11 Ottobre 2024

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Nicola Leone è il nuovo rettore dell’Università della Calabria

Il nuovo rettore dell'Unical, Nicola Leone
Il nuovo rettore dell’Unical, Nicola Leone

E’ il prof. Nicola Leone il nuovo rettore dell’Università della Calabria, l’ottavo nella storia dell’Ateneo. Cinquantasei anni, originario di Diamante, Leone è ordinario di ingegneria informatica ed è stato direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica per due mandati e membro del Senato accademico.

Il nuovo rettore è stato eletto mercoledì 3 luglio. Leone ha superato l’altro candidato, Raffaele Perrelli, già preside della facoltà di Lettere, mentre Luigi Palopoli, direttore del dipartimento di Ingegneri informativa, ha ritirato la candidatura dopo il primo turno. Leone subentra a Gino Mirocle Crisci.

Le congratulazioni del sindaco di Cosenza Occhiuto al nuovo rettore dell’Unical 
“Esprimo il più sentito compiacimento per l’elezione del professore Nicola Leone a rettore dell’Università della Calabria”. Così il sindaco Mario Occhiuto, che prosegue: “Giungano al professore Leone, personalità scientifica di livello internazionale, le congratulazioni mie e della Giunta. “Sono sicuro che il nuovo magnifico rettore saprà guidare il nostro ateneo nel migliore dei modi, rilanciandolo con visione moderna nei contesti internazionali. La città di Cosenza è sempre pronta ad azioni sinergiche con l’Unical che insieme alle altre università calabresi devono rappresentare il punto di forza principale per affrontare le sfide della Calabria del futuro. Ci siamo sentiti orgogliosi di essere calabresi quando, con il suo team, Leone ha elaborato il sistema di intelligenza artificiale Dlv usato oggi in tutto il mondo. Saluto quindi la sua elezione convinto che rinnoveremo la proficua collaborazione tra le nostre istituzioni e gli auguro buon lavoro”.

Rapinano Poste e bruciano auto per coprirsi la fuga

Ufficio Postale  rapina guardia piemontese

Tre banditi, armati di una mazza ferrata e di una pistola, hanno compiuto una rapina nell’ufficio postale di Guardia Piemontese, nel Cosentino.

Per coprirsi la fuga i tre – che si sono allontanati a bordo di due moto – hanno incendiato un’auto sulla strada. Bottino del colpo, secondo quanto si è appreso, circa tremila euro.

Posti di blocco sono stati istituiti da carabinieri e polizia per cercare di intercettare i rapinatori.

Spara al cognato dopo litigio, fermato

Squadra Mobile Polizia

Personale della Squadra mobile di Vibo Valentia ha sottoposto a fermo il 32enne Pasquale Massaria, di Vibo ma residente a Ionadi, accusato di tentato omicidio in relazione al ferimento, avvenuto ieri, del cognato, Alessandro Musumeci (32), attualmente ricoverato in prognosi riservata ma non in pericolo di vita nell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia.

Con l’accusa di favoreggiamento personale sono stati denunciati tre parenti del fermato che lo avrebbero aiutato a rendersi irreperibile dopo il fatto.

Secondo quanto è emerso dalle indagini della Squadra mobile, nel primo pomeriggio di ieri la vittima, nell’ambito di dissidi familiari, aveva avuto una lite, nel palazzo in cui vive, con il cognato, il quale, al culmine della discussione, gli ha sparato un colpo di arma da fuoco, ferendolo al fianco sinistro, per poi rendersi irreperibile.

Gli investigatori hanno poi rintracciato Massaria nella mansarda di proprietà di uno zio, raggiunta grazie alla collaborazione di due cugini.

Liberazione comandante Sea Watch, è scontro tra l’Anm e Salvini

Salvini a Platì
Matteo Salvini (archivio)

E’ scontro tra le toghe e il ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso di Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch arrestata e poi liberata dal giudice di Agrigento Alessandra Vella. Rackete aveva forzato il blocco della finanza speronando una motovedetta delle fiamme gialle, dunque arrivata in porto a Lampedusa con i quaranta migranti.

“Ancora una volta, – spiega l’Anm – commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del Gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore”.

“Io non entro in casa altrui però con quello che stiamo leggendo sulle spartizioni di poltrone e procure a cura di qualche magistrato penso che siano gli ultimi che possano dare lezioni di morale a chiunque. Sentire che Salvini è il problema di questo Paese mi sembra veramente folle”: replica il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a margine dell’esercitazione sull’uso del teaser all’istituto ispettori della polizia a Nettuno, vicino Roma.

Il Csm apra una pratica a tutela del gip di Agrigento Alessandra Vella che non ha convalidato l’arresto della capitana della Sea Watch, Carola Rackete; una decisione definita vergognosa dal ministro Salvini. A chiederlo sono tutti i consiglieri togati del Csm.

