12 Ottobre 2024

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Individuati gli autori che hanno danneggiato il Teatro Vittoria

(ANSA) – CASTROVILLARI (COSENZA), 23 MAG – Denunciati i presunti autori del danneggiamento del cine-teatro Vittoria. Grazie al sistema di videosorveglianza che monitora l’area posteriore e agli uomini dell’Istituto di vigilanza “Assipol”, sono stati identificati con nitidezza i volti degli esecutori degli atti vandalici.

In seguito al riconoscimento dei presunti autori, il sindaco di Castrovillari Mimmo Lo Polito ha presentato denuncia agli organi di polizia. “Un sistema di videosorveglianza – ha annunciato il sindaco – sarà a guardia, con l’aiuto sempre degli uomini dell’Istituto di Vigilanza, anche al parco giochi comunale che verrà aperto nella prossima settimana”.

“Ciò per prevenire e dissuadere azioni contro un altro bene comune e, più complessivamente, per alzare un monito verso chi vorrebbe o potrebbe accanirsi, con insani gesti, nei confronti dell’esistente che non può, comunque, pure far a meno dell’attenzione di tutti per essere protetto e tutelato”.

Maxi sequestro di articoli cinesi contraffatti e pericolosi, una denuncia

Sequestro finanza
Archivio

I finanzieri di Lamezia Terme hanno sequestrato oltre 50mila articoli ritenuti pericolosi per la salute dei consumatori. In particolare, l’azione ispettiva si è concentrata su una impresa di Nicastro condotta da una persona di nazionalità cinese, con prodotti provenienti dal mercato asiatico.

I finanzieri hanno individuato migliaia di articoli contraffatti che erano in bella mostra per la vendita e altri stoccati nei magazzini dell’esercizio commerciale pronti per la vendita. I prodotti recavano i ben noti loghi dei famosi personaggi dei cartoni animati di Walt Disney, personaggi della Marvel e tanti altri in voga attualmente anche tra i più giovani, infatti sono stati rinvenuti Action Fugures, bambole, peluches, orologi, palloncini, maschere e costumi per bambini.

I controlli, inoltre, hanno permesso di rinvenire altri 14 mila articoli riportanti la marcatura CE non genuina. La marcatura CE, attesta la conformità del prodotto a standards minimi di qualità e costituisce, pertanto, una garanzia della qualità e della sicurezza della merce che si acquista.

Sempre nell’ambito della sicurezza, ben nascosto, è stato individuato un ingente quantitativo di sfere igroscopiche denominate “Seven color cristal ball”. Nello specifico, si tratta di articoli da giardinaggio e decorazione, microsfere di diversi colori ed anche trasparenti di cui il ministero della Salute già dal 2009 ha disposto il ritiro dal mercato poiché il prodotto non è da considerarsi un giocattolo, tenuto conto del rischio intrinseco di soffocamento connesso all’introduzione accidentale nelle vie respiratorie da parte dei bambini.

Al termine del controllo, i finanzieri hanno così sottoposto a sequestro penale circa 54.000 articoli e denunciato alla Procura di Lamezia Terme la titolare della ditta per i reati di contraffazione, ricettazione, frode in commercio e vendita di prodotti pericolosi.

Scontro ai vertici della Commissione antimafia, Santelli querela Morra

Scontro ai vertici della Commissione antimafia, Santelli querela Morra
Jole Santelli e Nicola Morra

Scontro istituzionale ai vertici della Commissione parlamentare antimafia. La vicepresidente dell’organismo Jole Santelli, di Forza Italia, ha presentato un esposto contro il presidente Nicola Morra in seguito al caso dell’ex consulente del sindaco di Cosenza Occhiuto, Giuseppe Cirò, convocato a casa del senatore pentastellato e la cui conversazione è stata registrata e il dvd consegnato dal senatore alla Guardia di finanza.

“Stamani (ieri mattina, ndr) mi sono recata alla Procura della Repubblica di Cosenza, accompagnata dall’avvocato Bianca Zupi, per “depositare” un formale esposto nei confronti del senatore Nicola Morra”, è scritto in una nota pubblicata sulla pagina fb della parlamentare

“I fatti oggetto dell’esposto sono quelli denunciati già in conferenza stampa (tenutasi alla Camera dieci giorni fa). “Aggiungo che nella famosa “registrazione rubata” – dice Santelli – contenente le dichiarazioni del signor Giuseppe Cirò, allo stesso sono state formulate domande in relazione alla mia persona”.

“I tentativi di un mio coinvolgimento – aggiunge la vicepresidente dell’Antimafia – sono stati dallo stesso Cirò esclusi. Trovo aberrante che un senatore della Repubblica, oggi Presidente della Commissione parlamentare antimafia abbia agito in modo così subdolo andando alla ricerca di responsabilità individuali totalmente destituite di fondamento”.

