se si sia trattato di un corto circuito oppure di qualcuno che all’interno ha acceso un braciere o una stufa elettrica. Indagini della Polizia sono in corso per accertarlo.

Sul posto sono subito intervenuti i vigili del fuoco che hanno domato le fiamme. Nell’incendio è andata distrutta solo una tenda. La tendopoli, realizzata alcuni anni fa dalla Protezione civile, è attrezzata, con presenza di servizi igienici e presidi sanitari, ed è vigilata.

All’inizio di marzo, la struttura, gestita prima dal Comune ed ora dalla Caritas, è stata ampliata per consentire il trasferimento di una parte dei migranti (oggi ci vivono 840 immigrati) che viveva nella baraccopoli sorta a poche centinaia di metri e che è arrivata ad ospitare, nel periodo invernale della raccolta degli agrumi, anche 3.000 persone in condizioni estreme e precarissime.

La vecchia baraccopoli di San Ferdinando, che si trovava a poche centinaia di metri dalla tendopoli gestita dal Comune, è stata definitivamente abbattuta il 7 marzo scorso dopo che, in un anno, si erano registrate tre vittime a causa di incendi.

Era stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo l’ultimo rogo del 16 febbraio scorso, ad annunciare che la vecchia struttura sarebbe stata abbattuta. Nell’occasione aveva perso la vita un 29enne senegalese, Moussa Ba. In precedenza, il 27 gennaio 2018, era morta Becky Moses, 26enne nigeriana (questa donna, secondo la Polizia, era stata fatta uccidere da un’altra nigeriana rivale in amore della vittima. Due migranti incendiarono per lei tutta la baraccopoli, ndr), mentre il 2 dicembre 2018 Surawa Jaith era morto pochi giorni prima del suo 18mo compleanno.

Le operazioni di sgombero e poi di demolizione delle vecchie baracche sono cominciate il 6 marzo e si sono concluse il giorno successivo senza alcun problema dal punto di vista dell’ordine pubblico. Nelle scorse settimane, il Viminale ha stanziato 350mila euro per il Comune di San Ferdinando per la gestione della fase post-sgombero e per ripristinare il decoro urbano e garantire “idonee condizioni di vivibilità sul territorio”. Dopo lo sgombero, una parte dei migranti che viveva nella baraccopoli è stata trasferita nella vicina tendopoli che è stata appunto allargata.

Rientra in casa e trova i ladri. La Polizia arresta un georgiano. Caccia ai complici

Rientra in casa e trova i ladri. La Polizia arresta un georgianoGli Agenti della Polizia di Stato delle Volanti della Questura di Reggio Calabria hanno arrestato R.E., 49enne georgiano, ritenuto responsabile di furto in appartamento insieme a due complici in fase di identificazione.

L’allerta è scattata grazie all’immediata reazione della vittima che, rientrata nella propria abitazione, ha sorpreso due individui intenti a rubare ed ha avvisato il 113. Ad indirizzare gli Agenti verso uno dei responsabile è stata fondamentale anche la segnalazione di un parente della vittima che ha fornito preziosi dettagli sulla via di fuga dell’uomo che è stato bloccato in una via del centro cittadino.

La responsabilità dell’uomo è stata accertata anche grazie alle immagini di un sistema di videosorveglianza presente all’interno dell’abitazione, nonostante i ladri hanno divelto la telecamera presente.

Il cittadino georgiano, con precedenti penali per rapina, dopo le formalità di rito e su disposizione della Procura  è stato ristretto presso la casa circondariale di Arghillà in attesa della convalida dell’arresto. L’uomo è stato denunciato anche per il rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale atteso che non ha voluto comunicare il proprio indirizzo di residenza.

L’intervento delle Volanti, grazie alla segnalazione della vittima, ha permesso di assicurare alla giustizia uno degli autori del furto, evitando l’impossessamento di altri preziosi già sistemati dai ladri in una valigia. Indagini sono in corso per rintracciare i complici.

La Polizia di Stato, spiega una nota della Questura reggina, invita i cittadini a segnalare la presenza di individui o situazioni sospette al fine di poter prevenire la consumazione di ogni tipo di reato, in particolare quelli predatori che maggiormente interessano la collettività.

