13 Ottobre 2024

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Migranti, la Sea Watch sfida i divieti ed entra in Italia. Salvini: “Porti chiusi”

La Sea Watch 3 è entrata in acque italiane. Dopo l’annuncio del comandante di voler raggiungere Lampedusa per “ragioni umanitarie”, la nave della ong tedesca – stando ai tracciati radar e a quanto confermano dalla stessa organizzazione umanitaria – ha violato la diffida della Guardia di Finanza passando il limite delle acque territoriali delle 12 miglia e sta facendo rotta verso l’isola. Il ministro dell’Interno Salvini ha ribadito che i porti in Italia restano chiusi.

La decisione di chiedere la revoca del divieto d’ingresso, sostiene ancora Linardi, è stata presa per “ragioni umanitarie”: le condizioni a bordo, stando alle valutazioni di medici ed equipaggio, “supererebbero le motivazioni che hanno portato al diniego”.

“Abbiamo fatto sbarcare malati e bambini, ma resta il divieto assoluto alla Sea Watch 3 di entrare nelle nostre acque territoriali. Non cambiamo idea: porti chiusi per chi non rispetta le leggi, mette in pericolo delle vite, minaccia. Una Ong, peraltro straniera, non può decidere chi entra in Italia”, è la replica di Salvini.

Alcuni migranti a bordo della Sea Watch III avrebbero minacciato di suicidarsi se non verrà consentito loro di sbarcare in un porto sicuro. L’allarme arriva da uno dei membri del team medico a bordo dell’imbarcazione della Ong tedesca da più di 36 ore bloccata al largo di Lampedusa.

“Siamo molto preoccupati perché alcune delle persone a bordo della nave parlano di suicidio” ha scritto la Ong su Twitter postando il video di Karol, uno dei medici sulla nave.

Lo sbarco di 18 dei 65 migranti salvati, dice la donna, ha prodotto nei 47 rimasti a bordo “una condizione psicologica negativa: si sentono privi di valore, come se a nessuno importasse di loro. Una situazione che, assieme al mal di mare e all’assenza di speranza e prospettive sta rendendo le persone davvero vulnerabili”. “Alcuni di loro dicono di voler autoinfliggere delle ferite o addirittura suicidarsi – dice il sanitario – pur di far finire questa situazione. Dal punto di vista medico la situazione non è affatto buona, stiamo mantenendo un equilibrio molto fragile e precario in questo momento”.

“18 persone sono a terra, siamo felici per loro – ha scritto la Ong nell’ultimo tweet – Ma a bordo restano 47 persone senza un porto sicuro. Persone, tra cui una donna incinta e un uomo disabile, i cui diritti sono negati”.

Ferisce la sua compagna con le forbici, in carcere

Ferisce la sua compagna con le forbici, in carcereAgenti delle volanti della Questura di Reggio Calabria hanno arrestato in flagranza di reato G.M., di 49 anni, responsabile di maltrattamenti in famiglia, violenza privata e lesioni personali nei confronti della sua convivente di 55 anni.

I poliziotti sono intervenuti dopo la telefonata di una donna di nazionalità romena che chiedeva aiuto poiché aggredita dal compagno, che l’aveva ferita al polso con un paio di forbici e le impediva di lasciare l’appartamento. Giunti sul posto, gli agenti hanno constatato le minacce di morte rivolte alla donna per farla smettere di chiedere aiuto.

Dopo una mediazione sono riusciti a convincere l’uomo ad aprire la porta di casa, consentendo alla vittima di uscire e farsi medicare dal personale del 118. L’aggressore è stato quindi arrestato. In casa sono state trovate le forbici usate per ferire la donna, giudicata guaribile in 5 giorni. L’autorità giudiziaria ha disposto per l’uomo gli arresti in carcere.

I sovranisti a Milano, Salvini: “Noi guardiamo al futuro, gli altri al passato”

“Qua non c’è l’ultradestra ma la politica del buonsenso: gli estremisti sono quelli che hanno governato l’Europa per venti anni”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini in piazza Duomo a Milano dove si sono radunati i sovranisti europei, compresa Marine Le Pen, in vista delle elezioni europee di domenica 26 maggio.

“Qui non ci sono estremisti, razzisti, fascisti. La differenza – per Salvini – è tra chi guarda avanti, tra chi parla di futuro e di lavoro e chi fa i processi al passato: hanno paura del passato perché non hanno un’idea di futuro. Noi stiamo costruendo il futuro”, ha detto ancora.

“Se serve per voi, per l’Italia, per i miei figli, io do la vita. Non mi fermo davanti a niente e nessuno: è un impegno d’onore. Qualcuno mi dice: rallenta, stai attento, non combattere la mafia, la camorra, i poteri forti, spacciatori e razzisti. Più mi dicono rallenta, più vado avanti per il mio Paese col sorriso e la convinzione di essere nel giusto” sottolinea Salvini.

