13 Ottobre 2024

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Guccione: “Anas vuole chiudere gli uffici di Cosenza”

Guccione: Anas vuole chiudere gli uffici di Cosenza
La sede Anas di Cosenza

“Un nuovo progetto di riorganizzazione territoriale dell’Anas penalizza la Calabria e, in particolare, la provincia di Cosenza. Nello specifico prevede la definitiva chiusura e svuotamento di competenze e del personale dell’Ufficio dell’A2 del Mediterraneo che ha sede a Cosenza”.

Lo afferma in una nota il consigliere regionale progressista Carlo Guccione. “Un ufficio – prosegue – istituito addirittura con legge nazionale numero 781 del 14 novembre 1984 (all’epoca ufficio Anas per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria con sede a Cosenza), con le seguenti competenze: l’autostrada Sa-Rc; la strada di grande comunicazione Paola-Cosenza-Crotone, limitatamente alla tratta Cosenza-Crotone; la strada di collegamento tra lo svincolo autostradale Grimaldi-Altilia e l’abitato di Colosimi”.

“A Cosenza – spiega Guccione – hanno sede anche gli uffici dell’Area Compartimentale Calabria e oggi gestiscono 650 chilometri di rete stradale. L’Ufficio A2 del Mediterraneo ha curato, in questi anni, i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria garantendo la mobilità e la circolazione h24. E oggi il Consiglio di amministrazione di Anas decide di sopprimere l’ufficio, trovando un accordo su un modello a sedici compartimenti escludendo proprio l’ufficio speciale di Cosenza”.

“A rischio anche il trasferimento e la dislocazione del personale: parliamo di circa 300 persone”, sottolinea il consigliere regionale. “Questa nuova riorganizzazione territoriale non farebbe altro che svuotare le competenze dell’ufficio dell’A2 con sede a Cosenza. Non dimentichiamo, tra l’altro, che lungo l’autostrada A2 del Mediterraneo non sono stati ultimati 58 chilometri del tratto calabrese”.

“E gran parte sono in provincia di Cosenza e, in particolare, nella tratta Altilia-Grimaldi, tra le più pericolose e dove si sono verificati il maggior numero di incidenti stradali. Il Governo ha deciso di rinunciare alla corsia di emergenza e agli interventi di adeguamento e ha ripiegato su un piano di manutenzione straordinaria del tracciato esistente. Ecco perché l’Ufficio di Cosenza non può essere soppresso e deve continuare ad occuparsi della manutenzione di questa tratta che deve essere fatta con criteri e tecniche diverse rispetto alla viabilità ordinaria”.

“Gestione che non può essere affidata a compartimenti differenti. Così come è necessario che la sede di Cosenza continui ad agire nell’immediatezza nel caso di eventi calamitosi, incidenti, deviazioni di traffico per rendere h24 transitabile la tratta senza corsia di emergenza. Tra l’altro i sistemi di controllo, sorveglianza, sicurezza e telecomunicazione sono stati progettati e attuati secondo una struttura che prevede un unico centro direzionale”.

“Nel prossimo Consiglio regionale – conclude Carlo Guccione – presenterò un ordine del giorno per impegnare la Giunta a intervenire sulla questione e ad interessare il presidente del Consiglio dei ministri ed il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per far recedere l’Anas da questo nuovo progetto di riorganizzazione territoriale”.

Ludopatia, controlli nel Vibonese: sequestrate 4 slot. Multe per 50mila euro

Dinami (Vibo Valentia) – Quattro slot-machine sequestrate e circa 50.000 euro di sanzioni. E’ questo il bilancio dei controlli di Finanzieri e Carabinieri in esercizi commerciali (bar) di Dinami, centro del Vibonese.

I controlli hanno consentito di accertare la totale assenza delle previste autorizzazioni ed in particolare del nulla osta per la messa in esercizio di quattro slot-machine, per cui si è proceduto al sequestro e a irrogare le sanzioni.

I militari hanno disposto i controlli per prevenire e contrastare il diffuso fenomeno della ludopatia, fenomeno molto dannoso per la salute psichica di chi gioca nonché elemento di forte disgregazione familiare.

Svolta in indagini omicidio a Cosenza, arrestati i presunti killer

La Polizia di Stato, a conclusione di indagini, svolte dalle Squadre mobili di Cosenza e Catanzaro e dal Servizio centrale operativo e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nella tarda serata di ieri ha dato esecuzione ad un’ordinanza che dispone la custodia cautelare in carcere a carico di due persone, Roberto Porcaro, cosentino di 35 anni, e Massimiliano D’Elia, 33enne di Carolei, ritenute responsabili di omicidio, aggravato dal metodo e dall’agevolazione dell’associazione mafiosa, e porto illegale di armi.

L’indagine, suffragata dal contributo delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ha permesso di ricostruire le dinamiche, maturate in seno al clan mafioso “Lanzino-Patitucci”, che portarono all’omicidio di Giuseppe Ruffolo, allora 33enne, consumato a colpi di arma da fuoco nel settembre del 2011 in via degli Stadi, a Cosenza.

L’agguato a settembre 2011

La dinamica L’agguato è avvenuto la sera del 22 settembre 2011. Giuseppe Ruffolo, titolare di una ditta di trasporti e con precedenti per usura, prima delle 20 si trovava in auto, un’Alfa Giulietta nera, su via degli Stati quando venne affiancato da una moto con a bordo il killer,  casco integrale in testa, che ha colpito l’uomo con diversi colpi di pistola.

