13 Ottobre 2024

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Terrorismo, arrestati tre anarchici che spedirono buste esplosive a pm

I carabinieri del Ros hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di tre anarco-insurrezionalisti, ritenuti autori di attentati esplosivi inseriti nella campagna di lotta contro la repressione del giugno 2017. Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Milano, hanno accertato come gli autori si fossero riuniti a Genova per la spedizione di tre pacchi esplosivi recapitati al Palazzo di Giustizia di Torino e indirizzati a due pm della Procura subalpina. Effettuate perquisizioni in Italia e all’estero. L’operazione è stata battezzata in codice “Prometeo”

Le due buste esplosive erano arrivate il 7 giugno 2017 ed erano indirizzate ai pm Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna. Entrambi i magistrati si occupavano di terrorismo ed eversione.

Sparagna, in particolare, aveva coordinato l’inchiesta “Scripta Manent” sugli anarchici delle Fai-Fri. Le due buste, che contenevano fili elettrici, polvere da sparo e una batteria ed erano in grado di esplodere, avevano un timbro postale da Genova.

Come mittente riportavano, evidentemente in maniera fittizia per tentare di eludere i controlli, i nomi di avvocati. L’area interna del Palazzo di Giustizia venne chiusa per permettere agli artificieri di neutralizzare gli ordini in sicurezza. Le indagini, almeno in un primo momento, riguardavano una busta analoga indirizzata agli uffici di Roma del Dap (il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).

Nel corso dell’operazione antiterrorismo sono stati arrestati: Giuseppe Bruna, 49enne, agrigentino trapiantato a Ferrara, Robert Firozpoor, 23enne di origine iraniana, infermiere nel modenese ed attivo nel laboratorio libertario Ligera di Modena, e Natascia Savio, 35enne, torinese, localizzata in Francia nei pressi di Bordeaux, dove stava svolgendo lavori stagionali nel campo della viticoltura.

I procedimenti penali inizialmente instaurati presso le Procure di Roma e Milano sono stati successivamente unificati presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano e affidati al pm Piero Basilone e al coordinatore del Gruppo Antiterrorismo Alberto Nobili.

Gli accertamenti svolti hanno evidenziato come i tre si fossero incontrati a Genova il 27 maggio 2017 per attuare il progetto eversivo. Nel capoluogo ligure, dove allora Giuseppe Bruna abitava prima di trasferirsi a Ferrara per svolgere attività di assistenza presso una struttura per anziani, i tre hanno acquistato i componenti per il confezionamento degli ordigni.

Giuseppe Bruna e Natascia Savio, spiegano gli investigatori, venivano individuati dalle immagini di videosorveglianza della chiesa di San Luca, che li riprendeva mentre acquistavano presso un negozio gestito da cittadini cinesi le buste multiball all’interno delle quali venivano occultati gli ordigni.

Nello stesso orario, in un adiacente internet point di Genova, venivano ricercati in rete gli indirizzi dei destinatari a cui sarebbero stati inviati i pacchi esplosivi. Analoga ricerca veniva effettuata sul sito degli avvocati, da cui venivano scaricati mittenti fittizi. I tre arrestati si ricongiungevano poco dopo venendo immortalati mentre passeggiavano camminando distanti.

Giuseppe Bruna, Robert Firozpoor e Natascia Savio, secondo l’accusa, avevano un significativo comportamento telefonico, tipico del modus operandi utilizzato anche in altri attentati anarchici, in quanto spegnevano i telefoni proprio nell’orario a cavallo dell’acquisto dei componenti e delle ricerche web.

Il triplice attentato esplosivo si inquadrava, per tempi e modalità di esecuzione, nell’ambito della campagna d’azione lanciata dal documento istigatorio “Per un giugno pericoloso”, elaborato a Roma nell’aprile 2017 con lo scopo di sviluppare una nuova prospettiva della lotta anarchica più violenta contro la repressione. Nella medesima campagna di giugno erano stati compiuti numerosi attentati in Italia e all’estero.

Tale campagna esplosiva rappresentava l’avvicinamento di esponenti della corrente sociale al metodo esplosivo della Fai, secondo i dettami dell’ideologo detenuto Alfredo Cospito, che da tempo aveva aperto nei suoi proclami anche all’azione anonima.

Proprio la commistione di azioni e di obiettivi segnava l’intreccio delle lotte sotto il comune denominatore della violenza antisistema. In questo senso sono emblematici gli obiettivi colpiti:
– il dott. Roberto SPARAGNA, Pubblico Ministero nel processo “Scripta Manent” contro esponenti della FAI/FRI, processo recentemente conclusosi con pesanti condanne;
– il dott. Antonio RINAUDO, PM torinese che ha storicamente condotto processi contro gli anarchici; a questo proposito SAVIO Natascia, nel 2016, era stata destinataria di un provvedimento di obbligo di dimora proprio in procedimento del dott. RINAUDO;
– il dott. Santi CONSOLO e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, considerati simboli della repressione carceraria e responsabili delle vicissitudini carcerarie del detenuto Maurizio ALFIERI, criminale comune politicizzatosi in carcere, che era stato traferito dal carcere di Milano Opera a quello di Napoli Poggioreale. Le indagini, poi, hanno accertato come proprio FIROZPOOR Robert fosse tra i promotori della campagna contro il DAP e a sostegno di ALFIERI, con cui intratteneva numerosi contatti epistolari e ideologici e a cui forniva anche sostegno economico.

Inoltre, le indagini svolte hanno evidenziato uno stretto collegamento di FIROZPOOR Robert con l’anarchico di origine nigeriana UMORU Divine, arrestato nell’agosto 2016 a Bologna per possesso di materiale esplosivo e documentazione propedeutica al compimento di attentati.

Tale arresto assumeva particolare rilievo in quanto potrebbe rappresentare uno dei moventi dell’attentato esplosivo alla Stazione CC di Bologna Corticella del 27 novembre 2016 (unitamente alla allora recente esecuzione dell’operazione per Scripta Manent – 06 settembre 2016). Infatti, l’attentato alla Stazione Corticella, di sicura matrice anarchica, rappresentava il primo attentato di rilievo dopo l’operazione Scripta Manent.
A conferma della prospettiva violenta degli arrestati, in una recente conversazione intercettata, SAVIO Natascia, mentre si trovava a Madrid, commentava negativamente l’inerzia del movimento spagnolo, affermando di voler invece “mettere le bombe”.

