13 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 516

Quiz per la patente pilotati, un arresto e 7 denunce tra Matera e Cosenza

(ANSA) – MATERA, 11 MAG – Attraverso l’utilizzo di microcamere e auricolari bluetooth inseriti in una polo “modificata”, suggeriva ai candidati le risposte per superare i quiz per l’esame della patente di guida: il titolare di una scuola guida del Potentino è stato arrestato e posto ai domiciliari dalla Polizia stradale che, tra le province di Potenza, Matera e Cosenza, ha inoltre denunciato sette persone.

Rapinano concessionaria, in carcere padre, figlio e suocero

Rapinano concessionaria, in carcere padre, figlio e suoceroAgenti delle Volanti e della Squadra mobile della Polizia di Crotone hanno arrestato tre persone ritenute responsabili di una rapina ai danni di un concessionario di auto. Si tratta di tre congiunti di cui sono state diffuse solo le iniziali: D.M., 52enne, il figlio N.M., di 27 anni e il suocero di quest’ultimo, C.P., di 47.

Secondo l’accusa i tre sono gli autori di una rapina avvenuta lungo la statale 106, ai danni di un concessionario, un cittadino di nazionalità bulgara. La vittima ha dato l’allarme dichiarando di essere stato aggredito e malmenato da quattro persone, giunte presso l’autosalone dove lavora, e che al termine del pestaggio si erano impossessate di una delle autovetture esposte, una Fiat 500, per poi allontanarsi a bordo dell’auto sottratta e di altre due autovetture con le quali erano arrivati.

I poliziotti hanno avuto modo di raccogliere informazioni e hanno individuavano l’autovettura sottratta dalla concessionaria nel quartiere Acquabona, all’interno del quale sono state individuate, anche le altre due auto segnalate. Si riusciva, quindi, a rintracciare i rispettivi proprietari nonché l’uomo che aveva rubato l’auto.

Secondo quanto ricostruito, l’aggressione era maturata a causa di un debito che la vittima aveva maturato con uno degli aggressori il quale, però, recatosi nella tarda mattinata presso il concessionario insieme ai suoi parenti per chiedere conto del suo credito, aggrediva, a un certo punto, il suo debitore con calci e pugni supportato dai suoi complici, uno dei quali lo colpiva con una pala, procurandogli una frattura nasale e degli evidenti traumi al viso e al corpo.

Infine, forti delle loro pretese, i quattro si appropriavano della Fiat 500 esposta nel piazzale dandosi alla fuga. Nel corso degli accertamenti, gli agenti della Squadra Mobile e della Squadra Volante hanno raccolto numerosi elementi a carico dei soggetti rintracciati arrivando a identificare anche il quarto componente della spedizione punitiva e della rapina in A.B., di 36 anni.

La vittima, al termine delle visite presso il pronto soccorso, è stato dimesso con una prognosi di guarigione di 15 giorni.  I tre aggressori sono stati dichiarati in stato di fermo e condotti in carcere dove attualmente si trovano a seguito dell’applicazione, su richiesta della Procura, di una misura cautelare da parte del Giudice per le Indagini Preliminari.

Omicidio Armentano a Cassano, condanne definitive per i cugini Falbo

Omicidio Armentano a Cassano, condanne definitive per i cugini FalboLa Suprema Corte di Cassazione chiude definitivamente il sipario sull’omicidio di Pietro Armentano, il 61enne ucciso a Cassano Ionio a fine maggio 2016. Gli Ermellini hanno accolto in toto le richieste della Procura Generale e le istanze della parte civile patrocinata dall’avvocato Raffaele Meles, del Foro di Castrovillari.

La decisione della Cassazione, dopo l’udienza tenutasi lo scorso 3 maggio, rende quindi definitiva la sentenza di condanna, emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, nei confronti dei cugini, Andrea e Bruno Falbo, oggi di 28 e 26 anni, all’epoca dei fatti incensurati.

I FATTI L’episodio che ha dato il via al procedimento penale risale alla notte del 31 maggio 2016 quando, nel territorio cassanese, il 61enne venne sorpreso, insieme ad un altro soggetto rimasto non identificato, all’interno di un capannone presumibilmente intento a sottrarre del gasolio da alcuni mezzi da lavoro appartenenti alla famiglia dei due imputati.

Datisi alla fuga, secondo la ricostruzione accusatoria, uno riuscì a far perdere le proprie tracce mentre Armentano sarebbe stato raggiunto e fortemente picchiato. Un pestaggio che ha provocato delle emorragie cerebrali che ne avrebbero determinato il decesso. Fermati dai carabinieri, i due cugini Falbo avevano ammesso il pestaggio e il gip convalidò l’arresto, ponendoli ai domiciliari.

IL PROCESSO Gli imputati, giudicati con il rito abbreviato con l’accusa di omicidio preterintenzionale, erano stati condannati dal giudice del Tribunale di Castrovillari rispettivamente a 4 anni e 5 mesi, e a 5 anni e 5 mesi, oltre al risarcimento dei danni alle costituite parti civili nonché al pagamento delle spese legali.

La condanna era stata poi ridotta dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro all’esito del giudizio di secondo grado. Avverso quest’ultima sentenza, la difesa dei due giovani ha proposto ricorso in Cassazione, dove l’avvocato Meles, difensore della moglie della vittima costituitasi parte civile, ha chiesto il rigetto dei ricorsi e la non applicabilità al caso di specie delle nuove norme in materia di legittima difesa domiciliare.

