11 Ottobre 2024

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Quinta Bolgia, scarcerazione indagato confermata dalla Cassazione

Corte di Cassazione

La Suprema Corte di Cassazione, Sezione Sesta, ha reso note le motivazioni a sostegno del provvedimento di rigetto del ricorso avanzato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro che, in data 6 dicembre 2018, aveva restituito la libertà al dr. Giuseppe Luca Pagnotta, coinvolto nell’operazione Quinta Bolgia del novembre 2018.

In estrema sintesi i fatti: Giuseppe Luca Pagnotta (da tutti conosciuto come Gianluca) era stato arrestato dalla Guardia di Finanza a seguito di ordinanza cautelare emessa dal Gip di Catanzaro su richiesta della locale Procura.

Nell’ambito dell’operazione, infatti, Pagnotta era accusato di corruzione per aver compiuto un atto contrario ai doveri d’ufficio nell’ambito della procedura amministrativa di affidamento del servizio ambulanze su chiamata e occasionale, bandita dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro.

Il Tribunale della Libertà, accogliendo le tesi difensive sostenute da copiosa documentazione e da indagini difensive, aveva ritenuto insussistenti gli indizi che avevano condotto all’arresto e, anzi, aveva verificato l’assoluta correttezza dell’attività realizzata da Pagnotta.

I rilievi contenuti nel ricorso per cassazione avanzato dalla Procura di Catanzaro, vagliate dalla Suprema Corte, sono state ritenute infondate, sì da determinare il totale rigetto del ricorso. La Cassazione, infatti, ha ribadito la correttezza e la logicità dell’argomentare del Tribunale del Riesame, evidenziando ancora l’insussistenza di un qualsivoglia atto illecito compiuto dal Pagnotta posteriormente alla presunta illegale dazione corruttiva.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Saverio Pittelli e Carlo Petitto, esprimendo “piena soddisfazione per il provvedimento, auspica che l’autorevole pronunciato della Suprema Corte, che conferma i granitici assunti del Tribunale della Libertà, sia predittivo – spiegano i legali – della definitiva estromissione del dr. Gianluca Pagnotta da tale vicenda penale, per lui profondamente triste ed angosciosa”.

Incidente sulla statale 106, 4 feriti. Grave una donna

È di quattro persone ferite, di cui una in condizioni critiche, il bilancio di un grave incidente stradale che si è verificato nel pomeriggio sulla statale 106, all’altezza del comune di Cropani Marina, nel Catanzarese.

Tre le autovetture coinvolte, una Fiat Grande Punto, una Lancia Musa ed una Fiat Bravo. Quest’ultima solo tamponata.
Tra i feriti una donna con 2 bambini occupanti di una vettura ed il conducente dell’altra. L’impatto è stato violento, al punto che una delle auto si è ribaltata oltre il guardrail.

La donna è stata trasferita con l’elisoccorso presso una struttura ospedaliera. I due bambini, che hanno riportato solo contusioni e lievi escoriazioni, sono stati trasferiti in ambulanza. Il conducente dell’altra vettura coinvolta, con vistose ferite, è stato trasferito con una seconda ambulanza in ospedale.

La statale 106 chiusa è chiusa in entrambe le direzioni. Sul posto squadre dei vigili del fuoco del Comando di Catanzaro e del distaccamento di Sellia Marina. I carabinieri stanno effettuando i rilievi per accertare la dinamica.

Calabria è la seconda regione per numero di illegalità ambientali

Calabria è la seconda regione per numero di illegalità ambientali(ANSA) – CATANZARO, 4 LUG – La Calabria è la seconda regione per numero di illegalità ambientali con 3.240 illeciti e ha il numero più alto di arresti, 35. E’ quanto emerge dal rapporto “Ecomafia 2019” di Legambiente. Per quanto riguarda le illegalità nel ciclo del cemento la Calabria è la seconda con più infrazioni, 789, mentre le denunce sono state 1.067, 21 gli arresti e 356 i sequestri.

Cosenza risulta essere la provincia con più infrazioni accertate nel ciclo del cemento. Sul fronte del traffico illecito dei rifiuti, a livello nazionale sono 459 le inchieste condotte e chiuse dalle forze dell’ordine dal febbraio 2002 al 31 maggio 2019.

In Calabria sono state registrate 657 infrazioni; 1.046 le denunce su un totale nazionale di 9.027, 12 gli arresti e 351 i sequestri. Reggio Calabria risultata essere la provincia con più infrazioni. Sul fronte dell’abusivismo edilizio, dal primo giugno 2018 al 31 maggio 2019 sono 100 le inchieste censite da Legambiente. In Calabria ne sono registrate 8 con 3 procure coinvolte.