Il presidente cinese Xi Jinping è arrivato a Roma

Il presidente cinese Xi Jinping è arrivato a Roma in vista della sua visita istituzionale di due giorni in Italia. Il Boeing dell’Air China con a bordo Jinping e la consorte è atterrato nel tardo pomeriggio all’aeroporto di Fiumicino.

Poi il lungo corteo presidenziale si è diretto a Roma al Grand hotel Parco dei Principi scortato dalle forze dell’ordine. Tutta l’area di passaggio è stata blindata e un elicottero ha sorvolato la zona.

All’esterno dell’albergo è stata issata la bandiera cinese. Dopo l’arrivo del corteo presidenziale le strade attorno all’albergo sono state riaperte al traffico mentre l’elicottero della polizia continua a sorvolare la zona. L’albergo, bonificato già nei giorni scorsi, è interamente riservato a Xi Jinping e alla sua delegazione. Al presidente sarebbe stata riservata la Royal Suite, di oltre 300 metri quadrati.

C’e’ lo sviluppo del turismo tra i temi che verranno affrontati durante la due giorni del presidente cinese Xi Jinping a Roma. Un focus dedicato ad accordi bilaterali e prospettive di sviluppo sul turismo tra Italia e Cina si svolgerà venerdì pomeriggio all’Hassler hotel con il Ceo di Adr Ugo de Carolis, Serafino Lo Piano, il responsabile vendite Long-Haul Trenitalia, Michele Pignatti Morano, Responsabile Musei Ferrari Maria Carmela Colaiacovo, vice-presidente Confindustria Alberghi, Damiano De Marchi, Ricercatore Senior Ciset- Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica e Jane Jie Sun, Ceo Ctrip.com

Imponente dispositivo di sicurezza all’aeroporto di Fiumicino per l’arrivo del presidente cinese Xi Jinping. Lo scalo è una delle otto aree di massima sicurezza, assieme a due “green zone”, predisposte nella Capitale per tutta la visita di Stato.

Presidiata da un nutrito spiegamento di polizia, carabinieri e guardia di finanza, anche con tiratori scelti ed unità cinofile, tutta l’area decentrata dello scalo romano in cui sarà fatto parcheggiare il Boeing 747 di Air China.

Meticolosi i controlli anche per l’accesso della stampa accreditata che seguirà le fasi di arrivo del capo di Stato, della first lady e della folta delegazione al seguito. La sorveglianza, con il supporto di un elicottero, interessa le strade a ridosso dello scalo romano e il percorso della delegazione cinese diretta nella capitale. Prima del volo presidenziale, un altro Boeing con a bordo la folta delegazione ed i giornalisti al seguito.

Sequestrati due depuratori comunali a Bisignano. Denunce

depuratori bisignanoI carabinieri forestale di Acri hanno sequestrato due depuratori comunali a Bisignano (Cosenza). Gli impianti, collocati nelle località “Macchia Tavola” e “Macchia dei Monaci”, secondo quanto è emerso dagli accertamenti effettuati dai militari su delega della Procura della Repubblica di Cosenza, sono risultati in stato di fatiscenza e di abbandono.

In particolare, i depuratori non erano funzionanti e le vasche sono risultate in stato di completo abbandono. Dagli stessi accertamenti, inoltre, è emerso che le acque reflue urbane confluenti verso i due impianti non subivano alcun trattamento depurativo e, per quanto riguarda l’impianto di “Macchia dei Monaci”, venivano scaricate direttamente nell’adiacente fiume Crati.

Le acque reflue provenienti dalla rete fognaria dell’impianto di “Macchia Tavola” confluivano all’interno di un pozzetto e, anziché passare attraverso le vasche di depurazione, venivano scaricate, attraverso un by-pass, direttamente nel suolo, nei pressi dell’argine del fiume Crati.

Oltre al sequestro dei due impianti, l’attività ha permesso di elevare sanzioni amministrative e di denunciare alla Procura amministratori comunali e gestori dell’impianto per i reati di attività di gestione illecita di rifiuti, distruzione e deturpamento di bellezze naturali e scarico sul suolo in area vincolata.

In auto con 9,5 chili di hascisc, arrestato pregiudicato

Aveva in auto 9,5 chili di hascisc, arrestatoI Baschi Verdi del Gruppo della Guardia di finanza di Crotone hanno arrestato un pregiudicato che viaggiava a bordo di un auto con 9,5 chili di hascisc. I finanzieri del comparto Anti terrorismo pronto impiego hanno sottoposto a controllo l’auto guidata da M.G. all’ingresso di Crotone dopo avere notato il conducente effettuare una serie di sorpassi in tratti di strada dove era vietato.