“E’ un momento storico talmente importante per liberare il continente dall’occupazione abusiva organizzata a Bruxelles da molti anni. ‘Chi ha tradito l’Europa, il sogno dei padri fondatori, di De Gaulle e De Gasperi? I Merkel, i Macron, i Soros, gli Juncker hanno costruito l’Europa della finanza e dell’immigrazione incontrollata” ha detto il leader del Carroccio. Salvini tocca anche il tema dei migranti, ribadendo che “quella nave (la Sea Watch ferma al largo di Lampedusa, ndr) finchè sono ministro dell’Interno in un porto italiano non entra” e rispondendo direttamente al Papa dice: “il governo sta azzerando i morti nel Mediterraneo, con orgoglio e spirito cristiano”.

“Al referendum del 26 maggio non prendo venti impegni, ne prendo uno: cambiare l’Europa da cima a fondo ma se date alla Lega il primo posto in Italia e in Europa non mollerò finché ciascuno in Italia non pagherà il 15% di tasse. Non una lira di più. Non una tassa di più ma dateci forza e il coraggio per abbassarle. Perché volere è potere”, ha affermato Salvini. “Questo governo ha fatto cose buone e farà altre cose buone perché la Lega è garanzia di stabilità e di futuro”.

“Viviamo un momento storico e voi potrete dire ai nipoti “io c’ero”. Un momento che aspettavamo da tanto tempo e che finalmente si realizza sotto il cielo d’Italia. Il momento in cui uniti daremo a tutta Europa il segnale della resistenza, della speranza e della riconquista”, ha detto dal canto suo Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (Rn), a Milano. “Non vogliamo più – aggiunge – questa oligarchia senza cuore che ci dirige. Non vogliamo più questa Ue che fa soffiare i nefasti venti della globalizzazione selvaggia”.

“Vorrei dire al presidente Jean Claude Juncker che dovrebbe venire qui in Italia a imparare da Salvini come si difendono le nostre nazioni e la nostra Europa. Abbiamo un futuro insieme: gli Stati devono proteggere i nostri cittadini e non c’è chi può far meglio di un governo come quello del nostro amico Salvini”, ha detto invece Jaak Madison, deputato del parlamento dell’Estonia e vicepresidente del partito Ekre, prendendo la parola in piazza Duomo.

“Con queste elezioni – aggiunge – i nostri cittadini hanno l’opportunità di scegliere un partito che possa proteggere i nostri interessi come nazione: una sovranità su temi come l’immigrazione, le nostre politiche interne e la valuta. I Paesi europei sono molto diversi e simili allo stesso tempo: vogliamo avere la possibilità di decidere per noi stessi”.

Da Sonda incontro ravvicinato con un fossile del Sistema Solare

Rappresentazione artistica dell’Ultima Thule (fonte: NASA)

Incontro ravvicinato della sonda New Horizons della Nasa con un fossile del Sistema Solare. Si trova nella fascia di Kuiper, ai confini del nostro sistema planetario, a circa 6,4 miliardi di chilometri dalla Terra, ed è rimasto incontaminato da almeno 4,5 miliardi di anni. I dettagli di questo incontro sono illustrati nello studio pubblicato sulla rivista Science.

L’inquilino del Sistema Solare visitato dalla sonda New Horizons è 2014 MU69 Ultima Thule, il corpo celeste più lontano mai esplorato dall’uomo. L’incontro è avvenuto il giorno di Capodanno del 2019, ma i risultati di queste osservazioni ravvicinate sono stati pubblicati solo oggi.

I dati mostrano un oggetto con un’orbita piuttosto stabile, lungo circa 32 chilometri e largo 16, con due lobi e appiattito. Come la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko della missione Rosetta. L’ipotesi degli esperti della Nasa è che Ultima Thule sia nato dalla collisione tra due piccoli corpi celesti avvenuta nelle prime fasi di formazione del Sistema Solare. Attorno a questo fossile cosmico non sono stati osservati oggetti come lune, anelli o nuvole di polveri.

“Lo studio di corpi celesti come Ultima Thule è importante perché conservano indizi sulle origini del Sistema Solare”, ha spiegato all’Ansa Andrea Longobardo, dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (Iaps) di Roma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). “Trattandosi di corpi lontani, infatti, sono ancora piuttosto incontaminati: è come se vedessimo i mattoni crudi di un futuro edificio”, ha chiarito l’esperto dell’Inaf.

Dopo avere visitato Plutone nel 2015 restituendoci le prime immagini ravvicinate del pianeta nano, la sonda della Nasa ha proseguito il suo viaggio raggiungendo la fascia di Kuiper, una cintura popolata da piccoli corpi di ghiaccio che si trova oltre l’orbita di Nettuno. “I dati pubblicati oggi – ha concluso Longobardo – sono il 10% di quelli raccolti dalla sonda Nasa su Ultima Thule, che in futuro continuerà quindi a riservarci sorprese”.

Dispersione scolastica, progetto del “Monaco” di Cosenza: “Nessuno indietro”

Da una dettagliata analisi dei dati riportati negli scrutini emerge che un rilevante numero di studenti, soprattutto del primo biennio, manifesta seri problemi per quello che riguarda le conoscenze necessarie per la propria crescita educativa.

Per tale ragione l’Istituto Tecnico Industriale “A. Monaco” di Cosenza ha promosso all’interno delle proprie aule un progetto di integrazione e potenziamento delle aree disciplinari di base chiamato “Nessuno Indietro” che rientra nell’ambito del PON FSE 10.2.2A-FSEPON-CL-2017-95, finanziato dal MIUR con Fondi Strutturali Europei 2014-2020 per un ammontare di 44.851,70 euro.

Le carenze evidenziate si concentrano soprattutto in italiano e matematica e, di conseguenza, nella lingua inglese e in tutte le materie del gruppo scienze, con particolare riferimento in fisica.

A questo bisogna aggiungere il notevole numero di studenti che abbandonano il percorso formativo o che sono comunque a rischio di dispersione scolastica.

Una situazione certamente non facile, palese conseguenza del percorso formativo di provenienza degli studenti, decisamente insufficiente, che mette i docenti dell’Istituto di fronte a degli alunni con scarsa motivazione allo studio e alle attività curricolari, una preoccupante fragilità sul piano emotivo e difficoltà di apprendimento di vario genere, che non si riferiscono solo a quelle testimoniate da una certificazione ufficiale.

Un quadro preoccupante che ha spinto il Dirigente Scolastico, Giancarlo Florio, e tutti i docenti a proporre un percorso formativo adatto agli alunni più fragili e deboli sul piano didattico-educativo, che possa recuperarli al saper essere e al saper fare.

Un progetto che prevede l’applicazione di personalizzate e innovative metodologie didattiche, che fanno ampio uso delle attività laboratoriali, volte al recupero dell’autostima per far acquisire una maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità finora inespresse.

Sette i moduli programmati lungo il progetto formativo rivolto agli alunni con insufficienti competenze di base: “Smart School: per una linguistica innovativa”; “La fotografia della parola attraverso la logica del pensiero”; “Passeggiate matematiche”; “La matematica con una didattica laboratoriale”; “La fisica in moto”; “Keep calm and….speak English”; “Keep up”.

Ricatta per soldi l’ex amante minacciando foto “osè” sui social, arrestata

Ha ricattato il suo ex amante minacciandolo di pubblicare sui social foto della loro relazione se non le avesse dato del denaro ma è stata arrestata da militari della Guardia di finanza di Lamezia Terme con l’accusa di tentata estorsione.

A rivolgersi alle fiamme gialle è stato l’uomo, esasperato dalle continue richieste. La donna, dopo che l’uomo, sposato, aveva troncato la loro relazione, ha iniziato a minacciarlo. Dopo la denuncia ricevuta, i finanzieri si sono presentati all’appuntamento nel corso del quale l’uomo ha consegnato la somma di denaro richiesto ed hanno bloccato la donna.

L’arresto è stato successivamente convalidato dall’autorità giudiziaria che poi ha scarcerato la donna fissando il processo per direttissima al 4 luglio prossimo.

Droga e resistenza, tre arresti e una denuncia a Corigliano Rossano

Archivio

E’ di tre persone arrestate e una denunciata il bilancio di controlli della Polizia tra Corigliano e Rossano. Gli agenti del locale Commissariato, con l’ausilio di personale del reparto prevenzione crimine Calabria settentrionale e dei cinofili di Vibo, nella frazione Schiavonea, hanno effettuato diverse perquisizioni personali e domiciliari a seguito delle quali un 54enne, A. P., è finito in manette per detenzione di droga ai fini dello spaccio.

Durante la perquisizione domiciliare il cane della Squadra cinofili ha fiutato occultati all’interno del tubo di cartone di un rotolo di Scottex, appeso alla parete della cucina, alcuni involucri termosaldati contenenti cocaina e marjuana, mentre in un’altra stanza sono stati rinvenuti un bilancino di precisione e delle banconote di piccolo taglio verosimilmente provento dell’attività di spaccio.

Visti gli elementi raccolti e i numerosi precedenti di polizia per reati specifici, A.P. è stato arrestato in flagranza del reato. Il magistrato di turno presso la Procura della Repubblica di Castrovillari, ha disposto per l’uomo gli arresti domiciliari in attesa del rito per direttissima.

A Rossano sono state effettuate perquisizioni domiciliari che hanno interessato anche alcuni circoli privati e, durante una di queste è stato trovato stupefacente.

Durante la perquisizione, estesa anche ad altri locali nella disponibilità del titolare del circolo, A. F., di 47anni, gli agenti hanno rinvenuto diverse dosi di cocaina, per un totale di circa 140 grammi e qualche grammo di marjuana. L’uomo è stato tradotto presso il carcere di Castrovillari.

Due persone a bordo di un’autovettura, identificati per B. F., di 26 anni, e M. A., (25), residenti a Rossano, già noti per precedenti di polizia, sono state controllate e trovate in possesso di alcune dosi di cocaina.

I due hanno opposto resistenza ai poliziotti e, vista la volontà di impedire i controlli, B.F. è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di stupefacenti ai fini dello spaccio, mentre l’altra persona è stata deferita solo per resistenza.

Inchiesta Legnano, si è dimesso il sindaco leghista Fratus

Il sindaco di Legnano Fratus si è dimesso
Gianbattista Fratus (Ansa)

Il sindaco di Legnano (Milano) Gianbattista Fratus, della Lega, arrestato nei giorni scorsi insieme al vicesindaco e a un assessore con l’accusa di corruzione elettorale e turbativa d’asta, ha presentato le dimissioni.

Lo ha reso noto il suo avvocato Maira Cacucci, spiegando che Fratus “ha rassegnato le dimissioni il 16 maggio stesso, comunicate poi a mezzo pec all’Ente”. Il legale ha aggiunto che Fratus “è a disposizione della magistratura per chiarire la propria posizione” precisando che, “del resto, ha fiducia nella giustizia”.

Fratus, ai domiciliari come l’assessore Chiara Lazzarini, mentre il vicesindaco Maurizio Cozzi è in carcere, è anche accusato di corruzione elettorale. Lunedì è previsto l’interrogatorio di garanzia.

La vicenda di Legnano è stata al centro di un’aspra polemica politica con il M5s che aveva chiesto le dimissioni del sindaco leghista dopo l’inchiesta della Procura di Busto Arstizio.

Con documenti falsi e cocaina, arrestato cittadino georgiano già espulso

Con documenti falsi e cocaina, arrestato cittadino georgiano già espulsoAveva in auto 20 grammi di cocaina ed era in possesso di documenti di identità e patente falsi. Un cittadino georgiano D.G., di 38 anni, già destinatario di un provvedimento di espulsione e con precedenti per furto, è stato arrestato in flagranza di reato dalla Polizia di Stato a Reggio Calabria per detenzione di sostanze stupefacenti.

L’uomo, fermato per un controllo, alla richiesta dei poliziotti ha esibito documenti falsi che lo qualificavano come cittadino lituano. Il comportamento nervoso e insofferente manifestato durante il controllo, ha indotto gli agenti a perquisire il trentottenne che è stato trovato con indosso, nascosto nella manica della felpa, un involucro di alluminio contenente 20 grammi di cocaina.

Dalle ulteriori verifiche tecniche, effettuate con l’ausilio del Gabinetto regionale di Polizia scientifica, la documentazione dell’uomo è risultata falsa e frutto di contraffazione.

Lutto a Diamante, è morto l’ex sindaco Ernesto Caselli

Ernesto Caselli
Ernesto Caselli

Lutto a Diamante, è morto stamattina Ernesto Caselli, 62 anni, più volte sindaco della cittadina tirrenica e ricandidato nella tornata del 26 maggio. Caselli, è stato stroncato da un infarto.

Caselli aveva alle spalle una lunga esperienza politica. Per tre volte è stato primo cittadino. Si era ripresentato per l’appuntamento di domenica prossima con la lista “Ernesto Caselli Sindaco”, composta da giovani e meno giovani. Si era convinto a ricandidarsi dopo essere stato convinto da cittadini che vedevano le sue amministrazioni passate più “proficue” rispetto a quelle di Magorno e Sollazzo, quest’ultimo dimessosi qualche mese fa e che aveva portato Diamante al commissariamento.

Le elezioni a Diamante saranno rinviate. A stabilirlo il Testo unico degli enti locali che all’articolo 71 comma 11, per le elezioni con popolazione fino a 15.000 abitanti, prevede che “in caso di decesso di un candidato alla carica di sindaco, intervenuto dopo la presentazione delle candidature e prima del giorno fissato per le elezioni, si procede al rinvio delle elezioni con le modalita’ stabilite dall’articolo 18, terzo, quarto e quinto comma del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, consentendo, in ogni caso, l’integrale rinnovo del procedimento di presentazione di tutte le liste e candidature a sindaco e a consigliere comunale”.

Incidente scuolabus, arrestato l’autista dopo la fuga: era ubriaco

E’ stato arrestato l’autista dello scuolabus che ieri su una strada di Arquà Petrarca, nel Padovano, si è ribaltato su di un fianco con una ventina di studenti a bordo, sette dei quali sono rimasti feriti e trasportati in ospedale.

Dopo l’incidente l’uomo, Deniss Panduru, 51enne residente a Rovigo, è scappato nei campi senza prestare soccorso ai bambini intrappolati nel mezzo rovesciato. E’ stato rintracciato dopo quasi due ore lungo la strada regionale 10 e alla vista dei Carabinieri di Este ha cercato nuovamente di fuggire.

Portato in caserma, l’uomo non ha proferito parola, ma per lui hanno parlato le analisi dell’alcool test che ha rilevato valori di alcool superiori alla norma. In sostanza aveva bevuto prima di mettersi alla guida del mezzo comunale. Dalle testimonianze degli scolari, recuperati poi dai vigili del fuoco e dalle forze dell’ordine, è emerso che il conducente andava a zig zag per i tornanti, quando in una curva si è rovesciato.

Panduru è stato arrestato con l’accusa di fuga in caso di incidente con danni alle persone, omissione di soccorso, lesioni personali colpose plurime e guida in stato di ebbrezza.

Le condizioni dei ragazzini non sono preoccupanti: in ospedale sono stati visitati 11 scolari, di questi otto sono stati giudicati guaribili con prognosi da uno a 5 giorni; la gran parte di loro è stata già dimessa dopo le medicazioni, mentre per due studenti i medici hanno preferito la degenza sotto osservazione a scopo precauzionale.

Il sindaco di Cosenza Occhiuto nuovamente indagato: Abuso d’ufficio

Mario Occhiuto in un frame di Report
Mario Occhiuto in un frame d’archivio di Report

Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, ha ricevuto venerdì due avvisi di garanzia emessi dalla Procura della Repubblica cosentina che ipotizza due reati in due distinti provvedimenti: abuso d’ufficio e diffamazione. Il primo reato viene ipotizzato in merito alla realizzazione di un soppalco in un fast-food del centro cittadino, il McDonald’s, che sorge nella rinnovata piazza Bilotti.

Il sindaco, riguardo a questa indagine è stato già interrogato dalla Guardia di finanza a cui ha illustrato le procedure seguite per la concessione dell’autorizzazione per la realizzazione del soppalco che ospita gli avventori del locale.

Nell’altro avviso viene ipotizzato a carico di Occhiuto il reato di diffamazione sulla base di una denuncia presentata nei mesi scorsi alla Procura dal presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra. Non si conosce, al momento, lo spunto da cui è scaturita la denuncia di Morra che ha portato all’emissione dell’informazione di garanzia.

L’amarezza di Occhiuto: “Così non si può amministrare

“in questo modo è veramente difficile fare l’Amministratore perché ci sono quelli che intendono la politica quasi come fosse una lotta mafiosa e denunciano e complottano ai danni degli avversari con l’intento di farli fuori”. Lo afferma il sindaco di Cosenza in merito agli ultimi sviluppi giudiziari in cui è coinvolto.

“Nonostante il dispiacere e l’amarezza di subire ogni giorno tali comportamenti scorretti – prosegue – continuerò a lavorare come ho sempre fatto e ad adoperarmi per il bene della mia città e della mia regione”.

Per Mario Occhiuto, candidato di Forza Italia per le prossime regionali, è l’ennesima tegola giudiziaria. Appena la scorsa settimana, Occhiuto (insieme al governatore Oliverio e altri) è stato indagato dalla procura di Catanzaro per corruzione nell’ambito dell’inchiesta “Passepartout”, indagine che riguarda presunte irregolarità nell’iter burocratico per la realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza, della metropolitana leggera e del museo di Alarico.

Recente è anche l’indagine che lo vede indagato per bancarotta fraudolenta per il fallimento della Ofin, una delle società di Occhiuto, fallita negli anni addietro. La procura bruzia lo accusa di aver distratto fondi e beni dalla prima per veicolarli in altre sue società.

Pentito Avola ammette: “Io nel commando dell’omicidio Scopelliti”

A destra il pentito catanese Maurizio Avola, cerchiato il magistrato ucciso Antonino Scopelliti (combo La Sicilia)

Il collaboratore di giustizia Maurizio Avola, uno dei killer del clan catanese guidato da Nitto Santapaola, ha ammesso di avere partecipato all’omicidio di Antonino Scopelliti, il magistrato di Cassazione assassinato a Campo Calabro il 9 agosto del 1991.

Avola ha risposto alle domande rivoltegli venerdì 17 maggio nell’aula bunker di Reggio Calabria dal procuratore aggiunto della Dda reggina Giuseppe Lombardo nel processo “‘Ndrangheta stragista”, confermando che la decisione di assassinare il sostituto procuratore generale era legata agli esiti del maxi processo in Cassazione contro Cosa nostra in cui il magistrato calabrese avrebbe rappresentato la pubblica accusa.

Nel processo “‘Ndrangheta stragista” sono imputati il boss di Melicucco Rocco Santo Filippone, referente dei Piromalli di Gioia Tauro, e il capo mandamento di Brancaccio Giuseppe Graviano, elemento di primo piano del clan dei corleonesi guidati da Totò Riina.

Avola ha riferito di essere stato avvertito del delitto cinque giorni prima dell’esecuzione da Aldo Ercolano e Marcello D’Agata, vicini ai Santapaola e legati anche al clan De Stefano di Reggio. Il collaboratore ha inoltre ricordato in aula di avere saputo di una riunione organizzativa tenutasi nella primavera del 1991 a Trapani, presente Matteo Messina Denaro, in cui si affrontarono i particolari per l’eliminazione di Antonino Scopelliti.

Omicidio, a suo dire, cui sarebbe stato contrario Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, in quel periodo ancora in vita. Il pentito catanese ha anche confermato quella che era una direttiva strategica decisa dalle più importanti famiglie mafiose italiane, e cioè rivendicare ogni attentato con la sigla Falange Armata.

Aveva in auto 4 fucili rubati a Roma, arrestato un incensurato

I Carabinieri di Roccella Jonica hanno arrestato un incensurato 27enne del posto, Antonio Larosa, accusato di detenzione illegale di armi comuni da sparo e ricettazione.

I militari, durante un servizio perlustrativo a Caulonia Marina, all’altezza del bivio che conduce alla frazione Focà, hanno notato transitare ad alta velocità un’Alfa Romeo 159 di colore grigio.

All’alt dei Carabinieri il conducente, al fine di sottrarsi al controllo, ha incrementato la corsa ma dopo un breve un inseguimento è stato bloccato. Nell’auto i militari hanno rinvenuto un sacco nero in plastica al cui interno c’erano 4 fucili in ottimo stato di conservazione, armi risultate provento di furto a Fara Sabina di Roma nell’ottobre del 2017.

L’uomo, al termine delle formalità di rito è stato tradotto presso il carcere di Locri su disposizione dell’autorità giudiziaria.

La Cassazione sull’abuso d’ufficio di Oliverio: “Mancano gravi indizi”

Corte di Cassazione“Assenza di gravità indiziaria” e “chiaro pregiudizio accusatorio”: sono gli elementi che hanno spinto la Corte di Cassazione, il 20 marzo scorso, ad annullare nella sua totalità, e non solo per la parte cautelare, l’ordinanza che imponeva al governatore della Calabria, Mario Oliverio, l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, suo comune di residenza, nell’ambito dell’inchiesta “Lande Desolate” che lo vede indagato per presunte irregolarità nella gestione di alcuni appalti. A Oliverio viene contestato il reato di abuso d’ufficio. La misura restrittiva gli fu notificata il 17 dicembre scorso.

Le motivazioni della sentenza sono state rese note oggi ed evidenziano “l’esclusione della gravità indiziaria per l’abuso di ufficio”, richiamando il fatto che, rispetto ai lavori di Lorica, Oliverio “non era a conoscenza delle modalità ingannevoli di redazione dei Sal con cui erano stati disposti i pagamenti ed autorizzati i finanziamenti per i lavori complementari sulla base della stipula dell’atto di sottomissione approvato”. Tesi ribadite più volte dagli avvocati difensori del presidente della Regione, Vincenzo Belvedere e Armando Veneto, fino a spingere la Suprema Corte a sostenere che “il ricorso è fondato sia con riferimento alle censure che attengono alla gravità indiziaria e sia con riguardo a quelle che investono la valutazione delle esigenze cautelari”.

Tra gli aspetti principali richiamati nella motivazioni, anche il fatto che “le conversazioni intercettate, alle quali non prende mai parte il ricorrente, vengono lette ed interpretate senza considerare, come pure espressamente sollecitato dalla difesa in sede di riesame, la intonazione canzonatoria e irriverente assunta dagli interlocutori sintomatica del compiacimento per essere riusciti a persuadere il presidente della Regione della bontà dei loro progetti e della serietà dell’ operazione imprenditoriale nel suo complesso, tanto da avere anche raccolto l’entusiasmo del suo appoggio “politico” per incrementare l’opera con ulteriori lavori ritenuti funzionali allo sviluppo turistico della zona”.

Secondo la Cassazione, dunque, “la chiave di lettura delle conversazioni muove dal chiaro pregiudizio accusatorio che anche il ricorrente avesse condiviso le modalità fraudolente con cui dovevano essere finanziate le opere appaltate, e che il riferimento degli interlocutori allo scarso apporto del capitale privato fosse stato compreso effettivamente dal ricorrente per la valenza criminosa che aveva e non anche come una interlocuzione scherzosa intercorsa tra i funzionari pubblici, a commento dell’incontro positivo – spiegano i giudici – avuto con il presidente della regione, per la soddisfazione di essere sostanzialmente riusciti a raggirarlo”.

