13 Ottobre 2024

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Violenta una donna, la perseguita e spara verso casa, preso uomo violento

Carabinieri corigliano cassanoHa prima tentato un approccio sessuale su una donna che l’ha subito respinto, poi in preda all’ira l’ha trascinata con la forza riuscendo nell’intento di violentarla. Mesi di tormento per una giovane sui trentanni che è stata perseguitata da un uomo violento che l’ha pure intimidita sparando colpi di pistola vicino casa.

Il calvario è finito con l’arresto dell’uomo, un cassanese di 43 anni,  da parte dei carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro al termine di una delicata indagine coordinata dalla procura guidata da Eugenio Facciolla e condivisa dal giudice che ha emesso l’ordinanza.

L’incubo è iniziato a dicembre dello scorso anno, quando l’uomo – secondo l’accusa -, ha costretto la donna, più giovane di lui di oltre dieci anni, a seguirlo presso un’abitazione disabitata di Villapiana. All’interno della casa l’uomo ha tentato sin da subito un approccio fisico, che è stato respinto dalla donna. Ma lei durante il tentativo di fuga da quella “casa-prigione”, è stata afferrata dalle mani e trascinata a forza nel letto dove ha subito una violenza sessuale.

Dopo quell’episodio la spirale di violenza nei confronti della vittima non è finita, tanto che l’uomo iniziava a tormentarla giornalmente, prima con messaggi, chat e telefonate, quindi con intimidazioni e minacce, anche fisiche, che avevano il loro apice qualche settimana fa, quando l’uomo, faceva appiccare il fuoco al portone di una stretta amica della vittima, quindi, è arrivato a sparare quattro colpi di arma da fuoco nelle vicinanze dell’abitazione della donna, i cui bossoli sono stati trovati il giorno successivo in strada.

Dalle indagini dei Carabinieri della Tenenza di Cassano allo Ionio è emerso come vi fosse stato nel giro di pochi mesi un graduale aggravamento della condotta tenuta dall’arrestato, che raggiungeva il culmine nei due episodi dell’incendio del portone e dei quattro colpi sparati e che “denotavano un pericoloso atteggiamento dell’uomo, ossessionato dalla donna e disposto a qualsiasi cosa pur di non perderla”, ha sottolineato il Gip nell’ordinanza, aggiungendo che l’indagato “mostra una personalità irascibile ed incline alla violenza, indirizzata non solo nei confronti della persona offesa, ma anche nei confronti di chiunque si frapponga fra lui e la stessa”, con una concreta possibilità di poter arrivare al compimento di episodi di violenza fisica ancor più gravi di quelli già portati a termine.

Gli stessi Carabinieri durante una perquisizione presso l’abitazione dell’uomo, nei giorni scorsi, hanno proceduto al sequestro penale di tutte le armi legittimamente detenute e le munizioni trovate in casa, per omessa custodia e omessa denuncia di munizioni, nonché al fine di evitare che le stesse potessero essere utilizzate per compiere ulteriori atti di violenza.

Sulla base dei fatti descritti e del grave impianto accusatorio, fondato non solo sulle denunce della vittima, ma anche sugli oggettivi riscontri documentali e sulle dichiarazioni concordi di diversi testimoni, nonché sulla base della pericolosità del soggetto, l’A.G. applicava all’uomo la misura cautelare ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale e atti persecutori.

Violenze su convivente, arrestato 30enne dopo inseguimento

Auto della PoliziaUn 30enne, L.A., è stato arrestato da personale del Commissariato di Lamezia Terme della Polizia in esecuzione di un’ordinanza di custodia in carcere emessa dal gip su richiesta della Procura lametina, con le accuse di maltrattamenti in famiglia, lesioni ed altro.

L’uomo, tra l’altro, alla vista di una Volante è fuggito all’alt, effettuando manovre pericolose, percorrendo a velocità sostenuta, ed anche contromano, alcune vie di Lamezia e costringendo la Volante ad un inseguimento, nel corso del quale, per evitare la collisione, è stata costretta ad uscire di strada andando ad impattare con un’auto ferma.

Gli agenti sono rimasti feriti e l’auto di servizio danneggiata. Dalle indagini, svolte dall’Ufficio Anticrimine, è emerso che l’uomo, ex sorvegliato speciale, aveva posto in essere una serie di atti violenti ed intimidatori nei confronti della convivente, colpendola al viso, strattonandola, causandole lesioni, recandosi più volte nella sua abitazione e inviandole numerosi messaggi.

Allevatori scomparsi, trovata l’auto bruciata ed effetti personali. Si teme il peggio

Scomparsa Rosario Manfreda Salvatore ManfredaSi affievoliscono le speranze di ritrovare in vita i due allevatori, Rosario e Salvatore Manfreda, padre e figlio di 68 e 35 anni, misteriosamente scomparsi il giorno di Pasqua a Petilia Policastro, centro del Crotonese. Si teme che i due uomini siano rimasti vittime di “lupara bianca”, ossia uccisi e i loro corpi fatti scomparire nel nulla.

I carabinieri, insieme ai colleghi del nucleo cinofili di Firenze, riferisce una nota del comando provinciale pitagorico, hanno rinvenuto la loro auto, una Ford Maverick, totalmente carbonizzata in località Caravà, a San Mauro Marchesato. Era la vettura con la quale sarebbero dovuti andare nel loro allevamento ma non hanno fatto più ritorno.

I militari, setacciando una vasta area hanno inoltre rinvenuto a Mesoraca, in località Sant’Antonio, oggetti personali riconducibili agli scomparsi nonché materiale biologico sul quale sono in corso specifici accertamenti. Le ricerche continueranno nei prossimi giorni anche con l’ausilio di unità cinofile del Nucleo di Bologna.