Calabria, dal 1991 a oggi sciolti 81 comuni per mafia

Palazzo Chigi
Palazzo Chigi

In Calabria, tenuto conto che 25 amministrazioni sono state colpite da più di un decreto di scioglimento, gli enti locali complessivamente coinvolti nella procedura di verifica per infiltrazioni della criminalità organizzata sono stati fino ad oggi 94; di essi, 81 effettivamente sciolti.

Sono invece 19 i procedimenti ispettivi conclusisi con l’archiviazione (si contano 5 amministrazioni interessate sia da archiviazione che da scioglimento; un Comune ha subito due archiviazioni).

Sono 22, infine, gli enti calabresi attualmente sottoposti a gestione commissariale, distribuiti tra le province di Reggio Calabria (10), Crotone (5), Catanzaro (3), Vibo Valentia (3) e Cosenza (1). E’ quanto emerge dal Rapporto di Avviso Pubblico “lo scioglimento dei comuni per mafia”, presentato oggi a Roma, sugli enti locali sciolti dal 1991 ad oggi.

Vladimir Putin a Roma, visita dal papa, poi da Mattarella e Conte

Putin è arrivato a Roma, vedrà papa, Mattarella e Conte
Vladimir Putin scende dall’aereo a Fiumicino (Ansa/Telenews)

Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato a Roma. Dopo essere atterrato a Fiumicino il presidente della Federazione russa è ora in Vaticano, dove viene ricevuto in udienza da papa Francesco. Il corteo di auto, proveniente direttamente da Fiumicino, è giunto in Vaticano attraversando Piazza San Pietro e l’Arco delle Campane, per raggiungere quindi il Cortile di San Damaso.

Qui Putin e il suo seguito, in presenza del picchetto d’onore della Guardia Svizzera, sono accolti dal prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gaenswein, che poi li accompagna all’ascensore per salire alla Terza Loggia e all’incontro col Pontefice.

Quello di oggi è il terzo incontro in Vaticano tra papa Francesco e Vladimir Putin. Il primo fu il 25 novembre 2013 e il secondo il 10 giugno 2015. Ma in tutto le udienze avute da Putin con tre Papi in 19 anni salgono a sei, dato che il 6 giugno 2000 e il 5 novembre 2003 incontrò anche Giovanni Paolo II e il 13 marzo 2007 Benedetto XVI, tanto da diventare in assoluto uno dei più “assidui” capi di Stato in visita in Vaticano.

Più tardi Putin vedrà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale e nel pomeriggio il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. In serata la cena a Villa Madama anche con i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Previsto infine un incontro privato con Silvio Berlusconi.

Ruba agrumi e scappa con un’auto rubata, rintracciato e arrestato

E’ andato a rubare agrumi in un frutteto di Rossano con un’auto risultata rubata. Protagonista L. P. M., rossanese di 47 anni, con precedenti, che è stato rintracciato e arrestato dai carabinieri della locale compagnia.

Intorno alle 14 di ieri, sono giunte al 112 alcune telefonate di cittadini che segnalavano la presenza di un uomo che, spostandosi a bordo di una autovettura bianca, si era addentrato in diversi agrumeti nella contrada Iti di Rossano, asportando i prodotti agricoli.

Allertate le pattuglie dell’Arma, grazie alla descrizione dettagliata dell’uomo e della vettura utilizzata, i militari sono riusciti a rintracciarlo dopo due ore lungo la Statale 106, in contrada Foresta di Rossano mentre, a bordo di una autovettura Fiat Uno, si dirigeva verso la frazione marina del Comune di Crosia.

Il ladro, accortosi della presenza dei carabinieri, ha tentato di dileguarsi sempre a bordo della vettura, tuttavia senza riuscire nel proprio intento: è stato così bloccato e sottoposto ad approfondito controllo.

A bordo della vettura sono stati rinvenuti circa 60 kg di agrumi, che l’uomo aveva appena trafugato. I carabinieri, nel controllare la documentazione dell’autovettura hanno appurato che il mezzo è risultato rubato e che la frutta era stata asportata la sera precedente in contrada Celadi di Rossano ad un settantaquattrenne del luogo.

Per il quarantasettenne sono scattate le manette e su disposizione del pm di turno della Procura di Castrovillari, l’uomo è stato accompagnato presso la casa circondariale di Castrovillari a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Inoltre, essendo stato trovato alla guida dell’autovettura risultata rubata, è stato deferito per il reato di ricettazione. Sia gli agrumi che l’autovettura sono stati restituiti ai legittimi proprietari che, nel contesto, hanno ringraziato il personale dell’Arma.