E’ morto Gianni De Michelis, più volte ministro del Psi nella Prima Repubblica

E’ morto Gianni de Michelis, ex esponente di spicco del Partito socialista italiano nell’era di Bettino Craxi e per molti anni più volte ministro nella cosiddetta “Prima Repubblica” con governi sostenuti dal vecchio pentapartito, poi spazzato via da Tangentopoli. L’esponente politico aveva 78 anni. Era ricoverato da qualche giorno all’ospedale di Venezia, sua città natale, per il peggioramento delle condizioni generali di salute. Era stato fra l’altro stato ministro degli Esteri e del Lavoro, e nel Psi era arrivato a diventare il vice segretario nazionale.

Laureato in Chimica e professore universitario, De Michelis ha avuto alle spalle una lunga esperienza politica e di governo. È stato parlamentare per sei legislature: deputato alla Camera dal 1976 al 1994. Rieletto con il Nuovo Psi nel 2006 si dimise per incompatibilità in quanto anche europarlamentare dal 2004 fino al 2009.

Più volte ministro è stato titolare delle Partecipazioni statali dal 1980 al 1983 (con premier Cossiga, Forlani, Spadolini e Fanfani); ministro del Lavoro e della previdenza sociale (1983-1987) quando a palazzo Chigi c’era Craxi; vicepresidente del Consiglio dei ministri (1988-1989), con premier Ciriaco De Mita, e poi ministro degli Affari Esteri, dal 1989 al 1992, quando presidente del Consiglio era Giulio Andreotti.

Nel 2001, dopo lo scioglimento del Partito socialista, fondò con Bobo Craxi il Nuovo Psi, che poi confluì nella Casa delle libertà di Silvio Berlusconi. De Michelis, come Craxi, apparteneva al cosiddetto “socialismo di destra” con posizioni antitetiche alla sinistra. Infatti, dopo la scesa in campo di Berlusconi si trovò in grande sintonia con l’attuale leader di Forza Italia.

Gianni De Michelis aveva una grande passione per il ballo e non era raro trovarlo nelle discoteche in compagnia di belle donne. Come tutto lo stato maggiore e la classe dirigente socialista, De Michelis venne travolto dagli scandali di Tangentopoli. A seguito delle inchieste giudiziarie del pool di “Mani pulite”, è stato sottoposto dal 1992 in poi a 35 diversi procedimenti giudiziari quasi tutti infondati. Infatti moltissime sono state le assoluzioni. Fu condannato in via definitiva solo in due processi, patteggiati, per presunte tangenti sulle autostrade del Veneto e nell’ambito dello scandalo Enimont.

Migranti, sequestrata la nave Mare Jonio: “Immigrazione clandestina”

nave Mare Jonio sequestrata
La foto del post di Matteo Salvini sui social. In primo piano Luca Casarini ex No Global ora capo missione della Mare Jonio

La Guardia di Finanza ha eseguito un “sequestro d’iniziativa” della nave Mare Jonio, la nave della Ong Mediterranea Saving Human con a bordo i 30 migranti “soccorsi ieri al largo della Libia”. I militari dopo esser saliti a bordo dell’imbarcazione, definita da Salvini “la nave dei centri sociali”, avrebbero rilevato alcune irregolarità e proprio per procedere al sequestro è stato consentito alla nave di entrare nel porto di Lampedusa. L’accusa ipotizzata nei confronti dell’equipaggio è favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

È stato “notificato alle 20.45 il “sequestro preventivo” della nave Mare Jonio che la politica disumana chiedeva da stamattina. Indagato il comandante. Da adesso nessuna nave della società civile nel Mediterraneo Centrale. Ma non ci arrendiamo”. È quanto si legge in un tweet della ong Mediterranea.

“Circa la vicenda della nave Mare Jonio ci siamo sentiti con Salvini e siamo d’accordo sul sequestro, la nave era stata già diffidata, ora si faranno le verifiche. C’è di mezzo l’autorità giudiziaria e non entro nel merito. I migranti a bordo verranno fatti scendere e messi in sicurezza, ci mancherebbe, mica li mettiamo nelle patrie galere, o li affoghiamo in mare…”, dice il premier Giuseppe Conte conversando con i giornalisti fuori Palazzo Chigi.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini su fb ha postato una foto che ritrae la Mare Jonio e l’ex leader dei centri sociali ed ex No Global Luca Casarini, ora capo missione dell’imbarcazione della ong. “Ultimo viaggio per la nave dei centri sociali Mar Jonio: bloccata e sequestrata. Ciao ciao”, ha scritto il leader della Lega.

Secondo un’agenzia di stampa tunisina almeno 70 migranti sarebbero annegati a causa dell’affondamento della loro imbarcazione in acque internazionali, a 40 miglia dalla città di Sfax in Tunisia. Secondo la notizia, non ancora confermata dalle autorità locali, i sopravvissuti sarebbero finora sedici persone, salvati da pescherecci nella zona. I migranti di origine subsahariana sarebbero partiti dalla Libia.

Regionali in Calabria, Salvini spariglia le carte: “Stiamo cercando candidato”

Salvini a Catanzaro, su regionali cerchiamo candidato
Salvini a Catanzaro

“La Lega ci sarà, per la prima volta, alla Regione Calabria, perché al di là delle inchieste, che non commento, c’è una terra in cui mancano strade, autostrade, ferrovie, porti, infrastrutture, piani spiaggia, viadotti”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a Catanzaro, a proposito delle prossime elezioni regionali.

In Calabria “c’è una disastro sanitario e quindi bisogna ricostruire una splendida terra, a partire dal lavoro, dalla sanità e dalle infrastrutture”, ha spiegato il vicepremier.