Gravemente ferito, l’uomo è sceso dall’auto e venne trasportato in ospedale in condizioni disperate, ma morì subito dopo. Un omicidio di chiaro stampo mafioso. Lo scooter utilizzato dal sicario venne poi ritrovato bruciato a Rovito.

A distanza di otto anni la svolta, con la Squadra mobile che ha arrestato i presunti responsabili Massimo D’Elia, per gli inquirenti l’esecutore materiale, e Roberto Porcaro, quale mandante. Porcaro è ritenuto uno dei massimi esponenti del clan Lanzino-Patitucci.

Il movente dell’omicidio, secondo quanto ricostruito, sarebbe riconducibile all’attività usuraia di Giuseppe Ruffolo, avviata senza il consenso dalla cosca e i cui vertici lamentavano che l’uomo non versava i proventi dello strozzinaggio nella cosiddetta  “bacinella” dell’organizzazione criminale.

‘Ndrangheta, sequestrati beni per oltre 13 milioni a ex assessore Taurianova

Reggio. Ndrangheta, sequestrati beni per oltre 13 milioni a ex assessore

Beni immobili e rapporti finanziari per un valore superiore a 13 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria a Carmelo Sposato, 44enne, imprenditore edile nel settore pubblico e privato, già assessore allo Sport, Turismo e Spettacolo del comune di Taurianova, ritenuto intraneo al gruppo mafioso “Sposato-Tallarida”, operante a Taurianova e zone limitrofe. Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale reggino su richiesta della Dda.

La figura di Carmelo Sposato era emersa nell’ambito dell’operazione “Terramara Closed” condotta da polizia, carabinieri e finanza e conclusa, nel mese di dicembre 2017, con 47 arresti, tra cui lo stesso Sposato, in quel momento pubblico ufficiale in quanto assessore comunale, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso, poiché ritenuti intranei alla cosca di ‘ndrangheta “Avignone – Zagari – Fazzalari – Viola” (alla quale apparterrebbe il citato gruppo mafioso “Sposato-Tallarida”) attiva nel mandamento tirrenico della provincia reggina. Il beni sequestrati ammontarono a 25 milioni.

In tale contesto, – spiegano i finanzieri – il Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico), aveva ricostruito, attraverso articolati approfondimenti sulle transazioni economico finanziarie e patrimoniali effettuate dai soggetti indagati negli ultimi 20 anni, il patrimonio complessivamente accumulato – tra gli altri – dai componenti del nucleo familiare Sposato.

Gli accertamenti eseguiti avevano evidenziato, per ciascuno dei soggetti investigati, una significativa, ingiustificata differenza tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte sui redditi e il patrimonio posseduto, anche per interposta persona.

Al riguardo, era stata riscontrata in capo ai medesimi indagati la disponibilità di redditi, dichiarati ai fini delle imposte, non idonei a giustificare le cospicue acquisizioni patrimoniali.

Nello stesso mese di dicembre, sulla scorta degli elementi probatori raccolti dal Gico durante l’esecuzione dell’originario provvedimento e all’esito delle ulteriori investigazioni patrimoniali condotte, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio disponeva – in via d’urgenza – il sequestro preventivo sull’intero compendio aziendale di ulteriori due imprese edili – delle quali una risultata riconducibile a Carmelo Sposato, sebbene intestata a terzi, indicati come prestanome – il cui patrimonio era stato complessivamente stimato in 10 milioni di euro.

I beni sono costituiti da 4 tra imprese e società commerciali, quote societarie, fabbricati e terreni (ubicati anche nelle province di Rieti e Pesaro), nonché disponibilità finanziarie, per un valore stimato in circa 13.200.000 euro.

Sblocco turn over nella sanità, Cotticelli: “Fatto straordinario per Calabria”

Il commissario per la sanità in Calabria Saverio Cotticelli

“Un fatto straordinario per la Calabria”. Lo ha detto il commissario ad acta della sanità calabrese, Saverio Cotticelli, commentando l’approvazione, in Commissione Affari sociali della Camera, di un emendamento al “Decreto Calabria” che sblocca le assunzioni.

“Si è passati – ha aggiunto Cotticelli – da una valutazione prettamente ragionieristica e contabile di entrate e uscita a una valutazione politico-strutturale della realtà calabrese, perché se blocchiamo il turn over siamo costretti a interrompere l’erogazione di servizi essenziali ai calabresi, a chiudere reparti. Non è possibile, è come il gatto che si morde la corda. L’emendamento – ha rilevato il commissario della sanità calabrese – va nella direzione, da noi tutti auspicata, di superare il blocco e di ristabilire le esigenze e il fabbisogno di personale dotando finalmente le strutture delle personalità che servono”.

Cotticelli ha inoltre illustrato i prossimi passaggi con riferimento al tema del personale nella sanità calabrese: “Una volta che il decreto sarà convertito in legge, affronteremo da subito la questione. Con lo sblocco faremo, insieme alle aziende, una ricognizione del fabbisogno reale e concreto, ci faremo autorizzare dai ministeri affiancanti le assunzioni che servono a migliorare le prestazioni per i cittadini calabresi e – ha concluso il commissario – procederemo a ripianare i vuoti che si sono creati”.