Lamezia, saccheggiato ripetitore Vodafone. Refurtiva era nel campo Rom

Lamezia, saccheggiato ripetitore Vodafone. Refurtiva era nel campo Rom

Batterie di alimentazione dedicate alle operazioni di backup per un valore stimato di circa 10.000 euro. Questo il bottino portato a casa dai malviventi che hanno “depredato” una delle stazioni radio base della società Vodafone sito a Lamezia Terme, i noti ripetitori dotati di antenna a settore ricetrasmittente che servono i terminali mobili degli utenti coprendo una determinata area geografica fornendo il segnale di rete.

I carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme hanno avviato immediate ricerche partendo proprio dal luogo del furto e battendo tutte le vie di fuga plausibili che avrebbero potuto percorrere i malfattori. A poche centinaia di metri dal citato ripetitore, però, sorge l’ormai famoso campo Rom di Scordovillo, uno fra i più grandi del meridione, spesso oggetto di attenzione da parte delle forze dell’ordine.

Proprio qui si sono concentrati gli sforzi dei militari che hanno rastrellato le zone del citato insediamento potenzialmente idonee a celare la refurtiva in disamina e, abilmente occultate sotto strati di detriti e lamiere, sono state rinvenute le costose batterie, recuperate e restituite alla società proprietaria.

‘Ndrangheta nel Varesotto, ex sindaco sotto accusa per voto di scambio

Ndrangheta nel Varesotto, sindaco sotto accusa. Indagati politici

‘Ndrangheta, politica e gestione di attività commerciali attorno all’aeroporto di Malpensa. Sono gli elementi dell’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e condotta dai carabinieri del comando provinciale del capoluogo lombardo, che dalle prime luci dell’alba hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 34 persone (32 italiani, un marocchino e una romena) in varie province italiane, tra cui Milano, Roma, Cosenza e Crotone.

L’indagine dei Carabinieri e della DDA di Milano avrebbe accertato un legame tra l’ex sindaco di Lonate Pozzolo (Varese), Danilo Rivolta, e alcuni esponenti del locale di ‘ndrangheta.

Secondo l’indagine, l’elezione di Rivolta sarebbe stata appoggiata da influenti famiglie calabresi che lo avrebbero aiutato in cambio di un assessorato alla nipote del boss Alfonso Murano, ucciso il 28 febbraio del 2006 a Ferno (Varese). Tra gli indagati anche un consigliere di Fratelli d’Italia e un perito che lavorava per la Procura di Busto Arsizio (Varese): avrebbe fatto da “talpa” su alcune indagini.

L’indagine, avviata nell’aprile 2017 ha consentito di accertare che l’organizzazione era stata in grado di infiltrare gli apparati istituzionali e che, dalla seconda metà del 2016, era in corso un processo di ridefinizione degli assetti organizzativi della locale di ‘ndrangheta di Legnano – Lonate Pozzolo, a seguito della scarcerazione di due esponenti apicali della medesima consorteria criminale in forte contrasto tra loro.

Secondo quanto emerge dall’inchiesta “Krimisa”, le cosche puntavano ai parcheggi attorno all’aeroporto di Malpensa e alla costruzione di nuove attività commerciali in aree nei comuni adiacenti.

Il gip della procura di Milano ha disposto il sequestro di due parcheggi privati, “Malpensa Car Parking” e “Parking Volo Malpensa”, oltre a metà delle quote della società “Star Parkings”, che non si trovano nell’area aeroportuale.

In totale il decreto ha consentito di sequestrare beni per un valore complessivo di 2 milioni di euro. I carabinieri sono riusciti a documentare summit criminali durante i quali, oltre alle questioni prettamente politiche, c’era anche la pianificazione imprenditoriale della cosca, i cui proventi erano investiti in parte nell’acquisto di ristoranti e di terreni per la costruzione di parcheggi poi collegati con navette all’aeroporto.

Prodotti contraffatti, maxi-sequestro della Finanza a Lamezia Terme

finanza sequestro merce contraffatta
Archivio

I finanzieri di Lamezia Terme hanno sequestrato migliaia di articoli contraffatti in un esercizio commerciale gestito da un cinese. I militari, durante controlli mirati nell’ambito della lotta alla contraffazione, hanno individuato in un negozio migliaia di articoli artatamente contraffatti che erano posti in vendita e altri stoccati nei magazzini dell’esercizio commerciale pronti per la vendita. Gli stessi recavano i ben noti loghi dei famosi personaggi dei cartoni animati di Walt Disney, personaggi della Marvel e le conosciutissime “Lol” e tanti altri in voga soprattutto tra i più giovani, infatti sono stati rinvenuti Action Fugures, strumenti musicali giocattolo e tablet.

I finanzieri si sono anche accorti della presenza sugli scaffali di confezioni di profumi che riportavano, alterati ad arte, i nomi e i colori di famosi brand del settore oltreché l’esposizione di una tabella che affiancava il nome del profumo “taroccato” in vendita con quello “originale”.

Durante il controllo, inoltre, i militari delle Fiamme gialle hanno notato moltissimi prodotti, esposti per la vendita, che non rispettavano le prescrizioni previste dalle leggi italiane e dell’unione europea, poste a tutela del consumatore finale. infatti l’attenzione dei militari si è rivolta verso alcuni espositori contenenti articoli del tutto privi delle informazioni obbligatorie per la commercializzazione e per il successivo corretto utilizzo indispensabili a garantire la completa informazione della clientela in merito alle caratteristiche, alla composizione o al corretto utilizzo dei prodotti stessi e, quindi, potenzialmente pericolosi per l’incolumità dei consumatori.

Al termine del controllo, i finanzieri hanno così sottoposto a sequestro penale circa 3.500 articoli tra giocattoli e profumi denunciando il titolare della ditta per i reati di contraffazione e ricettazione e al sequestro amministrativo di oltre 100.000 pezzi tra bracciali di gomma per bambini e stickers, per inosservanza alle norme del “Codice del consumo” segnalando il responsabile delle violazioni all’autorità amministrativa competente e sanzionandolo per 1.032 euro.

Auto rubate con il metodo del “Cavallo di ritorno”, 4 arresti a Cosenza

I Carabinieri del comando provinciale di Cosenza hanno arrestato 4 persone (di cui 2 in carcere e 2 agli arresti domiciliari), in  esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Cosenza per i reati in concorso di “ricettazione, furto ed estorsione”. 

L’attività investigativa, condotta dai militari del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Rende e  coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, costituisce la naturale prosecuzione dell’indagine “Scacco al Cavallo”, conclusasi nel mese di novembre 2018, con l’emissione di misure cautelari nei confronti di 18 soggetti appartenenti al gruppo dei cosiddetti “Zingari”.

Più in dettaglio, sul finire dello scorso anno, a Cosenza, dopo l’ennesimo furto di autovettura, la vittima riceveva, nella medesima giornata, una telefonata da uno sconosciuto, il quale, con tono minaccioso, avvertiva il malcapitato che l’autovettura “era in loro possesso” e che se la voleva indietro avrebbe dovuto recarsi in via degli Stadi nel villaggio degli zingari, altrimenti l’avrebbero “smontata”.

I militari, raccolta la denuncia, procedevano ad approfondimenti investigativi che facevano emergere un’articolata rete di condotte criminose, principalmente furti di autovetture e conseguenti richieste estorsive con il metodo del “cavalli di ritorno”, poste in essere da numerosi soggetti di etnia rom con base logistica in via degli Stadi, i quali, cooperando tra loro con ruoli fluidi e interscambiabili, gestivano le diverse fasi dell’attività criminale di commissione dei furti, custodia dei veicoli rubati e rapporti con le persone offese.

Il modus operandi utilizzato era ormai collaudato e consisteva nel rubare le autovetture (per lo più utilitarie), nell’area urbana di Cosenza e Rende, in prossimità di centri commerciali o luoghi affollati; contattare il proprietario del veicolo – individuato tramite i documenti trovati all’interno dell’abitacolo – mediante l’utilizzo di cabine telefoniche, e dietro minaccia di “smontare” l’autovettura, invitarlo a recarsi in via degli Stadi per la successiva richiesta estorsiva; concordare la somma da pagare (da 200 a 1.500 euro) per la restituzione del veicolo; segnalare al malcapitato, solo all’atto della riscossione in contanti della somma pattuita, il luogo dove recuperare il veicolo;

Dalle indagini è emerso che gli indagati “cannibalizzavano” le autovetture, traendo illeciti guadagni dalla cessione di pezzi di ricambio delle diverse parti smontate, allorquando le vittime non aderivano alle richieste estorsive.

Nel corso delle attività d’indagine sono stati accertati 4 episodi di furto, seguiti da altrettanti episodi di estorsione; arrestate 2 persone in flagranza di reato con l’accusa di “furto di autovettura in concorso”.

Inoltre, una delle vittime veniva denunciata in stato di libertà per il reato di “favoreggiamento personale” poiché, sentita in ordine all’estorsione subita a seguito del furto dell’auto di proprietà, pur a fronte di elementi comprovanti le richieste ricevute, negava l’accaduto, non fornendo alcuna collaborazione allo sviluppo delle indagini, favorendo l’illecita condotta dei malviventi.

“L’attività odierna, spiega una nota dell’Arma bruzia, mette ancora una volta in risalto la perseverante determinazione nel contrastare il fenomeno dei “Cavalli di ritorno”, vera e propria piaga sociale dell’intera area urbana, e deve costituire per i cittadini un ulteriore stimolo a riporre la massima fiducia nelle Istituzioni collaborando senza alcuna riserva o timore”.