“Come Lega siamo pronti. Non chiedetemi nomi e cognomi. C’è tantissima gente che si sta mettendo a disposizione della Lega, sceglieremo i migliori”, ha proseguito il leader del Carroccio facendo intendere che l’ultima parola per le prossime regionali spetta alla Lega, forte del suo consenso da Nord a Sud.

Non è escluso che il Carroccio, dato nei sondaggi in Calabria a oltre il 25% cerchi un altro candidato non indicato dai vertici calabresi di Forza Italia, che a detta di molti hanno già “forzato” la mano candidando alla presidenza il sindaco di Cosenza Occhiuto, senza però il placet esplicito di Berlusconi e della Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Il centrodestra, secondo i più informati, sarebbe quindi alla ricerca di un “secondo candidato”, che potrebbe essere espressione della Lega.

Un gruppo di persone dei centri sociali durante il comizio ha contestato Salvini. Lui dal palco: “Sento delle zanzare, delle mosche, andate a trovare Oliverio”, ha detto il ministro dell’Interno.

“Anche per questo – ha concluso il leader leghista – al governo ci stiamo occupando di educazione e regole, e comunque queste cose non mi fanno paura nemmeno un po’. No a 50 sfigati dei centri sociali”. In chiusura del comizio, dove erano presenti migliaia di persone, Salvini ha fatto numerosi selfie con i suoi sostenitori.

Elezioni europee, Salvini in Calabria: “Salviamo in fretta questa Europa”

“O questa Europa la salviamo in fretta o ai nostri figli lasciamo uno Stato islamico fondato sulla povertà e la disoccupazione. O adesso o mai più”. Lo ha detto il leader della Lega, ministro e vicepremier Matteo Salvini nel corso di un comizio a Catanzaro programmato in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio.

“La Calabria – ha aggiunto Salvini – è vita, è lavoro, è futuro, è speranza, e porterò questo messaggio in tutte le televisioni e in Europa. E’ troppo facile dire, non solo per la Calabria, ma per tutta Italia: ‘Ah, italiani, spaghetti, mafia, pizza e mandolino’, glielo facciamo vedere il 26 maggio chi sono gli italiani. Mandateci in Europa e la ribaltiamo quest’Europa, rimettendo al centro il diritto al lavoro, alla vita, alla salute e anche ai valori, restituendo dignità a parole che la sinistra voleva cancellare ma sono le parole più belle del mondo, mamma e papà.”

“Ringrazio quel signore – ha spiegato ancora il leader del Carroccio – che mi ha abbracciato entrando e dicendo: ‘Salvini grazie perché con Quota 100 mi sono liberato dalla legge Fornero e ho recuperato anni di vita’”.

“Mi sarebbe piaciuto – ha aggiunto Salvini – che i centri sociali fossero scesi in piazza quando approvavano la legge Fornero che rovinava milioni di italiani, e massacrava operai, lavoratori, pensionati, invece no, zitti. Sono orgoglioso – ha sostenuto il vicepremier – di fare quello che teoricamente avrebbe dovuto fare la sinistra: restituire diritto alla pensione e al lavoro a milioni di italiani, cancellando quella schifezza della Fornero. Andremo fino in fondo, su questo avete la mia parola”, ha aggiunto Salvini.

“Sono con tutti quei calabresi che – ha detto Salvini – vogliono restare nella loro terra. Qualcuno a sinistra diceva: cosa ci fa Salvini a Catanzaro? La risposta è semplice: se i politici calabresi che avete votato per 50 anni avessero fatto il loro lavoro, oggi non sarei a Catanzaro, molto semplicemente. Evidentemente – ha osservato il leader della Lega e vicepremier – qualcuno in giro diceva ‘viva la Calabria, votatemi che ci penso io’, poi ha lasciato la Calabria con strade, autostrade, porti, aeroporti, che non sono degne di un paese europeo. Pensiamo alla situazione degli ospedali, massacrati dalla sinistra: vi prego – ha concluso Salvini rivolgendosi alla folla presente al comizio – di darci una mano a liberare la Regione dalla sinistra perché la Calabria ne ha bisogno”.

Alla Regione Calabria e ai Carabinieri i beni confiscati al boss Musolino

Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati

Oltre seicento ettari di bosco, due fabbricati e un box sono i beni confiscati dallo Stato al “re della Montagna”, il defunto boss della ndrangheta Rocco Musolino, originario di Santo Stefano in Aspromonte, e assegnati dall’Agenzia nazionale dei Beni confiscati alla Regione per fini sociali ed all’Arma dei carabinieri.

“Si tratta di un’operazione molto importante – ha detto in conferenza stampa il direttore nazionale dell’Agenzia, prefetto Bruno Frattasi – che si aggiunge ai 437 beni già assegnati dallo Stato ai calabresi nel 2018, che segnano una forte iniziativa contro la ndrangheta e l’arricchimento illecito”.

I boschi, con l’accordo del Demanio, sono stati trasferiti alla Regione Calabria, che era rappresentata in conferenza stampa dall’assessore Angela Robbe, che ha sottolineato “la necessità di una filiera istituzionale efficace per dare quotidianità a queste grandi scelte senza cui sarà impossibile assicurare continuità a questa regione”.

Il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Giuseppe Battaglia, ha evidenziato il “forte carattere simbolico della confisca di due fabbricati a Rocco Musolino nella sua Santo Stefano in Aspromonte trasferiti all’Arma dei carabinieri per esigenze di accasermamento.

Una buona notizia – ha detto Battaglia – che fa seguito alla decisione dello Stato di assegnare alla parrocchia di Platì la casa confiscata al responsabile dell’omicidio del brigadiere Marino”.