Polemiche sul Pronto soccorso di Cosenza, Asp: “L’amplieremo con più medici”

Polemiche sul Pronto soccorso di Cosenza, Asp: Amplieremo con più medici
Il Pronto soccorso dell’ospedale di Cosenza

“Sono in corso di realizzazione lavori di ampliamento dell’area che porteranno la superficie dedicata al pronto soccorso a 550 mq, in aggiunta a quelli già dedicati. In relazione alle carenze di personale è stata di recente autorizzata l’assunzione di quattro operatori socio sanitari e siamo in attesa di riscontro su analoga richiesta per il profilo di infermiere. Dopo tre tentativi andati a vuoto, sono in arrivo altre 2 nuove unità di personale medico”. Lo si legge in una nota dell’Azienda ospedaliera di Cosenza e avente come argomento il Pronto soccorso, diffusa oggi anche in relazione a due episodi (uno di presunta malasanità, l’altro di un paziente che con un estintore ha scatenato il panico, ndr), verificatisi nei giorni scorsi.

“La paziente per la quale si è mossa l’associazione Consumatori – è scritto nella nota – contrariamente a quanto affermato dal Codacons era in codice giallo, media gravità, e non verde. Dopo il Triage (classificare e scegliere le emergenze, ndr) è stata presa in carico dall’UOC PS e ha ricevuto, in successione tempestiva i trattamenti e gli approfondimenti diagnostici, – si legge nella nota – opportuni e necessari alla situazione clinica in essere, come ampiamente documentato dalla cartella clinica. Trasferita all’Unità Operativa di Cardiologia Interventistica le è stata praticata coronarografia e intervento di angioplastica. Operazione riuscita e decorso post operatorio nella norma”.

“La paziente è deceduta nell’Unità Operativa di terapia intensiva dopo quattro giorni, – si legge ancora – ovvero l’8 maggio alle ore 00,57”. Nel comunicato si fa anche riferimento ad un paziente che, in preda ad uno stato di agitazione, ha fatto uso di un estintore, scatenando il panico. “In relazione all’incidente dell’estintore, – continua la nota – nel sottolineare che il paziente aveva già ricevuto le cure del caso, quindi nessun “gesto di esasperazione per la lunga attesa”, si evidenzia, come da verbale redatto dalla vigilanza, l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco”.

“La polvere dell’estintore sparsa nel locale ha reso indispensabile la pulizia dei luoghi. Dopo circa un’ora e mezza sono state ripristinate le normali attività lavorative”. “Indipendentemente dai due episodi, osserviamo che non si perde occasione per dare addosso all’Ospedale ed in particolare al pronto soccorso. Le situazioni di criticità in cui versa il pronto soccorso – afferma la direzione dell’Azienda ospedaliera – sono ben note alla Direzione di questa Azienda che non ne nasconde né la sussistenza né la urgente impellenza di risolverle”.

Decreto sanità in Calabria, sbloccato il turn-over. Politica fuori da nomine

Via libera all’emendamento al “decreto sanità” in Calabria presentato dalla deputata M5S Dalila Nesci in commissione Affari Sociali della Camera che punta a togliere la discrezionalità dei presidenti delle Regioni sulle nomine dei dirigenti sanitari. L’emendamento è passato con l’astensione della Lega. “La Lega si è astenuta perché l’emendamento è palesemente incostituzionale, non perché non condivide la questione della trasparenza nella sanità”.

L’ha detto la vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera e deputata della Lega Rossana Boldi, spiegando la posizione del suo partito sull’emendamento al decreto Calabria, proposto dal M5s e riguardante le nomine dei dirigenti sanitari.

Martedì il vicepremier Luigi Di Maio aveva avvertito i leghisti perché non bloccassero l’emendamento, definito “anti-raccomandati”. In caso contrario, aveva aggiunto, “sarebbe molto grave. Sarebbe un no al merito, alla trasparenza”.

Sull’astensione della Lega, Boldi ha spiegato: “C’è una sentenza della Corte costituzionale, la n. 251 del 2016, che ha accolto il ricorso presentato dalla Regione Veneto sulle norme della legge Madia che riguardano lo stesso argomento dicendo che su materie concorrenti com’è la sanità, le decisioni spettano agli enti territoriali e non agli organi centrali. Quindi, in commissione abbiamo fatto presente che chiunque potrebbe poi ricorrere contro l’emendamento”.

Dieni (M5S): “Svolta epocale nella sanità”
“Lo sblocco del turnover sanitario e l’eliminazione della discrezionalità politica nella scelta dei manager sono risultati che contribuiranno a migliorare la sanità calabrese”. Così la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni.

“Il lavoro che il M5S ha portato avanti in commissione Affari sociali della Camera – prosegue la parlamentare – dimostra la chiara volontà di riformare la sanità calabrese nel segno di un cambio radicale di prospettiva, nel quale il paziente e i suoi bisogni diventano finalmente il centro gravitazionale dell’intero sistema”.

“L’emendamento della collega Nesci, che elimina l’automaticità del turnover – aggiunge Dieni –, permetterà l’assunzione di medici e infermieri nelle Aziende sanitarie calabresi, contribuendo in modo decisivo all’innalzamento dei Lea e dunque al miglioramento del servizio reso ai pazienti”.

“Altrettanto importante è l’emendamento “anti-raccomandati”, che limita fortemente la discrezionalità delle scelte in capo agli organi politici della Regione, troppo spesso corresponsabili dei disastri che si sono consumati in Calabria”.

“Il Decreto Grillo – conclude la parlamentare 5 stelle – obbligherà quindi la politica a procedere con le nomine sulla base di criteri meritocratici e non su quelli delle appartenenze di partito o clientelari. Si tratta di riforme attese da troppo tempo ma mai attuate da tutte quelle forze politiche che, per decenni, hanno gestito la sanità calabrese. Il M5S ha finalmente iniziato a cambiare le cose”.

