14 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 527

Scoperto sistema per truccare le aste giudiziarie, arresti

La sede del tribunale di Lamezia TermeOperazione della Guardia di finanza di Lamezia Terme, diretta dalla Procura della Repubblica, che ha consentito di smantellare un sistema di condizionamento delle aste giudiziarie. Sono stati eseguiti 12 arresti e nove misure interdittive.

Dall’inchiesta coordinata dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, sarebbe emersa una serie di turbata libertà degli incanti al fine di condizionare l’esito delle aste giudiziarie. Tra le persone nei confronti delle quali sono state eseguite le misure cautelari ci sono, secondo quanto si è appreso, avvocati, commercialisti, pubblici dipendenti, curatori fallimentari e custodi giudiziari. A capo dell’organizzazione ci sarebbe Raffaele Calidonna.

A quanti risultano coinvolti nell’operazione sarebbe contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati contro la pubblica amministrazione ed il patrimonio.

Sequestrati 450 kg di cocaina nel porto di Gioia Tauro

cocaina gioia tauro
Un Maxi sequestro di cocaina a Gioia Tauro (Archivio)

Quattrocentocinquanta chilogrammi di cocaina, suddivisi in 420 panetti e del valore complessivo al dettaglio di circa 90 milioni di euro, sono stati sequestrati nel porto di Gioia Tauro dal Comando provinciale di Reggio Calabria della Guardia di finanza nel corso di un’operazione eseguita in sinergia con la locale Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

La droga era nascosta in un container in transito proveniente da Paranagua e formalmente diretto a Port Said West (Egitto). L’operazione che ha portato al sequestro del consistente quantitativo di cocaina è stata condotta sotto la direzione del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.

“Attraverso una complessa attività di indagine – riferisce la Guardia di finanza in una nota stampa – eseguita tramite analisi di rischi e riscontri fattuali su 750 contenitori provenienti dal Sud America e supportata dalle sofisticate apparecchiature scanner in dotazione all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, è stato possibile selezionare il container positivo contenente il prezioso carico di droga, occultato tra la merce lecitamente trasportata costituita da compensato di legname, e pronto per essere recuperato dai destinatari del carico”.

Gli oltre 400 panetti che sono stati sequestrati sarebbero stati tagliati dai trafficanti di droga fino a 4 volte prima di essere immessi sul mercato, ad un prezzo che oscilla dai 50 ai 100 euro al grammo, fruttando un introito di 90 milioni di euro.

Con lo scooter contro il muro di una casa, morto giovane operaio

incidente con moto, muore Vincenzo Porporino

Un operaio di 21 anni, Vincenzo Porporino, di Gioiosa Ionica, è morto stamani in un incidente stradale che si è verificato alla periferia di Roccella Ionica, lungo la strada statale 106.

Il giovane era alla guida del suo scooter 125 quando all’improvviso, forse per il manto stradale reso viscido dalla pioggia, ha perso il controllo del mezzo andando a sbattere violentemente contro il muro di un’abitazione posta a ridosso della carreggiata.

Porporino è morto sul colpo ed ogni tentativo di soccorso è risultato vano. Sul luogo dell’incidente si sono recati i carabinieri di Roccella Ionica.

Materiale esplodente e droga, 5 arresti nel Crotonese

Agenti della Squadra Mobile della Questura di Crotone, unitamente a personale del Reparto Prevenzione Crimine “Calabria Settentrionale” di Cosenza, hanno arrestaro P. G., classe 1952, P. M. classe 1991 e B. F., classe 1992, indagati per il reato di detenzione di arma clandestina, porto abusivo di armi, inosservanza relativa alle modalità per il trasporto di armi ed esplosivi, inosservanza obbligo tenuta registro operazioni giornaliere, ricettazione in concorso.

Nello specifico, lungo la statale 106 nei pressi di Rocca di Neto, gli operatori, nel controllare l’autovettura a bordo della quale viaggiavano i tre soggetti, constatavano all’interno del cofano posteriore la presenza di materiale esplosivo di genere pirotecnico con potenziale verosimilmente elevato, trasportato in maniera illegale e senza alcuna cautela.
La verifica, effettuata da parte di personale specializzato, ha fatto emergere la presenza di prodotti esplosivi, del peso totale lordo di Kg. 60. In tre venivano sottoposti al regime degli arresti domiciliari, presso le proprie abitazioni.

Nel corso degli stessi servizi i poliziotti hanno denunciato in stato di libertà per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacenti, il crotonese S. G., classe 1996, in quanto, a seguito di perquisizione locale presso l’abitazione del predetto, veniva rinvenuto un bilancino di precisione intriso di sostanza stupefacente del tipo cocaina e marijuana, nonché 52 semi di cannabis.

Infine, sono finiti in manette S. S., classe 1979 e T. G., classe 1976, entrambi crotonesi, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, in quanto, lungo la 106 nei pressi del bivio di Cutro, a seguito di controllo dell’autovettura a bordo della quale viaggiavano i due soggetti, veniva rinvenuto, occultato sotto il sedile del conducente, un involucro di cellophane termosaldato contenente gr. 19,3 di cocaina. Pertanto, gli stessi venivano tratti in arresto e sottoposti al regime degli arresti domiciliari, presso le proprie abitazioni.