Rapinano anziano, in carcere due donne rumene

polizia volantiPersonale del Commissariato di Siderno della polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Locri nei confronti di due donne di nazionalità romena, accusate di rapina aggravata nei confronti di un ottantenne, aggredito il 28 marzo scorso all’interno della sua autovettura.

In particolare, secondo l’accusa, le due donne, introducendosi nell’auto e prendendo posto l’una sul sedile anteriore lato passeggero e l’altra sul sedile posteriore, hanno intimato all’uomo di consegnare loro la somma di 5 euro, poi altri 2 euro, ed infine 20 euro.

Le due donne, nonostante questo, non avevano abbandonato l’auto e, minacciandolo e usando violenza per impedirgli di urlare, hanno sottratto al pensionato il telefono cellulare e l’apparecchio acustico del valore di 1.600 euro, per poi allontanarsi. Le due donne sono state rintracciate poco dopo dagli agenti grazie alla descrizione da parte della vittima e trovate con parte della refurtiva.

Da Salerno in Calabria per rubare. Ladre seriali beccate grazie a Facebook

Dalla Campania in Calabria per rubare. Ladre seriali beccate grazie a FacebookErano scesi dalla Campania per compiere lo scorso maggio una serie di furti in Calabria ma sono stati traditi dal loro accento e da Facebook, che la Polizia, nelle indagini, ha utilizzato per il riconoscimento facciale. Così due ladre seriali di 49 e 26 anni sono state rintracciate e bloccate insieme al compagno quarantenne di una delle due donne.

I tre erano scesi da una zona del Cilento (area del Salernitano) con un’auto noleggiata dall’uomo e il primo furto lo hanno compiuto in una gioielleria di Melicucco (Reggio Calabria). Entrate nell’esercizio, con destrezza diabolica le due riescono a rubare preziosi per circa duemila euro.

La titolare della gioielleria sporge denuncia e racconta al personale di polizia del Commissariato di Polistena tutti i dettagli, compreso l’accento campano, abbigliamento e corporatura, insieme ad un particolare: che ad attendere le donne fuori in auto c’era uomo, che faceva da palo. Tanto basta agli agenti per avviare le prime indagini.

Nel frattempo giungono notizie di altri furti compiuti in zona con lo stesso modus operandi. Estrapolate le riprese dei circuiti di videosorveglianza i poliziotti riescono ad avere i primi riscontri al racconto della gioielliera. In primis, coi volti delle due sospette; in seguito leggono la targa dell’auto e risalgono a una ditta di noleggio con sede in Campania. Sono i primi tasselli. L’uomo che ha fittato l’auto (si scoprirà che ha noleggiato più vetture) è lo stesso che ha accompagnato le due donne in trasferta.

Risaliti all’identità dell’uomo, gli agenti per avere certezza e risalire alle ladre spulciano tra i profili social e scoprono che l’autista intrattiene una relazione con una donna che si suppone sia una delle due “Eva Kant”. Non solo, con la funzione del riconoscimento facciale incrociano i volti e il risultato appare chiaro: sono le stesse riprese dall’occhio elettronico a Melicucco. Le due donne vengono così compiutamente identificate.

Altre indagini, questa volta con i tabulati telefonici. Ed è qui che gli agenti cristallizzano il quadro indiziario: i telefoni dei tre sospetti, infatti, in quei giorni, agganciano le celle di Melicucco e di altri centri vicini. Prove schiaccianti che hanno infine convinto la Procura di Palmi guidata dal procuratore Ottavio Sferlazza a chiedere al gip del locale tribunale Dioniso Pantano una misura cautelare per furto aggravato in concorso. Il giudice ha così disposto per i tre un obbligo di dimora nel loro paese di origine, nel Salernitano. La misura è stata eseguita ieri mattina dal personale del Commissariato di Polistena con i colleghi della Squadra Mobile di Salerno.

Incidente a Catanzaro tra un’auto e un furgone, due feriti

Incidente a Catanzaro tra un'auto e un furgone, due feritiE’ di due persone ferite il bilancio di un incidente stradale avvenuto stamane nel centro abitato del quartiere Santa Maria, nel comune di Catanzaro.

Le vetture coinvolte sono una Hyundai i20 ed un furgone Fiat Ducato. A seguito dell’impatto, avvenuto per cause in corso di accertamento, il furgone ha proseguito la sua marcia danneggiando altre due auto regolamentate parcheggiate.

La conducente della Hyundai è stata soccorsa e trasportata in ospedale da sanitari del 118. Le sue condizioni non sarebbero gravi. Il conducente del furgone è stato invece medicato in ambulanza.

Sul posto Polizia stradale e municipale per i rilievi del caso. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco del comando di Catanzaro che hanno messo in sicurezza dei mezzi coinvolti. Disagi per la viabilità. La zona interessata, in prossimità della chiesa di Santa Maria di Zarapoti, è stata chiusa al transito sino al termine delle operazioni di soccorso.

Cocaina come “sorpresa” in uovo di Pasqua, arrestati coniugi incensurati

droga uovo di PasquaI carabinieri di Santa Maria del Cedro (Cosenza) hanno arrestato due coniugi di 39 e 37 anni di Grisolia, incensurati, per detenzione ai fini di spaccio di cocaina. I militari hanno eseguito una perquisizione nell’abitazione della coppia e trovato 50 grammi di cocaina. La droga era contenuta all’interno di un contenitore normalmente utilizzato per le sorprese delle uova di Pasqua.

La donna, alla vista dei carabinieri, ha cercato di disfarsi della droga gettando dal balcone l’involucro. Durante la perquisizione sono stati rinvenuti anche un bilancino di precisione e materiale utilizzato per il confezionamento della droga.

I coniugi, condotti in caserma, sono stati arrestati in flagranza di reato e su disposizione della Procura della Repubblica di Paola, sono stati posti agli arresti domiciliari a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Allevatori scomparsi a Pasqua, ancora nessuna traccia. Ricerche senza soste

Rosario Manfreda Salvatore Manfreda
Da sinistra padre e figlio Rosario e Salvatore Manfreda

Proseguono incessantemente, da parte dei carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro e del Comando Provinciale di Crotone, le ricerche dei due allevatori di Petilia Rosario e Salvatore Manfreda, rispettivamente padre e figlio, scomparsi il giorno di Pasqua a bordo della loro autovettura Ford Maverick di colore nero.

Le forze messe in campo dai militari, anche con l’ausilio del Nucleo Elicotteri e di unità cinofile, per il momento non hanno permesso il loro rintraccio. Le ricerche sono comunque in corso.

Mafia ed energia, chiesti 12 anni per il “re dell’eolico” Vito Nicastri

Vito Nicastri
Vito Nicastri

Il Pm della Dda di Palermo Gianluca De Leo ha chiesto la condanna a 12 anni di carcere per concorso in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni per l’imprenditore Vito Nicastri detto il “re dell’eolico”.

Nicastri è stato coinvolto nell’inchiesta della Procura di Palermo su un giro di mazzette alla Regione che ha per protagonista Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia ora vicino alla Lega. L’inchiesta ha una tranche romana che riguarda il sottosegretario della Lega Armando Siri, accusato di corruzione.

Nicastri era stato arrestato lo scorso anno. Per i pm sarebbe vicino al boss Matteo Messina Denaro a cui avrebbe finanziato la latitanza. All’imprenditore vennero concessi i domiciliari, ma da casa “il re dell’eolico” avrebbe continuato a delinquere e a fare affari violando i divieti di comunicazione imposti dal giudice.

La circostanza è venuta fuori proprio nell’indagine sulle presunte mazzette alla Regione, nel frattempo aperta dalla Procura, che coinvolge anche Arata e alcuni dirigenti regionali. E ha spinto la Procura a chiedere per l’imprenditore il ripristino della custodia cautelare in carcere.

Mentre i pm continuavano a indagare sulle tangenti che sarebbero state pagate per sbloccare procedimenti amministrativi legati alle energie rinnovabili, proseguiva il processo in abbreviato per concorso in associazione mafiosa e intestazione fittizia in cui Nicastri è stato imputato dopo l’arresto dell’anno scorso.

Con l’imprenditore sono finiti davanti al gup il fratello Roberto, anche lui accusato di concorso in associazione mafiosa, per cui oggi sono stati invocati 10 anni. Coinvolti per le stesse accuse anche Melchiorre Leone e Girolamo Scannariato, per cui sono stati chiesti 12 anni e Giuseppe Bellitti, per cui è stata sollecitata la condanna a 10 anni.

L’arresto di Nicastri nel Marzo 2018

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Pino Galati indagato per concorso esterno in associazione mafiosa

Giuseppe Pino Galati
Giuseppe “Pino” Galati

L’ex deputato del centrodestra (Forza Italia) Giuseppe Galati è indagato dalla Dda di Catanzaro per concorso esterno in associazione mafiosa.

L’accusa, nuova, emerge dall’avviso conclusione indagini notificato al politico e ad altre 21 persone nell’inchiesta Quinta Bolgia che nel novembre scorso portò all’arresto di 24 persone tra le quali lo stesso Galati, posto ai domiciliari. Il suo provvedimento fu poi annullato dalla Cassazione.

L’inchiesta riguarda presunti illeciti nella gestione del servizio ambulanze all’ospedale di Lamezia. Galati è ora accusato di essersi attivato a favore della cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte e del sottogruppo Putrino, profondendo “il suo impegno politico per l’assegnazione di gare, appalti o posti di lavoro, soprattutto nel campo sanitario, ma anche presso la Sacal”, la società di gestione dell’aeroporto di Lamezia, “in cambio del costante impegno” degli affiliati “a procurare più voti possibili ai fini dell’elezione diventando sostanzialmente il politico di riferimento della cosca”.

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‘Ndrangheta, estradato dalla Spagna il latitante Giuseppe Di Marte

Giuseppe Di Marte
Giuseppe Di Marte

Questa mattina, al termine delle procedure di estradizione avviate dalla Spagna, è giunto all’aeroporto di Roma Fiumicino il rosarnese Giuseppe Di Marte, di 31 anni, arrestato lo scorso 6 marzo 2019 a Madrid, dopo 8 mesi di latitanza trascorsi tra l’Italia ed il paese iberico.

L’arresto del Di Marte, avvenuto contestualmente a quello di Rosario Grasso, 37enne, ritenuto esponente di spicco della cosca di ‘ndrangheta dei Cacciola-Grasso di Rosarno, è giunto a conclusione delle indagini condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, i cui esiti sono stati riversati alla Polizia nazionale spagnola, che ha localizzato ed arresto in Spagna i due ricercati.

La cattura dei due è giunta all’esito di una pressante attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, avviata all’indomani dell’operazione di polizia “Ares”, che il 9 luglio 2018 ha permesso di disarticolare due tra le più temibili articolazioni della ‘ndrangheta attive nella Piana di Gioia Tauro.

L’indagine “Ares”, condotta dal Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro tra il 2017 ed il 2018, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e del sostituto procuratore Adriana Sciglio, ha permesso di individuare per la prima volta due aggregazioni della ‘ndrangheta, quella dei “Cacciola-Grasso” e quella dei soli “Cacciola”, contrapposte tra loro, radicate nella Piana di Gioia Tauro e riconducibili alla società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria.

In particolare, le indagini avrebbero attribuito a Rosario Grasso un ruolo di assoluto vertice della cosca “Cacciola-Grasso”, comprovando altresì il suo particolare attivismo nell’importazione di sostanze stupefacenti in Europa, grazie ai contatti diretti che poteva vantare con gli esponenti dei cartelli colombiani e venezuelani.

La stessa indagine “Ares” avrebbe ilontre permesso di accertare il ruolo rivestito da Giuseppe Di Marte, quale narcotrafficante di fiducia di Grasso ed a completa disposizione delle esigenze della cosca, in qualità di “promotore, organizzatore e co-finanziatore dell’organizzazione diretta dal Grasso e finalizzata all’importazioni di impressionanti partite di cocaina dalla Colombia”.

Le indagini si sono avvalse, per i profili di collaborazione internazionale, dell’apporto fornito dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga-DCSA e dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia-SCIP.

Decreto crescita, no a Salva-Roma. Lega soddisfatta, Conte: “Andiamo avanti”

Il premier Giuseppe Conte
Il premier Giuseppe Conte

Dopo circa quattro ore termina uno dei Consigli dei ministri più tesi della storia giallo-verde. La riunione, alla fine, vede il vicepremier Matteo Salvini ottenere quanto aveva annunciato prima del Cdm alle telecamere: lo stralcio di gran parte della norma Salva Roma dal decreto crescita, in particolare dei commi 2,3,4,5 e 6. Ma le scorie della riunione non finiscono qui. Il M5S perde in Cdm ma annuncia battaglia in sede di conversione di legge del decreto e avverte il leader della Lega che non farà sconti sulla vicenda Siri.

La mossa del leader della Lega di annunciare lo stralcio del Salva Roma ai cronisti davanti Palazzo Chigi prima del Cdm fa andare su tutte le furie il premier Giuseppe Conte. “Non siamo tuoi passacarte”, avrebbe detto il capo del governo a Salvini invitandolo ad avere rispetto per l’organo collegiale di governo.

Ad alzare la tensione della riunione è anche il caso Armando Siri. Il M5S pone la questione al centro delle battute iniziali del Cdm, mantenendo il punto sulla necessità che il sottosegretario leghista si dimetta.

I toni si alzano attorno al tavolo di governo dove, alle 20, si presentano i ministri leghisti al gran completo mentre tra i M5S sono presenti solo Alberto Bonisoli, Elisabetta Trenta e Barbara Lezzi. Luigi Di Maio arriva alle 21, dopo aver registrato “diMartedì” e aver visto, dagli studi di La7, il suo alleato annunciare vittoria sulla norma Salva Raggi fuori dalla sede di governo.

“La Lega è soddisfatta, i debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani ma restano in carico al sindaco”, esulta Salvini a fine serata. “La norma è stata approvata a metà, con i commi 1 e 7. E’ un punto di partenza, sul resto decideranno le Camere”, replicano fonti di governo M5S. Mentre, dal Campidoglio, la reazione allo stralcio della norma è secca. Se la norma alla fine non passasse Lega avrebbe fatto un dispetto a tutti i romani, sarebbe stato lo sfogo della sindaca Virginia Raggi ai suoi.

Passa, apparentemente senza problemi, la norma sui rimborsi ai risparmiatori truffati delle banche. E il tetto dell’indennizzo diretto, tra la soddisfazione del M5S, aumenta da 100mila a 200mila.

Conte: “Andiamo avanti con determinazione”
“Oggi è stata una lunga e proficua giornata. Dopo un Consiglio dei ministri durato fino a tarda sera, abbiamo definitivamente approvato il decreto-legge “Crescita”, con il quale diamo un forte impulso alla ripresa economica del Paese con misure concrete a sostegno delle imprese e degli investimenti”. Lo scrive il premier Giuseppe Conte dopo la riunione in Consiglio dei ministri.

“Il pacchetto di misure che abbiamo messo in campo – spiega il presidente del Consiglio – include innanzitutto una serie di norme studiate per il nostro prezioso tessuto di piccole e medie imprese, favorendone l’accesso a numerose forme di finanziamento e riducendo in modo significativo il carico fiscale che grava sulle loro spalle”.

“Abbiamo previsto significativi interventi per l’ambiente, come il potenziamento del bonus per la riqualificazione energetica degli edifici e gli incentivi all’economia circolare, e per il rilancio del settore dell’edilizia. Abbiamo introdotto misure che permetteranno ad Ilva di riprendere la propria attività con la nuova gestione”.

“È stato inoltre definito – sottolinea Conte – un percorso normativo a sostegno dei Comuni, a partire da Roma, in difficoltà finanziaria, sul quale il Parlamento potrà intervenire ancora in sede di conversione. Ma non dimentichiamo che la crescita non può prescindere dall’attenzione alla persona e dalla fiducia che i cittadini nutrono nel sistema Paese”.

È per questo che il decreto-legge include una norma che estende e rafforza gli incentivi per il rientro dei “cervelli” dall’estero: vogliamo che i nostri giovani abbia la possibilità di costruirsi un futuro in Italia e contribuire così alla crescita del Paese. Per la stessa ragione – conclude il premier – il Governo ha incluso nel decreto la norma che permetterà il rimborso dei risparmiatori danneggiati dalle crisi bancarie. Andiamo avanti, con determinazione e fiducia, sulla strada della crescita e dello sviluppo sociale”.

Il Petrolio dell’Eni contaminò vasta area in Val d’Agri, un arresto e 13 indagati

Un dirigente dell’Eni, all’epoca dei fatti responsabile del Centro Oli di Viggiano (Potenza), è finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta condotta dai carabinieri del Noe e coordinata dalla Procura potentina su una fuoriuscita di petrolio che nel febbraio 2017 contaminò il “reticolo idrografico” della Val d’Agri. L’arresto è stato deciso dal gip di Potenza su richiesta della Procura. Nell’inchiesta sono indagate 13 persone tra le quali anche componenti del comitato tecnico regionale della Basilicata e l’Eni.

Il procedimento penale, nel cui ambito è stata emessa la misura cautelare, riguarda, in qualità di indagati, non solo alcuni dirigenti della suddetta compagnia petrolífera, ma, anche, pubblici ufficiali facenti parte del Comitato tecnico regionale (Ctr) della Basilicata il cui compito era quello di controllare, sotto il profilo della sicurezza e dei rischi ambientali, l’attività estrattiva dell’ENI.

In particolare sono indagate tredici persone fisiche ed una persona giuridica (l’ENI) per i reati di disastro, disastro ambientale, abuso d’ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale ed altro.

Le indagini – spiegano gli inquirenti – prendevano avvio nel gennaio 2017, in coincidenza con il rilevamento di un copioso sversamento di “idrocarburi” nel depuratore dell’area industriale di Viggiano, ubicato nei pressi del Centro Oli di Viggiano.

I Carabinieri del Noe, eseguiti numerosi sopralluoghi nell’intera arca industriale, nel febbraio 2017, individuavano, lungo il perimetro esterno dei Centro Olio Vai d’Agri di Eni ubicato a Viggiano, un pozzetto all’interno del quale defluivano incessantemente acque miste a idrocarburi dei tutto simili a quelle rinvenute nel depuratore.

Di seguito veniva disposto il sequestro penale del pozzetto. I campioni dei liquidi prelevati dal pozzetto in sequestro e nel depuratore risultavano sovrapponibili.

Ulteriori accertamenti chiarivano che gli idrocarburi dispersi dall’impianto si erano infiltrati nella rete fognaria consortile, sfruttandone le crepe ed il suo deflusso incontrava
– e, quindi, contaminava – il reticolo idrografico della Val d’Agri non distante (circa 2 km) dall’invaso dei Pertusillo, che rappresenta la fonte primaria di approvvigionamento della gran parte di acqua destinata ai consumo umano della Regione Puglia oltre che la fonte da cui proviene l’acqua indispensabile per l’irrigazione di un area di oltre 35.000 ettari di terreno.

La Procura della Repubblica di Potenza avvalendosi dell’ausilio tecnico di un Consulente disponeva, con decreto, un’ispezione locale eseguita in data 6 marzo 2017 su tutta l’area industriale di Viggiano, ivi compreso il reticolo idrografico, con il supporto del NOE.

La fonte della perdita di idrocarburi veniva individuata nei serbatoi di stoccaggio dei greggio stabilizzato.

Le indagini evidenziavano
la grave compromissione della capacità di tenuta dei serbatoi in cui era contenuto il greggio estratto, cosiddetto greggio stabilizzato (e le indagini evidenzieranno come tali problematiche fossero ben note alla dirigenza del Di Me di Viggiano – unità di vertice dalla quale dipende il Centro Olio Val d’Agri – sin dai 2012) caratterizzati dalla presenza di fori passanti sul fondo dei tanks che avevano dato luogo a perdite di prodotto mai comunicare agli organi competenti.

L’accusa sottolinea come le indagini avessero evidenziato che i serbatoi, all’epoca, erano privi dei doppifondi, misura precauzionale elementare ma di evidente importanza per evitare la dispersione nell’ambiente dei greggio stabilizzato contenuto dei serbatoi (doppi fondi che, infatti, venivano realizzati solo dopo il disastro);

la conseguente sostanziale inerzia dei responsabili dell’impianto ENI rispetto al pericolo di un grave ed incombente pericolo per l’ambiente e per l’eco sistema circostante, ritenuto meno rilevante rispetto alle esigenze produttive;

la consapevole inerzia di un organismo pubblico, quale il Ctr, che aveva il compito di verificare lo stato dell’impianto quanto alia sussistenza dei requisiti indispensabili per impedire danni all’ambiente.

Ed invero, la responsabilità di vigilare sullo stato dei serbatoi e sulla loro tenuta, oltre che sull’ENI, ricadeva sul Comitato Tecnico Regionale della Basilicata (organo di vigilanza sugli impianti a rischio di incidente rilevante, qual è quello di Eni in Val d’Agri) che in occasione del rinnovo dei Rapporto di Sicurezza, con proprio verbale prescrisse maggiore frequenza di controlli sui fondi dei serbatoi valutando l’ipotesi di dotarli di doppio fondo, accettando, poi, contraddittoriamente, in concreto, che tali controlli non venissero espletati con la necessaria e prevista frequenza (circostanza che aveva, poi, una influenza nella determinazione causale dei disastro).

Si accertava, infatti, che le prescrizioni, evidentemente precauzionali, non venivano ottemperate dal gestore dell’impianto, cioè dall’ENI, senza che il CTR intervenisse con provvedimenti inibitori e sanzionatori, divenendo, secondo il costrutto accusatorio, concausa dell’evento di dispersione dei greggio nell’ambiente circostante (peraltro, poi, qualificato come incidente rilevante dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare).

AI termine delle investigazioni, da un quadro investigativo ampio e complesso, è stato possibile ricavare, nitidamente, i profili del delitto di disastro ambientale, e, quindi, non solo, la contaminazione e la compromissione di 26mila mq di suolo e sottosuolo dell’area industriale di Viggiano e dei reticolo idrografico a valle dell’impluvio denominato “fossa del lupo”, non solo una situazione di incombente pericolo per uno dei più importanti bacini idrici dell’Italia meridionale, ma anche la compromissione di una vasta area che si trova a cavallo degli impianti ENI e dell’invaso dei Pertusillo.

Tale compromissione era determinata dalla indispensabile opera di bonifica, ancora in corso, dell’area contaminata che ha imposto di estrarre in modo continuo tutte le acque di falda dell’area stessa (oramai contaminate) e trattarle come rifiuto, sicchè se per un verso, si è impedita la propagazione della contaminazione, tuttavia, per altro verso, si è privata delle indispensabili risorse idriche una vasta area della Regione con inevitabile gravi
conseguenze sulla matrice ambientale.

Petilia Policastro, padre e figlio scomparsi a Pasqua: ricerche

Allevatori scomparsi a Petilia Policastro, ricerche per Rosario e Salvatore Manfreda
Archivio

Due allevatori, padre e figlio, risultano scomparsi dal giorno di Pasqua a Petilia Policastro, nel crotonese. I due, Rosario e Salvatore Manfreda, rispettivamente di 69 e 34 anni, sono usciti a bordo di un fuoristrada e non hanno più fatto rientro a casa.

Non vedendoli tornare, i familiari hanno presentato denuncia ai carabinieri, che hanno avviato le ricerche. Al momento non è stata trovata neanche la vettura dei due che, secondo quanto si è appreso, sono incensurati.

I carabinieri stanno sentendo i familiari dei due scomparsi per cercare elementi utili a chiarire quanto accaduto. Al momento nessuna ipotesi viene esclusa dagli investigatori.

Cosenza, operazione Pasqua sicura: controlli e denunce per droga

Anche quest’anno per le Festività Pasquali il Comando Provinciale dei Carabinieri di Cosenza ha predisposto sull’intera Provincia ed, in particolare, nelle aree solitamente meta di turisti ed escursionisti, un robusto spiegamento di forze volto sia al contrasto dei fenomeni predatori e di illegalità in genere, sia alla tutela dell’incolumità dei cittadini delle strade rese sicuramente più caotiche dai numerosi automobilisti.

Oltre all’implementazione dei servizi di perlustrazione delle aree rurali, nella zona urbana, a supporto delle pattuglie della Compagnia cittadina, è stato coinvolto, per l’occasione, anche un team specializzato nell’antiterrorismo: si tratta della Squadra Operativa di Supporto del 14° Battaglione “Calabria”, composta da personale altamente qualificato per interventi ad alto rischio.

Proprio nell’ambito di questa programmata attività di prevenzione, i militari della Sezione Radiomobile di Cosenza, durante il servizio di controllo alla circolazione stradale hanno proceduto a denunciare a piede libero per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, R.G., 45enne cosentino.

I militari, dopo aver sorpreso quest’ultimo in possesso di una dose di cocaina da 0,5 grammi in un involucro in cellophane, proseguivano con una tempestiva perquisizione domiciliare rinvenendo, occultati nella camera da letto, 7,5 grammi di hashish corredati da un vero e proprio kit da spaccio completo di bilancino di precisione perfettamente funzionante nonché materiale da taglio e confezionamento. Quanto rinvenuto è stato posto sotto sequestro.

I Carabinieri della stessa Sezione hanno poi proceduto a denunciare, per minaccia resistenza a pubblico ufficiale, R.V.S., 24enne di origini polacche che, probabilmente in stato di ubriachezza, aveva importunato con atteggiamenti molesti i clienti ed il personale di un noto locale di Cosenza. Il ragazzo, nella serata di sabato scorso, all’interno del bar “Buddha Bruni” di viale Cosmai, dopo essersi opposto all’identificazione, inveiva con gravi minacce di morte, nei confronti dei carabinieri intervenuti su richiesta dei titolari dell’attività. Dato il suo stato di alterazione psicofisica, dovuto verosimilmente all’assunzione di alcol, è stato necessario richiedere l’intervento anche del personale del 118 per la somministrazione di un calmante.

Di particolare rilevanza il rinvenimento di un fucile e della droga occultata all’interno di un magazzino del centro storico del Capoluogo Bruzio da parte dei Carabinieri della Compagnia urbana. I Militari della Stazione di Cosenza Principale, all’esito di mirati accertamenti info-investigativi, hanno rinvenuto, accuratamente occultato all’interno di un magazzino incustodito nell’area in via salita Sant’Agostino del rione Massa, un fucile calibro 16 oggetto di furto nel 2013, e ben 25 grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina confezionati e pronti allo spaccio.

Il contrasto ai reati in materia di stupefacenti ha permesso altresì di segnalare, quali assuntori, alla Prefettura di Cosenza 5 persone trovate in possesso di modiche quantità di sostanza stupefacenti.

In tale quadro non sono mancati anche degli arresti su ordine di carcerazione. I Carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno eseguito 6 arresti, di cui 3 in esecuzione di ordinanze in carcere del Tribunale Ordinario su richiesta della Procura della Repubblica di Cosenza e 3 per ordini di carcerazione emessi dalla Procura Generale di Catanzaro.

Scoperta in Egitto una necropoli con 35 mummie

Necropoli Assuan Egitto
Due mummie sovrapposte, probabilmente di una madre con il figlio (fonte: Ansa/Università di Milano)

Scoperta in Egitto un’antica tomba che conserva ancora 35 mummie, sarcofagi, anfore, vasi e materiali per maschere funerarie: considerata una vera e propria necropoli, in uso dal periodo tardo-faraonico al periodo romano (VI secolo a.C.-IV secolo d.C.), è riemersa dalla sabbia di Assuan, insieme al geroglifico che riporta il nome del suo proprietario ‘Tjt’, grazie agli scavi condotti dalla missione italo-egiziana coordinata dall’Università degli Studi di Milano e dal Ministero delle Antichità egiziano.

Gli scavi, diretti da Patrizia Piacentini, docente di Culture del Vicino Oriente Antico, del Medio Oriente e dell’Africa dell’Università di Milano, insieme a Abdelmanaem Said, del Ministero delle Antichità egiziano, hanno mappato circa 300 tombe databili tra il VI secolo a.C. e il IV secolo d.C., situate sulla riva occidentale di Assuan, nell’area che circonda il Mausoleo dell’Aga Khan.

La ‘nuova’ tomba, già depredata dai ladri nell’antichità, presenta una stanza funeraria principale e una laterale: nella prima sono state trovate 30 mummie ben conservate, tra le quali alcune di bambini piccoli che erano state depositate in una lunga nicchia laterale, e appoggiata a una parete, una barella intatta in legno di palma e strisce di lino, usata dalle persone che avevano depositato le mummie nella tomba.

A corredo, vasi contenenti bitume per la mummificazione, ‘cartonnages’ bianchi pronti per essere dipinti e altri già dipinti, una statuetta in legno ben conservata e dipinta dell’uccello-Ba, che rappresenta lo spirito del defunto. Nella seconda stanza funeraria sono state trovate quattro mummie, accompagnate da vasi che contenevano ancora resti di cibo, fondamentale per il ‘viaggio’ che il defunto si accingeva a compiere. Due mummie sovrapposte, probabilmente di una madre e di suo figlio, erano ancora coperte da ‘cartonnage’ dipinto, una sorta di maschera funeraria fatta con papiro, mentre un sarcofago era stato scavato direttamente nel pavimento roccioso. (Ansa)

Fonte riprese dall’Ansa, fonte: Università Statale di Milano ed EIMAWA 2019 

“Salva Roma”, Salvini insiste: “Si aiutino tutti non solo Raggi”

"Salva Roma", Salvini insiste: "Si aiutino tutti non solo Raggi".
Ansa

“Salva Roma” è la norma che riaccende lo scontro politico. La tregua di Pasqua tra M5S e Lega non dura che una manciata d’ore. Oggi il Consiglio dei ministri è chiamato a dare il via libera (questa volta “con intese”) al decreto crescita.

Il vicepremier Matteo Salvini al Giornale radio Rai (Radio1) insiste: “Regali a qualcuno non ne facciamo. Non ci può essere un intervento salva-Raggi quando ci sono tanti comuni italiani in difficoltà e che hanno bisogno. O si aiutano tutti oppure non ci sono cittadini di serie A o di serie B, così come non ci sono sindaci di Serie A e di Serie B”. “No, no, abbiamo troppe cose da fare quindi figuriamoci se la Lega abbia voglia di far saltare tutto questo”, ha detto ancora Salvini.

“Cosa penso del muro della Lega su Roma? Nulla, trovo grave che per fare campagna si colpisca la capitale lanciando slogan su un provvedimento a costo zero – ha detto Luigi Di Maio -. È probabile che Salvini non abbia compreso la natura della misura, visto che punta a non far pagare più non solo ai romani gli interessi su un debito vecchio di 20 anni alle banche, ma anche a tutti gli italiani considerato che i 300 mln il governo Berlusconi li prese nel 2008 dalla fiscalità generale. Spiegherò io stesso tutto questo a Salvini e sono sicuro che troveremo una soluzione”.

“Qualsiasi norma che vada ad aiutare un Comune va benissimo, io ho Roma particolarmente nel cuore – ha detto il ministro alla Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, intervistata ad “Agorà” su Rai Tre -, ma dobbiamo tenere in considerazione il fatto che esistono altri Comuni: l’idea è fare in modo che altri Comuni, che abbiano delle necessità, siano presi in considerazione”.

Riguardo al Cdm “il dibattito di oggi deve portare a una sintesi tra le esigenze di Roma e quelle di altri Comuni”, con “norme anche per altri”. Alla domanda se la misura uscirà dal Cdm, replica: “vediamo”. (Ansa)

Dosi di cocaina e marijuana in un’intercapedine di casa, in manette

L'intercapedine dove era nascosta la droga.Aveva nascosto dosi di cocaina e marijuana in un’intercapedine della propria abitazione a Paravati di Mileto. Un uomo di 39 anni, Michele Galati, è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari dai carabinieri con l’accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente.

A trovare la droga sono stati i carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia nell’ambito di una serie di perquisizioni domiciliari effettuate nel comune del vibonese e nelle sue frazioni.

I militari, con l’ausilio dei colleghi del Nucleo cinofili e successivamente dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, hanno squarciato alcune pareti dell’appartamento trovando la droga, già suddivisa in dosi, assieme alla somma di 1.740 euro in contanti. (Ansa)

Manna: “Proporremo candidatura Cosenza-Rende capitale della cultura”

Manna: “Proporremo, al prossimo bando, la candidatura univoca delle città di Cosenza e Rende a capitale della cultura europea”. Lo afferma il Sindaco di Rende, Marcello Manna.

“Le due città – spiega – hanno un patrimonio culturale, artistico e scientifico che rappresenta un unicum nel Mezzogiorno e che deve diventare motivo di sviluppo per tutto il comprensorio. Come arricchimento della nostra dotazione culturale, peraltro, il 4 maggio la Città di Rende riceverà sessanta opere di fama internazionale.

Seguendo l’esempio di Matera e Plovdiv (Città della Bulgaria, altra capitale della cultura 2019, ndr) l’area di Cosenza-Rende – dice Manna – avrebbe tutti i requisiti per ambire a questo prestigioso riconoscimento”.

Secondo il sindaco di Rende “la presenza delle tracce di tutte le civiltà storiche, la testimonianza dell’arte contemporanea, un’università che è centro di ricerca e di sperimentazione all’avanguardia sono fattori che possono tranquillamente dare dignità a una candidatura che formalizzeremo non appena si apriranno i relativi termini dei bandi nazionali”.

“Per la Calabria – conclude Manna -sarebbe uno straordinario volano di crescita sostenibile e turistica e confidiamo di poter avere un sostegno ampio per un’idea che non è avveniristica e che impegnerà le future generazioni”.

Come avanzare la candidatura e come funziona

Le “Capitali europee della Cultura” rientrano in progetto della Commissione europea che finora, in trentanni, ha “premiato” oltre 50 città europee e non.

Designazione delle capitali europee della Cultura negli stati membri dell’Ue

Sei anni prima dell’anno della nomina, gli Stati membri ospiti selezionati pubblicano un invito a presentare candidature, – è scritto sul sito della commissione europea – in genere attraverso il proprio ministero della Cultura. Le città interessate a partecipare al concorso devono presentare una proposta.

Le domande presentate sono esaminate sulla base di una serie di criteri stabiliti in una fase di preselezione condotta da una giuria di esperti indipendenti del settore della cultura. La giuria opera una prima selezione delle città, che sono invitate a presentare domande più dettagliate.