Sblocco turn-over, Ferro (Fratelli d’Italia): “Merito soprattutto opposizioni”

“Lo sblocco del turnover è merito innanzitutto delle opposizioni, che hanno chiesto con forza al governo di correggere in questa direzione il ‘decreto Calabria’” E’ quanto afferma la parlamentare di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro, che prosegue: “Io stessa, insieme alla collega di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Sociali, Maria Teresa Bellucci, ho presentato un emendamento finalizzato all’immediato sblocco del turn-over del personale delle aziende sanitarie ed ospedaliere, al fine di assicurare la tutela dei livelli essenziali di assistenza. Bisogna rendere atto alla maggioranza di non essersi incaponita, questa volta, su una norma che avrebbe avuto effetti devastanti per la sanità calabrese, ma di avere recepito questa modifica del decreto che consentirà di procedere alle necessarie assunzioni”.

“E’ una vittoria – spiega Ferro – della buona politica, quella che riesce a dialogare e a confrontarsi per fare l’interesse dei cittadini. Un buon segnale di disponibilità da parte del governo, che salutiamo con soddisfazione, ma che certo non possiamo considerare come il suo abituale modus operandi, tutt’altro. Inoltre la Commissione ha approvato due emendamenti che abbiamo presentato come Fratelli d’Italia, il primo sulla necessità del Commissario ad acta di confrontarsi con il rettore nelle nomine dei commissari delle aziende ospedaliero-universitarie, il secondo che pone limiti ai compensi dei Commissari straordinari. E’ la prova che l’impegno di chi, dall’opposizione, lavora per presentare emendamenti e modifiche, è diretto a migliorare le norme nell’interesse dei cittadini, non certo a ‘far parlare di sé’, e comunque sempre confidando su una responsabile apertura al confronto da parte della maggioranza, e non certo partendo dalla consapevolezza che la propria proposta verrà bocciata a priori”.

Incendiò l’auto del cognato per dissidi personali, arrestato

Incendiò l'auto del cognato per dissidi personali, arrestato
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A causa di dissidi di natura privata avrebbe dato alle fiamme l’auto del cognato. Un uomo di 28 anni, Francesco Fiumara, noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato e posto ai domiciliari dai carabinieri a Rosarno.

L’arresto di Fiumara è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Palmi su richiesta della Procura. I fatti si riferiscono alla notte del primo di aprile del 2016. In quella circostanza una vettura venne incendiata e un’altra parcheggiata poco distante, nei pressi di un esercizio commerciale, subì danni a causa di un atto di natura dolosa.

Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Palmi, hanno consentito di risalire a Fiumara anche grazie all’ausilio delle immagini dei sistemi di videosorveglianza che hanno registrato, quella notte, la presenza di una sagoma compatibile con quella del ventottenne. L’uomo, in precedenza, si sarebbe reso protagonista di altri atti intimidatori ai danni del cognato.

Picchia e minaccia di morte la madre: “Ti taglio la testa”. Arrestato

Carabinieri CatanzaroHa picchiato l’anziana madre colpendola violentemente con diversi calci alle gambe. Non contento, stava tentando di aggredire anche l’anziano padre, minacciando di morte entrambi. E’ successo a Catanzaro, dove i carabinieri giunti in soccorso hanno arrestato il figlio dei coniugi, L.A., di 47 anni, con l’accusa di maltrattamenti.

Dopo le percosse subite da parte del figlio, la signora, terrorizzata, ha chiesto telefonicamente l’aiuto del marito, il quale si trovava in un’altra abitazione poco distante e che quindi è sopraggiunto in pochi attimi, trovando la consorte presso i vicini che le avevano offerto riparo dopo averne udito le urla.

Subito dopo è arrivava anche la pattuglia che assisteva a numerose gravi minacce indirizzate dal figlio nei confronti dei genitori “Ti ammazzo, […], ti taglio la testa”.

I militari, vedendo che l’uomo diventava anche fisicamente più irrequieto, cercavano di tranquillizzarlo ma sono stati strattonati e spinti dall’uomo, che è stato quindi immobilizzato.

Dalla testimonianza dei genitori – in particolare della madre che, in evidente stato di shock, piangeva e lamentava forti dolori alle gambe gonfie e tumefatte – veniva confermata l’aggressione; violenza riferita anche da altri testimoni.

La ricostruzione della vicenda ha permesso di acclarare molteplici e continue vessazioni ed aggressioni, prevalentemente verbali ma sempre più violente, patite ormai da tempo dagli anziani coniugi.

A tale proposito, circa 8 mesi fa, durante un litigio per futili motivi, il figlio aveva spintonato il padre, facendolo cadere a terra insieme alla madre; anche poche settimane fa, a causa di tali comportamenti incontrollabili, si era reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine, mentre, in una recente circostanza, il padre, ormai esausto, si era visto costretto ad andare a dormire all’interno della propria auto.

In ragione degli elementi acquisiti, dunque, l’uomo è stato tratto in arresto in flagranza di reato per ipotesi di maltrattamenti in famiglia e, su disposizione del magistrato di turno, sottoposto agli “arresti domiciliari” presso una struttura sanitaria, in attesa dei successivi provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Pare che alla base delle aggressioni ci fosse una continua richiesta di denaro che i genitori non potevano soddisfare.

