12 Ottobre 2024

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Nuova eruzione sull’Etna. Monitoraggio degli esperti Ingv

Le stazioni di monitoraggio dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OE) hanno registrato, a partire dalle ore 21:00 locali del 29 maggio 2019, un incremento dell’ampiezza del tremore vulcanico che ha raggiunto il suo massimo alle ore 03:50 del 30 maggio.

Tale fenomenologia, spiega l’istituto di vulcanologia, ha preceduto l’apertura, ad una quota di circa 3.150 metri sul livello del mare, di una fessura eruttiva in corrispondenza della base settentrionale del Nuovo Cratere di Sud Est. Da questa fessura, a partire dalle ore 03:20, viene emessa una colata lavica che si sta sviluppando lungo la parete occidentale della Valle del Bove. Il fronte lavico più avanzato di questa colata alle ore 10:15 si attestava a circa 2.050 m di quota.

A partire dalle ore 05.35, la rete di telecamere di sorveglianza ha mostrato l’apertura di un’altra fessura eruttiva localizzata alla base sud-orientale del Nuovo cratere di Sud Est ad una quota di circa 3.050-3.000 metri.

Questa fessura è interessata da una debole attività esplosiva e dall’emissione di una colata lavica che si sta espandendo lungo la parete occidentale della Valle del Bove in direzione di Serra Giannicola Grande, sovrapponendosi in parte sulla colata lavica del 24-27 dicembre 2018. Il fronte lavico più avanzato alle ore 10:15 si attestava ad una quota di circa 2.260 metri.

Durante questa fase eruttiva il Nuovo Cratere di Sud Est sta producendo una nube vulcanica con ricaduta di cenere nel versante Nord Est dell’Etna. Attualmente è in corso in area sommitale un sopralluogo da parte del personale INGV-OE.

Di Maio ottiene la fiducia e resta capo del M5S con l’80%

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio

Luigi Di Maio è stato confermato capo politico del M5S con l’80% delle preferenze nel voto tra gli iscritti grillini sulla piattaforma Rousseau. A dire sì alla conferma sono stati 44.849 votanti. In 11.278 hanno invece votato contro.

“La riconferma del mio ruolo – ha detto su Facebook, Di Maio – è solo il primo passo per avviare una profonda organizzazione del M5S, per renderlo più vicino ai cittadini per rimarcare la nostra identità. Tra qualche settimana conoscerete la nuova struttura organizzativa che per me deve prevedere compiti ben precisi in capo a persone individuate dal M5S, deleghe su economia, territori, liste civiche, imprese, lavoro, ambiente, sanità, la tanto discussa comunicazione. Non perderò tempo, domani avrete già novità sul rinnovo di alcuni ruoli e procedure interne”.

“Vi ringrazio tutti e vi voglio bene! – ha aggiunto -. Ringrazio chi mi ha confermato la fiducia, chi si è astenuto e chi ha votato contro. Non mi monto la testa, questo è il momento dell’umiltà. Sono sicuro che insieme ripartiremo più forti di prima. Per il MoVimento 5 Stelle e per il Governo italiano che sosteniamo”.

Il voto sulla nuova fiducia al capo politico dei pentastellati era stato annunciato dallo stesso Di Maio dopo le aspre critiche ricevute all’indomani della sconfitta elettorale alle elezioni europee. Il primo a esprimere “vicinanza” al leader dei Cinquestelle era stato Matteo Salvini con cui, ha fatto sapere, “lavoro bene e le attività del governo possono andare avanti per altri 4 anni”. Lo stesso Beppe Grillo aveva espresso solidarietà a Di Maio evidenziando che non c’era bisogno di un altro voto: “Di Maio continui la sua battaglia”.

L’esecutivo Conte andrà quindi avanti, a meno di altre scelte in cui si mette in discussione il contratto di governo tra Lega e M5s e, inoltre, un’alleanza che nei numeri usciti dalle urne ha ribaltato i rapporti di forza tra i due movimenti politici. Non si esclude un rimpasto nel governo, né che salti qualche poltrona in quota dissidenti”

Processo a Olivieri, ergastolo per lui che si arrabbia. Paura in aula

Francesco Olivieri
Francesco Olivieri

Momenti di paura stamani al tribunale di Vibo Valentia nel processo a Francesco Olivieri, il 32enne che in un raid, tra Nicotera e Limbadi, nel maggio 2018, uccise Giuseppina Mollese, di 80 anni, Michele Valerioti (67), e ferì 3 persone.

Quando il pm Concettina Iannazzo ha chiesto la condanna all’ergastolo – richiesta poi accolta dal giudice – l’imputato ha dato in escandescenza, minacciando il pm, il gip Francesco Garofalo e le forze dell’ordine presenti in aula.

Quindi ha iniziato a sferrare violenti calci contro le sbarre della cella ed ha tentato di sottrarre la pistola ad uno degli agenti della polizia penitenziaria, che ha avuto la prontezza di bloccarlo. Tutti i presenti sono usciti e le forze dell’ordine sono riuscite dopo una decina di minuti a riportare la calma.

Il processo con rito abbreviato è poi ripreso ma in un’altra aula, e si è concluso con la condanna di Olivieri. Il suo difensore aveva chiesto il minimo della pena alla luce di una perizia che lo indicava seminfermo di mente.

Caso Palamara, bufera sulle procure. Altri indagati: “Favori tra giudici”

Luca Palamara

Perquisizione della Guardia di Finanza nei confronti di Luca Palamara, l’ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati. La perquisizione, secondo quanto si apprende, rientra nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla procura di Perugia nei confronti del magistrato, indagato per corruzione, e di altri soggetti.

Nell’indagine della Procura di Perugia che coinvolge Luca Palamara, risultano iscritti nel registro degli indagati anche l’imprenditore Fabrizio Centofanti e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Anche nei loro confronti l’accusa è corruzione. Secondo i pm i tre avrebbero “corrisposto varie e reiterate utilità a Palamara, all’epoca consigliere del Csm, consistenti in viaggi e vacanze (soggiorni in alberghi anche all’estero) a suo beneficio”, è scritto nell’avviso di garanzia inviato oggi all’imprenditore.