Sequestrati 538 kg di cocaina nel porto di Genova: Valore 200 milioni

Sequestrati 538 kg di cocaina nel porto di Genova: Valore 200 milioniPersonale della Guardia di finanza e dell’Agenzia delle dogane hanno sequestrato nel porto di Genova a Sampierdarena 538 kg di cocaina purissima durante un’operazione che è stata definita “Nevischio”.

Lo stupefacente era contenuto in 19 borsoni diviso in 493 panetti all’interno di un container proveniente dal porto colombiano di Cartagena e diretto a Napoli. La droga era nascosta tra diverse tonnellate di caffè. La nave che trasportava il container ha bandiera liberiana.

La cocaina, se immessa sul mercato, avrebbe fruttato oltre 200 milioni di euro. A Genova il container sarebbe stato imbarcato su un cargo diretto a Napoli dove la droga sarebbe stata scaricata da organizzazioni criminali, tagliata e immessa sul mercato. Lo stupefacente apparteneva a cartelli colombiani di narcotrafficanti che si avvalgono di contatti in numerosi porti europei.

Il servizio nasce dall’attività di monitoraggio dei flussi commerciali marittimi che interessano l’hub portuale di Genova, scenario, negli ultimi tempi, di ingenti sequestri di droga. Nel gennaio scorso sempre nel porto a Sampierdarena Gdf e Dogane sequestrarono oltre 2 tonnellate di cocaina. L’operazione, a cui hanno collaborato le autorità francesi, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della Procura di Genova.

La cocaina era destinato alla camorra. È l’ipotesi investigativa su cui lavorano gli investigatori. Su ogni panetto di droga c’era una falsa banconota da 500 euro sopra. La banconota sarebbe il simbolo di un nuovo cartello di narcotrafficanti colombiani nato dalla fusione di diversi clan.

Alla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova, all’Agenzia delle dogane e monopoli e alla Guardia di finanza arrivano i “complimenti” del ministro dell’Interno Matteo Salvini per il sequestro di 538 chili di cocaina al porto di Genova. “Nessuna tolleranza per narcotrafficanti e mafie!”, dice Salvini.

Scontri al G7 di Venaria, blitz della polizia nei centri sociali: arresti

Un momento degli scontri al G7 di Venaria (Ansa)

Blitz della polizia negli ambienti dell’autonomia e dei centri sociali: è in corso di esecuzione di una serie di misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta su incidenti avvenuti nel settembre del 2017 in occasione del vertice del G7 alla Reggia di Venaria. L’operazione è coordinata dalle autorità giudiziaria piemontese ed è svolta in collaborazione con le Digos delle questure di Roma, Firenze, Modena, Bari e Venezia.

Sono 17 in tutta Italia le misure cautelari che sono in via di esecuzione da parte della polizia nell’ambito di un’indagine sugli ambienti dei centri sociali sugli incidenti avvenuti nel settembre del 2017 in occasione del vertice del G7 a Venaria Reale. Nove sono a Torino, le altre sono a Firenze, Roma, Venezia, Bari e Modena. I provvedimenti riguardano i vertici di Askatasuna, il maggiore centro sociale di Torino, e i leader di centri sociali di altre città italiane.

Sarebbe concentrata soprattutto su una serie di scontri fra antagonisti e forze dell’ordine che si verificarono a Torino in via Po il 29 settembre 2017 l’indagine della polizia che stamani ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari in tutta Italia. Lo si è appreso negli ambienti giudiziari subalpini. Al termine un corteo di contestazione al vertice del G7 – in programma nella Reggia di Venaria – oltre un centinaio di dimostranti fronteggiarono le forze dell’ordine. Dal gruppo furono scagliati grossi petardi e fuochi d’artificio ad altezza d’uomo contro gli agenti. Ci furono due feriti. (Ansa)

Le mani della ‘ndrangheta sull’aeroporto di Malpensa, 34 arresti

Le mani della 'ndrangheta sull'aeroporto di Malpensa, 34 arrestiOltre 400 Carabinieri sull’intero territorio nazionale, con il supporto di unità speciali, cinofile ed elicotteri, sono impegnati da stamane in una vasta operazione anti-ndrangheta.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, nelle province di Milano, Varese, Cosenza, Crotone, Firenze, Udine, Ancona, Aosta e Novara, hanno arrestato 34 persone, (32 italiani, un marocchino ed una donna rumena), di cui 27 in carcere e 7 agli arresti domiciliari, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, danneggiamento seguito da incendio, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, minaccia, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (tutti aggravati poiché commessi avvalendosi del metodo mafioso ed al fine di agevolare le attività dell’associazione mafiosa), truffa aggravata ai danni dello Stato ed intestazione fittizia di beni, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico.

L’indagine, avviata nell’aprile 2017 e coordinata dalla DDA di Milano, ha consentito di accertare che l’organizzazione era stata in grado di infiltrare gli apparati istituzionali e che, dalla seconda metà del 2016, era in corso un processo di ridefinizione degli assetti organizzativi della locale di ‘ndrangheta di Legnano – Lonate Pozzolo, a seguito della scarcerazione di due esponenti apicali della medesima consorteria criminale in forte contrasto tra loro.

‘Ndrangheta, politica e gestione di attività commerciali attorno all’aeroporto di Malpensa. Sono alcuni degli elementi dell’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e condotta dai carabinieri del comando provinciale del capoluogo lombardo, che dalle prime luci dell’alba stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 34 persone.

Sorpresi a rubare in un’abitazione, catturati due slavi dopo inseguimento

L’auto dei malviventi slavi

I Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina sono intervenuti ieri mattina a Cropani Marina per un furto in abitazione in atto, segnalato da un militare dell’Arma libero dal servizio. All’arrivo del personale in divisa, tre malviventi si dileguavano nelle campagne vicine, mentre altri due complici si davano alla fuga a bordo di una BMW X3, che circolava con targhe rubate, immettendosi sulla statale 106 in direzione Catanzaro.

Ne scaturiva un inseguimento per circa 15 chilometri, che vedeva impegnati, oltre a Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, anche quelli della Compagnia di Catanzaro ed una pattuglia dell’Ufficio di Prevenzione Generale della Questura di Catanzaro.

I malviventi, noncuranti della viabilità piuttosto congestionata, impattavano anche contro autovetture in transito pur di guadagnare la fuga. Grazie al decisivo intervento di un elicottero dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia, l’autovettura in fuga veniva rintracciata in zona isolata in località Cava di Catanzaro, dove gli occupanti abbandonavano il veicolo su una strada senza uscita.

Accerchiati, i due malviventi cercavano di nascondersi tra la fitta vegetazione ed i vicini casolari ma venivano intercettati e tratti in arresto dai Carabinieri. All’interno dell’autovettura venivano rinvenuti numerosi attrezzi da scasso, materiale per il travisamento nonché un lampeggiante del tipo in uso alle forze dell’ordine. All’esito delle attività di rito i due arrestati, entrambi di nazionalità serba, J.G. classe 1977 residente a Napoli, e G.G. (1998) di Melito di Napoli, venivano tradotti presso la casa circondariale di Catanzaro Siano a disposizione dell’autorità giudiziaria.

I militari hanno effettuato un sopralluogo per quantificare la refurtiva asportata, di cui i malviventi si sono verosimilmente liberati durante le fasi della tentata fuga.

Erutta lo Stromboli, evacuazioni per la lava. Morto un escursionista

Stromboli was hit by a set of violent eruptions Wednesday spurring beach tourists to take to the sea. Two new lava spouts are creeping down the volcano on the famed island, 3 July 2019. ANSA

Una serie di violente esplosioni sono state registrate, nel pomeriggio di mercoledì, dal cratere del vulcano Stromboli dall’Ingv di Catania. Due trabocchi di lava scendono dalla Sciara del fuoco. La caduta di lapilli sta provocando degli incendi nella zona dei canneti. Dei turisti per paura si sono lanciati in mare.

Una persona è morta nell’eruzione. Lo ha detto all’Ansa il sindaco di Lipari Marco Giorgianni. È un 35enne di Milazzo, Massimo Imbesi. Era con un amico brasiliano che è rimasto ferito in maniera non grave.

Un elicottero dei pompieri decollato da Salerno è impegnato nel salvataggio di due escursionisti che sarebbero caduti e non possono muoversi, con difficoltà operative per il gran fumo. Sull’isola è stato inviato un secondo elicottero dal reparto volo di Catania e anche la motobarca dal nucleo di Messina.

“C’è stata una potente esplosione. Abbiamo sentito un boato, poi si è alzata una colonna di fumo e lapilli incendiari su Ginostra e fiamme sui costoni del vulcano”: sono momenti di paura vissuti da alcuni testimoni, che raccontano di una vera e propria “pioggia di lapilli”.

La Protezione civile regionale siciliana ha disposto lo stazionamento alla fonda di Stromboli di una nave militare e di una nave privata a scopo precauzionale per interventi di soccorso e per una eventuale evacuazione dell’isola.

Intanto è salito a 70 il numero di persone che sono state fatte evacuare da Ginostra, la frazione di Stromboli maggiormente colpita dall’eruzione. Sono turisti che hanno avuto paura e non vogliono trascorrere la notte nell’isola.

La sala operativa della Protezione Civile regionale si è subito attivata. Secondo le prime informazioni raccolte attraverso Forestale, Carabinieri e Vigili del fuoco le esplosioni, con la caduta di materiale incandescente, avrebbe provocato una serie di incendi in diverse zona dell’isola.

L’analisi dell’INGV
A partire dalle 16:46 del 3 luglio 2019, si è verificata una violenta sequenza esplosiva parossistica che ha interessato l’area centro-meridionale della terrazza craterica dello Stromboli. Dalle immagini delle telecamere di sorveglianza dell’Osservatorio Etneo dell’INGV (INGV-OE) è stato possibile distinguere due eventi esplosivi principali molto ravvicinati, rispettivamente alle 16:46:10 e alle 16:46:40. La sequenza è stata preceduta, alle 16:44, da alcuni trabocchi lavici scaturiti da tutte le bocche attive della terrazza craterica.

Il personale dell’INGV in campo ha osservato una colonna eruttiva che si è innalzata per oltre 2 km di altezza al di sopra della area sommitale disperdendosi in direzione sud-ovest. I prodotti generati dalla sequenza esplosiva sono ricaduti lungo i fianchi del vulcano. L’analisi dei dati della rete sismica ha permesso di individuare, oltre alle esplosioni maggiori, circa 20 eventi esplosivi minori. Dopo l’esaurimento della fase parossistica, l’ampiezza del tremore vulcanico è sensibilmente diminuita.

L’evoluzione dei fenomeni è seguita continuamente attraverso le reti di monitoraggio e dal personale in campo delle Sezioni dell’INGV, Osservatorio Etneo di Catania, Osservatorio Vesuviano di Napoli e di Palermo Geochimica.

Gli incendi e le testimonianze
I vigili del fuoco hanno mandato sull’isola squadre da Lipari per spegnere i vari incendi di sterpaglie che si sono sviluppati e che, si è appreso, non hanno coinvolto abitazioni. Secondo quanto si è appreso la guardia costiera è pronta ad evacuare chi volesse lasciare l’isola anche se, è stato sottolineato, non c’è nessun motivo per evacuare l’isola.

“C’è stata una violentissima esplosione seguita da una pioggia di lapilli incandescenti e materiale lavico – ha detto all’Ansa Gianluca Giuffrè, giornalista e proprietario di un bazar a Ginostra -. Tutte le persone che si trovavano al villaggio, circa un centinaio tra turisti e residenti, si sono barricate in casa e si sono lanciate in mare. La situazione è critica anche se al momento non ci risultano feriti”.

Caso Cloe, legali famiglia Grano: “Non refertata tac”. Spunta una testimone

La piccola Cloe Grano, morta per invaginazione intestinale nel 2014

Clamoroso sviluppo in relazione alla morte di Cloe Grano, la bambina cosentina morta a soli 4 mesi nell’aprile del 2014 nell’ospedale Santobono a Napoli dove era stata trasferita da quello di Cosenza dopo alcuni giorni di ricovero durante i quali, secondo i familiari, non fu individuata la causa dei dolori addominali (invaginazione, ndr) che la piccola accusava. Lo affermano i legali della famiglia, gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza.

Oggi nel corso di uno dei processi penali aperti a Cosenza nei confronti dei sanitari che la ebbero in cura nella città calabrese, una testimone, hanno riferito i legali, “confermando quanto presente nel diario clinico circa l’effettuazione di una ecografia, di cui però non si è mai trovata traccia, ha riferito non solo che l’esame è stato effettivamente eseguito, ma ha fornito anche le generalità del medico che vi ha dato corso. La medesima circostanza per la verità era stata già riferita da un altro medico”.

La testimone, inoltre, sempre secondo quanto riferito, ha “evidenziato un’altra circostanza, vale a dire che i sanitari omisero volutamente non solo di refertare l’ecografia, ma anche di indicare nel referto della tac eseguita subito dopo, la patologia che era emersa all’esito di tali esami”. Da quì potrebbero esserci sviluppi processuali a carico dei sanitari indagati e assolti in primo grado.

“Ho sempre pensato – ha commentato il papà di Cloe, Dino Grano – che qualcosa di gravissimo era successo. Per questo non mi sono mai arreso, anche quando venivo additato come visionario. La verità finalmente sta emergendo e chi ha sbagliato deve pagare”.