“Io ho depositato l’esposto all’Ufficio ricezione atti, così come ogni cittadino è tenuto a fare e così come a maggior ragione, per doveri di trasparenza, deve fare un parlamentare della Repubblica. La Giustizia – conclude l’eponente di Forza Italia – si rispetta anche e soprattutto nella forma. Mi auguro che gli organi deputati facciano luce su tutta questa brutta, bruttissima vicenda”.

Jole Santelli e i parlamentari di FI Roberto Occhiuto e Giorgio Mulè avevano già attaccato il presidente della Commissione in una conferenza stampa a Montecitorio, sul caso della “conversazione rubata” a Giuseppe Cirò, ex consulente del sindaco azzurro Mario Occhiuto, candidato di FI alla presidenza della Regione. “Inorriditi dal comportamento del senatore M5S Nicola Morra”, hanno sbottato.

In particolare, i tre hanno raccontano di aver rintracciato documenti, tra cui un verbale della Gdf, nei quali si dice che Morra il 20 febbraio 2018 (allora non era presidente della Commissione antimafia, ndr) si è recato alla Guardia di finanza alle ore 22 per depositare un dvd in cui c’è una intercettazione ambientale avvenuta a casa sua.

Cinque giorni prima, infatti, aveva aveva invitato un indagato, Giuseppe Cirò, ex capo segreteria del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, denunciato da quest’ultimo dopo aver scoperto una serie di illeciti rimborsi ai danni dell’amministrazione comunale.

“Lo ha trasformato in delatore”, avevano commentato i tre esponenti di FI. “Il maresciallo a cui ha consegnato il dvd e il pm che ne ha disposto la trascrizione sono diventati consulenti dell’Antimafia”, hanno poi concluso i parlamentari forzisti.

Fatture pagate due volte dall’Asp di Reggio, 13 indagati e sequestro a clinica

Fatture pagate due volte dall'Asp di Reggio, 13 indagatiLa Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha sequestrato disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro nei confronti del rappresentante legale di una clinica privata di Siderno, denunciato per falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato. 13 gli indagati in tutto, tra cui funzionari dell’Asp di Reggio Calabria che qualche mese fa è stata sciolta per infiltrazioni mafiose.

L’operazione, in codice “Salus 2” è stata effettuata sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri che ha richiesto la misura alla Sezione misure di prevenzione del tribunale reggino che l’ha emessa.

Il provvedimento giudiziario è giunto al termine di indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio nel cui ambito è stata accertata una duplicazione di pagamenti, per oltre 4 milioni di euro, corrisposti dall’Azienda sanitaria provinciale reggina a favore di uno studio radiologico privato operante nel settore dell’erogazione di prestazioni diagnostiche (Tac, risonanze magnetiche e radiografie) ai pazienti in convenzione con il Servizio sanitario nazionale.

Le indagini si sono concentrate sul dettagliato esame di un accordo transattivo concluso nel 2015 tra l’Ente pubblico ed il privato fornitore, con il quale è stato disposto il pagamento della somma complessiva di quasi 8 milioni di euro (di cui circa 6 milioni per sorte capitale, e poco oltre due milioni per interessi di mora, nonché oltre 98 mila euro per spese legali, contributi unificati e spese di registrazione) per crediti pregressi, vantati poiché non ancora riscossi.

A fronte di tale credito venivano esibite dalla parte numerose fatture – asseritamente non pagate – per ciascuna delle quali i militari effettuavano i dovuti riscontri. Le Fiamme Gialle reggine, in particolare, procedevano ad una dettagliata analisi di tutti i documenti contabili verificando, sulla base della documentazione acquisita sia presso i competenti uffici dell’Asp che presso l’imprenditore, se gli stessi documenti fossero stati esibiti in altre procedure di pagamento.

E’ stato così accertato che quota parte del credito attestato nel richiamato atto transattivo del 2015 – e di cui veniva richiesto il pagamento – in realtà era già in precedenza stato ceduto a società di factoring mediante 31 contratti (tra atti pubblici e scritture private) siglati nel periodo 2005/2015.

Il pagamento era stato inoltre reclamato con numerosi decreti ingiuntivi presentati contro l’Asp reggina dalla clinica privata innanzi al Tribunale di Reggio Calabria a partire dal 2004, ed era stato fatto oggetto di diverse sentenze di condanna al pagamento emesse tra il 2013 e il 2014 dalla stessa Autorità giudiziaria.

Alla luce di quanto scoperto, e al termine di oltre due anni di dettagliati accertamenti contabili, i finanzieri hanno accertato il doppio pagamento effettuato dall’Ente sanitario a favore della società, delle medesime, identiche fatture già liquidate in precedenza, per un ammontare complessivamente pari a circa 4 milioni di euro, di cui quasi 3 milioni di euro di sorte capitale, cui si aggiunge un ulteriore milione di euro a titolo di interessi.