“Ho appreso dai giornali la notizia. Sono molto amareggiato di averlo dovuto apprendere prima dalla stampa che dall’autorità giudiziaria, da cui ho poi avuto riscontro. Sono a disposizione per ogni chiarimento”, afferma il Consigliere del CSM Luigi Spina in merito alla sua iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta.

Favoreggiamento e rivelazione del segreto di ufficio in concorso. Sono i reati contestati al pm di Roma Stefano Rocco Fava nell’indagine della Procura di Perugia che vede indagato per corruzione anche il suo collega Luca Palamara e il consigliere del Csm Luigi Spina. Nell’avviso di garanzia i pm di Perugia contestano a Fava di aver rivelato a Palamara notizie sulle indagini a suo carico e di averlo aiutato ad eluderle fornendo atti e documenti.

L’Associazione Nazionale Magistrati “in relazione ad anticipazioni di stampa relative ad indagini in corso che coinvolgerebbero componenti ed ex componenti del Csm ed altri magistrati, esprime piena fiducia nell’Autorità giudiziaria di Perugia – sottolinea con una nota la Giunta Esecutiva Centrale dell’Anm – che conferma la capacità della magistratura italiana di esercitare il controllo di legalità anche quando riguarda appartenenti all’ordine giudiziario”.

“Si susseguono notizie relative a indagini nei confronti di magistrati, anche ex componenti del Csm – ha detto il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Pasquale Grasso -. Trattandosi di procedimento in corso, non intendo commentare se non per rimarcare il fatto che la magistratura adempie costantemente al proprio ruolo istituzionale e costituzionale nei confronti di qualsiasi soggetto. Ivi compresi gli stessi magistrati”.

Nella nomina del procuratore della Repubblica di Roma “non ravviso alcun elemento di correlazione” con le indagini in corso a Perugia, “salvo emersione di diversi elementi che allo stato non mi pare superino il livello della mera illazione”, afferma il presidente dell’Anm Grasso.

“Il procedimento che condurrà alla nomina – aggiunge – è in corso nella sede costituzionalmente prevista, e nel rispetto delle norme di legge. Ogni altro commento mi parrebbe un ulteriore indebito tentativo di interferenza sull’attività del Consiglio”.

GLI ATTI – Il pm della procura di Roma, Luca Palamara, quando rivestiva il ruolo di componente del Csm avrebbe ricevuto 40 mila euro dagli avvocati Giuseppe Calafiore e Piero Amara per favorire la nomina di Giancarlo Longo a procuratore di Gela, non andata in porto. E’ quanto emerge dal decreto della perquisizione disposta dalla Procura di Perugia nei confronti dell’attuale sostituto procuratore a piazzale Clodio.

Regionali, Oliverio pronto a ricandidarsi senza il PD. “Lavoro a liste civiche”

Mario Oliverio
Mario Oliverio

“Io sto lavorando per le prossime elezioni regionali alla costruzione di una coalizione con liste civiche. Il Pd avrà un suo percorso e una sua autonomia decisionale”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio.

“Sulla mia ricandidatura – ha aggiunto Oliverio – mi sono già pronunciato. Non vorrei ogni volta tornare sullo stesso argomento come un leit motiv“.

“Mi sono impegnato nella campagna elettorale per le Europee – ha detto ancora il Governatore – perché, in assenza di un partito organizzato, da dirigente del Pd, mi sono sentito in dovere di muovermi e di spingere, facendo molte iniziative sul territorio della regione, per far votare l’elettorato e farlo votare per il Partito democratico”.

“Mi sembra che il risultato del Pd, sia pure con tanto cammino da fare abbia invertito in Calabria un trend, passando dal 14% al 18,8%. Credo di avere dato un contributo in questa direzione. Sono membro del Pd e confermo questa mia collocazione dentro il partito”, ha concluso Oliverio.

Dopo le elezioni europee il segretario nazionale Nicola Zingaretti aveva fatto trapelare che per il candidato alla presidenza della regione Calabria per il centrosinistra doveva ancora essere deciso. Oliverio, che si era autocandidato da un anno, evidentemente non l’ha presa bene e ha lanciato comunque la sua ricandidatura. Con o senza PD.

Decreto sanità in Calabria, si è dimessa relatrice Nesci: “Conflitto d’interessi”

Dalila Nesci

Dalila Nesci, deputata M5s, si è dimessa da relatrice del decreto legge sulla sanità in Calabria, dopo le polemiche su un presunto conflitto d’interessi di un suo ex collaboratore, potenziale candidato a dirigente locale del settore.

Ad annunciarlo in Aula alla Camera è stato il vicepresidente del Senato Fabio Rampelli, quando è ripreso l’esame del provvedimento. Al posto di Nesci la presidente della commissione Affari sociali Marialucia Lorefice, sempre di M5s.

“Ho sempre svolto con correttezza, dedizione e spirito di servizio” gli incarichi ricevuti, ha detto Nesci alla Camera. A chiedere un passo indietro il Pd, ma anche la Lega.

“Bene le dimissioni di Nesci da relatrice del decreto Calabria per conflitto d’interessi – dice il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari -. La Lega, non appena appresa questa situazione durante il dibattito d’aula, dopo un’attenta valutazione ha chiesto alla relatrice di fare un passo indietro. Stupisce solo che la questione sia sfuggita agli attenti osservatori dei 5S”.

La questione era stata sollevata nei giorni scorsi dalle parlamentari calabresi di Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia, Enza Bruno Bossio, Jole Santelli e Wanda Ferro che si chiedevano come fosse possibile che la relatrice del decreto sanità Nesci avrebbe proposto la candidatura di Gianluigi Scaffidi, un suo collaboratore, come commissario all’Asp di Vibo Valentia, azienda che ricade inoltre nel suo collegio elettorale. Il nome di Scafiddi si trovava nella lista dei sei designati presentata dal super commissario Cotticelli alla presidenza della Regione Calabria.

Scossa di magnitudo 3.3 a largo del Tirreno cosentino

Una scossa di terremoto di magnitudo 3.3 è stata registrata alle ore 18:48 di giovedì 30 Maggio 2019, al largo della costa tirrenica cosentina, con epicentro a circa una ventina di km da Cirella, Diamante e Santa Maria del Cedro.

Secondo i rilevamenti effettuati dall’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), l’evento sismico è stato localizzato ad altra prefondità: 276 chilometri. Nessun danno.