Violenta la compagna e la minaccia di morte, allontanato

maltrattamenti stalking

Ha violentato la compagna e in una circostanza l’ha anche portata sul luogo dove, nel maggio 2013, è stata accoltellata e bruciata viva dal fidanzato la 16enne Fabiana Luzzi, per poi minacciarla di morte con un bastone.

I carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro hanno notificato ad un uomo di 29 anni, per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale, la misura cautelare dell’obbligo di allontanamento dalla casa familiare ed il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima.

Il ventinovenne, in più occasioni, come denunciato dalla compagna ai militari, ha minacciato e aggredito fisicamente la donna anche con oggetti contundenti in presenza delle tre figlie tutte ancora in tenera età.

Traffico droga tra il Lazio e la Calabria, 18 arresti

Traffico droga tra il Lazio e la Calabria, 18 arresti della Guardia di Finanza
Archivio

La Guardia di Finanza di Roma sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 18 persone appartenenti a un’organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, con base nel quartiere romano di Montespaccato.

Nel corso delle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, le Fiamme Gialle hanno arrestato in flagranza 7 soggetti tra corrieri e fiancheggiatori e sequestrato, complessivamente, oltre 100 chili di cocaina, circa 143 chili di hashish, un laboratorio clandestino, nonché un vero e proprio “arsenale” in cui hanno rinvenuto 20 armi da fuoco, 6 kg di esplosivo e 5 detonatori.

Consiglio dei ministri infuocato, il governo Conte è alla prova del nove

Salvini, Di Maio, Conte e Giorgetti in una foto di archivio in cui appaiono contenti prima dello scontro preelettorale

Consiglio dei ministri infuocato stasera a Palazzo Chigi. Sul tavolo ci sono il decreto sicurezza bis proposto dal vicepremier Salvini, e quello sulla famiglia, proposto da capo dei Cinquestelle Di Maio. Dopo il lungo scontro in questa campagna elettorale tra le due forze politiche alleate, dopo un primo round pomeridiano, stasera si va alla prova del nove, costretti a guardarsi negli occhi.

Si capirà se dopo le elezioni europee del 26 maggio l’esecutivo Conte possa proseguire nell’attuazione del contratto di governo siglato lo scorso anno, oppure se una delle due forze, Lega o M5s, stacca la spina al governo del cosiddetto cambiamento.

C’è chi parla di una “farsa” per recuperare consenso, almeno per i 5s, ma i toni usati e la dura contrapposizione tra i due partiti di maggioranza sono stati tali che più di un osservatore si è lasciato andare a considerazioni pessimistiche sul futuro del governo giallo-verde.

La giornata è iniziata con le dure posizioni espresse dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti che in una intervista ha affermato che il premier “è di parte”, ossia tira le parti dei pentastellati.

Scompiglio nel movimento grillino cui si aggiunge la dura reazione di Giuseppe Conte che giudica “gravissime” le affermazioni del numero due della Lega. L’acqua bollente la stempera poi Salvini che ha riferito: “Ho fiducia in Conte, assolutamente”.

“Se si mette in dubbio l’imparzialità e l’operato del presidente del Consiglio – ha commentato Conte le frasi di Giorgetti – si mette in discussione anche l’azione di governo e allora bisogna farlo in base a percorsi chiari e trasparenti. Le sedi ufficiali sono innanzitutto il Consiglio dei ministro e in prospettiva anche il Parlamento. Non possiamo accettare allusioni, insinuazioni affidate alla stampa con una mezza intervista, un mezzo video su facebook. Chi lo fa se ne assuma conseguentemente la responsabilità”.

“Tra un po’ si va a battagliare in Consiglio dei ministri”, ha detto Matteo Salvini ai suoi followers durante una diretta Facebook annunciando l’inizio, a breve, del Cdm sul decreto sicurezza bis e sul decreto famiglia. “Mi sto preparando – ha aggiunto – ora ci si cambia camicia e giacca e si va”.

Intanto, i decreti sicurezza-bis e sulla famiglia, sono stati inviati per conoscenza al Quirinale. Lo scontro principale è sul dl sicurezza su cui Di Maio ritiene non ci sia alcun riferimento ai cosiddetti rimpatri sui migranti, cavallo di battaglia elettorale di Salvini.

“Io porterò il decreto per 1 miliardo di euro per aiuti alle famiglie, quelle famiglie che hanno bimbi piccoli o che vogliono averne e che hanno gli aiuti più bassi d’Europa”, ha detto in mattinata a il vicepremier Luigi Di Maio. “Ho sentito che qualche membro del governo vorrebbe dirottare su altre misure questi soldi ma questo miliardo non si tocca”, ha detto riferendosi ai leghisti che vorrebbero veicolare queste somme al taglio delle tasse e alle imprese.

“Il decreto sicurezza bis è pronto con norme contro camorristi, scafisti, teppisti da stadio e per chi aggredisce la gente in divisa e in servizio. Spero niente scontri”. “Non sono certo io a rallentare gli aiuti alle famiglie, ma spero che nessuno rallenti qualcosa che rende l’Italia un paese più sicuro”, ha affermato il ministro dell’Interno Salvini a margine dell’evento Alis ha risposto a chi gli chiedeva se fosse disponibile a votare il decreto sulla famiglia voluto dai 5 Stelle. Il vicempremier ha poi ribadito che il Cdm dovrebbe essere oggi pomeriggio “come previsto, con all’ordine del giorno il decreto Sicurezza”.

“E’ questa la frontiera su cui peserò quanto va avanti il governo”, ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini al forum dell’Ansa, parlando della flat tax. “Tutto il resto viene dopo: immigrazione, sicurezza, pensioni, ambiente, conflitto interessi, sono tutte cose importanti ma tasse e lavoro sono centrali”, ha aggiunto.

“Se in Italia – sottolinea Salvini – io ho un governo che mi sostiene su questo, come peraltro da contratto, il governo andrà avanti spedito. Se qualcuno inizia a dire ‘Vabbè, ma vediamo, dipende, più avanti..’. No, questo è il momento del coraggio”.

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Elezioni comunali, in Calabria domenica si vota in 137 comuni

Il comune di Vibo Valentia, unico capoluogo di provincia in Calabria alle urne

Sono 137 i Comuni della Calabria chiamati al voto per il prossimo 26 maggio. Si tratta di più un terzo dei centri calabresi (in tutto 404) che dovranno rinnovare gli organi elettivi municipali. Vibo Valentia è l’unico capoluogo i cui cittadini sono chiamati alle urne.

Quattro i candidati a sindaco. Un ritorno alle urne anticipato dopo che, il 27 gennaio scorso, 27 consiglieri comunali su 32 hanno rassegnato le dimissioni a seguito di una crisi politica aperta da Forza Italia, Udc e dal gruppo politico “Vibo Unica” che hanno deciso di interrompere con oltre un anno di anticipo sulla scadenza naturale della consiliatura l’esperienza amministrativa del sindaco Elio Costa, eletto nel 2015 al primo turno con una colazione di centrodestra. Uno schieramento, quest’ultimo, sostenuto ora da Forza Italia, Udc, Fratelli d’Italia e da alcuni consiglieri uscenti espulsi dal Pd, che candida a sindaco l’avvocato Maria Limardo, già assessore e consigliere comunale nelle scorse consiliature, sostenuta da otto liste.

Sei invece le liste a sostegno dell’avvocato Stefano Luciano, candidato a sindaco e presidente del Consiglio comunale uscente, proveniente dal centrodestra, ma sostenuto da una colazione che mette insieme il Partito Democratico (in campo con una lista con il proprio simbolo di partito) ed i Sovranisti di Gianni Alemanno che hanno dato vita alla lista denominata “Concretezza”.

Una la lista a sostegno del candidato a sindaco del Movimento Cinque Stelle, l’architetto Domenico Santoro, mentre la lista “Fare con Tosi” candida a l’imprenditore Francesco Belsito. Gli aspiranti consiglieri comunali sono in totale 446 per 32 posti in Consiglio. Esclusa Vibo, sono quattro i Comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti e che potrebbero essere chiamati al ballottaggio in programma il 9 giugno prossimo. Si tratta di Corigliano Rossano, Rende, Gioia Tauro e Montalto Uffugo.

Per Corigliano Rossano è la prima tornata elettorale dopo l’unificazione dei due comuni con un provvedimento che ha permesso di costituire una delle realtà più popolose dell’intera regione con oltre 77.000 residenti. Urne aperte anche a Sant’Ilario d’ Aspromonte, il centro più piccolo al voto con i suoi 323 abitanti, mentre si torna a votare anche a San Luca, il centro aspromontano dove non si vota da undici anni per la mancanza di candidature. Questa volta le liste sono due e vedono in lizza il massmediologo Klaus Davi e Bruno Bartolo.

Ecco i Comuni dove si vota Domenica 26 Maggio 2019

Nella provincia di Catanzaro sono 21 le municipalità al voto per il rinnovo del consiglio comunale: Albi, Amato, Cortale, Falerna, Fossato Serralta, Gagliato, Gimigliano, Marcedusa, Marcellinara, Miglierina, Motta Santa Lucia, Nocera Terinese, Pentone, Pianopoli, San Floro, San Pietro a Maida, Sellia, Sellia Marina, Sorbo San Basile, Squillace e Zagarise.

69 i centri alle urne nel Cosentino: Acquaformosa, Acquappesa, Aiello Calabro, Alessandria del Carretto, Altomonte, Aprigliano Belvedere Marittimo, Bianchi, Bocchigliero, Buonvicino, Caloveto, Castiglione Cosentino, Celico, Cerchiara di Calabria, Cervicati, Civita, Colosimi, Corigliano-Rossano (la prima volta da quando c’è stata la fusione, ndr), Cropalati, Crosia, Diamante, Domanico, Figline Vegliaturo, Firmo, Fiumefreddo Bruzio, Frascineto, Grimaldi, Laino Borgo, Laino Castello, Lappano, Lattarico, Longobardi, Malvito, Mendicino, Mongrassano, Montalto Uffugo, Montegiordano, Morano Calabro, Mottafollone, Nocara, Oriolo, Orsomarso, Paludi, Parenti, Pedivigliano, Rende, Rocca Imperiale, Rose, Roseto Capo Spulico, Rota Greca, San Basile, San Benedetto Ullano, San Donato di Ninea, San Giorgio Albanese, San Marco Argentano, San Pietro in Guarano, Santa Caterina Albanese, Santa Domenica Talao, Santa Maria del Cedro, Santa Sofia d’Epiro, Santo Stefano di Rogliano, Scigliano, Spezzano Albanese, Tarsia, Terranova da Sibari, Torano Castello, Vaccarizzo Albanese, Verbicaro e Villapiana.

25 gli enti in provincia di Reggio Calabria: Agnana Calabra, Ardore, Bagaladi, Benestare, Bivongi, Bova Marina, Canolo, Cardeto, Cittanova, Feroleto della Chiesa, Gioia Tauro, Laureana di Borrello, Martone, Monasterace, Oppido Mamertina, Palizzi, Riace, Roccella Jonica, San Giovanni di Gerace, San Luca, San Roberto, Sant’Alessio in Aspromonte, Sant’Ilario dello Ionio, Scido e Stignano.

In provincia di Crotone si vota in 10 realtà: Belvedere Spinello, Caccuri, Carfizzi, Castelsilano, Melissa, Mesoraca, San Mauro Marchesato, San Nicola dell’Alto, Umbriatico e Verzino.

Infine, 12 i comuni alle urne nel Vibonese: Drapia, Mileto, Mongiana, Nicotera, Pizzoni, Rombiolo, Simbario, Sorianello, Soriano Calabro, Vallelonga, Vibo Valentia (unico capoluogo di provincia) e Zungri.

Agguato mafioso contro armiere del clan Mancuso, salvo

Agguato mafioso contro armiere del clan Mancuso, salvo. Indagini dei carabinieri Un vero e proprio assalto, messo in atto da un commando composto da almeno tre persone armate di fucile caricato a pallettoni e di pistola. E’ quello messo in atto nella tarda serata di ieri a Vibo Valentia contro Dominic Signoretta, di 43 anni, considerato l’armiere della cosca Mancuso della ‘ndrangheta e vicino al boss Pantaleone Mancuso, attualmente detenuto e padre del pentito Emanuele.

Signoretta si è salvato solo perché ha avuto la prontezza di rientrare precipitosamente in casa nel momento in cui ha avvertito i primi spari. I colpi di arma da fuoco contro di lui si sono infranti contro il muro esterno della casa, lasciando segni profondi. Sull’agguato hanno avviato indagini i carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia.

Dominic Signoretta si trova attualmente agli arresti domiciliari per scontare due condanne per detenzione abusiva di armi e e per traffico di droga. Sull’agguato è stata inviata un’informativa di reato alla Procura antimafia di Catanzaro.