Crediti questi che, sebbene già estinti in quanto riscossi nel corso del tempo (tramite il meccanismo della cessione degli stessi a diverse società di “factoring” o la riscossione mediante procedure esecutive) sono stati, viceversa, utilizzati di nuovo dallo studio radiologico per ottenerne, per la seconda volta, il relativo pagamento.

La presunta truffa sarebbe stata posta in essere, tra l’altro, mediante una serie di false dichiarazioni prodotte dal rappresentante legale dello studio privato all’atto della stipula, alla fine di febbraio 2015, della transazione da otto milioni di euro, il quale attestava di non aver mai ricevuto le somme, neanche parzialmente, portate dai procedimenti oggetto di transazione; nonché precisava che le stesse, inoltre non sono mai state oggetto né di cessioni di credito né di assegnazione presso istituti di credito. Tutto ciò in completa assenza dei dovuti controlli e riscontri contabili aziendali da parte dell’Ente pubblico.

13 indagati in tutto. Le accuse per lo studio radiologico e per il suo rappresentante legale sono di falsità ideologica aggravata commessa dal privato in atto pubblico, truffa aggravata ai danni dello Stato e illecito amministrativo.

Lo stesso avviso è stato notificato anche ad altre 12 persone, responsabili, a vario titolo, dei reati “Rapporto di causalità”, “Errore determinato dall’altrui inganno”, “Concorso di persone nel reato” e “Falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici”.

Tra gli indagati figurano anche il referente dell’Advisor contabile (società incaricata dal 2009 della ricognizione dei debiti pregressi del comparto sanitario calabrese), i funzionari ASP componenti del gruppo di lavoro appositamente costituito per la gestione dei ritardi nei pagamenti dei debiti ASP fino al 2012, nonché i responsabili protempore dei competenti Uffici dell’ASP, i quali hanno omesso di esercitare i controlli di competenza degli uffici cui erano preposti e di rilevare che le somme oggetto della suddetta transazione erano in realtà già state incassate in precedenza all’esito di procedure esecutive definitive, nonché posto in essere atti diretti in modo non equivoco – inducendo in errore il Direttore Generale protempore dell’ASP circa la fondatezza del credito vantato nei confronti dell’Ente Pubblico dall’istituto privato – a commettere il reato di truffa, che ha procurato a quest’ultimo l’ingiusto profitto e relativo danno per l’ASP di Reggio Calabria.

Il Gip del Tribunale di Reggio Calabria ha quindi disposto il sequestro preventivo, in via diretta o per equivalente, della somma complessiva di oltre 4 milioni di euro, pari all’ingiusto profitto conseguito in seguito alla truffa.

Il risultato delle indagini segue quello ottenuto nel giugno del 2018, quando i finanzieri hanno eseguito una ordinanza di misura cautelare personale nei confronti di 7 persone e un sequestro preventivo di beni per circa 12 milioni di euro in relazione alle condotte di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, all’autoriciclaggio ed all’omesso versamento di ritenute contestate ai responsabili, a vario titolo, del dissesto della casa di cura Villa Aurora, nota clinica reggina.

Anche in quell’occasione erano stati approfonditi i rapporti commerciali tra la società privata e l’A.S.P. di Reggio Calabria, accertando l’avvenuto doppio pagamento da parte dell’Ente Pubblico, per 6 milioni di euro, di crediti vantati dalla clinica nei confronti dell’Azienda Sanitaria Provinciale, risultati riscossi in via ordinaria e, una seconda volta, a seguito delle procedure esecutive azionate sugli stessi.

Permessi di soggiorno a pagamento a immigrati, arresti

Permessi di soggiorno a pagamento a immigrati, arresti

Sette persone, tra cui un poliziotto ancora in servizio nell’ufficio immigrazione della Questura di Napoli e un altro in pensione, sono state arrestate in una operazione coordinata dalla Procura di Napoli.

Sgominata un’associazione per delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina. Ad alcuni indagati si contesta il reato di corruzione. Dell’organizzazione facevano parte quattro poliziotti.

L’indagine nasce da una segnalazione per finanziamento al terrorismo: i successivi controlli del Gico non hanno fatto emergere riscontri su questa pista, ma hanno permesso di sgominare la banda che, in cambio di denaro, aiutava extracomunitari anche privi dei requisiti di legge a ottenere il rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno.

Rivolta nel carcere di Campobasso, fuoco ai materassi. Poi la protesta è rientrata

Rivolta nel carcere di CampobassoRivolta nel carcere di Campobasso dove una ventina di detenuti si sono barricati dentro una struttura. La protesta, iniziata ieri verso le 20, è rientrata mercoledì a tarda sera dopo l’intervento della direttrice e delle forze dell’ordine.

Per dare forza alla protesta i detenuti hanno dato fuoco ad alcune suppellettili, mandato in frantumi delle finestre e inveito contro gli agenti della Polizia penitenziaria. Sul luogo si è già recato anche il Procuratore capo di Campobasso, Nicola D’Angelo.