“Si tratta – hanno sostenuto gli avvocati Gentile e Cozza – di una delle pagine più buie e tristi per la sanità italiana. Se quanto affermato dai testimoni troverà riscontro, è evidente che non si tratta soltanto di una responsabilità medica, ma si profilano condotte consapevoli di natura dolosa, che fanno assumere alla vicenda dei tratti molto diversi. Ci attiveremo quanto prima affinché anche il Ministero della sanità si occupi della vicenda”.

Corigliano, presunti abusi su figlio adolescente: arrestato

Un 55enne è stato arrestato dai carabinieri per presunta violenza sessuale sul figlio minorenne. L’uomo, nei cui confronti è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, si era reso irreperibile ma oggi è stato rintracciato e arrestato dai carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro in collaborazione con lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria di Vibo Valentia.

Dalle prime indagini, era emerso che il 55enne, pastore, già noto alle forze dell’ordine, si era rifugiato in una casa rurale sulla sommità di una collina nel territorio di Corigliano.

Partite le ricerche dei carabinieri di Corigliano Calabro supportati dai Cacciatori di Calabria, l’uomo è stato individuato ed arrestato. L’uomo, che dovrà rispondere di violenza sessuale aggravata sul figlio di 15 anni, è stato portato nel carcere di Castrovillari.

Nicola Leone è il nuovo rettore dell’Università della Calabria

Il nuovo rettore dell'Unical, Nicola Leone
Il nuovo rettore dell’Unical, Nicola Leone

E’ il prof. Nicola Leone il nuovo rettore dell’Università della Calabria, l’ottavo nella storia dell’Ateneo. Cinquantasei anni, originario di Diamante, Leone è ordinario di ingegneria informatica ed è stato direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica per due mandati e membro del Senato accademico.

Il nuovo rettore è stato eletto mercoledì 3 luglio. Leone ha superato l’altro candidato, Raffaele Perrelli, già preside della facoltà di Lettere, mentre Luigi Palopoli, direttore del dipartimento di Ingegneri informativa, ha ritirato la candidatura dopo il primo turno. Leone subentra a Gino Mirocle Crisci.

Le congratulazioni del sindaco di Cosenza Occhiuto al nuovo rettore dell’Unical 
“Esprimo il più sentito compiacimento per l’elezione del professore Nicola Leone a rettore dell’Università della Calabria”. Così il sindaco Mario Occhiuto, che prosegue: “Giungano al professore Leone, personalità scientifica di livello internazionale, le congratulazioni mie e della Giunta. “Sono sicuro che il nuovo magnifico rettore saprà guidare il nostro ateneo nel migliore dei modi, rilanciandolo con visione moderna nei contesti internazionali. La città di Cosenza è sempre pronta ad azioni sinergiche con l’Unical che insieme alle altre università calabresi devono rappresentare il punto di forza principale per affrontare le sfide della Calabria del futuro. Ci siamo sentiti orgogliosi di essere calabresi quando, con il suo team, Leone ha elaborato il sistema di intelligenza artificiale Dlv usato oggi in tutto il mondo. Saluto quindi la sua elezione convinto che rinnoveremo la proficua collaborazione tra le nostre istituzioni e gli auguro buon lavoro”.

Rapinano Poste e bruciano auto per coprirsi la fuga

Ufficio Postale  rapina guardia piemontese

Tre banditi, armati di una mazza ferrata e di una pistola, hanno compiuto una rapina nell’ufficio postale di Guardia Piemontese, nel Cosentino.

Per coprirsi la fuga i tre – che si sono allontanati a bordo di due moto – hanno incendiato un’auto sulla strada. Bottino del colpo, secondo quanto si è appreso, circa tremila euro.

Posti di blocco sono stati istituiti da carabinieri e polizia per cercare di intercettare i rapinatori.

Spara al cognato dopo litigio, fermato

Squadra Mobile Polizia

Personale della Squadra mobile di Vibo Valentia ha sottoposto a fermo il 32enne Pasquale Massaria, di Vibo ma residente a Ionadi, accusato di tentato omicidio in relazione al ferimento, avvenuto ieri, del cognato, Alessandro Musumeci (32), attualmente ricoverato in prognosi riservata ma non in pericolo di vita nell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia.

Con l’accusa di favoreggiamento personale sono stati denunciati tre parenti del fermato che lo avrebbero aiutato a rendersi irreperibile dopo il fatto.

Secondo quanto è emerso dalle indagini della Squadra mobile, nel primo pomeriggio di ieri la vittima, nell’ambito di dissidi familiari, aveva avuto una lite, nel palazzo in cui vive, con il cognato, il quale, al culmine della discussione, gli ha sparato un colpo di arma da fuoco, ferendolo al fianco sinistro, per poi rendersi irreperibile.

Gli investigatori hanno poi rintracciato Massaria nella mansarda di proprietà di uno zio, raggiunta grazie alla collaborazione di due cugini.

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