Viceministro Rixi condannato, si è dimesso: “Per non dare problemi a governo”

Edoardo Rixi

Il Tribunale di Genova ha condannato a 3 anni e cinque mesi il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi al termine del processo di 1° grado sulle cosiddette “Spese pazze” in Regione Liguria negli anni dal 2010 al 2012. Rixi, che si è dimesso, all’epoca dei fatti capogruppo regionale della Lega, era accusato di peculato e falso. L’esponente politico è stato anche interdetto dal ricoprire cariche pubbliche.

Tra le spese contestate, anche rimborsi di viaggi sostenuti da collaboratori ma le cui pezze giustificative erano a nome dei consiglieri per complessivi 30 mila euro. Erano state acquistate ostriche, gratta e vinci, viaggi.

Rixi annuncia: ho già consegnato a Salvini le mie dimissioni per non creare problemi al governo. “Ringrazio Rixi per l’incredibile lavoro svolto fino ad ora. Da tempo ho nelle mani le sue dimissioni, che accetto unicamente per tutelare lui e l’attività del governo da attacchi e polemiche senza senso”, risponde Salvini.

“Oggi stesso – aggiunge il leader del Carroccio – lo nomino responsabile nazionale trasporti e infrastrutture della Lega, riconoscendogli capacità e onestà assolute”. “Io rispetto le sentenze e conto su una assoluzione a fine processo, ma trovo incredibile che ci siano spacciatori a piede libero, e sindaci, amministratori e parlamentari accusati o condannati senza uno straccio di prova”, prosegue Salvini.

Il pm Francesco Pinto aveva chiesto per Rixi una condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione. Secondo la procura, Rixi avrebbe tra l’altro approvato i rendiconti delle spese senza verificare se fossero attinenti al ruolo di consigliere.

La difesa di Rixi aveva chiesto l’assoluzione o, in alternativa, la condanna per indebita percezione di erogazioni pubbliche, reato prescritto. Con Rixi sono imputate altre 21 persone tra ex consiglieri regionali e ancora in carica. Il Tribunale di Genova, oltre alla condanna a tre anni e cinque mesi di reclusione, ha inflitto al viceministro Edoardo Rixi anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il tribunale ha disposto nei confronti di Edoardo Rixi anche la confisca 56.807,35 euro.

“Sono tranquillo. Ho sempre agito per il bene degli italiani. Conto sull’assoluzione perché non ho mai commesso alcun reato”, dichiara Edoardo Rixi. “Ricorreremo in appello” dopo “aver letto le motivazioni a sentenza, perché siamo convinti che sia innocente”, ha detto l’avvocato del viceministro Maurizio Barabino.

Smantellate diverse piazze di spaccio a Cosenza e provincia, 12 arresti

I carabinieri del comando provinciale di Cosenza e Rogliano hanno smantellato stamane diverse piazze di spaccio in provincia di Cosenza con un’operazione, in codice “Crutch “, nei comuni di Cosenza, Rogliano, Celico, Castiglione Cosentino, Frascati, Sassuolo e Vibo Valentia.

12 le persone arrestate con accuse a vario titolo di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, rapina aggravata, lesioni personali aggravate, ricettazione, favoreggiamento personale, porto di armi od oggetti atti ad offendere e violazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Le generalità degli arrestati non sono state diffuse. 

8 di loro sono finiti in carcere, altri 4 agli arresti domiciliari, mentre un altro soggetto è stato sottoposto al divieto di dimora nei Comuni di Cosenza e Rogliano.

L’inchiesta
L’indagine, condotta dai militari della compagnia di Rogliano è scaturita dal ricovero di un 24enne roglianese presso il locale ospedale: un malore, avevano affermato i medici, sicuramente causato dal consumo di alcune dosi di eroina tagliata male. Convinto dai genitori, ormai sfiniti dal cammino di tossicodipendenza intrapreso dal figlio quando era ancora minorenne, il giovane ha denunciato quanto a sua conoscenza ai militari e ha così fornito loro l’input per avviare una complessa attività investigativa.

Dagli approfondimenti investigativi è emerso che i soggetti inizialmente individuati, tutti di Rogliano e dei Comuni limitrofi, avevano trovato il modo di trasformare la piazza principale e una porzione della villa comunale di un paese di provincia in un vero e proprio market dello stupefacente: qualunque tipo di sostanza era disponibile per i loro clienti, a qualsiasi ora del giorno.

Ampi erano anche i margini di guadagno per i pusher: dai 5 euro per una storia di marijuana ai 150 per una scaglia originale di cocaina, passando per i 70 pagati per una botta di eroina e i 100 dovuti per una panetta di hashish, termini questi che ormai rientrano nel bagaglio lessicale comune ad ogni pusher. Non mancava, nel novero delle sostanze, anche qualche pasticca di derivazione sintetica.

Concordato l’appuntamento con un messaggio inviato mediante le moderne applicazioni di messaggistica, ecco avvenire lo scambio tra persone sedute al tavolino di un bar del centro storico, tra una stretta di mano e l’altra, confusi fra i passanti e la normalità del quotidiano vivere. La cadenza degli scambi, prevalentemente mattutini, era pressoché oraria.

L’attività investigativa dei militari della Benemerita, sia tramite l’intercettazione di numerose utenze telefoniche in uso agli indagati che mediante la strategica collocazione di diverse telecamere nel centro urbano di Rogliano, ha consentito di cristallizzare ben 203 episodi di cessione di sostanze stupefacenti.

Oltre 1.000 invece quelli ricostruiti a seguito dei contatti intercorsi tra venditori ed acquirenti in un anno e mezzo di indagini. Gli spacciatori trovavano una soluzione per qualsiasi esigenza: se l’avventore non poteva muoversi da casa per qualunque ragione, lo stupefacente gli veniva consegnato a domicilio.

I pusher sapevano anche consigliare la sostanza giusta ai clienti indecisi, quasi accompagnando i loro avventori nel consumo di sostanze sempre più invasive e costose: tra i 66 assuntori abituali identificati, purtroppo figurano anche alcuni minorenni. La gran parte di essi, vista l’imponente mole di materiale probatorio raccolto dai militari, ha ammesso il proprio stato di dipendenza, formalmente riconosciuto i loro spacciatori e fornito dichiarazioni utili per documentare le loro responsabilità in modo ineluttabile.