Le motivazioni definiscono come un “ulteriore errore di valutazione” quello che “emerge dall’enfatizzazione del ruolo di ‘unico proponente’ della delibera di competenza della Giunta regionale, trattandosi di un dato solo formale, non adeguatamente approfondito sotto il profilo della rilevanza del concreto ruolo svolto dal ricorrente nella verifica della correttezza dell’iter amministrativo seguito, tenuto conto che con la stessa delibera sono stati approvati stanziamenti analoghi che hanno riguardato secondo quanto emerge dalla produzione documentale allegata al ricorso numerosissimi progetti”.

La delibera a cui fa riferimento la Cassazione, è la numero 159 del 13 maggio 2016 con cui la Giunta regionale ha approvato lo stanziamento in bilancio dell’importo di 4.200.000 euro per lavori complementari, sebbene fosse a conoscenza – era l’accusa – sia dello stallo dei lavori e della crisi finanziaria della società aggiudicatrice e sia della pretestuosa e fittizia rappresentazione delle nuove opere come complementari.

L’indagine per corruzione 
La Dda di Catanzaro, successivamente alla pronuncia della Cassazione (Aprile 2019), a conclusione delle indagini della stessa inchiesta, riguardante la realizzazione di Piazza Bilotti a Cosenza, ha indagato Oliverio con l’ipotesi di corruzione, insieme alla parlamentare Bruno Bossio e all’ex consigliere regionale Nicola Adamo. Al centro di questo filone un presunto scambio di favori tra Oliverio e Giorgio Ottavio Barbieri, imprenditore ritenuto vicino al clan Muto di Cetraro a cui sarebbe stato chiesto di rallentare i lavori in cantiere per danneggiare elettoralmente l’allora candidato a sindaco Mario Occhiuto, poi diventato primo cittadino. In cambio, secondo l’accusa, la giunta presieduta da Oliverio autorizzò con delibera lo stanziamento di 4,2 milioni per ulteriori lavori nell’impianto sciistico di Lorica. Leggi

Autolavaggi irregolari e pericolosi a Montalto, sequestrati. Denunce

Due autolavaggi nel comune di Montalto Uffugo sono stati posti sotto sequestro dai carabinieri-forestali della locale stazione. L’attività rientra nell’ambito di controlli a tutela e garanzia delle risorse idriche effettuati nei giorni scorsi.

Il titolare del primo autolavaggio operava senza la dovuta autorizzazione allo scarico delle acque reflue industriali. Inoltre i fanghi derivati dai lavaggi non erano stati smaltiti da diversi anni, tanto da ipotizzare un mancato ed illecito smaltimento di circa 20 tonnellate in periodo di tempo di oltre 15 anni di attività. I carabinieri hanno pertanto proceduto al sequestro dell’impianto e alla denuncia del gestore per deposito incontrollato di rifiuti e pericolo grave di inquinamento.

Un secondo controllo, sempre a Montalto, ha portato al sequestro di un autolavaggio risultato privo delle dovute autorizzazioni edilizie urbanistico. In particolare l’impianto è stato realizzato da una società su di un battuto in cemento all’interno di un’area di oltre 800 metri quadri. I militari hanno contestato le violazioni al regolamento edilizio per la realizzazione di un ponte con spazzole e di una buca utilizzata per l’ingrassaggio dei mezzi pesanti.

Inoltre all’interno dell’area erano stati realizzati diversi box/gazebo adibiti a ricovero di attrezzature. Su questo secondo impianto sono in corso ulteriori accertamenti per quantizzare lo smaltimento dei fanghi pericolosi.

Assenteismo distretto Asp di Serra San Bruno, chiesto processo per medici

La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha chiesto il processo per i 20 indagati, tra medici ed impiegati amministrativi in servizio nel Distretto sanitario di Serra San Bruno, accusati di essersi assentati ingiustificatamente dal posto di lavoro.

I reati ipotizzati a loro carico sono truffa aggravata e continuata e false attestazioni di prestazioni lavorative. L’inchiesta che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio è stata condotta dai carabinieri e risale allo scorso gennaio. Leggi

Contestualmente, l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, con un’apposita delibera, ha adottato i provvedimenti amministrativi nei confronti di alcuni dei dipendenti coinvolti nell’inchiesta.

Provvedimenti che vanno dalla sospensione temporanea dall’impiego, con privazione dello stipendio, all’applicazione di multe di importo corrispondente alle ore di retribuzione per le quali è stata accertata l’assenza ingiustificata dal posto di lavoro.