‘Ndrangheta, confiscati beni a uomo ritenuto vicino a clan

Dia antimafia

La DIA di Reggio Calabria ha eseguito un provvedimento di confisca di beni nei confronti di un 61enne di Melito Porto Salvo, già sorvegliato speciale, in passato ritenuto vicino all’omonima cosca di ‘ndrangheta.

Il provvedimento scaturisce dalle indagini svolte dalla Direzione Investigativa Antimafia e coordinate dal Procuratore Distrettuale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, sull’ingente patrimonio di Iamonte, infermiere presso l’A.S.P. di Reggio Calabria, che hanno consentito di accertare un’evidente sproporzione tra i redditi dichiarati, rispetto ai cospicui investimenti effettuati, risultati di provenienza illecita.

A suo carico è stata accertata, nel periodo 1999/2008, l’omessa segnalazione, prevista per legge, di numerose variazioni patrimoniali alla Guardia di Finanza, a cui era obbligato in quanto sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. Tali condotte gli hanno permesso di acquisire la titolarità di numerosi immobili senza disporre, ufficialmente, dei redditi necessari.

Per tali ragioni, il Tribunale di Reggio Calabria ha ravvisato nei confronti di Iamonte, almeno fino al 2014, una pericolosità sociale “generica”, poiché soggetto stabilmente dedito ad attività delittuose, ricomprendenti, oltre alle citate omissioni di natura patrimoniale, anche plurimi delitti di esercizio abusivo del credito.

La confisca effettuata oggi ha riguardato numerosi beni, tra cui 57 unità immobiliari ubicate a Melito Porto Salvo (fabbricati, appartamenti, cantine e locali ad uso commerciale), circa 14 ettari di terreno coltivato, un’autovettura di grossa cilindrata e rapporti finanziari. Il valore complessivo dei beni sottoposti a confisca ammonta a circa 5 milioni e mezzo di euro.

Incendio in una scuola (chiusa) del Catanzarese, indagano i carabinieri


Un incendio si è sviluppato la scorsa notte all’interno della scuola primaria “Michele Torcia” di Amato, che fa parte dell’Istituto Comprensivo Statale “Don G. Maraziti” di Marcellinara. Le fiamme hanno interessato l’edificio chiuso da mesi per i lavori di ristrutturazione e adeguamento sismico. Sul posto, in via Priolo, sono intervenute squadre dei Vigili del Fuoco del comando di Catanzaro.

Il rogo si è sviluppato all’interno di un locale attualmente utilizzato dall’impresa esecutrice dei lavori come deposito di materiale edile, andato completamente distrutto. Le fiamme hanno danneggiato anche parte del solaio del locale interessato con il distacco e la successiva caduta della parte inferiore delle pignatte.

Il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco con due mezzi e otto unità operative ha permesso di evitare che le fiamme potessero danneggiare altri locali attigui. Nessun elemento utile è stato rinvenuto rispetto alle cause del rogo, ma nessuna ipotesi al momento viene esclusa. Le indagini sono seguite dai carabinieri della Stazione di Marcellinara.

Auto contro un palo e poi nel canalone, muore un 47enne

Un 47enne è morto stamani in un incidente stradale avvenuto su viale Europa, nel quartiere Germaneto di Catanzaro. L’auto sulla quale viaggiava, una Lancia Y, per cause in corso di accertamento, è sbandata andando ad impattare violentemente contro un palo e terminando poi la sua corsa dentro un canalone per la raccolta delle acque meteoriche.

Il conducente è morto sul colpo. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del Comando di Catanzaro per estrarre la vittima dall’auto e recuperare la vettura con un autogru.

I rilievi per ricostruire la dinamica dell’incidente sono stati effettuati dalla Polizia locale.

Cosenza, smantellate le piazze di spaccio anche grazie a “mamme coraggio”

operazione Alarico, 47 Arresti per droga a Cosenza

Nella mattinata odierna, a Cosenza e in diversi Comuni dell’hinterland cosentino, i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, supportati da militari del 14° Battaglione Carabinieri “Calabria”, dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria e del Nucleo Cinofili di Tito, con la copertura aerea del velivolo dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione a 57 misure cautelari, di cui 21 in carcere, 26 agli arresti domiciliari e 10 sottoposizioni all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, emesse dai Giudici delle Indagini Preliminari del Tribunale di Cosenza e del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, nei confronti di altrettanti soggetti (3 dei quali minori), ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti”, “estorsione continuata”, “detenzione illegale di armi da fuoco e munizioni”, “ricettazione”, “furto in abitazione”, “spendita ed introduzione nello Stato di monete falsificate”, “detenzione e porto in luogo pubblico di arma clandestina”, “rapina aggravata” e “violazione degli obblighi della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno”.

L’indagine – condotta dalla Stazione Carabinieri di Cosenza Principale e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, dott. Mario Spagnuolo, e dal Procuratore della Repubblica per i minorenni di Catanzaro, dott.ssa Alessandra Ruberto – è stata avviata nel settembre 2016 a seguito dell’arresto in flagranza di reato di un 53enne, il quale, nel corso di una perquisizione presso la propria abitazione, situata nell’area dove insiste la famosa statua di “Alarico”, era stato trovato in possesso di un 1,7 kg di marijuana.