Oltre 1500 cittadinanze sospette, arresti. Coinvolta dipendente del Viminale

Oltre 1500 cittadinanze sospette, arresti. Coinvolta dipendente del ViminaleOltre 1500 pratiche sospette per far ottenere la cittadinanza italiana, contabilizzate da un sodalizio criminale in veri e propri “libri mastri”; 6 provvedimenti di custodia cautelare in carcere disposti dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma e 19 perquisizioni, nei confronti di altrettanti indagati.

Una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e condotta dagli investigatori del Servizio Polizia Postale, ha smantellato una organizzazione dedita alla corruzione per il rilascio della cittadinanza italiana. Sono stati firmati i primi primi decreti di revoca dello status di cittadino italiano da parte del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’Interno, per i cittadini stranieri che avevano fruito del “sistema” criminale per acquisire lo status giuridico pur non avendone i requisiti.

Al vertice del sistema c’era una dipendente del Dipartimento libertà civili ed immigrazione, assistente informatico, già condannata in abbreviato a 4 anni ed 8 mesi di reclusione e alla confisca di 49.000 euro.

L’iter investigativo e giudiziale si è concluso di recente con la firma dei primi decreti di revoca dello status di cittadino italiano per i cittadini stranieri che avevano fruito del “sistema” criminale per acquisire lo status giuridico non avendone i requisiti.

I destinatari dei provvedimenti sono stati deferiti a vario titolo per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, favoreggiamento, detenzione abusiva di codici di accesso a sistema informatico, accesso abusivo al sistema informatico SICITT del Dipartimento libertà civili ed immigrazione del Ministero dell’Interno, utilizzato per l’istruttoria relativa alle pratiche per la concessione della cittadinanza italiana a firma del Presidente della Repubblica.

L’operazione, che prende il nome dal “codice K10” associato in automatico dal sistema informatico SICITT per la gestione delle pratiche per la concessione della cittadinanza italiana, muove dalla denuncia presentata al CNAIPIC dalla Direzione centrale per i diritti civili, del Dipartimento libertà civili ed immigrazione, dopo sospette anomalie informatiche.

Le indagini hanno permesso di individuare più gruppi criminali dediti al mercimonio della cittadinanza italiana in grado, grazie alla presenza alla posizione di rilievo della dipendente del Dipartimento, di far superare con il diretto intervento sui sistemi informatici, anche gravi situazioni contrarie alla concessione dello status di cittadino italiano (precedenti penali, reddito insufficiente, mancanza di residenza etc.).

Secondo l’accusa, la dipendente del Dipartimento libertà civili ed immigrazione al vertice dell’organizzazione, procacciandosi illecitamente le password di accesso dei dirigenti del Dipartimento, dietro cospicuo compenso, sanava con il diretto intervento sul sistema informatico gestionale delle procedure istruttorie anche gravi irregolarità, determinando la positiva conclusione dell’iter per la concessione della cittadinanza italiana.

Il sistema criminale, sarebbe emerso dalle indagini, era organizzato secondo un vero e proprio schema “commerciale” multilevel che prevedeva la presenza di diversi “procacciatori di clienti corruttori”, veri e propri “agenti di commercio”, tra i quali “nuovi italiani” di origine egiziana e titolari di agenzie per il disbrigo di pratiche e servizi per cittadini stranieri.

Questi soggetti facevano riferimento quindi a dei veri e propri “responsabili”, collettori unici in grado di “attivare” con contatti diretti e riservati la dipendente del Ministero. Tra questi in particolare, emerge la figura di un egiziano, colpito da ordine di custodia cautelare in carcere, esercente un’attività di vendita di frutta presso il cui locale commerciale, come dimostrato dalle videoriprese nel corso di intercettazioni ambientali, aveva sede la vera e propria centrale operativa del gruppo, dove avveniva la raccolta delle “pratiche” e del denaro.

Il prezzo della trattazione variava a seconda del livello di problematiche da sanare, fino ad un costo superiore ai mille euro, ripartiti tra i membri del gruppo in base al ruolo ricoperto nell’associazione. La riservatezza delle comunicazioni, soprattutto tra i responsabili dei procacciatori e l’operatrice del Dipartimento, era praticamente assoluta.

Utilizzati sistemi di comunicazione cifrati e telefoni esclusivamente dedicati alle presunte attività illecite. Le intercettazioni ambientali avrebbero permesso di documentare il passaggio di denaro e di pratiche, individuate nel gergo utilizzato dagli associati attraverso il codice K10, generato dal sistema SICITT al momento dell’inserimento dell’istanza.

Accertate, solo per il periodo al centro dell’indagine, più di cento pratiche irregolarmente istruite in pochi mesi e validate per il successivo inoltro al Presidente della Repubblica, pratiche per le quali è in corso di perfezionamento l’iter di revoca dello status giuridico di cittadino italiano.

Le ulteriori verifiche, ed in particolare l’analisi del materiale informatico, hanno infine permesso di risalire ai “libri mastri” ed all’individuazione di ulteriori migliaia di pratiche attualmente al vaglio dell’autorità giudiziaria e dei tecnici del Ministero dell’Interno, per la successiva istruttoria di revoca della cittadinanza.

Nel corso delle diverse attività di perquisizione sono stati sequestrati 135.000 euro in contanti provento delle attività di corruzione. Durante le indagini sono stati concordati con il Dipartimento una serie di espedienti dilatori che hanno impedito la conclusione di ulteriori pratiche irregolari.

Complessivamente oltre i 12 indagati che sarebbero parti attive nel “sistema” ed il marito della dipendente del Viminale indagato per favoreggiamento, sono stati deferiti all’autorità giudiziaria altri 7 soggetti per corruzione, tra i quali un avvocato del Foro Romano.

Sea Watch, indagato il comandante: Immigrazione clandestina

Sea Watch 3, indagato il comandanteLa Procura di Agrigento ha iscritto sul registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina il comandante della nave Sea Watch 3: Arturo Centore. Il provvedimento è stato notificato dalla Guardia di finanza nel momento del sequestro probatorio della nave della Ong.

Centore sarà interrogato domani, anticipa l’avvocato Alessandro Gamberini, che lo assiste assieme al collega Leonardo. “Al momento – spiega il penalista – ci risulta indagato soltanto il comandante. Oggi sarò in Sicilia e domani ci presenteremo dai magistrati per spiegare le nostre ragioni”. Il procuratore Luigi Patronaggio, già ieri sera, aveva annunciato che “si valuteranno le responsabilità della Ong”.

Sull’isola, giunti venerdì per coordinare le indagini sul precedente caso della Mare Jonio, sono ancora presenti il procuratore aggiunto Salvatore Vella e il pubblico ministero Alessandra Russo. (Ansa)

Ritrovato sano e salvo il giovane scomparso a Cassano allo Ionio

È stato ritrovato sano e salvo Carmine Arcidiacono, il 32enne scomparso sabato a Cassano allo Ionio.

Questa mattina elicottero dei vigili del fuoco proveniente dal reparto volo di Bari ha sorvolato la zona interessata avvistando il malcapitato all’ora di pranzo.

Il giovane è stato raggiunto e soccorso dai vigili del fuoco. E’ cosciente ma visivamente provato. Si sta provvedendo a prestare le prime cure per poi trasportarlo in ospedale per ulteriori accertamenti e controlli.

Arcidiacono, risultava misteriosamente scomparso da Cassano allo Ionio (Cosenza) da sabato pomeriggio. L’ultima volta è stato avvistato attorno alle ore 17 in contrada Lattughelle.

Le ricerche sono scattate nella tarda serata di domenica. Sul posto hanno operato una squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Castrovillari. Su disposizione della Direzione regionale vigilfuoco Calabria è stato inviato automezzo speciale (posto di comando avanzato) con unità che coordinano le operazioni di soccorso.

Attivato inoltre il nucleo cinofili del Comando di Lecce che, raggiunto il luogo delle ricerche ha iniziato ad operare alle prime luci dell’alba di lunedì.

Nelle ricerche sono stati impegnati anche i militari dell’Arma che hanno ricevuto la segnalazione dai familiari preoccupati nel mancato rientro del giovane.

Nuova tegola per Lucano, indagata la sua candidata sindaco di Riace

La candidata a sindaco di Riace Maria Spanò (foto il Quotidiano del sud)

Nuova tegola per Domenico Lucano, ex sindaco di Riace, coinvolto nell’inchiesta della Procura di Locri culminata con il suo arresto lo scorso ottobre. La sua candidata a sindaco della cittadina ed ex assessore, Maria Spanò, nella cui lista Lucano è candidato al consiglio comunale, è indagata in uno stralcio della stessa inchiesta Xenia. L’avviso di garanzia le è stato notificato nei giorni scorsi.

Maria Spanò è coinvolta per falso ideologico in concorso con Lucano perché, è scritto nel capo di imputazione, “rilasciavano carte d’identità a soggetti stranieri privi dei previsti requisiti, attestando falsamente che fossero residenti a Riace e muniti del permesso di soggiorno”.

“Si tratta – ha spiegato il suo legale citato da alcuni media – della firma di due documenti già preparati dagli uffici comunali e sui quali la mia assistita non ha svolto alcuna pratica. Domani chiederò subito alla Procura che venga sentita per chiarire tutto”.

La posizione della Spanò nell’avviso di conclusioni indagini dell’inchiesta “Xenia” era stata stralciata per un difetto di notifica. L’ex sindaco Lucano, insieme ad altre 26 persone, era stato già rinviato a giudizio. Il processo inizierà il prossimo 11 giugno.

Google e Intel rompono con Huawei: Su smartphone stop ad aggiornamenti

Google rompe con Huawei, sospendendo ogni attività portata avanti con il colosso tecnologico cinese, all’avanguardia nella realizzazione delle reti di nuova generazione 5G. Lo riporta in esclusiva l’agenzia di stampa Reuters.

Si tratta di uno schiaffo dolorosissimo per Huawei, dopo che l’amministrazione Trump ha inserito l’azienda nella lista nera vietandone l’uso per motivi di sicurezza nazionale. Nel dettaglio – spiega Reuters – gli smartphone e gli altri apparati Huawei venduti fuori dalla Cina dovrebbero perdere l’accesso agli aggiornamenti del sistema operativo di Google, Android. Non solo, dovrebbero perdere l’accesso anche ad alcuni dei popolarissimi servizi di Google come il Google Play Store, YouTube e il servizio di posta elettronica Gmail.

La rottura tra Big G e il colosso cinese provocherebbe enormi disagi a milioni di consumatori nel resto del mondo che hanno in mano uno smarthphone Huawei su cui gira il sistema operativo Android e che perderebbero importanti aggiornamenti per la sicurezza. La situazione potrebbe portare il colosso cinese a realizzare un suo sistema operativo.

Anche le aziende Usa produttrici di chip e microchip – da Intel a Qualcomm, da Xilinx a Broadcom – si sono adeguate alla linea dettata dall’amministrazione Trump e hanno tagliato i ponti con Huawei, congelando le forniture destinate al colosso tecnologico cinese.

Lo riporta l’agenzia Bloomberg, che spiega come le varie società hanno già informato i propri dipendenti. Si tratta di sviluppi che rischiano di portare alle stelle le tensioni tra Washington e Pechino, già impegnate in un braccio di ferro sui dazi.

Sea Watch, sequestrata la nave ma i migranti sbarcano. Ira di Salvini

Sea Watch, sequestrata la nave ma i migranti sbarcano. Ira di Salvini
Ansa

E’ nuovo scontro politico sui migranti dopo lo sbarco avvenuto domenica a Lampedusa non autorizzato dal Viminale. La Sea Watch, ferma da due giorni al largo dell’isola, aveva violato il diniego ad entrare in acque italiane con i suoi 47 migranti a bordo. L’imbarcazione della Ong tedesca è stata sequestrata e gli immigrati fatti scendere.

Gli sviluppi arrivano nonostante il no ripetuto per tutto il giorno da Matteo Salvini, e ribadito con forza dopo il sequestro: “Sono pronto a denunciare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chiunque sia disponibile a far sbarcare gli immigrati irregolari su una nave fuorilegge. Questo vale anche per organi dello Stato: se questo procuratore autorizza lo sbarco, io vado fino in fondo”.

Il riferimento è al procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio: il blocco dell’imbarcazione sarebbe finalizzato a fare i necessari accertamenti e a verificare se la condotta del comandante della nave abbia violato la legge. Ma porta con sé anche lo sbarco dei migranti che “messi in salvo saranno affidati a personale della Questura di Agrigento per la identificazione e per i necessari atti di polizia giudiziaria” ha detto Patronaggio.

Matteo Salvini assiste in diretta tv allo sbarco dei migranti dalla nave Sea Watch 3. E’ in diretta a L’Arena su La7, quando una telecamera che trasmette immagini in diretta mostra alcuni migranti, con giubbotto di salvataggio, che scendono in porto da un’imbarcazione della Capitaneria di porto. “Qualcuno l’ordine lo avrà dato. Questo qualcuno ne dovrà rispondere”, si irrita il ministro. Il M5s fa sapere che non sono stati i suoi ministri. Ma Salvini insiste: “Chiunque sia stato ne risponderà davanti agli italiani”.

“Chi è che li ha autorizzati a sbarcare? Io no, non ho autorizzato niente, deve essere qualcun altro. Io sorrido ma è grave. Perché siamo un Paese sovrano con leggi, regole, una storia e nessuna associazione privata se ne può disinteressare. Qualcuno quell’ordine lo avrà dato. Questo qualcuno ne deve rispondere”, dice Salvini a “Non è l’Arena”, commentando le fonti M5s che affermano che nessun ministro pentastellato ha autorizzato lo sbarco della Sea Watch 3.

“Leggiamo che il ministro Salvini accusa un ministro M5S di aver fatto sbarcare la Sea Watch. A parte aver già smentito la cosa, gli ricordiamo che è lui il ministro degli interni ed è lui che deve dare una spiegazione sul sequestro e sullo sbarco, non deve chiederlo agli altri”, sottolineano fonti del M5S.

La Sea Watch è “una nave fuorilegge”: la “magistratura faccia come crede, ma il Viminale continua e continuerà a negare lo sbarco”, aveva fatto sapere il Viminale dopo il sequestro della nave da parte della guardia di finanza sottolineando che il ministro Salvini “si aspetta provvedimenti nei confronti del comandante della nave, dal quale è lecito attendersi indicazioni precise su presunti scafisti presenti a bordo”.

“Già in passato abbiamo assistito a sequestri di navi delle Ong poi finiti in nulla. Finché il ministro sono io, nego l’autorizzazione allo sbarco. Se qualche procuratore intende fare il ministro si candidi alle elezioni. Per quanto mi riguarda, anche in caso di sequestro della nave non deve scendere nessuno a terra. Chi la pensa diversamente, se ne assuma la responsabilità”. Così Matteo Salvini sulla Sea Watch.

La Guardia di Finanza ha proceduto d’iniziativa al sequestro della Sea Watch 3 e procederanno alla denuncia dell’equipaggio all’autorità giudiziaria.

Torna al Rendano il kolossal del liceo “Telesio”, quest’anno “Medea”

Il Liceo Classico “B.Telesio” e la Città di Cosenza presenteranno il 24 Maggio 2019 (ore 20:30), nella suggestiva cornice del Teatro “Rendano” la rappresentazione teatrale “Medea – I segreti della nave Argo” per la regia di Antonello Lombardo, il quale ha inteso cimentarsi, ancora una volta, in una “sfida” artistica, interessante e coinvolgente, finalizzata alla produzione di un lavoro capace di valorizzare il teatro greco tra tradizione e innovazione e di veicolarne i messaggi universali validi per l’uomo di ogni tempo. Secondo l’adattamento e la linea registica condivisi, Lombardo è riuscito a fondere il mondo epico e quello tragico, per proporre al pubblico un originale punto di vista, che ha consentito di ripercorrere il mito degli Argonauti.

Si tratta della quinta produzione delle Officine Teatrali Telesiane, fortemente volute dal Dirigente Scolastico, Antonio Iaconianni, affinché garantissero la possibilità di rivivere il “miracolo” del teatro greco di tradizione in una sorta di ideale “Siracusa bruzia”, che in questi anni ha ricevuto sempre il consenso e il supporto dell’Amministrazione Comunale.

L’ambizioso progetto è sostenuto dall’Assessorato all’Istruzione e Cultura della Regione Calabria patrocinato dal Consiglio regionale della Calabria e dall’Associazione “Humanismus Heute”.

Tale attività progettuale ha accostato alla rappresentazione teatrale il Certamen Telesianum Internazionale, di cui docente referente è la professoressa Titti Mastrangelo, che ha dichiarato: «Il Certamen Telesianum Internazionale 2019 è stato organizzato con lo scopo di ampliare i confini della gara di traduzione da una realtà locale e nazionale ad una dimensione Europea. Lo scenario internazionale vuole sottolineare il valore della cultura quale imprescindibile interazione tra i popoli. Obiettivo principale del Certamen – ha continuato la docente – è quello di porre la ricchezza culturale della classicità a disposizione delle giovani generazioni per la costruzione di una coscienza civile consapevole e sensibile ai temi della contemporaneità. La scuola – ha concluso Mastrangelo – è chiamata a svolgere un ruolo attivo, oltre che formativo, di integrazione sociale e mediazione culturale. In tale contesto la cultura classica interagisce con i saperi, le competenze e le prospettive della modernità esplicitando, così, la sua vocazione civile».

Farà da cornice al Certamen un seminario di Studi in cui sarà trattato il tema della Xenia che vedrà la prestigiosa presenza del prof. Bernhard Zimmermann, docente di Letteratura greca presso la Albert-Ludwigs-Universität di Freiburg (Germania) e membro dell’Accademia delle Scienze di Heidelberg.

Il regista Antonello Lombardo ha commentato: «La messa in scena di quest’anno vede l’innesto tra mito e tragedia dove, l’inizio prevede il vissuto di ognuno di noi in una gabbia, che rappresenta il proprio mondo, quel piccolo mondo inglobato successivamente da un mondo più grande, ma quel piccolo mondo che si pensa essere per sempre sparito, torna e diventa il rifugio di ogni essere umano. Una chiusura ad anello – ha continuato Lombardo – che permette a Medea di contenere tutte le dimensioni delle passioni, offrire la possibilità di toccare gli estremi, ed essere una donna avvolta da una dimensione perturbante, che vive una condizione di isolamento e sofferenza. Medea – ha concluso il regista – mostra di essere donna contemporanea in ogni senso, la rabbia, le frustrazioni e il linguaggio che utilizza appartengono alla nostra contemporaneità».

Infine il dirigente scolastico del Liceo Classico ‘Telesio’ di Cosenza, ing. Antonio Iaconianni, entusiasta ha dichiarato: «Prevedo anche per quest’anno un grande successo: dove c’è lavoro e sacrificio, ci sono sempre ottimi risultati e noi del Telesio siamo abituati ai sacrifici perché ci piace dare sempre, in ogni circostanza, un contributo culturale di qualità al dibattito culturale del nostro territorio e del Meridione tutto. Ringrazio quanti si sono spesi in questo importante e prestigioso progetto e tutte le istituzioni che con generosità ci hanno sostenuto. Appuntamento, quindi, a tutti al Rendano per una serata di cultura, di svago, di riflessione!»

Dap: Evaso era già in carcere a Cosenza. Fuga durante l’ora d’aria. Falle nella sorveglianza

Amadou Coulibally, nato in Mali il 1 gennaio 1999, condannato con fine pena 20 maggio 2023, è evaso dal carcere di Cosenza dai “cortili passeggi mentre fruiva delle attività in comune, intorno alle 9:45 di oggi”. Lo fa sapere il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria citato dall’Ansa e il cui lancio è pubblicato sul sito del Sappe, sindacato della Polizia penitenziaria.

L’uomo, si legge ancora, “era arrivato a Cosenza proveniente da Catanzaro il 10 maggio 2019. Dopo l’allarme dato dal reparto di Polizia Penitenziaria di Cosenza, il Nucleo investigativo centrale (Nic), specializzato nella cattura di evasi, ha pianificato gli interventi e coordinato le operazioni a cui hanno partecipato il reparto di Cosenza e il nucleo regionale del Nic di Catanzaro, oltre alle altre forze dell’ordine”.

Il mistero sulla fuga di Amadou Coulibaly sarebbe dunque chiarito. Il giovane non sarebbe evaso in una fase di trasferimento da Reggio Calabria, come trapelato in un primo momento, ma è evaso in piena regola sfruttando falle nel sistema di sorveglianza durante la cosiddetta ora d’aria.

Non è ancora chiaro da dove e come il detenuto sia riuscito a fuggire. Falle nella sicurezza del carcere che sarebbero ora al vaglio della Procura di Cosenza che avrebbe aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità.

La cattura di Coulibaly è avvenuta in zona Poste vecchie, a Cosenza, nei pressi del fiume dov’era stato avvistato da diverse persone che l’hanno segnalato alle forze dell’ordine. Subito ammanettato dal personale della Polizia penitenziaria, il detenuto è stato portato via e tradotto nel carcere “Sergio Cosmai” di Viale Mancini.

Coulibaly era sbarcato sulle coste italiane alcuni anni fa da un barcone proveniente dalla Libia. E’ stato arrestato in Campania due anni fa per rissa e lesioni e doveva restare in carcere fino al maggio 2023. Ora dovrà rispondere pure del reato di evasione.

Catturato l’evaso dal carcere di Cosenza. Era vicino al fiume

È stato catturato Amadou Coulibally, il detenuto ventenne evaso stamattina dal carcere di Cosenza. Il giovane è stato prima individuato sul Ponte Alarico e poi rintracciato nei pressi della Chiesa di San Nicola. L’uomo è stato definitivamente bloccato in via Sertorio Quattromani.

Il ventenne, secondo le prime informazioni, era riuscito a beffare la polizia penitenziaria dopo essere stato “trasferito da Reggio Calabria”, sebbene questa ricostruzione è stata poi smentita dal Dap. “Il detenuto era stato trasferito a Cosenza il 10 maggio da Catanzaro ed è evaso durante l’ora d’aria dai cortili passaggi”, ha fatto sapere il Dipartimento d’amministrazione penitenziaria senza spiegare le modalità della fuga.

Le forze dell’ordine, dopo una imponente caccia all’uomo durata ore, hanno ricevuto segnalazioni che davano il fuggiasco nella zona del centro storico, nei pressi del fiume Crati. Nel tardo pomeriggio di domenica la cattura.

La procura di Cosenza avrebbe aperto un’inchiesta sull’episodio per accertare eventuali responsabilità degli agenti che lo avevano in custodia. Non è ancora chiara, infatti, la dinamica esatta della fuga. Un mistero. Secondo alcune ricostruzioni l’uomo sarebbe salito sul tetto del deposito ed saltato dal muro di cinta sfruttando una finestra mancante. Il muro è alto oltre cinque metri. Coulibally, che doveva stare in carcere fino al 2023, risponderà anche del reato di evasione.

“Quel che è accaduto nella nottata a Cosenza ha dell’incredibile, con la sfrontatezza di un criminale straniero ristretto in carcere che è evaso. Ancora si sta cercando di ricostruire come ciò sia potuto accadere”, è il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria.

“Oltre 30 gli uomini della Polizia penitenziaria impegnati nelle attività di ricerca dell’evaso coordinati dal Nucleo investigativo centrale (Nic)”, fa sapere il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. “La cattura è stata rapida: subito ammanettato, il detenuto è stato portato via dalle auto della polizia penitenziaria”.

“Amadou Coulibally nato in Mali il 1 gennaio 1999 condannato con fine pena 20 maggio 2023, è evaso dai cortili passeggi mentre fruiva delle attività in comune, intorno alle 9:45 di oggi. Era arrivato a Cosenza proveniente da Catanzaro il 10 maggio 2019”.

Rinviate le elezioni a Diamante dopo morte candidato Caselli

prefettura di Cosenza
La prefettura di Cosenza

Il prefetto di Cosenza Paola Galeone ha disposto il rinvio delle elezioni in programma domenica 26 maggio per l’elezione del sindaco di Diamante ed il rinnovo del Consiglio comunale.

La decisione fa seguito alla morte, avvenuta la notte scorsa, del candidato sindaco Ernesto Caselli (già più volte primo cittadino), che si presentava a capo di una lista civica.

A Diamante i candidati sindaci erano due. La nuova data delle elezioni sarà fissata nei prossimi giorni. Secondo quanto si è appreso, la tornata elettorale dovrebbe svolgersi il 7 o il 14 luglio.

Fino a quella data il Comune continuerà ad essere gestito dal commissario nominato pochi mesi fa dopo lo scioglimento dell’ente provocato dalle dimissioni di alcuni consiglieri comunali.

Scontro tra auto e moto a Belmonte, muore una donna cosentina

Il luogo dell’incidente (foto Gazzetta del Sud)
Una donna cosentina, Marilena Broglio, e deceduta in seguito a un grave incidente stradale avvenuto nella notte sulla statale 18, all’altezza di Belmonte Calabro (Cosenza).

Per cause al vaglio delle forze dell’ordine un’auto si è scontrata con una moto Ducati. Ad avere la peggio la donna di Cosenza che era nell’auto. Ferita lievemente l’altra persona alla guida.

Il conducente della moto, secondo le prime informazioni, è rimasto gravemente ferito ed è stato trasportato in ospedale. Sul posto, oltre al 118, le forze dell’ordine per i rilievi del caso.