Si ribalta scuolabus, feriti 7 studenti. L’autista scappa ma viene preso

Si ribalta scuolabus, feriti 7 studenti. L'autista scappa ma viene preso
Lo scuolabus ribaltato

Sette studenti tra i 7 e i 14 anni sono rimasti feriti ad Arquà Petrarca (Padova) per il rovesciamento su un fianco di uno scuolabus su cui erano a bordo. I ragazzi sono stati soccorsi e portati in ospedale.

Il conducente è fuggito in mezzo ai campi prima dell’arrivo dei soccorritori. L’uomo, un romeno 50enne, è stato rintracciato lungo la strada regionale 10 dopo due ore da una pattuglia dei Carabinieri di Este Este. Alla vista dei militari ha tentato nuovamente la fuga ma è stato bloccato. Non sono al momento chiari i motivi della fuga.

L’incidente è avvenuto lungo la strada provinciale 21. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri e la polizia stradale. I pompieri hanno effettuato le operazioni di recupero del mezzo.

Secondo una prima ricostruzione, lo scuolabus stava percorrendo una strada in discesa e si apprestava ad affrontare un tornante quando per cause da accertare si è ribaltato su un fianco. I feriti sono stati estratti dal mezzo e si trovano al pronto soccorso dell’ospedale di Schiavonia.

Bidello uccide un gatto a scuola davanti ai bambini, denunciato

I carabinieri di Gioia Tauro davanti all’istituto Montale dov’è avvenuto il fatto

E’ stato denunciato dai carabinieri di Gioia Tauro il bidello di una scuola elementare del posto che ha ucciso un gatto a bastonate in presenza dei bambini.

Il fatto è accaduto alcuni giorni addietro, quando un gatto si è introdotto in una palestra dell’Istituto Montale di Gioia dove c’erano i bimbi. A quel punto il dirigente scolastico, allertato dagli insegnanti, ha chiamato il bidello per fare allontanare l’animale dal plesso.

Il collaboratore scolastico invece di seguire la via più semplice e indolore, cioè far uscire il gatto dalla struttura, avrebbe preso un pezzo di legno iniziando a bastonare l’animale sino a ucciderlo. Il tutto sarebbe avvenuto sotto gli occhi atterriti dei bimbi della 4° B, che si trovavano a lezione di ginnastica.

L’uomo ha poi recuperato il gatto morto gettandolo in un bidone della spazzatura collocato nel cortile della scuola. Per questi fatti il bidello, di 63 anni, è stato deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Palmi. Dovrà rispondere del reato di uccisione di animali.

Omicidio Ruffolo: ucciso perché faceva usura senza il consenso del clan Lanzino-Patitucci

Due persone, Roberto Porcaro, 35 anni, di Cosenza, e Massimiliano D’Elia, 33 anni, di Carolei, sono state arrestate dalla Polizia perché ritenute responsabili dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo, ucciso con diversi colpi di pistola il 22 settembre del 2011 mentre stava percorrendo in auto via degli Stadi a Cosenza.

L’arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, è giunto a conclusione delle indagini condotte dalle Squadre mobili di Cosenza e Catanzaro e dal Servizio centrale operativo e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sotto la guida del procuratore Nicola Gratteri.

I due sono accusati di omicidio, aggravato dal metodo e dall’agevolazione dell’associazione mafiosa, e porto illegale di armi. L’indagine, suffragata dal contributo di alcuni collaboratori di giustizia, ha permesso di ricostruire le dinamiche maturate in seno al clan mafioso Lanzino-Patitucci che portarono all’omicidio.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Porcaro sarebbe stato il mandante del delitto mentre D’Elia l’esecutore materiale. Il 22 settembre 2011 un killer affiancò la vittima, che si trovava sulla sua auto in via degli Stadi, a Cosenza, e sparò diversi colpi d’arma da fuoco che uccisero l’uomo.

Porcaro, secondo gli inquirenti, è indicato come elemento di spicco della cosca Lanzino-Patitucci. Sarebbe stato lui a ordinare l’omicidio perché la vittima esercitava l’attività usuraria senza l’assenso della cosca e senza versare il contributo richiesto alla “bacinella” del clan. D’Elia e Porcaro sono stati tradotti in carcere a Cosenza.

“Sono state indagini laboriose che si sono sviluppate già dal momento del fatto di sangue e che sono state portate avanti da un gruppo investigativo misto, composto dalle squadre mobili di Cosenza e Catanzaro e dal Servizio centrale operativo, sotto la direzione della Dda” ha detto Fabio Catalano, capo della squadra mobile della Questura di Cosenza, nel corso della conferenza stampa seguita agli arresti.

“Le indagini si sono avvalse delle risultanze di attività tecniche e anche delle testimonianze di collaboratori di giustizia”. “E’ l’occasione per dimostrare il lavoro importantissimo che sta facendo la polizia a Cosenza – ha detto il Questore, Giovanna Petrocca – e quindi siamo soddisfatti dei risultati”.

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