Dalle attività conseguentemente sviluppate è emerso da subito che quell’ingente quantitativo di stupefacente, da cui si sarebbero potute ricavare 6.850 dosi per un valore stimato in oltre 40.000,00 euro, non era altro che una piccola parte di un ben più vasto e florido mercato, alimentato dalle inesauribili richieste dei numerosi giovani tossicodipendenti. Infatti, dall’ulteriore sviluppo delle indagini i Carabinieri sono riusciti a delineare una fitta rete di spacciatori che, incessantemente, con frequenza oraria e dedizione maniacale, dimostrandosi sempre pronti a soddisfare ogni richiesta, hanno evidenziato di essere in grado di rifornire con droghe leggere e pesanti, anche cocaina ed eroina, diverse piazze di spaccio cittadine e della provincia cosentina. Le diverse attività captative nei confronti dei numerosi indagati, corroborate da importanti riscontri e sequestri a carico dei soggetti coinvolti in qualità di pusher o assuntori, hanno fatto via via emergere i canali di approvvigionamento dello stupefacente e una sempre più intricata rete di collegamenti, che si dipanava lungo le molteplici piazze di spaccio dislocate non solo a Cosenza – in modo particolare nei vicoli del Centro Storico, tra Piazza Valdesi e Piazza Piccola, nonché in Piazza Riforma, Piazza dell’Autolinea, Piazza dei Bruzi, Villetta di Via Roma, Rialzo (viale Mancini), Piazza San Nicola, Villa Giulia, Viale Alimena, Villa Nuova, Via Reggio Calabria – ma anche a Cerisano, Spezzano della Sila, Celico e Carolei.

In molte delle citate aree le telecamere strategicamente posizionate hanno immortalato centinaia di incontri fugaci con repentini scambi di dosi e denaro. Dinanzi all’evidenza della gran mole di elementi di prova raccolti, molti tossicodipendenti (226 quelli identificati, di cui 30 minorenni), sentiti dai Carabinieri, hanno ammesso di aver acquistato a più riprese sostanza stupefacente dagli indagati, rendendo informazioni assolutamente collimanti con quanto emerso dalle attività tecniche in ordine alle modalità di spaccio, ai luoghi delle cessioni, ai prezzi praticati, procedendo anche al riconoscimento fotografico degli spacciatori.

La gran parte dei soggetti coinvolti nelle condotte illecite sono risultati profondamente legati agli ambienti criminali, al punto che il GIP del Tribunale di Cosenza, nel fornire una puntuale connotazione in particolare di quelli aventi un notevole spessore delinquenziale, ha sottolineato testualmente: “benché gravati da plurime condanne, misure cautelari e di prevenzione, hanno incessantemente portato avanti le loro imprese criminali, quasi indifferenti e insensibili al rischio di controllo o di repressione delle Forze dell’ordine”.

Le indagini hanno tratto altresì stimolo ed importanti conferme dall’iniziativa di diverse madri che, in assenza di risorse in ambito familiare per fronteggiare il grave problema della tossicodipendenza dei figli ed al fine di recidere i pericolosi legami da questi ultimi intrattenuti con pericolosi pregiudicati per il procacciamento quotidiano dello stupefacente, si sono mostrate determinate a rivolgersi alla Stazione Carabinieri di Cosenza. Vere e proprie “mamme coraggio” che hanno deciso di collaborare con gli inquirenti pur di salvare dalla tossicodipendenza i figli, nella speranza di poter garantire loro ed a tanti altri assuntori un futuro migliore, lontano da contesti criminali.
In particolare, le dichiarazioni rese dalla madre di un giovanissimo assuntore hanno fatto emergere ed ulteriormente avvalorato le responsabilità di alcuni maggiorenni coinvolti nel traffico di stupefacenti, i quali, per minimizzare i rischi nell’espletamento dell’attività illecita, non esitavano ad impiegare stabilmente minori di età tanto nell’attività di trasporto e confezionamento dello stupefacente approvvigionato, quanto in quelle di procacciamento dei clienti e nello smercio delle cosiddette “dosi di strada”.

È proprio in questa delicata fase di sviluppo dell’attività investigativa che i Carabinieri, ampliando il monitoraggio su ulteriori soggetti e luoghi di spaccio, sono risaliti a tre pusher minorenni, cristallizzando le condotte delittuose per ben 34 episodi di cessione di stupefacenti, anche cocaina, e documentando numerosi contatti con i clienti assuntori, spesso anch’essi minori, intercettati in prossimità di alcune scuole del capoluogo bruzio.
In uno dei tanti riscontri eseguiti, i Carabinieri, notata la presenza di due pusher maggiorenni in compagnia di uno dei citati minori all’interno di un circolo ricreativo cosentino, hanno proceduto ad un minuzioso controllo rinvenendo cinque dosi di hashish di diversa pezzatura, per un ammontare complessivo di oltre 18 grammi, celati all’interno degli slip del minore, nonché 280 euro in due mazzette, provento della pregressa attività di spaccio. Tale dato ha rappresentato l’ulteriore conferma del quadro probatorio già delineato che vede i minori porsi costantemente al servizio di alcuni degli indagati maggiorenni.
Addirittura in un caso, uno degli spacciatori, sebbene minore, in concorso con il proprio padre, ha posto in essere una grave condotta estorsiva, incutendo timore, mediante pesanti minacce, nei suoi clienti-assuntori al fine di recuperare i crediti vantati per la compravendita dello stupefacente, arrivando al punto di percuotere violentemente le proprie vittime e di cagionare loro lesioni personali.