Sea Watch, gip non convalida arresto e libera Rackete. Ira di Salvini

Carola Rackete

Il gip di Agrigento non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch Carola Rackete e non ha disposto nei confronti della giovane tedesca alcuna misura cautelare. La Procura aveva chiesto la convalida del provvedimento e il divieto di soggiorno in provincia di Agrigento. La capitana tedesca torna dunque libera.

Secondo quando si apprende, per il gip di Agrigento il reato di resistenza a nave da guerra, contestato dalla Procura alla giovane tedesca, non sussisterebbe in quanto la motovedetta della Finanza speronata dall’imbarcazione della Ong non sarebbe una nave da guerra. Caduta anche la resistenza a pubblico ufficiale perché l’indagata avrebbe agito in adempimento di un dovere.

Salvini: “La rispediremo in Germania”
“Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera. Nessun problema: per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale”. Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini commenta la decisione del gip di Agrigento.

“Nessuno mi toglie dalla testa che quella di Agrigento è una sentenza politica”, ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno tornando sulla decisione del Gip di non convalidare l’arresto della comandante della Sea Watch Carola Rackete.

“Togliti la toga e candidati con la sinistra” ha aggiunto il titolare del Viminale rivolgendosi al giudice in diretta Facebook e poi ha aggiunto: “io non mollo, anche perché ci sono tanti giudici che vogliono applicare la legge e non ribaltarla. Io conto su di voi”.

Esulta la Sea Watch
La Ong invece esulta: “Siamo sollevati dal fatto che il nostro capitano sia libero! Non c’era motivo per lei di essere arrestata, dato che aveva solo fatto una campagna per i diritti umani nel Mediterraneo e assunto responsabilità laddove nessun governo europeo lo avesse fatto”.

Tentata estorsione mafiosa, arrestato dirigente comune di Bianco

Un dirigente del Comune di Bianco (Reggio Calabria), Giuseppe Palamara, di 65 anni, responsabile dell’area Amministrativa e Affari generali dell’Ente, è stato arrestato dai carabinieri e posto ai domiciliari con l’accusa di tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso.

Nell’ambito della stessa operazione, denominata “Pupi-white city”, i carabinieri della Compagnia di Bianco hanno arrestato e condotto in carcere altre due persone, i fratelli Bartolomeo e Domenico Scordo, di 35 e 39 anni.

L’inchiesta che ha portato ai tre arresti, condotta dalla Dda di Reggio Calabria, riguarda un’attività estorsiva che sarebbe stata messa in atto ai danni di un imprenditore siciliano aggiudicatario nel 2014 dell’appalto per il servizio di refezione scolastica del Comune di Bianco. Ad una quarta persona, B.V., classe ’84, coinvolta in stato di libertà nella stessa inchiesta, è stata notificata un’informazione di garanzia.

Avviata nel novembre 2014, l’attività “Pupi” – così denominata poiché i due fratelli Scordo, ritenuti tra gli autori in concorso dell’estorsione, sono così soprannominati, è nata a seguito della denuncia di un imprenditore siciliano, costretto a subire un’estorsione dopo che la sua ditta aveva vinto la gara d’appalto indetta dal Comune di Bianco per l’aggiudicazione del servizio di refezione per l’anno scolastico 2014/15.

Secondo l’accusa, i4 indagati, in concorso tra loro e con ruoli ben precisi (i fratelli Scordo quali esecutori materiali delle minacce e interessati al versamento del danaro, Palamara Giuseppe e B.V. quali intermediari con l’impresa) avrebbero tentato di estorcere all’impresa aggiudicataria dell’appalto, per il semplice fatto di provenire da una diversa area geografica, la somma contante di 2.000 euro a titolo di sostentamento per le famiglie dei carcerati della zona.

Inoltre, in caso di risposta negativa da parte dell’imprenditore, lo stesso era stato minacciato di pesanti ritorsioni tra cui il furto e il danneggiamento del furgone impiegato per la consegna dei pasti a scuola.

Partendo da tale contesto, la progressione investigativa ha portato poi all’indagine “WHITE CITY” che ha consentito di riscontrare all’interno del Comune di Bianco una gestione arbitraria della cosa pubblica da parte di PALAMARA Giuseppe che, forte del suo incarico di Responsabile dell’Area Amministrativa e Affari Generali, ha piegato gli interessi pubblici a quelli propri, dei propri familiari e di persone a lui vicine.

In particolare le indagini hanno dimostrato che il Geometra africese,  con riferimento all’appalto per il servizio di refezione per l’anno scolastico 2014/15 (per il quale ha ricoperto l’incarico di Responsabile del procedimento amministrativo) oltre al menzionato tentativo di estorsione ha esercitato una pressione psicologica e morale, anche in forme allusive e velate, su un uomo di fiducia dell’amministratore della ditta aggiudicataria dell’appalto, in modo da coartarne la volontà nella scelta del personale da impiegare nel servizio, ottenendo che venissero assunti soggetti a lui vicini o legati da vincoli di parentela.