Controlli negli allevamenti, sequestro di decine di capi di bestiame

Decine di capi di bestiame sono stati sequestrati dai carabinieri forestali tra Scalea e San Nicola Arcella, sull’Alto Tirreno Cosentino, a seguito di controlli in alcuni allevamenti svolti insieme ai veterinari di Praia a Mare.

Nel Comune di San Nicola Arcella in località “Profondiero”, all’interno di un ricovero sono stati rinvenuti 28 animali ovini e 13 caprini, privi di marchi auricolari identificativi. Si è pertanto proceduto al sequestro cautelativo degli animali e ad elevare sanzione amministrativa per 13mila euro al proprietario per omessa istituzione di registro di stalla e mancata registrazione aziendale.

Sempre a San Nicola Arcella nella località “Arcomagno” sono stati rinvenuti 24 animali tra ovini e caprini che pascolavano incustoditi in area percorsa dal fuoco.

Dai successivi controlli è emerso che alcuni di essi erano privi di identificazione mentre altri erano di proprietà di alcuni allevatori di comuni limitrofi.

Anche in questo caso i militari hanno proceduto al sequestro sanitario cautelativo del gregge, al fine di impedire ogni contatto con lo stesso con altre popolazioni di animali, e in attesa di ogni necessario accertamento sanitario volto all’identificazione di eventuali malattie infettive.

Gli accertamenti hanno poi portato alla denuncia di uno dei proprietari per appropriazione indebita e diffusione di malattie infettive, mentre si è constatato che altri animali erano stati ceduti senza aver fatto comunicazione al servizio veterinario competente.

Si è quindi proceduto anche a sanzionare gli ex proprietari per la mancata comunicazione. Infine in località Santa Barbara del Comune di Scalea, si è provveduto a sottoporre a sequestro cautelativo fiduciario sette suini privi di marchi auricolari identificativi, in attesa di ogni necessario accertamento sanitario volto alla identificazione di eventuali malattie infettive. Al detentore degli stessi è stata elevata sanzione amministrativa di 430 euro.

Appalti e corruzione elettorale, 3 arresti a Legnano tra cui il sindaco leghista

Gianbattista Fratus (Ansa)

Il sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus, della Lega, è tra gli arrestati nell’operazione condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Milano, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio. A Fratus sono stati concessi gli arresti domiciliari così come all’assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini.

In carcere invece l’assessore al bilancio e vicesindaco del comune di Legnano Maurizio Cozzi.

Gli indagati, secondo le prime informazioni, sono accusati a vario titolo di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e corruzione elettorale. Diverse le perquisizioni in corso.

Gravissime le accuse della procura. “La cosa più allarmante e disarmante – ha detto la procuratrice in conferenza stampa – è che gli indagati tutti hanno scarsissimo senso della legalità e non percepiscono assolutamente la gravità delle loro azioni, quasi fosse un modus operandi che, solo perché diffuso, è legalizzato. Così non è”.

Un incarico presso una partecipata alla figlia di un candidato escluso al primo turno, in cambio dell’appoggio elettorale al ballottaggio, è l’accusa al sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, arrestato stamattina insieme a due assessori con l’accusa di corruzione, turbativa d’asta e corruzione elettorale. La promessa, stando all’inchiesta delle fiamme gialle e coordinata dal Pm Nadia Calcaterra, è stata mantenuta con un incarico presso la Aemme Linea Ambiente s.r.l.

La nomina di “soggetti e amici e conoscenti, manovrabili e in futuro riconoscenti” attraverso “spregiudicate manipolazioni di procedure”: è quanto c’è alla base dell’indagine che ha coinvolto il sindaco di Legnano Gianbattista Fratus e due assessori della sua giunta, secondo quanto spiegato dal procuratore aggiunto di Busto Arsizio Giuseppe D’Amico.

Aveva tre chili di marijuana, arrestato un trentottenne reggino

La droga e i soldi sequestrati

I Carabinieri di Reggio Calabria assieme ai colleghi Cacciatori “Calabria” di Vibo,  hanno arrestato Giovanni Barchetta, 38enne reggino con precedenti, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

I Carabinieri, in un controllo del territorio del centro cittadino, durante una perquisizione domiciliare di una cantina in uso all’uomo ad Archi, hanno rinvenuto, suddivisa in 6 buste di cellophane, quasi 3 chilogrammi di marijuana e circa 70 grammi di cocaina suddivisa in cinque involucri assieme ad un bilancino di precisione.

Inoltre, all’interno di una cassaforte posta all’interno dell’abitazione adiacente, i militari hanno rinvenuto quasi 5 mila euro in banconote di vario taglio.

Tutto il materiale rinvenuto è stato posto sotto sequestro, invece l’uomo, al termine delle formalità di rito, è stato posto agli arresti domiciliari a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Calcio, la Lazio vince la Coppa Italia battendo l’Atalanta 2-0

La Lazio festeggia la vittoria della sua settima Coppa Italia (Ansa)La Lazio ha vinto la Coppa Italia battendo 2-0 l’Atalanta nella finale giocata ieri sera all’Olimpico. “Bellissima serata, davanti ad un pubblico meraviglioso. Ma onore anche all’Atalanta. Una grandissima gara, decisa da episodi che questa volta abbiamo saputo girare a nostro favore”. La vittoria della Coppa Italia non fa dimenticare a Simone Inzaghi che i bergamaschi sono stati avversari degni. “Chi è entrato a partita iniziata ha fatto benissimo – ha aggiunto ai microfoni di Rai1 – E’ una soddisfazione che ci meritiamo per il cammino fatto. La volevamo questa coppa, ce l’abbiamo messa tutta per vincerla e ora ce la godiamo”.