“È una giornata importante – ha detto il prefetto Michele di Bari concludendo l’incontro con i giornalisti – iniziata con l’importante presenza stamani del ministro dell’Interno Salvini a Platì e che si concluderà più tardi con la sottoscrizione in Prefettura di un protocollo d’intesa che ha come obiettivo il superamento della tendopoli di San Ferdinando. Iniziative che si inseriscono a pieno titolo nella lotta alla ndrangheta e nell’affermazione della legalità”.

Salvini in Calabria va a Platì: “Ndrangheta dove c’è più disoccupazione”

“Ora a Platì, Calabria, dove abbiamo intitolato una strada al brigadiere dei Carabinieri Antonino Marino, caduto nella lotta alla ‘ndrangheta. Onore a lui e a tutti i servitori dello Stato vittime del cancro mafioso. #lamafiamifaschifo”. E’ questo il post apparso sulla pagina social del ministro dell’Interno Matteo Salvini in visita in Calabria in vista delle elezioni europee.

“Qui c’è fame di lavoro e la ‘ndrangheta cresce dove c’è maggiore disoccupazione”, ha detto il vicepremier a Platì sottolineando che proprio la “lotta alla ‘ndrangheta e allo spaccio di droga, che è il primo business della ‘ndrangheta, e l’impegno per rilanciare il lavoro rappresentano le cose da fare”.

“In queste terre – ha aggiunto il ministro – c’è un mare stupendo ma non ci sono infrastrutture, non ci sono strade, ferrovie ed esistono difficoltà anche per gli aeroporti. Sono orgoglioso di quello che fanno le forze dell’ordine con arresti, indagini, sequestri e confische. C’è tanto ancora da fare. Platì è pieno di bambini ed è uno dei comuni con il maggiore tasso di natalità ma, purtroppo, anche con il più alto tasso di disoccupazione”.

“Ringrazio la vedova e i figli di Antonino Marino, ringrazio i colleghi carabinieri che hanno raccolto il suo testimone di onore, di coerenza, lealtà, coraggio, sacrificio, battaglia”, ha affermato ancora il ministro dell’Interno Salvini, oggi a Platì per la consegna di un bene confiscato alla ‘ndrangheta. Prima della cerimonia di consegna il ministro ha partecipato alla scopertura della targa della via intitolata, si legge, al “brigadiere Antonino Marino, Medaglia d’Oro al Valore Civile, comandante di Stazione dei Carabinieri, caduto nella lotta alla ‘ndrangheta”.

Marino fu ucciso il 9 settembre 1990 mentre si trovava con la famiglia a Bovalino Superiore in occasione della festa patronale. “Ho ringraziato i sindaci della Locride e dell’Aspromonte, che ho incontrato stamattina e che vivono tra proiettili, minacce di morte, estorsione, usura”, ha detto Matteo Salvini.

Diecimila persone a Palmi per una sanità migliore

10 mila persone a Palmi per una sanità migliore(ANSA) – PALMI (REGGIO CALABRIA), 10 MAG – Circa 10 mila persone partecipano, a Palmi, ad una manifestazione per chiedere una sanità funzionale e migliore promossa da comitati civici, Comuni, associazioni, organizzazioni sindacali, rappresentanze civiche di varie estrazioni. Un lungo corteo, con in testa i gonfaloni di una decina di comuni della Piana e non solo, si è mosso per recarsi sul sito dove dovrebbe sorgere il nuovo ospedale della Piana il cui iter di realizzazione ha subito da almeno 15 anni ritardi per varie cause. I manifestanti chiedono servizi sanitari adeguati per un territorio che risente l’assenza costante e continua di posti letto per acuti e soprattutto servizi di diagnostica e di assistenza. Un territorio, sostengono, che dovrebbe avere almeno 600 posti letto negli ospedali e che invece ne ha poco più di 150 costringendo i cittadini a trasferirsi altrove per curarsi non solo per patologie gravi.

Napoli, arrestato l’uomo che ha sparato a Noemi. Fermato anche il fratello

Agguato Napoli arrestato Armando Del Re
A sinistra un momento dell’agguato a Napoli e Armando Del Re, ritenuto il killer

Due persone sono state arrestate per l’agguato della scorsa settimana in Piazza Nazionale a Napoli in cui è stata gravemente ferita la piccola Noemi, di appena 4 anni, mentre era con la nonna di 50 anni, anche lei ferita ad un gluteo. Il vero obiettivo del killer era un uomo, Salvatore Nurcaro, rimasto anch’egli gravemente ferito. A sparare sarebbe stato Armando Del Re, finito in manette insieme al fratello Antonio, che avrebbe fatto da complice.

Armando Del Re, sarebbe stato bloccato sulla Siena-Bettolle. All’operazione avrebbero partecipato agenti della polizia, finanzieri e carabinieri di Napoli. Il fratello Antonio, invece è stato fermato nell’hinterland napoletano, nei pressi di Nola: avrebbe dato supporto logistico ad Armando Del Re. A entrambi viene contestata la premeditazione.

Il tentato omicidio di Salvatore Nurcaro è maturato in pieno contesto camorristico, ha detto il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, nel corso di un incontro in Procura.

Nell’agguato, il killer sparando per uccidere Nurcaro, ha colpito anche una bambina, Noemi, che è tutt’ora ricoverata in condizioni gravi al Santobono di Napoli. La bimba stata colpita al torace e un proiettile le ha trapassato il polmone.

Ieri sera una veglia di preghiera si è svolta davanti all’ospedale Santobono con centinaia di persone in preghiera e tante candele accese. La piccola Noemi, secondo l’ultimo bollettino medico, è in lieve graduale miglioramento: è stata sedata e respira da sola.