Reggio, anziani coniugi trovati morti in casa. “Omicidio-suicidio”

Polizia scientificaDue anziani coniugi, Felice Romeo e Anna Cassalia, rispettivamente di 85 e 76 anni, sono stati trovati morti stamani a Reggio Calabria. Secondo le prime indagini della polizia, si tratterebbe di un caso di omicidio suicidio.

I corpi sono stati trovati riversi per terra all’interno del cortile condominiale dell’abitazione, una villetta a tre piani nel quartiere Gallico Marina. A chiamare gli agenti delle Volanti della Questura è stato uno stretto congiunto della coppia.

Secondo quanto si è appreso, l’uomo soffriva di disturbi legati all’età. Sul posto stanno lavorando i tecnici della polizia scientifica per accertare l’esatta dinamica dei fatti. La pistola utilizzata era regolarmente detenuta. La coppia non era conosciuta dalle forze di polizia per fatti pregressi.

Detenuto evade dal carcere di Cosenza, è caccia all’uomo. Posti di blocco in città

Detenuto evade dal carcere di Cosenza, è caccia all'uomo. Posti di blocco ovunque
L’ingresso del carcere di Cosenza, su Viale Mancini

Un detenuto è evaso dal carcere di Cosenza nella prima mattinata di domenica. Secondo le prime notizie si tratta di un ragazzo ventenne del Mali, Amadou Coulibaly, che stando a quanto scrivono alcuni media, sarebbe arrivato nel penitenziario di Viale Mancini, a Cosenza, stamane, proveniente dalla casa circondariale Arghillà di Reggio Calabria.

Dopo l’allarme è scattata una caccia all’uomo con posti di blocco in tutta la città da parte di Carabinieri, Polizia di Stato e Polizia penitenziaria.

Non si tratta di una evasione classica ma, secondo le prime notizie che filtrano, tutto sarebbe successo nella fase di trasferimento con il giovane che avrebbe beffato tutti ed è fuggito.

Il ragazzo – che deve stare in carcere fino al 2023 per una serie di reati -, dopo aver beffato la Penitenziaria che lo scortava, sarebbe sceso dal cellulare riuscendo a guadagnare la via di fuga, non si sa se dall’ingresso principale, le cui cancellate sarebbero rimaste socchiuse.

Questo potrebbe accadere nel giorno delle visite ai detenuti da parte dei parenti, e domenica di solito ci sono visite. Secondo altre ipotesi più improbabili, il ragazzo sarebbe riuscito a infilarsi tra le sbarre strette della cancellata del perimetro esterno. In ogni caso le telecamere di sorveglianza potranno svelare l’esatta dinamica e accertare eventuali responsabilità degli agenti di polizia penitenziaria che avevano in custodia il detenuto.

Le forze dell’ordine, oltre ai posti di blocco, stanno operando vaste battute in varie zone di Cosenza. Alcuni avvistamenti sono stati segnalati nel centro storico ed è là che si stanno maggiormente concentrando le ricerche.

In volo anche un elicottero che da ore sta monitorando la città, anche nella zona nord, direzione che si suppone il ragazzo sia scappato. Perlustrazioni nei parchi Green e Robinson e anche in zona ferroviaria. Ma le ricerche sono a 360 gradi.

Il giovane, che non conoscerebbe la città, si sente braccato e potrebbe ripararsi alla meno peggio fino al tramonto per proseguire la fuga durante la notte.

Bufera in Austria per un video-trappola, si è dimesso Strache. Si torna al voto

Bufera in Austria su video trappola, dimissioni
Il vice-cancelliere Heinz Christian Strache (Ansa/Epa)

Il vice-cancelliere dell’Austria, Hans Christian Strache, si è dimesso. Ad annunciarlo lo stesso leader della FPOE, formazione di destra, in una conferenza stampa dopo le polemiche su un video-trappola girato ingannevolmente a Ibiza in cui si nota Strache pronunciare frasi compromettenti su una proposta di una sedicente magnate russa. Il cancelliere Sebastian Kurz ha auspicato il ritorno alle urne. L’ultima parola spetta ora al capo dello Stato Alexander Van der Bellen.

La bufera nella maggioranza di governo austriaca è stata scatenata da immagini riprese con una telecamera nascosta da parte di Der Spiegel e Sueddeutsche Zeitung. Danno conto di un incontro a Ibiza con una sedicente nipote di un oligarca russo, Aljona Makarowa, che si offriva di investire circa 250 milioni di euro per acquisire quote della stampa austriaca, in particolare del quotidiano “Kronen Zeitung”, con soldi in nero di provenienza ignota. “Se lei acquisisce la Kronen Zeitung tre settimane prima delle elezioni e ci mette al primo posto, possiamo parlare di tutto”, dice Strache nel video. La donna era in realtà un’adescatrice e l’incontro a Ibiza una trappola.

“I giornali – ha detto Strache – hanno atteso due anni per perpetrare questo attentato politico messo in scena segretamente”. L’esponente della destra austriaca è apparso commosso davanti ai cronisti, cui ha annunciato di lasciare, oltre che il governo, anche la guida del suo partito, Il FPOE.

Ha chiesto scusa, aggiungendo: “È stato un errore”. In ogni caso, ha aggiunto Strache, il suo partito intende proseguire l’esperienza di governo con la Oevp del cancelliere Kurz, attuandone il programma: ha indicato come suo successore quale vicecancelliere il suo numero due nel partito e ministro delle Infrastrutture, Norbert Hofer, lo sfidante alle presidenziali del presidente in carica Alexander Van der Bellen.

“Ho chiesto al presidente della Repubblica di convocare il prima possibile elezioni anticipate”, ha detto il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. “Non ci sono alternative – ha aggiunto -, con la Fpoe una collaborazione è impossibile, i socialdemocratici non condividono le nostre posizioni e gli altri partiti sono troppo piccoli”.

“Quando è troppo è troppo” ha aggiunto il cancelliere in merito alle dimissioni del suo vice, dopo la pubblicazione del video compromettente con la sedicente oligarca russa. “La Fpoe danneggia il nostro Paese. E’ in contrasto con il principio del servizio per il Paese”, ha aggiunto Kurz.

“L’Austria non è così”, ha detto il presidente austriaco Alexander Van der Bellen, stigmatizzando “l’intollerabile mancanza di rispetto ai cittadini” nella vicenda che ha portato in modo traumatico il Paese alla crisi di governo. Il capo dello Stato ha annunciato elezioni anticipate, senza però indicare una data. Ha invece annunciato per domani un ulteriore incontro con il cancelliere uscente Sebastian Kurz.

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