La giuria si riunisce nuovamente per valutare le domande definitive e raccomanda una città per paese ospitante. A questo punto la città prescelta è ufficialmente designata Capitale europea della cultura.

La Commissione ha il compito di garantire che le norme stabilite a livello dell’UE siano rispettate nel corso di tutta la procedura.

Dalla designazione all’attuazione…

Le capitali europee della cultura sono ufficialmente designate quattro anni prima dell’anno in cui saranno capitali della cultura. Un così lungo anticipo è necessario per pianificare e preparare un evento di tale complessità. Nel corso di questi quattro anni la giuria, con il sostegno della Commissione europea, svolge un ruolo permanente di sostegno alle capitali europee della cultura sotto forma di consulenze, orientamento e monitoraggio dei preparativi.

Al termine di questo periodo di monitoraggio, la giuria valuterà l’opportunità di raccomandare o meno l’assegnazione da parte della Commissione europea del premio Melina Mercouri (attualmente pari a 1,5 milioni di euro, finanziati dal programma dell’UE Europa creativa).

…E alla valutazione dei risultati

Ogni anno la Commissione europea pubblica una relazione di valutazione sui risultati delle manifestazioni “Capitale europea della cultura” dell’anno precedente. A partire dal 2019 saranno le capitali stesse a elaborare la propria valutazione, che sarà poi trasmessa alla Commissione entro la fine dell’anno successivo a quello della nomina.

Le capitali europee della cultura già designate fino al 2022 sono:

• 2019 – Plovdiv (Bulgaria) e Matera (Italia)

• 2020 – Fiume (Croazia) e Galway (Irlanda)

• 2021 – Timișoara (Romania), Elefsina (Grecia) e Novi Sad (Serbia, paese candidato)

• 2022 – Kaunas (Lituania) ed Esch (Lussemburgo)

Il concorso per il titolo di Capitale europea della cultura 2023 si svolge in Ungheria con la riunione di selezione finale a dicembre 2018. Nel 2017 l’Estonia e l’Austria hanno pubblicato inviti a presentare candidature per lanciare il concorso per il titolo di Capitale europea della cultura 2024 e le loro riunioni di preselezione si terranno rispettivamente a fine 2018 e inizio 2019. Lo scorso settembre la Germania ha pubblicato il proprio invito per lanciare il concorso per il titolo di Capitale europea della cultura 2025, mentre la Slovenia dovrebbe fare altrettanto entro la fine di quest’anno.

L’elenco cronologico degli Stati membri che possono ospitare la manifestazione dal 2020 al 2033 è già noto. È incluso nell’allegato alla decisione adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio ad aprile 2014.

Questo nuovo quadro, modificato da una recente decisione del Parlamento europeo e del Consiglio, consente a una città di un paese candidato, di un potenziale candidato all’adesione all’UE o di un paese dell’Associazione europea di libero scambio che è parte dell’accordo sullo Spazio economico europeo (i cosiddetti paesi EFTA/SEE) di detenere il titolo ogni tre anni. Queste città saranno selezionate attraverso un concorso generale, il che significa che città di paesi diversi possono competere tra loro. Il prossimo concorso di questo tipo è stato lanciato per il titolo di Capitale europea della cultura 2024 con una preselezione che si terrà a novembre 2018.

Le città che intendono partecipare in futuro devono attendere l’annuncio di un concorso nel proprio paese e successivamente compilare e presentare una proposta in risposta all’invito a presentare candidature pubblicato dall’autorità responsabile del concorso (in genere il ministero della Cultura).

Colpiti da Daspo tentano di entrare al Granillo per vedere la Reggina, arrestati

Con Daspo tentano di entrare al Granillo per vedere la Reggina, arrestatiNon avevano resistito alla tentazione di vedere una partita di calcio, anche se non potevano perché colpiti da una misura di Daspo emessa nel 2017 dall’allora Questore di Reggio Calabria.

Così due persone, Z.G., di 27 anni e P.G., (23), entrambi reggini, sono stati arrestati dalla Polizia mentre tentavano di entrare allo stadio Granillo in occasione della partita di Lega Pro Reggina-Casertana disputata lo scorso 20 aprile. Un altro soggetto, anche lui con daspo, è stato denunciato.

Accortisi della vicina presenza degli Agenti, i tre si sono subito dati alla fuga nel tentativo di non farsi identificare. Gli agenti li hanno però riconosciuti, raggiunti e bloccati. Il primo soggetto aveva un daspo fino febbraio 2022, mentre il secondo sino ad agosto 2019.

I due sono stati quindi arrestati per la violazione del divieto di accesso ai luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive ed il loro arresto è stato convalidato dall’autorità giudiziaria in data 22 aprile. Sono i primi arresti per violazione del divieto registrati nella provincia reggina.

L’altro giovane, riuscito a fuggire, è stato comunque riconosciuto per S.A., di 43 anni, anch’egli sottoposto al divieto di accedere negli stadi ed è stato denunciato in stato di libertà alla procura della Repubblica di Reggio.

“Le manifestazioni tutte – spiega il Questore di Reggio Calabria Maurizio Vallone – si devono svolgere in assoluta sicurezza e non è accettabile che soggetti già autori di comportamenti scorretti possano reiterare gli atteggiamenti per i quali sono stati destinatari dei Daspo. La Questura vigilerà attentamente in occasione dei prossimi impegni calcistici della  “Urbs Reggina 1914” proprio per impedire che comportamenti irregolari o violenti possano compromettere, con sanzioni o squalifiche, le legittime aspirazioni sportive della Società e dei veri tifosi reggini. Ringrazio gli Agenti per la prontezza e la professionalità dimostrata nella circostanza”, ha concluso il Questore.

Nei prossimi giorni la Divisione Anticrimine della Questura provvederà a valutare l’inasprimento della misura di prevenzione personale a carico di tutti e tre i soggetti identificati.    

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