L’efficienza nel servizio offerto dagli spacciatori ai clienti, soddisfacendo con tempestività ogni loro esigenza in termini di qualità e quantità delle sostanze illecite sul mercato, doveva però essere corrisposta anche sul piano economico: la puntualità dei pagamenti era un requisito essenziale non solo per essere considerato un buon cliente ed assicurarsi la regolare fornitura dello stupefacente per le necessità future, ma anche per salvaguardare la propria incolumità.

Non solo i ritardi nei pagamenti da parte dei tossicodipendenti non erano ben accetti, ma causavano reazioni spesso anche violente da parte dei pusher, capaci di passare dalle richieste alle minacce e poi dalle parole ai fatti. Talvolta per interposta persona, di solito direttamente:… più volte mio cognato mi riferiva che se non avessi saldato il debito… mi avrebbe fatto a pezzettini e se la sarebbe presa con la mia famiglia… avevo persino timore di circolare per il paese… racconta un tossicodipendente ai militari che lo ascoltano.

Nessuno scrupolo, nessuna esitazione: non importava se il tossicodipendente fosse minorenne e fosse in una situazione di difficoltà economica; doveva pagare e risarcire pure il disturbo e l’attesa: … vuoi fare il grande… se vuoi fare il grande allora… devi fare il corretto e l’onesto che ti conviene…”, intima il pusher ad un minorenne indietro con i pagamenti, schiaffeggiandolo e deridendolo, inconsapevole di essere già monitorato dai militari dell’Arma in quella sera di fine febbraio 2017.

Pisellino… mi devi dire perché ti sei comportato in questa maniera… e ti è andata bene che non ti ho mandato ad acchiapparti dentro alla casa a farti rompere il … e ancora “ i 350 che avanzavi li paghi pure e altri 150 me li piglio per il fastidio…”, così concretizzando una vera e propria estorsione ai danni del minore.

Ciò non bastando, dopo che le sorelle avevano coraggiosamente tentato di difendere il ragazzo intimando di rivolgersi ai Carabinieri, nuove minacce venivano indirizzate al ragazzo … le sorelle tue non devono ragionare in questa maniera… devono fare le serie… non mettessero di mezzo i Carabinieri perché se no…”.

Non essendo sufficiente incutere timore al ragazzo per rientrare in possesso del proprio denaro, ecco che i malviventi decidevano di mutare il quadro, facendo divenire destinatari dell’estorsione i genitori del giovane:… attento che hai tre belle figlie… so dove abiti e che macchina hai… intimava il malvivente al padre del ragazzo. Per timore di ritorsioni, quella stessa sera i genitori del giovane cedevano al ricatto del pusher e gli consegnavano la cifra desiderata.

Il gruppo criminale però sapeva anche, laddove ritenuto necessario, passare alle vie di fatto, come accaduto ad un quarantenne cosentino reo di non aver saldato interamente il debito contratto dal figlio della compagna per una partita di stupefacente. La ritorsione nei suoi confronti è scattata in una gelida serata del novembre 2017; utilizzando quale esca una donna in passato vicina all’uomo, la vittima veniva attirata in un parcheggio della Località Piano Lago del Comune di Mangone.

La trappola entrava in azione immediatamente e coglieva la vittima totalmente di sorpresa: schiaffi, calci e pugni. Dopo essere stato violentemente percosso da due individui, l’uomo era costretto, con un coltello puntato alla gola, a salire a bordo della propria autovettura: … se ti comporti bene ti lasciamo libero, non toccare nulla e non fare alcun movimento perché ho una pistola… gli sussurra uno dei malviventi.

Saliti a bordo con lui i due uomini, sempre mantenendolo sotto la minaccia del coltello, obbligano il malcapitato a condurli presso la sua abitazione ed, una volta giunti, a consegnare loro quanto di valore dallo stesso detenuto: 1.250 euro in contanti, vari monili in oro, due cellulari e persino la sua automobile. Infine, l’uomo veniva abbandonato da suoi aguzzini malconcio e bisognoso di immediate cure mediche presso il suo stesso appartamento, senza macchina né cellulari per poter chiedere aiuto o recarsi in ospedale.

Nonostante le lesioni riportate, la vittima trovava comunque la forza di rivolgersi ad una vicina di casa e segnalare quanto accaduto ai militari dell’Arma che, prontamente intervenuti, sorprendevano uno dei malviventi mentre era intento a fare rientro presso la propria abitazione, rinvenendo occultati sulla sua persona i cellulari della vittima e la chiave della sua autovettura. La coraggiosa denuncia dell’uomo, genitore vittima del baratro degli stupefacenti in cui il figlio era caduto, ha poi consentito agli uomini della Benemerita di fare piena luce sui fatti accaduti, sino a giungere alle odierne imputazioni per rapina e sequestro di persona.

Le intercettazioni e i pedinamenti meticolosamente operati dai militari nei confronti dei numerosi indagati hanno consentito non solo di addivenire alla completa mappatura della fitta rete di relazioni esistenti tra i vari pusher roglianesi, ma anche di individuare ed aggredire il livello criminale superiore: il canale di approvvigionamento così delineato, emerso via via anche grazie ai numerosi rinvenimenti di sostanze illecite e riscontri effettuati, ha permesso di risalire ai fornitori dello stupefacente.

Diversi quelli individuati ed identificati in varie aree del capoluogo bruzio, purtroppo già passati alle cronache per essere a loro volta teatro del fenomeno dello spaccio di sostanze: Via Popilia, Piazza dei Valdesi, i vicoli del centro storico. Le responsabilità dei fornitori cosentini sono state documentate con riscontri oggettivi che hanno consentito alla Procura della Repubblica di Cosenza di chiedere ed ottenere dal gip misure cautelari personali anche nei loro confronti.

Diversi, poi, i metodi escogitati dai pusher per trasportare lo stupefacente nel roglianese senza cadere nelle maglie dei controlli dei Carabinieri: la droga veniva più classicamente nascosta nelle insenature dei motori delle automobili o negli indumenti intimi delle fedeli compagne, ma anche, in modo decisamente più originale, all’interno delle aste delle stampelle fingendosi a loro volta claudicanti, circostanza da cui trae il proprio nome l’odierna operazione.

Contestualmente agli arresti i Carabinieri hanno eseguito anche 11 decreti di perquisizione domiciliare, emessi dalla Procura della Repubblica di Cosenza, nei confronti di altri soggetti indagati in stato di libertà per “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti”.

Battello di turisti affonda nel Danubio a Budapest, 7 morti e 19 dispersi

Strage mercoledì sera nel Danubio a Budapest, in Ungheria, dove un battello di turisti è affondato nel fiume dopo essersi capovolto dopo essersi scontrato con un’altra nave. Il bilancio è drammatico: le vittime accertate sono almeno 7 mentre risultano disperse 19 persone. alcuni i feriti.

A bordo del battello c’erano 34 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Secondo quanto riporta il quotidiano online Daily News Hungary

La barca stava transitando vicino al palazzo del Parlamento ungherese quando sarebbe stata colpita da un’altra imbarcazione turistica. Dopo l’impatto il battello è stato inondato d’acqua per poi affondare nelle acque fredde del Danubio, già ingrossato per le forti piogge che imperversano a Budapest.

Nell’incidente, tutti i passeggeri, principalmente turisti della Corea del Sud (più due ungheresi), dice il quotidiano, sono scivolati in acqua, poi la corrente forte li ha trascinati via. Qualcuno si è messo in salvo ma gli altri sono svaniti nell’oscurità.

Le ricerche dei dispersi proseguono nonostante le forti piogge e le altre barche attraccate sulle rive del fiume stanno illuminando l’acqua per facilitare le operazioni di soccorso.

La tragedia si è verificata intorno alle 21.15. Il ministero degli Esteri della Corea del Sud ha confermato che 33 suoi cittadini erano sulla barca e che 19 sono ancora dispersi.

Omicidio Pamela Mastropietro, condannato all’ergastolo Innocent Oseghale

Innocent Oseghale, accusato del brutale omicidio di Pamela Mastropietro
Innocent Oseghale, accusato del brutale omicidio di Pamela Mastropietro

Ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi per Innocent Oseghale, 30enne pusher nigeriano condannato per omicidio, occultamento di cadavere – mentre la violenza sessuale è stata assorbita dalle aggravanti – per la morte di Pamela Mastropietro, 18 anni, romana, il cui cadavere fatto a pezzi fu trovato in due trolley sul ciglio della strada a Pollenza il 31 gennaio 2018. E’ la sentenza emessa dai giudici della Corte d’Assise di Macerata dopo oltre cinque ore di camera di consiglio.

Prima di leggere la sentenza il presidente della Corte d’assise Roberto Evangelisti aveva raccomandato silenzio. Ma quando ha pronunciato la parola “ergastolo” ci sono state grida di giubilo e applausi, che si sono subito smorzati ad un’occhiata di Evangelisti

“Avevamo chiesto l’ergastolo ed ergastolo è stato”. E’ il primo commento del procuratore di Macerata Giovanni Giorgio dopo la sentenza pronunciata dalla Corte d’assise di Macerata nei confronti di Innocent Oseghale per la morte di Pamela Mastropietro.

Giorgio ha ringraziato i collaboratori della Procura, i magistrati, gli avvocati, anche quelli della difesa. “E’ stato un lavoro duro – ha aggiunto – c’è stata tanta pressione mediatica, ma noi abbiamo cercato sempre di tenere i piedi per terra”.

Il procuratore ha citato anche un altro processo complesso: quello di Luca Traini, l’autore dei raid a colpi di pistola contro i migranti per ‘vendicare’ Pamela condannato a 12 anni di carcere pochi mesi fa. La vicenda Oseghale comunque non è finita, “questa è solo una prima tappa, probabilmente ci sarà un ricorso in appello e forse la Cassazione…”. (Ansa)

M5S, da Beppe Grillo piena fiducia a Luigi Di Maio. “Anime rosse” in minoranza

M5S, da Grillo e Casaleggio fiducia a Di MaioC’è tensione nel Movimento 5 stelle all’indomani della sconfitta elettorale alle europee. Il capo politico Luigi Di Maio ha fatto sapere di mettere ai voti una “fiducia bis” in cui si esprimano gli iscritti, gli “unici” ad avere la forza eventuale di scalzarlo.

Alcuni parlamentari come Paragone e la ribelle Fattori ieri avevano messo in discussione la sua leadership; il primo aveva parlato dei troppi incarichi di Di Maio (vicepremier, due dicasteri in cui è ministro e in più segretario del movimento); la seconda aveva invece attaccato sui troppi poteri del vicepremier e che quindi ne chiedeva le dimissioni.

Ma non tutti nel M5s la pensano così, almeno nell’ala cosiddetta “moderata”, ossia vertici e base favorevoli all’accordo col Carroccio, e non gli spezzoni minoritari che si rifanno a posizioni della sinistra e che all’indomani del 4 marzo 2018 tifavano per un accordo con il Pd anziché con la Lega (Fico su tutti, per fare un nome).

Dopo avere incassato la piena fiducia del suo alleato di governo Matteo Salvini, il primo a sostenere il capo del M5s, (“con Di Maio lavoro bene, il governo andrà avanti per altri 4 anni”), a spezzare lance a favore del ministro del Lavoro sono in molti esponenti del governo e del movimento.

Il fondatore Beppe Grillo non ha dubbi che Di Maio debba proseguire nella sua battaglia. “La diffusione di dichiarazioni che discutono della delusione scaturita dalle urne – ha scritto Grillo nel suo blog -, come se fosse un calo delle vendite per una multinazionale, è un ferita per me”, si rammarica Grillo. “Luigi non ha commesso un reato, non è esposto in uno scandalo di nessun genere. E’ già eccessiva questa giostra di revisione della fiducia. Deve continuare la battaglia che stava combattendo prima”, conclude.

Anche Davide Casaleggio apprezza Di Maio: “Apprezzo sempre le scelte coraggiose e in questo caso ancora di più, perché la decisione di Luigi – Davide Casaleggio – mostra non solo coraggio, ma anche grande coerenza e rispetto di un capo politico per i principi e i valori del MoVimento 5 Stelle. Quando un’intera comunità può partecipare a scelte importanti è sempre positivo”, dice all’Ansa il figlio del cofondatore dei Cinquestelle.

Lo stesso ministro della Giustizia Alfonso Bonafede crede ancora nel vicepremier e afferma: “Confermo fiducia in Luigi Di Maio”. Ma se da un lato vi sono molti elementi di positività nel riconfermare la fiducia a Di Maio, dall’altro le “anime rosse” presenti nei 5s, sostenuti da “megafoni” nei media che contano (in primis il Fatto, per citarne uno), scalpitano per un cambio di rotta capace di mettere anche in discussione il contratto di governo sottoscritto lo scorso anno, quindi rompere coi leghisti e trovare un’intesa col Pd, il quale rispedisce al mittente: “Non se ne parla”.

Salvini, non ha dato alcun ultimatum a Di Maio, come invece apparso in qualche “velina” passata sui media al fine di esercitare pressioni in quella direzione. E qui il leader del Carroccio avverte: “Se nei Cinquestelle prevalesse la linea della barricata e del no a ogni costo valuteremo (la tenuta del governo, ndr), io voglio lavorare. La maggioranza c’è ed è questa”, taglia corto il leader della Lega al termine dell’assemblea dei gruppi leghisti.

Il riferimento è sempre alle “anime rosse” alla Fico (quello che voleva l’intesa col PD anziché con la Lega) che da un anno sono alacremente al lavoro per spostare a sinistra il Movimento 5 stelle e scalzare Di Maio e Conte da Palazzo Chigi.

Post europee, Conte vede Salvini e Di Maio, poi va da Mattarella

Manovra, Di Maio-Savini rassicurano: 'Non c'è aumento dell'Iva'
Ansa

Giro di colloqui in mattinata per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha visto i vicepremier e si è poi recato al Quirinale per un colloquio con il capo dello Stato Mattarella. Conte, successivamente, in una nota, ha evidenziato che sia con Di Maio che con Salvini ha scambiato “alcune valutazioni sugli esiti dell’ultima consultazione elettorale, sulla nuova composizione del Parlamento europeo e sulle procedure di nomina nelle Istituzioni europee”. “Il confronto è stato serio e approfondito ed è servito a operare una ricognizione delle varie misure che tornano utili a rilanciare l’azione di governo”, ha spiegato.

“Ho raccolto le indicazioni dei Vicepresidenti sulle misure di governo che stanno a cuore alle rispettive forze politiche e, per parte mia, ho riassunto le varie iniziative e i vari provvedimenti che giudico assolutamente strategici per il bene del Paese”, si legge nella nota del capo di governo.

“Il Governo del cambiamento deve ancora completare buona parte del suo programma”, ha detto Conte spiegando che ha “elaborato un’agenda fitta di misure e provvedimenti da attuare che ci impegnerà per il resto della legislatura. Ho chiesto a entrambi i Vicepresidenti di accelerare i confronti e le valutazioni che sono in atto nell’ambito di ciascuna forza politica, in modo da poter ripartire già nei prossimi giorni con chiarezza di intenti e determinazione di risultati”, ha aggiunto il presidente del consiglio.

Salvini, che ha fatto sapere di sostenere Luigi Di Maio (al centro di critiche interne dopo la sconfitta elettorale) ha sottolineato come il governo debba andare avanti per altri 4 anni. Le priorità adesso, per il leader leghista, sono Flat tax, sicurezza e autonomia. Sulle tasse, aveva rilanciato ieri, ci sono già “trenta miliardi documentati al centesimo”, mentre sull’autonomia è un provvedimento che non mina “l’unità del paese”.

Neonato morto a Cosenza, l’Azienda ospedaliera: “Nessuna caduta accidentale”

Ospedale annunziata
In relazione agli articoli di stampa sul caso del “neonato morto dopo il parto” l’Azienda Ospedaliera di Cosenza precisa quanto segue:

“Contrariamente a quanto riportato dalla cronaca, il neonato venuto alla luce il 22.05.2019 presso l’UOC di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Annunziata di Cosenza, non ha subito alcun trauma o caduta accidentale: la presenza di ecchimosi sono state la conseguenza delle manovre resesi necessarie per agevolare l’espulsione del feto”.

“Il neonato – prosegue l’azienda ospedaliera -, del peso di Kg 4.780 è nato da parto spontaneo dopo travaglio fisiologico, da madre con grave obesità. Sin dai primi momenti il neonato, trasferito immediatamente nella UOC di Neonatologia e TIN, ha manifestato sintomi di patologie gravi e importanti dovuti all’iperinsulinismo materno con grave ipoglicemia, cardiopatia ipertrofica con segni di scompenso cardiaco, grave insufficienza renale acuta e indici di flogosi aumentati”.

“Nonostante l’erogazione di tutte le cure, nel rispetto delle Linee guida Nazionali e Internazionali, non è stato possibile correggere e risolvere il grave quadro clinico che presentava compromissione multiorgano”.

“Particolarmente grave lo scompenso cardiaco e la grave epatosplenomegalia.
Il quadro clinico di estrema gravità in cui versava il neonato è conseguenza della condizione gravidica antecedente al parto e dello stato di salute della mamma”.

Nel periodo di ricovero, avvenuto la sera prima del parto, non si sono manifestati segni e sintomi di allarme che avrebbero dovuto indurre i sanitari ad adottare un comportamento diverso da quello poi assunto, nè l’eventuale parto con taglio cesareo avrebbe potuto modificare il quadro clinico del neonato che si è presentato sin da subito grave e di difficile soluzione”, conclude l’Ao cosentina.

Sul caso la procura di Cosenza ha aperto una inchiesta. Disposta l’autopsia sul corpicino del neonato.

Di Maio dopo le polemiche post-voto chiede la fiducia degli iscritti al M5s

“Non sono mai scappato dai miei doveri e se c’è qualcosa da cambiare nel MoVimento lo faremo – dice Luigi Di Maio dal blog delle stelle -. Chiedo di mettere al voto degli iscritti su Rousseau il mio ruolo di capo politico, perché è giusto che siate voi ad esprimervi. Gli unici a cui devo rendere conto del mio operato”, afferma ancora dopo le critiche interne all’indomani della sconfitta elettorale del M5s alle europee.