Altrettanto preoccupanti sono gli stratagemmi utilizzati per introdurre la droga all’interno della casa circondariale di Cosenza, attraverso la collaborazione di mogli e conviventi che, occultato lo stupefacente in bocca avvolto in una pellicola, durante i colloqui lo passavano con un bacio ai familiari ristretti.

Ciò è quanto emerso da intercettazioni in cui uno degli indagati ha descritto in dettaglio ai suoi familiari le modalità esecutive dello stratagemma ideato da un altro detenuto per ricevere quantitativi di stupefacente, poi ceduti agli altri detenuti in cambio di pacchetti di sigarette.

Sintetizzando in pochi numeri le risultanze della manovra investigativa condotta dai Carabinieri di Cosenza in oltre due anni sul fronte della droga, si potrebbe fare riferimento a 374 episodi di cessioni di stupefacenti documentati con l’identificazione di 226 assuntori, di cui 30 minorenni;
6,2 kg. di marijuana, 2 kg. di hashish, 50 gr. di cocaina e 70 gr. di eroina, complessivamente sequestrati nei vari servizi, molti dei quali culminati con l’arresto in flagranza di pusher;
22 assuntori segnalati alla Prefettura di Cosenza.

In aggiunta al già grave panorama criminale tracciato, nel corso dell’attività investigativa è emersa anche la disponibilità di armi da fuoco da parte di diversi soggetti monitorati, due dei quali arrestati in flagranza di reato: uno nel marzo 2016, a seguito del rinvenimento di una pistola revolver Smith & Wesson cal.38 con matricola abrasa, di 8 proiettili del medesimo calibro, di 1,6 kg di marijuana e 100 gr. di hashish; l’altro nell’agosto 2017, trovato in possesso di un fucile da caccia cal.12, avente matricola abrasa, con relativo munizionamento, oltre a 1,7 kg. di marijuana, 500 gr. di hashish e 20 gr. di cocaina.
Armi che gli indagati hanno tentato di occultare con particolare attenzione, come comprovato dall’incredibile scoperta effettuata in una perquisizione risalente a novembre 2017: nel corso dell’attività i Carabinieri hanno individuato un foro appositamente realizzato da un pregiudicato nel pavimento del suo appartamento per consentire un diretto collegamento con l’abitazione sottostante, ove gli occupanti (una donna ed il figlio minore, entrambi sottoposti a misura cautelare) avrebbero potuto celare armi e droga in caso di controlli dei Carabinieri.

In diversi altri episodi, sono stati documentati il porto clandestino di pistole perfettamente funzionanti che, come rilevato dalle intercettazioni registrate, “…avrebbe dovuto essere utilizzata per commettere un agguato…”. In particolare, in una circostanza uno degli indagati, nel rivolgersi esplicitamente al suo complice, ha rammentato l’esigenza non solo di muoversi armati, ma di farsi trovare pronti all’azione, con il colpo in canna (“…hai già messo il coso in canna..”, “…e devi girare la pistola con il colpo…”).

Gli stessi soggetti, a riprova della caratura criminale, hanno pianificato anche di utilizzare una pistola per sparare ad un altro malvivente per futili motivi, dicendo con agghiacciante freddezza “..questi quattro na bastano… a bucarci proprio un piede”. . L’articolato quadro accusatorio si completa con una lunga serie di reati contro il patrimonio.

Tra gli arrestati figura anche uno degli autori della rapina consumata il 16 luglio 2016 ai danni del supermercato Carrefour, sito in via G. Marconi a Cosenza, da due individui, travisati ed armati di una pistola, i quali avevano trafugato l’intero incasso giornaliero consistente in ben 1.000 euro, per poi dileguarsi nelle vie limitrofe a bordo di una moto.

Le indagini poste in essere dai Carabinieri hanno permesso di individuare anche i componenti di due distinti gruppi criminali, resisi responsabili di 11 furti in abitazione, perpetrati in zone rurali e cittadine, la cui refurtiva consistente in oro, oggetti preziosi, attrezzi agricoli, per un valore complessivo stimato in circa 15.000 euro, è stata in parte recuperata e restituita ai legittimi proprietari.

Inoltre è stata accertata un’attività di spendita di banconote contraffatte di vario taglio da parte di 6 pregiudicati cosentini. Decisivo in questo senso l’apporto di alcuni titolari di esercizi commerciali che, alla vista delle banconote contraffatte, spesso del taglio di 10, 20, 50 e 100 euro propinate dagli odierni indagati, hanno denunciato immediatamente i fatti ai Carabinieri.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i malviventi cosentini si sono costantemente riforniti di banconote contraffatte a Napoli, così come dichiarato da uno degli stessi nel corso di un interrogatorio davanti agli inquirenti: “Andavamo a Napoli…ho preso 7.000 euro falsi e gli ho dato 350 euro”. Approvvigionatisi delle banconote, avrebbero speso il denaro falso presso esercizi commerciali presenti sulla costa tirrenica, tra Paola, San Lucido, Belvedere e Diamante, ottenendo oltre alla merce così illecitamente acquistata anche il resto in banconote originali.