La rivolta si è scatenata all’imbrunire. Poco dopo il tramonto i detenuti del carcere di Campobasso hanno dato vita ad una clamorosa sommossa. Scene da film quelle all’interno della casa circondariale. Materassi dati alle fiamme e il fumo, in poco tempo, ha avvolto completamente la seconda sezione. I motivi della rivolta, secondo quanto trapela, è stato il diniego di una telefonata a un detenuto.

Oltre ad appiccare il fuoco pare siano stati anche rotti i vetri di alcune finestre. Immediatamente è scattato l’allarme. Gli agenti della polizia penitenziaria (che in più di un’occasione hanno denunciato la carenza di personale e le conseguenti difficoltà nella gestione dell’ordinario) si sono messi all’opera cercando di fare il possibile per far tornare la situazione alla calma.

Ma i detenuti, determinati, hanno continuato nella loro forma di protesta. Sul posto sono arrivati anche gli agenti della polizia di Stato, i carabinieri, i vigili del Fuoco e i volontari del 118. Da Cassino, in serata, è arrivata anche la direttrice della casa circondariale che ha parlato con i detenuti e la protesta è rientrata.

Fonti Dap, ad innescare protesta mancata concessione di telefonate a un detenuto

Sarebbero state le escandescenze di un detenuto, pare dovute alla negata concessione di telefonate, ad innescare le tensioni verificatesi questa sera nel carcere di Campobasso. Lo apprende l’Ansa da fondi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap). Dopo aver incendiato alcune suppellettili, per protesta il detenuto, secondo le stesse fonti, ha chiuso il cancello della sezione e, minacciando di creare ulteriori incidenti, ha impedito al personale di entrare.

Con lui altri detenuti che erano presenti nella sezione a celle aperte per la socialità. Il direttore ha parlato con alcuni dei detenuti che protestavano. Secondo quanto si è appreso non ci sono al momento agenti di polizia penitenziaria coinvolti e la protesta sembrerebbe sul punto di rientrare. Nessuno è rimasto ferito.

Bus di turisti russi nella scarpata, indagato per omicidio autista cosentino

L’autista del pullman ribaltatosi sulla Siena-Firenze è indagato per omicidio stradale e lesioni. La procura di Siena ha aperto un fascicolo d’indagine a carico dell’uomo, 35enne di Castrovillari (Cosenza), titolare dell’azienda di noleggio autobus per turisti.

Gli inquirenti stanno effettuando accertamenti per ricostruire la dinamica dell’incidente nel quale è morta una guida russa di 40 anni e 37 persone sono rimaste ferite. La procura ha anche affidato un incarico peritale per condurre verifiche sul guard rail e sull’assetto infrastrutturale della superstrada. Da quanto emerge, inoltre, la polizia stradale non avrebbe rilevato segni di frenata.

L’incidente in mattinata quando per cause in corso di accertamento, il mezzo su cui viaggiavano dei turisti russi, è uscito di strada ribaltandosi nella scarpata a fianco dell’Autopalio. Per miracolo la sbandata si è verificata qualche metro dopo un canalone ben profondo. Il bilancio poteva essere molto più grave.

Di Maio a Cosenza: “Sanità calabrese bancomat per politici”. Attacco a Zingaretti

“A me dispiace dover raccontare in giro per il mondo che in Italia c’è bisogno di commissariare la sanità di una regione mettendoci a capo un generale dei carabinieri. Quello che abbiamo fatto qui è stato necessario perché la sanità in Calabria, per trent’anni, è stata il bancomat che ha consentito a tanti politici di diventare quello che sono”. Lo ha detto il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio intervenendo in una manifestazione pubblica a Cosenza in vista delle elezioni europee del 26 maggio.

“Adesso – ha aggiunto il capo politico dei Cinquestelle – ci dobbiamo riprendere la sanità in tutta Italia. Stiamo per approvare una legge che stabilisce che la politica regionale non deve più fare le nomine della sanità”.

Il vice premier ha poi sostenuto che “il 26 maggio bisogna votare noi per punire quei partiti che si tengono gli indagati e i condannati per corruzione. Anche da noi c’è chi sbaglia, ma io li metto fuori in trenta secondi, così i malintenzionati stanno alla larga dal Movimento e questo per me è un valore”.

Parlando del Reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei pentastellati, rispetto alle notizie di gente che ha rinunciato, Di Maio ha specificato che “non mi risulta alcuna rinuncia al reddito di cittadinanza, per me è una fake news.

“Quello che ho visto in questi mesi – ha spiegato – è tanta gente che chiede di accedere a questo strumento. Abbiamo respinto il 25% delle richieste per una ragione molto semplice: non avevano i requisiti. Carabinieri e Guardia di finanza stanno facendo i controlli, hanno trovato persone che lavoravano in nero nel primo mese del reddito e abbiamo revocato la card e alcune hanno già trovato lavoro grazie al reddito di cittadinanza e quindi stanno restituendo la card”, ha sottolineato il ministro del Lavoro.

“Zingaretti – attacca – doveva espellere il vostro presidente di Regione (Mario Oliverio), dopo la prima inchiesta per corruzione perché con la corruzione non c’entra niente il terzo grado di giudizio. Anche da noi c’è chi sbaglia, ma chi sbaglia lo metto fuori in 30 secondi, e questo credo sia un valore non un insulto”, ha detto ancora Luigi Di Maio.

Rapina in market di Reggio, arrestate due persone

Questura di Reggio CalabriaDue persone, Leandro Domenico Stillitano, di 20 anni, e Antonino Labate di 24, sono state arrestate dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, perché ritenute responsabili di una rapina a mano armata ai danni di un supermercato del centro.

L’arresto di Stillitano e Labate, accusati di rapina, detenzione e porto illegale di arma da fuoco e oggetti atti ad offendere, è stato fatto in esecuzione di un provvedimento emesso dal Gip su richiesta della Procura di Reggio.

I fatti risalgono all’11 gennaio scorso quando i due, secondo quanto ricostruito, armati rispettivamente di pistola e coltello erano entrati in un esercizio affollato di clienti e sotto la minaccia delle armi si erano fatti consegnare il denaro, circa 2 mila euro, presente in cassa.

Attraverso l’esame delle immagini riprese dal sistema di video sorveglianza i poliziotti sono riusciti a risalire ai due giovani rilevando che Labate aveva puntato più volte la pistola contro un dipendente mentre Stillitano si impossessava del bottino.

Rende, completata la rotatoria del Lorenzon. Ora si circola sulla 107

L’Anas comunica che è stato aperto al transito la nuova rotatoria “Marco Lorenzon” lungo la strada statale 107 “Silana Crotonese”, nel territorio comunale di Rende, alle porte di Cosenza.

In occasione dell’apertura al traffico, si è svolta una cerimonia alla quale hanno preso parte l’Assessore Regionale alle Infrastrutture Roberto Musmanno, il Sindaco di Rende Marcello Manna, Il Responsabile Coordinamento Anas Calabria Giuseppe Ferrara, Il Responsabile dell’Area Compartimentale Anas Calabria Marco Moladori, Il Responsabile del Procedimento Pietro Silletta e il Direttore dei Lavori Francesco Liguori.

I lavori di costruzione della rotatoria, del valore complessivo di circa 500 mila euro, sono stati avviati nel mese di marzo e terminati con un mese e mezzo di anticipo rispetto al cronoprogramma fissato a luglio 2019.

Al fine di limitare al massimo i disagi, gli interventi sono stati eseguiti con chiusura parziale della statale con transito a senso unico alternato.

L’opera realizzata, è finalizzata ad aumentare la sicurezza stradale e consentirà di rendere più agibili gli ingressi sulla statale 107 veicolando il traffico in un punto particolarmente critico dell’arteria.

Si eviteranno, in tal modo, pericolosissime infrazioni da parte degli automobilisti: inversioni del senso di marcia, sorpassi azzardati ed immissioni in carreggiata vietati, superamento dei limiti di velocità in un tratto che attraversa la città e che rappresenta l’arteria di collegamento nell’area urbana fra la Sila e il Tirreno cosentino.

Bus di turisti russi nella scarpata, un vittima e decine di feriti

(Ansa)

Una persona è deceduta nel ribaltamento dell’autobus avvenuto questa mattina intorno alle 9.30 sulla Siena-Firenze all’altezza di Monteriggioni (Siena) in direzione sud. E’ quanto comunicato dall’Anas. Ci sono decine di feriti.

Per cause in corso di accertamento il mezzo, su cui viaggiavano dei turisti russi, sarebbe uscito di strada ribaltandosi nella scarpata a fianco dell’Autopalio.

Il raccordo autostradale Siena-Firenze è provvisoriamente chiuso in direzione Siena, con uscita obbligatoria allo svincolo di Monteriggioni.

La vittima dell’ incidente Potrebbe essere la guida turistica russa. Secondo quanto si apprende si tratterebbe di una 40enne. Al momento è stata avvisata l’Ambasciata russa.

Oltre alla vittima, i feriti, di cui alcuni gravi, sono 37 feriti. Le persone sono state trasportate al policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena e in altri ospedali della zona. Dei 37, spiega una nota, 33 sono lievi, rientrati in codice verde (19 sono stati trasportati al policlinico Santa Maria alle Scotte dell’Aou Senese e 14 all’ospedale Altavaldelsa di Poggibonsi dell’Ausl Toscana sud est).

Quattro feriti, in codice giallo, sono stati ricoverati a Le Scotte. Una trentina di passeggeri non ha richiesto assistenza medica. L’intervento dei soccorritori è durato diverse ore. Sul posto è giunto anche il sostituto procuratore di Siena Siro De Flammineis.