“La vita, per ognuno di noi,- prosegue Di Maio – è fatta di diritti e doveri. Non scappa nessuno. Non mi sono mai sottratto ad alcuna responsabilità, in questi anni ci ho sempre messo la faccia. A differenza di alcuni, ma assieme a tanti anche di voi, sono sei anni che non mi fermo e credo di aver onorato sempre i miei doveri, rendendone sempre conto a tutti gli iscritti e gli attivisti del MoVimento”.

“Non mi sono mai risparmiato in nessuna campagna elettorale – va avanti il capo politico dei Cinquestelle – Ce l’ho messa sempre tutta anche quando nessuno ci credeva. Avevo promesso a tutti di portare il MoVimento al Governo da candidato premier e ci siamo riusciti”, sottolinea.

Il voto sulla piattaforma Rousseau, come si legge sul blog delle stelle, sarà domani dalle 10 alle 20: “Confermi Luigi Di Maio come capo politici del M5S?” È questa la domanda a cui gli iscritti dei Cinquestelle sono chiamati a rispondere per confermare o meno il capo politico.

Intanto, a Palazzo Chigi, incontro tra il premier Giuseppe Conte ed il vicepremier Matteo Salvini. Il faccia a faccia tra i due è durato circa due ore. Subito dopo, a quanto apprende l’Ansa da fonti di governo, faccia a faccia tra il premier e Di Maio a Palazzo Chigi.

Adesca donne su Facebook per averci rapporti sessuali, scoperto e arrestato

Violenza sessuale, circonvenzione di incapace, tentata estorsione e sostituzione di persona. Questi i reati contestati ad un 56enne reggino ex dipendente pubblico, oggi pensionato, che è stato arrestato dalla Polizia postale dopo una inchiesta coordinata dalla procura di Reggio Calabria che ha richiesto e ottenuto una misura domiciliare dal gip.

L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe adescato due donne sui facebook e sotto falsa identità le convinceva via chat ad uscire con lui e, approfittando della loro fragilità, riusciva anche ad averci rapporti sessuali.

Rapporti che lui filmava di nascosto a scopo ricattatorio, ma quando le vittime si sono rese conto di essere davanti ad un millantatore, l’uomo le minacciava di postare le clip sui social così da impaurirle e chiedere somme di denaro, che otteneva. Poi le donne, due, lo hanno denunciato e fatto arrestare.

Sposato e padre di due figli, spiega una nota, l’adescatore sfruttava le opportunità offerte da internet attraverso siti dedicati agli incontri e social network, convinto di poter mantenere l’anonimato creandosi una falsa identità. In questo modo aveva conosciuto online le potenziali vittime con le quali, dopo lusinghe e false informazioni sulla propria vita ed attività lavorativa, aveva instaurato relazioni nella vita reale, convincendole ad incontrarlo di persona ed intrattenendo poi rapporti sessuali, approfittando della fragilità emotiva e della debolezza caratteriale indotta anche da stati patologici.

Le due donne, tuttavia, dopo essere cadute nella rete, trovavano la forza di reagire denunciando di aver corrisposto al loro adulatore somme di denaro richieste con varie scuse e, in un caso, di avere ricevuto una vera e propria richiesta estorsiva, consistente nella minaccia di divulgare il video del loro rapporto sessuale se non avesse ricevuto la somma di denaro richiesta.

L’intento di rimanere sconosciuto celandosi sotto la falsa identità e le false informazioni dichiarate online, veniva tuttavia vanificato dagli accertamenti svolti dalla Polizia Postale di Reggio Calabria, che in breve tempo risaliva al reale autore dell’adescamento ed acquisiva i necessari riscontri in ordine ai reati contestati, tra cui anche la violenza sessuale aggravata, mediante abuso della condizione di inferiorità psichica delle vittime e la sostituzione di persona, in quanto lo stesso, con opera di persuasione sottile e subdola induceva le adescate a compiere atti sessuali che diversamente non avrebbero compiuto.

Blitz contro i clan crotonesi, Gratteri: “Controllavano il respiro del territorio”

Blitz contro i clan crotonesi, Gratteri: Controllavano respiro del territorio
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“Alcune famiglie di ‘ndrangheta controllavano il respiro di un intero territorio della provincia di Crotone, l’indagine ha svelato i loro interessi”. Lo ha detto il capo della Procura di Catanzaro Nicola Gratteri al Gr1 di Radio Rai, commentando l’operazione Malapianta che ha portato stamane al fermo di 36 persone indagate a vario titolo di associazione mafiosa e altri reati.

“Avevano controllo assoluto sul territorio – ha aggiunto Gratteri – e chiedevano la tangente a tutti gli operatori turistici di quell’area, sottoponendoli anche ad usura; rilevavano tutte le attività commerciali al punto che oggi abbiamo sequestrato diversi distributori di benzina, alberghi, ristoranti e bar; vendevano cocaina in cinque regioni d’Italia e all’estero”.

Il Procuratore di Catanzaro ha evidenziato, riporta il comunicato della dda, “che l’indagine ha preso il via grazie al coraggio di alcuni imprenditori che si sono ribellati alla ‘ndrangheta”.

Bancarotta fraudolenta, arrestati due imprenditori cosentini

Guardia di Finanza CosenzaDue imprenditori cosentini operanti nel settore dell’abbigliamento sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai finanzieri di Roma e di Cosenza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura capitolina che li accusa di bancarotta fraudolenta. Per una terzo imprenditore è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Ai tre è stato applicato il divieto di esercitare l’attività.

Dalle indagini sarebbe emerso che gli indagati destinatari delle misure cautelari avrebbero posto in essere, nel tempo, più fatti e reiterate condotte di bancarotta fraudolenta, consistite nell’aver provocato il fallimento della società da loro gestita mediante la distrazione e dissipazione dei beni della stessa realizzate attraverso plurimi negozi giuridici, privi di controprestazione per la fallita, posti in essere con altre società facenti capo allo stesso gruppo imprenditoriale.

In particolare la società in questione, a fronte di significativi acquisti di merce destinata alla rivendita, procedeva con plurimi negozi giuridici alla vendita della merce stessa, a società riconducibili al medesimo gruppo familiare, in assenza di giustificazione economica e di movimentazione finanziaria.