Contestualmente all’esecuzione delle misure, i Carabinieri hanno dato altresì esecuzione a 19 decreti di perquisizione domiciliare emessi dalla Procura della Repubblica di Cosenza nei confronti di ulteriori soggetti indagati in stato di libertà, a vario titolo, per i medesimi reati.

Bancarotta e appalti truccati, arrestati un sindaco del Cosentino e il figlio

Guardia di Finanza Cosenza

Un sindaco del Cosentino è stato arrestato dai finanzieri di Scalea insieme a suo figlio nell’ambito di una inchiesta coordinata dalla Procura di Paola che contesta bancarotta fraudolenta e irregolarità in appalti pubblici. Si tratta del primo cittadino di Maierà, centro dell’alto Tirreno cosentino, Giacomo De Marco e del figlio Gino.

L’ordinanza di misura cautelare in carcere è stata emessa dal gip presso il Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, su richiesta del procuratore capo della Repubblica, Pierpaolo Bruni e del sostituto Maria Francesca Cerchiara.

Contestualmente, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo avente ad oggetto quote societarie, nonché rapporti finanziari e beni immobili e mobili per un totale di circa 1,5 milioni di euro.

Il provvedimento cautelare, personale e reale, si colloca in un più ampio contesto di indagini riguardo la verifica della liceità degli appalti pubblici e che, in questo caso, – spiega la Procura di Paola- hanno consentito di delineare un quadro indiziario particolarmente grave in ordine a condotte di bancarotta fraudolenta ed autoriciclaggio. L’operazione è stata chiamata “Affari in famiglia”.

L’inchiesta – Le attività investigative, concentrate sul fallimento di una società riconducibile al sindaco, sono state condotte attraverso una meticolosa attività di analisi dei bilanci, della documentazione contabile e bancaria ed hanno fatto emergere numerose condotte dolosamente distrattive dei beni aziendali e finalizzate a danneggiare i
creditori, tra cui l’Erario ed una società in house della Regione Calabria.

Secondo l’accusa, la condotta che maggiormente descrive la gravità dei comportamenti fraudolenti che sarebbero stati posti in essere ha riguardato la sottoscrizione di un contratto di affitto di ramo d’azienda tra la società fallita ed un’altra società amministrata dal figlio del sindaco (ma, di fatto, amministrata da quest’ultimo) il cui scopo sarebbe stato quello di svuotare la società fallita in danno dei creditori.

Il ramo d’azienda, locato per soli 1.200 euro all’anno, comprendeva importanti voci del patrimonio sociale, comprese le attestazioni S.O.A. (necessarie per partecipare a gare d’appalto) ed ha consentito alla società del figlio del sindaco di aggiudicarsi numerosi appalti pubblici per importi prossimi a vari milioni di euro.

Ed è stata proprio l’aggiudicazione di questi appalti ad aver aggravato il quadro accusatorio, costituendo, spiegano gli inquirenti, l’impiego in attività imprenditoriale di beni di origine illecita, un’ipotesi di autoriciclaggio.

In mattinata è prevista una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Paola, alla quale interverranno il procuratore Pierpaolo Bruni, il colonnello Marco Grazioli, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza ed il tenente Federico Gragnoli, comandante della tenenza Gdf di Scalea.

Blitz antidroga a Cosenza, 57 misure cautelari

operazione Alarico, arresti a Cosenza

Una vasta operazione antidroga è in corso a Cosenza dove oltre 500 carabinieri del comando provinciale stanno eseguendo 57 misure cautelari a carico di altrettante persone, tra cui minorenni, con accuse a vario titolo di spaccio, estorsione, armi rapine, furti e altri reati.

Il provvedimento è stato emesso dai giudici per le indagini preliminari dei tribunali di Cosenza e dei minori di Catanzaro su richiesta delle locali procure. L’operazione è denominata in codice “Alarico”

Numerose sono le perquisizioni in corso a carico di ulteriori soggetti indagati nell’inchiesta.

I dettagli dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà in mattinata presso il comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza alla presenza del procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo.

‘Ndrangheta all’Asp di Reggio: “Dipendenti vicini a cosche”

Asp Reggio Calabria

“Dipendenti con pregiudizi penali e legati da rapporti di parentela con esponenti di primo piano della ‘ndrangheta; situazione generalizzata di grave disordine organizzativo, assolutamente fuori controllo”; controlli “zero” sul profilo contabile e della legittimità degli atti relativi ai fornitori, bilanci “orali”: sono alcuni motivi che hanno portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Asp di Reggio Calabria.

Il decreto del Presidente della Repubblica è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e vi sono allegate le relazioni del prefetto di Reggio Michele di Bari e del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nella relazione si cita il caso di due dipendenti condannati per associazione mafiosa con sentenze divenute irrevocabili e licenziati solo dopo mesi.

“E’ significativo – scrive Salvini – come, negli anni passati, l’azienda abbia omesso di adottare le misure disciplinari nei confronti di dipendenti condannati in via definitiva per associazione o per reati aggravati dall’art. 7”.

“All’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata nell’amministrazione dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria”, si legge nel decreto del presidente della Repubblica dell’11 marzo scorso con cui è stato disposto lo scioglimento dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria per infiltrazioni della ‘ndrangheta.

Al decreto, pubblicato in Gazzetta ufficiale e che fa seguito alla decisione del governo del 7 marzo scorso di sciogliere l’azienda sanitaria calabrese, è allegata la relazione firmata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che cita, a sua volta, la relazione del prefetto di Reggio Calabria dopo l’accesso antimafia presso l’Asp.

“Il prefetto – riporta la relazione del ministero dell’Interno – richiama le risultanze di recenti operazioni di polizia giudiziaria che attestano l’accentuata propensione delle organizzazioni ‘ndranghetiste ad ingerirsi nel settore della sanità pubblica. In tale contesto, assume rilevanza emblematica la circostanza che con riferimento a due dipendenti condannati ai sensi dell’articolo- bis del codice con sentenze divenute irrevocabili rispettivamente a luglio e ad ottobre 2018, solo nel successivo mese di novembre l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria ha avviato la procedura finalizzata alla risoluzione del rapporto di lavoro.

Viene inoltre stigmatizzata la fitta e intricata rete di rapporti di parentela, di affinità e di frequentazione che legano esponenti anche apicali della criminalità organizzata locale a numerosi soggetti che prestano attività lavorativa alle dipendenze dell’azienda, alcuni dei quali con pendenze o pregiudizi di natura penale”.

Nella relazione ministeriale si evidenzia, poi, che “in ordine ai rapporti tra l’Asp di Reggio Calabria e le strutture private accreditate nonché le farmacie e i depositi farmaceutici, le risultanze dell’accesso hanno disvelato l’assoluta mancanza di una corretta attività di pianificazione nonché il costante superamento dei limiti annuali di spesa fissati dal competente dipartimento dell’amministrazione regionale con una conseguente, indebita erogazione di risorse finanziarie.

In proposito, le verifiche esperite dall’organo ispettivo hanno evidenziato le gravi inadempienze dell’azienda che ha sistematicamente omesso di richiedere le prescritte certificazioni antimafia procedendo alla stipula di contratti, per importi anche rilevanti, con imprese in stato di amministrazione giudiziaria o già destinatarie di informative interdittive, alcune delle quali confermate in via definitiva dal giudice amministrativo”.

Ong tedesca soccorre migranti in Libia, Salvini: “Vadano in Germania”

traffico di migranti
Archivio

La nave della Ong tedesca Sea Eye ha soccorso al largo della Libia 64 migranti che si trovavano a bordo di un gommone. “Sono tutti al sicuro sulla nostra nave” ha twittato l’organizzazione umanitaria.

L’allerta era scattato su segnalazione di Alarm Phone, il servizio telefonico che fornisce ai migranti un numero da chiamare in caso di difficoltà e che aveva ricevuto una telefonata dall’imbarcazione, che si trovava al largo di Zuwarah e sulla quale ci sarebbero anche 10 donne e 6 bambini.

“Nave battente bandiera tedesca, Ong tedesca, armatore tedesco e capitano di Amburgo. È intervenuta in acque libiche e chiede un porto sicuro. Bene, vada ad Amburgo”, ha fatto sapere il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Occhiuto forza la mano per le regionali: “Sono io il modello Calabria”

Mario Occhiuto
Mario Occhiuto

Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto forza la mano in vista delle prossime elezioni regionali di novembre in Calabria e rilancia la sua candidatura a governatore nonostante le frizioni all’interno del centrodestra, coalizione, con in testa i catanzaresi (per esempio i forzisti Aiello e Abramo, nonché la meloniana Ferro, e in particolare la Lega) che non ha ancora deciso chi candidare. In ogni caso Occhiuto, evidentemente forte dell’investitura del partito cosentino e in parte calabrese (l’azzurra Santelli, sua vicesindaco a Cosenza) intende presentare il suo “modello” per la Calabria in una convention che terrà sabato 13 aprile nel centro agroalimentare di Lamezia terme.

“Ho una proposta nuova da sottoporre all’attenzione dei calabresi, a coloro che si riconoscono nei partiti della coalizione di centro destra, a cominciare da Forza Italia – ma spiega Occhiuto in una nota – anche da tutti coloro che, pur non riconoscendosi nei partiti, vogliono diventare protagonisti della costruzione di un’altra Calabria”.

Mario Occhiuto invita “i cittadini di tutte le province calabresi a esserci, le donne e gli uomini, i militanti di pensiero, gli azionisti di idee, che vogliono ascoltare quanto ha da proporre, in modo da costruire insieme un programma e percorrere così un cammino comune di trasformazione”.

“Non una candidatura al buio, la mia – prosegue Occhiuto – ma con una ben definita identità e un ben definito patrimonio nell’esperienza amministrativa sul territorio. Sulle mie proposte voglio quindi avviare un vasto confronto con i partiti, con la gente, con i territori che rappresentano attraverso le loro specificità la ricchezza della Calabria. È mia intenzione aprire una fase di dialogo e di discussione con i partiti della coalizione, con le categorie sociali, i singoli cittadini che potranno partecipare attivamente, da protagonisti, e che potranno dar vita a liste civiche, con l’obiettivo di costruire un programma condiviso ed arricchito da tanti contributi concreti e realizzabili”.

Bisognerà ora capire le reazioni degli alleati. L’appuntamento è comunque per sabato 13 aprile alle 9,30 nel Centro agroalimentare della zona industriale di Lamezia Terme.

Creolina in una scuola di Catanzaro, nessun intossicato

Fase intervento Vigili del fuocoUna sostanza tossica, assimilabile alla creolina, è stata versata la notte scorsa nei locali del primo piano dell’istituto tecnico Maresca Ferraris Petrucci di Catanzaro. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco ed unità del nucleo Nbcr che hanno ha effettuato rilievi di tipo strumentale e prelevato alcuni campioni della sostanza poi consegnati ai laboratori dell’Arpacal per le ulteriori analisi di competenza.

Dalle misurazioni strumentali effettuate è risultata una concentrazione di vapori in aria tale da dover interdire l’accesso a tutta la zona dell’Istituto in attesa della bonifica da parte degli enti preposti.

Ieri, nella stessa struttura scolastica, nella zona adibita a laboratori tecnici, si era verificato un evento simile ma in forma più lieve che non aveva comunque compromesso il normale svolgimento delle lezioni. Nell’edificio, stamani, non c’erano studenti. Venuti a conoscenza della situazione sono rimasti nel piazzale esterno. Nessuno è rimasto intossicato, informano i vigili del fuoco

Tamponano anziano con la pretesa di ottenere denaro, arrestati

Hanno deliberatamente tamponato un anziano automobilista con la loro auto e, approfittando della sua età, 88 anni, lo hanno accusato di avere provocato l’incidente stradale riuscendo a farsi consegnare tutti i soldi che aveva nel portafogli, circa 100 euro. Due persone, Enzo Amato, di 39 anni, e Marcus Milate, di 21, entrambe con precedenti, sono state arrestate e poste ai domiciliari dalla Polizia di Stato a Reggio Calabria con l’accusa di estorsione.

I due, secondo quanto ricostruito dalla Polizia di Stato, hanno inscenato il tamponamento ottenendo la somma quale risarcimento del danno subito, ma l’accaduto è stato notato da un poliziotto dell’Ufficio Immigrazione della Questura, libero dal servizio, che si trovava in zona.

L’agente è intervenuto in soccorso dell’anziano e ha chiesto l’ausilio di due motociclisti della Polizia di Stato che hanno fermato Amato e Milate e li hanno accompagnati negli uffici della Questura reggina.

Rissa in un bar di Lamezia, 7 persone denunciate

rissaUna lite per futili motivi, forse per degli apprezzamenti ad una ragazza, sfociata in una rissa. E’ accaduto qualche giorno addietro a Lamezia Terme dove sette persone sono state denunciate in stato di libertà dalla Polizia di Stato per rissa e lesioni personali.

La lite, avvenuta all’interno di un bar e poi proseguita all’esterno del locale in una struttura coperta adiacente, ha visto coinvolti tre cittadini rom a sostegno dei quali ne sono giunti altri tutti residenti nella comunità di Scordovillo che hanno lanciato oggetti, sedie, vasi e bicchieri.

Sul posto, oltre ai poliziotti, sono intervenute pattuglie di finanzieri e carabinieri. Le indagini hanno permesso di ricostruire quanto accaduto individuando e identificando tutti i responsabili.

Riace, la Cassazione rinvia atti di Lucano al Riesame: “Manca frode”

Domenico Lucano
Domenico Lucano

Mancano indizi di “comportamenti” fraudolenti che Domenico Lucano, il sindaco sospeso di Riace, avrebbe “materialmente posto in essere” per assegnare alcuni servizi, come quello della raccolta di rifiuti, a due cooperative dato che le delibere e gli atti di affidamento sono stati adottati con “collegialità” e con i “prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato”. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi e relative all’udienza che lo scorso 26 febbraio si è conclusa con l’annullamento con rinvio del divieto di dimora a Riace, la cittadina calabrese diventata un simbolo per l’accoglienza dei migranti. La misura cautelare era stata disposta dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria lo scorso 16 ottobre nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Locri che ha rinviato a giudizio Lucano. L’udienza è aggiornata al 4 aprile.

Rileva inoltre la Cassazione che non solo non sono provate le “opacità” che avrebbero caratterizzato l’azione di Lucano per l’affidamento di questi servizi alle cooperative L’Aquilone e Ecoriace, ma è la legge che consente “l’affidamento diretto di appalti” in favore delle cooperative sociali “finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate” a condizione che gli importi del servizio siano “inferiori alla soglia comunitaria”. Per questo il riesame deve rivalutare il quadro per sostenere l’illiceità degli affidi. Invece, per gli ‘ermellini’, ci sono gli elementi di “gravità indiziaria” del fatto che Lucano si sia dato da fare per favorire la permanenza in Italia della sua compagna Lemlem. Ma a questo riguardo, bisogna considerare “la relazione affettiva” che intercorre tra i due e lo stato di incensurato di Lucano prima di decidere nuovamente per il mantenimento del divieto di dimora.

Per la Cassazione, Lucano ha cercato di aiutare solo Lemlem “tenuto conto del fatto” che il richiamo a “presunti matrimoni di comodo” che sarebbero stati “favoriti” dal sindaco, tra immigrati e concittadini, “poggia sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare”.

“Il mio auspicio è che ci sia giustizia”. Lo ha detto Domenico Lucano, sindaco sospeso di Riace alla trasmissione Circo Massimo su Radio Capital intervenendo dopo che sono state rese note le motivazioni della Cassazione relative all’udienza che lo scorso 26 febbraio si è conclusa con l’annullamento con rinvio del divieto di dimora a Riace, la cittadina calabrese diventata un simbolo per l’accoglienza dei migranti.

“Ora mi aspetto con tutto il cuore che il divieto di dimora possa cadere”, ha aggiunto. “Su questo confido – ha aggiunto Lucano – perché non era veramente possibile il discorso del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ho dedicato grande parte della mia vita, almeno negli ultimi anni, alla causa degli ultimi perché spontaneamente da quando, e non ero nemmeno sindaco, è arrivato un veliero sulla costa, mi sono adoperato. Non avevo un secondo fine. Questo è stato un fatto fantastico per Riace e per i centri dell’interno che non hanno delle prospettive per il futuro. Ora mi aspetto con tutto il cuore che il divieto di dimora possa cadere”.

Sequestrati 500 mila euro di beni ad associazione

Guardia di finanza Crotone 2I finanzieri del Gruppo di Crotone, al termine di indagini patrimoniali delegate dal procuratore regionale della Corte dei Conti Rossella Scerbo e dal sostituto procuratore generale Marcella Papa, ha sottoposto a sequestro conservativo oltre 500 mila euro di un’associazione operante, tra l’altro, nel settore delle prestazioni di servizi ad anziani e disabili nonché della formazione professionale, e dei rappresentanti legali.

L’operazione è l’epilogo di una più ampia indagine dei finanzieri che avevano accertato la vera veste giuridica dell’associazione quale ente commerciale e non senza fine di lucro. Già in passato la Finanza aveva accertato indebite percezioni di contributi pubblici per un milione oltre a 10 milioni di ricavi non dichiarati, dal 2011, e la scoperta di fatture false per oltre 2 milioni. Ulteriori controlli sugli stessi soggetti hanno evidenziato condotte illecite volte all’ottenimento di contributi regionali a titolo di borse lavoro, integrazioni salariali e formazione professionale. (Ansa)

Controlli sui depuratori di Cerisano, 2 in regola, uno sversava reflui

depuratore cerisanoI carabinieri forestali di Cosenza, nell’ambito di attività di indagine delegata dalla procura della Repubblica di Cosenza hanno proceduto nei giorni scorsi a controllare gli impianti di depurazione a servizio del centro abitato del comune di Cerisano.

Nell’ambito dell’attività, mentre per due dei tre depuratori presenti non sono state riscontrate irregolarità, per quello ubicato in località “Santo Ianni” è stato accertato che le acque reflue in uscita da un vecchio depuratore venivano scaricate nel limitrofo vallone Ianno in assenza di formale autorizzazione allo scarico.

Da accertamenti effettuati lungo il corso del vallone dove vengono scaricate le acque reflue in uscita dal depuratore è stata accertata la  presenza di notevole eutrofizzazione (abbondanza di sostanze nutritive, ndr) delle acque superficiali dovuta, presumibilmente, all’elevato carico organico in uscita dallo stesso con conseguente deterioramento e danneggiamento delle acque del Vallone Ianno.

Tale attività di controllo ha portato, oltre ad elevare sanzione amministrativa, alla denuncia del responsabile comunale dell’area tecnica per il reato di danneggiamento aggravato di acque pubbliche.

Viaggiava in auto con cocaina, arrestato giovane catanzarese

cocaina polizia
Archivio

Viaggiava su un’automobile ad alta velocità R.I.S., catanzarese di 24 anni, ma sul suo percorso ha trovato le pattuglie della Squadra Volante che, nella serata di ieri in servizio di controllo del territorio sulle strade periferiche della città, lo hanno notato ed gli hanno intimato l’Alt.

Sin da subito il giovane ha manifestato nervosismo e sudorazione e, su richiesta dei poliziotti ha consegnato un involucro contenente due pezzetti di sostanza del tipo hashish.
Gli Agenti, insospettiti, hanno comunque effettuato le perquisizione personale e del veicolo, nel quale è stato rinvenuto un involucro nero di notevole dimensioni con all’interno una sostanza bianca e solida del tipo cocaina.

Il 24enne è stato condotto negli Uffici della Questura, per gli ulteriori accertamenti e le analisi di delle sostanze rinvenute, a cura del personale della Polizia Scientifica, che ha confermato la natura degli stupefacenti: 2,8 grammi del tipo hashish e 154,4 grammi di cocaina.

Sussistendo la flagranza di reato, connotata anche da particolare gravità connessa al possesso di un considerevole quantitativo di cocaina, il giovane è stato arrestato e, su disposizione del magistrato di turno condotto nel carcere di Catanzaro – Siano. Si è proceduto anche a porre sotto sequestro tutto lo stupefacente rinvenuto e l’automobile condotta dall’arrestato.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO