12 Ottobre 2024

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30 anni fa il primo voto libero in Polonia dopo il crollo del Comunismo

Il manifesto delle prime elezioni libere in Polonia del 4 giugno 1989

Il 2019 è per la Polonia un anno particolare, un anno ricco di anniversari “tondi”: 30 anni della Polonia libera, 20 anni dell’adesione alla Nato, 15 anni dell’entrata nell’Unione Europea, ma anche 100 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Polonia. L’Ambasciata della Polonia in Italia ricorda gli enormi cambiamenti avvenuti nel paese in questi tre decenni.

Tra tutte le ricorrenze, la più significativa è senz’altro quella che la Polonia celebra il 4 Giugno (Festa Nazionale), il 30˚ anniversario delle prime elezioni parzialmente libere in Polonia del 4 giugno 1989: una data (soprattutto grazie al Papa polacco Giovanni Paolo II, ndr) che simboleggia la caduta del comunismo in Polonia, ma è anche il giorno che ha aperto la strada al ritorno della democrazia in tutta l’Europa centro-orientale dopo decenni di oppressione comunista e fame.

Il 4 giugno 1989, dopo anni di attività del sindacato Solidarność guidato da Lech Wałęsa (che in seguito si meritò il Premio Nobel per la pace), di scioperi e di trattative intorno alla Tavola Rotonda, si sono svolte le prime elezioni parzialmente libere che spianarono la strada alla nascita del primo governo non comunista di Tadeusz Mazowiecki (scomparso nel 2013).

Grazie alle riforme realizzate in Polonia, nell’autunno del 1989 è iniziato il processo di cambiamento in Europa centro-orientale, chiamato in seguito “autunno dei popoli”: apertura delle frontiere tra Austria e Ungheria per i profughi della Germania dell’Est, caduta del Muro di Berlino e inizio della riunificazione della Germania, caduta del regime in Bulgaria, rivoluzione di velluto in Cecoslovacchia e abolizione della dittatura di Ceausescu in Romania.

La Polonia e i polacchi hanno aperto un nuovo capitolo nella storia europea. È caduta la Cortina di Ferro. Dieci anni dopo la Polonia è diventa parte della Nato e il 1 maggio 2004 è entrata nell’Unione Europea.

L’adesione della Polonia all’UE rappresenta il coronamento degli sforzi bipartisan di tutti i governi formati dopo la vittoria di Solidarność nel 1989. La Polonia era e rimane un paese con un forte spirito europeista. L’appartenenza all’Unione è diventata un piano duraturo di modernizzazione del nostro Stato, della nostra economia e della nostra politica estera – ha affermato il ministro degli Affari Esteri polacco Jacek Czaputowicz nel suo exposé davanti al Parlamento il 14 marzo 2019.

Una crescita economica impressionante

Sono dunque passati 30 anni da quel mese di giugno del 1989, trent’anni che hanno visto in Polonia una forte crescita economica. La Polonia viene ormai percepita come un paese dinamico, moderno, sviluppato, ben curato e sicuro.

L’appartenenza all’UE ha dato un forte contributo alla crescita della Polonia e alla trasformazione del paese. Nell’arco dei 15 anni le differenze nello sviluppo economico tra la Polonia e gli altri paesi dell’Unione Europea si sono fortemente ridotte.

Dal 2004 il PIL pro capite, è cresciuto dal 49,5% della media dei paesi UE del 2003 al 70,1% nel 2017. Si tratta di un aumento di oltre 20 punti percentuali. L’economia polacca è la sesta in termini di PIL nell’Unione Europea e mantiene uno dei più alti livelli di crescita nella Comunità.

I trasferimenti finanziari dal budget europeo, in particolare le risorse provenienti dalla Politica di Coesione e Politica Agricola, e il loro impatto sugli investimenti sono stati senz’altro dei fattori di grande importanza. I maggiori benefici, però, derivano dal fatto che la Polonia è entrata a far parte del mercato unico e che partecipa all’integrazione commerciale.

Il Pil procapite in Polonia fino al 2017 (Fonte: Eurostat)

E’ importante sottolineare che la presenza della Polonia nel mercato unico porta benefici a tutti i membri dell’UE. Grazie ai trasferimenti delle risorse vengono realizzati obiettivi comuni legati ad esempio al clima, alla tutela dell’ambiente, alla digitalizzazione o all’innovazione. Qualche esempio: la costruzione di 97 impianti eolici, di 403 sistemi di trattamento delle acque reflue urbane e 24,6 mila km di rete fognaria.

L’ingresso della Polonia nell’UE ha rafforzato le relazioni economiche del paese con gli stati membri, inclusa l’Italia. L’Europa costituisce per la Polonia il mercato di sbocco più naturale. Nel 2018 il paese ha esportato beni del valore di circa 180 mld EUR (quasi cinque volte di più rispetto al 2004).

La Polonia partecipa attivamente e finanziariamente all’UE anche nell’ambito della sicurezza. E un paese membro attivo nellagestione comune delle frontiere esterne con i suoi quasi 15 mila funzionari di frontiera, che svolgono la loro missione anche al di fuori della Polonia.

Il crescente impegno della Polonia nei paesi terzi serve anche a contrastare le cause della immigrazione illegale. Il finanziamento erogato per l’aiuto allo sviluppo (assieme alla componente umanitaria) è di 0,5 mld di euro[1].

Per la Polonia è fondamentale la sicurezza energetica. Grazie ai progetti come Baltic Pipe o LNG Świnoujście Polonia contribuisce fortemente alla diversificazione delle fonti dell’energia dell’UE e di tutta la regione dell’Europa Centro Orientale.

Le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Polonia sono sempre state caratterizzate da un forte dinamismo. Negli ultimi 15 anni, dall’adesione della Polonia all’UE, questi rapporti si sono ulteriormente sviluppati e rafforzati con positivi trend di crescita degli scambi bilaterali e notevoli investimenti diretti italiani.

L’Italia è un importante partner commerciale della Polonia e vanta un’ottima posizione sul mercato locale polacco. Nel 2018, con un interscambio commerciale attestatosi su 21.500 milioni di euro (dati dell’ufficio statistico polacco GUS), l’Italia è diventata il terzo partner commerciale della Polonia in Europa, dopo Germania e Repubblica Ceca e il quinto nel mondo (dopo Germania, Cina, Russia e Repubblica Ceca).

L’Italia è anche uno dei principali paesi investitori in Polonia, con una notevole presenza di grandi aziende e numerose piccole e medie imprese che trovano in Polonia condizioni di sviluppo vantaggiose (tra cui manodopera qualificata, mercato interno di notevoli dimensioni, possibilità di proiezione verso gli altri mercati dell’Europa Centro Orientale). Sono oltre 1000 le imprese italiane che operano in Polonia, soprattutto nei settori automobilistico, metallurgico e del commercio all’ingrosso.

Molti italiani scelgono la Polonia per vivere. Lavorare in Polonia è diventato una normalità per tanti: le stime parlano di oltre 14 mila italiani che vivono e lavorano in Polonia. In Italia vivono invece circa 120 mila polacchi: un dato che rimane tendenzialmente invariato da diversi anni.

Nell’arco degli ultimi 15 anni, il valore degli IDE (Investimento diretto estero), in Polonia è aumentato di oltre 4 volte. In media ogni anno sono arrivati in Polonia oltre 10 miliardi di euro. Nel 2018 l’Italia è scivolata al decimo posto per quanto riguarda gli investimenti esteri diretti (17,9 mld di PLN, secondo i dati della Banca Nazionale polacca NBP) a causa della cessione delle partecipazioni detenute in Bank Pekao al gruppo assicurativo polacco PZU e al fondo PFR.

Investimenti in Polonia negli anni 2003 – 2017 (in milioni di euro)

Investimento diretto estero in Polonia (Fonte: Banca Nazionale polacca)

Nelle università polacche il numero di studenti, anche stranieri, è in costante crescita e la qualità dei corsi è sempre più alta. Gli eccellenti risultati ottenuti dagli studenti degli atenei polacchi confermano l’ottima posizione dell’istruzione polacca.

Anche il numero dei turisti stranieri in Polonia cresce di anno in anno. Nel 2017 oltre 600 mila Italiani ha visitato il paese (nel 2015 erano circa 450 mila). Questo dimostra che le distanze geografiche, sociali e culturali sono sempre meno importanti.

Come raccontare le eccellenze della Calabria, un evento a Catanzaro

Le cascate nella Riserva naturale delle Valli Cupe

Arriva a Catanzaro l’evento “Raccontare l’eccellenza. L’informazione Ansa per diffondere il meglio della Calabria in Italia e nel mondo”. L’appuntamento è per oggi nella sala conferenze del Complesso del San Giovanni.

Puntare al meglio che la Calabria esprime: oltre alla bellezza dei luoghi e alla ricchezza della sua storia fatta di arte e di cultura, è capace di proporre di imprenditoria d’avanguardia. Con il direttore Luigi Contu e l’amministratore delegato Stefano De Alessandri, ci saranno il governatore Mario Oliverio, il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, il sindaco Sergio Abramo ed il presidente di Unioncamere Calabria Klaus Algieri.

Interverranno gli imprenditori Fortunato Amarelli (Amarelli), Sebastiano Caffo (Distilleria F.lli Caffo), Filippo Callipo (Giacinto Callipo conserve), Samuele Furfaro (co-founder Macingo.com), Domenico Menniti (Harmont&Blaine), Floriano Noto (Gruppo Az), Florindo Rubbettino (Rubbettino Editore) e Francesco Tassone (Personal Factory).

Governo, Conte avverte: Da oggi niente più liti altrimenti mi dimetto

Conte avverte: Da oggi in poi niente più liti altrimenti mi dimetto
Giuseppe Conte durante la conferenza stampa a palazzo Chigi

Attesa per le parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte a palazzo Chigi dove in mattinata aveva annunciato cose da dire “importanti”. Gli scontri reciproci tra M5s e Lega delle ultime settimane, le “distanze” tra Di Maio e Salvini, sono il nocciolo sostanziale del discorso di Conte che adesso chiede a tutti, in particolare ai due vicepremier, maggiore responsabilità e meno polemiche, “altrimenti lascio”.

Da oggi in poi – ha detto il premier – servono “parole univoche”, sia per “la fiducia dei mercati”, sia per dare un’immagine unitaria dell’esecutivo che nelle scorse settimane ha dato un’immagine di stallo, anche se questo “è falso”, dice.

Quindi ha avvertito “se non avrò risposte chiare, rimetterò al Colle il mandato”. Risposte chiare che devono arrivare da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. In sostanza, il premier chiede coesione e una “sola voce” convergente che eviti di fare apparire crepe nel suo governo. Dunque, niente liti altrimenti è possibile un ritorno alle urne con tutto ciò che ne consegue. “Personalmente – ha aggiunto – resto disponibile a lavorare nella massima determinazione di un percorso di cambiamento”, ha poi specificato.

“Non posso compiere questa scelta da solo. Le due forze politiche devono essere consapevoli del loro compito”, ha spiegato ancora il premier. “Se ciò non dovesse esserci, non mi presterò a vivacchiare per prolungare la mia presenza a palazzo Chigi. Molto semplicemente rimetterò il mio mandato” al Quirinale.

“È compito delle forze politiche decidere” se far proseguire e come l’azione di governo, ha detto ancora Conte. “Chiedo una risposta chiara inequivoca e rapida. Il Paese non può attendere”.

“Ho sempre ritenuto che il contratto fosse un elemento di forza del governo”, è stato l’incipit della conferenza stampa di Conte. “La modalità più lineare e trasparente per dar vita a un governo tra due distinte forze politiche con contenuti programmatici diversi e contesti valoriali distinti”.

Nel ricordare il suo primo anniversario, il premier ha premesso che lo scorso anno “mi sono determinato ad accettare l’incarico perché, pur consapevole di essere privo di una mia forza politica di sostegno, ho ritenuto di poter attingere dall’articolo 95 della Costituzione e alle prerogative ivi indicate, che definiscono ruolo e poteri del premier”.

Il governo va avanti, ha fatto intendere Conte in riferimento ad un maggiore coinvolgimento “in futuro” dei parlamentari (“molto professionali”) che sostengono la maggioranza. A patto, appunto, che vi sia un chiarimento tra i due vicepremier.

“Questa esperienza di governo – aveva detto in apertura il presidente del consiglio – ha dovuto convivere con vari appuntamenti elettorali locali e da ultimo le europee. E’ stato un ciclo serrato di tornate elettorali che ci ha costretti a convivere con una campagna elettorale pressoché permanente”.

“Ne ha risentito inevitabilmente il clima di coesione che ha caratterizzato sin quì le forze di governo. Io stesso, lo devo ammettere, avevo sottovalutato questo aspetto”.

“In particolare la consultazione per le Europee, – ha spiegato Conte – si è rivelata molto aspra e intensa al punto che ha finito per accreditare l’immagine di uno stallo nell’azione di governo. Questa è una falsità. E’ un’immagine che non corrisponde alla realtà; il governo ha sempre continuato a lavorare”.

San Luca, dopo sei anni torna a riunirsi il Consiglio comunale

Da sinistra il nuovo sindaco di San Luca Bruno Bartolo e Klaus Davi, capo dell’opposizione in consiglio

A distanza di sei anni tornerà a riunirsi il Consiglio comunale di San Luca. La riunione è stata fissata per il 6 giugno prossimo, alle 19.30. Nel comune aspromontano non si eleggeva un sindaco da 11 anni e l’ultimo era stato in carica fino al 2013, anno dello scioglimento per infiltrazioni mafiose.

All’ordine del giorno la convalida degli eletti, il giuramento del sindaco ed il suo primo intervento nella carica. Il neo-sindaco è Bruno Bartolo, consigliere di amministrazione della Fondazione Corrado Alvaro, che si è imposto su Klaus Davi, che sarà a capo del gruppo di minoranza.

Il massmediologo ha postato sul suo profilo Facebook la convocazione, rivelando anche di aver trovato “casa”. “Non appena si è sparsa la voce in paese che cercavo un appoggio – afferma – si sono fatte avanti un sacco di persone per ospitarmi”.

“Continuerò a vivere a Milano, dove sono titolare della mia agenzia di comunicazione, ma sarò spesso in quello che è diventato il mio comune, ogni qualvolta sarà necessario”, ha detto Davi. “Sono curioso ed emozionato – aggiunge – all’idea di iniziare questo percorso per il sostegno della comunità sanluchese. Un sostegno che sarà svolto nel pieno rispetto del ruolo riconosciutomi dall’esito del voto”.

Adamo indagato non sta a gogna mediatica e fa un esposto contro Gratteri

Nicola Adamo

Nicola Adamo, già consigliere regionale del Pd e assessore regionale, ha reso noto, in un comunicato, di avere presentato un esposto “nei confronti del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, indirizzato al Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ed al Procuratore Generale presso la competente Corte di Appello”.

Adamo è indagato dalla Procura di Catanzaro nelle inchieste denominate “Lande desolate” e “Passepartout” che coinvolgono anche l’attuale presidente della Regione Calabria Mario Oliverio.

“L’informazione pubblica che i magistrati inquirenti svolgono sulle attività di indagine – afferma Adamo nella nota – deve sempre rispettare il principio di presunzione di non colpevolezza e la dignità dei soggetti coinvolti, ormai patrimonio condiviso, anche in ambito europeo. Le recenti modalità di comunicazione che hanno caratterizzato la ‘presentazione’ dei procedimenti denominati ‘Lande desolate’ e ‘Passepartout’ mi hanno indotto a formalizzare un esposto”.

“Questa mia doverosa iniziativa – precisa l’esponente del PD – non ha nulla a che vedere con il merito della vicenda, rispetto al quale, come sempre, non mi sottrarrò all’accertamento dei fatti per difendere la mia totale innocenza. Con i miei legali, Ugo Celestino e Fabio Viglione, mi difenderò nel processo e non dal processo, nel pieno rispetto delle regole e con la fiducia che ciascun cittadino deve nutrire nel lavoro dell’Autorità Giudiziaria”.

“L’esposto – conclude Adamo – ho inteso inoltrarlo, dunque, al solo fine di tutelare i diritti e la dignità dell’indagato nel tentativo di contrastare gogne mediatiche conseguenti a suggestioni colpevoliste magari fondate su pregiudizi accusatori”.

Si è insediato il Sindaco di Vibo Valentia Limardo

Il Sindaco di Vibo Valentia Maria Limardo
Il Sindaco di Vibo Valentia Maria Limardo

Si è ufficialmente insediato al Comune di Vibo Valentia il nuovo sindaco Maria Limardo, del centrodestra. La cerimonia è avvenuta stamani a Palazzo Luigi Razza, alla presenza di dirigenti e lavoratori dell’ente oltre che di sostenitori del primo cittadino.

Il suo insediamento chiude la gestione commissariale del Comune avviata nel gennaio scorso a seguito della caduta dell’amministrazione Costa. Ad attendere Maria Limardo alcuni sostenitori e il capo della Polizia municipale che le ha consegnato la fascia tricolore. Quindi l’entrata nell’edificio e nel suo nuovo ufficio.

“Una grande emozione – ha detto – guidare il Comune di Vibo Valentia. Ci metterò tutto l’impegno possibile per risollevare la città dalle secche nelle quali si è arenata. Lo faremo con una squadra di governo importante e con l’aiuto della comunità”.

E proprio nei prossimi giorni sarà individuata la squadra di governo sulla composizione della quale la Limardo è stata chiara: “Ci sarà discontinuità con quella precedente”.

30 clandestini su un Veliero a Calopezzati, altri sono fuggiti. Ricerche

Un gruppo di trentina di migranti è giunto a bordo di una barca a vela arenatasi nelle acque antistanti la spiaggia di Calopezzati, nello Jonio cosentino. Secondo le prime informazioni, tra le persone sbarcate, tutti di etnia curda e irachena, ci sarebbero anche donne e minori.

Sul posto stanno operando la Polizia di Stato, i carabinieri, la Guardia di finanza e i sanitari del servizio 118. I migranti individuati sarebbero una parte dell’equipaggio del natante. Si ritiene, infatti, che molti dei profughi che erano a bordo dell’imbarcazione si siano dati alla fuga appena dopo avere toccato terra. Tutti gli operatori delle forze dell’ordine stanno operando per rintracciare i fuggiaschi.

I migranti, tra cui anche bambini, dopo essere stati soccorsi sono stati trasferiti adesso a Corigliano Rossano per lo svolgimento delle operazioni di identificazione e per la prima assistenza. In corso anche le procedure per individuare gli scafisti al timone della barca a vela. (Ansa)

Entrano in cantiere per rubare, arrestati dalla Polizia grazie ad app “You Pol”

Questura di CosenzaHanno approfittato della calma domenicale per introdursi quatti quatti in un cantiere edile di Cosenza con lo scopo di rubare qualcosa, ma sono stati scoperti e arrestati grazie a una segnalazione alla Polizia fatta da cittadino tramite l’applicazione “You Pol”, App che permette di fotografare l’autore di un reato e inviare in forma anonima alla sala operativa le coordinate esatte dove avviene il fatto.

Così due persone, A.M. e F.C, di 45 e 56 anni sono state sorprese mentre erano ancora nel cantiere al cui interno sono entrati rompendo i pannelli posti a recinzione. Alla vista dei poliziotti i due hanno accennato la fuga ma sono stati subito bloccati. Perquisita la moto su cui erano arrivati, gli agenti hanno rinvenuto arnesi da scasso.

Per loro sono così scattate le manette e condotti in Questura per le formalità di rito. Informato il pm di turno presso la Procura di Cosenza, per i due è stato disposto il giudizio per direttissima con l’accusa di tentato furto aggravato.

Lanciata due anni fa, l’app della Polizia “You Pol” consente a chiunque ce l’abbia installata sul telefonino di segnalare reati (in pieno anonimato) di cui si rende testimone. La segnalazione giunge in tempo reale al 113 che invia sul posto una pattuglia grazie alle coordinate Gps che non sbagliano di un centimetro. Da quando è stata introdotta sono state numerosissime le segnalazioni, in particolare per furti e spaccio di droga.

Elezioni Rettore Unical, Caligiuri: “Non servono inutili tifoserie ma visione di ampio respiro”

Il professor Mario Caligiuri

di MARIO CALIGIURI

Si sono presentate le candidature per l’elezione a Rettore dell’Università della Calabria, una struttura strategica per il futuro della regione. Sono elezioni decisive perché i prossimi sei anni di mandato saranno il preludio di un rilancio o la deriva della decadenza. Le elezioni del Rettore devono essere un’occasione di profonda riflessione sul futuro dell’Ateneo e quindi della Calabria.

Non serve schierare opposte – ed inutili – tifoserie, fare professioni di fede oppure proporre soluzioni di dettaglio a questioni gigantesche. Di fronte a problemi epocali non si può ricorrere a soluzioni burocratiche ma occorre misurarsi su una visione di ampio respiro, non perpetuando una sorta di “manutenzione del dolore” che parte dall’esistente. Va quindi coinvolta tutta la società regionale poiché l’Università è talmente importante da non poterla affidare solo agli addetti ai lavori.

In 50 anni l’Università della Calabria ha svolto un insostituibile ruolo di promozione civile e sociale, consentendo per la prima volta a migliaia di figli di famiglie di medio e basso reddito di accedere ai più alti gradi degli studi, realizzando un principio costituzionale. Ancora oggi l’Università della Calabria, in base all’illuminata impostazione iniziale di Beniamino Andreatta, è il primo ateneo per residenzialità d’Italia, grazie anche all’idea del campus, che ci consente di essere la seconda università d’Italia tra i grandi atenei, dopo Perugia che è di origini medievali.

Il rettore uscente Gino Crisci ha, quindi, fatto un buon lavoro, in condizioni estremamente difficili, interne ed esterne. Secondo me, equilibrio e buon senso hanno caratterizzato il suo mandato. Come tutte le cose forse si poteva fare meglio, ma nel caso specifico era certamente molto più facile fare peggio.

Infatti, occorre confrontarsi con una serie di problemi. Tra questi, la riduzione degli studenti che è un problema nazionale. L’Università della Calabria ha perso negli ultimi anni 8.000 studenti, praticamente più di tutti gli iscritti messi assieme dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria (circa 6.000) e dell’Università “Dante Alighieri” di Reggio Calabria (meno di mille).

Le previsioni demografiche effettuate da Giuseppe De Bartolo ci dicono che nel 2050 in Calabria saremo 1 milione e mezzo dagli attuali 2 milioni e che la riduzione più severa avverrà nell’area urbana Cosenza-Rende, quella più dinamica e quindi più veloce al cambiamento. Il dato più drammatico è che negli ultimi 15 anni hanno lasciato la Calabria in via definitiva 180 mila giovani: una desertificazione delle migliori energie.

Va poi attentamente verificata la sfida crescente delle università telematiche. Nelle recenti vicende relative ai crediti aggiuntivi per l’insegnamento, gli atenei telematici anche nella nostra regione hanno fatto la parte del leone. A differenza di quelli tradizionali, le telematiche aumentano gli iscritti e ci sono studi che prevedono che negli USA tra dieci anni metà delle università tradizionali scompariranno con una conseguente disoccupazione di massa nel settore. Inoltre, gran parte delle università sopratutto meridionali, compresa la nostra, attraggono, su base prevalentemente provinciale, i figli di famiglie di medio e basso reddito, allargando ancora di più le diseguaglianze.

Ma il rischio più grave è rappresentato dalla circostanza che il settore della conoscenza a livello globale è già colpito da uno tsunami. Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale scuole e università rischiano di formare professioni già morte, destinando alla disoccupazione perenne buona parte delle nuove generazioni. Ma in tutta Italia non ci stiamo accorgendo di questa elementare verità.

Un dato sul quale prestare la massima attenzione è quello della sicurezza, poiché in una regione come la nostra, il fattore criminalità va posto nella massima evidenza, essendo la nostra università, dopo la Regione, il primo centro di spesa della Calabria. Il recente e opportuno protocollo sottoscritto con il Ministero dell’Interno va appunto in questa direzione. Sarebbe molto utile però ampliare drasticamente i controlli, previsti al momento solo per appalti superiori a 5 milioni di euro.

Per aumentare l’attrattività dell’Università della Calabria, secondo me occorre ragionare in termini di sistema e non in modo autoreferenziale. Da assessore alla Cultura della Regione Calabria avevo promosso nel 2012 una ricerca indipendente della Fondazione “Giovanni Agnelli” sul sistema universitario calabrese e le scelte dei diplomati. Era emerso che il 37 per cento dei diplomati sceglieva atenei fuori regione e addirittura l’11 per cento del totale si orientava verso l’Università di Messina.

Si avanzavano alcune proposte per rafforzare il sistema: federare gli atenei della regione, valorizzare il fattore campus, attrarre studenti del bacino del Mediterraneo, sviluppare i dipartimenti di eccellenza creando un collegio interdisciplinare. Inoltre, venivano analizzati i bilanci degli atenei che presentavano, già allora, evidenti criticità, soprattutto in relazione all’eccessivo numero dei dipendenti.

Occorrerebbe, inoltre, attrarre nuovi studenti tra i diplomati calabresi. È un problema nazionale cercare di intercettare i 250.000 diplomati, su 500.000, che ogni anno non si iscrivono nelle università. E tra gli iscritti poi il 30 per cento abbandona dopo il primo anno. Occorre sviluppare efficaci politiche di Ateneo per attrarre iscritti e limitare gli abbandoni. Ci sono esempi virtuosi da studiare in Italia.

Appunto per questo, occorre prestare la massima attenzione alle prossime elezioni per il Rettore dell’Università della Calabria. Il dato che, secondo me, condizionerà inevitabilmente l’esito delle elezioni è rappresentato dalla circostanza che su circa 750 docenti di ruolo che votano, circa 330 hanno già ottenuto l’idoneità per il passaggio alle categorie superiori. E altre due tornate di abilitazioni sono già in previsione. Constatando i dati, è praticamente impossibile esaudire tutte le richieste.

Il problema è nazionale ed è frutto di un sistema ormai fuori controllo, che probabilmente contribuirà ad abbassare drammaticamente il livello dell’insegnamento universitario». Le dinamiche che si sviluppano nelle università per individuare le scelte dei docenti le ha ben descritte qualche anno fa Pierre Bordieu nel suo “Homo accademicus”. Inoltre, dobbiamo evitare le tendenze che si stanno già evidenziando nelle scuole, dove dal 2014 al 2018 con 200 mila studenti meno si sono registrati 100 mila docenti in più.

Pertanto, con l’inevitabile diminuzione dei finanziamenti ministeriali legati alla progressiva crisi fiscale che sarà ancora più critica nei prossimi anni, con la limitazione dei fondi nella programmazione europea, con la conclamata riduzione del numero degli studenti, con le inevitabili pressioni per le progressioni di carriera degli abilitati, con la prevedibile espansione delle telematiche, tra 10 anni come si pagheranno i nostri stipendi?

Questa, secondo me, è la domanda di fondo alla quale dovrebbero rispondere i programmi dei candidati a Rettore che chiedono il voto alla comunità accademica. E dalla risposta a questo quesito si vedrà qual è l’idea di università che si intende sviluppare nei prossimi anni”.

* Professore ordinario di pedagogia della comunicazione
Università della Calabria

Picchia il nipote e lo minaccia con armi, arrestato. Aveva anche un kg di “erba”

Ha litigato con il nipote ventenne, lo ha picchiato e minacciato con un coltello e una pistola. Un uomo di 47 anni è stato arrestato dai carabinieri a Isola Capo Rizzuto che in una perquisizione gli hanno trovato armi e un kg di marijuana.

I militari, a seguito di una segnalazione, sono intervenuti in via fiume Adda per la lite scoppiata tra i due parenti ma hanno trovato solo il ventenne. Appresi i particolari dell’alterco, i carabinieri si sono messi subito sulle tracce del quarantasettenne che è stato trovato poco dopo.

A seguito di una perquisizione personale che non ha dato esito, il controllo è stato esteso alla abitazione dell’uomo, dove è stato trovato un coltello. Poco dopo, notata ancora la sua presenza in giro, lo hanno sottoposto ad un nuovo controllo trovandolo in possesso, sotto la cintola dei pantaloni, di una pistola 7,65 con matricola abrasa completa di due caricatori.

A questo punto, scattato l’arresto, i militari hanno eseguito un ulteriore controllo nell’abitazione dell’uomo trovando in un intercapedine un fucile clandestino, 34 cartucce e un chilo circa di marijuana.

L’arrestato è stato condotto in carcere. Dovrà rispondere di diversi reati, tra cui possesso di droga ai fini di spaccio, detenzione illegale di armi clandestine, minaccia aggravata e lesioni.

Scipparono catenina a uomo, individuati e arrestati

questura polizia reggio calabriaLa scorsa estate in una via di Reggio Calabria avevano strappato dal collo di un uomo sessantaseienne una catenina d’oro con una madonnina facendolo cadere violentemente a terra, per poi dileguarsi.

Ma a distanza di dieci mesi, le indagini della Squadra mobile di Reggio Calabria hanno dato un nome e un volto ai presunti autori che ieri sono stati arrestati dalla Polizia. Si tratta di Francesco Hasni, 21 anni, e T.A., oggi 17enne. Il primo è finito in carcere, il secondo in un istituto di pena minorile.

Il fatto è accaduto ad agosto 2018 con i due che con  Determinante per ricostruire la dinamica dello scippo, è stato l’esame accurato delle immagini dei sistemi di video sorveglianza presenti nella zona in cui si era verificato il fatto.

L’insieme delle risultanze ha consentito agli investigatori della Polizia di Stato di Reggio Calabria di identificare, nei due giovani, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, gli autori materiali dello scippo. Le indagini sono state coordinate dalla Procura reggina e di quella minorile che hanno chiesto e ottenuto dai rispettivi tribunali la misura cautelare.

Francesco Hasni è volto molto noto alle forze dell’ordine. Insieme a un 41enne era già stato arrestato lo scorso mese di Aprile per un fatto analogo (scipparono una catenina d’oro con crocifisso a un sessantenne), mentre due anni fa era finito in manette insieme a un’altra persona per tentato furto aggravato di un’automobile.

Speleologi tutti in salvo. Sfiorata la tragedia, oggi c’era allerta gialla

Sono stati recuperati e stanno tutti bene i cinque speleologi rimasti intrappolati oggi nell’Abisso di Bifurto, una grotta pericolosa nel territorio di Cerchiara di Calabria (Cosenza), dove un ondata di piena d’acqua ha rischiato di provocare una nuova strage come quella dello scorso anno nelle Gole del Raganello, nella stessa zona.

Gli ultimi tre escursionisti sono stati fatti uscire dopo che due loro compagni erano riusciti a risalire in superficie e a dare l’allarme. “Stanno tutti bene e non c’è stato bisogno di intervento medico”, ha detto il presidente del Soccorso alpino della Calabria Giacomo Zanfei. Al soccorso hanno partecipato dieci tecnici del Soccorso alpino e speleologico. “Nessuno è in pericolo di vita, sono tutti fuori e stanno bene”, ha riferito Zanfei.

Il gruppo si era “immerso” domenica, all’ora di pranzo, nella profonda grotta “Abisso di Bifurto” per un’escursione, quando improvvisamente, a una cinquantina di metri dalla superficie, sono rimasti bloccati da una imponente massa d’acqua che è colata giù per le piogge degli ultimi giorni.

Aggrappati alla meno peggio tra rocce e arbusti, uno di loro è riuscito a risalire in superficie e, intorno alle ore 16, a lanciare l’allarme, mentre gli altri quattro sono rimasti appesi alle pareti per evitare l’ondata d’acqua. Giunti i colleghi del soccorso Alpino, sono stati recuperati in serata uno alla volta. “Stanno bene”, è stato detto, anche se sotto choc per la brutta avventura. L’intervento di salvataggio è durato oltre 4 ore e si è concluso verso le 20.30 di domenica sera.

Riaffiorati in superficie gli escursionisti, riaffiorano le polemiche sull’opportunità di calarsi in avventure così impegnative e pericolose. Oggi il bollettino della Protezione civile dava inoltre allerta gialla nella zona, con piogge e rovesci improvvisi. E ogni esperto, prima di avventurarsi in escursioni di questo natura è chiamato a consultare i bollettini.

L’episodio, sebbene a lieto fine, ricorda l’immane tragedia nel torrente Raganello dove ad Agosto 2018 dieci persone vennero travolte e uccise da una ondata di piena. Le Gole del Raganello, dove si è consumato il dramma, attraversano anche il comune di Cerchiara di Calabria, territorio dove si trova l’Abisso del Bifurto, detta anche “Fossa del Lupo”, profondissimo inghiottitoio sul Pollino, che scende in verticale per 683 metri. La grotta è di grande interesse speleologico. Solo a vederla in foto, la grotta, fa paura.

Sul caso potrebbe aprire un’inchiesta la Procura di Castrovillari guidata dal procuratore Eugenio Facciolla. Gli inquirenti dovrebbero chiarire il perché gli speleologi, tutti esperti, non abbiano rispettato l’allerta meteo della Protezione civile della Calabria.

Speleologi bloccati nella grotta, recuperati in due. Tre ancora dentro

Speleologi bloccati nella grotta, recuperati in due. Tre ancora dentro
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E’ riuscito a venir fuori dall’Abisso del Bifurto, una grotta in provincia di Cosenza, un altro dei cinque speleologi che erano rimasti intrappolati, a causa di onda di piena improvvisa. Ora sono rimasti in tre a dovere essere recuperati. “Nessuno è in pericolo di vita, dieci tecnici sono al lavoro e contiamo nelle prossime ore di riportare su anche gli altri”, ha spiegato all’Ansa Giacomo Zanfei, presidente del Soccorso alpino e speleologico della Calabria.

Sul posto stanno operando diverse squadre del Soccorso Alpino e Speleologico, mentre stanno convergendo sul posto numerose altre unità del Cnsas specializzate in operazioni speleologiche e speleosubacquee. Secondo le prime informazioni gli speleologi sarebbero riusciti comunque a ripararsi in un ramo secondario dell’abisso e sarebbero in buone condizioni di salute, sebbene impossibilitati ad uscire.

L’Abisso del Bifurto, detta anche “Fossa del Lupo”, è un profondissimo inghiottitoio che scende in verticale per 683 metri, e si trova nel comune di Cerchiara di Calabria (Cosenza). Nella zona passa anche il torrente Raganello, teatro lo scorso agosto di una tragedia in cui persero la vita 10 persone a causa di una piena improvvisa nelle omonime Gole di Civita.

Calabria, speleologi bloccati per una piena in una grotta, è allarme

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Allarme in Calabria, dove quattro speleologi sono bloccati in una grotta a causa di una piena improvvisa. Il Soccorso Alpino e Speleologico sta intervenendo in provincia di Cosenza, nell’Abisso del Bifurto, dove una forte ondata improvvisa ha reso impossibile l’uscita dalla grotta per un gruppo di quattro speleologi italiani.

Un quinto membro del gruppo è riuscito ad uscire dall’abisso pochi istanti prima dell’onda, dando l’allarme poco dopo le 16.30. Sul posto stanno operando diverse squadre del Soccorso Alpino e Speleologico, mentre stanno convergendo sul posto numerose altre unità del CNSAS specializzate in operazioni speleologiche e speleosubacquee.

Secondo le prime informazioni i quattro sarebbero riusciti comunque a ripararsi in un ramo secondario dell’abisso e sarebbero in buone condizioni di salute, sebbene impossibilitati ad uscire. L’Abisso del Bifurto, detta anche “Fossa del Lupo”, è un profondissimo inghiottitoio che scende in verticale per 683 metri, e si trova nel comune di Cerchiara di Calabria (Cosenza).

Un altro dei cinque è riuscito a venire fuori. Ora sono rimasti in tre a dovere essere recuperati. “Nessuno è in pericolo di vita, dieci tecnici sono al lavoro e contiamo nelle prossime ore di riportare su anche gli altri», ha spiegato all’Ansa Giacomo Zanfei, presidente del Soccorso alpino e speleologico della Calabria.​

L’escursione ha riportato a memoria il dramma che si è consumato nelle gole del Raganello ad agosto 2018 quando un gruppo di escursionisti fu travolto dalla piena dell’omonimo torrente. IL bilancio fu di dieci vittime. Il torrente Raganello attraversa anche il comune di Cerchiara di Calabria dove c’è questa profonda fossa oggetto di ricerche da parte di speleologi

Festa della Repubblica, parata a Roma. Polemiche tra Fico e Salvini

Sergio Mattarella depone una corona all'Altare della Patria per la Festa della Repubblica
Il presidente Mattarella depone una corona all’Altare della Patria per la Festa della Repubblica (Ansa)

Settantatrè anni fa gli italiani votarono in maggioranza per la Repubblica come forma istituzionale. Al referendum del 2 giugno 1946 prevalse infatti la Repubblica sulla Monarchia. Oggi cerimonia a Roma per festeggiare la ricorrenza alla presenza delle più alte cariche dello Stato e di altre autorità civili e militari. Parata dei corpi dello Stato ai Fori imperiali e all’Altare della Patria, con le frecce tricolori che hanno sorvolato la capitale.

Davanti al capo dello Stato, Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, ai presidenti di Senato e Camera Elisabetta Casellati e Roberto Fico, al ministro della Difesa Elisabetta Trenta, al ministro dell’Interno Matteo Salvini ed altri rappresentati di Governi e istituzioni, hanno sfilato 3.975 persone in rappresentanza di tutti i corpi dello Stato, compresi i militari delle forze armate.

Ma è polemica. “Oggi è la festa di tutti quelli che si trovano sul nostro territorio, è dedicata ai migranti, ai rom, ai sinti, che sono qui ed hanno gli stessi diritti”, ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, parlando con i cronisti prima di assistere alla parata si Fori imperiali. “Non ci devono essere polemiche sterili e strumentali, oggi è la festa di tutti. Nel cielo sventola la bandiera della Repubblica, che significa libertà, democrazia e rispetto di tutte le persone che si trovano sul nostro territorio”, ha aggiunto Fico parlando delle polemiche nei confronti del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, prima di assistere alla parata ai Fori imperiali.

Io dedico la Festa della Repubblica all’Italia e agli Italiani – ha replicato in un tweet il ministro dell’interno Matteo Salvini -, alle nostre donne e uomini in divisa che, con coraggio e passione, difendono la sicurezza, l’onore e il futuro del nostro Paese e dei nostri figli”. “Le parole di Fico mi fanno girare le scatole e sono un torto a chi ha sfilato oggi – ha detto Salvini -. C’è gente che rischia la vita per gli italiani. Di legalità ce ne è poca nei campi rom”.

Interviene anche Luigi Di Maio: “Oggi è la festa di tutti i cittadini italiani, soprattutto di quelli che hanno perso la pazienza, che aspettano risposte, che non ne possono più di parole ma che si aspettano fatti, fatti concreti! Una festa che ci deve unire tutti. E io sto con gli uomini e le donne, civili e militari, che credono nell’Italia e nei suoi valori democratici. Invece anche il 2 Giugno si è trovato il modo di fare polemica, per di più davanti ai nostri soldati. È incredibile”.

Di Maio prende le distanze dalle parole di Fico: “Io e Roberto su queste questioni siamo molto diversi e non è una novità. Io non avrei mai alimentato questa polemica di distrazione di massa sui migranti il 2 giugno. È una sua opinione, lui è il Presidente della Camera, io il capo politico del M5S. Ad ogni modo mettiamo tutti da parte le polemiche e godiamoci questa festa”, dice Di Maio intercettato dall’Ansa, prima di partire per l’aeroporto destinazione Sardegna con la sua compagna.

2 giugno, Fico: “Festa di migranti e rom”. Ira di Salvini: “Mi fa girare le scatole”

Matteo Salvini durante le celebrazioni della Festa della Repubblica. A destra Roberto Fico (Ansa)

E’ polemica alle celebrazione per la Festa della Repubblica del 2 Giugno dopo che il presidente della Camera Roberto Fico, ha detto che quella di oggi è la “festa dei migranti e dei rom”. Parole che non sono piaciute al ministro dell’Interno Matteo Salvini che spiega di essersi stufato da questa esternazione. Già alla parata dello scorso anno Fico aveva avuto modo di scatenare polemiche salutando con il pugno chiuso, simbolo del comunismo.

“Io dedico la Festa della Repubblica all’Italia e agli Italiani – ha replicato Salvini sui social -, alle nostre donne e uomini in divisa che, con coraggio e passione, difendono la sicurezza, l’onore e il futuro del nostro Paese e dei nostri figli”. “Le parole di Fico mi fanno girare le scatole e sono un torto a chi ha sfilato oggi. C’è gente che rischia la vita per gli italiani. Di legalità ce ne è poca nei campi rom”.

Sul caso è intervenuto anche Luigi Di Maio: “Oggi è la festa di tutti i cittadini italiani, soprattutto di quelli che hanno perso la pazienza, che aspettano risposte, che non ne possono più di parole ma che si aspettano fatti, fatti concreti! Una festa che ci deve unire tutti. E io sto con gli uomini e le donne, civili e militari, che credono nell’Italia e nei suoi valori democratici. Invece anche il 2 Giugno si è trovato il modo di fare polemica, per di più davanti ai nostri soldati. È incredibile”, ha detto Di Maio riferendosi allo scontro a distanza tra Fico e Salvini.

Ma il vicepremier pentastellato prende però le distanze dalle parole di Fico: “Io e Roberto su queste questioni siamo molto diversi e non è una novità. Io non avrei mai alimentato questa polemica di distrazione di massa sui migranti il 2 giugno. È una sua opinione, lui è il Presidente della Camera, io il capo politico del M5S (vicepremier e due volte ministro, ndr). Ad ogni modo mettiamo tutti da parte le polemiche e godiamoci questa festa”, dice ancora Di Maio all’Ansa.

Intanto sui social migliaia di commenti contro la terza carica dello Stato preso di mira dopo le sue parole alla festa della Repubblica, apprezzando invece la reazione del ministro dell’Interno, che proprio su questi temi ha stravinto le elezioni a furor di popolo. Già lo scorso anno Fico aveva suscitato polemiche mostrando il saluto con il pugno chiuso alla parata.

Incidente in Puglia, muore chef originario di Oriolo Calabro. Grave il collega

carabinieri ambulanzaE’ di un morto e un ferito grave il bilancio di un incidente stradale avvenuto giovedì mattina a Castellaneta Marina (Taranto). A perdere la vita Luigi Gaudio, 30enne originario di Oriolo Calabro, che viaggiava su un grosso scooter insieme ad un collega di 20 anni.

Il mezzo, per cause ancora in fase di accertamento, ha urtato un marciapiede su Viale dei Pini, provocando la caduta dei due giovani. I due si trovavano in zona per la stagione estiva in stabilimenti balneari.

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri per i rilievi e il 118 che, dopo aver constatato il decesso di uno dei giovani, ha provveduto a portare il ragazzo ferito al Pronto Soccorso del SS. Annunziata di Taranto. Sottoposto ad intervento chirurgico da parte dell’equipe di Chirurgia, il ventenne ha subito l’asportazione della milza e di un rene. Attualmente è ricoverato in Rianimazione in condizioni definite critiche.

Il 2 giugno 1981 moriva Rino Gaetano, il cantautore anticonformista

Rino Gaetano
Rino Gaetano durante il Festival di Sanremo il 27 Gennaio 1978, quando presentò la canzone “Gianna” (Ansa/Archivio)
Aveva solo 31 anni Rino Gaetano quando, nella notte del due giugno del 1981, moriva in un incidente stradale sulla via Nomentana, a Roma, in un tragico episodio che i giornali dell’epoca paragonarono a quello di Fred Buscaglione.

Dopo un inizio difficile e dopo la faticosa conquista delle classifiche, Gaetano stava attraversando un periodo di riflessione: nel 1980 aveva inciso l’album ‘Io non ci sto’, poi aveva tentato strade nuove collaborando con Riccardo Cocciante e il New Perigeo. L’incidente impedi’ di conoscere quali frutti avrebbe potuto dare la maturazione di un talento davvero singolare per la musica italiana.

Rino Gaetano era nato a Crotone il 29 ottobre del 1950 ma già a dieci anni si era trasferito a Roma con i suoi genitori. Le difficoltà incontrate all’inizio della sua carriera sono tutte riconducibili alla sua personalita’ totalmente in contrasto con l’ambiente della musica italiana dell’epoca, che aveva da poco assorbito la novità dei cantautori e che continuava a essere refrattaria a dare spazio a personaggi difficili da etichettare. Rino Gaetano si presentava infatti come un cantautore ma il suo umorismo e il suo anticonformismo non permettevano di usare per lui gli schemi fin li’ adottati per i suoi colleghi dediti a un serioso atteggiamento declamatorio e di stampo fortemente ideologico.

Gaetano era uno che, per dir cosi’, la buttava sul ridere, che raccontava l’Italia finendo inevitabilmente per dire che il re era nudo. Piu’ vicino all’ Eduardo del ‘pernacchio’ che al De Gregori di ‘Rimmel’. Il suo primo 45, ‘I Love you Marianna’ lo ha inciso con lo pseudonimo salgariano di Kammamuri. Per pubblicare il suo primo album dovette attendere due anni: ‘Ingresso libero’ fu però pressoché ignorato sia dal pubblico che dalla critica.

Tutto ha cominciato a girare meglio nel ’75 con ‘Il cielo è sempre più blu’, un brano in cui si manifesta quello stile a filastrocca che più tardi lo rese popolare. Poi viene pubblicato l’ album, ‘Mio fratello e’ figlio unico’, grazie al quale, soprattutto sotto la spinta del pezzo ‘Berta filava’, ha cominciato a farsi conoscere. Anzi si puo’ dire che questo e’ l’inizio del suo periodo più felice, quello compreso tra il ’76 e il ’78, una fase in cui grazie al suo umorismo e al suo atteggiamento disincantato, è diventato una sorta di clown musicale capace però di denunciare senza alcuna remora pecche e difetti dell’Italia.

Alla sua discografia si aggiungono ‘Aida’ e ‘Nuntereggaepiù’ il cui successo gli schiude le porte del festival di Sanremo dove canta ‘Gianna’, un brano rimasto a lungo al primo posto della hit parade e ancora oggi uno dei titoli più amati del suo repertorio che nel frattempo si era arricchito dell’album ‘Resta vile maschio dove vai’, realizzato insieme a Mogol e ricordato soprattutto per il brano ‘Ahi Maria’. Finalmente le sue tournee ottengono i riscontri desiderati, dopo anni in cui aveva dovuto fare da spalla per concerti di altri artisti davanti a platee che non accettavano il suo umorismo e con le quali più volte ingaggiava violente schermaglie verbali.

Finalmente Rino Gaetano era riuscito a imporre il suo stile: non era più soltanto una sorta di ironico grillo parlante della canzone. Purtroppo, come accade spesso, solo dopo la sua morte si è cominciato a parlare di lui come di un anticipatore, addirittura come di un caposcuola, vista l’influenza avuta sulle nuove generazioni. Il riconoscimento postumo si è tradotto nella ristampa dei suoi album, in album-tributo realizzati da altri artisti che rileggevano le sue canzoni. Rino Gaetano è stato un outsider, un talento che si è conquistato il suo spazio senza mediazioni e concessioni, un artista che, con il sorriso sulle labbra e lo sberleffo nelle parole, non ha mai smesso di raccontare i vizi e i difetti degli italiani. (Ansa)

Attracca a Genova nave della Marina con 100 migranti. Li ospita il Papa

La nave della Marina a Genova (Ansa)

Il pattugliatore della Marina militare italiana “Cigala Fulgosi”, con un centinaio di migranti a bordo, ha attraccato stamane a Calata Bettolo nel porto di Genova. Sono iniziate le operazioni di ispezione a bordo. Sul posto, oltre alla Croce Rossa, Capitaneria e Polizia, alcune ambulanze e personale Usmaf per la parte sanitaria.

Sotto bordo anche il garante dei minori per la Liguria Francesco Lalla. Cento i migranti a bordo tra i quali 23 minori e 17 donne, alcune incinte, tra le quali una al settimo mese di gravidanza. Gli stranieri erano stati salvati giovedì scorso al largo delle acque libiche mentre si trovavano su un gommone in difficoltà.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha fatto sapere che i migranti saranno ospitati dal Vaticano e in cinque paesi dell’Unione europea.

Scontro in Laguna tra Nave da crociera e Battello turistico, feriti

Un incidente tra una nave da crociera della “Msc” e un battello gran turismo (vaporetto) è avvenuto stamane nel porto di Venezia. Secondo le prime informazioni, la “Opera” era in attracco al molo di San Basilio quando avrebbe ‘tamponato’ sul lato di poppa il battello, anch’esso in fase di ormeggio.

Ci sono 4 persone ferite, in modo lieve, tra i passeggeri del battello turistico, riporta l’Ansa. Sarebbero state trasportate in ospedale. Di loro non si conosce ancora la nazionalità. La nave da crociera, (gigante da 275 metri di lunghezza per 32 di larghezza), battente bandiera panamense, secondo il report Vessel finder, è attraccata al molto veneziano alle 5.45 di domenica mattina proveniente da Bari dopo essere stata in Grecia.

Appena tre giorni fa a Budapest un incidente nel Danubio tra due imbarcazioni ha provocato la morte di sette turisti, feriti e una ventina di dispersi. Un altro incidente sul Reno in Francia ha causato tre morti.

Ma l’episodio più grave degli ultimi anni in cui è stata coinvolta una nave da crociera è certamente la Costa Concordia affondata davanti all’Isola del Giglio a causa dell’urto contro uno scoglio a seguito di un “inchino” maldestro. L’incidente costò la vita a 32 persone.

L’incidente di Venezia è destinato a sollevare polemiche tra quanti sono contrari alle navi da crociera in Laguna. Lo scorso agosto anche il ministro dei Trasporti Toninelli si era detto contrario ai giganti da crociera a Venezia, parlando di una battaglia che sarebbe stata portata avanti “senza alcun tentennamento”.

“Gradualmente – aveva spiegato Toninelli – si dovranno portare tutti i colossi del mare fuori dal perimetro lagunare individuato con decreto ministeriale del 1985”. Il ministro aveva insistito su un turismo che deve essere “realmente sostenibile”, in modo da “garantire la tutela di quello scrigno di tesori che è Venezia”.

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