Grazie al sistema informatico “Grifo”, i militari hanno subito accertato di trovarsi di fronte un pluripregiudicato con precedenti specifici in materia di droga. Sono state fatte intervenire le unità cinofile antidroga – Babel e Val – cani che con il loro fiuto hanno segnalato la presenza di sostanza stupefacente.

Sono stati scoperti così vari panetti di hascisc nascosti nelle intercapedini dei passaruota posteriori della vettura. La droga, se immessa sul mercato avrebbe fruttato oltre 100 mila euro.

Terrore sul bus, il ragazzino al 112: “Fate presto, questo non è un film” AUDIO

Ramy Shehata
Ramy Shehata, il ragazzino eroe che ha allertato i carabinieri di nascosto

“Pronto signore, ci stanno rapendo su un bus col coltello”. Sono queste le prime drammatiche parole del ragazzino eroe Ramy Shehata, nato in Italia ma di origine egiziana, alla sala operativa dei carabinieri. Nell’audio la chiamata al 112 in cui comunica il sequestro del bus da parte di Ousseynou Sy, il senegalese che ha dirottato e dato fuoco al mezzo con all’interno i ragazzi.

Il militare, che ha subito colto la gravità del fatto ha ordinato di inviare subito una pattuglia a “Zelo”, centro del milanese. “E’ qui davanti, ci tiene in ostaggio”, dice il ragazzino con un tono concitato con sullo sfondo le urla degli altri compagni.

Il carabiniere chiede allora chi è che li tiene in ostaggio e lo studente risponde: “E’ il guidatore, ha un coltello in mano, veloce”, afferma. “Getta a terra della benzina, non respiriamo più”, dice ancora terrorizzato.

Al militare servono altre indicazioni e lui risponde: “Certo, certo, signore, però la prego, fate presto, chiami qualcuno. Non è un film questo”. Poi l’indicazione che l’autobus stava andando verso la campagna.

L’AUDIO DELLA TELEFONATA DI RAMY AI CARABINIERI

Terrore sul bus, autista voleva usare i bambini come scudo

Il bus di linea dato alle fiamme“Volevo andare a Linate per prendere un aereo e tornare in Africa e usare i bambini come scudo”: così ha raccontato a chi lo ha incontrato oggi in carcere Ousseynou Sy, l’uomo di origine senegalese finito in carcere dopo aver sequestrato un bus con a bordo una scolaresca a Crema. L’uomo, secondo quanto riferito da fonti all’Ansa, ha più volte ribadito che non voleva fare loro del male.

Investigatori e inquirenti che indagando sul caso di Ousseynou Sy, l’autista che ha sequestrato e incendiato il bus con 51 ragazzi ed è stato arrestato ieri, stanno cercando di acquisire il video-manifesto postato dall’uomo sul suo canale privato di una piattaforma web e inviato ai suoi conoscenti in Italia e in Senegal.

Nel filmato l’uomo spiegava le ragioni del suo “gesto eclatante” contro le politiche migratorie italiane. Del video aveva parlato lo stesso Sy nel corso dell’interrogatorio davanti ai pm ieri sera. “L’ho fatto per dare un segnale all’Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare”, avrebbe detto in carcere Ousseynou Sy, riferendo di essere un “panafricanista” e ha spiegato di sperare anche nella vittoria delle destre in Europa “così non faranno venire gli africani”.

L’uomo era stato condannato in via definitiva nell’ottobre del 2018 a un anno con la sospensione condizionale della pena: era accusato di aver molestato una diciassettenne ed era stato condannato in primo grado a Cremona per fatti risalenti al 2010.

L’uomo era stato condannato in base all’articolo 609 del Codice penale per “fatti di minore gravità”. Da qui l’entità della pena. A questo si aggiunge una condanna per guida in stato di ebbrezza a Brescia nel 2007. L’autista si mise in malattia alcuni anni fa quando gli venne sospesa la patente per guida in stato di ebbrezza e, dunque, la società per cui già lavorava all’epoca, la Autoguidovie, non seppe nulla di quell’episodio.

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