LA CRONACA

Atalanta-Lazio 0-2 finale: 82′ Milinkovic, 90′ Correa. La gara si infiamma nei minuti conclusivi, Lazio cinica e determinata.

Atalanta-Lazio 0-2: chiude la gara la Lazio, al 90′ Correa si invola in contropiede, dribbla due avversari e a porta vuota insacca.

Atalanta-Lazio 0-1: all’82’ vantaggio della Lazio, Savic stacca in area e di testa insacca sul cross perfetto di Lucas Leiva.

Atalanta-Lazio 0-0 fine pt: minuti iniziali di marca biancoceleste, Atalanta vicina al gol. Il palo nega il vantaggio a De Roon.

“Molti auguri di guarigione per i vigili urbani che sono rimasti feriti. Mi auguro che episodi di questo genere non debbano più ricorrere perche queste sono manifestazioni in cui ci deve essere una grande festa, non ragioni di scontro, ma di incontro, come logico ci sia in tutte le partite di calcio”. Così la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, nell’intervallo della finale di Coppa Italia ai microfoni del vicedirettore di Raisport, Enrico Varriale, sugli incidenti prima del via di Atalanta-Lazio. (Ansa)

Trovato con mezzo chilo di marijuana, arrestato

La Polizia di Reggio Calabria, nell’ambito del programma “Focus ‘ndrangheta”, ha arrestato un 25enne reggino, C.M.M., trovato in possesso di oltre 500 grammi di marijuana.

Gli Agenti, con l’ausilio di un’unità cinofila, hanno eseguito una perquisizione all’interno dell’abitazione del giovane, che si è immediatamente mostrato nervoso alla vista del cane poliziotto specializzato nel ritrovamento di stupefacenti.

Il giovane ha così deciso di consegnare spontaneamente alcuni involucri in plastica contenenti droga, un bilancino elettronico, un tritaerba e la somma di 195 euro, verosimilmente riconducibile all’attività di spaccio.

Gli Agenti hanno esteso la perquisizione anche alle pertinenze dell’abitazione, ed hanno rinvenuto un altro involucro della medesima sostanza. L’arresto è stato convalidato dal giudice.

Processo Crisalide, 9 assoluzioni e 43 condanne

aula giustizia processoCon 43 condanne e 9 assoluzioni si è concluso il processo di primo grado denominato “Crisalide”, scaturito da un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri di Lamezia Terme. Ad emettere la sentenza del processo, celebrato con il rito abbreviato, è stato il Gup di Catanzaro, Pietrò Carè.

Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato, rapina, violazione delle leggi per la composizione e l’elezione degli organi comunali.

Tra i 43 condannati, con pene che vanno da un minimo di otto mesi a un massimo di 20 anni, figurano i presunti vertici della cosca lametina Antonio Miceli (20 anni, tanti quanti ne aveva chiesto l’accusa), Nicola Gualtieri (16 anni e 4 mesi) e Giuseppe Grande (14 anni e 6 mesi).

Sono, invece, stati assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, “perché il fatto non sussiste”, l’ex consigliere comunale di Lamezia Terme, Pasqualino Ruberto, candidato sindaco nel 2015, e Giovanni Vincenzo Paladino, padre dell’ex vicepresidente del consiglio comunale lametino, Giuseppe, accusati, insieme allo stesso Giuseppe Paladino (che sta seguendo il rito ordinario), di avere avuto contatti con la cosca durante la campagna elettorale per le Amministrative del 2015: per questa vicenda il ministero dell’Interno inviò al Comune di Lamezia Terme una commissione di accesso antimafia la cui relazione fu alla base dello scioglimento dell’ente nel novembre 2017.

Oltre a Ruberto e Paladino sono stati assolti Davide Cosentino, Daniele Grande, Pino Esposito, Smeraldo Davoli, Emmanuel Fiorino, Daniele Amato e Concetto Pasquale Franceschi.

Oltre ai tre presunti capiclan, invece, sono stati condannati Alessio Morrison Gagliardi (12 anni e 10 mesi; Antonio Saladino (10 anni 3 mesi); Vincenzo Grande (10 anni e 1 mese, assolto per associazione mafiosa); Rosario Muraca, (10 anni e 2 mesi); Teresa Torcasio (10 anni e 1 mese); Domenico De Rito (10 anni); Pasquale Caligiuri (10 anni); Massimo Gualtier (9 anni 9 mesi); Antonio Franceschi (9 anni 6 mesi); Antonio Domenicano (8 anni e 10 mesi); Rosario Franceschi (8 anni e 10 mesi); Fortunato Mercuri (8 anni 6 mesi); Antonio Paola ( 8 anni e 5 mesi); Saverio Torcasio (8 anni 4 mesi).