Condotte, secondo l’accusa, che venivano aggravate dalla sottrazione e distruzione dei libri e delle altre scritture contabili con lo scopo di procurarsi un ingiusto profitto o recare pregiudizio ai creditori, nonché con l’omissione sistematica del versamento dei contributi previdenziali e delle imposte dovute fin dalla costituzione della società, tanto da maturare un debito verso l’erario di oltre due milioni e mezzo di euro ed un passivo fallimentare complessivo pari a quasi tre milioni e mezzo di euro.

La gravità delle condotte di bancarotta accertate, la loro reiterazione nel tempo ed il concreto pericolo che possano essere nuovamente commessi reati della stessa natura di quelli contestati, hanno consentito di richiedere ed ottenere i provvedimenti cautelari personali ed interdittivi eseguiti in data odierna.

‘Ndrangheta, operazione nel Crotonese: 36 fermi

Ndrangheta, operazione nel Crotonese: 36 fermiUn’organizzazione che univa le mafie reggine a quelle catanzaresi e crotonesi con l’avallo dei Grande Aracri. E’ una potente organizzazione criminale dedita soprattutto al traffico di droga ed alle estorsioni quella che la Guardia di Finanza di Crotone ha smantellato mercoledì mattina con i 35 fermi eseguiti per ordine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Malapianta”.

Un’associazione articolata tra i diversi “mandamenti” delle “province” di mafia calabresi. Estorsioni, furti, esercizio abusivo di attività finanziaria, riciclaggio, reimpiego di capitali di provenienza illecita, corruzione, favoreggiamento di latitanti, coercizione elettorale sono alcune tra le varie accuse mosse dalla Dda. I provvedimenti sono stati eseguiti da 250 finanzieri in diverse province calabresi.

I destinatari dei provvedimenti di fermo sono, a vario titolo, Antonio Barbaro, 57 anni di Careri; Domenico Basile, 59 anni di Gazzo (Pd); Antonio Bevilacqua, 25 anni anni di Crotone; Domenico Bevilacqua, 51 anni di Crotone; Leonardo Bevilacqua, 36 anni di Crotone; Alessandro Caputo, 27 anni di San Giovanni in Fiore; Giacinto Castagnino, 29 anni di Petilia Policastro; Antonio Caterisano, 51 anni di Cutro; Mario Cutrì, 39 anni di Careri; Francesco Falcone, 62 anni di Cutro; Pasquale Gentile, 50 anni di Cutro.

Poi Francesco Lobello, 60 anni di Albi Armando Manetta, 30 anni di Crotone; Cosimo Manetta, 54 anni di Crotone; Alfonso Mannolo, 80 anni di San Leonardo di Cutro; Daniela Mannolo, 38 anni di San Leonardo di Cutro; Dante Mannolo, 51 anni di Cropani; Giuseppe Mannolo, 26 anni di Crotone; Mario Mannolo, 60 anni di Cutro; Remo Mannolo, 47 anni di Cutro; Vincenzo Antonio Mazzeo, 75 anni di Mileto; Antonio Mercurio, 52 anni di Botricello; Elio Passalacqua, 48 anni di Crotone; Francesco Passalacqua, 36 anni di Cutro, Leonardo Passalacqua, 45 anni di Crotone; Luigi Pignanelli, 30 anni di Cutro;

Infine, Alessandro Perini, 35 anni di Crotone; Nicola Perri, 65 anni di Isola Capo Rizzuto; Antonio Procopio, 32 anni di Catanzaro; Gregorio Procopio, 57 anni di Botricello; Luigi Raso, 61 anni di Isola Capo Rizzuto; Domenico Ribecco 54 anni di Cutro; Pietruccia Scerbo, 44 anni di Cutro; Fiore Zoffreo, 52 anni di Cutro; Leonardo Zoffreo, 49 anni di Cutro.

Indagato ex presidente Anm Luca Palamara: ipotesi corruzione

Luca Palamara indagato per corruzione
Luca Palamara

L’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, è indagato per ipotesi di corruzione a Perugia. Lo scrivono ‘la Repubblica’ e il ‘Corriere della Sera’. La vicenda sarebbe legata a quella di Fabrizio Centofanti, ex capo delle relazioni istituzionali di Francesco Bellavista Caltagirone. L’inchiesta si inserisce nelle vicende sul rinnovo della carica di procuratore capo di Roma sul tavolo del Csm dopo l’addio di Giuseppe Pignatone.

La replica di Palamara: “Chiedo di essere interrogato”
“Apprendo dagli organi di stampa di essere indagato per un reato grave e infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti. Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato perché voglio mettermi a disposizione per chiarire, nella sede competente a istruire i procedimenti, ogni questione che direttamente o indirettamente possa riguardare la mia persona”, afferma in una nota l’ex consigliere del Csm Luca Palamara.

“Mai, e sottolineo mai – sottolinea Palamara -, baratterei il mio lavoro e la mia professione per alcunché e sono troppo rispettoso delle prerogative del Csm per permettermi di interferire sulle sue scelte e in particolare sulla scelta del procuratore di Roma e dei suoi aggiunti”.

Scrive la Repubblica: “Nell’amicizia tra Palamara e Centofanti c’è qualcosa, viaggi e regali diciamo ‘galanti’, che viene ritenuto vada molto al di là dell’opportuno”. E quindi, riporta ancora il quotidiano ricordando che Centofanti è “un lobbista già arrestato per frode fiscale”, “Palamara viene iscritto nel registro degli indagati per corruzione”.

Il Corriere della Sera sottolinea: “La partita per la nomina del nuovo procuratore di Roma non si è chiusa con la votazione della commissione Incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura, che giovedì scorso ha espresso una chiara indicazione per uno dei tre candidati in lizza: 4 preferenze per lui, e una ciascuna per gli altri due aspiranti”.

“In attesa di questa delicata e importante decisione, la più rilevante che il Csm è chiamato a compiere, si stanno infatti moltiplicando trattative e notizie che potrebbero influire sul verdetto finale. Ad esempio la comunicazione all’organo di autogoverno dei giudici, da parte della Procura di Perugia, di un’indagine per l’ipotesi di corruzione a carico di Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione magistrati e componente del Csm fino allo scorso anno”. Palamara non è in corsa per il posto di procuratore ma per quello di aggiunto.

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