Agguato a Napoli, tre feriti tra cui una bimba di 4 anni

Violentavano ragazzine, catturata gang di bulli

Violentavano ragazzine, catturata gang di bulli a Reggio CalabriaSei ragazzi di età compresa tra i 17 e i 19 anni sono stati collocati in comunità dalla Squadra mobile di Reggio Calabria che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale reggino per i Minorenni, perché accusati, a vario titolo, di atti persecutori (bullismo), violenza sessuale, adescamento di minori, violenza sessuale di gruppo, violenza privata, atti sessuali con minorenne e pornografia minorile, consumati ai danni di quattro ragazze minorenni, di cui una, all’epoca dei fatti, sotto i 13 anni. L’operazione è stata chiamata in codice “Baby Crime”.

Le indagini, condotte dalla Squadra mobile sono scaturite da una segnalazione pervenuta da personale dell’Ente “Sos Telefono Azzurro”, con la quale veniva portata a conoscenza delle competenti autorità una presunta aggressione a sfondo sessuale nonché numerose condotte vessatorie e di molestie, anche telefoniche, subite da una ragazza minorenne da parte di un suo coetaneo.

La vittima dell’aggressione a sfondo sessuale in sede di denuncia portava alla luce diversi episodi di condotte moleste in via continuata e permanente nei confronti sia della denunciante che di altre due ragazze minorenni.

Il racconto puntuale, analitico e lineare della prima vittima in relazione all’aggressione fisica a sfondo sessuale subita veniva riscontrato dagli impianti di videosorveglianza acquisiti e analizzati dagli inquirenti e dall’analisi del traffico dati delle utenze in uso ai giovani ragazzi.

In relazione alle presunte condotte di bullismo di cui si era reso responsabile il ragazzo minorenne, durante il ciclo triennale di scuole medie, tutte le vittime confermavano di aver subito continue molestie che si concretizzavano in ripetuti insulti, minacce gravi e aggressioni fisiche, con conseguente cambiamento delle abitudini di vita delle stesse e l’ingenerarsi di un perdurante stato d’ansia, con un evidente effetto destabilizzante della loro serenità e del loro equilibrio psicologico.

Dalla ricostruzione dei fatti emergevano inoltre altri episodi di violenza fisica a sfondo sessuale ai danni di due ragazze minorenni di cui una non ancora tredicenne. In circa dieci episodi, la ragazzina, veniva adescata con l’inganno dal ragazzo autore degli atti bullismo, con l’intento di ottenere un incontro e compiere, in concorso con gli altri amici, atti sessuali.

‘Ndrangheta, confiscati beni per 215 milioni di euro a noto imprenditore

Ndrangheta, confiscati beni per 215 milioni di euro a imprenditore AnnunziataLa Guardia di Finanza del comando provinciale Reggio Calabria ha dato esecuzione stamattina in Calabria e in Campania ad un provvedimento di confisca di beni per un valore di circa 215 milioni di euro riconducibili al noto imprenditore Alfonso Annunziata, di 76 anni, ritenuto intraneo alla cosca di ‘ndrangheta Piromalli.

All’uomo, per cui è stata disposta la sorveglianza speciale per la durata di tre anni, con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, sono stati confiscati 2 imprese, le quote di 4 società di capitali e di una società di persone, 85 unità immobiliari, 46 rapporti finanziari personali e aziendali nonché di denaro contante per quasi un milione di euro.

Il provvedimento, emesso dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale reggino, su richiesta della locale Procura, si fonda sulle risultanze acquisite a seguito dell’operazione “BUCEFALO” condotta dalle fiamme gialle nell’ambito della quale, nel mese di marzo 2015, Alfonso Annunziata era stato raggiunto da un’ordinanza impositiva della custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Reggio Calabria.

Proprio in relazione a tali vicende, si stanno celebrando in questi giorni presso il Tribunale di Palmi le fasi finali del processo che vede Annunziata imputato per il reato, tra gli altri, di associazione di tipo mafioso, in quanto ritenuto partecipe alle attività illecite di una cosca di ‘ndrangheta operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria.

In particolare, come recita l’ordinanza, Annunziata “non è un imprenditore vittima, non è stato e non è costretto a favorire la cosca. Al contrario, è un soggetto storicamente legato ai componenti di vertice della famiglia Piromalli, da Don P. cl. 21 fino a P. P. cl. 45 (…) ed è, dunque, un soggetto intraneo che si presta da oltre venti anni, volontariamente e consapevolmente, al perseguimento degli scopi imprenditoriali ed economici della predetta cosca, così creando e sviluppando, nel tempo, solide cointeressenze economiche, accompagnate da ingenti investimenti commerciali nel territorio di Gioia Tauro (un esempio per tutti la realizzazione del parco commerciale ANNUNZIATA). Annunziata, in definitiva, è da ritenere partecipe della cosca, rappresentandone (…) il «cuore imprenditoriale”.
Secondo il quadro accusatorio, è emersa l’esistenza di un indissolubile rapporto di cointeressenza economico-criminale tra Alfonso Annunziata e la cosca Piromalli, che sarebbe nato sin dalla prima metà degli anni ’80 e si sarebbe definitivamente sviluppato tra la fine del medesimo decennio e i primi anni ’90, proseguendo ininterrottamente fino all’attualità.

La risalenza nel tempo del rapporto di contiguità con la cosca Piromalli ha trovato riscontro in dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia nonché nella complessa e articolata attività investigativa svolta dagli investigatori della Guardia di finanza, anche mediante intercettazioni telefoniche e ambientali.