Poi Antonio Stella (8 anni e 4 mesi); Antonello Amato (8 anni 2 mesi); Michele Grillo (8 anni 1 mese); Luigi Vincenzini (8 anni 1 mese); Marco Cosimo Passalacqua (8 anni e 1 mese); Claudio Vescio (8 anni un mese); Carloalberto Gigliotti (8 anni); Vincenzo Brizzi (8 anni); Antonio Gullo (8 anni); Salvatore Francesco Mazzotta, (6 anni); Ottavio Muscimarro (6 anni e 8 mesi); Davide Belville (6 anni 3 mesi), Francesco Gigliotti (6 anni 3 mesi); Giuseppe De Fazio (6 anni); Vincenzo Catanzaro (5 anni 6 ); Maurizio Caruso (5 anni e 6 mesi); Saverio Torcasio, classe 75 (5 anni e 6 mesi); Luca Torcasio (5 anni e 6 mesi); Salvatore Fiorino (5 anni 5 mesi); Antonio Mazza (5 anni 1 mese); Mattia Mancuso (2 anni e 8 mesi, assolto per associazione mafiosa); Paolo Strangi (2 anni e 4 mesi); Guglielmo Mastroianni (1 anno 9 mesi); Alessandro Gualtieri (1 anno, 9 mesi); Antonio Perri (1 anno 9 mesi); Luca Salvatore Torchia (8 mesi).

L’operazione “Crisalide”, condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Catanzaro e dalla Compagnia di Lamezia Terme, scattò il 23 maggio 2017 e si concluse con l’esecuzione di 52 fermi. Leggi

Inchiesta della procura di Milano, indagati Lara Comi e Marco Bonometti

Inchiesta della Dda di Milano, indagati Lara Comi e Marco Bonometti
L’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi

L’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi è indagata per finanziamento illecito nella maxi inchiesta della Dda di Milano. Comi, che è anche candidata per le prossime elezioni europee, è accusata di aver ricevuto un finanziamento illecito, lo scorso gennaio, da 31mila euro dall’industriale bresciano e presidente della Confindustria Lombarda, Marco Bonometti, anche lui indagato nell’inchiesta.

A Bonometti, in particolare, la Procura contesta una fattura da 31mila euro, emessa da Omr holding (la società di cui l’industriale è presidente), e relativa al versamento di quei soldi alla società Premium consulting srl, tra i cui soci figura appunto Lara Comi.

Quei 31mila euro, secondo gli inquirenti, sarebbero stati versati in due tranche da circa 15mila euro. Stando a quanto ricostruito dai pm, l’industriale avrebbe versato quei soldi formalmente per una consulenza, sotto forma di acquisto di una tesi di laurea reperibile anche on line, e quel denaro, invece sarebbe andato a finanziare illecitamente Comi.

Il nome dell’europarlamentare, tra l’altro, era già emerso negli atti della maxi indagine su un sistema presunta di corruzione, appalti pilotati e finanziamenti illeciti. I pm, infatti, come si leggeva nella richiesta di custodia cautelare a carico di 43 persone, tra cui i due esponenti di FI Fabio Altitonante e Pietro Tatarella, stanno indagando anche su un altro episodio, ossia su “contratti di consulenza” ottenuti, attraverso Gioacchino Caianiello, ex coordinatore di FI a Varese e ritenuto il “burattinaio” del presunto “sistema”, da “una società riconducibile a Lara Comi”. Contratti di consulenza “da parte dell’ente Afol città metropolitana” per un “totale di 38.000 euro”.

“Accuse assurde”, si difende l’europarlamentare azzurra. “La consulenza era regolare e non c’è stato alcun finanziamento illecito”, sostiene il difensore di Comi, l’avvocato Gian Piero Biancolella, indagata in un filone dell’indagine della Dda di Milano per finanziamento illecito ai partito assieme al presidente della Confindustria lombarda Marco Bonometti. Quest’ultimo, secondo la ricostruzione dei pm, avrebbe fatto un versamento di 31 mila euro in vista delle elezioni europee per Lara Comi ‘mascherato’ da consulenza.

“Mai commesso alcun illecito”, afferma Marco Bonometti, vicepresidente di Confindustria Lombardia e presidente OMR Holding in relazione alle indiscrezioni giornalistiche relative all’inchiesta sulle tangenti in Lombardia per le quali – spiega in una nota – è “stato ascoltato ieri dai pm milanesi nella veste di testimone”.

Agguato a Napoli, la piccola Noemi è sveglia e respira da sola

Agguato a Napoli, la piccola Noemi è sveglia e respira da solaE’ sveglia, cosciente e presenta una buona motilità di tutti e quattro gli arti la piccola Noemi, la bambina di 4 anni gravemente ferita in un agguato camorristico a Napoli dieci giorni fa. Lo rende noto l’ospedale Santobono nell’ultimo bollettino.

La bambina respira spontaneamente ma necessita ancora di un supporto di ossigeno ad alti flussi, spiegano i medici. Proseguono gli esami diagnostici di routine, utili a monitorare l’evoluzione della condizione clinica della bimba.

I parametri vitali sono stabili e il quadro clinico appare stazionario. La prognosi resta comunque riservata. La bimba era stata colpita da un proiettile che le ha trapassato il polmone. A sparare sarebbe stato Armando Del Re, arrestato, che nell’agguato avrebbe ferito al gluteo la nonna di Noemi nonché il suo vero bersaglio, Salvatore Nurcaro.

Con l’auto giù dal viadotto, muore una ragazza

Con l'auto giù dal viadotto, muore una ragazza di 25 anni
I soccorritori sul luogo dell’incidente

Una ragazza poco più che ventenne, Maria Giovanna Stilo, è morta a seguito di un grave incidente stradale avvenuto ieri pomeriggio sulla strada provinciale Stilo-Pazzano, all’altezza di Siderno, nel Reggino. Il veicolo, per cause in corso di accertamento, è precipitato nell’area sottostante l’arteria stradale da un’altezza di circa 10 metri.

L’impatto è stato purtroppo fatale per la giovane rimasta incastrata all’interno dell’autovettura e le cui operazioni di recupero sono risultate difficoltose a causa del luogo impervio.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco che si sono dovuti fare strada attraverso la fitta vegetazione per raggiungere il luogo dell’impatto. La salma è stata recuperata insieme al mezzo. Indagini sono state avviate dai carabinieri.

Sole 24 Ore: Studio legale Cundari, di Cosenza, tra i migliori d’Italia

Sole 24 ore premia avvocato cosentino Massimo Cundari
L’avvocato cosentino Massimo Cundari

C’è un ricco dossier pubblicato da Il Sole 24 Ore col quale il prestigioso quotidiano economico ha scelto di dar conto in 16 pagine della ricerca «Studi legali dell’anno 2019» effettuata per la prima volta in Italia da Statista, società tedesca specializzata nelle analisi di mercato e nella raccolta ed elaborazione di dati.

La ricerca, condotta dal 6 novembre 2018 al 31 gennaio 2019, prende in considerazione le segnalazioni – da parte di avvocati, giuristi d’impresa e clienti – degli studi legali attivi a livello nazionale in 10 settori di competenza (diritto societario; bancario; contratti e contenzioso; lavoro; tributario; penale; diritto di famiglia e successione; immobiliare; amministrativo; ambiente) e in 5 macro regioni (Milano, Roma, Nord, Centro e Sud-Isole).
Il Rapporto premia, nel settore “Lavoro”, lo studio legale dell’avv. Massimo Cundari – l’unico selezionato della Calabria, oltre ad essere uno dei pochi del Centro Sud.

La presenza nell’Hit parade del Sole24ore dei migliori studi legali italiani di diritto del lavoro arricchisce il medagliere dello Studio legale Cundari , che giusto nel novembre scorso era salito sul podio delle “eccellenze italiane del Diritto e dell’Economia” premiate a Milano a Palazzo Mezzanotte sede di Borsa Italiana, con il patrocinio della Commissione Europea. Lo Studio Cundari, operante su tutto il territorio nazionale, ha sede a Cosenza ed è diretto dall’avvocato Massimo Cundari.

Sole 24 Ore avv Massimo Cundari
La pagina del Sole dedicata ai migliori studi legali d’Italia

Assenteismo, arrestati 8 dipendenti dell’ospedale di San Severo

Assenteismo, arrestati 8 dipendenti dell’ospedale di San SeveroI Finanzieri del Comando Provinciale di Foggia, dalle prime ore di questa mattina, stanno dando esecuzione ad una ordinanza cautelare applicativa degli arresti domiciliari, emessa dal giudice presso il Tribunale di Foggia nei confronti di 8 dipendenti dell’ospedale di San Severo, nonché della sospensione dal servizio nei confronti di un altro dipendente della struttura sanitaria in ordine all’ipotesi di truffa a danno di un ente pubblico quantificata in oltre 80 mila euro.

Le Fiamme Gialle di San Severo, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, attraverso l’esame dei filmati acquisiti delle telecamere nascoste nei pressi dell’apparecchiatura marcatempo del presidio ospedaliero, l’esecuzione di numerose attività di carattere tecnico e l’esame della numerosa documentazione acquisita nel corso dell’indagine, hanno accertato che numerosi dipendenti attestavano la propria presenza sul luogo di lavoro ma, di fatto, erano impegnati in attività estranee al contesto lavorativo.

Gli indagati, per occultare l’assenza dal posto di lavoro, oltre ad utilizzare la ormai “classica” mancata timbratura del cartellino marcatempo (cd. badge) all’atto dell’allontanamento dal servizio, provvedevano, direttamente o grazie a due colleghi addetti all’inserimento dei dati nel data base delle attività di servizio prestate, complici nella truffa, ad alterare le informazioni contenute nel sistema informatico di registrazione delle presenze.

Un altro dipendente, invece, simulando di aver dimenticato il badge a casa, faceva attestare la propria presenza mediante la sottoscrizione di un’attestazione cartacea da parte del proprio dirigente anche quando questi era assente dal servizio.

Dalle indagini è emerso che le false attestazioni di presenza, per un totale di oltre 5.300 ore, venivano effettuate fin dal 2014. Le attività svolte durante le assenze dal servizio erano le più variegate: si va dall’operatore tecnico che collaborava nella gestione del bar della moglie, ai vari dipendenti che si intrattenevano in lunghe chiacchierate perditempo con amici e parenti in bar cittadini, fino al primario che si allontanava dall’ospedale per interi pomeriggi in giro per la città o facendo rientro alla propria abitazione e che, in alcune occasioni, attestava anche di aver eseguito prestazioni specialistiche ricorrendo ad ore di straordinario al fine di smaltire le cosiddette liste d’attesa dei pazienti.

Il caso più emblematico è quello di un operatore tecnico specializzato che dopo aver trascorso intere giornate presso lidi balneari, pur risultando in servizio, non aveva nessun problema a pubblicare foto su social network in cui era visibile in situazioni conviviali in luoghi diversi da quello lavorativo.

Le attività di indagine hanno consentito di raccogliere solidi elementi di prova a carico di 9 indagati (un primario, un dirigente, cinque collaboratori amministrativi, un operatore tecnico ed una commessa), valorizzati dalla locale Procura della Repubblica nelle richieste cautelari accolte dal G.I.P. del Tribunale di Foggia.

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