L’autista del mezzo ribaltatosi  sarebbe un calabrese originario di Castrovillari, in provincia di Cosenza, ed è stato interrogato in questura a Siena. L’uomo, sotto shock, è stato anche sottoposto ad accertamenti tossicologici. La procura lo ha indagato per omicidio stradale e lesioni plurime.

Il suo telefono cellulare si trova ancora dentro l’autobus e una volta recuperato sarà posto sotto sequestro. Dal mezzo è stato estratto anche il cronotachigrafo.

Corruzione e peculato, 8 arresti tra Lombardia e Calabria

E’ in corso, nelle province di Milano e Reggio Calabria, un’operazione dei Carabinieri di Monza Brianza nei confronti di 8 persone (7 in carcere e 1 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili a vario titolo di peculato, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, accesso abusivo a sistemi informatici e telematici, rivelazione di segreto d’ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ricettazione, favoreggiamento personale, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

I provvedimenti, emessi dal Gip del Tribunale di Monza, Patrizia Gallucci, su richiesta della Procura della locale procura della Repubblica (pm Franca Macchia), all’esito di attività investigativa sviluppata dal Nucleo Investigativo dell’Arma monzese, hanno fatto emergere, tra l’altro, la figura di un graduato dell’Arma dei Carabinieri tratto in arresto nell’ottobre 2017, poiché trovato in possesso di 500 grammi di eroina, attualmente in carcere.

Il militare, posto in congedo per degradazione nel mese di luglio dello scorso anno a seguito del grave episodio di cui si rese responsabile, era stato indicato come autore del peculato di un documento di identità custodito presso il reparto ove prestava servizio e con il quale, d’intesa con un pluripregiudicato calabrese (anch’egli destinatario della medesima misura) sarebbe stato attivato un finanziamento per l’acquisto di un veicolo per poi denunciarne falsamente il furto, in maniera tale da incassare il premio assicurativo, mentre la vettura sarebbe stata venduta all’estero.

L’attività investigativa ha permesso di riscontrare le originarie accuse, rivelando la responsabilità del militare in ordine anche a svariate consultazioni abusive alla Banca Dati delle Forze dell’ordine spaccio e detenzione illegale di sostanze stupefacenti nonché corruzione.

Lo stesso, avuta notizia di un cittadino tunisino che spacciava all’interno di un condominio (ove risiedeva la fidanzata), non redigeva alcuna annotazione di p.g. comunicando al pusher in questione che dei condomini si erano accorti della sua attività illecita, percependo quale compenso alcune dosi di stupefacente.

In un’altra occasione, accettando la promessa di un compenso pari a 600 euro, al fine di consentire a due cittadini tunisini “trattenuti” presso l’hotspot di Lampedusa (AG) di allontanarsi dall’isola, redigeva false denunce di smarrimento a nome di due cittadini rumeni da far utilizzare ai nordafricani in sostituzione dei propri documenti d’identità.

Tra gli arrestati cinque tunisini, la fidanzata del ex carabiniere anche lei con passaporto tunisino ed un altro italiano, responsabili di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari personali, gli operanti hanno dato esecuzione a vari decreti di perquisizione procedendo al sequestro di alcune dosi di cocaina, strumenti per il taglio ed il confezionamento dello stupefacente ed oltre 12.000 euro in denaro contante, provento dell’attività di spaccio.

Da anni riscuotevano pensione dei parenti defunti, denunce e sequestro

Da anni riscuotevano pensione dei parenti defuntiRiscuotevano indebitamente da molti anni la pensione, rispettivamente della madre e della suocera entrambe decedute, e uno di loro aveva anche presentato domanda per la percezione del reddito di cittadinanza ottenendo un ammontare complessivo di oltre 1.300 euro mensili.

Due persone sono state denunciate per truffa ai danni dell’Inps dal Nucleo Gruppo tutela spesa pubblica della Guardia di finanza di Catanzaro che, su delega della Procura, ha sequestrato loro denaro, beni e attività finanziarie per 184 mila euro.

In tutti e due i casi, i responsabili della truffa avevano omesso di comunicare la morte il primo della madre deceduta nel 2005 continuando a prelevare ogni mese le relative somme dal libretto postale di cui era cointestatario e arrivando a incassare indebitamente circa 84 mila euro e il secondo della suocera morta nel 1998 arrivando a riscuotere fraudolentemente, dopo averne certificato l’esistenza in vita, per oltre 20 anni, oltre 100 mila euro di erogazioni pensionistiche.

Uccide il padre violento, pm la libera: legittima difesa

Deborah Sciacquatori (Fb)

Torna libera Deborah Sciacquatori, 19 anni, che domenica scorsa a Monterotondo, vicino a Roma, ha sferrato un colpo fatale al padre, poi morto, che da tempo vessava la famiglia con violenze e aggressioni. La Procura di Tivoli ha firmato il decreto di remissione in libertà. Deborah era ai domiciliari: l’accusa nei suoi confronti è stata derubricata da omicidio volontario in eccesso colposo di legittima difesa.