Sintomatica, per gli inquirenti, dello stretto rapporto di contiguità è la conversazione, captata in modalità ambientale, in cui Annunziata, dialogando all’interno della propria autovettura con la moglie D. e passando davanti a una proprietà della famiglia Piromallinei pressi del cimitero di Goia Tauro, raccontava alla propria consorte di quando si era più volte recato a trovare “Peppe il vecchio” quando quest’ultimo – all’epoca latitante (già ricercato nel luglio 1979 e tratto in arresto nel 1984) – si trovava all’interno di una baracca a giocare a carte con altri amici.

Annunziata, sarebbe stato un punto di riferimento fondamentale per le attività economiche della cosca Piromalli, svolgendo anche il ruolo di “garante ambientale” per gli imprenditori interessati a operare presso l’omonimo centro commerciale, che a lui si rivolgevano nella consapevolezza del suo collegamento con la citata cosca.

Il Tribunale reggino ha così potuto supportare, sulla scorta delle risultanze investigative, tanto il profilo della pericolosità sociale “qualificata”(per fatti di mafia) del proposto quanto l’origine illecita dei fondi investiti nella “impresa mafiosa”, sulla scorta della sproporzione tra gli investimenti effettuati nel tempo e le sue potenzialità economiche, essendo stato accertato come Annunziata godesse di ingentissime disponibilità finanziarie del tutto non in linea con i redditi dichiarati.

Sotto il profilo della disponibilità di beni, gli inquirenti non solo hanno individuato gli asset patrimoniali di cui Alfonso Annunziata era titolare ma hanno anche raccolto dati oggettivi e concreti per poter ritenere che il proposto, al di là della loro formale intestazione, ne fosse l’effettivo dominus.

Nel dettaglio, in esecuzione del decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria è stato confiscato ad Alfonso Annunziata e al suo nucleo familiare il seguente patrimonio:
• intero patrimonio aziendale della ditta individuale Annunziata Alfonso, con sede legale in Gioia Tauro (RC)e unità locale in Vibo Valentia, S.S. 18 – località Spoletino;
• intero patrimonio aziendale della Annunziata S.r.l., con sede legale in Gioia Tauro, incluso il noto centro commerciale “Annunziata” di Gioia Tauro;
• quote societarie della Annunziata S.r.l., della Annunziata Group S.r.l., della S. S.p.a., della G. S. S.r.l.,tutte con sede legale in Gioia Tauro, e della C. A. DI A. A. & C S.n.c., con sede legale in San Giuseppe Vesuviano (Napoli);
• 85 beni immobili, tra ville, appartamenti, locali commerciali e terreni, siti nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Napoli;
• 46 rapporti finanziari personali o aziendali;
• denaro contante, per un importo pari a quasi un milione di euro.

Resistenza e violenza privata, sei arresti nel Crotonese

Controlli dei carabinieri nel Crotonese, 6 arrestiI carabinieri del Comando provinciale di Crotone, nell’ambito di controlli del territorio, hanno arrestato in località diverse 6 persone per resistenza e violenza privata, nonché denunciato due giovani per possesso di droga ai fini dello spaccio.

In particolare, i militari della Compagnia pitagorica e della Tenenza di Isola Capo Rizzuto, hanno arrestato un 52enne di Isola ed 22enne rumeno. I due, alla guida di altrettante autovetture, non si erano fermati all’ “Alt!” intimatogli dai militari e, durante il tentativo di sfuggire al controllo, hanno messo in serio pericolo l’incolumità dei passanti oltre quella degli stessi carabinieri. Prontamente bloccati, sono stati tratti in arresto.

I carabinieri di Cutro, coadiuvati da quelli della Tenenza di Isola Capo Rizzuto, hanno tratto in arresto a Isola una 49enne e un 65enne del posto, per violenza privata in concorso. I due, mediante l’utilizzo di un autoveicolo, hanno ostruito la strada di accesso ad alcuni terreni agricoli di proprietà di terzi, non permettendo loro di passare.

Sempre a Isola un 28enne e una 50enne del luogo, sono finiti in manette per resistenza a pubblico ufficiale. I militari, intervenuti in località Marinella a seguito di una lite, sono stati aggrediti. Il giovane è stato subito bloccato mentre la donna è riuscita a darsi alla fuga, venendo rintracciata poco dopo.

I carabinieri della Compagnia di Cirò Marina hanno denunciato alla Procura di Crotone un 40enne e un 21enne, entrambi del luogo, per detenzione illegale di sostanza stupefacente. Durante un controllo alla circolazione stradale, i due occupanti del veicolo hanno tentato di disfarsi di una dose di circa un grammo di cocaina, gettandola dal finestrino ma subito recuperata dai carabinieri. Inoltre, nel prosieguo del controllo, all’interno del veicolo sono stati rinvenuti ulteriori due involucri contenenti complessivamente 28 grammi di marijuana.

Donna marocchina sgozzata a Piacenza, arrestato il marito

Damia El Essali Abdelkrim Foukahi
Da sinistra la vittima Damia El Essali e il presunto omicida Abdelkrim Foukahi

I carabinieri hanno sottoposto a fermo, su disposizione della Procura di Piacenza, Abdelkrim Foukahi, il marocchino di 41 anni rintracciato ieri nel tardo pomeriggio in un autogrill sull’A4, in Veneto. E’ accusato di aver ucciso la moglie, Damia El Essali, trovata sgozzata nella sua casa di Borgonovo (Piacenza).