L’anno successivo invece, sempre con riferimento alla gara d’appalto per l’affidamento del servizio di refezione scolastica, secondo l’accusa, ha omesso di astenersi dall’incarico di Responsabile del suddetto procedimento amministrativo; dichiarando falsamente di non avere rapporti di incompatibilità con alcuno – nonostante avesse partecipato e vinto la gara B.V., suo familiare e titolare di un’impresa costituita ad hoc, che ha così ottenuto un ingiusto vantaggio di 67.000 euro, nonostante sarebbe dovuto rimanere escluso a prescindere dalla procedura per assenza di requisiti;

Inoltre ha agito nell’interesse della suddetta impresa – che di fatto gestiva personalmente –
impiegando anche 350 euro di denaro pubblico per far ottenere la certificazione Haccp ai
dipendenti, al mezzo impiegato per la distribuzione dei pasti ed all’impresa stessa.

Nell’ambito delle indagini, infine, è stato possibile riscontare che PALAMARA Giuseppe ha inoltre omesso di astenersi dall’incarico di responsabile del procedimento amministrativo – dichiarandofalsamente di non avere rapporti di incompatibilità con alcuno – con riferimento all’aggiudicazione di due borse lavoro per assistente educativo scolastico, dichiarando tra l’altro vincitore un suo familiare, che avrebbe dovuto essere escluso poiché la domanda che ha presentato era sprovvista della documentazione necessaria a corredo.

David Sassoli (PD-S&D) eletto Presidente del Parlamento europeo

David Sassoli al Parlamento europeo. (Ansa/Ap)

David Sassoli, europarlamentare del PD, in Europa nel gruppo S&D, è stato eletto Presidente del Parlamento europeo. L’elezione dell’esponente dem è avvenuta alla seconda votazione con 345 voti, a fronte della maggioranza necessaria prevista di 334 voti. Sassoli, che alla prima votazione non ce l’aveva fatta per soli 7 voti, succede ad Antonio Tajani, di Forza Italia.

“Tutti voi capirete la mia emozione in questo momento nell’assumere la presidenza del Parlamento Ue – ha detto Sassoli prendendo la parola subito dopo l’annuncio della sua elezione -. Ringrazio il presidente Tajani per il lavoro che ha svolto, per il suo grande impegno e la sua dedizione a questa istituzione”.

“Non siamo un incidente della Storia – ha sottolineato Sassoli -, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi”.

All’Europa serve “recuperare lo spirito dei padri fondatori”, “coniugare crescita, protezione sociale e rispetto dell’ambiente” e “rilanciare gli investimenti sostenibili”, ha aggiunto. L’esponente del Pd ha sottolineato la volontà e l’impegno per incrementare “la parità di genere” e favorire “un maggior ruolo delle donne ai vertici dell’economia, della politica e del sociale”.

Solo il Pd, tra i partiti italiani, ha votato David Sassoli alla presidenza del Parlamento europeo. Forza Italia, a quanto si apprende, si è astenuta. La Lega e Fdi hanno votato per Jan Zahradil (Conservatori Ecr). Il Movimento 5 Stelle ha invece lasciato libertà di coscienza.

Istat: nascite in calo, è nuovo minimo dall’Unità d’Italia

culle vuote migrantiIl declino demografico in Italia è rallentato dalla crescita dei cittadini stranieri: lo dice l’Istat. Dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, configurando per la prima volta negli ultimi 90 anni una fase di declino demografico. Il calo è interamente attribuibile alla popolazione italiana, che scende al 31 dicembre 2018 a 55 milioni 104 mila, 235 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Rispetto al 2014 la perdita di italiani è pari alla scomparsa di una città grande come Palermo (-677 mila).

L’Istituto di Statistica fa notare che negli ultimi quattro anni i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza sono stati oltre 638 mila. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 300 mila unità. Nel quadriennio, il contemporaneo aumento di oltre 241 mila unità di cittadini stranieri ha permesso di contenere la perdita complessiva di residenti.

Al 31 dicembre 2018 sono 5.255.503 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe; rispetto al 2017 sono aumentati di 111 mila (+2,2%) arrivando a costituire l’8,7% del totale della popolazione residente. Il Report dell’Istat sul bilancio demografico diffuso oggi certifica anche che il numero di cittadini stranieri che lasciano il nostro Paese è in lieve flessione (-0,8%) mentre è in aumento l’emigrazione di cittadini italiani (+1,9%).

La diminuzione delle nascite nel 2018 è di oltre 18 mila unità rispetto al 2017 pari al -4% certifica l’Istat. Sono stati iscritti in anagrafe per nascita 439.747 bambini, un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. La popolazione residente in Italia è diminuita di 124.427 unità nel 2018 pari al -0,2%. Al primo gennaio 2019 risiedono in Italia 60.359.546 persone, di cui l’8,7% sono straniere. E’ del -3,2% il calo degli iscritti dall’estero dovuto soprattutto alla diminuzione di immigrati stranieri.

Libia, raid aereo contro un centro per migranti. Decine di morti

Sarebbe di 44 morti e di diversi feriti, di cui alcuni gravi, il bilancio di un bombardamento aereo contro il centro per migranti di Tajoura, in Libia, sotto tutela delle Nazioni unite. Il raid, che sarebbe stato compiuto da una delle due forze militari contrapposte in Libia, è stato condannato dalla Missione di supporto dell’Onu in Libia (Unsmil).

“Questa è la seconda volta che circa 600 migranti vengono attaccati da un bombardamento”, aggiunge la nota pubblicata sulla pagina Facebook della missione riportando la condanna del Rappresentante speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamé.

“Questo bombardamento costituisce chiaramente un crimine di guerra”, ha dichiarato Salamé in una nota. L’inviato delle Nazioni unite “ha invitato la comunità internazionale a condannare questo crimine e ad imporre sanzioni a coloro che l’hanno ordinato” ed “eseguito”, riferisce la nota pubblicata sulla pagina Facebook della Missione di supporto dell’Onu in Libia.

“Apprendo, con sgomento, del bombardamento notturno a Tajoura, nei pressi di Tripoli, che ha colpito un centro per migranti, causando la morte di decine di persone, tra i quali donne e bambini. Un’ulteriore tragedia che mostra l’atroce impatto della guerra sulla popolazione civile”: lo ha dichiarato in una nota il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero.

“La netta condanna dei bombardamenti indiscriminati di aree civili, si accompagna all’appello a fermare un aggravarsi delle ostilità che mette continuamente in gravissimo pericolo vite umane e distrugge infrastrutture essenziali per la popolazione – ha proseguito -. Occorre garantire, immediatamente, misure di seria protezione per i civili e, in particolare, trasferire i migranti che si trovano nelle strutture di raccolta in luoghi al sicuro dai combattimenti e sotto la tutela delle Nazioni Unite”.

Salvini nel fortino dei Mancuso: “Priorità combattere la ‘ndrangheta”

Salvini in Calabria “La lotta alla criminalità organizzata non si è mai fermata, a prescindere dai Governi e dai ministri. Sicuramente questo Governo ha nella lotta alla mafia una delle sue priorità e anche quest’anno penso proprio che il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, come lo scorso anno, si terrà in Calabria”. A dirlo il ministro dell’Interno Matteo Salvini, a Limbadi, per partecipare alla consegna all’associazione “San Benedetto Abate” di un immobile confiscato alla cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso.

“Oggi – ha aggiunto – è una bella giornata di sole, di futuro, di vittoria della legalità. Sono contento che questo potrà essere uno spazio dove si studia, si cresce e si combattono mafia, camorra e ‘ndrangheta. Ringrazio i 12 mila uomini delle forze dell’ordine che in Calabria combattono quotidianamente i delinquenti. Anche le ultime leggi approvate da Governo e Parlamento ci danno più forza”. In merito alle prossime regionali Salvini ha sostenuto che la Lega “non rivendica nulla”.

Onlus per l’accoglienza migranti collegate alla ‘ndrangheta. Arresti

traffico di migrantiI finanzieri del Comando provinciale di Lodi, su disposizione della Procura di Milano, stanno eseguendo numerose perquisizioni e un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone accusate di associazione per delinquere, truffa allo Stato e autoriciclaggio nell’ambito dell’inchiesta “Fake Onlus” che vede al centro una presunta gestione economica illecita da parte di alcune onlus che si occupano di accoglienza dei migranti, per presunti profitti illeciti per circa 7 milioni di euro.

L’inchiesta, coordinata dai pm di Milano Boccassini e Prisco e condotta dalla Gdf di Lodi, ha coinvolto persone di 4 onlus (una in carcere, 5 ai domiciliari e 5 obblighi di dimora). Le associazioni no profit avrebbero utilizzato falsi documenti per partecipare ai bandi pubblici per gestire l’accoglienza di centinaia di migranti.

Secondo quanto emerge dall’indagine, i rappresentanti legali delle onlus avrebbero utilizzato per “scopi personali” oltre 4,5 milioni di euro dei circa 7,5 milioni ottenuti illecitamente. Il consorzio di onlus che opera nella gestione dell’emergenza migranti ha partecipato, tra il 2014 e il 2018, a bandi indetti dalle Prefetture di Lodi, Parma e Pavia.

L’indagine nasce dall’analisi delle movimentazioni bancarie sui conti correnti intestati ad un consorzio di società cooperative onlus. L’inchiesta ha permesso di smantellare una presunta associazione a delinquere “dedita alla fraudolenta partecipazione a gare pubbliche indette dalle Prefetture di Lodi, Parma e Pavia per la gestione dei flussi migratori”.

In particolare, le onlus indagate “dal 2014 al 2018, a fronte dei bonifici ordinati dai citati Uffici Territoriali del Governo in conseguenza degli appalti aggiudicati, hanno ottenuto illecitamente 7.497.256,26 euro di cui 4.586.981,27 utilizzati per scopi personali dai rappresentanti legali delle medesime Onlus”.

Le onlus sarebbero collegate “a noti pluripregiudicati appartenenti alla ‘ndrangheta” e sarebbero state utilizzate per consentire a persone recluse di “accedere ai benefici di legge attraverso l’assunzione presso le predette cooperative”. Le onlus sarebbero state “sfruttate per fare ottenere a persone recluse, attraverso il rilascio di documentazione falsa, la concessione della misura alternativa alla detenzione da parte del magistrato di sorveglianza”.

Droga, smantellata struttura contigua al clan Cappello: 16 arresti

carabinieriI Carabinieri del Comando Provinciale di Catania stanno eseguendo delle misure cautelari, emesse dal Gip del locale Tribunale su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea, nei confronti di 25 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso.

L’operazione, in codice “Fossa dei Leoni”, è l’epilogo di una indagine condotta dai carabinieri dal settembre 2017 al febbraio 2018 che ha consentito di definire la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli dei membri nell’ambito del gruppo criminale attivo nel popolare quartiere “Librino” di Catania e riconducibile al clan mafioso dei “Cappello”.

L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dalla Compagnia Carabinieri di Catania Fontanarossa, trae origine da servizi di osservazione a distanza, intercettazione delle comunicazioni su apparati radio portatili, raccolta di informazioni e riscontri su strada che permettevano di appurare la frenetica attività di una storica piazza di spaccio di sostanze stupefacenti, sita nel popolare quartiere Librino, all’interno del complesso residenziale del Viale Grimaldi 10, piazza di spaccio denominata “La Fossa dei Leoni”.

L’organizzazione che gestiva la piazza di spaccio si colloca a pieno titolo, riferiscono gli inquirenti, nell’alveo della criminalità organizzata mafiosa catanese facente capo a Rosario Ragonese, ritenuto personaggio di spicco del clan Cappello di Catania.

L’attività di indagine consentiva di definire la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli dei membri di un gruppo malavitoso ben organizzato, ricostruirne le dinamiche di spaccio ed il sistema con cui il gruppo operava e gestiva la remunerativa “piazza di spaccio”.

Sono state eseguite 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti indagati per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, e 9 obblighi di presentazione dai carabinieri nei confronti di altrettanti indagati solo del reato di spaccio di stupefacenti del tipo marijuana e cocaina con l’aggravante della finalità mafiosa.

L’indagine e l’odierna esecuzione dell’ordinanza hanno condotto alla totale disarticolazione della piazza di spaccio del Viale Grimaldi 10 oggi di fatto cancellata dalla mappa delle aree di spaccio del quartiere Librino di Catania.

Soggetti destinatari di misura cautelare in carcere

Antonino Valentino Carrubba, classe 1984;

Vincenzo Antonino Carruba, (1977);

Salvatore Gagliano, (1987);

Gaetano Maurizio Girone, (1966);

Claudio Malerba, (1957), già detenuto in carcere;

Cristian Malerba, (1997), già in carcere;

Guglielmo Malerba, (1983), già ai domiciliari;

Salvatore Messina, (1991);

Sebastiano Giacinto David Monteforte, (1988);

Antonino Prussiano, (1996);

Rosario Ragonese, (1977);

Massimo Rossello, (1983), già in carcere;

Alessandro Salvatore Russo, (1973);

Antonino Russo, (1995), già ai domiciliari;

Giovanni Tricomi, (1999), già in carcere;

Massimo Vinciguerra, (1971).

Soggetti destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria

Salvatore Ardizzone, classe 1971;

Antonio Ottavio Crisafulli, (1990);

Antony Patrizio Nico Lentini, (1997);

Agatino Litrico, (1990);

Orazio Massimo Litrico, (1981);

Giuseppe Lizzio, (1993);

Natale Simone Saraceno, (1994);

Carmelo Lentini, (1959);

Antonino Rossello, (1946).

Nasconde 2 chili di cocaina in giardino, arrestato

Aveva occultato due chilogrammi di cocaina in giardino, ma i carabinieri della Compagnia di Crotone, insieme a un’unità cinofila di Vibo Valentia, lo hanno scoperto e arrestato. Si tratta di un 42enne del luogo di cui non sono state diffuse le generalità.

I militari, durante un servizio finalizzato alla repressione dello spaccio di droghe svolto nel capoluogo pitagorico, a seguito di perquisizione in abitazione, hanno dapprima rinvenuto, all’interno di una cassetta metallica conservata nel salone, un involucro in cellophane contenente 84 grammi di cocaina, due bilancini elettronici.

Esteso il controllo nel giardino adiacente, all’interno di un fusto in acciaio occultato sottoterra, sono stati trovati due involucri contenenti complessivamente 1.965 grammi di cocaina.

La droga è stata sequestrata, mentre l’uomo, dopo le formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Crotone in attesa dell’udienza di convalida.

Saldi estivi in Calabria a partire dal 6 luglio

E’ fissata per sabato prossimo, 6 luglio, la partenza in Calabria dei saldi estivi. Ne dà notizia Confcommercio Calabria, secondo la quale ogni famiglia della regione spenderà in media poco meno di 220 euro, rispetto ai 224 previsti a livello nazionale.

Per quanto riguarda la tipologia dei prodotti acquistati, secondo Confcommercio le famiglie calabresi acquisteranno in saldo, prevalentemente, capi d’abbigliamento, scarpe ed accessori. Meno ricercati articoli sportivi e prodotti di pelletteria.

“Le vendite di primavera – afferma Maria Santagada, direttore di Confcommercio Calabria – sono letteralmente saltate. Ciò ha creato una condizione di estrema difficoltà economica per le imprese del settore moda, che vedono in questi saldi estivi, che valgono complessivamente circa il 12% dei fatturati dei ‘fashion store’, un’occasione di rilancio. L’auspicio, quindi, è che almeno in questi saldi riparta la corsa allo shopping e si possa riscontrare un’effervescenza dei consumi”.

Cosenza, opposizione denuncia conti in rosso. La maggioranza replica

palazzo dei bruzi comune di cosenza“L’operazione verità che chiede l’opposizione è stata compiuta dall’Amministrazione Occhiuto nel 2011, all’insediamento”. E’ quanto spiega in un comunicato l’amministrazione comunale di Cosenza in replica ai gruppi consiliari Pd, Psi, Grande Cosenza e Uniti per la città, che ieri hanno convocato una conferenza stampa sulla “grave situazione economico-finanziaria in cui versa il Comune di Cosenza, del mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti comunali e alle Cooperative, della vertenza di Ecologia Oggi e della delicata questione che coinvolge i vincitori del concorso per dirigente comunale”.

“L’assoluta superficialità – prosegue la giunta Occhiuto – e le gravi inesattezze pronunciate nella conferenza stampa odierna fanno emergere chiaramente i motivi per i quali il Comune di Cosenza è stato dichiarato in dissesto nel 2010. Appena insediati, invece di convocare conferenze stampa per accusare chi ci ha preceduto ci siamo rimboccati le maniche cercando di trovare una soluzione alla mole di debiti e soprattutto a una montagna di crediti privi di qualsiasi titolo giustificativo”, spiega il comune.

“Dalla conferenza stampa di oggi tenuta dai consiglieri di minoranza Carlo Guccione, Damiano Covelli e Bianca Rende, emerge però un’ammissione di responsabilità, ossia che il Comune di Cosenza, nel 2013 e non nel 2010 come erroneamente divulgato, ha dovuto ricorrere ad un prestito di 160 milioni di euro per pagare una parte della mole di debiti che il consigliere comunale Guccione e i suoi alleati hanno lasciato in eredità ai cosentini. A questi dobbiamo aggiungere i debiti fuori bilancio riconosciuti, pari a 9 milioni di euro (che riconosceremo nel prossimo Consiglio comunale), che sono quasi totalmente maturati prima del 2011, tra questi vi sono anche quelli della partecipata Amaco relativi ad attività relative al periodo 2000/2010”.

“Dai dati, a disposizione di tutti, si evidenzia chiaramente come dal 2012 al 2018 abbiamo liquidato spesa corrente per 508 milioni di euro. Nel 2010 si riuscivano a pagare meno della metà degli impegni assunti nell’anno, nel 2018 riusciamo a liquidare il 75% dei debiti assunti nell’anno. Il pagamento dei debiti degli anni precedenti è passato dall’11% del 2010 al 41% del 2018.
Nel corso di questi anni abbiamo liquidato 136 milioni di euro per investimenti che, nella quasi totalità, provenivano da finanziamenti comunitari ottenuti grazie alla capacità di presentare validi progetti”.

Per la maggioranza “il problema principale che emerge dalla delibera della Corte dei Conti, non riguarda le ulteriori passività che abbiamo ridotto notevolmente e che saranno oggetto di una specifica nella delibera di salvaguardia degli equilibri, ma le percentuali di riscossione che, nonostante gli sforzi compiuti, non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. In pratica: il Comune non riscuote”.

“In questi ultimi anni abbiamo avviato una fase importante di recupero di evasione fiscale nonostante, è bene ricordalo, gli attacchi dell’opposizione che ci accusava di mettere mano nelle tasche dei cosentini.
Questo ha permesso di aumentare le riscossioni sui crediti residui dal 12% del 2011 al 20%. Si tratta di un dato incoraggiante ma non ancora in linea con le previsioni”.

“I ritardi nei pagamenti delle retribuzioni ai dipendenti non dipendono dalla recente delibera della Corte dei Conti. Il Comune di Cosenza, attualmente, non ha utilizzato tutta l’anticipazione prevista dalla legge, ed ha una disponibilità di liquidità di 4,5 milioni di euro. Si tratta pertanto di un problema che si dovrà risolvere in brevissimo tempo”.

“In relazione alle altre richieste della Corte dei Conti, presenteremo tutte le certificazioni tra cui una dettagliata rappresentazione delle passività potenziali e risponderemo punto per punto con le nostre ragioni”.

“I numeri -prosegue la nota – nella loro oggettività dimostrano che la situazione del nostro Comune è nettamente migliorata durante l’Amministrazione Occhiuto rispetto al baratro ereditato nel 2011. Se questo miglioramento sarà ritenuto idoneo per evitare il dissesto lo dovrà deciderà la Corte dei Conti e poi eventualmente le Sezioni Unite della stessa Corte. Attendiamo fiduciosi l’esito, convinti di aver profuso tutti gli sforzi possibili grazie ai quali anche una eventuale dichiarazione di dissesto non avrebbe nessuna conseguenza pratica per i cittadini e soprattutto per le categorie più deboli”.

“In relazione, infine, alla questione-dirigenti, va messa in evidenza la confusione fatta. La prosecuzione dell’ingegnere Francesco Converso, ad esempio, e l’assunzione dei dirigenti relativa alla sentenza del Consiglio di Stato non sono in alcun modo collegate né collegabili. Per Converso il bando prevedeva che non si superasse il mandato elettivo del Sindaco e così non potrà che essere. Si prevedeva poi nel contratto che decorsi i 3 anni si procedesse ad una valutazione per la prosecuzione del rapporto che – giova ripeterlo – non può superare il mandato elettivo del sindaco. Per quanto riguarda invece i dirigenti vincitori di concorso, il Consiglio di Stato ha formulato 90 giorni per la immissione in ruolo. Termine entro il quale gli uffici porranno in essere gli atti di legge. Si ribadisce quindi: le due questioni non hanno alcuna attinenza”, conclude la nota dell’Amministrazione di Cosenza.

Sanità in Calabria, si è dimesso il subcommissario Schael

Da sinistra il sub-commissario Thomas Schael e il commissario Saverio Cotticelli

Si è dimesso il sub commissario per l’attuazione del piano di rientro sanitario in Calabria, Thomas Schael. E’ quanto ha reso noto il ministro della Salute Giulia Grillo con un comunicato.

“Ho ricevuto nelle scorse ore – ha dichiarato il ministro Grillo – le dimissioni di Thomas Schael, per ragioni personali. Ringrazio il dottor Schael per tutto il lavoro svolto fin qui. Andremo avanti con impegno e determinazione per la riorganizzazione della sanità calabrese e nei prossimi giorni – ha concluso Grillo – nomineremo il nuovo subcommissario”.

Il sub commissario Schael, che assieme al commissario generale Saverio Cotticelli era stato nominato dal ministro Grillo nello scorso mese di dicembre, in passato era stato alla guida dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone.

Nei mesi scorsi era stata sollevata una presunta incompatibilità di Schael con la regione da cui vanterebbe crediti e per questo ha cause in corso.

Incendio di macchia mediterranea vicino al Parco Biodiversità: è doloso

Incendio vicino ad area Parco Biodiversità Catanzaro

Un incendio di macchia mediterranea e sterpaglie si è sviluppato, nel pomeriggio, in prossimità dell’alveo del torrente Fiumarella a Catanzaro, nelle vicinanze dell’area del Parco della Biodiversità mediterranea. Il rogo sarebbe doloso, secondo quanto riferito dalle autorità provinciali.

Le fiamme si sono propagate su due fronti su una zona particolarmente impervia: da una parte lungo i costoni della zona vicina al quartiere Gagliano Lenza e dal lato opposto verso il parco e la zona nord della città. Sul posto personale dei vigili del fuoco con 5 automezzi.

Al lavoro anche un elicottero della flotta aerea regionale e un Canadair che ha già operato diversi lanci d’acqua. Le operazioni di spegnimento sono rese difficoltose dall’orografia del luogo.

Secondo quanto riferito in un comunicato della Provincia di Catanzaro, il fuoco sarebbe stato appiccato in quattro diversi punti in prossimità del Parco della Biodiversità. Il presidente del Parco, Michele Traversa, è sul posto assieme al dirigente dell’ente Gianmarco Plastino e al direttore tecnico Sergio Calabria.

Ballottaggi Sardegna al centrodestra, Campus nuovo sindaco Sassari

Nanni Campus nuovo sindaco di Sassari
Il nuovo sindaco di Sassari, Nanni Campus

Nanni Campus, candidato indipendente di area centrodestra, è il nuovo sindaco di Sassari. Nel ballottaggio per le comunali l’ex senatore ed ex consigliere regionale ottiene il 56,2% delle preferenze, staccando di oltre 10 punti lo sfidante di centrosinistra Mariano Brianda, che si ferma al 43,7%.

“La città ha voluto cambiare perché è stata maltrattata”: così Campus. “Al di là della soddisfazione e della volontà di partecipare alla gioia di tutti quelli che hanno creduto in questo progetto, il mio sentimento personale è di grossa preoccupazione, perché il sindaco l’ho già fatto e perché il fatto che abbiamo vinto è indicativo di quanto la città non stia nelle migliori condizioni”. Ribaltando l’esito del primo turno, quando era finito dietro Brianda, Campus, che è già stato primo cittadino della città, ritorna dunque a Palazzo Ducale, dopo 14 anni di governo di centrosinistra.

Quasi un plebiscito per il sindaco uscente Tommaso Locci (centrodestra), che si riconferma alla guida di Monserrato, centro della città metropolitana di Cagliari, con il 67,5% dei consensi, ottenuti al ballottaggio. E’ di oltre 30 punti percentuali il distacco dato alla sfidante, l’esponente del Pd sostenuta dal centrosinistra Valentina Picciau, ferma al 32,4%. Locci potrà contare su una solida maggioranza di ben 12 consiglieri su 17 complessivi.

Gli elettori di Sassari e Monserrato, centro della città metropolitana di Cagliari, hanno disertato le urne aperte per il secondo turno delle Comunali, celebrate il 16 giugno. Alla chiusura dei seggi alle 23 si assiste ad un crollo verticale dell’affluenza: a Sassari ha votato solo il 40,9% degli aventi diritto rispetto al 54,7% del primo turno, con un calo del 14% circa. A Monserrato ha invece votato il 41,1%, 10 punti percentuali in meno rispetto al voto di due settimane fa, quando si erano recati al voto il 51,3%.

Petilia, padre e figlio scomparsi a Pasqua: fermate due persone

Rosario Manfreda Salvatore Manfreda
Da sinistra padre e figlio Rosario e Salvatore Manfreda

Svolta sulle indagini per la scomparsa di padre e figlio, Rosario e Salvatore Manfreda, di 68 e 35 anni, gli allevatori svaniti nel nulla nel giorno di Pasqua. I carabinieri hanno fermato due persone, e una terza è ricercata, in esecuzione di un provvedimento della Procura di Crotone, in relazione a quello che gli investigatori ritengono si tratti di un duplice omicidio.

Le persone finite in manette sono Salvatore Emanuel Buonvicino, di 20 anni, e Pietro Lavigna (50). Ricercato Pasquale Buonvicino (52), padre di Salvatore Emanuel, che si trova all’estero. Il movente sarebbe da ricercare in dissidi per problemi di confine.

Padre e figlio, secondo l’ipotesi dei carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Crotone e della Compagnia di Petilia Policastro, sarebbero stati uccisi a colpi di fucile.

I cadaveri non sono stati ancora trovati. L’uso delle armi viene ipotizzato per il ritrovamento, nelle vicinanze dell’azienda agricola dei Manfreda, di residui di colpi di fucile. I tre sono accusati di omicidio, occultamento di cadavere e porto e detenzione illegale di arma.

‘Ndrangheta, confiscati beni a condannato per mafia a Milano

'Ndrangheta, confiscati beni a condannato per mafia a Milano

Beni per circa tre milioni di euro sono stati confiscati con provvedimento del tribunale di Milano a Orlando Demasi, 44 anni, condannato per associazione mafiosa in quanto considerato affiliato alla cosca “Gallace-Ruga”, originaria del Catanzarese. La confisca, eseguita dalla Polizia, è stata proposta dal questore di Milano.

La Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese ha disposto la confisca in primo grado dei beni sequestrati il 1° agosto 2018 dalla Divisione anticrimine. Nello specifico, a Demasi sono stati confiscati undici immobili, ubicati per lo più nella provincia sud di Milano ed alcuni in Calabria, oltre ad una macchina e 60.000 euro in contanti, rinvenuti dagli operatori della Divisione anticrimine il giorno del sequestro, custoditi all’interno di involucri di cellophane.

Secondo l’accusa, Demasi avrebbe fatto parte della cosiddetta “locale di Giussano”, con l’incarico di custode delle armi e di “assistente” ai familiari degli ‘ndranghetisti arrestati. A seguito delle indagini patrimoniali svolte dalla Polizia di Stato è stato accertato che sebbene il soggetto figurasse come un semplice titolare di una ditta individuale attiva nel campo dell’edilizia, in realtà aveva accumulato un cospicuo patrimonio immobiliare, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati e quindi ritenuti di provenienza illecita.

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