“Al momento la ragazza è indagata per eccesso colposo di legittima difesa, ma non è escluso che, nelle prossime 2 settimane, si possa chiedere al gip l’archiviazione perché la ragazza, allo stato degli atti a nostra conoscenza ha agito per difendersi”, dice il Procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto.

“Papà fermati, non fare più niente”. Prima di colpirlo e ucciderlo Deborah Sciacquatori aveva scongiurato e implorato l’uomo di fermarsi. Un tentativo disperato quanto vano. Le parole della 19enne sono confermate dal procuratore di Tivoli e riferite da alcuni testimoni.

La giovane, secondo quanto riferito dagli inquirenti, dopo aver colpito il padre gli avrebbe detto: “non mi lasciare, ti voglio bene”.

“Queste parole – spiega il procuratore di Tivoli Francesco Menditto – sono state confermate dai testimoni presenti al momento della colluttazione”.

“L’unica cosa per la quale dico grazie a mio padre è per avermi trasmesso la passione per il pugilato”. È quanto ha riferito agli inquirenti Deborah.

Una freccia di 30 centimetri gli trapassa il cuore e un polmone, salvo

Il paziente durante l’intervento (Ansa)

E’ arrivato in sala operatoria con una freccia di oltre 30 centimetri conficcata in petto che gli trapassava il ventricolo sinistro del cuore (la più importante delle camere cardiache), e un polmone.

Un 47 enne residente in un comune della cintura di Aosta, è stato salvato, con un intervento considerato eccezionale, alla Cardiochirurga dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. L’intervento di estrazione del dardo e di cura delle lesioni cardio-polmonari è perfettamente riuscito. Ancora da chiarire le cause dell’accaduto.

Secondo quanto si è appreso, il dardo sarebbe stato scagliato da una balestra che l’uomo stava armeggiando. Probabilmente si è trattato di un incidente ma non si esclude l’ipotesi del tentato suicidio.

Trasportato in condizioni disperate all’ospedale di Aosta, il 47enne è stato trasferito alle Molinette di Torino in elicottero con un servizio coordinato dalla centrale operativa del 118 piemontese. L’intervento è stato eseguito dall’equipe di Cardiochirurgia universitaria diretta dal professor Mauro Rinaldi con l’aiuto di Davide Ricci.

Il paziente, che è sempre rimasto sveglio prima dell’intervento, è stato preso in cura dall’equipe diretta dal professor Mauro Rinaldi che, preventivamente allertata, ha condotto la straordinaria operazione salvavita.

La rimozione immediata del dardo – spiegano i medici – avrebbe potuto innescare un’emorragia incontrollabile. L’equipe di Cardiochirurgia ha instaurato la circolazione extracorporea d’emergenza per supportare le funzioni cardio-respiratorie e ha poi proceduto a estrarre il dardo dal cuore a riparare le lesioni cardio-polomonari.

Il ministro Toninelli per il protocollo di legalità per il Porto di Gioia Tauro

Gioia Tauro, Firma protocollo legalitàIl Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, ha partecipato a Gioia Tauro al rinnovo del protocollo di legalità per il porto. “Questo non è un punto di arrivo – ha detto Toninelli – ma di ripartenza. Ce l’abbiamo fatta a rilanciare il porto che rappresenta il motore economico di questa regione senza il quale non ci sarebbe sviluppo. Ora dobbiamo fare squadra sempre di più per garantire la massima trasparenza e legalità per il futuro”.

Alla cerimonia hanno partecipato anche il commissario dell’Autorità portuale Andrea Agostinelli, il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e il legale rappresentante della Mct Paolo Maccarini.

“Le mele marce – ha aggiunto Toninelli – devono essere cacciate e messe alla porta. Qui, in questa terra difficile, non bisogna chiudere neppure mezzo occhio e nessuno deve pensare di non cogliere le positività che questo porto esprime”.

Sorpresi con droga, arrestati due giovani a Cosenza

questura di CosenzaAgenti della Squadra Volante della Questura di Cosenza nel corso di controlli del territorio, hanno arrestato in flagranza del reato di detenzione di sostanza stupefacente ai fini dello spaccio due giovani di cui sono state diffuse solo le iniziali: si tratta di Y.I., di 19 anni e il ventenne O.M., entrambi con numerosi precedenti di polizia.

I due ragazzi si trovavano in una via del centro cittadino quando, fermati e sottoposti a controlli, sono stati trovati in possesso di circa 50 grammi di marijuana già divisa in dosi e pronta per essere spacciata.

Avvisata la Procura, il magistrato di turno ha disposto per entrambi gli arresti domiciliari in attesa dell’udienza per direttissima.

Tar annulla provvedimento d’esclusione di Riace dallo Sprar

Tar Calabria annulla provvedimento d'esclusione di Riace dallo SprarIl Tar della Calabria sezione di Reggio Calabria, accogliendo il ricorso del Comune, ha annullato il provvedimento del Ministero dell’Interno che aveva escluso Riace dallo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Il ricorso era stato presentato dal vice sindaco Giuseppe Gervasi il primo gennaio scorso.

La decisione si fonda essenzialmente sulla circostanza, evidenziata dalla difesa del Comune, che a Riace sia stato autorizzato il finanziamento per il triennio “2017-2019, in prosecuzione del triennio precedente senza avere comminato penalità, e dall’altro, quasi contestualmente, ha assunto un atto che fonda le penalità e, dunque, la revoca su criticità afferenti al precedente triennio”.

“Il Collegio – scrivono i giudici – reputa che la contraddittorietà tra la prosecuzione autorizzata a dicembre e la successiva nota di gennaio sia manifesta. L’autorizzazione alla prosecuzione può trovare spiegazione solo con ‘la massima benevolenza dell’Amministrazione’ nonostante il riscontrato caos gestionale ed operativo, che emerge con chiarezza dagli atti di causa”.

Incendio in sede Polizia municipale a Mirandola, due morti. Arrestato clandestino

Due morti, due feriti gravi e 16 intossicati. E’ il bilancio di un’esplosione seguita a un incendio la notte scorsa nella sede della polizia locale di Mirandola, nel Modenese. Il rogo è di origine dolosa. A confermarlo i primi accertamenti compiuti sul posto.

Secondo quanto si apprende l’incendio, sviluppatosi negli uffici della polizia locale, ha provocato un’esplosione che ha coinvolto un appartamento adiacente, al primo piano, dove sono morte le due persone. Sul posto carabinieri e vigili del fuoco.

Nel rogo sono morte due persone, un’anziana di 84 anni e la sua badante romena. Due sono i feriti gravi e 16 gli intossicati. L’incendio, sviluppatosi negli uffici della polizia locale, ha provocato un’esplosione che ha coinvolto un appartamento adiacente, al primo piano, dove sono morte le due persone.

Le prime indagini delle forze dell’ordine hanno portato al fermo di un nordafricano di 20 anni, in Italia da clandestino e già colpito da un decreto di espulsione, mai attuato. E’ al momento sconosciuto il movente del folle gesto. Il giovane è stato arrestato con l’accusa di furto aggravato, danneggiamento a seguito di incendio e morte come conseguenza di altro delitto.

Secondo alcune ricostruzioni apparse sui media il giovane utilizzava diversi alias, almeno quattro, per sfuggire al decreto di espulsione. In un primo caso di origini marocchine, poi algerine e tunisine. Infatti non si sa ancora quale sia la sua reale identità e in alcune circostanze si è detto minorenne.

Non solo, pare che la sera prima non si sa per cosa sia stato soccorso dal 118 e ricoverato in ospedale. Lui, ha un certo punto, si è strappato le flebo ed è scappato.

Il maghrebino sarebbe arrivato in Italia a bordo di un barcone, ma non è ancora chiaro quanto tempo fa. Quello che risulta è che in poco tempo ha collezionato diversi precedenti di polizia per furto, resistenza, lesioni e droga.

“Arrestato giovane immigrato nordafricano per il rogo che ha devastato la sede della Polizia locale di Mirandola: due morti, decine di feriti e intossicati. Una preghiera e un abbraccio alle famiglie delle vittime. Altro che aprire i porti! Azzerare l’immigrazione clandestina, in Italia e in Europa, è un dovere morale: A CASA tutti!”, così il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, commenta su Twitter il rogo doloso della notte scorsa a Mirandola, nel quale è morta un’anziana e la sua badante.

 

Marchiavano alberi da abbattere, denunciati due operai e un agronomo

Marchiavano alberi da abbattere, denunciati due operai e un agronomoDue operai vibonesi sono stati denunciati per esercizio abusivo della professione. In concorso con loro è stato deferito anche un agronomo di Catanzaro che avrebbe lasciato che i due segnassero, con strumenti professionali, degli alberi destinati poi al taglio.

I due operai sono stati sorpresi dai carabinieri forestali di Spezzano Sila, in località “Moccone” e “Serracandela”, mentre “martellavano” alberi, un sistema permesso appunto solo a professionisti abilitati che consente di marchiare quelli che vanno poi abbattuti.

Le operazioni di “martellata”, sono state eseguite con martello forestale munite di sigillo e di iscrizione all’ordine del professionista. Tale attività è una delle operazioni più delicate a cui i professionisti agronomi e forestali sono chiamati a rispondere in qualità di unici tecnici abilitati.

Durante il controllo l’agronomo non era presente e la “martellata” era affidata ai due operai sprovvisti dell’abilitazione. Si è pertanto proceduto al sequestro del “martello forestale” di proprietà del’agronomo, del martello numeratore e del cavalletto dendrometrico usato per misurare le piante.

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