Irreperibile per diverse ore insieme con i figli di 2 e 4 anni, è stato individuato grazie alla targa dell’auto, segnalata dai varchi autostradali. E’ in carcere a Venezia.

Il corpo della donna è stato trovato nella mattinata: non si era presentata al lavoro nella vetreria del paese e sia il suo capo sia le amiche si sono preoccupate e hanno dato l’allarme.

I vigili del fuoco insieme al 118 hanno trovato la donna priva di vita. Sul posto sono arrivati i carabinieri del paese, quelli del Norm, del Nucleo Investigativo che hanno avviato le indagini coordinati dal sostituto procuratore Emilio Pisante. Non è escluso che l’omicidio possa essere avvenuto nelle 24-48 ore precedenti al ritrovamento.

Una sorella invece ha accusato un malore ed è stata portata in ospedale sotto choc. “L’ho vista l’ultima volta sabato. L’ho trovata molto triste e preoccupata, poi non siamo più state in grado di metterci in contatto con lei”, ha detto una collega. Damia, musulmana praticante, era molto fedele alla sua religione, accudiva i figli che frequentavano l’asilo e conduceva una vita semplice e tranquilla. Sposata e separata in Marocco, era venuta in Italia anni fa dove poi aveva sposato Abdelkrim Foukahi dal quale ha avuto i due bimbi.

Damia ha anche un’altra figlia di 22 anni che studia all’università in Marocco. Foukahi, disoccupato, aveva, a quanto si apprende, rifiutato un paio di lavori negli ultimi tempi. Questo atteggiamento potrebbe aver creato tensioni e fastidi: a quanto raccontato da alcuni testimoni i due litigavano spesso. Dall’autopsia che verrà fatta nei prossimi giorni sul corpo della donna e dalle risposte che il marito fornirà agli inquirenti si definiranno con maggiore chiarezza i contorni di questo omicidio. (Ansa)

Arrestato dall’ispettore Fazio (reale) il “ladro di merendine” di Camilleri

Un “ladro di merendine” arrestato dall’ispettore Fazio: la fantasia di Andrea Camilleri e di uno dei suoi più celebri romanzi diventa realtà a Reggio Calabria, dove la Polizia di Stato ha arrestato il responsabile di una ventina di furti in uffici pubblici e scuole ai danni di distributori automatici di prodotti alimentari e bevande, con il prelievo di denaro e del loro contenuto commerciale.

L’arrestato, di cui sono state fornite soltanto le iniziali, è F.G., di 31 anni, originario di Palermo ma residente a Reggio Calabria. A carico di F.G. è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Procura della Repubblica.

Le indagini che hanno portato all’emissione del provvedimento restrittivo e l’arresto di F.G. sono stati effettuati da un ispettore della Questura di Reggio Calabria che si chiama Luigi Fazio, stesso cognome del più stretto collaboratore del Commissario Montalbano, magistralmente interpretato dall’attore cosentino Peppino Mazzotta.

Secondo il questore di Reggio Calabria, Maurizio Vallone, “il maestro Andrea Camilleri direbbe ‘questa volta Fazio é stato più bravo di Montalbano”. I furti di cui è accusato F.G. sono stati commessi all’interno di scuole, università ed uffici privati.

Non c’è stato bisogno di indagini complesse perché il ladro seriale ha lasciato impronte dappertutto e ha agito sempre a volto scoperto, ben visibile nelle riprese delle telecamere di videosorveglianza.

Perseguita donna a cui era vietato avvicinarsi, in carcere stalker

stalking donna perseguitataI Carabinieri di Paola hanno arrestato un 52enne di San Lucido, già noto alle forze dell’ordine, con l’accusa di atti persecutori (stalking) nei confronti di una donna della quale si era invaghito.

L’uomo già in passato si era reso autore di simili condotte nei confronti della vittima. L’attività d’indagine, scaturita dalla denuncia presentata da lei, aveva determinato nel mese di settembre 2017 l’emissione da parte dell’Ufficio Gip del Tribunale di Paola, di un’ordinanza di divieto di avvicinamento a carico dell’odierno arrestato, il quale, in più circostanze, avrebbe assunto reiterate condotte di molestie e minacce nei riguardi della donna e dei suoi familiari.

L’indagine, seguita ad un’altra denuncia presentata lo scorso aprile dalla donna, ha consentito di cristallizzare la circostanza per cui l’uomo, nonostante il divieto di avvicinamento, avrebbe posto in essere molteplici tentativi di approccio verbale, anche a sfondo sessuale, nei suoi confronti.

Il giudice per le indagini preliminari, dottoressa Mesiti, concordando con le risultanze investigative prodotte dai militari, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dell’arrestato che dopo le formalità di rito è stato tradotto presso la locale casa circondariale.

Occhiuto indagato per bancarotta, lui: “Strana coincidenza”

Mario Occhiuto
Mario Occhiuto

Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto interviene in merito alla vicenda giudiziaria che lo vede indagato per bancarotta fraudolenta per avere distratto dal capitale della società Ofin – fallita nell’ottobre 2014 – oltre tre milioni di euro destinandoli all’aumento di capitale di altre due aziende.

“Si tratta – spiega il sindaco, candidato governatore di Forza Italia alle prossime regionali di novembre – di una società che ho lasciato non appena diventato sindaco, come tutte le altre in cui ero presente prima dell’elezione al Comune di Cosenza”.

“Non ho ancora avuto modo di visionare gli atti – dice Occhiuto – e con il mio legale di fiducia provvederò a fornire i chiarimenti del caso. Appare strano comunque che la notizia della vicenda sia stata diffusa così velocemente da arrivare quasi prima alla stampa che al sottoscritto, sebbene pare che sia stato un esponente politico attualmente al potere ad avere premura di diffonderla immediatamente contattando finanche le televisioni nazionali”.

“Ma posso dire di sentirmi sereno – continua il sindaco forzista – perché dalle ipotesi di accusa sono fatti di cui posso dimostrare una condotta legittima. Certo, ripeto, sono sereno, però resto perplesso, visto che dallo scorso 13 aprile, quando a Lamezia ho annunciato la mia candidatura a governatore della Calabria, ho ricevuto alcune notifiche giudiziarie, una dietro l’altra. Sarà una coincidenza, ma la mia perplessità riguarda la tempistica”.

“Continuerò ad andare avanti tranquillo per la mia strada, con la coscienza a posto e difendendomi nelle sedi opportune, consapevole di avere sempre lavorato nel rispetto delle regole, ispirato a principi di onestà e di bontà. Non posso non rilevare, tuttavia, il rammarico di vivere determinate circostanze in un periodo difficile caratterizzato da movimenti che istigano all’odio e alla gogna mediatica”.

Nonna sorpresa mentre cede dosi eroina a nipotina-pusher, arrestata

Personale della Squadra Volante di Catanzaro nelle prime ore del pomeriggio di oggi ha arrestato una donna di etnia rom, di 67 anni, ritenuta responsabile di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.

Durante il servizio sul territorio gli Agenti unitamente ad una unità cinofila, sulla traversa Isonzo a Catanzaro hanno notato uscire in tutta fretta da uno stabile nel quale abitano soggetti dediti allo spaccio di droga, un’anziana, persona conosciuta perché lì abitante nella stessa casa del figlio che in atto è sottoposto al regime degli arresti domiciliari.

I poliziotti insospettiti dalla fretta della donna, tenendosi a debita distanza, l’hanno seguita fino a quando, incontratasi con una ragazzina, la donna con rapido gesto le ha consegnato un involucro in cellophane che la giovane con repentinità e scaltrezza ha nascosto sotto il maglione.

Il gesto, seppur fulmineo, non è sfuggito ai poliziotti che si trovavano a pochi metri dalla donna. Ormai scoperte, l’anziana e la ragazzina hanno cercato di allontanarsi dal luogo, accelerando il passo, ma sono state fermate e invitate a dare le generalità per la loro completa identificazione.

La donna anziana, B. R., catanzarese, ha dichiarato di essere nonna della bambina. Nella situazione, avendo fondato motivo di ritenere che indosso alle donne potesse trovarsi della droga, si è proceduto all’immediata perquisizione tramite personale femminile fatto intervenire sul posto, usando le cautele del caso nei confronti della minore di appena dodici anni.

La perquisizione personale ha permesso di rinvenire addosso alla bambina, precisamente sotto il maglione da lei indossato e posto sotto l’ascella, un involucro contenente 40 dosi di eroina, nonché una seconda busta, con altre 7 dosi.

Alla luce della cessione della droga effettuata dalla B. R. alla nipote, queste sono state accompagnate negli Uffici della Questura per i dovuti accertamenti. La droga, sequestrata, pesava complessivamente 18.32 e suddivisa in 47 dosi.

“Ritenuto sussistere la condizione di flagranza nel reato di detenzione per fini di spaccio dello stupefacente, – spiega la Questura di Catanzaro – aggravata dall’impiego di minori nella detenzione, poiché consegnato alla nipote minore, verosimilmente al fine di sottrarla all’attenzione degli operanti e quindi al conseguente sequestro, B.R., persona gravata da numerose segnalazioni di polizia per furto, truffa e per occupazione abusiva di appartamento, è stata tratta in arresto, anche alla luce della gravità della condotta posta in essere, avendo la medesima consegnato alla propria nipote, di soli 12 anni, un quantitativo, peraltro ingente, di stupefacente già confezionato in dosi e dunque pronto per essere spacciato, poi rinvenuto dagli Agenti.

Dell’avvenuto arresto è stata data comunicazione al magistrato di turno che ha disposto di collocare l’arrestata presso la locale Camera di Sicurezza del Commissariato in attesa dell’udienza. Previa comunicazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minori, la ragazzina è stata affidata ad una struttura per Minori.

Inerti e rifiuti per strade nuovo ospedale di Vibo, sequestrato cantiere

sequestro finanza vibo valentiaI militari del Comando Provinciale di Vibo Valentia, in seguito ad un accesso presso il cantiere delle opere di viabilità complementari alla realizzazione del nuovo Ospedale di Vibo Valentia, hanno accertato la presenza di numerosi materiali di risulta, abbandonati su una vasta area.

Al termine del controllo, le Fiamme gialle hanno, inoltre, constatato che la suddetta area risultava ricompresa in una zona sottoposta a protezione archeologica, ai sensi di una norma del Ministro per i Beni Culturali, in relazione alla quale la società esecutrice, la Regione Calabria e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia non erano in grado di esibire le previste autorizzazioni necessarie all’effettuazione di lavori in loco.

Per tale motivo, i finanzieri, per evitare che i reati venissero portati ad ulteriori conseguenze, hanno proceduto al sequestro preventivo della predetta area di cantiere di circa 10.000 metri quadri e dei rifiuti rinvenuti al suo interno.

Le indagini proseguiranno per accertare le singole responsabilità in ordine ai reati di abbandono incontrollato di rifiuti e danneggiamento al patrimonio storico-archeologico nazionale e verificare la regolarità dell’appalto di esecuzione delle opere di viabilità complementari, aggiudicato per un importo di oltre 5 milioni di euro.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO